#/brutto tra l'altro ma dettagli
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@blogitalianissimo @asklecce Settimana delle Regioni | Favourite Ship | Day 3, 27 marzo
☆ Veneto x Lombardia
“You don’t love someone because they’re perfect, you love them in spite of the fact that they’re not.” (J. Picoult, “My Sister’s Keeper)
#veneto#lombardia#veneto x lombardia#regioniitaliane2019#favouriteship#lombardoveneto#/quello è il nome della ship non riesco a pensarne altri 😂#/brutto tra l'altro ma dettagli#/giuro che i post per domani son più belli ;____;#/ho quasi finito di asfissiare il fandom con questi obbrobri giuro#/Daniel Radcliffe non assomiglia a Sandrino per nulla ma volevo metterci i protagonisti di Kill your darlings non so perché ;____;
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Hwarang
La serie dei piccoli problemi di cuore
Mi aspettavo delle cose belle e divertenti da questa serie, non ho mai pensato che sarebbe stata un capolavoro ma pensavo che mi sarebbe potuta piacere molto. E per vari episodi, infatti, mi è piaciuta assai. Fino a metà serie circa, dopo di che... il baratro.
Non è una serie da bocciare, alcune cose positive le ha, e l'ho anche guardata con piacere, ma è innegabile che Hwarang abbia un sacco di problemi.
Tagliamo la testa al toro: LA LEAD È IL PIÙ GRANDE MALE DI QUESTA SERIE.
All'inizio è inutile e piagnona, pensa solo a essere innamorata del presunto fratello. Poi comincia a finire nei guai in ogni singola puntata, con la conseguenza che i due lead maschili passano il 90% del tempo a preoccuparsi per lei. E poi piange. Piange sempre. Ed è passiva, non fa nulla, tutto quello che le succede è perché le viene fatto da altri.
Nemmeno Shijie di The Untamed era così tanto inutile e passiva, almeno lei teneva uniti i due fratelli risolvendo i loro problemi. Ah Ro invece i problemi non li risolve, lei i problemi li crea.
Raramente ho visto una lead così tanto insopportabile e scritta male.
Per non parlare del fatto che nessuno riesce a ucciderla nemmeno quando se ne sta ferma immobile nel mezzo di una radura, ed è qui che capisci le gravi forzature di Hwarang.
Questa serie ha una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti. Credo di poter riassumere la cosa in questo modo: si sono persi per strada. Perché le premesse erano buone e interessanti, e quello che poteva venire fuori era davvero molto bello, ma nella seconda parte del drama la scrittura non ha saputo reggere le aspettative che aveva inizialmente creato.
Mi sembra quasi di aver visto due serie differenti: la prima è divertente, ricca di spunti, interessante, luminosa; mentre la seconda è sempre più seria, piena di lacrime, scura, con forzature a non finire, buchi di trama e dettagli che si perdono per strada.
Allora mi chiedo quale fosse l'intento di Hwarang: fare una serie spensierata ma comunque con riflessioni interessanti (tipo Weightlifting Fairy Kim bok-joo), o fare un drama storico che si prende sul serio? (Tipo My Country).
Su questo la sceneggiatura si è proprio persa. Sembra bipolare.
Boccio in toto anche la storia d'amore principale (meno male ce n'è stata una secondaria): ripetitiva e noiosa, una brodaglia di sguardi sofferenti e parole scontate. Si tratta di una delle peggio ship che ho visto quest'anno.
La recitazione in alcuni casi è buona, ma mai nulla di straordinario, ma i tre lead non mi hanno conquistata proprio per niente. Peccato sopratutto per Park Hyung-sik, che mi aveva fatto innamorare in Strong Woman ma che qui passa la maggior parte del tempo con un'espressione da ebete depresso sulla faccia.
Per quanto riguarda i due lead maschili, li promuovo per grazia divina. Così come la Regina e il dottore.
Il protagonista è stato un personaggio abbastanza standard e davvero troppo legato a quella lagna della lead, tuttavia ho apprezzato il suo pensiero di conquistare il trono (ma dovrei dire che lo avrei apprezzato molto di più se fosse stato sviluppato meglio), perché pensavo che lo avrebbe rifiutato come qualsiasi umile eroe rifiuta il potere quando gli viene offerto.
La Regina e suo figlio hanno dato vita a un rapporto abbastanza interessante, e tra i vari problemi di scrittura che presentano questi due personaggi, li promuovo.
Il villain non è né da promuovere né da bocciare, perché è un villain molto classico e banale, il solito tizio che vuole il potere. Mi ha fatto però molto ridere la sua strategia: anziché agire nell'ombra e in modo discreto, questo ha passato tutto il tempo a sbandierare i suoi piani a chiunque lo stesse ascoltando. Ci mancava solo che andasse in giro con un cartello con su scritto "sto avvelenando la Regina". Anzi, a pensarci bene forse lo devo bocciare, perché non capisco per quale motivo non viene ucciso nel finale. Da quello che ho capito cade in disgrazia, ma mi pare troppo poco per aver cercato di assassinare i membri della famiglia reale e aver quasi istigato una rivolta. Nel fatto che l'appena eletto Re non gli abbia tagliato la testa io ci rivedo lo stesso buonismo del protagonista di My Country, quando non riuscì a uccidere il suo nemico perché padre del suo ex migliore amico. Quindi mi viene da pensare che il re non abbia ucciso il villain perché padrino del suo amico Ban Ryu.
E parlando di Ban Ryu, ecco un bel personaggio. Non è un capolavoro di psicologia, ma è stato scritto bene e questo va detto. Mi ha ricordato molto Draco Malfoy e l'ho adorato insieme alla sua amata Soo Yeon.
LORO SONO LA VERA STORIA D'AMORE DI QUESTA SERIE.
LEI AVREBBE DOVUTO ESSERE LA VERA LEAD!!!! #petizione
Sono stati carini, adorabili, naturali. Lei coraggiosa, fedele, sensibile. Lui sembrava un adolescente di quindici anni alle prese con la sua prima cotta: impacciato e incapace di spiccicare parola di fronte a lei, che ha sempre guardato manco fosse l'apparizione della Madonna XD.
Un altro personaggio che mi è piaciuto un sacco è stato Han Seong, interpretato da Kim Tae-hyung. È ormai da un po' di tempo che sono fan dei BTS, ma non penso di essere di parte quando dico che questo personaggio risulta essere uno dei migliori della serie, e non me lo sarei mai aspettata. È stato un amore. Un bambino innocente che stava imparando a diventare grande tra sogni e amicizie. Peccato che passati cinque minuti dalla sua morte nessuno sembra ricordarsi più di lui e nessuno ne parla più. Bah. Come vi permettete, infami.
Nessuno potrà mai togliermi dalla testa che #hanseongmeritavadimeglio
Faccio i miei complimenti a Tae hyung per la recitazione. Essendo lui un cantante e un ballerino, non mi aspettavo chissà cosa dalle sue doti recitative. STUPIDA. È stato uno dei più bravi.
(E comunque ancora non riesco a giffare la sua morte perché devo ancora riprendermi)
Per quanto riguarda il gioco del trono, ha dei grossi problemi di sceneggiatura. In particolare, la scelta di mettere i due protagonisti l'uno contro l'altro per la conquista del trono SUL FINALE, è stata semplicemente ridicola. Siccome non c'era fisicamente tempo per una guerra come si deve tra i due (cosa che mi sarebbe anche piaciuta), ho subito immaginato che sarebbe finita a tarallucci e vino. E infatti...
Concludo parlando di questi benedetti Hwarang: io credevo che la serie parlasse di loro, invece si parla più che dei problemi di cuore del terzetto protagonista + la principessa (personaggio che devo bocciare perché inutile ai fini della trama).
Posso dirlo? A me sti Hwarang sono sempre sembrati più che altro un branco di pettegoli. Simpatici eh. Però mi aspettavo che gli fosse riservato più spazio, e che il loro percorso sarebbe stato diverso. Io ancora mi chiedo seriamente come questi Hwarang che a parole (in questa serie a parole sono tutti bravissimi) dovrebbero essere indipendenti e liberi di scegliere ma che poi vanno a "scegliere" come sovrano il re a cui guarda caso spettava il trono #lecoincidenze, mi chiedo come abbiano potuto unificare la Corea.
Tra l'altro io mi aspettavo anche delle bellissime bromance tra questi ragazzi, ma, di nuovo, gli è stato dato troppo poco spazio. La bromance tra i due lead non è riuscita a conquistarmi, per assurdo mi è piaciuta di più quella tra il protagonista e Han Seong.
MA UNA BROMANCE C'È.
LORO:
Il loro rapporto combattuto tra rivalità e amicizia mi è piaciuto un sacco.
Due parole su Soo Ho: io e @dilebe06 lo abbiamo giustamente soprannominato "raggio di sole", e per vari episodi è stato la gioia della mia vita e luce dei miei occhi, ma penso che sia uno dei personaggi che più è stato sfruttato male e che non ha compiuto nessuna evoluzione. Non ho nemmeno apprezzato la sua """storia d'amore""" con la Regina, una storia a senso unico in cui fa tutto lui. All'inizio era divertente, ma poi è diventata ripetitiva e anche inutile, perché non ha portato da nessuna parte.
Ultima cosa: mi sono piaciute tantissimo le OST. Alcune sono moderne e quindi in contrasto con la presentazione storica della serie, ma a me questo mixer tra medioevo e modernità è piaciuto assai. È stato qualcosa di diverso dal solito.
Punteggio: 6.8
Questo commento mi è venuto brutto tanto quanto la storia d'amore della serie.
Consoliamoci con due risate:
#hwarang#k drama#choi min ho#do ji han#v#bts#kim tae hyung#go ah ra#park hyung shik#park seo joon#korean actors#korean actress#drama korea#bromance
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CRONACHE DI YUUEI - GROUND ZERO Capitolo 5 - Guai all’orizzonte
PAIRING: BAKUGO X KIRISHIMA RATING: +18 GENERE: Fantasy AU
P.O.V. BAKUGO
Quando, nel primo pomeriggio, Uraraka rientrò dalle sue commissioni, andò subito a salutare il Re, che a quell'ora riceveva i sudditi nella sala del trono.
Appena varcò la soglia del familiare salone, l'immagine che la accolse la fece congelare sul posto per qualche istante.
Il Re era seduto sul trono, con la corona perfettamente posata sulla chioma bionda, e un'espressione più serena e pacifica del solito, per lo meno in questa particolare attività. Non che Bakugo non amasse i suoi sudditi, ma dover parlare con così tanti esseri umani in una volta sola lo metteva piuttosto a disagio.
Alla sua destra, leggermente più indietro rispetto al trono, era stata sistemata una delle morbide poltroncine della biblioteca, e sopra di essa era rannicchiato Kirishima, come una specie di gatto dai capelli a punta, con il naso immerso in un vecchio libro rilegato in pelle.
La mora, particolarmente incuriosita, decise di non annunciarsi e rimanere nell'angolo a osservare. La seduta si svolse come tutte le altre, se non per il tono un poco più morbido del solito con cui Bakugo rispose alle richieste dei sudditi e le sottili occhiate che di tanto in tanto Kirishima gli scoccava, come ad assicurarsi che il biondo fosse ancora lì e che stesse bene.
I due, almeno per il momento, non avevano ancora avuto nessun tipo di...rapporto intimo, Uraraka aveva delle spie tra il personale di palazzo che erano incaricate di riferirle ogni notizia in merito, ma di certo c'era qualcosa tra loro.
Quando aveva fatto portare Kiri a palazzo aveva sperato che Bakugo avrebbe colto l'occasione di avere uno schiavo pronto a soddisfare ogni suo desiderio, ma appena aveva posato gli occhi sul ragazzo aveva capito subito che non sarebbe accaduto nulla del genere, più che un esperto di sesso e seduzione Eijiro sembrava un cucciolo di cane bastonato, il che probabilmente non era troppo lontano dalla verità, e Katsuki non si sarebbe mai, MAI, approfittato di una persona così debole e fragile. Però, a quanto pare, una parte del suo desiderio era stata esaudita: la sua fronte era insolitamente distesa e priva del solito cipiglio e tutto in lui sembrava più rilassato. Non sapeva che strano accordo ci fosse tra i due, ma finché le cose andavano così a lei stava bene.
"Hai intenzione di fare qualcosa o sei qui solo per fare il manichino, Comandante Uraraka?" esclamò all'improvviso il Re.
Solo allora lei si rese conto di essere rimasta la sola al cospetto del sovrano.
"Scusa Maestà, stavo pensando" rispose, avvicinandosi al trono.
"Allora, questo informatore?"
Uraraka guardò dal Re a Kirishima con un sopracciglio inarcato.
Bakugo seguì il suo sguardo e sbuffò esasperato.
"Capelli di merda?"
"Io non so niente, io non dico niente" esclamò l'altro, continuando a leggere.
Bakugo fece un sorriso soddisfatto, poi fece cenno ad Uraraka di procedere.
"Davvero? E' qui da meno di un giorno e lo tratti come se fosse il tuo nuovo cucciolo?" chiese la mora, nella lingua del loro popolo.
"Non è il mio cucciolo. E'...complicato. Non posso dirti tutti i dettagli, ma possiamo fidarci di lui, è completamente leale a noi" rispose lui con convinzione.
"A te. E' completamente leale a te, è questo che non mi spiego. Capisco che l'hai accolto nel tuo castello, ma ti guarda come se fosse pronto ad affrontare un drago per te" osservò.
Bakugo sorrise all'inconsapevole scelta di parole della sua amica.
"Prima o poi ti spiegherò. Mi ha chiesto di custodire il suo segreto e finché non deciderà di dirtelo io ho le labbra cucite. Ora, fidati di me e fatti i cazzi tuoi. E se scopro che hai fatto indagini su di lui o che l'hai fatto spiare, giuro che ti ammazzo" ringhiò.
"Va bene, va bene! Ho capito, non scaldarti tanto" ridacchiò divertita "dunque, l'informatore. Brutte notizie dalla capitale, quel porco di Re Todoroki sembra aver deciso di piazzare il suo brutto culo sul trono imperiale, dato che il fantomatico erede di Yagi non si trova. Per farlo come sai gli serve l'appoggio della metà più uno dei regni. Re Yaoyourozu e Re Hawks gli hanno già garantito il suo appoggio, la Regina IIda sta prendendo una decisione in queste ore"
"Quindi è già a tre regni su sei. Gliene manca soltanto uno" commentò Bakugo, con cipiglio.
"Già. Ne restano altri tre. La Regina Shoji, Re Aizawa e ovviamente tu"
"Re Aizawa? Lo conosco, è il Re dei draghi" esclamò Kirishima.
Bakugo gli lanciò un'occhiataccia.
"Voglio dire...non è che lo conosco...ne ho sentito parlare" specificò con voce tremante.
"Il vecchio bastardo non ha le palle per trattare con i draghi, ne tanto meno con i demoni, quindi verrà a rompere le palle qui" sbuffò Katsuki, massaggiandosi gli occhi.
"E' una cosa brutta?" chiese Eijiro.
"Sì. Re Todoroki è un figlio di puttana della peggior specie. E' da prima che Yagi crepasse che puntava al suo trono, mi stupisco che abbia aspettato così tanto per farsi avanti. Io non sono d'accordo che sieda sul trono dell'Impero e lui non accetterà un no come risposta" spiegò Bakugo, avvertendo già la fitta di emicrania che si preparava a trapanargli il cervello per le prossime ore.
"Quindi pretenderà l'appoggio con la forza" concluse Eijiro.
"Allora non sei stupido" commentò Katsuki con un sorrisetto.
"Dobbiamo essere cauti. Non possiamo rischiare una guerra" osservò Uraraka.
