Qui sono narrate le storie di uomini maledetti, grandi eroi e cacciatori di mosche.
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sorry not sorry (credits to @arianwen44 for the artwork)
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becoming an adult cheat sheet!!!
learn how to coupon
how to get free therapy
clean bathroom tips
what to do when you can’t pay your bills
learn time management skillz
recipes that take 30 minutes or less
see if you’re paying too much for your cell phone bill
create a resume
how to make a doctor’s appointment
organize your closet
find the right career
a list of stress relievers
how to pick a major
how to take care of yourself when you’re sick
things to bring to a doctor’s appointment
what the hell is a mortgage?
buying a used car
how to pick a health insurance plan
read the news
leave your childhood traumas behind
how to quit smoking
a list of hotlines in a crisis
what to expect from your first gynecologist appointment
what to do if you get pulled over by a cop
things to keep in your car in case of an emergency
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“My mom painted this and said no one would like it. It’s her 2nd painting.”

“I painted somebody’s mom”

“Took a while and not perfect, but i painted the guy who painted the other guy’s mom”

“I painted the girl who painted the guy who painted the other guy’s mom who painted an egret”

“I painted the guy who painted the girl who painted the guy who painted the mom who painted a bird”

“When it sinks in that I stayed up most of the night to paint a meme for internet points…”

