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Blackest day
È cominciato tutto la settima scorsa. Provavo una rabbia immotivata. Le lacrime arrivavano subito nei dotti. Guardavo tutti in cagnesco. Bastava una minuscola cosa fuori posto per mandarmi fuori di testa. Credetemi, pensavo di essere impazzita. Mi dicevo: ok, adesso basta. Stai esagerando. E il giorno dopo ero punto e a capo. Ieri poi ho capito. Era il ciclo. Il fottutissimo ciclo e i suoi fottutissimi sbalzi ormonali. E in più un brutto risultato di un esame scritto all'università. Stamattina mi sono ritrovata a fissare il vuoto nel bagno mentre mi lavavo. Mi sono sentita di nuovo una pazza. Era solo il ciclo, cristiddio.
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Come farti capire?
Come farti capire che c'è sempre tempo?
Che uno deve solo cercarlo e darselo,
Che non è proibito amare,
Che le ferite si rimarginano,
Che le porte non devono chiudersi,
Che la maggiore porta è l'affetto,
Che gli affetti ci definiscono,
Che cercare un equilibrio non implica essere tiepido,
Che trovarsi è molto bello,
Che non c'è nulla di meglio che ringraziare,
Che nessuno vuole essere solo,
Che per non essere solo devi dare,
Che aiutare è potere incoraggiare ed appoggiare,
Che adulare non è aiutare,
Che quando non c'è piacere nelle cose non si sta vivendo,
Che si sente col corpo e la mente,
Che si ascolta con le orecchie,
Che costa essere sensibile e non ferirsi,
Che ferirsi non è dissanguarsi,
Che chi semina muri non raccoglie niente,
Che sarebbe meglio costruire ponti,
Che su di essi si va all'altro lato e si torna anche,
Che ritornare non implica retrocedere,
Che retrocedere può essere anche avanzare,
Come farti sapere che nessuno stabilisce norme salvo la vita?
Come farti sapere che c'è sempre tempo? (Mario Benedetti)
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Silenzio
Mi piace stare in compagnia. Però preferisco bere un bicchiere di vino bianco da sola. Preferisco accendermi una sigaretta da sola. Ascoltare il rumore del mare dal mio giardino la sera. Mi piace girarmi verso la finestra della mia camera. Osservare i pali della luce che si accendono la sera. Sembra che conoscano il momento preciso in cui la luce del giorno va via.
Mi piace ascoltare la musica. Di solito la voglio tutta per me. Non amo condividere. In definitiva amo che tutto ciò che creo sia a ritmo di musica. Mi piace stare in silenzio quando scatto fotografie. Ancora di più amo il silenzio della mia casa. Quel momento in cui si chiude la porta d’ingresso. Quel momento in cui l’ultima parola è stata pronunciata. L’attimo in cui mi volto nel buio e non percepisco altro che silenzio.
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5. Il buio
La pioggia batte forte sul vetro della camera. Do un sorso al mio bicchiere di vino. Nell’altra mano una sigaretta a metà. Do un tiro e guardo fuori. Certo che una pioggia così fitta si vede solo raramente qui. In lontananza ci sono delle macchine imbottigliate nel traffico. Quando piove la gente alla guida va totalmente fuori di testa. Ci sono due persone sotto gli ombrelli che camminano a passo sostenuto verso il portone di fronte. Una delle due cerca a lungo le chiavi nella borsa. sembra una caccia al tesoro. Mi ricorda una mia cara amica. Quando andavamo a casa sua quasi si tuffava nella borsa per cercare le chiavi. Accadeva la stessa cosa con accendini, rossetti, penne. Finalmente la donna ritrova le sue chiavi. L’uomo in sua compagnia le regge l’ombrello. Probabilmente sono una coppia. Si scambiano sguardi complici. Forse vivono insieme da poco tempo. Lui chiude gli ombrelli. Tende uno dei due alla donna dal trench blu e si infila nel portone. La luce si accende automaticamente. Il portone non ha l’ascensore. Trovo che le due cose siano decisamente opposte. Come può un portone con una luce automatica non avere un ascensore? Mi chiedo se la legge dica qualcosa a tal proposito. Poi mi rendo conto che queste sono le classiche domande che mi pongo quando sono ubriaca. Mi sfilo le scarpe, ma resto lì vicino al vetro della porta del balcone. Nel frattempo i due salgono. Anzi, sarebbe più esatto dire che lei sale le scale a tre alla volta e lui la insegue. Come in una specie di caccia. Lei è agile, ride. Lui è preso dalla foga della conquista, quasi non controlla i suoi movimenti. Ad un certo punto lei si ferma e lui l’acchiappa. Ridono e si baciano. Si abbracciano e dicono qualcosa che non saprò mai. Li guardo. Vedo nei loro occhi qualcosa che a me non è mai stato chiaro. Non ho mai giocato così con qualcuno. Nessuno mi ha mai guardato in quel modo. Solo una volta qualcuno aveva provato a farlo, ma l’ho fatto scappare. Penso che non si debba arrivare a sentirsi speciali, è un bisogno che non ho mai sentito. Chino la testa da un lato, come ogni volta che mi sfugge qualcosa e tento di capirla con uno sforzo che si conclude con un nulla di fatto. Lui le prende la mano. Lei gli sorride, salgono insieme e chiudono la porta alle loro spalle. Vedo le loro ombre avvicinarsi nella luce della camera, che poi si spegne. E’ quel buio che mi sfugge.