Bakugo annuì. Le sue sopracciglia erano contratte e il suo sguardo ansioso. La stessa espressione si specchiava sul viso di Kirishima, mentre guardava il suo sovrano con preoccupazione.
"Hai ancora quel contatto nel regno dei demoni?" esclamò il Re all'improvviso, guardando la ragazza.
"Sì...vuoi tentare un'alleanza?" chiese, allargando gli occhi "Todoroki la vedrà come una dichiarazione di guerra"
"Che la veda come gli pare, i demoni sono potenti, con loro al nostro fianco avremmo una possibilità in caso di scontro"
"Se riuscissimo anche a stringere un accordo con Re Aizawa saremmo inarrestabili" osservò Uraraka "ma i draghi non si fidano facilmente delle altre razze"
"Forse ho io la soluzione per questo" mormorò Bakugo "tu indaga presso il tuo amico demone, io penserò al resto"
"D'accordo. Se non c'è altro mi ritiro. Ci vediamo a cena?"
Bakugo annuì e posò stancamente la testa sul braccio.
Appena la mora se ne fu andata, Kirishima posò il suo libro e si avvicinò al sovrano.
Sembrava molto stressato. Questo Re Todoroki non doveva essere nuovo a creare problemi.
Eijiro desiderava ardentemente aiutare il suo Re in qualche modo.
"Bakugo?" mormorò.
"Mmh?"
"Deve venire ancora gente?" chiese, indicando la porta.
Bakugo scosse la testa.
"Ti va di allenarci?" propose.
Il Re rimase immobile per un secondo, poi alzò la testa e annuì, l'accenno di un sorriso gli sollevò l'angolo delle labbra.
Sapeva cosa stava cercando di fare il drago e la cosa non gli dispiacque. Era dalla morte di suo padre che qualcuno non si prendeva così cura di lui. Sua madre lo amava, certo, ma era la Regina, e fin dalla sua nascita si era posta il compito di educarlo ad essere il suo erede, forte, coraggioso e indipendente, quindi per Masaru, di carattere più morbido, era stato naturale assumersi il compito di genitore affettuoso, riempiendo Katsuki di attenzioni e tenerezze, almeno fino a quando il ragazzino si era dichiarato "troppo grande per queste sciocchezze da deboli". Non aveva capito quanto quelle "sciocchezze da deboli" fossero importanti finché non aveva perso il suo vecchio.
C'era qualcosa di agrodolce nel modo in cui Kirishima si curava del suo benessere. Anche se si conoscevano da si e no ventiquattro ore, Bakugo sentiva qualcosa nel petto, un legame. Nella vita il suo istinto era sempre stato un potente alleato, quindi non vedeva perché smettere di ascoltarlo ora.
"Vieni, Capelli di merda. Hai un mare di cose da imparare e non ci restano molte ore di luce" brontolò.
Si incamminò a passo svelto verso il giardino, ben sapendo che il drago stava allegramente trotterellando dietro di lui, felice di aver adempiuto al suo compito di distrarre il Re.
Bakugo lo condusse nello stesso spiazzo in cui aveva combattuto la sera prima, si slacciò il mantello e lo drappeggiò su un muretto lì accanto.
Lanciò un'occhiata a Kirishima da sopra la spalla, per dirgli di togliersi la giacchetta. Il ragazzo era ancora fermo dove l'aveva lasciato, con gli occhi spalancati che scivolavano sulla sua schiena nuda, con le pupille dilatate e la bocca semi aperta. La fame che bruciava nei suoi caldi occhi rossi gli fece ribollire il sangue nelle vene.
"Vedi qualcosa di interessante, Eijiro?" chiese, camminando lentamente verso il suo nuovo amico.
Il povero Kirishima indietreggiò deglutendo rumorosamente.
Chiunque avesse assistito a quella scena, avrebbe potuto dire con certezza chi era il predatore tra i due, e sicuramente non si trattava del drago.
#my hero academia#fanfiction#italiano#kiribaku#bakushima#fantasy AU#dragon!kirishima#barbarian!bakugo
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Capitolo 51 - Elvis, la barba e i baci di Schroedinger (Prima parte)
Nel capitolo precedente: Dina, la migliore amica di Angie, la raggiunge a San Diego e le basta qualche ora con lei e Eddie per capire che c’è sotto qualcosa, prova a farglielo ammettere quando sono sole e in parte ci riesce. Incontra Jerry e si stupisce della nonchalance con cui Angie parla e si rapporta con lui nonostante quello che le ha fatto. Alla festa in spiaggia Dina ha ulteriori conferme dell’attrazione tra i due quando li sente parlare assieme a riva, mentre gli altri si sono tuffati per un bagno notturno. Il mattino seguente è quello in cui Angie deve partire per tornare a casa, Eddie non riesce a credere di non aver fatto nulla per dichiararsi nonostante abbia avuto ben due giorni per farlo. Fa per baciare Angie mentre dorme, ma si ferma subito. Mentre la accompagna alla stazione dei pullman hanno un piccolo battibecco quando Angie per scherzo, ma non troppo, gli dice che dovrebbe trovarsi una ragazza e che la sua amica Michelle sarebbe la candidata ideale. Esasperato dalla cecità di Angie rispetto ai suoi sentimenti, la zittisce baciandola. Nel frattempo Angie, la notte prima della partenza, sogna di nuovo Eddie e nel sogno lui la bacia. Quando poi il bacio accade davvero, alla stazione degli autobus, Angie perde la testa e sente la famigerata “musica”: Just can’t get enough dei Depeche Mode.
***
“I'm in love again, been like this before...” forse quella non avrei dovuto metterla nella cassettina, troppo diretta. Beh... le ho appena infilato la lingua in bocca, direi che ormai più diretto di così è impossibile. Appena. Sono già passate ore e presumo di non aver ancora perso il ghigno idiota che mi accompagna da quando ho salutato Angie. Alzo lo sguardo e mi vedo canticchiare allo specchio. Presumevo bene, cazzo. Continuo a ripetere mentalmente tutti i passaggi della nostra conversazione dal risveglio in poi che ci hanno portato a baciarci e... e basta, è tutto quello che riesco a fare mentre butto le mie quattro cose in valigia, pronto a ripartire e lasciare di nuovo questa casa, stavolta a malincuore. Sì, perché mentre prima la mia dimora non era altro che una sorta di rappresentazione delle mie frustrazioni, della mia solitudine e di tutto ciò che non ero riuscito ad essere e ad ottenere pur avendolo sempre voluto, adesso invece possiede un valore aggiunto in più: dei ricordi, momenti piacevoli che ho costruito assieme alla ragazza che amo, la successione di eventi che mi ha portato finalmente a dichiararmi, anche se non con le parole. Ce n'erano state di occasioni perfette prima di questa. Sul divano abbracciati, in spiaggia davanti a un falò, sulla terrazza di Pike Place Market, in cima allo Space Needle, sulla panchina di Balboa Park, perfino l'altra sera sulla pista da ballo, tutte situazioni certamente più propizie e romantiche; eppure di quei baci rubati alla stazione dell'autobus non cambierei nulla, neanche di una virgola. Però c'è da dire che se mi fossi svegliato prima adesso non dovrei aspettare una settimana per il secondo giro. Stamattina, per un attimo, ho pensato di non farla salire su quel cazzo di pullman e riportarmela qui a casa, ma Angie ha l'università, il lavoro e non ho intenzione di mettermi in mezzo tra lei e le sue responsabilità a cui tiene un sacco. E poi non volevo fare la figura del coglione sentimentale. Non ancora.
Qualcuno bussa alla porta. Chiudo la cerniera della borsa, me la tiro su in spalla, do un'ultima occhiata in giro cercando di memorizzare più dettagli possibili di questo posto ed esco.
“Sei già pronto?” Mike indietreggia appena, forse preso alla sprovvista dalla mia rapida uscita.
“E' già pronto” Jeff, al suo fianco, risponde per me.
“Confermo, pronto per partire!”
“Ed è anche contento” aggiunge il chitarrista.
“Già” Ament annuisce.
“Come mai sei contento?” i passi di Stone che sale le scale non si fanno attendere.
“Fammi indovinare: Angie non è partita!” azzarda McCready.
“Viene con noi ad Oakland!” aggiunge il mio coinquilino.
“Ci segue per il resto del tour!”
“Dio, spero di no!” Stone guarda malissimo Mike e poi mi fa un sorriso sornione “Qualcun altro però la pensa diversamente, vero?”
“Di che cazzo state parlando? Che c'entra Angie?” cerco di fare il finto tonto, ma scommetto che se avessi di nuovo di fronte lo specchio della mia stanza vedrei lo stesso sorrisetto del cazzo di prima, quindi la vedo dura.
“Dov'è?”
“Non saprei di preciso, alle 7 di stamattina l'ho messa su un pullman per Seattle, quindi presumo sia ancora là. Beh, tecnicamente era un pullman per Los Angeles, poi da lì doveva prenderne un altro per Seattle. A quest'ora ci sarà già. Sul secondo pullman. Credo” onestamente pensavo che mi avrebbe fatto uno squillo già da lì, cioè, io al suo posto l'avrei chiamata subito, alla prima sosta. Com'era la storia del coglione sentimentale? Angie è più pragmatica, avrà pensato fosse più logico chiamare un po' più in là nel corso del viaggio, a metà strada. Magari pensava stessi riposando in vista della partenza e non ha voluto disturbarmi. Come se fosse possibile chiudere occhio dopo quello che è successo.
“Ah. Quindi è partita?” chiede Jeff come se non fosse proprio convintissimo.
“Sì, certo”
“E allora come mai sei felice?” insiste Gossard, seguito dal suo socio.
“Dovresti essere triste”
“Ahah e perché? Che sono quei musi lunghi?! Non è mica andata in guerra, tra una settimana, neanche, la rivediamo” mi sembra di essere piuttosto convincente nell'includere tutta la band nel dispiacere per la partenza di Angie.
“Ah beh, sì, ovvio...” mugugna Mike.
“E lasciare San Diego? E la tua casa? Non ti dispiace?” continua Jeff con l'interrogatorio.
“Sicuramente, ma-” accenno una risposta, ma sento già che sarà superflua ancora prima di venire interrotto da Stone.
“... ma, come si dice, la casa è dove è il cuore, no?”
“E comunque non sono felice!”
“Ha! Lo dicevo io” esclama Jeff tutto soddisfatto senza alcun apparente motivo.
“Sono solo carico, per il concerto...”
“Ah. Sì, per il concerto, come no” Mikey continua ad annuire da un quarto d'ora, credo sia ancora in coma da ieri sera, l'unica cosa che mi impedisce di averne la certezza sono gli occhiali a specchio giganti che creano una barriera tra lui e il mondo esterno.
“Beh, bisogna pur trovare delle motivazioni, no? Per andare avanti...” Jeff mi mette un braccio attorno al collo e insieme scendiamo le scale e attraversiamo il giardino fino al cancelletto, seguiti dagli altri due “E comunque sei giorni passano in fretta” aggiunge sottovoce strizzandomi l'occhio.
“Ah, prima dobbiamo passare da Craig, devo lasciargli le chiavi da restituire alla padrona di casa. E salutarlo. Faccio veloce.” alzo gli occhi al cielo e cambio argomento al volo. Non vorrei proprio lasciarla questa casetta, ma non posso certo permettermi due affitti.
“Velocissimo, Kelly ci sta già aspettando.” Stone ci richiama all'ordine mentre saliamo tutti sul furgone “Abbiamo giusto quelle cinquecento miglia di strada da fare”
**
Primo squillo. Ok. Secondo squillo. La speranza c'è ancora tutta. Faccio appena in tempo ad accorgermi che sto praticamente trattenendo il fiato. Terzo squillo. Però non è detto, potrebbe esserci uno scarto di... Quarto squillo. Fanculo. Scuoto la testa. Quinto squillo. Metto giù la cornetta con forse troppa forza e lascio cadere la mano con cui mi stavo tappando l'altro orecchio per cercare di isolarmi dal casino del backstage del Real Rock Club. Fanculo il telefono e la segreteria telefonica intelligente di Jeff, che risponde dopo due squilli quando ci sono messaggi da ascoltare. Perché non chiama? Le avevo chiesto espressamente di farlo. Sarà successo qualcosa? Si sarà pentita amaramente dei nostri baci? O magari non si ricorda il numero... Che coglione, dovevo scriverglielo! Dovrebbe saperlo a memoria solo perché potrei piacergli? Recupero le monete e le infilo nuovamente nel telefono a gettoni, componendo un numero diverso dal mio stavolta, cercando di battere l'ansia sul tempo.
“Pronto?”
“Ehi Meg, ciao” grazie al cielo è a casa, è tutto il giorno che parlo da solo o col nostro messaggio da cazzoni sulla segreteria telefonica.
“Ciao Eddie! Come stai? Mi hai beccata per un pelo, stavo giusto uscendo per il turno da Roxy” quando si dice culo.
“Tutto ok, grazie. Stiamo... ehm, stiamo per salire sul palco per il soundceck, tra una mezz'oretta più o meno”
“Figo! Ci sono anche gli altri stronzi lì con te?”
“Uhm no, sono solo io...”
“Ah ecco, dovevo immaginarlo, non ho sentito Stone lamentarsi in sottofondo” Meg cerca di dissimulare la delusione con una battuta. Sicuramente avrebbe preferito parlare con qualcun altro.
“E tu invece? Come va?” le chiedo perché in fondo non voglio fare la figura dello stronzo che la chiama soltanto per chiederle della sua amica.
“Bene, dai, il solito. Allora, come posso aiutarti?” chiede lei senza perdere tempo.
“In che senso?”
“Beh, dubito che tu abbia chiamato solo per sapere come sto. Che volevi dirmi?”
“Va beh, anche per sapere come stai”
“Eddie”
“Ma niente, mi chiedevo se per caso avessi notizie di Angie...”
“Arriva domani pomeriggio, no?”
“Sì, appunto. E' che l'ho messa sull'autobus stamattina e pensavo che boh, magari si era fatta sentire nel frattempo”
“Sì, infatti, mi ha chiamata una mezz'oretta fa”
“Ah”
“E' già a San Francisco, hanno fatto una sosta lì. Mi ha detto che per il momento il pullman è in linea con la tabella di marcia, quindi domani per le due dovrebbe essere qua”
“Capisco. Beh, meglio così, no?” dai Eddie, non prendertela, l'importante è che stia bene, no? Magari la sosta è stata breve e c'era la coda per telefonare. O magari non ne vuole sapere di te, brutto stronzo.
“Già... Ma è tutto ok?”
“Certo, perché non dovrebbe?”
“Non lo so, mi sembri strano... E' successo qualcosa?” strano? Più del solito?
“No, niente! Che doveva succedere?”
“Boh, dimmelo tu”
“E' solo che eravamo rimasti d'accordo che mi avrebbe chiamato per aggiornarmi e invece non si è fatta viva, allora mi ero un po' preoccupato, tutto qui”
“Come fa a chiamarti se siete in giro a suonare?”
“Le avevo detto che poteva lasciarmi un messaggio... la segreteria sta a Seattle, ma posso ascoltarla dappertutto, no?” forse dovrei cercare di essere meno acido.
“Va beh, sai com'è fatta Angie, magari non ti voleva disturbare”
“MA GLIEL'HO DETTO CHE NON DISTURBAVA!” alzo fin troppo la voce, tanto che Meg esita a rispondermi “Ehm, scusa. Eheh”
“Stai calmo Eddie... Forse è per quello o forse non aveva abbastanza moneta per chiamare entrambi e siccome io devo andarla a prendere ha dovuto per forza chiamare me”
“Beh, sì, può essere...” in effetti non ci avevo pensato. Non le ho nemmeno chiesto se aveva moneta per telefonare. Mica solo per me, poteva servirle in generale, in caso di emergenza! Sono un cazzo di irresponsabile che abbandona le ragazze alla stazione degli autobus.
