nelinhasokal
pensieri
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non voglio fare niente di particolare, scrivo cosa mi passa la sera per la testa, se avete voglia di raccontarmi cosa passa a voi, scrivetemi pure
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nelinhasokal · 5 years ago
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Do we have a soul?
The idea of the human soul, in religion and philosophy, has traditionally centered on the non-physical features of a human being that define individuality and sense of self. For Ancient Greeks, the human soul was “the voice inside our head” which formed the basis for our decisions and actions. One of the first philosophers to contemplate this idea was Plato, according to whom the soul is what allows us to aspire to knowledge. It is the only existing thing endowed with intelligence without which the world would be unintelligible, and since it cannot be reduced to a logical concept, he never tried to demonstrate its existence. According to his work “The Republic”, the human soul has three essential components: the logical part, which determines our capacity to reason and distinguish between what is real and what is false, what is right and what is wrong, the spirited one, where powerful feelings reside, and the appetitive element, that is our desires and search for pleasures. For Plato, humans are the sum of their souls, which is what determines their nature. Over the centuries the idea of soul has been developed alongside the idea of mind, and the first one to do that was Descartes. The mind and the body were separate entities. The mind is immaterial and it is what governs consciousness or self-awareness, where you will find our soul. Modern psychology disagrees with the idea that souls are separate from the body, and it is this concept in psychology that forms part of our understanding in the natural world. This mind versus body problem, which we haven’t been able to solve exhaustively yet, derives from the question: do we have a soul? Perhaps the answer is we do have a soul, in a religious and spiritual sense, if we choose to believe that we have one. 
-Nehla
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nelinhasokal · 5 years ago
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30/12/19 Warwick Castle 
Quando sono in Inghilterra mi sembra sempre di essere un personaggio di una favola, quanto mi manca.. 
Come al solito i meriti vanno al mio boy, dovrei imparare a scattare delle fotografie
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nelinhasokal · 5 years ago
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19/04/20
6.04
Sono le 6.04 del mattino e fuori è buio. Non è buio pesto, ma c’è l’atmosfera che mi piace e che mi ricorda tanto l’estate.. la stessa intensità di blu che vediamo alle 23 in una notte di luglio in cui siamo tutti ancora fuori. Magari nel giardino della casa che abbiamo affittato con la famiglia a giocare a carte, magari con degli amici a passeggiare sulla spiaggia, o in qualche locale a bere qualcosa. Tutti eventi che sembrano banali e comuni e di cui non esaltiamo mai l’importanza, ma per i quali ora pagheremmo pur di viverli al più presto. Quanto è strano il tempo, vero? C’è chi dice che dopotutto l’attesa è più bella e significativa di ciò aspettiamo smaniosamente, ma per quanto mi riguarda non sono d’accordo. L’unica cosa che mi sento di dire su questa maledetta attesa, è che alla fine, almeno nel mio caso, ne vale sempre la pena e una volta raggiunto il mio traguardo mi sembra di non aver aspettato affatto. E’ sempre così, è ancora inconcepibile per