Tumgik
#è un gusto dolce amaro tra rossetto e caffè
pensieri-di-dea · 14 days
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Io e te e il nostro caffè...
Dea
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Buondì ☕❤️
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svartjugend · 5 years
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Natale a casa mia.
Guarda la neve, guarda la neve. Guarda la morte, guarda la tristezza.
Di cosa parliamo stasera? Ah già, per una volta di me, direttamente, senza metafore o giri di parole che suggerirebbero un qualche tipo di ispirazione poetica, togliamo sto dubbio, scrivo perché so sbronzo, triste e non vivo da solo. Almeno non abbastanza da solo da lasciarmi affondare in un divano infeltrito fino al momento in cui i conati di vomito riescano a vincere sulla stanchezza.
Siamo in sala con delle birre in mano e la televisione che ronza ritmicamente sulle frequenze di un canale non decodificato, solo rumori graffianti che sembra stiano facendo impazzire buona parte dei presenti, infatti siamo almeno cinque-sei persone in questa meravigliosa reunion: io, un tizio reclutato alla stazione, un paio di demoni con gli occhi spenti non meno dei miei e altri due tizi che ragionevolmente si sono imbucati nella mia testa solo per nutrirsi degli ultimi neuroni buoni che mi rimangono.
La casa giace sopita in un buio quasi fiabesco, fuori dalla finestra le strade vuote urlano, bramose della morte alla quale sono assuefatte e dei liquami che solitamente gonfiano i tombini, noi tutti, seduti sui divani, rabbrividiamo per un momento in risposta a questo richiamo.
Il portone del palazzo si apre, un rumore sull'androne delle scale, il fruscio di un mazzo di chiavi, un'altra porta che si apre. Non serve nemmeno spiegare quanto queste brevi parentesi di scontatezza scandiscano la mia giornata in tante piccole solitudini, ma almeno riescono a ripulire la mia testa da merda come quella di cui ho appena scritto e mi riportano con i piedi per terra, tra merda ancora peggiore. (Io).
Fatto sta che è la vigilia di natale ed io sto al buio, da solo, per fortuna non ho ancora nessuno attorno e riesco a contenere una devastante sensazione di inadeguatezza e rassegnazione dentro quattro mura e una vetrata, ma finisco ciclicamente per sedermi con i miei fantasmi, quattro poveracci a cui penso, e le mie ambizioni affogate nell’alcool. Tutte proiezioni di me che, per restare fedeli all’originale, non avrebbero troppo senso di esistere.
Mi cambio. Perché so che a breve uscirò, in casa non posso più bere, a pena di sbattere in faccia ai miei il depresso che sono e l’ultima cosa che voglio è rovinargli il natale, quell’occasione in cui buona parte delle famiglie occidentali (quelle che sono ancora insieme almeno) possono darsi uno sguardo orgoglioso e speranzoso, come se non fossero destinate a spaccarsi nel giro di qualche generazione.
Fosse il 2009 domani mi schiferei di cosa sono diventato ma fondamentalmente perché all’epoca capivo meno di quanto capisco ora. Se vado in giro oggi riesco ad apprezzare un cielo sereno, una strada bianca nelle notti di maggio, un bacio, l’odore amaro del caffè e il profumo dolce dei capelli di una ragazza, gli occhi spenti di un amico. Ma il giorno dopo non apprezzo più un cazzo. Non leggo più con gusto, non fisso ricordi da nessuna parte, non parlo più con i miei a cuore aperto, vorrei andare in guerra per diventare carne da macello e rimpiangere queste battiture impulsive ma comunque morire, il freddo e le labbra spaccate in quattro dall’incuria che mi riservo.  
Ogni festa, comandata o meno, contribuisce a farmi capire quanto non potesi più essere felice, quanto fossi ormai inibito a qualsiasi forma di emotività positiva, solo rabbia, odio, invidia, malessere. Sto in pratica diventando una bestia feroce, affamata di disperazione.
E scrivo al passato, mentre batto calmo sulla tastiera, per convincermi che sia tutto un romanzo,  che sia un quadro quello che descrivo, ben delimitato dalla realtà, mentre anche attraverso le cuffiette sento mia madre che lava i piatti, un mio amico che lavora la notte di natale, mille altre solitudini sparse per sto paese del cazzo, non meno che in mille altri.
“Che cosa festeggia la gente?” Mi chiedo in uno sprazzo di egoismo.
No davvero, che cosa festeggia? Che io ora penso solo a gente che si spezza la schiena al lavoro, a me che vorrei bere gratis perché penso di meritarmelo (a torto, lo so), alla gente che ste feste del cazzo se le passa in carcere e che io non dovrei stare troppo lontano da questa gente, da questo odore misto di bruciato e sudore che emerge da certi bar, dalle slot e dall’alito della gente con cui parlerò questa sera. Grappa, sigarette e rossetto da tre euro. Sai un cazzo questa gente con chi scopa, a chi svende pezzi irrecuperabili della propria felicità?
Però parliamo con tutti, pur di non restare soli, le scarpe buone sporche del fango di una pozzanghera su cui si è gentilmente adagiata un’auto, sotto l’altra ruota il corpo esanime di un gattino.
Lo smuovo con la mano, quasi a tentare un massaggio cardiaco, troppo scoraggiato dall’inizio lo ammetto, ma sembra sereno. “Sarò così anche io prima o poi?” mi chiedo “o forse è solo la grazia del corpicino a creare questa sorta di delicatezza che sembra sul punto di esplodere?”.
Non nevica da parecchio ma di neve ne gira, gli occhi della gente sono colmi di disperazione e droga, pieni di alcool e lacrime. Penso che se qualche scrittore novecentesco fosse capitato da queste parti, incastrato nel meraviglioso nichilismo della periferia che tanto amo, avrebbe veramente scritto qualcosa che mi potesse spingere a leggere anche dopo ore di studio; quali pietà si sarebbero potute scolpire o dipingere cogliendo la quieta disperazione di due amici miei addormentai ubriachi o di altri due che sono tornati a baciarsi di notte, giusto per sentirsi meno soli.
A ‘ste feste trovo sempre meno senso, non passo più mezzanotte con i miei anche se ci vivo insieme, spengo sempre le luci sotto al mio palazzo per dire che basta, tutto ha rotto il cazzo, tutta la tristezza la sta già patendo, chi ce la fa ad accorgersene. Auguri.
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pensieri-di-dea · 28 days
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E poi se ti richiamo è perché ho voglia di te
Di te che mi conosci e sai ca mor' per te
Dimmi solo se vuoi, io ci sono stanotte, ogni notte
Tu chiama e je corru addu 'te
E adesso le mie labbra sanno solo di te
È un gusto dolce e amaro, tra rossetto e caffè
Sei la mia gelosia
Sei passione, dolore e follia..
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Tu la mia emozione..Dea
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