“O magari avete litigato?”
“Che? No!”
“O il contrario?”
“In che senso?” quale sarebbe il contrario di litigare?
“Va beh, va beh, se non è successo niente non hai nulla da temere, ha chiamato me per praticità. Ti chiamerà domani, tranquillo”
Non è successo niente. E' successo tutto. E' successa un sacco di roba. Però Meg ha ragione, devo stare tranquillo. Insomma, ho baciato Angie da dodici ore e sono già in modalità ansiogena. Non sono al centro del mondo, non ruota tutto necessariamente attorno a me: è in viaggio, è stanca, ha chiamato la sua coinquilina per un passaggio, chiamerà anche me appena possibile.
“Lo so. E' solo che... insomma, il viaggio è lungo. Ero in pensiero. E poi mi sento un po' responsabile, se non avessi sbagliato a dirle le date avrebbe preso un comodo aereo e sarebbe già a casa” cerco di buttarla sulla sicurezza stradale e cazzate varie, speriamo abbocchi.
“Dai, Eddie, non ti colpevolizzare. E comunque credo non le sia dispiaciuto affatto allungare la vacanza, sai?”
“Oh... ok, eheh, lo spero” a me non è dispiaciuto per niente, anzi, per quanto mi riguarda la vacanza poteva durare un'altra settimana. E non sarebbe bastata per portarla in tutti i posti che avrei voluto mostrarle, dal ristorante sulla spiaggia di Las Olas alla saletta col biliardo del Casbah, tutti i pezzetti del mio mondo che avrei voluto condividere con lei. Mi sarebbe piaciuto anche solo condividere altro tempo in macchina con lei, a chiacchierare e fare gli scemi; come quando siamo tornati a casa dalla serata allo Yates e, mentre tiravo fuori la sua cassetta dal mangianastri per cambiare lato, alla radio è partita Love reign o'er me degli Who e lei si è messa a cantarla a squarciagola e, nonostante stesse facendo scempio di uno dei miei pezzi preferiti, io non riuscivo a pensare ad altro se non a quanto suonasse perfetta la parola love, amore, pronunciata da lei. E se per caso avevo ancora dei dubbi, ci hanno pensato quei cinque minuti di canzone a togliermeli completamente: io la amo e continuo a innamorarmi di lei ogni volta che la vedo, che le parlo al telefono o che sono anche solo in attesa di fare una di queste due cose, e mi basta osservarla o parlarci un minuto per trovare ogni volta cento cose nuove da amare.
“Sì, Eddie, fidati! Scusami, ma ora ti devo lasciare, Roxy mi fa il culo se arrivo in ritardo”
“Oh certo, figurati, anzi, scusa se ti ho disturbato...”
“Nessun disturbo, ti faccio chiamare da Angie appena arriva, ok? O anche prima se la sento nel frattempo” ormai l'ha intuito anche lei che sono un disperato.
“Grazie”
“Prego. E in bocca al lupo per stasera!”
“Crepi...”
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“Maledetti stronzi” inveisco ad alta voce contro gli ignoti bastardi che hanno deciso di realizzare un'opera di arte astratta con ketchup, maionese e gomme da masticare sul sedile che sto strofinando da ore. I miei colleghi si sono scatenati con i migliori consigli per risolvere la questione e la cucina si è divisa tra i sostenitori del ghiaccio per seccare la cicca e staccarla e quelli del calore per scioglierla. Intanto però quella che deve pulire sono io!
Sento la porta scampanellare e sto per scaricare tutta l'incazzatura sul rompicoglioni di turno, che non sarà certo il colpevole di questo disastro, ma è pur sempre uno stronzo che non sa leggere la scritta CHIUSO sul vetro.
“Siamo chiu...” alzo la testa e rivedo una faccia sparita da un po', anche se me la ricordavo diversa.
“Ehi Meg”
“Da quando in qua hai la barba?” non gli sta male.
“Oh eheh beh, da un po'” risponde ridacchiando e grattandosi il mento insolitamente ricoperto di peli, come una buona parte del viso.
“Provi nuovi look?” solo ora mi rendo conto di essere ancora a carponi sul sedile e mi tiro su di scatto.
“Prova che è iniziata in maniera del tutto casuale, diciamo che ho trasformato la sciatteria in look”
“Ci state invecchiando in quello studio di registrazione, in pratica” scherzo mentre si avvicina e improvvisamente mi tremano le ginocchia.
E a questo punto mi sembra chiaro che ho qualche rotella fuori posto, che ci deve essere per forza qualcosa che non va in me. Perché sono giorni che mi dispero per non essere riuscita a tornare con Mike, per la sua decisione di starsene da solo, la prima decisione che abbia mai preso da quando lo conosco, lui, che non ha mai saputo cosa voleva e proprio adesso che lo sa, sa che non sono io. E insomma, io sono qui a farmi le paranoie sul mio ex, poi arriva Matt e mi bastano due mossette per non capire più un cazzo e... com'è che fa Mike di cognome?
“Più che altro invecchiamo in sala prove, tecnicamente nello studio ci dobbiamo ancora entrare, per l'album vero e proprio”
“E cosa aspettate?”
“Eheh di perfezionare il demo e avere le idee più chiare”
“Da quel poco che ha sentito, mi sembrano già abbastanza chiare”
“Non vedo l'ora di registrare con Ben, credo porterà una ventata d'aria nuova nel disco”
“Concordo. Allora? Quand'è che iniziate a registrarlo? Così mi faccio un'idea di quanto tempo ancora sparirai dalla circolazione...”
“Tra poco, in primavera... Comunque, a questo proposito, avrei proprio bisogno di parlarti, Meg”
“A proposito dell'album?”
“Eheh no, a proposito della mia sparizione. E di altre cose”
“Capito. Ok, spara”
“Uhm no, non qui. Magari quando hai finito. Ti accompagno a casa?”
No. NO. No, Meg, non puoi. Non puoi andare a letto con Matt stasera. Se la prima volta è stata una stronzata, questa sarebbe una stronzata al cubo. Non puoi scopartelo ogni volta che va male con Mike. Mike McCready! Ecco com'era.
“In realtà sono con la mia macchina”
“Hai una macchina? Da quando?” domanda sinceramente sorpreso.
“Probabilmente da quando tu hai la barba, più o meno”
**
E' mezzanotte passata, Matt e io siamo seduti sul cofano della mia Impala a parlare di Ballard, del tour dei Mookie... ehm, dei Pearl Jam e di quanto è insopportabile l'infermiera del secondo piano, passandoci e ripassandoci una bottiglia di vino rosso scadente a vicenda.
“Quand'è che andiamo al sodo, Matt?” gli faccio a un certo punto, correggendo il tiro immediatamente dopo “Cosa volevi dirmi?”
“Ah sì. Beh, ecco... per prima cosa volevo chiederti, ecco, sento di doverti delle scuse”
“Scuse? Per cosa?” qualsiasi cosa sia, ti perdono, a prescindere.
“Per come mi sono comportato, per come ti ho trattata dopo quello che è successo, per come ho trattato la... faccenda in generale”
Nome in codice: Faccenda.
“Ma non l'avevamo già chiarita? La faccenda?” se parlassi di una cosa del passato che vuoi assolutamente rifare entro i prossimi quindici minuti la chiameresti faccenda?
“Non proprio. Cioè, abbiamo semplicemente fatto finta di niente” risponde facendo spallucce.
“E non era forse la cosa migliore da fare?” pongo la mia domanda retorica a cui ovviamente lui non potrà che rispondere no, appena prima di saltarmi addosso.
“Sì, ma...”
COME Sì?
“... ma no” ecco, così va meglio.
“Che vuoi dire?” fingo di non capire e mi preparo psicologicamente alle prossime avances dell'angelo barbuto. Ovviamente non posso starci subito, questo è fuori discussione, devo porre un minimo di resistenza morale all'inizio.
“Che ho fatto lo stronzo. Mi sono reso conto di essermi comportato in maniera molto fredda con te, quasi cinica, non vorrei pensassi che... beh, che quello che abbiamo fatto...”
“Che la faccenda”
“Eheh sì, che la faccenda non contasse nulla per me o cose del genere”
“Ma no, Matt, tranquillo”
“Ok, è stata una cosa avventata e poco ragionata”
“Direi per niente”
“Una cosa sbagliatissima”
“Certo” anche se, addirittura il superlativo, mi pare un tantino esagerato, no?
“La cazzata più grande che potessimo fare”
“Ok” qualcosa mi dice che stasera non si tromba.
“Però se l'ho fatto è perché in quel momento lo volevo e non solo tanto per, come passatempo. Ci tengo a te”
“Lo so, anche per me vale la stessa cosa”
“Abbiamo sbagliato, ma non sono pentito, è stata comunque una cosa bella in fondo, non credi?”
“Sì... molto bella” forse sì, si tromba.
“Ti chiedo scusa se ti ho dato una brutta impressione, se ti ho trattato male e ti ho evitata, è che non sapevo come comportarmi. Allontanarmi mi sembrava la soluzione migliore ed essere freddo con te era la maniera più facile”
“E' tutto ok, Matt, davvero. L'avevo capito”
“E sono pronto anche a dirlo a Mike se vuoi, voglio assumermi le mie resp-”
“NO! Ehm, cioè, non è necessario. Insomma, già non è che sia proprio ansioso di parlarmi e vedermi, se sapesse una cosa del genere con lui avrei chiuso. E poi non mi sembra il caso di fare casino per niente, tanto non succederà più, no?” insomma, succederà o no? Voglio delle risposte.
“Oddio, no, ovvio!” questa risposta fa cagare, avanti un'altra, grazie.
“Ecco, allora meglio lasciare le cose come stanno” qualcuno mi spieghi il senso di questa conversazione se non serve a portarmi a letto.
“Ad April l'ho detto però” sento che sta per arrivarmi la spiegazione.
“April?”
“Sì, la conosci, è amica di Stone...”
“Ma chi, quella che suona il violino?”
“La viola!”
“Beh, quel che è, ci assomiglia. Ma perché le avresti raccontato di noi, scusa? Non sapevo nemmeno vi conosceste, cioè, non credevo foste in confidenza”
“Non lo eravamo. Poi ci siamo conosciuti meglio”
“Ti sei messo con April?”
“No!” ah ecco meno male “Siamo usciti qualche volta, insomma, siamo all'inizio” meno male un cazzo.
“Capisco” inizio di che cosa, scusa?
“L'inizio di cosa non lo so nemmeno io, eheh, comunque, staremo a vedere”
“E com'è che in questo inizio invece siete finiti a parlare di me?”
“Oh beh, ecco, stavamo parlando dei nostri ex e delle nostre esperienze passate e io le ho parlato di te. Senza fare nomi, ovviamente! E mentre le raccontavo la faccenda, April mi ha aiutato a capire, mi ha aperto gli occhi. Grazie a lei mi sono accorto di quanto sono stato stronzo”
“Ah però”
“E' stata lei a dirmi che avrei dovuto chiarire con te. E scusarmi” la tipa ne sa una più del diavolo, non c'è che dire, non voleva che il suo bello avesse questioni in sospeso con altre e gli ha suggerito un bel discorso pacificatore. E di chiusura.
“Wow, beh, io la conosco solo di vista, ma da quel che dici sembra una tipa in gamba”
“Lo è” Matt ha lo sguardo perso che buca il parabrezza e io non mi sono mai sentita tanto fuori posto in tutta la mia vita.
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LATO A
Can't help falling in love (Elvis Presley)
I want to tell you (The Beatles)
You're all I need to get by (Marvin Gaye and Tammy Terrell)
When you dance I can really love (Neil Young)
Can't keep it in (Cat Stevens)
Two hearts (Bruce Springsteen)
LATO B
I wanna be your boyfriend (Ramones)
You really got me (The Kinks)
Love you more (Buzzcocks)
Here comes my girl (Tom Petty)
Thank you (Led Zeppelin)
Don't talk (put your head on my shoulder) (The Beach Boys)
Afferro il foglietto su cui ho annotato i titoli delle canzoni della cassetta di Eddie e faccio per rimetterlo a posto quando stiamo per arrivare. Non ho visto il cartello BENVENUTI A SEATTLE, a dire il vero non l'ho mai visto, né la prima volta che ci ho messo piede né tutte le altre volte che ho fatto avanti e indietro dalla mia città di adozione, quindi potrei essermelo perso, ma potrebbe anche darsi che non esista nemmeno un cartello del genere. Appoggio il foglio sullo zaino che tengo sulle gambe e ne osservo le pieghe fatte e disfatte ogni volta che l'ho tirato fuori e rimesso nella custodia, la grafia resa incerta dalle buche, dalle frenate e dalle parole inattese. Il primo pezzo mi ha spiazzata perché Elvis era onestamente l'ultima persona che mi aspettavo di sentire fra i preferiti di Eddie, per nessun motivo in particolare, semplicemente non l'ho mai associato a lui, anche se da lì ho cominciato a scorrere mentalmente vari brani del Re e a pensarli coverizzati da lui. I Beatles me li aspettavo un po' di più e immaginavo anche che avrebbe scelto un pezzo un po' più ricercato rispetto ai soliti noti. Sul Motown sound di Marvin e Tammi mi è caduta la mascella e forse anche la penna con cui man mano scrivevo, perché quel pezzo è uno dei miei preferiti in assoluto e non me lo aspettavo per un cazzo. Neil Young e Springsteen erano i più telefonati, un po' come i Ramones ad aprire il lato B, mentre quella di Cat Stevens è stata un'altra chicca che mi ha stupita positivamente. Sulla parola got del pezzo dei Kinks la penna ha ceduto, perché mentre sorridevo tra me e me, pensando al fatto che anche in quel caso avesse in un certo senso risposto alla mia cassetta selezionando un pezzo diverso di una band scelta anche da me, mi sono messa a scorrere con lo sguardo tutti i titoli precedenti, leggendoli di seguito come se si trattasse di un'unica frase, di un messaggio e... Ovviamente no, non diciamo cazzate, è un caso. Quando ho sentito i Buzzcocks ho pensato che forse il lato B sarebbe stato quello più punk e più movimentato e ho scritto il titolo della canzone in caratteri piccolissimi; invece poi è arrivato Tom Petty e mi stavo giusto chiedendo quando l'avrebbe messo, seguito dai Led Zeppelin, che mi fanno stare lì a pensare al motivo per cui Eddie dovrebbe ringraziarmi. Io non ho fatto nulla e forse è da lì che parte tutto il casino, perché non ho fatto altro che essergli amica e stargli vicino in alcune situazioni e lui magari si sente in debito e forse proprio per questo motivo ha fatto altrettanto. E ha confuso questa vicinanza per qualcos'altro. E quindi i casi sono due, o ha pianificato tutto, cassetta e baci, o la cassetta non vuol dire un cazzo, i pezzi sono solo un caso, e mi ha baciata solo perché... boh, perché gli è venuto di farlo. Magari era fatto. Si vede che non sono solo gli acidi a renderlo affettuoso. Mentre facevo queste considerazioni, l'ultima canzone poi, dei Beach Boys, al momento giusto, quasi potessero sentirmi, come se avessero ascoltato il mio monologo delirante interiore e mi avessero invitata a stare zitta, facendomi tacere proprio come aveva fatto qualcun altro qualche ora prima, senza parlare. Con la coda dell'occhio vedo la sagoma del Kingdome alla mia sinistra entrare prepotentemente nel mio campo visivo, distogliendomi dai miei pensieri insensati. Piego il foglio, prendo la cassetta dalla tasca anteriore dello zaino e ce lo rimetto dentro, per poi cacciare il tutto di nuovo in borsa molto rapidamente.
