Un Angolino per coloro che ancora credono nell'importanza della lettura, in questo mondo che sembra dare sempre meno peso al senso delle Parole stesse.Recensioni, riflessioni e molto altro per dar voce a ciò che l'inchiostro da solo non dice...
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Recensione: Storia di un corpo
Tornata a casa dopo il funerale del padre, Lison si vede consegnare un pacco, un regalo post mortem del defunto genitore: è un curioso diario del corpo che lui ha tenuto dall’età di dodici anni fino agli ultimi giorni della sua vita. Al centro di queste pagine regna, con tutta la sua fisicità, il corpo dell’io narrante che ci accompagna nel mondo, facendocelo scoprire attraverso i sensi: la voce stridula della madre anaffettiva, l’odore dell’amata tata Violette, il sapore del caffè di cicoria degli anni di guerra, il profumo asprigno della merenda povera a base di pane e mosto d’uva. Giorno dopo giorno, con poche righe asciutte o ampie frasi a coprire svariate pagine, il narratore ci racconta un viaggio straordinario, il viaggio di una vita, con tutte le sue strepitose scoperte, con le sue grandezze e le sue miserie: orgasmi potenti come eruzioni vulcaniche e dolori brucianti, muscoli felici per una lunga camminata per Parigi e denti che fanno male, evacuazioni difficili e meravigliose avventure del sonno. Con la curiosità e la tenerezza del suo sguardo attento, con l’amore pudico con cui sempre osserva gli uomini, Pennac trova qui le parole giuste per raccontare la sola storia che ci fa davvero tutti uguali: grandiose e vulnerabili creature umane.
Affidare i propri pensieri alle pagine di quaderno a righe non è poi così raro, purtroppo ormai fuori moda ma c'è ancora qualche anima che sente la necessità di parlare ad un foglio bianco.
Si riversano momenti che diventeranno nostalgici ricordi, fatti di cronaca che accompagnano la quotidianità e vediamo mutare i nostri rapporti con gli altri. Il nostro corpo però pare immutato; alla fin fine quello che importa è che la mano abbia la forza di impugnare la penna e tracciare fili di inchiostro.
In Jorunal d'un corps invece il protagonista è proprio il corpo ed il tempo che lo trapassa facendogli assumere le gracilità di un bambino, le forme acerbe di un adolescente, quelle mature di uomo arrivando infine alla decadenza dell'anziano.
Un diario scritto a cadenza irregolare nell'arco di settant'anni in quegli istanti in cui la fisicità sembra un ospite impertinente nella vita del padrone del corpo stesso.
Invece Pennac mostra che non siamo noi a possedere il nostro corpo ma viceversa. Ci condiziona e subisce i condizionamenti del nostro modo di essere. Ci dona l'energia di funzionare ma ci ostacola quando non risponde più a dovere. Asseconda le nostre emozioni ma ne può essere sopraffatto, tanto che non di rado una sensazione di pesantezza ci attanaglia il cuore.
Capitolo dopo capitolo siamo accompagnati in un viaggio alla scoperta della mutevolezza del corpo. Verrebbe spontaneo pensare che la trattazione di un argomento tanto semplice possa cadere nella banalità, invece ti sorprendi del non esserti mai interrogato su quegli accadimenti che fanno parte di noi.
Ed ecco che la nostra voce è descritta come la musica che fa il vento quando ci attraversa e al contempo lacrime ci depurano meglio dell'acqua del lago più limpido.
Che poi fin quando il corpo non diventa il tuo fardello quasi non ti accorgi di averne uno; forse sarà questo il motivo per cui leggendo scoprivo me stessa. O più precisamente ciò che potrò essere.
Fin quando si parlava della curiosità di un bambino e della riscoperta del corpo durante l'adolescenza la lettura scorreva tranquilla; nel momento in cui il nostro protagonista è giunto all'età adulta un senso di angoscia ha cominciato ad invadermi.
Nella mia mente ha iniziato a prender forma un'opprimente immagine degli anni a venire. E dire che non sono mai stata ipocondriaca.
I pensieri più svariati hanno iniziato a pervadere la lettura: dovrò mai fronteggiare uno di quei nemici fatto di cellule che si riproducono troppo detti tumori? Quando la mia vitalità comincerà a spegnersi e le lunghe camminate non potranno più animare le giornate di sole? A che età i primi acciacchi della vecchiaia mi faranno vacillare?
Insomma, il corpo cambia e ti costringe ad accettarti così come sei; da anziano probabilmente ti sentirai così stupido al pensiero che a quindici anni la preoccupazione più grande era avere un chilo di troppo.
Non si scopre mai abbastanza su noi stessi e anche se sembra non ci sia nulla più nulla da scrivere oltre a manuali di anatomia e articoli scientifici vi assicuro che Pennac mi ha svelato che non c'è convinzione più sbagliata. Non bastano i tomi universitari per comprenderci, così come non è sufficiente analizzare l'anima senza soffermarsi sulle ripercussioni che essa ha sul corpo.
Accompagnandoti nella vita di uomo senza nome, questo libro è adatto a tutti coloro che hanno un corpo -come afferma lo scrittore- e un'anima per poterlo osservare con occhi nuovi.
Uscito stamattina non abbastanza coperto. Il freddo mi è saltato addosso e mi è entrato dentro. Con il gran caldo provo la sensazione inversa. L’inverno ci invade, l’estate ci assorbe.
Passiamo la vita a confrontare i nostri corpi, In maniera furtiva, quasi vergognosa. A quindici anni, sulla spiaggia, studiavo i bicipiti e gli addominali dei ragazzi della mia età. A diciotto o vent’anni il gonfiore sotto il costume. A trenta, a quaranta, gli uomini paragonano i capelli (guai ai calvi!). A cinquant’anni la pancia (non metterla su), a sessanta, i denti (non perderli).
È difficile capire cosa ci portano via, morendo, coloro che abbiamo amato. Lasciamo stare il nido degli affetti, la promessa dei sentimenti e le gioie della complicità, la morte ci priva della reciprocità, è vero, ma bene o male, la nostra memoria compensa.
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Monologhi che vale la pena leggere
Le belle parole non sono sempre impresse nero su bianco sui libi che ci osservano posati sul comodino. A volte anche nascoste tra le battute di un film ci sono frasi che ci rimangono in testa perché hanno un significato che sentiamo nostro o comunque si fanno portatori di un messaggio universale.
Il primo spezzone che voglio condividervi è un monologo tratto dalla serie televisiva degli anni '90 Dawson's Creek. Nella scena si vede Jen che registra un messaggio alla creatura che porta in grembo perché sa ce da lì a poco morirà. Porta l'insegnamento di una mamma che non potrà crescere la propria figlia ma tenta come può di lasciarle ciò che lei ha imparato dalla sua breve vita.
Ciao Amy, sono la mamma. Quando tu vedrai questo video, io purtroppo non ci sarò più e so che questo sarà molto penoso, penoso per entrambe. Così visto che non sarò in giro ad annoiarti continuamente, pensavo di darti una piccola lista delle cose che vorrei per te.
La prima è ovvia: un'educazione, una famiglia, degli amici e una vita piena di cose inaspettate. Cerca di fare degli errori, fa molti errori, perché non c'è modo migliore per imparare e crescere. E voglio che tu passi parecchio tempo davanti al mare, perché il mare ti dà la spinta per sognare ed io desidero che tu, bambina mia, sia una sognatrice. Dio: non ho mai creduto molto in Dio, infatti ho sprecato molto tempo ed energie cercando di negare che Dio esistesse, ma mi auguro che tu sia capace di credere in Dio, perché la cosa a cui sono arrivata tesoro mio, è che non ha importanza se Dio esiste o no, l'importante per te è credere sempre in qualcosa Perché ti prometto che credere in qualcosa ti farà sentire protetta la notte ed io voglio che tu ti senta sempre al sicuro. E in ultimo l'amore: voglio che tu ami, senza paure né riserve, e quando troverai quell'amore, dovunque lui sia, chiunque tu scelga, non scappare via, ma non dargli neppure la caccia. Se tu sarai paziente, lui verrà da te, te lo prometto, e verrà quando meno te lo aspetti. E non avere paura, e ricorda sempre che amare, significa vivere.