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Off topic "tu, forse non essenzialmente tu"
Io sono quella che deve avere sempre l'ultima parola. Sono egocentrica, finisco sempre col parlare di ciò che sono e ciò che penso. Però oggi ho pensato a te, a come potrebbe essere andata la tua vita prima che ti conoscessi, a quanto dolore devi aver provato, all'impossibilità di riuscire a guardarti negli occhi. Io non so niente di te e soprattutto non sono più di un minuscolo puntino sulla tua strada. Mi sbattevo il cervello per farti capire che devi pensare meno e lasciarti andare un po' di più. Pensavo di essere io a doverti aiutare a capire queste cose perché per me sono cose normali. Invece mi rendo conto che non posso salvarti, devi farlo tu. E allora invece di scriverti, queste cose restano qui. Invece di venire a sbatterti contro un muro per farti capire come stanno davvero le cose mi dico che va tutto bene e mi dico che andrà tutto bene. Tu starai bene. E solo allora, forse, io starò bene.
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Off topic "una lieve tensione allo stomaco"
Tutto è diventato una lieve tensione allo stomaco. Bisogna sapersi controllare. Bisogna capire quando è il momento di fermarsi. Bisogna riuscire a gestire il panico. Bisogna calmare quelle immotivate e fortissime sensazioni che ti prendono così, all'improvviso. Dell'infinito e dell'assoluto tutto ciò che mi resta è una lieve tensione allo stomaco. Del mio essere fuoco resta solo una debole fiamma. Della mia curiosità rimane solo una guardinga occhiata. E una lieve tensione allo stomaco. Niente più.
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Off topic "avete rotto il cazzo"
Ci sono volte in cui leggo e ascolto gente che spara a zero su chiunque, senza esser stata interpellata a farlo. Altre volte vedo arrampicate, ipocrisie, arrivismo, mancanza di rispetto. Ma come vi viene in mente di credervi chissà chi? Voi non siete un cazzo. Non sarete mai un cazzo. Siete solo una manica di frustrati che sfogano così la propria insoddisfazione. Lasciate stare gli altri. Pensate a guardarvi dentro. Finitela con questa cazzo di ipocrisia. Tanto ormai non ci crede più nessuno. Siete la pochezza fatta a persona.
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Off topic "sogno"
Stanotte mi hai fatto visita. Eri nel mio sogno. Mi guardavi, ma non parlavi. C'era qualcun'altro a parlare per te. Qualcuno che si esprimeva in tua difesa. Forse. Io ti ho detto che sei incapace di parlare per te. Ma tu eri in silenzio. Però mi guardavi. È stato un attimo. Poi mi sono voltata e sono fuggita via. Non ti ho dato il tempo di fermarmi. Non ti ho lasciato un attimo in più per smentirmi. Non ho rispettato i tuoi tempi. O forse ho semplicemente allungato di troppo i miei. Stanotte, quando eri lì, ho capito che gli occhi non mentono. Le parole possono farlo. Ma gli occhi no. Quindi dimmi pure tutte le bugie che le tue parole sanno dire. Ma i tuoi occhi stanotte mi raccontavano una verità che non eri in grado di comunicarmi a parole.