Quando scendo dal pullman non mi sento più il culo, faccio una specie di stretching piuttosto imbarazzante e non mi sembra vero di poter stendere le gambe e camminare e non doverci salire mai più, tanto che quando attraverso la strada e vedo Meg che si sbraccia dal finestrino della sua macchina quasi mi dispiace: me la farei volentieri a piedi fino a casa.
“Poi mi spieghi come cazzo hai fatto a sopravvivere 30 ore su un pullman” è il saluto della mia coinquilina non appena lancio lo zaino nel bagagliaio, per poi richiuderlo e buttarmi sui sedili di dietro.
“Non lo so nemmeno io, comunque ciao anche a te”
“Ciao Angie, benvenuta sul mio taxi, dove ti porto?” scherza ironizzando sul mio essermi seduta dietro.
“A morire a casa, perché le ore sono state precisamente 32 e stasera lavoro pure”
“Va beh, anche tu ti vuoi male, perché non hai chiesto un'altra giornata a Roxy?” chiede come se fosse la cosa più facile del mondo, come se non ci lavorasse anche lei e non sapesse com'è l'andazzo.
“E' già tanto che mi abbia dato questi giorni, non volevo tirare troppo la corda” rispondo sbadigliando e accasciandomi sullo schienale.
“NON PENSERAI DI DORMIRE ADESSO?” la voce perentoria di Meg mi fa spalancare gli occhi di colpo proprio quando stavo cominciando a sbavare sulla camicia di Morfeo.
“Perché no?”
“Perché devi raccontare!”
“Raccontare cosa?” trovo un elastico uscito da chissà dove nella tasca della giacca e mi lego i capelli.
“Come cosa? Tutto! Com'è andata a San Diego?”
“Bene”
“Bene?” insiste voltandosi completamente verso di me.
“Sì, tutto bene. Non dovresti guardare la strada comunque?”
“Bene... e poi?” continua seguendo il mio consiglio.
“E poi niente, tutto ok”
“Ahah sì va beh, pensi seriamente di cavartela così?”
“Penso che sarai così gentile e carina da rimandare questa conversazione a domani”
“Sì, ma dammi qualche anticipazione, raccontami qualcosa!”
“Stone e Jeff hanno scommesso con gli altri sul fatto che qualcuna di noi sarebbe andata a trovarli in tour e i perdenti si sono esibiti in un tributo ai Village People in una squallida discoteca in stile anni Settanta” dico tutto d'un fiato sperando di averla spiazzata abbastanza da impedirle di fare altre domande.
“Questo l'hai sognato sul pullman o qui in macchina nei dieci secondi in cui hai chiuso gli occhi?”
“Ahahah nessuno dei due, è successo davvero”
“Dimmi che stai scherzando oppure dimmi che hai delle prove fotografiche di questa cosa” si gira di nuovo a intermittenza, cercando di capire dalla mia espressione se la sto prendendo per il culo o no.
“La seconda che hai detto”
“ODDIO LE DEVO VEDERE ASSOLUTAMENTE”
“Guarda avanti, Meg!”
“A casa me le fai vedere”
“Se ci arriviamo”
“Ok, faccio la brava... E per il resto?” no, a quanto pare la botta dei Village People non è stata abbastanza forte.
“Tutto ok, il concerto è stato figo, metà del pubblico erano amici di Ed” resto vaga, come se non sapessi dove vuole andare a parare.
“Hai conosciuto i suoi amici? Come sono?” lei non insiste, probabilmente ha deciso di cambiare strategia e assecondarmi per poi fregarmi in un'altra maniera.
“Simpatici. E tutti surfisti praticamente”
“Uhm interessante! E Eddie com'era?” appunto.
“Oh è stato bravo, ormai sta diventando un animale da palcoscenico, non è più timido come prima”
“Bene, benissimo. E giù dal palco, com'è stato?” ri-appunto.
“In che senso?” forzo un altro sbadiglio e appoggio la testa al finestrino.
“Sì, insomma, com'è andata con lui?”
“Bene”
“Mi spieghi cosa cazzo vuol dire bene?! Sii più chiara!”
“Ehi non ti agitare! Bene, nel senso che mi ha salvato la vita, ospitandomi eccetera. E mi ha fatto fare la turista portandomi in giro, me e anche Dina che è venuta da Los Angeles!”
“Alla fine ce l'ha fatta! Anche lei ospite a casa di Ed?”
“No, è venuta solo il giorno del concerto, dal pomeriggio, ed è andata via la sera stessa. Beh, più notte che sera. Quasi mattina, ecco, dopo la festa in spiaggia”
“E com'è andata la festa in spiaggia?”
“Bene”
“Angie, quant'è vero iddio...”
“Bene, è stata una bella festa! C'era la musica, c'era da bere, la compagnia... a un certo punto si sono tuffati tutti nell'acqua gelida” io ci riprovo a buttare tutto su aneddoti che riguardano altre persone, magari alla lunga funziona.
“E sono sopravvissuti?”
“Sì, strano ma vero. Inutile dire che io non ho partecipato”
“Chi l'avrebbe mai detto! Eddie invece?”
“Eddie neanche, si è rovinato il divertimento stando con me a farmi da balia” gli ho guastato la festa e ho dato modo ai suoi amici di rendersi conto che sono una specie di ameba.
“Sì, me lo immagino. Comunque non mi hai ancora risposto...”
“Ah no?”
“No”
“E qual era la domanda?”
“Stai cercando di esasperarmi?” no, sto solo cercando di non dirti un cazzo.
“No! Ho solo sonno, ho dormito poco e male”
“Com'è andata con Eddie? E' successo... qualcosa?” Meg cerca di incrociare il mio sguardo nello specchietto retrovisore e io la evito maldestramente.
“In che senso?”
“Beh, non so... sei stata lì due giorni... la casa era piccola...”
“E allora?”
“Magari avete dormito assieme?”
“MEG!”
“Che ho detto?! L'avete già fatto, no?”
“Quante volte te lo devo dire che abbiamo dormito e basta?”
“Ma guarda che ti credo, infatti anch'io ho parlato di dormire e basta”
“E comunque è stato un incidente”
“Niente incidenti a San Diego?”
“No” a parte il frontale con le sue labbra, niente.
“Nemmeno un pisolino a due sul divano?”
“No, Meg”
“Un bacetto in spiaggia al chiaro di luna?”
“No” sarò stata abbastanza convincente?
“Due coccole al parco?”
“Nooo”
“Una mano sul culo in discoteca?”
“Ahah no! Almeno non da parte Eddie. Comunque abbiamo ballato ass-”
“COSA VUOL DIRE NON DA EDDIE?”
“E' una lunga storia. Comunque è ufficiale: Eddie balla di merda anche da sobrio”
“Ok, ma io voglio sapere di chi era la mano incriminata!”
“Mike Starr. Lui sì che sa ballare”
“CHE COOOSA?!”
“Abbiamo ballato così, per ridere! Comunque sa ballare davvero, mi ha detto che ha preso lezioni”
“Oh cazzo... ha preso lezioni anche di mano morta”
“E' stato un incidente”
“La tua vita è costellata di piacevoli incidenti, te ne sei accorta?”
“In netta minoranza rispetto a quelli spiacevoli, fidati”
“Comunque, Eddie non si è fatto avanti nemmeno stavolta allora? Non ci posso credere, è proprio un coglione”
“O forse semplicemente non gli interesso, no? Sei tu che ti sei fissata con questa storia”
“Adesso capisco perché non l'hai chiamato”
“Che vuoi dire?” abbandono la mia posizione accasciata e mi raddrizzo, mettendomi a sedere in modo quasi normale.
“Eddie mi ha telefonato ieri per sapere se avevo tue notizie, era preoccupato perché gli avevi detto che l'avresti chiamato e invece non ti sei fatta sentire. E ora capisco anche il perché”
“Ma... figurati! Non l'ho chiamato perché avevano il concerto, non volevo rompere le palle”
Cazzo.
“Il ragazzo invece aspettava ansiosamente un tuo messaggio in segreteria”
Cazzo cazzo cazzo.
“Chiamerò più tardi, prima di andare al lavoro”
“Perché non adesso? Dopotutto devi solo dirgli che sei viva e stai bene?”
“Ma sì, ora vedo...”
“Invece ora torniamo alla mano di Mike Starr per favore?”
“Meg, piantala e pensa a guidare, PER FAVORE”
**
E' ovvio il perché, è tutto chiaro: vuole sapere se sono arrivata perché vuole chiamarmi, vuole chiamarmi per parlare di cosa è successo ieri mattina, vuole parlare di ieri mattina per dirmi che è stata una grandissima stronzata e che non si ripeterà più e che spera che questo non rovini la nostra amicizia. Insomma, tutte cose che so già da me e che quindi gli risparmio volentieri. Il pisolino è stato deleterio perché ho più sonno di prima, ma la doccia mi sveglia abbastanza da permettermi di sgattaiolare lesta via di casa evitando ulteriori domande da parte di Meg. Salgo in macchina e faccio per mettere su la cassetta di Eddie che mi sono portata dietro, ma all'ultimo ci ripenso, la infilo nel vano portaoggetti assieme alle altre e accendo la radio. E io ci provo a concentrarmi sulla strada e sui Fleetwood Mac che partono proprio in quel momento, ma com'è che invece continuo a sentire i Depeche Mode e il tocco dei polpastrelli di Eddie sui miei polsi e il sapore della sua bocca? Sono così concentrata nella guida che ho praticamente messo il pilota automatico e mi ritrovo nel parcheggio della tavola calda senza aver capito bene come ci sono arrivata. Stringo il volante e lo prendo a leggerissime testate un paio di volte, non so perché, forse nel tentativo di far uscire letteralmente Eddie dalla mia testa. Un'ascia bipenne penso mi sarebbe più utile, dopotutto con Zeus e Atena ha funzionato. Una volta al lavoro non c'è tempo per le chiacchiere, un paio di minuti per il bentornata da parte dei colleghi, una battuta di Brian sulla mia mega-abbronzatura Californiana (guance e punta del naso vagamente rosati), e sono subito sotto a servire i clienti. Lavorare non mi dispiace, almeno mi posso distrarre ed evitare di pensare ad altro. Il problema è che riesco a pensarci lo stesso. Almeno fino a quando uno dei miei tavoli non viene occupato da un vecchio amico e dal cantante cagacazzo della sua band, forse l'unico in grado di non farmi pensare a Eddie per cinque minuti. Il cagacazzo ovviamente, non l'amico.
“EHI PURPLE RAIN!” il sopracitato mi accoglie col suo solito sorrisetto del cazzo.
“Idaho è passato di moda?”
“Ciao Angie”
“Ciao Dave, come stai?”
“Ho deciso di svecchiare un po' il mio repertorio” Kurt risponde aspettando diligentemente il suo turno.
“Tutto ok, grazie. Anche se non mi sono ancora comprato la moto. Tu? Ti vedo bene, mi piacciono i tuoi capelli!”
“Grazie. Comunque per comprarti la moto devi prima pubblicare l'album. E venderne qualche copia”
“Per pubblicarlo dobbiamo prima registrarlo, cosa che ufficialmente non abbiamo ancora iniziato a fare” Kurt, strano ma vero, dice una cosa seria, normale e non sarcastica nei miei confronti.
“E che aspettate?”
“Tra un mesetto dovremmo andare in California per le registrazioni vere e proprie. Tu invece ci sei già stata, giusto? A proposito, com'è andata?” mi chiede Dave come se nulla fosse.
“Come... che ne sai che ero in California?”
“Già, che ne sai?” chiede anche Cobain, guardandolo di sottecchi.
“Beh, sono passato ieri e il tuo collega me l'ha detto.” rivela indicando Brian che non si fa mai gli affari suoi, dopodiché porta le mani in avanti come per difendersi “Ma giuro che non ti sto stalkerizzando!”
“Anche perché in tal caso non mi sarei mai prestato a fargli da complice” aggiunge il biondo.
“E non ci saranno serenate o stronzate del genere, promesso!”
“Gli ho detto che se succede ancora lo caccio dalla band”
“Uhm... ma per cacciarlo deve essere nella band... Hai capito Dave? E' ufficiale: TI HANNO PRESO!”
“ODDIO Sì! EVVAI!” Dave mi batte il cinque e Kurt ci guarda schifato.
“Forse avete sbagliato locale, l'open mic è al comedy club dall'altra parte della strada”
“Comunque... ero passato perché ti cercavo”
“Ma va, davvero?” ironizza il cantante per poi iniziare a spulciare il menù.
“Devo chiederti una cosa e ti assicuro che non è come sembra” Dave mette già le mani avanti e com'è che invece ho l'impressione che sarà proprio come apparirà?
“Ok, spara”
“Usciresti con me domani sera?”
Appunto.
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La non persona è l'artista, il filosofo
Che per me in realtà sono la stessa cosa
Perché la filosofia è una riflessione che si basa sulla natura delle cose e sulla percezione propria di queste
E l'arte invece rappresenta esattamente la propria percezione delle cose attraverso il suono, le parole e l'immagine
Quindi dove finisce la riflessione, comincia l'arte
Una non persona si riconosce solo dopo un po’ di tempo… Solitamente è una persona solitaria, perché vuole esserlo, perché la solitudine è per l'artista l'ispirazione che più di tutte non fallisce mai
E poi perché è alla ricerca incessante di arte, anche nelle persone, io ad esempio non sono fisionomista, né ho molta memoria fotografica, però ricordo i dettagli che mi piacciono, quelli che ritengo arte
Ricordo se una persona ha le lentiggini, le fossette, o se ha una voglia particolare sulla pelle, oppure di che colore è la sua carnagione, oppure quanto le sue labbra siano screpolate oppure quanto siano definite
Se la sua camminata è buffa, ricorderò quella, se il suo sguardo è spento o troppo spesso è basso o se mi guarda negli occhi, ricorderò i suoi occhi
E subito quando guardo certe cose penso di fotografare, disegnare, o le paragono a qualcosa: una volta ho fotografato il dentro di una tazzina bianca mezza piena di ginseng perché mentre mescolavo si erano create alcune goccioline di ginseng sulla parte vuota della tazzina e mi ricordavano tanto le lentiggini sulle guance bianche di qualcuno
Ci pensate a quanto alcune cose si somiglino tra di loro? Adesso passiamo pure alla parte filosofica allora: anche le situazioni si somigliano tra di loro, anche i problemi, anche se la loro soluzione potrebbe richiedere tempi diversi, ecco perché sono alla costante ricerca di una legge che possa spiegare tutto quanto, una legge sempre valida su cui basare ogni singola cosa, è questo il mio obiettivo esistenziale
Io amo me stessa perché non ho mai conosciuto nessuno con cui affrontare certi discorsi se non me, la gente si discosta facilmente da quello che dico, lo trovano incoerente, ma la verità è che lo è, lo sono, sono incoerente perché l'incoerenza è inevitabile quando non puoi avere delle risposte che vadano oltre la terra, che si spingano sull'universo, che vadano oltre il tempo, come la vera ragione per cui siamo qui adesso, come faccio a saperlo? Ci saranno sempre incoerenze in ogni cosa finché non saprò la verità, e volete sapere una cosa ancora più interessante? La verità non la sapremo mai, ma è così: dove non arrivo, mi interesso, ma se pensiamo non esista siamo pessimisti, se pensiamo che l'oroscopo è una cazzata, la religione è una cazzata, la psicologia è una cazzata, beh allora ci siamo già arresi e siamo pessimisti, non realisti, e allora non ci stiamo interessando perché, cari i miei moralisti che credono di percepire l'essenza delle cose come effettivamente è, noi non conosciamo la realtà, quindi di quale realismo parliamo effettivamente? Ah, finalmente un punto, vero? Ci sono troppe virgole e pochi punti nella mia testa, perché ogni cosa è collegata ad un'altra
Il bicchiere mezzo pieno e quello mezzo vuoto esistono entrambi, e bisogna vederli entrambi, perché un bicchiere pieno per metà esatta non può esserci proprio
L'artista è ottimista perché la malinconia è la sua vocazione, essere malinconici è la cosa più rilassante che possa esistere per l'artista, ecco perché si definisce sempre malinconico ma mai triste, perché se trovi del bello in ciò che le persone vedono brutto, cosa può mai abbatterti? Cosa? Avanti, spiegatemelo
E la vera domanda adesso è: con tutte queste cose interessanti che studia la mia mente e che percepisce in modo grandioso, come potrei mai interessarmi all'andamento della vita di tutti giorni? Al telegiornale, la politica, le vostre regole che non sono altro che dei tagli netti alla libertà che più vibra nel nostro stomaco, non desidero mai l'anarchia, non desidero proprio niente se non il mio individualismo, forse Dante mi chiamerà ignaro e forse mi tocca pure dargli ragione, ma come il mio carissimo Cartesio, proprio non so come si possa scegliere qualcosa, anche conoscendo a memoria ogni filamento di tutte le cose, forse dovrei dire: anche se conoscessi a memoria, non potrei mai osar dire di conoscere, ecco il punto, perché mai e poi mai le conoscerò a memoria
Perché non conosci mai abbastanza qualcosa e qualcuno e nemmeno te stesso, allora potrei decidere di andarmene domani, come potrei deciderlo oggi stesso, perché non prevedo niente se non ciò che ho già visto
Ahimè questa sfaccettatura della mia persona non l'ho scelta io ma mi è stata insegnata, come viene insegnata a chiunque sia stato tradito, la diffidenza, però credetemi, sono contro la diffidenza e lo scetticismo, incredibile quanto sia abissale la mia incoerenza, vero?