Da Le ali della libertà è tratta la seguente riflessione di un Morgan Freeman che interpreta Red, un carcerato che ha commesso un grave crimine da giovane ma non nasconde il rimorso del suo gesto ma ci convive da decenni. Mostra non solo una gran fame di vita ma anche di libertà.
"O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire". Io ho scelto di vivere. E per la seconda volta in vita mia ho commesso un crimine: ho violato la libertà condizionata. Non credo che metteranno dei posti di blocco per questo, non per un vecchio come me. Sono così eccitato che non riesco a stare seduto, né a concentrarmi su qualcosa. Credo sia l'emozione che solo un uomo libero può provare. Un uomo libero all'inizio di un lungo viaggio la cui conclusione è incerta. Spero di farcela ad attraversare il confine. Spero di incontrare il mio amico e stringergli la mano. Spero che il Pacifico sia azzurro come nei miei sogni. Spero.
Del famoso American Beauty del 1999 lascio una parte che a qualcuno potrà sembrare insignificante ed invece ha il sapore di una vita intera, riassunta da momenti che sembravano quasi insignificanti nel momento in cui venivano vissuti ed invece, come tutte le piccole cose, si riscoprono come ciò che vale davvero la pena. Un tuffo nei ricordi insomma.
Ho sempre saputo che ti passa davanti agli occhi tutta la vita nell'istante prima di morire. Prima di tutto, quell'istante non è affatto un istante: si allunga, per sempre, come un oceano di tempo. Per me, fu… lo starmene sdraiato al campeggio dei boy scout a guardare le stelle cadenti; le foglie gialle, degli aceri che fiancheggiavano la nostra strada; le mani di mia nonna, e come la sua pelle sembrava di carta. Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppa. Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare. E poi mi ricordo di rilassarmi e smetto di cercare di tenermela stretta. E dopo scorre attraverso me come pioggia, e io non posso provare altro che gratitudine, per ogni singolo momento della mia stupida, piccola, vita. Non avete la minima idea di cosa sto parlando, ne sono sicuro, ma non preoccupatevi: un giorno l’avrete
Benché sono certa che tutti, al citare L'attimo fuggente, abbiano ben chiara di un Robin Williams che immedesima i panni di un professore vestito di tutto punto in piedi su una cattedra, vorrei comunque concludere lasciandovi una citazione che ben si appresta a descrivere il perché la lettura e la scrittura facciano parte di noi.
Non scriviamo e leggiamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana, e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore… sono queste le cose che ti tengono in vita.
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Recensione: The Hospital by the river
Catherine e Reg Hamlin lasciarono l'Australia nel 1959 a seguito di un contratto di breve durata firmato con una scuola ostetricia in Etiopia. Più di 40 anni dopo, Catherine è ancora lì, a dirigere uno dei programmi medici più sorprendenti al mondo. Grazie a questo impiego, migliaia di donne hanno potuto ricominciare la loro vita normale dopo aver vissuto per anni come emarginate. Catherine e Reg hanno operato con successo più di 20 mila donne e l'Addis Ababa Fistula Hospital, l'ospedale che aprirono nel 1975, è diventato uno tra i maggiori istituti di insegnamento per i chirurghi dall'intera Etiopia e per il mondo in via di sviluppo. Dopo la morte di Reg, Catherine ha continuato il loro operato e fu nominata per il Premio Nobel per la Pace nel 1999. (Tradotto da me)
Questa è una storia di trasformazione nella quale il lettore è accompagnato per mano in un mondo che non gli appartiene. Cominci a leggere le prime pagine incapace di trovarti tra la desolazione e la tristezza di un Paese che è rimasto indietro, ad una mentalità che poco gli si addice, contornata da condizioni sanitarie lontane dalla sua normalità. Però passano gli anni e, così come Catherine sente sempre più sua una Nazione come l'Etiopia, ecco che cominci ad "abitare" il libro, quasi fossi il vicino di casa di questa dottoressa che ogni mattina vedi allontanarsi per andare a svolgere il suo lavoro. O meglio la sua missione.
Infatti chi cambia davvero in questa storia di speranza non è certamente il lettore ma la condizione delle donne in Etiopia. La loro disperazione si trasforma in speranza. La tristezza in gioia. La vergogna in dignità. E soprattutto le lacrime che solcavano loro il volto all'arrivo nell'ospedale per una sofferenza accumulata negli anni che mutano in sorrisi.
I coniugi Hamlin narrano il tutto senza premere eccessivamente sul lato emotivo della narrazione ma, benché sia perlopiù un diario di vita, emergono con tratto deciso le vicende delle donne bisognose di cure. Diventa perciò impossibile non rimanere toccati dalle loro storie, così diverse ma nel contempo tutte simili nella disgrazia di una gravidanza difficile. Giovani donne etiopi vanno incontro a parti traumatici che vanno avanti per giorni e giorni a causa della mancanza di assistenza sanitaria. Un lungo travaglio comporta varie complicazioni, principalmente fistole che portano a gravi conseguenze sull'integrità della vescica. Segnate da una società sottosviluppata, ragazze ancora ventenni si vedono sbattere la porta in faccia dalla famiglia, umiliate dal villaggio per le continue perdite maleodoranti e a portare il doloroso peso di aver perso il bimbo durante il parto. Crescono con lo sguardo stanco e il corpo ormai segnato; partono con una forza racimolata a stenti verso l'Addis Ababa Fistula Hospital e vi giungono stremate, disposte a subire più di un'operazione per recuperare un briciolo di dignità lacerata.
Animata da un forte credo cristiano, Elinor Catherine Hamlin ha creduto fortemente nel suo compito di ginecologa e ostetrica in un Paese a cui lei poteva donare molto.
Ogni tanto imbattersi in un racconto di una persona animata da buoni sentimenti e tanta motivazione fa bene al cuore: ci permette di non perdere completamente la fiducia nell'animo gentile delle persone, che a volta vacilla pericolosamente in una società in cui sembra esistere solo il pronome "io".
The hospital is quiet and clean, set amongst flowers. People treat her with kindness. She is bathed and experiences the strange luxury of a soft bed with clean sheets. And the miracle she has hardly dared to believe in happens. After a time she returns home, cured, to begin life anew.
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Storie di gentilezza
Dietro quello che leggerete c'è tutto e niente. C'è il concetto di una gentilezza che oggigiorno non sono certamente i libri a mostrarci bensì tutti coloro che nel concreto sono in prima linea per gestire una situazione che tempra la loro forza: personale sanitario che sta vedendo più sofferenza di quanta normalmente deve fronteggiare, commessi che con una misera mascherina chirurgica devono comunque stare a contatto con la gente, volontari di ogni tipo... chi costruisce strutture, chi si reinventa per dare una mano e tanti altri che silenziosamente aiutano per combattere un nemico con cui dobbiamo convivere. C'è un grazie nascosto tra le righe di un articolo che comunque resta tra noi lettori, non rivolto a nessuno in particolare ma al contempo a ognuno di voi. C'è la speranza che le cose migliorino anche se il futuro di quel "andrà tutto bene" è ancora molto lontano.
E poi c'è il fatto che bisogna comunque andare avanti con la propria quotidianità, dunque anche questo angolino non deve tacere: si continua a parlare di libri.
Oggi appunto rimaniamo sul tema gentilezza; vi presento dei volumi che inquadrano questo modo di essere che silenziosamente fa bene al mondo.
Comincio col presentarvi dei titoli di saggistica di cui ho letto diversi pareri ma che purtroppo non ho avuto il piacere di leggere: sono stati scoperti man mano che facevo ricerche anche perché nemmeno immaginavo la vastità di libri da cui attingere in tema gentilezza.
L'egoismo inutile inizia con un discorso che l'autore americano fece nel 2013 ai neolaureati della Syracuse University. A seguire, un breve saggio sul mondo contemporaneo chiamato L'uomo col megafono ed un'intervista allo scrittore.
A dire il vero un estratto delle parole che quel maggio del 2013 Saunders riservò a quei giovani che avevano appena ottenuto la laurea lo potete leggere anche qui. Sono rimasta colpita da quanto affermazioni così semplici e banali possano avere un forte impatto: esorta a coltivare il proprio aspetto più profondamente umano e a mettere da parte tutti quegli ostacoli che in ogni modo non vogliono farci essere gentili.