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Off topic "il capotreno"
Ultimamente mi è venuta una fissa, volevo una Polaroid. Ho fatto un giro su internet. Quelle d'epoca costano troppo. Quelle nuove mi fanno schifo. Mi viene un'illuminazione, perché non prenderne una usata? Insomma, mi metto in contatto con una persona che ne vende una messa piuttosto bene. Mi informo sull'età della macchina, sul prezzo. Do la mia disponibilità a ritirarla di persona. Allora il tipo mi spiazza: "Se vuoi vengo io, così risparmi il viaggio." Ma sì, dai. Mi da appuntamento in stazione e mi raccomanda di essere puntuale perché è solo di passaggio. Mi faccio trovare fuori, nello spiazzale della stazione. Gli invio un messaggio. Lui mi richiama. Mi giro e me lo ritrovo a una decina di metri da me. Volete sapere perché era di passaggio? Era il capotreno. Era di passaggio perché i due vagoni che viaggiano sui binari che collegano le due città di provincia ripartono quasi subito. Mi ha consegnato la Polaroid, un bellissimo modello del 1996, e poi mi ha spiegato come funzionava. Io però non gli ho detto che già sapevo come funzionasse. Allora gli ho chiesto: "Ma perché la vendi?" E lui mi ha risposto che ne ha altre tre e ne ha appena regalata una a suo fratello. Insomma, era o no una storia da raccontare? Io adesso ho la mia Polaroid tra le mani e rifletto su ciò che mi è successo, sui casi della vita e sulla prima istantanea che scatterò.
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Off topic "gli eccessi"
Tu pensi che io sia troppo. Che sia un eccesso di parole. Che magari faccia una cazzo di tragedia. Che sia una novella Emma Bovary. Troppi sentimenti, troppa emotività. Oh no, questo è troppo per te. Invece io penso che l'eccesso sia tu. Tu con la tua paura. Tu con il tuo lanciarmi le briciole e niente più. Tu con le tue fottutissime canzoni. Sai qual è il problema? Finché ho tentato di fare un passo verso di te andava tutto bene, ma quando il passo avresti dovuto farlo tu, questo non è accaduto. Ora chi è eccessivo? Meglio dormirci su.
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Off topic "don't make me wait, honey"
In questi giorni passo il tempo ad aspettare. Aspetto delle risposte per dei progetti che ho presentato. Aspetto libri e oggetti che ho ordinato su internet. Aspetto addirittura la fila per andare al cesso. L'attesa mi provoca ansia. A volte diventa snervante. Fino a qualche tempo fa aspettavo anche che qualcuno si rifacesse vivo, ma mi sono accorta che le cose sono molto più complicate di così. Quindi ho smesso di aspettare. Un vuoto non si colma con pezzi diversi del puzzle. Il pezzo mancante l'hai perso. Magari è finito da qualche parte. Sotto un divano, dietro un mobile o in qualche cartone dello stramaledettissimo trasloco. Il punto però è che io quel pezzo ho smesso di cercarlo da un po'. Avete presente quando ritrovate qualcosa dopo anni e quasi l'avevate dimenticata? Ecco, è così che mi sento quando smetto di aspettare. Poi ci sono quelle attese belle. Quando propongo i miei progetti a qualcuno e aspetto delle risposte comincio a diventare insofferente. Il tempo sembra non passare più, conto i giorni. Odio quest'ansia, ma a volte provare quella sensazione di stare in sospeso fa bene. Qualcuno mi ha detto che è come vedersi proiettati davanti a sé stessi e ritrovarci la propria vita. Insomma, è un'esperienza che (nel bene o nel male) ti insegna che ne vale la pena. Quindi io aspetto. A volte non so cosa, o chi, ma aspetto. E sono certa che mi porterà da qualche parte.
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Off topic "Grazie"
Lasci un piccolo vuoto. Mi devasti anche da morta. Grazie per il freddo. Grazie per le lacrime. Grazie per la verità.
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4. Dolori
Sento dolori per tutto il corpo. Nelle mie ossa si concentrano degli strani punti di fuoco. Quando l’ho spiegato al medico, mi ha consigliato di sottopormi a una radiografia. Se ci fosse stato qualcosa sarebbe venuto fuori da quell’esame specifico.
A volte all’interno della testa sento che qualcosa pulsa. Come un mal di testa, ma concentrato in un punto preciso. Forse sono solo certi pensieri a farmi male. Sono stata in un centro specializzato in emicranie. Ho fatto una tac e una risonanza magnetica. Il neurologo mi ha detto che non ho nulla che non va.