Questo forse mi rende davvero interessante, sembra che io abbia un cervello pazzesco o forse pazzo, però poi non riesco a portare sulla terra la fisica, quando mi viene spiegata, mi sento davvero ignorante e non capisco la logica più stupida delle cose, ma a volte riesco a capire la logica delle cose complicate
E scommetto che tu hai seguito ciò che dicevo fino ai primi dieci righi e adesso sei perso, spero almeno tu ti sia perso immergendoti nelle mie parole e non in ciò che hai attorno ma se così non fosse, posso capire
Ogni volta che provo a leggere i righi dei libri che ritengo più interessanti, mi perdo a sentire il ticchettio dell'orologio perché comincio a cantare la canzone più stupida sentita alla radio, però poi la mia canzone preferita è wish you were here dei pink floyd
Puoi spiegarmi tu come sia possibile ordinare questo casino?
Quando all'ora di pranzo non mi va di mangiare perché tutta la mia famiglia è seduta a tavola e a cena non mi va di cenare seduta sulla sedia, perché vorrei mangiare l'anguria seduta sul tavolo con solo un coltello, a tagliarmi le labbra perché la mamma mi ha sempre detto che quando usi il coltello come fosse una forchetta finisci sempre per farti male
Ma a me piace da morire arrivare quasi a farmi male, senza che succeda davvero
Hai mai pensato a quanto sia rilassante quando il gatto gioca col tuo braccio e finisce per farti dei graffi, quei graffi chiarissimi che dopo poco spariscono? Quelli sono fantastici, mettono i brividi
L'artista spesso è un po’ violento, specialmente al letto, non lo so per quale motivo, ma io non mi sfogo in nessun altro modo se non quello
Adesso mi mancano le parole…
Perché il sesso è la forma d'arte più intensa, non importa se c'è o non c'è l'amore, sarà sempre arte e spero di contribuire con tutta me stessa a farlo diventare sempre più la forma più bella d'arte, in qualunque modo lo si faccia, e lo chiamo sesso, perché l'amore lo devo ancora conoscere e non mi dispiace la cosa, non mi dispiace affatto, forse è meglio conoscere prima di tutto la parte grezza delle cose e poi la parte più bella
Che poi chissà perché l'aggettivo “grezzo” appare brutto e il suo sinonimo “puro” sembra invece così bello e pulito… Ragazzi.. Come possiamo parlare di coerenza?
Dopo un discorso simile, come minimo si dovrebbero trovare altri trenta nuovi termini per descrivere tutte le cose che sto dicendo e descrivendo con fatica, perché è davvero difficile spiegarvi l'esistenza di queste sensazioni e idee che girano e saltano da una parte all'altra della mia testa
Qualcuno chiamerebbe tutto ciò un flusso di coscienza, perché i pensieri escono fuori uno dopo l'altro e non si capisce nemmeno dove inizino e dove finiscano, però per me tutto quadra e se troverò qualcuno che vede nel mio discorso un filo logico, davvero, credo proprio che non lo lascerò andare mai
Ma poi mi sembrerà che mi copri la scena, che mi metta nell'ombra, allora forse lo lascerò andare e sceglierò di tenere al mio fianco l'arte, non l'artista
Chi non mi capisce però quando parlo sta zitto e ascolta con gli occhi dell'amore, perché così facendo sarei anche io arte per qualcuno… E questo mi renderà felice
Anche se ho la piena consapevolezza che gli occhi dell'amore ti rendono stupido, perché guardi tutto attraverso una pellicola che ti fa veder rosa anche il tuo periodo blu… Ma in fin dei conti non è così sbagliato… Anche io vedo attraverso gli occhi dell'arte che offuscano il brutto ed evidenziano il bello… Mettono a fuoco i dettagli e dimenticano tutto il resto ed è la cosa più bella che possa avere, questa dote meravigliosa, che mi fa venir voglia di urlare al mondo: chi di voi è come me?!
Codardo come me, che non so amare, non so cosa significhi non tradire, che arrivo fino all'ultimo piano della follia e poi mi fermo per scendere, che rischio tutto e vado in all in per una persona che non lo merita soltanto perché ho fatto una scommessa con me stessa: mi sono sfidata a resistere a tutto anche per niente, per farmi le ossa e fare esperienza, dillo a qualcuno e si metterà a ridere
Ciò che fa crescere è ciò che amo, sono rigida con me stessa perché mi merito questo
Perché tutti gli uomini sono esseri orribili che meritano di esser messi in riga da nessun altro se non da loro stessi
E gli stupidi lo sanno, ecco perché sono stupidi e felici, perché la libertà ce l'hanno solo loro
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Il brutto di essere una persona a cui non piacciono molto le discoteche è che quando poi ti ci ritrovi dentro non sai mai bene come fare. A me dicono sempre "macché ti muovi benissimo!", "come fa a non piacerti" Eh me lo chiedo anche io. Non voglio fare la strana della situazione o quella che fa sparate eccetera,(infatti ieri ci sono andata), però non è proprio il mio ambiente. Mi sento tremendamente fuori posto tra quella massa di gente che si struscia addosso, che tocca fondoschiena, e che cerca solo di concludere con la prossima sconosciuta di turno. Io ieri mi sono divertita, ho bevuto, ho ballato senza necessariamente dover per forza provarci con qualcuno. Eppure c'è stato qualcuno che lo ha fatto con me. Non starò qui a raccontare i dettagli, ma tutto ciò mi ha fatto stare male. Nonostante il mio essere una persona che sbrocca subito non sono riuscita a difendermi. Era mio dovere difendermi, in quanto padrona del mio corpo. Niente, sono dovuti intervenire altri. Sconosciuti tra l'altro. Ora tutto ciò sembrerà una cosa da niente, ma fidatevi che per chi tiene al proprio corpo e non lo tratta da oggetto sessuale, è tanto. È un mare intero. Ed io in quel momento mi sono sentita davvero in colpa, come se fosse colpa mia che magari avevo un pantaloncino un po' più stretto, o magari una scollatura troppo marcata. Ma non è colpa mia, perché io non ho fatto niente per provocare nessuno, e soprattutto perché io sono LIBERA di indossare CIÒ CHE VOGLIO, senza passare necessariamente per una facile. Comunque tutto questo sproloquio (magari pure scritto male) per dirvi che poi io ci ho riflettuto sopra e la rabbia è rimasta e tanta perché come detto prima ero tenuta IO a difendermi, ma soprattutto perché la maggior parte dei ragazzi (ragazze comprese perché tutto ciò poteva capitare benissimo anche con un ragazzo, se non è accaduto) non capisce che se una ci sta te lo fa capire LEI, e che trattare le persone in una discoteca come se fossero tutte ben disposte a concludere qualcosa, è un basso e sporco pregiudizio ignorante.
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Bungou Stray Dogs, quando l'omonimia ti fa apparire gli scrittori classici sotto tutt'altra luce. (!)
[Gli scemi dell'Agenzia (tranne il Grande Capo Fukuzawa, che non era fotogenico)]
文豪ストレイドッグス Bungou Stray Dogs, alias Literary Stray Dogs, è un altro di quegli anime in due parti, che però si chiamano "prima serie" e "seconda serie", ma in realtà sono una, quindi boh. In ogni caso, sono 12 e 12 episodi.
[I complessati del Port Mafia (tranne il Grande Capo Mori, Elise, i Black Lizard, Kouyou, Q... ecco cosa succede a fare le cose nella seconda serie piuttosto che nella prima!)]
! La primissima cosa che salta all'occhio, anzi, all'orecchio e che dà il nome a tutto l'anime è il fatto che i personaggi abbiano nomi di scrittori famosi: giapponesi, ma anche americani e russi. Quindi sì, ci sono cose come Ranpo Edogawa che incontra Edgar Allan Poe e la seconda serie che si chiude con l'entrata in scena di Fyodor Dostoyevsky. Dato che questo è uno shounen, poi, le mosse e le abilità dei personaggi dipendono dalle loro opere più celebri: c'è quindi Herman Melville che, con "Moby Dick", guida un dirigibile a forma di balena bianca (e che poi...) o H.P. Lovecraft che non è poi così umano ma alquanto tentacoloso. E cito autori anglofoni perché io di letteratura giapponese non so una beneamata cippa, conoscevo giusto Ranpo Edogawa e avevo vagamente sentito nominare Akutagawa. Quasi vorrei vedere come renderebbero certi autori italiani...
✓ I dettagli ripresi dagli scrittori originali.
✓ E' Bones, quindi quality.
✓ Opening e ending non sono male - la seconda opening, in particolare, rimane piuttosto impressa.
✓ La prima serie è molto carina...
! ... pur trattandosi, a conti fatti, di dodici episodi di introduzione dei personaggi - comunque parecchi. Posso quindi capire che qualcuno non l'abbia del tutto apprezzata; tuttavia, pensandolo come un anime di ventiquattro episodi, la decina iniziale di introduzione non appare più poi così "pesante".
! BSD è un anime schizofrenico: passa dal deformed allo splatter senza soluzione di continuità. Dopo le prime due-tre volte, ci si fa l'abitudine.
✓ La conclusione dell'attacco dei Black Lizard all'Agenzia. Meritava un punto a parte.
! Un paio di episodi sono in realtà due episodi da dieci minuti.
! Inquadrature di cuBo. Inquadrature di cuBo evriuer. Anche se per i primi tre quarti della seconda serie si danno una calmata, per poi riprendere in grande stile - anche se con meno frequenza della prima serie. Chi più chi meno, sta di fatto che tutti i personaggi maschili si beccano almeno un'inquadratura di cuBo.
! L'illustratrice ha letto Pandora Hearts? Perché il potere di Lucy fa molto Chain, Atsushi somiglia ad Elliott, Dazai un po' a Gilbert e, soprattutto, Akutagawa è uguale a Vanessa. Per questo motivo, per me Akutagawa è "Vanessa". Sì, a volte mi dimentico che non è il suo vero nome.
[L’unica differenza è lo shatush.]
! Kenji è Finny di Kuroshitsuji.
✓? Un altro caso in cui un cast tanto ampio porta inevitabilmente alcuni personaggi in terzo piano, facendo poi girare sempre gli stessi. Si può considerare un punto negativo oppure vedere come positivo il fatto che tutti i vari personaggi siano comunque riconoscibilissimi anche con caratterizzazione ristretta ad un episodio - tipo Kajii, alias il bombarolo con le bombe a forma di limoni. Appare tipo un episodio a serie, ha un approfondimento molto vago, ma si sa che tanto a posto con la testa non ci sta e che usa bombe a forma di limoni a cui lui è immune. Serve assolutamente sapere altro? No.
! Anche se confesso di essermi stupita nel vedere Kunikida, così importante nella prima serie, perdere parecchio spazio nella seconda.
✓ In generale, tutti i personaggi sanno essere molto lol.
! Akutagawa è un idiota. Negli ultimi episodi, comunque, si redime dalla sua eterna idiozia di fondo facendo/dicendo cose sensate - cosa che guadagna ancora più punti considerando l'involontaria comicità trash dei suddetti ultimi episodi. Servivano punti fermi nel delirio. Grazie. (Se qualcuno se lo chiedesse: no, non odio Akutagawa.)
! ... anche se fa comunque uscite piuttosto lol/wtf?. Basti pensare che è affetto da un'estrema e brutale forma di Sindrome del Notice me Senpai!.
[When senpai notice you. [x]]
✓ Menzione speciale a Kenshou Ono su Akutagawa. Davvero. (E mi fa quasi strano sentirlo con la voce così roca...)
! Kouyou, invece, ha la Sindrome della Mammina.
✓ Ranpo è puccio. O qualcosa del genere.
✓ Che Dazai fosse yandere si capiva lontano due miglia. Quando però ho visto che è uno yandere inquietante come piacciono a me mi stavo quasi commuovendo.
✓ (x 100) Earp0rn 100% purissimo con Mamoru Miyano a fare Dazai nei momenti più yan.
! Mi dispiace che Akiko e Lucy abbiano avuto poco spazio - magari in futuro...?
✓ Chuuya. Non devo aggiungere altro.
! Dazai e Chuuya si comportano esattamente come due ex e non sto scherzando.
[Sì. E’ il tuo ex.]
Questo nei due mezzi episodi della prima serie in cui Chuuya fa la sua entrata in scena.
Nell'episodio della seconda serie in cui si scontrano contro Lovecraft, ci si rende conto che si comportano come una coppia sposata e che solo loro due si considerano ex. Si può dire quello che si vuole, che Dazai è un donnaiolo e tutto, ma di rado ho visto qualcuno così assurdamente sposato.
! Non ho capito se Elise sia una bambina, una superloli o un'adulta nel corpo di una bambina. Né ho capito se Mori sia un lolicon o se la veda come una bambolina.
✓ Ho apprezzato il fatto che i membri della Gilda avessero i loro motivi personali per fare quel che facevano e che non siano macchiette...
? ... resta comunque il fatto che erano stati presentati come Onnipotenti & Super Forterrimi e nessuno di loro ha mai dato prova di questa forza schiacciante. (Giusto Lovecraft e Fitzgerald, con Lucy e Steinbeck che hanno fatto delle prove decenti.)
[Nel mentre si è scoperto che Lovecraft è Giratina.]
? Il flashback di Atsushi all'orfanotrofio ripetuto fin quasi allo sfinimento. Sì. Abbiamo capito. (E non metto il mantra di Kyouka "Ho ucciso trentacinque persone" solo perché è una frase e non una scena intera.)
! - Eh, il mio potere non è utile in battaglia... - disse Tanizaki, colui che, con il suo potere, salva tipo tutto il cast ogni volta che la situazione degenera. (Tra l'altro, in che modo il potere delle illusioni è inutile in battaglia...?)
✓ Il potere di Q è inquietante ed è reso disturbantissimamente bene.
✓! Il potere di Fitzgerald. E' così... così.