Quando mi guardo indietro vedo che ho passato gran parte della vita offuscato da cose che mi spingevano ad accantonare la gentilezza. Come l’Ansia. la Paura. L’insicurezza. L’Ambizione. La convinzione sbagliata che il successo mi avrebbe liberato da tutta quell’ansia, paura, insicurezza e ambizione. La convinzione che solo se fossi riuscito ad accumulare – successi, soldi, fama a sufficienza – le mie nevrosi sarebbero sparite.
Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza si configura invece una sorta di diario delle avventure di un fisico teorico che crede nell'impegno civile e nella necessità di una divulgazione scientifica fatta in maniera consapevole.
Carlo Rovelli si racconta come un sognatore benché la sua non sia certamente una formazione filosofica, come un uomo che “sogna un mondo in cui, più delle regole, conta la gentilezza”.
Una scienza che chiude le orecchie alla filosofia appassisce per superficialità; una filosofia che non presta attenzione al sapere scientifico del suo tempo è ottusa e sterile. Tradisce la sua stessa radice profonda, quella della sua etimologia: amore per il sapere.
Elogio della gentilezza è un libro scritto a quattro mani, da uno psicanalista e da una storica. Insieme esplorano il concetto di gentilezza seguendolo epoca dopo epoca, dall'antica Grecia fino ai giorni nostri.
Si configura come un elogio a questa capacità di ascoltare con empatia, facendo proprie le difficoltà altrui, il tutto accompagnato da altruismo e amore per il prossimo.
Kindness—that is, the ability to bear the vulnerability of others, and therefore of oneself—has become a sign of weakness (except of course among saintly people, in whom it is a sign of their exceptionality).
Questo articolo è nato prendendo spunto dallo slogan Il tempo della gentilezza, portato avanti dalla Croce Rossa Italiana in questo momento di emergenza; nel caso voleste sostenere l'associazione vi lascio qui la pagina dedicata.
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Recensione: Ogni storia è una storia d'amore
L’amore salva? Quante volte ce lo siamo chiesti, avvertendo al tempo stesso l’urgenza della domanda e la difficoltà di dare una risposta definitiva? Ed è proprio l’interrogativo fondante che Alessandro D’Avenia si pone in apertura di queste pagine, invitandoci a incamminarci con lui alla ricerca di risposte. In questo libro straordinario incontriamo anzitutto una serie di donne, accomunate dal fatto di essere state compagne di vita di grandi artisti: muse, specchi della loro inquietudine e spesso scrittrici, pittrici e scultrici loro stesse, argini all’istinto di autodistruzione, devote assistenti, o invece avversarie, anime inquiete incapaci di trovare pace. Ascoltiamo la frustrazione di Fanny, che Keats magnificava in versi ma con la quale non seppe condividere nemmeno un giorno di quotidianità, ci commuove la caparbietà di Tess Gallagher, poetessa che di Raymond Carver amava tutto e riuscì a portare un po’ di lucenei giorni della sua malattia, ci sconvolge la disperazione di Jeanne Modigliani, ammiriamo i segreti e amorevoli interventi di Alma Hitchcock, condividiamo l’energia quieta e solida di Edith Tolkien. Alessandro D’Avenia cerca di dipanare il gomitolo di tante diversissime storie d’amore, e di intrecciare il filo narrativo che le unisce, in un ordito ricco e cangiante. Per farlo, come un filomito, un “filosofo del mito”, si rivolge all’archetipo di ogni storia d’amore: Euridice e Orfeo. Un mito che svolge la sua funzione di filo (e in greco antico per indicare “filo” e “racconto” si usavano due parole molto simili, mitos e mythos) perché contempla tutte le tappe di una storia d’amore, tra i due poli opposti del disamore (l’egoismo del poeta che alla donna preferisce il proprio canto) e dell’amore stesso (il sacrificio di sé in nome dell’altro).
Un saggio in cui il grande protagonista è il sentimento che anima ogni nostra giornata: l'amore perché -citando il titolo stesso- ogni storia è una storia d'amore. Nessuno può pensare a se stesso come senza alcun legame con coloro che arricchiscono le sue giornate in quanto siamo fragili destini con una storia che non sarebbe la stessa se non fosse per la presenza dell'altro.
Benché il nome sembri alludere ad un « E vissero felici e contenti » in realtà D'Avenia si sofferma su due concetti agli antipodi: amore e disamore.
L'amore è l'ultimo viaggio di Julio e sua moglie Carol, entrambi gravemente malati, che decidono di affrontare quello che sanno sarà il loro ultimo viaggio assieme. Trentatré meravigliosi giorni alla fine dei quali esclameranno nostalgicamente «Quant'è durato poco il viaggio!». Volevano fermare il tempo che la vita stava strappando loro: percorrono l'autostrada fermandosi ad ogni piazza di sosta, ribaltando il concetto di strada stessa, che non andrebbe vissuta ma solo attraversata per arrivare a destinazione. Un gioco di ruolo con due soli giocatori che amano la presenza dell'altro.
Il disamore è la storia del poeta e pittore Rossetti che non amava la sua donna ma solamente le parole che le aveva dedicato perché erano sue. Prosciugò l'anima della sua Lizzie, quasi che tutto l'amore che falsamente traspariva dalle sue poesie venisse sottratto a lei per essere assorbito dalla carta.
Incapace di sopportare quel vuoto che le stava creando dentro lei si suicidò e lui, tra i suoi capelli rossi seppellì il suo libretto di poesie. Sepolto dai debiti, anni dopo decise di riaprire la lapide e riprenderselo per vendere i suoi componimenti: ripugnante come la sua capacità di provare amore.
Lunghe riflessioni si diramano tra la folta chioma di contenuti; davanti al lettore si spalanca un universo di interpretazioni della parola amore così da lasciarlo sconvolto dall'evidenza che non tutti desiderano e sanno voler bene. Che vi sono grandi artisti tanto bravi con le parole quanto incapaci di guardare una donna con lo sguardo perso di un innamorato. Che vi sono "storie d'amore" che profumano di disprezzo appartenenti a uomini insospettabili.
Lo scrittore ci accompagna in questa camminata tra le vite di famosi artisti, svelandoci un lato che non traspare dai testi scolastici con l'intento di rispondere al grande interrogativo «L'amore ci salva?» accompagnato alla consapevolezza che siamo e diventiamo le storie che sappiamo ricordare e raccontare a noi stessi.
La parola è nata con il dolore per ciò che perdiamo o ciò che manca. La parola è nata con l'amore per ciò che non vogliamo perdere e non vogliamo ci manchi.
Il prezzo da pagare per la nostra salvezza è il rischio, perché niente ci fa correre il pericolo di smarrirci come l'amore: da giovani perché temiamo di non trovarlo o di perderlo, da adulti perché temiamo di stancarci, di perderlo strada facendo come un'illusione di gioventù.
Dagli amori che tolgono libertà si dipende, e le dipendenze sono distruttive. Sono invece i legami veri che liberano: come un corda che ci permette di scalare una parete.
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Recensione: L'insostenibile leggerezza dell'essere
Protetto da un titolo enigmatico, che si imprime nella memoria come una frase musicale, questo romanzo obbedisce fedelmente al precetto di Hermann Broch: «Scoprire ciò che solo un romanzo permette di scoprire». Questa scoperta romanzesca non si limita all'evocazione di alcuni personaggi e delle loro complicate storie d’amore, anche se qui Tomáš, Teresa, Sabina, Franz esistono per noi subito, dopo pochi tocchi, con una concretezza irriducibile e quasi dolorosa. Dare vita a un personaggio significa per Kundera «andare sino in fondo a certe situazioni, a certi motivi, magari a certe parole, che sono la materia stessa di cui è fatto». Entra allora in scena un ulteriore personaggio: l’autore.
Il suo volto è in ombra, al centro del quadrilatero amoroso formato dai protagonisti del romanzo: e quei quattro vertici cambiano continuamente le loro posizioni intorno a lui, allontanati e riuniti dal caso e dalle persecuzioni della storia, oscillanti fra un libertinismo freddo e quella specie di compassione che è «la capacità massima di immaginazione affettiva, l’arte della telepatia, delle emozioni».
Einmal ist keinmal. Una volta e mai. Se l'uomo vive una sola volta, è come se non avesse mai vissuto. Questo proverbio tedesco fa da perno alla narrazione tanto da essere ripreso numerose volte durante la stessa; è un concetto incarnato dai personaggi che animano questa storia, la quale si presenta come un romanzo animato da riflessioni storico-filosofiche.