Ci sono giorni in cui il mio cuore batte a dismisura. Come se potesse schizzare fuori dalla gabbia toracica e spiaccicarsi su di un muro. In quelle situazioni penso di avere una malformazione cardiaca. Sono andata dal cardiologo. L’esame era nella norma. La pressione perfetta. Mi ha comunque sottoposta a un’eco-cardiogramma. In altre giornate non lo sento battere, come se fossi morta.
La mia vista si annebbia quando guardo le cose lontane. Sembra fin troppo nitida quando sono vicine. Vedo delle bolle di sapone attaccate tra loro. Sembrano cellule sotto i vetrini del microscopio. Questo sbalzo mi ha portata dritta dall’oculista. Mi è stato esaminato il fondo oculare. E sapete, va tutto bene. Ma i dolori non cessano.
Ossa. Testa. Cuore. Occhi.
Cosa c’è che non va in me?
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Off topic "ma petite madeleine"
Avete mai sentito parlare del ricordo sensoriale di Proust? Sì dai, quello meglio conosciuto come la petite madeleine. Si tratta di un ricordo che scaturisce da un'esperienza sensoriale. In quel caso entra in gioco la memoria. Ed è ciò che mi è successo oggi. Stavo leggendo un racconto ed avevo come la sensazione di averlo già letto da qualche parte. Impossibile, ho pensato, questo libro lo sto leggendo ora per la prima volta. Sarà uno di quei classici déjà-vu. Ma quando comincio a leggere le ultime frasi quella sensazione diventa sempre più simile a una certezza. Quel racconto io l'avevo già letto. Ci rifletto su qualche minuto. Mi alzo dal letto. Mi dirigo a piedi nudi verso la libreria. Apro l'anta di vetro. Nel buio della camera cerco di sentire attraverso il tatto e la memoria la presenza fisica di quel libro. Ritorno sul letto e osservo la copertina. Una foto in bianco e nero dei piedi nudi di un bambino che fuoriescono dal finestrino di un'automobile. Apro la pagina dell'indice. Era come pensavo. "Penso", questo il nome del racconto che avevo letto. "Je pense", questo il nome del capitolo del romanzo breve che avevo adesso tra le mani. Da un po' la memoria mi gioca brutti scherzi. Tendo a dimenticare molto facilmente. Confondo spesso le date. Mi distraggo in poco tempo. Quello che mi è successo oggi, oltre a farmi ritornare la stima nei confronti della mia memoria, mi ha permesso di capire che sono riuscita ad accedere a un file presente in un database in un'altra lingua che risale a due anni fa. E poi si tratta di un romanzo che non dimenticherò mai per diversi motivi. E questo già mi basta, stasera ho avuto la mia petite madeleine.
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Off topic "La maschera antigas"
Ultimamente ogni volta che mi guardo intorno sento solo un sacco di stronzate. Non esagero, ma mi succede di ascoltare e leggere una marea di cose assurde. Avete presente quei profili Instagram di ragazze che mostrano un po' di tette e culo? Bene, contro di loro non ho assolutamente nulla. Anzi, sono anche un bel vedere. Quello che urta il mio sistema nervoso sono i commenti degli allupati. Ora, guardare e apprezzare una foto in modo semplice è una cosa, ma scadere nel volgare mi da piuttosto fastidio. Mi cadono le braccia, perché immagino le ragazze che ricevono questi commenti. Mi chiedo se questo infastidisca anche loro, o se gli sta bene così. Fatto sta che sono stata testimone di un episodio assurdo che riguarda proprio il mio argomento generale. Pare che una "modella" avesse ricevuto in privato la foto del pene di un uomo. Suddetta modella ha prima aggiunto tutti gli amici di questo tipo, dopo ha pubblicato lo screen della foto ricevuta e ha platealmente fatto presente a tutti la cosa. Credo che questo sia ancora peggio dei commenti da arrapati. Oltre che da immaturi, credo sia stato un comportamento perfido. Sì, insomma fatti una risata. Per non parlare poi degli stati dei fotografi su quanto siano dilettanti gli altri. Già me li immagino, dietro i loro schermi, che gridano all'orrore con la manina appesa che fa molto critico d'arte. Anche voi, fatevi una risata. O scopate di più. Non so, drogatevi, ubriacatevi. Ma non rompete il cazzo alla gente. Mi è capitato anche di sentir dire da qualcuno che la consuetudine secondo cui gli studenti debbano alzarsi in piedi all'arrivo degli insegnanti in classe sia una forma di rispetto. Per me è una roba da fascisti. E se il rispetto si dimostra così, andiamo davvero bene. Insomma, ve lo dicevo. Nell'aria aleggia pulviscolo di stronzate. E io avrei bisogno di una maschera antigas.