✓ Sono poco abituata a sentire Takahiro Sakurai versione Voce Bassa, ma è sempre una bella cosa.
✗ Gente onnipotente che non viene fatta combattere per nessun motivo. Devo metterlo come punto negativo perché non viene data alcuna motivazione al fatto che la seconda serie non si sia conclusa dopo due episodi. Quando dico "gente onnipotente" sto parlando di Chuuya: controlla la gravità, in berserk crea buchi neri e, anche senza usare i suoi poteri, è comunque in grado di atterrare gente senza problemi. Se già sulla carta appare come overpowered, nello scontro contro Lovecraft, con Dazai che controlla che non imploda, è tipo divinità in terra. Nella prima serie, Chuuya non era in città e, in ogni caso, ha senso che non venga spedito direttamente contro l'Agenzia col rischio di ritrovarsi davanti il suo ex Dazai. Nella seconda serie, Chuuya è in città, il Port Mafia e l'Agenzia si alleano temporaneamente contro la Gilda e... e... e boh, Chuuya appare in tipo due episodi e combatte solo contro Lovecraft. Perché boh. Perché mandarlo contro tutti gli altri membri della Gilda - che non è che si siano mostrati poi così incredibili, a parte Fitzgerald - pareva brutto verso il resto del Port Mafia? E perché sulla Moby Dick non hanno mandato lui e Dazai, che avrebbero potuto risolvere tutta la situazione senza neppure combattere - tipo aumentando il peso al dirigibile fino a farlo precipitare nella baia? (Si potrebbe obiettare che far precipitare un dirigile in una baia potrebbe causare danni alla città: il fatto è che è esattamente ciò che poi fanno Atsushi e Akutagawa, senza ripercussioni negative. Quindi no, hanno solo fatto in due episodi ciò che Chuuya avrebbe potuto fare in due minuti.) E sì che sarebbe bastato pochissimo per dare una scusa anche solo vagamente accettabile: Chuuya non era in città e non riuscivano a trovarlo, se va in berserk poi non si può muovere per un mese... qualsiasi cosa, ma almeno provateci a dare una spiegazione! OAO/
[L’unica spiegazione che riesco a darmi.]
✓ I primi quattro episodi della seconda serie sono tratti dalle novel e sono un flashback del periodo in cui Dazai faceva parte del Port Mafia, insieme ad Ango e Oda. Probabilmente, sono tra gli episodi migliori di tutta la serie, sia a livello di personaggi che di trama che di grafica.
(✗ In compenso, la gente ha un po' rotto le balle con ‘sto flashback. Sì, lo sappiamo che è bello. Sì, lo sappiamo che è forse la parte migliore di BSD. Ma quando inizi a vederlo citato OVUNQUE soprattutto per gettare fango sul resto della serie, quando inizi a vedere gente che ci si appella manco fosse il Sacro Manga Da Cui Tutto E' Nato allora no, avete rotto le balle. Questo punto, ovviamente, non rientra nel giudizio della serie, ma volevo dirlo.)
? ... certo, il flashback fa sorgere qualche domanda a cui spero verrà data risposta: Dazai era amykettoh con Oda e Ango. Dazai era difficile da avvicinare e gli unici che ci erano riusciti erano Oda e Ango. Erano Dazai, Oda e Ango. Dazai ha lasciato il Port Mafia alla morte di Oda. Tutto questo viene mostrato. Okay. Ma in che punto va inserito Chuuya? Non era il suo solo&unico partner, non erano il terribile Soukoku? Anche pensando che si siano lasciati (lavorativamente parlando) prima delle vicende del flashback, perché nessuno ha mai neppure menzionato Chuuya? (Mi chiedo se ci sia un odio di fondo per Chuuya o se, semplicemente, finiscano per dimenticarselo ogni volta. (!))
✓ La "prova" di Kyouka per entrare nell'Agenzia. Semplice&geniale.
WTF? (x mille milioni di miliardi) Atsushi & Akutagawa vs Fitzgerald. Cosa. Ca%%o. Ho. Visto. Non è tamarro, non è trash, è qualcosa che trascende il wtf? e la Candid Camera, è qualcosa che tu puoi solo guardare senza poter commentare, perché qualsiasi facoltà intellettiva esplode e diventa momentaneamente irraggiungibile. Non ho ben capito se volesse avere un fondo tragico. Sta di fatto che stavo soffocando dalle risate. Dico solo: costumini da ninja. Aure à la Dragon Ball. Botte nell'aire. Urla à la Dragon Ball. Dragon Ball is strong, here. Ma molto più tamarro.
! E sì che poteva essere uno scontro molto di pathos e con un conflitto, in tutte e due le parti, fortissimo e disperato. Forse c'era lo stesso, ma si è perso in una comicità che non credo fosse voluta.
! Secondo Dazai e mezzo mondo, Atsushi e Akutagawa sono gli eredi ideali del Soukoku. Mi sfugge come due persone di classe come Dazai e Chuuya siano finiti accostati ad un combattimento tanto trash, ma confido che Atsushi e Akutagawa si redimeranno con scontri un po' meno tamarri. Dai. Non ci vuole molto.
[I terribilissimi e invincibilissimi membri della Gilda (tranne Lucy, la Alcott, Melville e Poe, che avevano altro da fare)]
.
Uno shounen che, devo ammetterlo, mi è piaciuto più di quanto avrei potuto immaginare quando ho iniziato a vederlo; pur non togliendo nulla alla prima serie, ho preferito la seconda - e, sì, i tanto osannati primi quattro episodi della seconda serie sono particolarmente belli, ma non per questo il resto è il maleH. (Aneddoto curioso: Soe, al terzo episodio del flashback: Oh, BSD mi sta prendendo più del previsto! Mi dispiace dover aspettare una settimana per vedere il prossimo... *esce l'episodio successivo di lì a poche ore* Soe: LOL! /in compenso, a questo sono poi seguiti rinvii e problemi tecnici per chi doveva subbarlo. Stranamente, sempre in episodi in cui appariva Chuuya. (!)) I personaggi hanno nomi di scrittori famosi di fine '800 / gran parte del '900, le loro abilità hanno i nomi delle loro opere più celebri e, in generale, hanno svariati rimandi a coloro a cui devono i nomi: la cosa si conclude qui, con rivisitazioni più che moderne e in chiave shounen. XD (E, come sempre in questi casi, viene una gran voglia di fare ricerche sui vari corrispettivi.) Pur non essendo privo di difetti - su tutti: gente superpotente che non viene mandata in campo perché boh - è comunque più che gradevole. *O*/
(Ecco, è successo di nuovo: faccio il commento e annunciano un film. Devo davvero commentare certe cose.)
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Outlaw Queen
Era stanca, tuttavia l’impegno con Emma la tenne lontana da casa ancora per molto. Varcò la soglia solo a tarda sera e sussultò quando, entrando in soggiorno, si accorse che Robin aveva fatto mettere un tiro a segno vicino al camino: mancò poco che una freccia la colpisse prima di centrare l’obiettivo. Non sarebbe successo, così quando poggiò lo sguardo sul suo uomo ogni cosa sembrò cambiare. La giornata terribile che ebbe svanì, la stanchezza passò e lasciò il posto a un grande desiderio di essere stretta tra le sue braccia. Lui lo notò, le lanciò uno sguardo che la mandò in fiamme e, con gambe tremanti, si diresse verso il divano per versarsi un bicchiere di vino rosso. Continuava a osservarlo mentre centrava l’obiettivo, freccia dopo freccia, nonostante spesso si distraeva a guardarla con occhi innamorati. Regina sembrò sovrappensiero e preoccupata dato che il bicchiere restò a mezza d’aria. Capì a cosa stava pensando e avrebbe fatto di tutto per farle sparire ogni brutto pensiero. «Penso che nessuno abbia il diritto di biasimarti» provò lui e, a quelle parole, Regina si girò e fece un lieve sorriso. «Lo so, è difficile lasciarsi andare e pensare anche solo per un momento a divertirsi. Ma il più delle volte è quello di cui si ha bisogno. A volte è proprio davanti a te… devi solo volerlo vedere» continuò Robin, ma dietro al suo sguardo meraviglioso c’era ancora un velo di tristezza e malinconia. «Vieni qui» la esortò lui; posò il bicchiere di vino appena in tempo, prima che lui gli mettesse il suo arco fra le mani. Ebbero un momento in cui i loro sguardi s’incontrarono provando ciò che non riuscivano a nascondere, magari non erano ancora pronti ad ammetterlo, ma sapevano che quello che c’era tra di loro era amore, vero amore. Regina iniziò a tendere l’arco ma alzò troppo il gomito, così con mano delicata lui la sistemò nel modo in cui doveva essere e poi molto lentamente la sfiorò fino ad appoggiare la mano sulla sua. «Quand’è che lascio andare?» chiese con un filo di voce lei, emozionata e allo stesso tempo troppo rigida per la vicinanza del suo corpo. Robin si avvicinò ancora di più a lei e mentre guardava le loro mani unite l’una sull’altra, lei sentì una fitta, come se qualcosa d’invisibile l’avesse raggiunta e colpita. «Dipende dal tuo cuore, ascoltalo: tra un battito e l'altro... quello è il momento» sussurrò vicino al suo orecchio Robin. Poggiò quindi una mano sul suo fianco e l’altra al livello della sua mano aiutandola a sostenere l’arco in equilibrio. Calò il silenzio, non si sentiva altro se non due cuori battere all’unisono. E quando Regina sentì che aveva finalmente trovato ciò che cercava, scoccò la freccia. Spazio d'autrice: Buona sera a tutti =D Eccomi qui a pubblicare altre storie, ma stavolta per la prima volta ci provo sul fandom di ONCE. Sapete, ho iniziato questa serie da poco, l'ho finito in breve tempo e adesso non riesco a farne a meno. Ho tante idee, ma dato che siamo nel periodo natalizio do la priorirtà ad esse perchè a Natale si è più buoni, più felice e poi con l'amore in giro ogni cosa è più bella. La storia non viene collegata a un momento preciso perchè non c'è nessuna puntata natalizia, ma ovviamente ci sono piccoli dettagli che non sfuggono. Ho pensato di lasciare infatti particolari come Emma e Regina amiche, Regina che è buona e che prova ad essere felice e e ad amare quell'uomo che pensa di non meritare. Io amo gli Outlaw Queen e... scrivere di loro è stato bellissimo, soprattutto dato che Robin al momento è morto, anche se io spero che non lo sia per molto. Volevo anche fare una piccola precisazione, la scena che ho descritto è stata presa dalla puntata di Smallville 9x13 di Chloe e Oliver, ho sempre amato questa scena e quando qualche giorno fa mi ci sono imbattuta e ho pensato così che facesse a caso loro. Quindi.... Beh, spero che vi piaccia e che vi ha lasciato un pò di dolcezza... Grazie a chi la leggerà, chi la commenterà e chi mi sostiene anche da lontano come la mia cara cuginetta ^_^ Buona lettura
Claire
#outlaw queen#once#once upon a time#regina mills#robin hood#regina x robin#robin x regina#christmas#fanfiction
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iOS 13 e iPadOS: il buono, il brutto e il cattivo (per me)
Un'altra WWDC è andata. D'accordo, in realtà la conferenza dura tutta la settimana, ma il grosso per noi avviene nella giornata iniziale. Avendo un buon quadro delle novità in arrivo, è tempo di una prima riflessione, soprattutto sul piatto forte: iOS 13, insieme alla sua mezza controparte iPadOS. Come negli scorsi due anni, anche stavolta è tempo di valutare il buono, il brutto e il cattivo, sempre ovviamente in una chiave personale e tenendo conto che da qui a settembre potrà esserci qualche cambiamento, per quanto gli sforzi maggiori si può dire siano stati fatti.
Il buono
Ora si vola (bug permettendo)
La strategia di sviluppo biennale sta dando grandissimi frutti. iOS 11 è stato per molti un intermezzo non troppo felice: spinti dal voler mettere quante più funzionalità possibili in breve tempo, si è finiti per trascurare prestazioni e stabilità, specialmente sui dispositivi più anziani. Il messaggio arrivato alle orecchie di Craig Federighi da parte degli utenti è stato forte e chiaro: piuttosto meglio rallentare il ritmo ma fare le cose per bene. Così hanno fatto, con un iOS 12 prevalentemente di rifinitura che a tutti gli effetti ha ridato linfa vitale pure su prodotti venerandi come l'iPhone 5s, concedendosi comunque un po' di nuove funzionalità. La parte davvero gustosa è stata rinviata ad iOS 13 e ieri s'è visto tutto. La predominanza della modalità scura nelle news non rende giustizia al tripudio di migliorie a tutto tondo, ancor più vaste su iPad, dove si chiedeva loro di spingere sull'acceleratore per far fede alla promessa di un dispositivo che non faccia rimpiangere i laptop tradizionali. Promessa ancora in via di mantenimento perché, al di là della schermata Home più ricca, delle istanze multiple e dei grossi miglioramenti in File e Safari, il vero banco di prova sarà portare su iPadOS pesi massimi come Final Cut Pro e simili. La strada, comunque, sembra finalmente tracciata.
Detto tutto ciò, l'auspicio è che Apple continui su questa sorta di ciclo biennale, dando tempo alle varie feature di maturare, e che trovi in tal senso un buon equilibrio. iOS 13 è una vetrina importante, per dimostrare che a Cupertino possono coniugare qualità e quantità. Alcuni bug iniziali saranno comprensibili, ma se invece si rivelerà un ciclo piuttosto impegnativo come quello a cavallo tra il 2017 e il 2018 allora vorrà dire che restano degli aggiustamenti di tiro da fare.
La potenza del 10%
Apple non perde occasione nei suoi keynote di prendere in giro i dati di diffusione di Android, rammentando che Pie in poco meno di un anno ha raggiunto solo il 10% del parco dispositivi col robottino verde, al contrario di iOS 12 che si trova ormai sull'85% degli iDevice supportati. Il problema di Android in tal senso lo sappiamo bene: per quanto Google abbia messo e continui a mettere in atto numerose iniziative al fine di aumentare la penetrazione nel mercato delle versioni più recenti, finché nell'equazione gli OEM rimarranno una variabile il risultato non sarà mai davvero quello desiderato. E infatti abbiamo visto solo piccoli passi in avanti. Eppure, al di là delle percentuali, trovo che iOS 13 abbia per certi versi abbracciato la filosofia del grande rivale. Soprattutto per il discorso iPad, il sistema Apple ha capito che ogni tanto deve togliere giacca e cravatta e indossare la tuta blu, aumentando sensibilmente le sue capacità e rispondendo così ad Android che invece negli anni ha implementato l'approccio inverso con solidi risultati alternando momenti di "fabbrica" ad altri di "ufficio". Perciò, viva la concorrenza e speriamo che nei prossimi anni i due ecosistemi continuino ad essere l'uno stimolo per l'altro, portando benefici a tutti gli utenti.
Senza (troppe) rinunce
Oltre ad essere ricco di novità, iOS 13 le rende quasi tutte accessibili ai dispositivi supportati. Guardiamo tutta la lista di funzionalità: a parte le caratteristiche più espressamente legate alle capacità hardware, come i nuovi effetti ritratto e il supporto Dolby Atmos, il resto è tranquillamente sfruttabile persino sul piccolo iPhone SE, incluse le Memoji e quelle azioni in precedenza legate al 3D Touch, come il "peek" per vedere in anteprima i messaggi e le scorciatoie rapide tenendo premuto per qualche secondo sulle icone delle app. Il rilevamento della pressione su iOS non è mai decollato e dal canto suo Android ha dimostrato che coi giusti accorgimenti molte delle sue peculiarità ritenute esclusive sono tranquillamente fattibili con la pressione lunga. Con iPhone XR che ha mantenuto il solo feedback aptico, la parte davvero buona del tutto perché restituisce il senso fisico all'azione compiuta, la condanna a morte per il 3D Touch è segnata e come da rumor e probabilmente scomparirà da tutti i nuovi iPhone della classe 2019. Anche per uniformità d'esperienza d'uso, bene ha fatto Apple a completare lato software il disimpegno che era già in corso sin da iOS 11.