L'insostenibile leggerezza dell'essere pare una poesia impressa sul dorso del volume tanto da essere stato il motivo che mi ha fatto avvicinare all'opera, ma è molto di più. Difatti lo stesso titolo è la punta dell'iceberg di un pensiero articolato e profondo che prende forma man mano che i personaggi semplicemente vivono nella loro normalità.
Il nome del romanzo è la spiegazione del proverbio tedesco applicato alla nostra vita, la quale è unica così come tutte le sfide che dobbiamo affrontare durante essa. Davanti ad ogni bivio scegliamo tra due strade ma non abbiamo modo di comprendere quale sia la migliore perché non le abbiamo mai percorse.
«Qual è il mio posto in questo mondo?», «Perché accadono disgrazie immeritate?» e «Dove sarei ora se avessi cambiato rotta?». Ad interrogativi di questo tipo non possiamo rispondere perché bisognerebbe vivere infinite vite e comprenderle fino in fondo per esplorare tutte le possibilità che si aprono davanti a ciascuna scelta.
Ci troviamo davanti al paradosso di una leggerezza insostenibile. Leggerezza in quanto ogni istante scegliamo senza accorgerne così da indirizzare la nostra esistenza in una direzione precisa. Insostenibile perché in seguito ci si sorprende a cercare insistentemente un motivo per l'accaduto ma la mancanza di una risposta risulta sfiancante.
Quello di Kundera è un pessimismo ricercato che ben descrive ciò che sta alla base della cosiddetta crisi esistenziale, nella quale la convinzione di non poter rimediare ai propri errori porta un senso di profondo mancamento nell'individuo.
D'altra parte ritengo che ciò non debba essere esteso alla quotidianità in maniera radicale. E' vero che diventiamo chi siamo per un'infinita e imprevedibile serie di prime volte ma ritornare sui propri passi non è impossibile bensì necessario: non si può cancellare una strada già percorsa ma si può scegliere dove andare da lì in avanti.
Sullo sfondo di una Praga degli Anni '60 si muovono cinque protagonisti, le cui esistenze sono segnate dall'occupazione sovietica, dal comunismo, dalla censura e dalle vittime di un periodo storico di velato terrore.
Tereza si fa amare con le sue insicurezze e il suo bisogno di essere amata. Tomáŝ è l'incarnazione del Einmal ist keinmal: costantemente alla ricerca di giustificazioni per quello che gli accade senza mai cercare di prendere la situazione in mano; così eccolo a maltrattare l'amore tramite una serie infinita di tradimenti. Il cagnolino Karenin tende la zampa in segno di supporto alla nostra Tereza facendosi portatore di un sentimento disinteressato.
Sabina e Franz sono invece l'emblema della coppia nella quale regna l'incomunicabilità: una relazione nata perché si è attratti dall'opposto di ciò che si è e andata in frantumi per il medesimo motivo.
L'insostenibile leggerezza dell'essere dà più spazio al pensiero che Tereza, Tomáŝ e gli altri incarnano piuttosto che alla loro vita. Così mi sono ritrovata ad apprezzare il Kundera che emerge come narratore onnisciente con interventi che delineano il mondo come determinato dalla sorprendente casualità delle coincidenze.
Non potremo mai stabilire con certezza fino a che punto i nostri rapporti con gli altri sono il risultato dei nostri sentimenti, del nostro amore, del nostro non-amore, della nostra bontà o del nostro rancore e fino a che punto sono condizionati dal rapporto di forze tra gli individui.
Tutti noi consideriamo impensabile che l’amore della nostra vita possa essere qualcosa di leggero, qualcosa che non ha peso, riteniamo che il nostro amore sia qualcosa che doveva necessariamente essere; che senza di esso la nostra vita non sarebbe stata la nostra vita.
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Playlist: leggere con la musica
L'amore per i libri ci unisce tutti, su questo non ci sono dubbi. Ogni lettore però ha i suoi piccoli rituali, qualcosa che accompagna il procedere delle pagine pian piano che la storia entra nella nostra mente. Tra questi dettagli rientra anche l'atmosfera che preferiamo ci avvolga, un po' come nel caso dello studio: ci sono coloro che non si distrarrebbero nemmeno in mezzo ad un rumoroso cantiere, chi ha bisogno di un sottofondo perché il silenzio gli risulta assordante e i meno fortunati che devono essere assolutamente lontani da ogni fonte di distrazione, sia essa materiale o sonora.
Personalmente se nello studio un po' di musica mi aiuta a concentrarmi, nella lettura non ho una posizione ben precisa, dipende dal romanzo che ho sottomano: ci sono storie che l'atmosfera giusta la creano direttamente nella tua testa. Con questo breve post vi presento 3 playlist per una sessione di lettura, adatte a diverse esigenze tranne ovviamente a coloro che vogliono assoluto silenzio.
Playlist - Songs
La prima playlist che ho creato per voi è formata da dieci canzoni dai toni rilassati, le cui parole non interferiscono con la lettura perché pronunciate con calma, quasi sussurrate. Da mettere con un volume basso mentre si assapora una di quelle storie che fanno sognare. I titoli scelti sono i seguenti:
• Daydream beliver, Mary Beth Maziarz
• Human, Christina Perri
• Asleep, The Smiths
• Mystery of Love, Sufjan Stevens
• Take this waltz, Leonard Cohen • Goodbye Kiss, Lana Del Rey • New York and Back, Leanne and Naara • Fidelity, Regina Spektor • Love Love Love, Of Monsters And Men • The Oh Hello's, Hello My Old Heart Si tratta dunque di un mix di canzoni, alcune già datate come un classico del cantautore folk Leonard Cohen e la Daydream believer, di cui ho scelto una versione più delicata rispetto all'originale eseguita dai The Monkees. Tra le altre una tratta dalla colonna sonora di Chiamami col tuo nome e titoli più recenti ma meno noti ma non per questo meno adatti, come Fidelity e Hello My Old Heart.
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Playlist - Music
Per i lettori che si distraggono per la presenza delle parole ho selezionato una colonna sonora fatta di sola melodia. Cinque sono quelle contenute nella playlist proposta, tra cui compaiono tracce inserite in trasposizioni cinematografiche note ai più, come possono essere Vita di Pi, La teoria del tutto e Come l'acqua per gli elefanti. L'ultima dell'elenco è l'orecchiabile Into the Uknown tratta dal secondo film di Frozen.
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Playlist - Nature
Non tutti hanno la fortuna di poter godere dei suoni del proprio giardino per schiarirsi i pensieri ma possono comunque ricreare l'atmosfera della natura. Soprattutto in un momento delicato come quello che stiamo attraversando in cui è giusto restare entro i limiti della propria abitazione, potrebbe essere un'idea diversa quella di sbloccare il proprio smartphone, cliccare sul link e godersi un'oretta immersi in una foresta. Sicuramente non sarà la stessa cosa dell'essere immersi tra gli alberi dai mille rumori ma proviamo a prendere un buon libro ed entrare in questo mondo virtuale.
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Ditemi che lettori siete e quale tra queste playlist meglio vi si addice. Vi trovate meglio immersi nel silenzio, nella musica oppure non vi dispiacerebbe il cinguettio degli uccelli come sottofondo?
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Recensione: Un giorno questo dolore ti sarà utile
James ha 18 anni e vive a New York. Finita la scuola, lavoricchia nella galleria d'arte della madre, dove non entra mai nessuno: sarebbe arduo, d'altra parte, suscitare clamore intorno a opere di tendenza come le pattumiere dell'artista giapponese che vuole restare Senza Nome. Per ingannare il tempo, e nella speranza di trovare un'alternativa all'università ("Ho passato tutta la vita con i miei coetanei e non mi piacciono granché"), James cerca in rete una casa nel Midwest dove coltivare in pace le sue attività preferite - la lettura e la solitudine -, ma per sua fortuna gli incauti agenti immobiliari gli riveleranno alcuni allarmanti inconvenienti della vita di provincia. Finché un giorno James entra in una chat di cuori solitari e, sotto falso nome, propone a John, il gestore della galleria che ne è un utente compulsivo, un appuntamento al buio...