me ma sono sicura che presto riuscirò a comprendere e valorizzare gli aspetti della mia vita che per ora riesco solo a screditare. Ho freddo e mi sono svegliata col naso colante.. ho dormito senza pantaloni, è un vizio che ho anche se so benissimo che mi sveglierò raffreddata e infreddolita.. perché ripetiamo delle azioni pur sapendo che in fin dei conti non ci faranno sentire bene? Mi sento a disagio nel mio letto e vorrei mettermi qualcosa addosso ma sono consapevole del fatto che se mettessi anche solo dei leggins li toglierei nuovamente perché mi infastidiscono. Sono strana? Magari un pochino così.. mi chiedo come passerà la giornata di oggi.. alterno momenti di serenità a momenti di malinconia, sono altalenante per quanto riguarda le mie emozioni e non riesco mai a comprendere come io stia davvero.. ci sono attimi in cui mi sento davvero felice, e istanti in cui mi faccio sopraffare dallo sconforto, e non posso evitarlo, non so trattenermi, non so contenere quello che sento e questo è sempre stato uno dei miei difetti più grandi. Non importa dove sia, con chi, in quale contesto, se devo piangere disperatamente perché in quel lampo di tempo sto soffrendo, io lo faccio, non mi sono mai fatta problemi nel sembrare inopportuna. Crescendo sto imparando a gestire questa sfaccettatura di me stessa, ma è sempre complicato.. quindi,  cosa farò oggi? Sono in bilico perenne tra il fare e il non fare, agire e non, prendere una decisione e rendermi produttiva o oziare per 24h, la mia migliore amica ha usato il termine giusto ieri: “limbo”. Lei alla fine rimane nel limbo e così faccio io. Non faccio niente ma alla fine un minimo faccio, e quando la giornata si conclude e mi ritrovo come ogni sera nella mia stanza mi rimprovero perché avrei potuto fare di più, per poi pensare che in fondo questo tempo per fare il nulla che tanto ho desiderato non ce lo avrò mai più e che probabilmente dovrei solo godermelo senza lambiccarmi. Voi come credete che vada sfruttato il tempo? Sono sola in questo limbo? Ormai non sono in grado di immaginare il giorno in cui diranno che potremo tornare alla nostra ordinarietà. Stare a casa per un mese è diventata la mia consuetudine, uscire a prendere l’autobus che ho dai primordi disprezzato, svegliarmi la mattina presto per andare a scuola, studiare miseramente, passare il sabato con le amiche e viaggiare almeno una volta al mese non sono più le mie abitudini.. tutto ciò che è stata la mia routine per anni, in un secondo si è disperso, si è volatilizzato. Cambieremo davvero? O saremo i soliti irresponsabili che scempiano cosa hanno intorno? E’ meglio che io smetta di scrivere perché mi sta già salendo l’angoscia, non vedo l’ora di poter dire “finalmente tutto questo è finito.” Abbiamo sofferto, abbiamo lottato, per quanto in modo metaforico del termine, e adesso è finita: it’s over. E’ un quadro che mi ricorda molti scenari distopici di film, libri e serie tv.. magari siamo stati messi alla prova e niente di questa condizione è reale? 
6.50 
-Nehla
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nelinhasokal · 5 years ago
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La guerra secondo la filosofia
La mia professoressa di filosofia qualche giorno fa ci ha invitati a riflettere su come la filosofia si sia posta davanti alla guerra e in che modo possiamo paragonare quella odierna alle passate. Ci ha dato alcuni spunti e questo è ciò che è mi è uscito fuori. Secondo voi siamo naturalmente portati a stare insieme? Oppure siamo naturalmente egoisti? Nel testo mi sono chiesa alcune cose, se vi va di rispondere scrivetemi pure, sono curiosa. 
