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Aggiungerei tante cose, se solo mi andasse
però mi ritrovo con un bel cumulo di nulla tra le mani.
Un po come sempre, un po come te
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Qual è la tua canzone preferita dei Radiohead?
karma police è la mia canzone preferita in assoluto nel mondo nessuna canzone è e sarà mai come quella
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Le falle del sistema
Giorni fa l'algoritmo di youtube, che sa della mia profonda ammiraossessione per Umberto Galimberti, mi ha proposto una sua conferenza sull’identità. Galimberti ha indicato che l’identità è un dono sociale e l'individuo viene riconosciuto socialmente. Porta l’esempio della maestra che reputa un bambino intelligente e studioso, lo incoraggia nello sviluppo di un'identità positiva.
Ho avuto modo di approfondire questa tematica ne L’epoca delle passioni tristi. Gli autori, Benasayag e Schmit, parlano a riguardo dell’utilitarismo scolastico:
«tale ideologia pretende di costituire un mondo trasparente, in cui possiamo sempre giudicare ciascun essere umano in funzione di criteri chiari, precisi e univoci: i criteri quantitativi […] Nel gioco dell’utilitarismo scolastico, significa molto di più: viene considerato una specie di biglietto d’ingresso nel mondo degli adulti, perché si pensa che chi non studia sarà disoccupato, avrà una vita mediocre eccetera».
Ripenso al mio percorso scolastico, dove i miei/mie compagni/e venivano etichettat*, classificat* e, per certi versi, schedat* in base a quanto e a come rendevano. Le loro esistenze venivano cristalizzate e uniformate.
Queste considerazioni penso che possano essere applicate anche a quei casi in cui una bambina o un bambino viene ritenut* dall’insegnante taciturn*, silenzios* e spingono il soggetto a pensarsi in un modo anziché in un altro, le influenze dell'insegnante modellano la sua identità in base a quel tratto esteriore che gli è stato “donato”.
È evidente che si tratta di un sistema e di un modo di organizzare la vita scolastica degli alunni e delle alunne del mio contesto culturale, ma come si potrebbe rimettere al centro il soggetto?
Bibliografia
Bonetti R., 2014, La trappola della normalità.
Galimberti U., 2021, Trovare la propria vera identità.
Schmit G., Benasayag M., 2003, L’epoca delle passioni tristi.
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*un cappio intorno al collo
niente vorrei che qualcuno mi stringesse forte ora
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Faccio pietà
Che I cani morti
Mi danno le pacche
Di solidarietà
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Innamorato
|| In realtà è... non so guardare i film ||
Su “consiglio” di Spotify ho visto Femina Ridens, film thriller drammatico del 1969.
[La Trama] Il dottor Sayer, direttore di un istituto filantropico, in seguito a un trauma infantile è cresciuto col terrore dell'amplesso: teme che la donna si comporti, in amore, come la femmina di certi scorpioni, che uccide il maschio con cui s'è accoppiata. Il complesso ha fatto di lui un seviziatore di donne a pagamento: il macabro gioco si svolge, ogni fine settimana, nel suo appartamento, attrezzato con ogni sorta di strumenti di tortura. Un giorno, venutagli a mancare una delle sue solite "vittime" coglie l'occasione di una visita della segretaria, Mary, per ridurre la donna in suo potere. Torturandola, minacciandola ad ogni istante di morte e mostrandole le "prove" di precedenti "delitti", Sayer spinge Mary a tentare il suicidio. Da quel momento, però, qualcosa nell'uomo comincia a cambiare: sul punto di ucciderla davvero, s'accorge di essersi innamorato di lei, la quale è pronta a ricambiarlo. Dopo averle confessato di non avere mai ucciso nessuno, Sayer si getta fra le sue braccia ma, come aveva sempre temuto, per lui quell'atto sarà davvero fatale. Per Mary, invece, che recitando a perfezione la parte di vittima innocente, si era deliberatamente sostituita ad una delle solite donne di Sayer, la sua morte non sarà che l'ultimo di una serie di trionfi sugli uomini (Il cinematografo, https://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/femina-ridens/22728/)
[Oltre il film] Ad aver catturato la mia attenzione è stata la rappresentazione del rapporto uomo-donna, tra Mary Erkström e il dottor Sayer. È un film che vorrebbe, forse, far riflettere sul modo di essere donna e uomo nella società di fine anni ’60. L’uomo è virilità, potenza, indipendenza mentre la donna è ingenuità, é un essere indifeso, carico di sensualità ed erotismo. Gli unici momenti in cui i ruoli vengono messi in discussione sono quando Sayer mostra la sua fragilità nell'innamorarsi di lei; e nel trionfo di Mary che si vendica e si emancipa da quella situazione reclutando lo stesso apparato concettuale del dottor Sayer: atteggiamenti da despota violento e suprematista, infatti è simbolica la sua frase: “Impara a vendicarti e distruggerli, giocando al loro stesso gioco. Vedrai come è piacevole”.
Secondo me il film mette in mostra “ciò che si dice sull'uomo e sulla donna in società". Riconosco che qua sta il punto di forza. La mia postura da studentessa però mi porta a essere polemica, in particolare sul finale: perché Mary ha ucciso il dottor Sayer? Perché poi consiglia di attuare la violenza? Non si poteva costruire una narrazione alternativa e proficua?
Il film ha collegamenti con la nostra contemporaneitá, non a caso il nostro tempo ha come focus: comprendere il funzionamento del rapporto uomo-donna, il ruolo della donna nella società, la sua emancipazione, il boicottaggio del patriarcato o il revival del “sesso debole”. Ad esempio, guardando alla contemporaneità ripenso al testo Cercando Rispetto (2005) dell’antropologo americano Philippe Bourgois che nel descrivere l’emancipazione delle donne del barrio di East Harlem, notava che la loro battaglia era declinata secondo parametri patriarcali. Le donne lottavano quotidianamente per ottenere assistenza per sé e per i privilegi, per conquistare posizioni di rilievo nell’economia underground della strada. Queste donne resistevano al dominio degli uomini uccidendo i propri mariti o rifiutando convivenze basate sul terrore. Bourgois ha voluto portare in evidenzia quelle contraddizioni insite nel processo di empancipazione. Ció mi spinge a chiedermi: si è destinati in eterno a soccombere alla logica win-lose e a replicare gli atteggiamenti da cui si cerca di prendere le distanze?
A me questo film ha lasciato molte perplessitá, soprattutto dal punto di vista del contenuto. Forse questa mia indisposizione nasce dal mio essere fin troppo impregnata di studi, invece dovrei inquadrare il film nella sua epoca storica e culturale. Ma ritorno sempre lì. Nonostante siano passati più di cinquant’anni il rapporto uomo-donna continua ad essere declinato attraverso il darwinismo sociale...
E mi convinco sempre di più che a cambiare non devono essere le persone, ma gli immaginari e le rappresentazioni.
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Tu forse non rimpiangi nulla, ma io si
Rimpiango di averti dato l'opportunità di ferirmi.
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L'intima natura delle cose
Il suo crescere smodato
Ci ricorda per vie traverse
Che l'evoluzione trasuda cambiamento
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Sai che cosa penso,
Che non dovrei pensare,
Che se poi penso sono un animale
E se ti penso tu sei un’anima,
Ma forse è questo temporale
Che mi porta da te,
E lo so non dovrei farmi trovare
Senza un ombrello anche se
Ho capito che
Per quanto io fugga
Torno sempre a te
Che fai rumore qui,
E non lo so se mi fa bene,
Se il tuo rumore mi conviene,
Ma fai rumore sì,
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale
Tra me e te.
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