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Sorry for the lack of quality posts lately. Here’s a funny.
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Starry Holidays!
Here’s a comic on Irregular galaxies!
http://coolcosmos.ipac.caltech.edu/ask/219-What-is-an-irregular-galaxy-
http://astronomy.swin.edu.au/cosmos/I/irregular+galaxy
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Una vita
Un vecchio canuto camminava col sole del tramonto alle spalle, si dirigeva nella direzione del palazzo della primavera, dove aveva imparato la scherma. Ogni passo portava con sé un ricordo.
[...] Era estate, un bimbo correva nel palazzo, sembrava felice mentre osservava la madre ricambiare il suo sguardo e il suo sorriso [...] L'afa dell'estate presto lasciò il posto al gelo invernale, in una tragica notte il pianto di una vita costo un oceano di lacrime per un'altra [...] "è colpa sua, lui l'ha uccisa, quel poppante non merita di essere al mondo" [...] un bambino tendeva la gamba e un secondo inciampava su questa [...] due giovani tiravano di scherma, il più alto era anche il più robusto e il più esperto nell'arte della spada, non lasciava aperture al secondo, "merita di essere al mondo fratello" [...] "fratello... Perché?" [...]
Le sue membra stanche si trascinavano in questa folle marcia senza sosta, una lacrima solcava il viso del vecchio, ma nonostante ciò la sua anima brillava con una fiamma ancora intensa, se si fosse potuta vedere, sarebbe stato come osservare un fuoco celeste che avvolge un ancor più splendente fiamma verde smeraldo.
Il suo passo era spedito, anche se non più rigido come quello di un soldato, la sua faccia serena ma il sudore tradiva la fatica.
Arrivò ad una foresta, la foresta della memoria, posò la mano su un albero, come si saluta un vecchio amico, sorrise ed esclamò: "Feorn, fratello, finalmente ti ho raggiunto, anche se non come avrei sperato".
Così Mijolr chiuse gli occhi e si distese a terra e lentamente l'erba lo ricoprì.
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La missione del cielo, il cammino sulla terra
“Nessuno da cui tornare, nessuno a cui dare conto ma neanche qualcuno su cui fare affidamento. In quella città troppo grande, troppo indifferente nei confronti di una ragazzina, gli occhi della stessa si muovevano lenti ma calcolatori. Scorse una mela nella sacca di un tipo allampanato, un anello pericolosamente largo sul dito di una borghese dal collo troppo lungo e stretto e alla fine un borsello fin troppo gonfio sulla cintura di un tizio che portava un pesante mantello di lana in piena estate. Il suo primo pensiero fu subito che solo un idiota indossa un mantello del genere con quel sole. Gli idioti le piacevano, tanti soldi e poche grane, così si mise all’azione. La ragazzina si avvicinò dunque alla sua “preda”, la pedinò per tutto il giorno, quella entrava in una locanda e la ragazzina lo seguiva, questo girava per il mercato e lei gli andava dietro. Il giorno passò e arrivo alla fine la sera, l’uomo si alzò per andare in bagno e quindi tornò al suo posto, lei non si mosse, pronta ad entrare in azione. Non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ma la ragazzina giurò di averlo visto sorridere. Scacciò quel pensiero dalla mente, era nervosa, sentiva qualcosa nell’aria, ma scacciò quel pensiero e si avvicinò senza farsi notare. L’uomo era chino sulla sua scodella di sbobba che propinava la taverna, non pareva averla notata. Passando dietro a questo, fece per allungare la mano verso il borsello rigonfio del viandante, ma qualcosa la blocco, si sentì afferrare al polso. “Sai che sei un bel tipo?” e subito la stessa voce che aveva pronunciato quelle parole eruppe in una sonora e chiassosa risata. Molti curiosi si voltarono a guardare e videro l’uomo con il mantello che con sguardo sorpreso guardava la ragazza, sollevata in aria da un omone tutto muscoli e dalla barba folta che rideva. “Io sono Plagnet, terzo erede al trono della famiglia Lothian” disse l’omone tutto muscoli all’orecchio della bambina in modo che solo lei potesse sentirlo, poi schioccò le dita e l’uomo con la cappa di maglia evaporò. “Questo era un mio incantesimo” disse con noncuranza “sai, ti sto osservando da tutto il giorno” continuò Plagnet “credo che con il giusto addestramento potresti diventare una attendente niente male”. La ragazzina era terrorizzata tanto da non capire bene quello che l’uomo le stava dicendo, ma mostrare la debolezza equivaleva ad uccidere il suo spirito, quindi decise di restare in silenzio, guardandolo torvo. Plagnet si mise di nuovo a ridere e poi disse: “Hai una bella parlantina vedo, bene, da oggi il tuo nome sarà Eulalia” e le sorrise. Qualcosa in quel sorriso fece calmare Eulalia e da quel giorno divenne la figlia adottiva, nonché la sua attendente e apprendista. Insieme visitarono il piano elementale del fuoco. Dal sangue di un Efreeti sconfitto fu forgiato, da Derk Dronial, un nano mago in grado di creare qualsiasi tipo di arma incantata, uno dei cimeli della famiglia Lothian: Emiril, la fiamma eterna. Con Emiril, Plagnet riuscì a deviare il soffio di fuoco di Frokner, il drago a capo del secondo stormo di Saeikir. Con al suo fianco Eulalia, l’eroe divenne leggenda, la leggenda mito e molte sue imprese sono andate ormai perdute tra le pagine rovinate della storia, forse solo l’allieva e figlia di Plagnet ora saprebbe enarrarci tutte le vicende e le imprese che l’eroe riuscì a compiere, sicché lei, dopo averlo incontrato in una squallida taverna, è sempre rimasta al fianco del suo vecchio adottivo mentre questo scriveva la storia.”
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La nascita di un re
[...] "Correva l’anno 1150 C.R. (Calendario Regio) erano tempi bui, il cipollaio delle ombre, chiamato così perché già allora il suo nome era andato perduto, spadroneggiava libero sul mondo. Il suo potere era incontrastato e pochi avventurieri si potevano avvicinare ad un briciolo della sua potenza e ancor meno gli si opponevano dopo che questi aveva corrotto l’antico drago Eikaram, assoggettandola alla sua volontà. La prole di Eikaram, divenuta Saeikir dopo la corruzione, colonizzava ogni libera isola del mondo per conto della madre e del suo padrone. Lo stormo, così veniva chiamato volgarmente, tiranneggiava indisturbato dove non v’erano eroi abbastanza potenti o temerari da opporsi. In questi tempi oscuri, nella capitale nanica di Nargalon, un giovane guerriero ignaro del suo destino, masticava pigramente una spiga di grano e sorseggiava birra osservando il sole calare pigramente. Il suo sguardo venne attirato da un puntino nero nel cielo. Pensò che fosse semplicemente la luce rimasta impressa sulla sua iride; non ci badò molto e tornò a sonnecchiare, quasi ubriaco. Il clima tranquillo e assonnato di quel tardo pomeriggio mutò quasi in un istante, come quando in estate arriva un acquazzone improvviso, la folla fuggiva verso le mura interne della città in cerca di riparo, il regio esercito si mosse verso l’entrata di Nargalon, la città sotto il vulcano e quel frastuono di armature misto alle urla della folla impaurita fece destare il giovane nano. Subito si sporse per osservare le porte della città e notò un’enorme testa che scioccamente gli ricordava le fattezze di un serpente. Tra urla indistinte della folla, qualcuno urlò “Dehizim, è lui che ci sta attaccando”. Subito il nano comprese la gravità di quanto stava accadendo: il primo drago rosso dello stormo di Saeikir stava attaccando la città. Non perse tempo, indossò l’armatura più velocemente che poté, tentò di afferrare l’ascia per ben due volte, ancora sotto l’effetto dei sette malti nanici e alla fine, al terzo tentativo ci riuscì. Si mise in cammino per affrontare la bestia, prima marciò, ma carico di paura per la sorte della sua amata Nargalon, la marcia presto divenne corsa. Stremato si ritrovò di fronte ad uno spettacolo orribile, il drago ferito ma ancora arzillo e il regio esercito quasi del tutto sgominato e tra i cadaveri quasi ormai carbonizzati i suoi occhi notarono anche un corpo quasi irriconoscibile con l’armatura di Gorta Grammartello, suo amico fidato ma anche re di Nargalon. La furia si impossessò di lui e ingaggiò il combattimento sprezzante del pericolo, il drago soffiava, graffiava e mordeva e il nano cercava di colpire le scaglie già indebolite dagli altri guerrieri. Gli sembrarono giorni, l’effetto della birra era finito, ma quello della rabbia no. In uno slancio di eroismo il nano scalò l’enorme corpo del bestio, si avvicinò alle sue orecchie e subito emise un suono rauco e rozzo, che risuonò per tutta la città. Il drago dunque sgranò gli occhi per la sorpresa e quasi per boria aprì anche la seconda palpebra che difende gli occhi dei draghi da frecce e veleni e proprio in quel momento Ghur Gahazud, con un colpo folle e disperato fece esplodere l’occhio prima e poi colpì le cervella del bestio. Stremato si lasciò cadere e riposo accanto al cadavere del suo nemico fatale. Quando si svegliò grida, urla e giubilo furono le cose che udì. Ancora sporco di sangue e cervella del drago, veniva portato in trionfo al castello regio, dove verrà incoronato dopo pochi mesi “Ref oir hotork” ovvero “re di coraggio” nella lingua nanica." [...]
-"I Rèmmali", Quarto Remmo Alabo
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