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Off topic "strategie e immaterialità"
A volte rifletto sulle strategie adottate dalla gente per superare le delusioni. Di solito quello che si fa è cercare di aggirare l'ostacolo. Non ho mai visto nessuno prendere di petto la situazione e dire: "ok, adesso la risolvo." Quello che vedo, quando mi guardo intorno, è sempre la stessa storia che si ripete. Quando le cose cominciano, per un motivo o per un altro, a precipitare, invece di prendere coraggio e saltare l'ostacolo, molti di voi ci girano solo intorno. Avete paura, e questo mi sta anche bene. Ma perché non riuscite a trovare il fottutissimo coraggio di guardare in faccia la vostra paura? Quando mi ritrovo su un balcone comincio a sentire delle vertigini assurde. Mi giro dall'altro lato, palesemente imbarazzata e impaurita. Però lancio sempre un'occhiata nel vuoto, perché è quello che mi fa più paura. Lo spazio tra il punto in cui poggio i miei piedi e il pavimento sotto di me mi spaventa perché è vuoto. Niente materia. Niente di tangibile. Il niente. Ed è quello che mi spaventa anche in voi che non affrontate le vostre paure. Ci vuole coraggio, perché il vuoto resta tale ed è semplice lasciare le cose così come stanno. Ma guardare dritto in faccia ciò che ci fa paura, ci rende già un po' meno piccoli. E non è poco.
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Off topic "grazie, ma non credo di meritarlo"
Avete presente quando qualcuno vi fa un complimento e voi ringraziate in modo umile e quasi fate capire di non meritarlo? Bene, a me succede sempre. Ultimamente una persona mi ha detto che uso la mia macchina fotografica con precisione chirurgica. Quando inquadro riesco a focalizzare subito il punto e questo porta chi osserva a capire dove voglio andare a parare. Mi piace essere chiara, limpida direi. Sono così nell'arte, ma anche nei rapporti interpersonali. Scelgo sempre di parlare in maniera diretta e sincera. I sotterfugi, le cose non dette o dette a metà non fanno per me. Ma quando si tratta di ricevere complimenti divento insicura, penso di non meritarmeli e, oltre a ringraziare, mi chiedo come avrà fatto l'altra persona a reputare - ad esempio - la mia fotografia terapeutica. Non invento, mi sono davvero sentita dire una cosa del genere una volta. Forse sono troppo severa con me stessa. E questo è sicuramente alla base della mia perenne insoddisfazione circa tutto quello che produco. Ma non sono la sola. Ho incontrato gente simile a me. Tipo una donna di quarant'anni che è certa di aver fallito a un esame solo perché si è resa conto di aver commesso un errore. Le ho sentito dire: "Potevo fare di meglio, sono stata stupida." e ho riconosciuto le parole che rivolgo sempre a me stessa quando pretendo il massimo. Essere esigenti non è sempre un pregio, perciò ho cominciato un lavoro sulla mia autostima, che ovviamente ne risente. Un altro incontro mi ha fatto capire la tenerezza che provo nei confronti dell'insicurezza altrui. Ho conosciuto un musicista poco più giovane di me e ho fatto un apprezzamento pubblico sulla sua musica. Lui mi ha ringraziato più volte, visibilmente emozionato. Mi sembrava che quel volermi ringraziare (attenzione: lui ringrazia tutti, sempre, quando apprezzano la sua arte!) fosse un segno di umiltà e di insicurezza, che io capisco molto bene. Insomma, siamo insicuri, severi con noi stessi, esigenti, ma vi assicuro che quando troviamo qualcuno che è più insicuro di noi ci trasformiamo in persone ottimiste. Da cosa dipende questa insicurezza? Parliamoci chiaro, io so benissimo da dove deriva la mia. Ma se siete insicuri, tocca a voi comprendere le radici del vostro problema. Accettare che le cose stanno così e agire per migliorare è sempre meglio che restare insicuri e autoflagellarvi ogni volta che pensate di non aver dato abbastanza. Parola di insicura!
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