Nel corso del secoli, il tema della guerra è stato affrontato svariate svolte, da diversi punti di vista. Primo tra tutti è stato Eraclito, il filosofo dell’antica Grecia, alla quale si approccia atipicamente. Eraclito è conosciuto per la sua filosofia dell’eterno divenire, del tutto scorre. L’essere è in costante movimento ed è il prodotto del conflitto tra gli opposti, che ci rende sempre diversi. Il mutamento guida la nostra vita, non c’è giorno uguale all’altro. Sostiene che il cosmo ci sia sempre stato e sempre ci sarà, e che è governato dalla ragione, dal logos, una razionalità che guida il caos e gli dà ordine. Questo caos deriva dal conflitto degli opposti che si incontrano e si scontrano e coincide con l’armonia, che deriva proprio dalla conflittualità. Non c’è armonia in sé stessa. E’ la guerra a governare le cose, a dominarle. E’ questa che ha reso gli uomini liberi e schiavi, gli uni dei e gli altri uomini. Ogni cosa si genera dal suo opposto, non ci sarebbe la pace se non ci fosse la guerra, non ci sarebbe la vita senza la morte, quindi, perché temere il caos? Al contrario, il caos va esaltato, perché produce razionalità. Mentre il filosofo di Efeso esamina la guerra come fenomeno indipendente dagli uomini, Hobbes, uno dei più grandi pensatori politici d’Inghilterra, si focalizza proprio sull’uomo e sulla sua natura. Perché l’uomo combatte? Iniziamo col dire che Hobbes, come Machiavelli, aveva una bassa considerazione dell’essere umano.  Era un materialista, credeva che gli umani fossero dei semplici esseri fisici. L’anima non esiste, siamo dei corpi, che sono delle macchine complesse. Tutti gli aspetti dell’esistenza umana, compreso il pensiero, sono attività fisiche. Non credeva nell’abilità delle persone di prendere decisioni per se stesse. Siamo tutti sostanzialmente egoisti, guidati dalla paura della morte e dalla speranza del guadagno personale. Tutti noi cerchiamo potere sugli altri. L’uomo è per natura bramoso, desidera preservare se stesso a tal punto di essere egoista, tendiamo a prevaricarci, schiacciarci e divorarci. Questo stato di natura degenera nello stato di guerra di tutti contro tutti e non c’è equilibrio. Ed è da qui che l’uomo decide di stipulare un patto che porta all’uscita di questa guerra,  è qui che sceglie la politica per convenienza, perché è necessaria. L’uomo perderà tutte le libertà in cambio di una, il diritto alla vita. Con gli anni, la concezione di guerra e la sua considerazione è cambiata notevolmente, e un esempio è l’articolo 11 della nostra costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.” La guerra come strumento di offesa viene ripudiata, screditata. Si cerca di promuovere la pace, posta quindi come un bene supremo, che non ha origine dalla guerra, non è un obiettivo a cui dobbiamo arrivare o una meta da raggiungere, ma è uno stato che dovrebbe essere sempre presente, che deve permanere nel tempo e che non deve essere intralciato. La guerra non è, come ritiene Hegel, quella tempesta che rende il mare limpido, non è ciò che libera il mondo dal passato, ma un fenomeno da evitare. Tutte queste concezioni di guerra sono però diverse dalla guerra che ci stiamo trovando a combattere adesso, non stiamo cercando di affrontare un nemico concreto, non stiamo provando a scartare il negativo che ci ha preceduto e non stiamo riflettendo sull’autonomia e indipendenza ci ciò che ci governa e dal quale non possiamo sottrarci. E’ una guerra insolita, la nostra, anomala: ci difendiamo da un rivale che non riusciamo e percepire ma che sta neutralizzando migliaia di persone in tutto il mondo, e un altro elemento peculiare è che in questo caso, siamo coinvolti proprio tutti. Non c’è una nazione che sta attaccando un’altra, non c’è una religione che vuole prevalere sulle altre, ma un’entità biologica che agisce inconsapevolmente e arriva ad uccidere. Per quanto paradossale, ci sono delle analogie tra questa lotta e molte altre che sono state vissute. C’è sempre stata una differenza significativa tra coloro che combattono. Abbiamo gli individualisti, che lottano per il guadagno personale, esclusivamente per se stessi, proprio come l’uomo allo stato di natura presentato da Hobbes, e i soldati, che lottano per liberare il mondo dall’ingiustizia, per difendere e affermare i propri ideali e i valori che si portano con loro. Nel nostro caso attuale, i soldati rappresentano tutti i medici, gli infermieri, e le persone che stanno rispettando le restrittive regole da seguire. Al contrario, chi non teme il virus e decide piuttosto di continuare a vivere la loro consueta quotidianità, è un mercenario che lotta per il proprio appagamento egoistico. Ed è proprio il fatto che queste persone ci siano che mi fa riflettere e mi fa chiedere, l’uomo è davvero naturalmente egoista?  E’ vero che non ha capacità di raziocinio? Che non è fatto per stare con gli altri? E perché tante persone si distinguono? Da cosa derivano queste mentalità opposte?  Ciò che accomuna questa guerra alle innumerevoli altre è il senso di responsabilità collettiva, solidarietà. Pensiamo ad esempio all’Inghilterra durante la seconda guerra mondiale, una questione che è apparentemente banale ma che in realtà non lo era affatto: la luce nei vicinati. Dovevi fidarti che i tuoi vicini spegnessero tutto come avresti fatto tu, o altrimenti tutti quanti sarebbero stati attaccati. Questo per colpa di un solo uomo. Se il mio vicino avesse il virus e decidesse di uscire di casa, infetterebbe chiunque gli sta attorno. La responsabilità collettiva nel fare la cosa giusta in guerra è rilevante anche in una pandemica. Il nostro nemico non lo vediamo ma così era anche per gli inglesi. Come loro ponevano fede nei loro soldati, così noi la poniamo nei nostri dottori.