Ci troviamo di fronte ad un giovane Holden newyorkese, imprigionato in una realtà superficiale che non gli appartiene. Vive in una casetta tipica della Grande Mela, i cui gradini dalla porta di ingresso conducono direttamente sul vialetto alberato del quartiere. Insieme a lui una madre poco fortunata in fatto di matrimoni, complice forse un concetto confuso di relazione, e una sorella altrettanto peculiare in ambito sentimentale: amante di un professore universitario convinto che l'unico modo di concepire l'amore sia grazie alle relazioni aperte.
Il nostro James non le capisce, le guarda con discrezione aggiungendo ogni tanto un velato commento di disapprovazione. Ma le osserva rimanendo un personaggio passivo nelle loro vite, così come lo è addirittura per la sua esistenza stessa perché frenato da un profondo conflitto interiore. E' protagonista di ciò che succede dentro di lui ma dell'esterno non ne vuole sapere.
Per fortuna c'è la nonna Nanette, l'unica che lo comprende ed è disposta a fermarsi un attimo per ascoltarlo magari davanti ad una tazza di tè caldo, sorseggiata nel giardino di un'abitazione troppo grande per una sola persona. Proprio in momenti come questi James inizia a rivelarsi al lettore, l'aria inizia a distendersi.
Toltosi la corazza che lo rendeva inavvicinabile, prima con tenerezza davanti alla nonna e poi davanti alla terapeuta da cui è costretto ad andare, scopriamo la sua grande abilità con le parole.
Il nostro protagonista è una di quelle persone che timidamente affermano di essere a disagio nel parlare ma nell'istante successivo si aprono con te e capisci che in realtà hanno un mondo dentro che sanno esprimere solo a pochi. Questi pochi non sono certamente la mandria di adolescenti che affollano i college, capaci soltanto di discutere dell'ultima festa a cui sono stati, della musica che passa in radio e delle mode del momento. Quindi James si chiede perché la sua vita debba essere segnata da traguardi che non gli appartengono: perché studiare in mezzo a gente che non vuole imparare bensì ubriacarsi? Perché sposarsi con chi non sa cosa vuol dire prendersi cura dell'altro? Perché parlare a chi non ascolta?
Se vi sentite spesso sbagliati, non abbastanza forti per sopravvivere in un mondo di frivolezze questo romanzo vi farà comprendere che tutti coloro che riflettono troppo si sentono un po' dei giocattoli difettosi: con le batterie scariche per le troppe energie spese nella lotta alla superficialità e ed un braccio in meno perso durante una battaglia contro l'essere mediocre.
Quando il senso di solitudine vi pervade non fermate il senso di inadeguatezza sul nascere. Cercate di comprenderlo, ricaricate le pile e rimettete insieme tutti i vostri pezzi, tenendo in mente che anche le difficoltà che non ci meritiamo ci serviranno domani perché un giorno questo dolore ti sarà utile.
Quasi tutti pensano che le cose non siano vere finché non sono state dette, che sia la comunicazione, non il pensiero a dargli legittimità. È per questo che la gente vuole sempre che gli si dica «Ti amo, ti voglio bene». Per me è il contrario: i pensieri sono più veri quando vengono pensati, esprimerli li distorce o li diluisce, la cosa migliore è che restino nell'hangar buio della mente, nel suo clima controllato, perché l'aria e la luce possono alterarli come una pellicola esposta accidentalmente.
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Torte letterarie: addolciamo la cultura
E se al vostro compleanno non riceveste soltanto libri di carta ed inchiostro ma anche un grosso romanzo fatto di farina, uova, latte e zucchero sareste più felici? Forse non si può parlare di felicità: quella esiste grazie a coloro che ti fanno sentire ancora più speciale, intimandoti di spegnere le candeline ed esprimere un desiderio mentre dentro di loro vorrebbero più intensamente di te che esso si avverasse.
Concedetemi però di parlare almeno di meraviglia. Mi immagino i vostri occhi che brillano davanti ad una dolce torta che non potrebbe rispecchiarvi di più.
Vi renderete conto che per realizzarla ci sarà voluta tanta creatività e una buona dose di manualità, non senza l'accompagnamento di una manciata di tempo. A questo punto sarà giunto il momento di tagliarla ma non ve la sentite proprio: i dolci sono opere d'arte che vengono distrutte appena completate e in quel momento vi sembrerà di essere in procinto di stracciare le pagine di un libro.
Nel caso in cui il vostro pasticcere di fiducia stia aspettando l'ordinazione della torta per il vostro compleanno che si avvicina mi sembra corretto lasciarvi qualche spunto. Magari potete optare per una torta in cui i dorsi dei libri ricordano le vostre passioni o meglio ancora i titoli dei romanzi che più avete amato. Se apprezzate le miniature e siete disposti a far impazzire il dolce artista in questione una libreria con tanto di accurati dettagli è quello che fa per voi.
Preferite scegliere un tema, un po' come i bambini a cui si realizza la torta del proprio cartone animato preferito? Potete prendere ispirazione da quelle in stile Harry Potter ed Orgoglio e Pregiudizio qui di seguito.
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Recensione: Wild
Dopo la morte prematura della madre, il traumatico naufragio del suo matrimonio, una giovinezza disordinata e difficile, Cheryl a soli ventisei anni si ritrova con la vita sconvolta. Alla ricerca di sé oltre che di un senso, decide di attraversare a piedi l'America selvaggia tra montagne, foreste, animali selvatici, rocce impervie, torrenti impetuosi, caldo torrido e freddo estremo. Una storia di avventura e formazione, di fuga e rinascita, di paura e coraggio. Una scrittura intensa come la vicenda che racconta, da cui emergono con forza il fascino degli spazi incontaminati e la fragilità della condizione umana di fronte a una natura grandiosa e potente.
Seppur in dosi diverse le nostre vite hanno momenti che accomunano tutti: sono storie di nascita, di sofferenza, di gioia, di amore e di morte. Ciascuno deve attraversare ogni capitolo della propria esistenza con un bagaglio diverso, ovvero la propria personalità. Qualcuno ha la valigia così carica di orgoglio che la parentesi dell'amore non la vivrà mai perché fortemente convinto di bastarsi da solo, altri hanno nella borsa una buona dose di positività anche nei momenti di sofferenza e poi ci sono coloro che portano sulle spalle il peso di una sensibilità che costringe a sentire tutto troppo intensamente.
Ed è proprio con uno zaino di emozioni e vissuti che Cheryl inizia a percorrere 1100 miglia della Pacific Crest Trail (PCT) dal Mojave Desert attraverso la California, l'Oregon e il Washington State.
Cibo razionato, la bocca secca per la mancanza di acqua, denaro insufficiente per permettersi qualcosa di più, orsi e serpenti a sonagli che rappresentano un pericolo reale e segni rossi sul bacino per il troppo peso sulle schiena. Tutto questo fa parte del viaggio a piedi da lei intrapreso per ritornare ad essere quella donna che sua mamma, prima di essere portata via in 7 mesi da una grave malattia, avrebbe voluto che lei diventasse.
Se ti trovi in mezzo al nulla devi continuare a camminare, non importa cosa accade. Se non lo fai è come se vivessi per morire, rimanendo fermo in un punto in cui nessuno verrà mai prenderti per dirti Andrà tutto bene. Devi bastarti, tu con il tuo corpo stanco e il silenzio dei tuoi pensieri.
Il cammino diventa una metafora della vita stessa: l'unico modo per sopravvivere -al dolore, alle delusioni e agli scherzi del destino- risiede nell'andare avanti. Un passo dopo l'altro si fanno cose incredibili, che mai ci si aspetterebbe nel momento in cui si è nella zona più profonda della disperazione.
Una storia che sembra urlare a gran voce Provateci. Provateci a fare ciò che non pensate di essere in grado di affrontare: Cheryl non era mai partita da sola con uno zaino sulle spalle eppure ha fatto chilometri adattandosi alle più svariate condizioni climatiche. Leggendo ti viene da chiedere se sia la natura a dar forza all'uomo, così come guardare le onde del mare ci rilassa e fare una passeggiata in montagna ci riempie di energia anche se arriviamo in cima stanchi.