C'è anche un altro aspetto che scorge all'occhio sempre scorrendo tutto il listone sul sito Apple. Alla fine le caratteristiche esclusive di iPadOS non sono poi così tante. Le maggiori funzionalità di File, il download manager di Safari, la possibilità d'installare font personalizzati dallo Store, sono tutte disponibili anche su iPhone e iPod touch. A dire il vero, ce n'è pure un'altra e ne parleremo subito sotto.
Un topo per amico
iPad chiama, mouse risponde. L'atteso supporto è arrivato, esattamente nella forma in cui avevano pronosticato le indiscrezioni: come opzione di accessibilità, nemmeno menzionata durante il keynote. Ma c'è, senza se e senza ma, ed è questo l'importante. Funziona con tutti i mouse e, a seguito di ulteriori prove, anche coi trackpad Apple. Il puntatore ha una forma alquanto strana: niente freccia, bensì una sorta di mirino, forse pure in questo caso una scelta voluta per rendere ben evidente la sua natura secondaria in un ambiente touch. Come però sostenevo ad aprile, per il bene dell'iPad è un passaggio doveroso da compiere, anche pensando proprio al momento in cui aumenteranno massicciamente le app di caratura Pro. Non snatura il metodo d'input primario e rende tutti contenti. Peraltro, ricollegandomi a come avevo finito lo scorso paragrafo, funziona anche su iPhone e iPod.
Hello mouse support on iOS 13! It’s an AssistiveTouch feature, and works with USB mice. @viticci nailed this pic.twitter.com/nj6xGAKSg0
— Steve Troughton-Smith (@stroughtonsmith) 3 giugno 2019
Il brutto
Ogni cosa ha un inizio e anche una fine
Tecnicamente non è in sé un punto davvero brutto, ma possiamo farcelo rientrare perché comunque a qualcuno dispiacerà. iOS 13 ha sorprendentemente rispettato quei rumor di cui tanto dubitavamo, tagliando non solo i dispositivi con SoC A7, ma pure iPhone 6, 6 Plus e iPod touch di sesta generazione, che sebbene hanno lo stesso A8 degli ancora supportati iPad Air 2 e mini 4 hanno pure un GB di RAM in meno. Tutti i prodotti supportati hanno in 2 o più GB di RAM il loro comune denominatore. Doveva però prima o poi accadere: forse sugli iPhone con 1 GB c'era ancora qualche possibilità, visti gli schermi più piccoli rispetto iPad Air 1 e mini 2/3, ma iOS 13 è cresciuto parecchio e per agevolare il raggiungimento di quell'equilibrio di cui parlavo più sopra è inevitabile pensare al taglio dei rami secchi. Il 5S a settembre saluterà dopo ben 6 anni di supporto alle spalle; è giusto così. Peggio sarebbe stato se le soffiate che vedevano addirittura SE e 6s a rischio avessero avuto riscontro, quella sarebbe stata in tutta sincerità una vera ingiustizia.
L'anno scorso nel medesimo articolo ma per iOS 12, parlando del discorso longevità, espressi un parere positivo a vedere gli iPhone 6 supportati dalla tredicesima versione. Così non è stato, evidentemente non considerando il vero ragionamento di Apple: con iOS 12 non c'era una vera intenzione di proseguire la tradizione dell'anno extra per le generazioni "s", che si rifletteva a cascata su quelle successive. Sono stati costretti perché iOS 11 aveva messo in difficoltà proprio i 5s e a livello d'immagine Apple non poteva lasciarli su una versione buggata. Se tutto fosse andato come da loro copione, probabilmente iOS 12 avrebbe tagliato i dispositivi con SoC A7, lasciando ad iOS 13 il compito di far fuori quelli con A8, come in gran parte è avvenuto fatta eccezione per gli iPad con 2 GB di RAM. Alla fine potrebbe solo aver rinviato di un anno il piano originario.
Il rischio di un'occasione persa
Molto carina la funzionalità di autenticazione tramite Apple, che promette una maggiore privacy rispetto ai sistemi di Single Sign On più diffusi, come quelli di Facebook, Google e Microsoft. Interessante è soprattutto la randomizzazione degli indirizzi email, che permette di nascondere quelli reali alle varie applicazioni dando loro in pasto dei fittizi generati automaticamente da iCloud. Tutto bello, ma... c'è un ma. In quel di Cupertino sono stati piuttosto chiari con gli sviluppatori: se nelle vostre app usate un sistema SSO, in autunno dovrete aggiungere anche il nostro. Un obbligo corretto, vista la già citata vocazione alla privacy. Ma come facciamo su altre piattaforme? Se creo un nuovo account attraverso il sistema di autenticazione in Apple e in quel momento sto usando l'app su Android o Windows, magari nella versione online, a meno che la mela non abbia previsto l'estensione del suo metodo pure su altre piattaforme si rischia di restare al di fuori senza una differente modalità d'accesso, incluso un account ex-novo. Dall'altro lato, però, se Apple sceglierà la strada multipiattaforma dovrà necessariamente fidarsi di come vengono trattati i dati personali su un ecosistema diverso dal suo, con riferimento particolare ai software Google. L'auspicio è che nei prossimi mesi arrivino ulteriori dettagli che permettano di chiarire i dubbi a riguardo senza far trasparire troppi compromessi, altrimenti la strada verso il successo sarà parecchio impervia.
Il cattivo
Siri è ancora sotto indagine
Ci tengo a precisarlo, non c'è alcun riferimento politico. Trattasi solo di un pizzico d'ironia per alleggerire la situazione dell'assistente virtuale Apple che, a dispetto delle nuove capacità mostrate ieri e di una voce più naturale, resta parecchio lontano dai suoi competitor. Certo, all'ex-Googler John Giannandrea, il Senior Vice President per l'intelligenza artificiale, non si possono chiedere miracoli nel giro di breve tempo. Il giro di svolta per Siri richiederà ancora svariati mesi, ma si spera che per la WWDC 2020 vengano mostrati maggiori progressi, quantomeno per non fare aumentare il divario ogni qual volta che Google proferisce parola.
L'articolo iOS 13 e iPadOS: il buono, il brutto e il cattivo (per me) proviene da SaggiaMente.
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Le cose che avrei voluto dirti oggi (19/07/2018)
Ti dirò tutto quello che provo per te aprendo il mio cuore ai tuoi occhi come non ho mai fatto
Ti farò vedere la mia anima e tutto quello che ho dentro
D. tu mi fai tremare...
Il mio corpo
La mia anima...
Io sono innamorata di te..
Amo tutto di te
La tua pelle
Le tue mani
La tua schiena
I tuoi occhi
Le tue labbra
Adoro il fatto di conoscere alcuni piccoli dettagli di te che nessuno tranne chi ti sta così intimamente accanto conosce...
E vorrei conoscere altre mille cose di te
Fino a vederti completamente
Sono passati 6 mesi e abbiamo fatto solo un granello di tutte le cose possibili
Siamo immensamente felici insieme e io so che lo saremmo sempre
Sempre..
Il mio copro ti appartiene
Siamo così complementari
È incredibile D. quello che proviamo l'uno per l'altro
Va oltre qualsiasi cosa che io abbia mai provato in tutta la mia esistenza
Queste cose che sentiamo non sono temporanee
Guardami
Io non smetterò mai di volerti, di amarti, di aspettarti, di desiderare le tue mani su di me
Di ridere con te
Di fare qualsiasi cosa con te
Perché tu per me sei la felicità più grande
E io ti aspetto
Ti aspetterò sempre
Quando riuscirai a guardarti dentro e a capire che non c'è davvero nient'altro nella vita che vale come quello che riusciamo a trovare l'uno nell'altro forse capirai...
Non può finire una cosa del genere
Può solo trasformarsi
E io non capisco davvero come tu possa rimanere ancorato e non cogliere questa immensa opportunità che la vita ti sta dando di essere davvero felice
Perché dovresti aver bisogno di qualsiasi altra cosa
Come potrebbe una magia così essere sostituita da qualcosa?
Niente potrebbe far scemare tutto questo
Non è vero che ci stancheremmo
È passato tanto tempo ormai...
È normale che col tempo diventerebbe anche altro e si trasformerebbe
Ma potrebbe mai essere brutto tra di noi?
Mai?
Potremmo litigare e prenderci a parolacce
Sicuramente
Ma poi... D. non faremmo l'amore per fare pace? E cosa potrebbe esserci di più?
Cosa..
Per me non c'è niente che vale più di questo
Siamo eterni
Che tu voglia o no
Come attimo o come qualcosa di più
Ma io per l'eternità ricorderò il modo in cui mi fai sentire
Il mondo sparisce D.
Fare l'amore con te è creare un'opera d'arte
Siamo solo io e te
E non come due esseri distinti
Siamo una cosa sola
Ti aspetto
Sempre
Tua
E solo tua
M.
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È un brutto momento per la rivoluzione? - 19 febbraio 2018
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Come e perché Vladimir Putin ha dominato la cyberguerra di disinformazione. La mossa del procuratore speciale Robert Mueller di incriminare le organizzazioni affiliate al Cremlino è un cambio di rotta importante. Andrei Soldatov sul Financial Times
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Le due guerre che Mosca combatte in Siria. Una è quella combattuta dai soldati regolari e segue le priorità geopolitiche del Cremlino. L’altra coinvolge i mercenari che cercano di ottenere un profitto personale. Leonid Bershidsky su Bloomberg View (articolo tradotto in italiano su Internazionale)
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È un brutto momento per il porno? C'è chi crede stia vivendo la sua epoca d'oro, soprattutto grazie a PornHub. Ma i recenti fatti di cronaca mostrano l'altro lato della medaglia. Luca D'Ammando su Rivista Studio
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John McCain. Chi è il Senatore repubblicano che non dice sissignore a Donald Trump
In Italia pochi conoscono la storia di John McCain. Alcuni sanno che è stato l’anticandidato nelle primarie che lo opposero nel 2000 a George W. Bush. Qualcuno di più sa di lui solo che fu il candidato Repubblicano che sfidò Barack Obama alle elezioni presidenziali del 2008. Io personalmente mi sono appassionato a questo politico atipico, durante la lettura di un reportage scritto da uno dei miei scrittori preferiti per un noto "magazine" americano. Lui è David Foster Wallace, il libro su cui è pubblicato questo affascinante reportage è "Considera l'aragosta", il reportage si intitola "Forza, Simba" e la rivista che aveva commissionato il reportage è il Rolling Stones, non certo un periodico che "sposta i voti" nè che io sappia, una rivista che si occupa di politica. E proprio questo è il punto forte della storia. Sembra che Rolling Stones abbia contattato DFW proponendogli di seguire, in occasione della campagna elettorale del 2000, uno degli sfidanti dello strafavorito George W. Bush nella corsa per la Casa Bianca. Lo scrittore fortemente spaesato da una simile richiesta obiettò, ritenendosi inadeguato a trattare argomenti politici, in quanto non particolarmente interessato e ferrato nella materia. I vertici del potente magazine americano risposero che era proprio quello il motivo per cui lo avevano individuato per quel lavoro. Ritenevano DFW l'uomo giusto perché erano interessati al parere di una persona estranea alle logiche di palazzo e di conseguenza, libero di raccontare, senza condizionamenti, ciò a cui assisteva è ciò che riusciva a rubare con gli occhi e con le orecchie. L'unico politico che suscitava interesse nello scrittore, non certo per affinità politiche, era per l'appunto John McCain, ritenuto dallo stesso, un po' come lui, un cane sciolto senza padroni, allergico a guinzagli e museruole. Ne esce fuori un reportage molto bello ed interessante. Riassumerlo significherebbe snaturarlo e violentarlo, pertanto invito i curiosi a cercarne una copia ed a leggerlo per provare ad appassionarsi come capitò a me all'epoca, ad un personaggio decisamente interessante e fuori dagli schemi. A quella piacevole lettura ne seguirono altre che mi raccontavano chi era John McCain e chi era stato. Si sarà capito dal trasporto con cui ne narro che, pur non potendolo conoscere di persona, è una persona che stimo moltissimo ed a cui voglio anche bene. Tornando a David Foster Wallace mi approprio indebitamente di qualche frase da lui scritta per provare a dipingercelo: "Avete tre arti spezzati, e state cadendo sulla capitale nemica che avete appena tentato di bombardare. Immaginate di guadare un lago con le braccia rotte, mentre una folla di nordvietnamiti nuota verso di voi, e uno vi caccia una baionetta nell’inguine”. Vi risparmio i dettagli del trattamento "di riguardo" riservatogli in quella famigerata prigione soprannominata Hanoi Hotel e vado subito al punto in cui DFW si commuove pensando a quell'Ufficiale decisamente malmesso, dicendo di lui che “non cerca solo dollari o voti. Parla di onore, di devozione, di sacrificio come se queste parole davvero rappresentino qualcosa”. Ma ora provo io a spiegare, con meno poesia ma con immensa stima verso il personaggio, chi è John McCain. Dicono che McCain sia uno dei più competenti e retti uomini politici in circolazione. È senatore da trent’anni ed è uno dei più rispettati anche dai Democratici. In occasione delle ultime elezioni presidenziali non ha votato per Trump. Non bisogna necessariamente essere ideologicamente dalla sua parte per sentirsi molto tristi per il grave tumore al cervello che gli è stato recentemente diagnosticato. Il presidente Trump, al riguardo, affermò che "il cancro non sa contro chi si è messo". Il senatore sa bene che il cancro al cervello che lo ha colpito "è molto, molto grave". In una recente intervista alla CBS, riferendosi ai referti medici apparsi piuttosto infausti, ha affermato: “Capisco! Ora faremo quello che possiamo, con i migliori medici, e allo stesso tempo celebriamo con gratitudine una vita ben vissuta». Poi, parlando di Donald Trump, ha affermato: "Il popolo americano lo ha scelto come presidente, dobbiamo rispettarlo, e poi ha un team sulla sicurezza nazionale molto forte, che so ha un'influenza significativa su di lui" ha poi sottolineato: "Mi piacerebbe parlare con lui, ma capisco anche che siamo persone molto diverse, con una diversa istruzione e diverse esperienze di vita". John McCain è tornato recentemente alla ribalta per la sua decisa ed a quanto pare efficace opposizione al piano di Donald Trump di "cancellare" la riforma sanitaria fortemente voluta ed attuata dall'ex inquilino della Casa Bianca, Barack Obama, l'attualissima Obamacare. Di John McCain vi riporto una parte dell'ultimo discorso tenuto al Senato e pensando contemporaneamente alla attuale scena politica italiana e ai suoi interpreti non posso che sentirmi fortemente preoccupato, amareggiato e passatemi il termine, molto incazzato per tutto ciò che negano al nostro meraviglioso popolo. "Le nostre scelte, l'esercizio delle nostre responsabilità, sono spesso vivaci e interessanti. Possono essere sincere e di principio, ma sono oggi più faziose e più tribali di qualsiasi altro momento che io possa ricordare. Le nostre scelte possono ancora essere utili ed importanti, ma credo che siamo tutti d'accordo sul fatto che ultimamente non sono state proprio delle scelte grandiose e ambiziose. In questo momento non stiamo facendo granché per il popolo americano. Entrambe le parti hanno le loro colpe, lasciamo che siano gli storici a decidere chi ha cominciato. Sospetto che siamo stati tutti complici del nostro declino, per le nostre azioni e per le nostre omissioni, tutti abbiamo giocato un ruolo. A volte ho lasciato che la mia passione contasse più della mia ragione, a volte ho reso più complicato raggiungere un compromesso per via di qualcosa di brutto che ho detto a un collega, a volte, ho voluto vincere per il gusto di vincere, piuttosto che arrivare ad un compromesso che mi piaceva così così. Invece il progresso un passo alla volta, i compromessi che tutti criticano ma tutti accettano, le piccole manovre e aggiustamenti che permettono di risolvere pian piano i problemi e proteggerci dai nostri nemici, forse non sono particolarmente affascinanti o eccitanti, forse non vi sembrano un trionfo politico, ma sono spesso il massimo che possa ottenere un sistema democratico come il nostro, in un paese grande e diverso come il nostro. Pensate alle ingiustizie e alle crudeltà inflitte ai popoli dalle autocrazie e dai regimi, pensate a quanto è corruttibile la natura umana. Se pensate a tutto questo, il nostro sistema imperfetto e la libertà e giustizia che è in grado comunque di preservare, sono in realtà delle conquiste magnifiche. Non è un sistema che dipende da quanto noi in questa stanza siamo nobili l'uno con l'altro, ma è un sistema che dipende dai nostri difetti e pur risentendone, ci ha aiutato a diventare la più potente e prospera società sulla terra. Preservare questo sistema è una nostra responsabilità anche quando comporta fare qualcosa meno soddisfacente di vincere, anche quando comporta dover cedere qualcosa, anche quando i nostri sforzi ci fanno fare dei piccoli passi ed i critici ci accusano per la nostra timidezza, per il nostro non riuscire a trionfare. Spero che possiamo affidarci all'umiltà, alla voglia di collaborare al modo in cui dipendiamo uno dall'altro, per imparare come fidarci di nuovo di noi e servire meglio le persone che che ci hanno eletto. Smettetela di ascoltare chi urla e chi le spara grosse alla radio, alla TV o su internet. Che vadano al diavolo. Quelli non vogliono il bene delle persone. La loro vita dipende dalla nostra incapacità. È un privilegio per me prestare servizio con tutti voi, dico sul serio. Molti di voi negli ultimi giorni mi hanno raggiunto con i loro pensieri e le loro preghiere e ha significato molto per me, davvero. Così tante persone hanno detto cose così belle di me, che secondo me, alcuni di voi mi hanno confuso con qualcun altro. Lo apprezzo molto comunque. Ogni parola, anche le molte che non mi merito. Resterò con voi ancora pochi giorni, spero di poter gestire la discussione sulla legge sulla difesa che sono orgoglioso di definire un esempio di collaborazione tra le parti, poi andrò per un po' a casa per curare la mia malattia. Ho intenzione di tornare e darvi modo di pentirvi di tutte le cose belle che avete detto di me e spero di potervi dire di nuovo che è un onore servire il popolo americano insieme a voi". GB Foto: the newyorker Click to Post
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Commento alla prima novel di BSD
Dato che l’idea è prendere/leggere tutte le novel di Bungou Stray Dogs, mi sono detta che avrei potuto farne dei commenti brevi. Perché sì.