-Nehla 
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nelinhasokal · 5 years ago
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02/01/20 Blenheim Palace 
Non credo che ci sia bisogno di descrizioni, le foto parlano da sole. 
Le foto le ha fatte il mio ragazzo, io sono negata - these pics were taken by my boy, i’m really not the best photographer 
-Nehla
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nelinhasokal · 5 years ago
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13/04/20
22.50
E anche questa sera siamo io e i miei pensieri. Nella mia cameretta rosa che mi fa sentire nel mio regno. Questa stanza mi rappresenta proprio.. pareti tappezzate di fotografie, libri un po’ ovunque.. Ieri sera ho visto un film meraviglioso.. “about time”, è il titolo. Ero in lacrime. Sono una persona sensibile e quel film mi ha proprio fatto grondare. Vivere cercando di apprezzare anche ciò a cui siamo soliti non prestare attenzione, far caso alle piccolezze, soffermarsi sui dettagli, rendere le cose più insignificanti interessanti, cercare i “bits” positivi nel negativo.. tendiamo sempre a dare tutto per scontato e a non dare importanza alla nostra quotidianità. Se qualcuno mi chiedesse di parlare di oggi, la prima parola che mi salta in testa è “noioso”. E in effetti è stato così, non ho fatto niente di speciale, ma in questa noia ci sono state innumerevoli piccinerie. Questa sera ho chiacchierato tanto con mio fratello ed è stato un momento che custodirò. Ci siamo fatti delle domande mentre lui giocava alla play station e come al solito mi ha fatto ridere abbondantemente. Non so quale potere abbia ma ogni volta che ci scambiamo anche solo uno sguardo mi fa ridere. Certo gli istanti in cui non lo sopporto sono infiniti ma vengono ripagati dall’allegria che mi trasmette. Io e il mio ragazzo abbiamo parlato parecchio e adoro parlare con lui. Mi sento sempre libera di dire qualsiasi cosa mi passi per la testa e le conversazioni non sono mai scontate, alla fine viene fuori sempre qualcosa di interessante su cui dibattere ed entrambi amiamo farlo. Ecco, per quanto questa giornata sia stata insulsa, c’è stato quel qualcosa per cui è valsa la pena viverla. E mi chiedo se anche per gli altri sia così, se tutti noi troviamo sempre qualcosa che alla fine ci migliora la giornata o che ci faccia sorridere in qualche modo. Credo che sia proprio questo il trucco: fare il meglio di ciò che fa apparentemente schifo. E non è facile eh, non dico questo. Ma è possibile, basta solo riflettere e rendersi conto di cosa stiamo effettivamente vivendo. Se non mi fossi messa a scrivere e a pensare, a questa giornata non avrei dato una lira, e invece, eccomi che scrivo di aver vissuto momenti che continuerò a portare con me.
23.08
-Nehla
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