Non di sola natura è fatto questo romanzo. Ci sono anche persone, altri esploratori -di se stessi e del mondo- che si aiutano a vicenda anche quando non hanno nulla. Quasi a dimostrare che non in mezzo alla folla si riconosce l'altro, bensì quando incontri gli occhi di pochi e vi riconosci emozioni che appartengono anche a te. Non c'è differenza di età, cultura e classe sociale che possa scalfire la connessione che sembra crearsi tra chi da lontano vede un'anima con uno zaino in spalle e l'aria ormai trasandata.
Sullo sfondo coloro che appartengono alla vita che Cheryl ha messo in stand-by. L'ex marito, che rappresenta comunque un ancora di salvezza, e la madre morta troppo presto ma che abita in nei suoi ricordi e nella parte più profonda di lei. Mi ha colpito l'introspezione con cui interiorizza questa perdita e il gesto simbolico compiuto dalla ragazza nel momento di spargere le ceneri: ne prende qualche pezzetto e lo ingoia, mentre dentro di lei risuona la frase impressa sulla sua lapide "I'm with you always". A prescindere dal fatto che vogliate o meno leggere il libro prendetevi 4 minuti per voi e ascoltate la voce dell'autrice, facendo vostre le foto della sua vita. Sono certa che ritroverete anche una parte di voi e delle motivazioni che hanno mosso le vostre scelte in passato, sopratutto quelle la cui origine era il meccanismo meno razionale di voi: il cuore.
There's no way to know what makes one thing happen and not another. What leads to what. What destroys what.
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Matematica vs lettura: la genetica ribatte
«Qual è la tua materia preferita? Italiano o matematica?» ci chiedono fin da piccoli, come se fosse impossibile che un bimbo di sei anni le apprezzi entrambe. Ancor più assurdo appare poterlo definire portato in entrambe: se è tanto bravo con i numeri non potrà esserlo altrettanto con le parole.
Se interrogassimo la scienza tuttavia scopriremmo che non sembrano essere una dicotomia bensì le capacità letterarie e matematiche mostrano una parte di informazione genetica sovrapposta. È ciò che emerge da una ricerca - ormai di qualche anno fa ma mai confutata- portata avanti nel Regno Unito grazie alla collaborazione di diversi studiosi.
Ma come si è arrivati a questa conclusione? Il gruppo di ricerca testò le performance di circa 3000 dodicenni -di cui una parte gemelli- in skills linguistiche e algebriche utilizzando test che prevedevano l’utilizzo di web e telefono.
I risultati di tali prove furono poi combinati con informazioni genetiche, di più complessa interpretazione.
Possiamo infatti vedere il DNA come la ricetta dei biscotti di cioccolato che amiamo tanto: una volta sfornati eccoli, uno vicino all'altro. Sembrano uguali ma se li guardiamo con attenzione non sono proprio identici: alcuni appaiono più bruciacchiati, altri hanno qualche goccia di cioccolato in più etc. Ma perché queste differenze? Se nel caso della cucina sono dovute al calore del forno e alla disomogeneità dell’impasto, nel caso del DNA giocano un ruolo fondamentale l’espressione genetica e l’ambiente. Entriamo nel dettaglio di questi due fattori.
Espressione genetica. Venne condotta un’indagine GWAS (Genome-Wide Association Study), ovvero un’analisi dei geni dei diversi ragazzini coinvolti cercando di associare le differenze osservato con il tratto di interesse, in questo caso lettura e matematica.
In parole povere, se quella determinata variazione genetica è presente in maniera significativa in uno dei ragazzini che era risultato bravo a fare i calcoli è probabile che proprio quella variazione sia legata alle abilità matematiche.
Dal GWAS emerse che circa la metà dei geni che contribuisce a quanto un bambino sappia leggere bene ha anche un ruolo nelle sue abilità nei calcoli.
Quali sono i geni coinvolti? Ecco, l’esperimento non fornisce i geni specifici ma si basa piuttosto su un approccio statistico in quanto le capacità di leggere e calcolare sono il risultato dell’espressione di tanti geni senza che sia possibile suddividere il contributo di ciascuno (caratteri poligenetici)
Nell'immagine le barre colorate indicano il diverso grado di correlazione tra lettura e matematica nei gemelli e in generale. Le linee nere indicano un altro parametro statistico, il cosiddetto intervallo di confidenza (senza entrare troppo nel matematico, una sorta di indice dei valori plausibili).
Ambiente. Ma la genetica non è tutto: se essa sembra non giocare in nostro favore ecco che l'ambiente può giungere in aiuto. Ecco che il grado di correlazione, inteso proprio come parametro statistico, tiene conto anche di questo: magari un bambino davvero seguito sarà un grande lettore ed un calcolatore vivente senza che i suoi geni siano così tanto d'accordo.
Mi auguro di essere riuscita a darvi qualche piccola chicca scientifica, sperando di aver utilizzando un linguaggio semplice senza cadere nel banale. Ho pensato che unire un poco i due mondi -scienza e letteratura- non fosse una cattiva idea, forse anche perché sia numeri sia lettura appartengono alla mia quotidianità.
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Recensione: Le notti bianche
Un giovane sognatore, nella magia vagamente inquieta delle nordiche notti bianche, incontra una misteriosa fanciulla e vive la sua "educazione sentimentale", segnata da un brusco risveglio con conseguente ritorno alla realtà. Un Dostoevskij lirico, ispirato, comincia a riflettere sulle disillusioni dell'esistenza e dell'amore nell'ultima opera pubblicata prima dell'arresto e della deportazione, esperienze che modificheranno in maniera radicale e definitiva la sua concezione dell'uomo e dell'arte. In questa edizione, al celebre racconto viene affiancata la visione "diurna" di Pietroburgo contenuta nei feuilletons che compongono la Cronaca di Pietroburgo, vero e proprio laboratorio per la scrittura dostoevskiana. Lo stretto legame tra pubblicistica e letteratura, che accompagnerà Dostoevskij negli anni della maturità, viene così a manifestarsi fin quasi dal suo esordio.
Attraversando le strade di San Pietroburgo, i suoi ponti, le sue case e i suoi locali, il Sognatore vede la città cambiare insieme ai pensieri.
E' uno spirito sentimentale intrappolato nel rigido ruolo di impiegato, un uomo solo che mai è riuscito a creare con le persone quei legami intimamente profondi che tanto desidera. E così l'unica che fa compagnia alle sue riflessioni è la notte.
Ognuno di noi ha bisogno di un momento per sé ed è proprio il buio della sera che accompagna il nostro protagonista nei vicoli di una città di cui conosce ogni angolo ma non chi vi abita. Perché lui le persone le osserva da lontano, le vede vivere ma non miscela la sua vita con la loro. Nasten'ka potrebbe essere un'altra delle tante anime illuminata dalla luce dei lampioni; invece imprevedibilmente le loro strade si incontrano per poi proseguire insieme in una passeggiata fatta di riflessioni sul senso di un'esistenza che scorre scandita dalle ore della notte.
E' un libro sulla solitudine e su come questa sensazione possa venir meno all'improvviso; senza rendertene conto le parole cominciano a fluire con una naturalezza disarmante benché quella ragazza fosse poco prima una comune sconosciuta. Diventa un rapporto che si prefigge di essere pura amicizia ma va complicandosi a causa di sfumature che toccano un sentimento ancor più profondo. Reduce di una delusione, l'ingenua Nasten'ka cerca conforto in quest'uomo così sensibile ma non si accorge che ogni dolce frase che gli rivolge diventerà un taglio quando lo abbandonerà. Ed ecco che Le notti bianche diventa un romanzo su un amore soffocato.
Ma quando lei sceglie di tornare al suo passato -dove il Sognatore non era incluso, l’impiegato ritrova la casa spoglia, e le sue giornate svuotate di quel valore che Nasten’ka aveva reso al suo tempo. Così improvvisamente torna la luce, è mattino, ma quella luce invece di far risplendere le cose, sembra, paradossalmente, oscurarle.
Se la notte con lei era illuminata, ora il Sognatore non trova luce nemmeno quando i raggi di sole entrano dalla sua finestra. Ritorna alle proprie banali abitudini senza la speranza di un qualcosa che renda speciale ogni giornata.
Eppure la storia è gremita di dolcezza perché dalla prima all'ultima riga traspare il tenero sentimentalismo del protagonista, che può fare a meno che augurare alla donna che lo ha ferito di essere felice. Una felicità che lei stessa ha privato a lui.