[ SPOILER a catinelle! ]
Bungo Stray Dogs: Osamu Dazai's Entrance Exam
[ 太宰治の入社試験 | Dazai Osamu no Nyuusha Shiken ]
[ Serie 1 - Episodi 6-7 ]
[ Pagina sul sito della YenPress | SUB ITA su Crunchyroll ]
Avevo già avuto modo di leggere la prima novel di BSD... a pezzi. (Diciamo che l'avevo letta tutta, ma mancavano mezzo capitolo tre su quattro totali e la parte finale era tradotta in modo pittoresco.) Poi è arrivata la YenPress e ho deciso di prenderla. A Luglio scorso, per la precisione, ma l'ho letta solo ora- (E su Amazon va preordinata o bisogna fare gli agguati, perché pare che le novel di BSD vadano esaurite tipo il giorno dell'uscita-)
Questa prima novel mi è piaciuta.
È narrata in prima persona da Kunikida, ma non mancano casuali scorci su altri personaggi (in terza persona). Protagonista assoluto è - chi l'avrebbe mai detto - proprio Kunikida, con Dazai a fare da coprotagonista. Altri personaggi che appaiono sono Fukuzawa, Yosano ad una riunione e Ranpo via telefono, oltre ad Akutagawa che continua il suo errare alla ricerca di Dazai-sama-senpai. Tanizaki e Naomi appaiono solo nell'epilogo.
Come da titolo, si tratta del test d'ingresso di Dazai all'Agenzia, gestito da Kunikida: un prequel di due anni prima, in cui ad un certo punto Dazai sembra addirittura l'Evil Overlord. Tipo la mia scena preferita della novel, perché Dazai che yandereggia è sempre una cosa bellissima.
Nuovi personaggi di questa novel sono Rokuzo, giovane hacker sotto l'ala protettiva di Kunikida (almeno, così si dice) e Nobuko, dolce vittima degli eventi (almeno, così si dice).
Questa storia è tutta per Kunikida - che, poveraccio, dopo un po' nella serie appare giusto in tempo per essere traumatizzato. Ma tranquilli: è pluritraumatizzato anche qui. Il suo momento che più ho preferito è sul finale, quando praticamente manda a quel paese Dazai: SCREW THE ANGST, I HAVE IDEALS! È un momento tesissimo, drammatico, e quella che, a conti fatti, è un'esplosione tsundere e disperata è stupenda per come è resa, per quello che dice. Si spera che non finirà come il Re Azzurro e che i suoi ideali lo portino a qualcosa - magari di diverso dal Puntuale Trauma, che mobbastaveramenteperò.
Tutta la parte giallo-thriller è coinvolgente, con una buona alternanza di momenti d'azione a momenti di tranquillità, con tanto di gag stupide ma divertenti (tipo i funghi allucinogeni, la sceneggiata all'ambasciata o Kunikida che pensa che Dazai e Nobuko si siano dati alla pazza gioia). È un prequel, quindi si sa che Dazai è del Team Buoni, ma mi è piaciuto il modo in cui viene fatto apparire come il più sospetto di tutti. Anche il momento in cui Kunikida lo affronta, nonostante alla fine non sia vero, sembra quasi tramettere la profonda delusione che Kunikida avrebbe provato se il colpevole fosse davvero stato lui.
Nobuko è perfetta nel suo essere dolce, malinconica, manipolatrice e spietata. Tutto lo spudoratissimo simbolismo sul finale (vestita in kimono bianco, i crisantemi che porta alle tombe delle vittime, gli higanbana fuori dalla finestra) mostra benissimo il suo essere "morta dentro", il modo in cui la bontà degli ideali si tramuta in un quasi passivo seguirli nella sua forma più estrema come unico, vago, attaccamento alla vita.
Tutti i tasselli del puzzle finiscono con l'incastrarsi alla perfezione, su più livelli. Il rapporto tra Kunikida e Dazai non si trasforma in un legame rose e fiori: hanno idee opposte, uno idealista, l'altro cinico, sanno che forse le loro ideologie finiranno per scontrarsi ancora, ma si rispettano e si fidano l'uno dell'altro. Ah, se qualcuno avesse dei dubbi: Dazai lo supera, il test d'ingresso. (!)
Questa novel tanto bellina, però, ha dei difetti. Due, per la precisione: le "Deduzioni à la Pandora Hearts" e il trattamento di Rokuzo.
Cosa sono le Deduzioni à la Pandora Hearts? Tayr ed io chiamiamo così quelle situazioni in cui i personaggi deducono cose complicatissime, con collegamenti mentali incredibili, fanno partire l'applauso... e poi non notano cose ovvie. Il nome l'abbiamo preso (ohibò!) da Pandora Hearts, dove ai super-ragionamenti segue il colpone di scena che qualcosa che avevano sempre cercato era esattamente dov'era prima.
In questo caso, Kunikida intuisce un sacco di belle cose, ma né lui né Dazai sospetteranno mai che il Messaggero Azzurro possa essere Rokuzo - abile hacker, con un possibile rancore verso l'Agenzia e Kunikida in particolare, che conosce dettagli interni all'Agenzia. Ad onor del vero, in una mezza paginetta, Kunikida fa un pensiero veloce circa questa possibilità, ma è subito liquidata e nessuno ci penserà mai più. Allo stesso modo, va bene non pensarci subito ma, arrivati alla fine, a Kunikida non sorge neppure una punta di sospetto su Nobuko, unica superstite del Messaggero Azzurro, stranamente "quasi uccisa" in modo diverso dagli altri e per questo sopravvissuta, il cui fidanzato guidato dagli ideali è morto per quegli stessi ideali, brillante criminologa... Si è scelto di non concentrarsi né su Rokuzo né su Nobuko proprio perché erano coinvolti ma, così facendo, li si è resi sospetti. Se quello di Nobuko è un ottimo colpo di scena, purtroppo nelle ultime pagine (quando non ci sono fisicamente più personaggi) diventa quasi ovvio che si tratta o di lei o di Rokuzo. Tra l'altro, questo è un prequel e di questa Nobuko, così presente in questa novel, non si è mai parlato, quindi si intuisce che, a prescindere dal suo ruolo, non ha fatto una bella fine.
A questo difetto si ricollega il trattamento assurdo ricevuto da Rokuzo: appare all'inizio (la sua presentazione) e alla fine (alla sua morte), con mi pare due interventi via telefono durante tutta la novel e UN pensiero UNO di Kunikida (quello in cui si affretta a scartare l'ipotesi che il Messaggero Azzurro sia lui). Ammetto che potrei aver dimenticato qualche altro suo fondamentale intervento, ma si tratta comunque di apparizioni che si contano sulle dita di due mani a voler essere gentili. Nella novel, il giovane Rokuzo ha le potenzialità ma la sua unica utilità è tracciare le mail e uccidere Nobuko alla fine. Se un qualsiasi altro membro dell'Agenzia fosse stato capace di tracciare le mail (Questo pensando che Katai non fosse ancora stato pensato come personaggio) e Nobuko fosse morta in qualsiasi altro modo, si potrebbe togliere Rokuzo dalla novel e non vederla modificata di un millimetro. Il profondo rimorso di Kunikida per la morte dei poliziotti sarebbe rimasto, perché il tema del "padre" non è mai stato neppure lontanamente presente, in questa novel. Kunikida non solo non mostra il minimo segno paterno per Rokuzo, ma tra un po' si scorda pure della sua esistenza. Il tema di questa novel sono gli ideali (Kunikida, Nobuko, il Re Azzurro) e la fiducia (Kunikida e Dazai, Kunikida e Nobuko); il tema del rapporto padre-figlio è il nulla - al contrario di quanto sarà in Fifteen, suppongo Untold Origins e soprattutto in Dark Era - e il suo unico vaghissimo esponente (Rokuzo) finisce anch'egli per rasentare il nulla.
Questi due difetti sono consequenziali: a causa dello spazio quasi inesistente di Rokuzo, nessuno sospetta davvero di lui - nessuno va a chiedergli come sta nel sapere l'assassino di suo padre a piede libero. Solo Dazai sfrutta questo dettaglio, e solo sul finale - e si tratta di un espediente per Nobuko, non certo per Rokuzo come personaggio. Togliendo Rokuzo e modificando la tracciatura delle mail / la morte di Nobuko, entrambi i difetti della novel svaniscono. (Riguardo la loscaggine di Nobuko da metà libro in poi, dato che è dal punto di vista di Kunikida, si potrebbe pensare che, data la sua cotta, si ostini a non sospettare di lei.)
Lo stile.
Lo stile del signor Kafka è onesto - non brilla, ma non è neppure brutto. Lui stesso, nelle pagine a fine libro, ammette di non essere pratico di scrittura di romanzi e di essere stato aiutato dalla signorina Sango.
Nella narrazione, in genere, viene preferita l'esposizione dei fatti all'immersione nella storia. Ad esempio (esempio inventato), invece di "Gli spaccai la faccia con un calcio", è scritto "Ruotai su me stesso, protesi la gamba e il mio tallone colpì il volto dell'uomo".
Il resto è il BSD che si conosce: dialoghi swagghissimi, personaggi ben caratterizzati (a parte la bizzarra eccezione di Rokuzo), trama coinvolgente e scene che riescono comunque a trasmettere la giusta tensione o a far scappare un sorriso.
Menzione d'onore, a certi azzeccatissimi tempi comici, in cui al pensiero freddo e razionale di Kunikida segue immediatamente una sua scena di violenza ai (meritati) danni di Dazai.
L'anime
La prima novel è stata adattata negli episodi 6 e 7. La cosa che mi stupisce è che ovunque è segnato che la seconda novel è stata adattata nei primi quattro episodi della seconda serie, ma pare che nessuno sappia che gli episodi 6 e 7 sono tratti dalla prima novel. (!?)
Ricordo che sia la prima volta che li vidi sia al rewatch pensai che fossero episodi molto intensi. Mi piacquero moltissimo - e mi piacciono tutt'ora, eh.
Li ho rivisti con puro occhio critico, per fare un freddo confronto tra anime e novel. All'epoca della prima serie, il Bones non aveva ancora deciso di adattare le novel così com'erano, quindi questa storia prequel è stata inserita nella continuity dell'anime. Le battute di Atsushi sono state prese dalla narrazione e da gente a caso e a lui vanno tutte le frasi e le situazioni riguardanti "il nuovo arrivato"; notare che, comunque, nel climax non è presente. Non parlando più del test d'ingresso di Dazai, ovviamente nessuno dei due episodi porta il nome della novel - come invece succederà per Dark Era e Fifteen.
I due episodi hanno... in un primo momento avrei detto metà della novel ma, pensandoci bene, in realtà ne hanno un quarto - è più un'esposizione degli eventi principali, diciamo.
Se si vede l'anime subito dopo aver letto la novel, non dà tanto un'idea di rushato quanto di riassunto - e la tensione a fine secondo episodio di Kunikida e Dazai non troverà esplicita risoluzione, cosa che potrebbe lasciare un po' disorientati. Questi due episodi sono stati fatti palesemente per mostrare di più Kunikida e il suo rapporto con Dazai (e le yanderate di quest'ultimo, seppur qui ancora piuttosto soft) e ci si concentra su questo: tutto ciò che riguarda il Messaggero Azzuro è stato purtroppo tagliato e ristretto. Se fosse stato animato più in avanti, sono sicura sarebbe stato molto più fedele.
Scene che mi sarebbe piaciuto molto vedere animate sono quella in cui Kunikida e Dazai fanno cose assurde all'ambasciata e, soprattuttissimo, quella in cui viene fatto credere che Dazai sia il Messaggero Azzurro. Evvabbè.
Ad ogni modo, ho apprezzato molto i parallelismi che il Bones ha fatto tra il Re Azzurro e Kunikida: entrambi biondi, con corporatura simile, con lo stesso doppiatore.
Quello che più ci guadagna in questa trasposizione molto tagliuzzata è senza ombra di dubbio Rokuzo: viene molto caratterizzato già solo a livello grafico (stanza buia in un sotterraneo, un gigantesco acquario con dentro un altrettanto gigantesco pesce, linguaggio del corpo rilassato) e vocale (parla in modo molto calmo, a volte con una punta di arroganza) e, avendo tagliato gran parte degli eventi, le Deduzioni à la Pandora Hearts si fanno sentire poco e sul finale lui non viene schiacciato dagli altri personaggi.
Quindi, un adattamento iper-velocizzato che mette in scena un quarto della novel, con il focus sui legami tra i protagonisti e la trama purtroppo più trascurata. Bello e ben fatto comunque, ma magari da vedere senza aver letto la novel o senza tenerla in considerazione.
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