Perché non ci comportiamo tutti come fratelli? Perché anche l'uomo migliore è come se nascondesse sempre qualcosa all'altro e gli tacesse qualcosa? Perché non dire subito, direttamente, quel che si ha nel cuore, se sai che non parlerai al vento? Altrimenti ognuno appare più severo di quanti in effetti sia, come se tutti temessero di offendere i propri sentimenti palesandoli molto velocemente.
E ti chiedi: dove sono dunque i sogni tuoi? E, scuotendo il capo, dici: come veloci volano gli anni! E ancora ti chiedi: che ne hai fatto di quei tuoi anni? dove hai seppellito il tuo tempo migliore? Sei vissuto oppure no? Guarda, dici a te stesso, guarda come il mondo diventa freddo! Passeranno ancora degli anni e dopo di essi verrà la cupa solitudine, verrà, appoggiata alle stampelle, la tremante vecchiaia, e poi angoscia e desolazione.
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eBook Reader: le app migliori
Ormai coloro che leggono in digitale sono molti ed anche chi non vuole rinunciare alla carta sotto le dita alle volte non può evitare di rassegnarsi all'idea che un ebook, una volta ogni tanto, si può anche leggere. Non ho mai acquistato un ebook reader ma al contempo ho sempre prestato molta attenzione all'app utilizzata per la lettura, sia per evitare di danneggiare la vista con una luminosità troppo elevata sia in quanto ricerco sempre il massimo della funzionalità.
Questo articolo si propone come una guida per evitarvi di scaricare mille app (risparmiando tempo, denaro e qualche megabyte) prima di trovare quella perfetta per le vostre esigenze.
Le caratteristiche da me ritenute di maggior importanza e che le app elencate rispecchiano, seppur con gradi diversi, sono:
• facilità di gestione dei file
• capacità di lettura dei metatag
• interfaccia grafica
• regolazione della luminosità efficace
• prezzo
• possibilità di sottolineare/annotare citazioni
Moon+ Reader
E' stata la prima app di cui mi sono servita e -dopo averne provate tante- sono tornata ad utilizzare proprio lei: Moon+ Reader, di cui ho acquistato la versione completa (il prezzo è sui 5 euro).
L'app gratuita è comunque fruibile in quanto gli annunci pubblicitari non sono invasivi durante la lettura.
• leggera, occupa circa 39 MB della memoria interna del dispositivo
• possibilità di importare automaticamente nuovi libri nella cartella principale selezionata, evitando così di dimenticarsi di aggiungere i romanzi appena acquistati
• facilità nel sottolineare le frasi che amo e nell'esportarle sotto forma di un unico testo. E' una funzione per me indispensabile ma sono consapevole però non essere importante per altri tipologie di lettore.
• presenza delle Statistiche: nella Home dell'app compaiono i cambi pagine totali, le ore di lettura giornaliere, le parole lette al minuto... insomma, una chicca che rende più gustoso l'utilizzo!
PocketBook Questo eBook Reader si presenta con una grafica gradevole, con toni chiari e caldi, e una visualizzazione dei libri che appare pulita. Rispetto a Moon+ Reader risulta più pesante (occupa circa 190 MB) dunque è adatta a coloro che hanno una memoria interna già sovraccarica. Un'altra pecca è la funzione "ISBN Scanner" non funzionante: se lo fosse stata sarebbe stata una feature che la distingueva dalla massa. • il menù durante la lettura appare centralmente ed è il più intuitivo tra tutte le applicazioni testate. La gestione dei comandi risulta così fluida e user friendly • le citazioni sottolineate sono facilmente esportabili in quanto, per ogni libro, è visualizzabile l'elenco di ciò che è stato evidenziato durante la lettura • molto personalizzabile: grande scelta del font, dimensione dell'interlinea, scelta dell'ampiezza del margine etc.
ReadEra Questa applicazione è tra le meglio organizzate; fornisce al lettore la possibilità di catalogare, organizzare i libri e annotare in maniera intuitiva. Il costo della versione PRO è di 11 euro, ovvero circa il doppio rispetto a Moon+ Reader: personalmente mi trovo meglio con quest'ultima dunque non ho acquistato ReadEra. • la cosiddetta Kids Mode è una bella idea: la visualizzazione dei libri diviene solo grafica e per uscire da tale modalità bisogna risolvere un piccolo quesito di matematica (trovata divertente ma forse non così efficace) • permette l'apertura di archivi in formato ZIP • nella versione PRO è possibile visualizzare l'elenco dei romanzi presenti come copertine invece che sotto forma di elenco
Bookari
E' l'app più curata graficamente, forse anche per questo va ad occupare circa 190 MB di memoria del dispositivo su cui viene installata. Ha un costo di 6 euro.
L'inizializzazione non è così immediata; non è possibile selezionare una cartella da cui prendere automaticamente i libri ma è necessario selezionare manualmente i file a meno.
Ciò che entusiasma maggiormente di Bookari sono le svariate possibilità legate alle annotazioni; semplicemente tenendo cliccato sullo schermo si inizia ad evidenziare (sembra quasi di avere sotto le dita un libro ed un vero e proprio evidenziatore).
Tutti gli elementi sottolineati, annotati ed evidenziati vanno a convergere nella sezione dell'applicazione chiamata "Note".
Per completare la visione di insieme vi elenco brevemente anche quelle app che NON consiglio:
• FBReader: benché occupi poco spazio nella memoria (30 MB) ha un'interfaccia utente poco funzionale arrivando ad assomigliare ad una pagina per sviluppatori. Al primo avvio non vi sono istruzioni per la gestione dell'app che sarebbero invece necessarie per evitare di provare casualmente i comandi.
• Media365: la pubblicità risulta essere troppo invasiva, soprattutto durante la lettura. In aggiunta non è possibile inserire segnalibri e salvare citazioni a seguito della sottolineatura.
Mi sembra corretto precisare che non ho acquistato la versione Premium perciò il mio parere è basato sulla versione gratuita.
• eReader Prestigio: benché la lettura dei metatag vada a buon fine la maggior parte delle volte, la pubblicità è esageratamente presente e il software non risulta molto fluido
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Recensione: Domino
Alessio, dipendente di Trenitalia e aspirante fotografo, trascorre le sue giornate tranquillamente tra lavoro, amici e famiglia. Un pomeriggio, concluso il turno in stazione, riceve la telefonata di un notaio che lo convoca nel suo studio per la lettura di uno strano testamento di cui risulta unico erede. Da lì in poi nulla sarà come prima. Il tempo, scandito dall'alternarsi delle stagioni, sarà testimone delle incredibili vicende di cui, suo malgrado, Alessio diventerà protagonista e spettatore. L’inevitabile confronto con i diversi aspetti dell’universo femminile sconvolgerà progetti e prospettive del ragazzo, mettendo a dura prova non solo il suo equilibrio ma anche la sua eredità.
Capita di attraversare periodi in cui ci si lascia andare, trascinati da una quotidianità che ci appartiene ma di cui non siamo pienamente soddisfatti: serve una scintilla per innescare la vita, così come è necessario solo un minimo movimento per far cadere la prima tessera e il il gioco del domino inizia. Ecco che tutto comincia per caso, una cascata di eventi che non puoi più solo subire. Devi entrare in scena. Per Alessio il sipario si apre improvvisamente mentre riceve una quota di eredità; non si tratta di soldi bensì di banali e soffici cuscini come quello su cui poggiavo la testa mentre ero immersa nella lettura del romanzo.
L'eredità simboleggia il caso, quello che tendiamo a confondere col destino. O ci ostiamo a credere che il destino non esista eppure è proprio lui che guida tutto? Ciascuno di noi almeno una volta nella vita si è posto questa domanda, magari distrattamente mentre cercava di dare un senso ad un incontro inaspettato o all'ennesima sfortuna per la quale ci si chiede "perché capitano tutte a me?".
Questo romanzo vuol essere una lettura d'evasione che porta il lettore sulle tracce di questo dubbio, accompagnandolo dalla prima all'ultima pagina.
Prima di iniziare Domino credevo mi sarei imbattuta in uno dei cosiddetti romanzi di formazione, nel quale solitamente il protagonista cresce con il procedere della storia. Il nostro Alessio invece sembra ostinarsi a non cambiare, fermo sulle proprie convinzioni e su una visione delle relazioni che non condivido: affronta ogni storia con la superficialità di un uomo che conserva in sé l'essenza di un ragazzo in cerca di divertimento.
Il suo personaggio però è ben costruito tanto che il messaggio giuntomi è la diversità con cui si può percepire il concetto di amore : ci sono coloro che vivono intensamente e sentono tutto sulla propria pelle e i loro opposti, perfettamente in grado di farsi scivolare addosso le delusioni.
Tramite la delineazione degli incontri del protagonista, l'autore ha potuto aprire una finestra sull'universo femminile. Conosciamo Marta la quale rappresenta la donna seducente consapevole della propria bellezza. A lei si oppone Joanna, contraddistinta da equilibrio, senso del dovere e empatia, tratti caratteriali che la rendono estremamente riflessiva.
La donna in carriera è invece Katia, una fashion blogger determinata a continuare a calpestare l'ondata di successo che l'ha investita.
Per ultima ecco Öga: giovane polacca appena ventenne che incarna la spensieratezza della gioventù.
Sembra quasi che l'autore ci inviti a stringere la mano a ciascuna di loro per poi ascoltare le loro idee sedute al tavolino di un bar. Alla fine della conversazione il Lettore si sarà immedesimato almeno in una di loro trovandovi un pizzico di sè.
Mi piace la pioggia, ci rende tutti più democratici. Mi ci muovo bene, riesco ad essere equilibrata tra ombrelli e giacche a vento, è come una danza che però nessuno vuole fare
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Si torna sempre dove si è stati bene
Si torna sempre dove si è stati bene, che sia una persona, un luogo di cui si ha nostalgia oppure semplicemente un'abitudine, come può essere il rito di stesura di un post. Ecco, mi mancava accendere il PC, aprire la home di Blogger e cominciare a riordinare i pensieri su un foglio bianco che, una volta pubblicato, diviene un po' anche di chi mi legge.
Mi mancava essere immersa nel mondo della lettura: tenersi in contatto con coloro che come la sottoscritta apprezzano l'avere un romanzo tra le mani, le continue mail da Casa Editrici e autori che a volte riuscivano ad essere così numerose da sommergerti, la passione necessaria per gestire un progetto che a volte appare troppo da sostenere, la soddisfazione personale di avere creato un angolino di mondo online e di poterlo gestire liberamente...
Ci ho messo tanto, mi direte. Troppo. Purtroppo mi sono fatta travolgere da una quotidianità che non sembrava avere spazio per tutto questo e pian piano non scrivere è diventata la normalità.
E proprio quando in estate mi sono resa conto che DOVEVO tornare ecco la spiacevole sorpresa: un blog da rifare! Mi sono trovata davanti alla spiacevole sorpresa di un template distrutto e alla mia incapacità di trovare rimedio. Avevo deciso di lasciar stare ma a distanza di qualche mese ha cominciato a farsi strada dentro di me la consapevolezza che forse lasciare nello scantinato un progetto iniziato 6 anni, nell'ormai lontano 2013, non era la cosa giusta da fare.
Mi sono rimboccata le maniche e dopo un tanto lavoro su codici html, linguaggio CSS, grafica e programmazione dei contenuti eccomi. Sperando di avere la possibilità di restare, in un mondo che ogni giorno cerca di allontanarti da tutto ciò che costituisce un punto fermo.
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Canzoni letterarie: le conoscete?
Siamo abituati al fatto che la trama di un romanzo sia portata sul grande schermo ma poche volte ci rendiamo conto che i libri non sono un’ispirazione solamente per i film. Anche i cantanti talvolta scelgono di prendere un pezzo di una storia che li ha colpiti e di farne il punto centrale di una loro creazione musicale. Ciò che dovrebbe maggiormente sorprenderci è che sentiamo canzoni e nemmeno notiamo queste più o meno marcate citazioni letterarie: solamente dopo aver sentito dire che sì, è basata su un romanzo, ecco che le strofe acquistano un nuovo significato.
Firework, Katy Perry
Durante un’intervista per il Billboard magazine la cantante dichiarò che l’ispirazione per questa canzone le venne quando il suo ragazzo le mostrò un paragrafo tratto da Sulla strada di Jack Kerouac, nel quale si descriveva il frizzante entusiasmo di chi vuole vivere appieno la vita. Un’immagine tanto esplosiva da far nascere in line l’immagine ancor più incandescente dei fuochi d’artificio.
Baby, you're a fireworkCome on, let your colors burst
Baobabs, Regina Spektor
Questa canzone contiene riferimenti a Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupery. In particolare alle spine che servono per proteggere un fiore, le stesse delle quali lei si libera così da trovarsi senza protezione.
Inoltre nel romanzo il protagonista vive su asteroide e passa le giornate a sradicare gli alberi di baobab, in quanto distruggerebbero il pianeta se continuassero a crescere; allo stesso modo la cantautrice parla di un mondo in cui non vorrebbe crescere i suoi figli.
You have tamed me; now you must take me. How am I supposed to be? I don't have my thorns
Mix Tape, Brand New
Questa canzone riprende un tratto del romanzo Noi siamo infinito di Stephen Chbosky, durante il quale Charlie sta frequentando Mary Elizabeth, con la quale non ha nulla in comune. Nemmeno i sentimenti. Qui si riprende anche il modo originale con cui il protagonista racconta cosa sente: facendo nastri con le canzoni che ben esprimono ciò che prova per il destinatario.
But when I say let's keep in touch, I hope you know I mean I wish that you'd grow up.This is the first song for your mixtape.
Dust Bowl Dance, Mumford&Sons
Brano ispirato a Furore di John Steinback, libro che il frontman della band, all’epoca della stesura dell’album, aveva da poco terminato di leggere. Il libro di Steinback narra le vicissitudini di una povera famiglia che migra verso la California, con la speranza di poter costruire una vita migliore rispetto a quella a cui si erano ridotti a seguito della siccità che devastò la parte meridionale degli USA negli anni 30 del Novecento.
So collect your courage and collect your horseAnd pray you never feel this same kind of remorse
Francy
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La decadenza del blog
Cari Lettori, come noterete sono tornata. Mi sento più che incostante in questo mondo che richiederebbe molto più tempo di ciò che riesco a dedicargli. Questo sarà un post nostalgico e mirato al confronto con chi di voi ha le mie stesse sensazioni riguardo al destino dei blog letterari.
Pochi giorni fa mi sono imbattuta nella riflessione di Denise (qui il link) e ne sono rimasta profondamente scossa perché è riuscita a mettere nero su bianco tutti i pensieri che mi affliggono ogni volta che ritorno a pubblicare: si tratta del circolo vizioso della "crisi da blogger", un misto tra il cosiddetto blocco dello scrittore e il risultato della frenesia del web.
Ho aperto il mio Angolino nel lontano 2013 e sarebbe stupido fare finta di niente: ci ritroviamo a scrivere per un pubblico diverso, che preferisce l'immediatezza di una foto pubblicata su Instagram alla completezza di una recensione su un blog letterario.
Non c'è niente di sbagliato nel mutamento ma ancora non sono riuscita ad adattarmi a questi cambiamenti che il ruolo prevalente dei social ha portato.
Apro la mia bacheca e trovo pochi post, tanto che un paio di cambi di pagina sono sufficienti per trovare gli articoli della settimana precedente.
Mi ricordo che qualche anno fa era impossibile leggere tutto ciò che la blogsfera aveva da raccontare: sarà che un po' di blogger che seguivo hanno deciso di chiudere, sarà che non ho trovato un numero elevato di new entry ... ma il risultato è che non c'è più il movimento di una volta.
Che poi la colpa è anche mia; ho difficoltà nel passare a visitare gli altri che alla fin fine mi ritrovo da sola qui nel mio Angolino, con la scritta "Nessun commento" che aleggia nell'aria.
Vorrei riuscire a ricreare un ambiente in cui c'è uno scambio di opinioni entusiasta, in cui è possibile intravedere tra le righe la personalità di chi scrive. Ed è forse anche questa forte speranza che mi ha riportato qui. E se c'è qualcuno che ne sa più di me, perché magari l'assenza mi ha fatto perdere qualche importante novità o che vorrebbe realizzare le mie stesse cose faccia un cenno.
Un saluto libresco
Francy
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