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Un pianoforte per la causa
In questi ultimi giorni ho letto e condiviso il post di Luca Sofri, Il secolo dello spegnimento dei lumi.
Ho fatto mia soprattutto l’ultima parte, quella propositiva.
Alle persone di buona volontà rimane di fare del bene nella loro parte di vita e di mondo, più o meno piccola, sperando che non cresca troppo da essere individuata e demolita dalla retorica corrente. E aspettare che le cose cambino in modi imprevisti – capita, nella Storia – o che a qualcuno venga un’idea geniale.
Credo che si tratti anzitutto di una scelta personale, anche intima, tuttavia penso che chi intraprenda questo percorso abbia la necessità di incontrare altri con la medesima consapevolezza e sul medesimo cammino.
Ricostruire (ma anche semplicemente costruire, guardando piuttosto avanti che indietro) una cultura è un compito comunitario, richiede relazioni, aiuto reciproco, generosità, disinteresse.
Passando per la stazione di Torino Porta Nuova, tra ieri e questo pomeriggio, ho visto con piacere uno di quei pianoforti lasciati a disposizione del pubblico. Mi è sembrata una cosa bellissima, perché semplice, anonima, disinteressata. Un pianoforte lasciato con fiducia alla mercé di tutti, con l’unico obiettivo di offrire momenti di bellezza.
Ecco, in questa stagione, anche un pianoforte in una stazione è utile alla causa.
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Eternamente
Mi stupiscono ogni volta i meccanismi della mente e della memoria.
Oggi, improvvisamente, senza alcun apparente motivo, mi è tornato in mente il tema musicale “Eternamente”, scritto dai Charlie Chaplin perl suo film “Luci della ribalta” nel quale il protagonista non è Charlot, ma Calvero, un artista decaduto e alcolista che si innamora di una ballerina.
Ho anche la vaga impressione che a casa mia esistesse lo spartito di questo brano.
Ogni ricordo è una finestra che si apre e ci restituisce qualcosa.
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Ho visto venerdì sera il documentario su Amanda Knox e Sollecito. Non ho mai seguito direttamente il loro caso, ma naturalmente sono stato sempre raggiunto da alcune notizie che però non ero in grado di sistemare nell’ordine giusto. Il documentario mi è servito per questo, per capirci qualcosa e per farmi un’idea. L’effetto finale è stato di totale sconcerto di fronte a personaggi inquietanti o sconcertanti. Inquietanti come Knox e Sollecito, e soprattutto come il giornalista Nick Pisa. Ma anche sconcertanti come il procuratore Mignini.
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La bussola del livore
Da diverso tempo a questa parte, se voglio capire quanto una affermazione di papa Bergoglio sia innovativa non vado subito a leggere i commenti di Melloni, Andrea Grillo, Accattoli o Faggioli (escludiamo a priori gli schierati a priori Tornielli e Spadaro), ma misuro il livore e la rabbia del pur intelligente Magister e del per-nulla-intelligente Antonio Socci.
Dopo l’uscita della “Amoris Laetitia” Magister ha scritto due post sprezzanti (uno dei quali sembra l’Inno del Fratello Maggiore della parabola), Socci è riuscito a scriverne tre, rabbiosamente illeggibili.
Ecco, se proprio lo volete sapere, la “Amoris Laetitia” è veramente rivoluzionaria, senza se e senza ma.
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Arredare a tutti i costi e gente che viene a vivere in Italia
Un mese fa sono rimasto a letto per alcuni giorni a causa dell’influenza più seria di questi ultimi anni. E’ stato in quei giorni che ho tradito il mio serissimo canale tv preferito per alcune scorribande verso qualcosa di più leggero. Mi sono così imbattuto su Fine Living, un canale tutto dedicato alle case e all'arredamento, divenendone un quasi abituale telespettatore. In mezzo a improbabili e ripetitive sfide di cuochi di ogni genere ho trovato alcuni programmi assai piacevoli: vado a vivere in Italia è un format dedicato a persone e famiglie che scelgono di vivere in Italia e cercano una casa nei posti più belli e diversi; arredare a tutti i costi è dedicato alla possibilità di creare ambienti molto particolari con una minima spesa e una grande creatività; infine c’è anche un programma dedicato a chi compra piccole isole, che sia Panama o l’Australia. Qui mi permetto qualche sogno ad occhi aperti. Un giorno anche io comprerò un’isola, questo è certo.
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Notte insonne col Pastore Ricca
Una notte insonne mi ha portato ripetutamente a godere della compagnia di Paolo Ricca, pastore valdese. Nel tentativo di riprendere sonno ho ascoltato diversi podcast della trasmissione di radiotre Uomini e profeti, dove il pastore Ricca affrontava diversi argomenti legati alla Bibbia. L’avevo ascoltato diversi anni fa in un convegno. Aveva fatto l’esegesi di due versetti di Paolo, in un modo così ricco, interessante, coinvolgente, che non avevo mai dimenticato. Qualche volta l’avevo riascoltato in qualche trasmissione radio. L’altra notte ho avuto la fortuna di godere a lungo della sua parola arguta e penetrante, sempre leggera, mai dogmatica. Così oggi ho acquistato su Amazon tre suoi libri, che aspetto col desiderio di continuare questo filo invisibile che mi lega a lui.
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Parigi 13 novembre
Ho vissuto la giornata con un senso di sgomento che mi ha accompagnato ogni momento. Ho scoperto tutto al mio risveglio (sono andato a dormire presto ieri), e mi ci è voluto un po’ per prenderne coscienza.
L’oggi assomiglia molto all’11 settembre 2001, ma è anche molto diverso. Geograficamente Parigi è molto più vicina di New York. Ma ci sono anche tante altre cose, successe in questi 14 anni che rendono i due elementi simili ma molto diversi. L’11 settembre mi aveva preso completamente di sorpresa oggi la sorpresa è la maschera dell’incredulità.
Ho condiviso il commento di Emergency. Noi occidentali siamo ipocriti. Situazioni molto peggiori di quella di Parigi si vivono da anni tutti i giorni in molte città e nazioni che forse hanno meno fama di Parigi e la Francia, ma sono pur sempre uomini, città nazioni. Israele e la Palestina sono tra queste (ho amici in Israele). Ma inevitabilmente quando le cose capitano lontano mi-ci interessano meno, ci coinvolgono meno anche emotivamente.
Ho riletto Terzani, questo pomeriggio, e credo che abbiamo ancora moltissimo da dire, di fronte a tutte le reazioni alla Oriana Fallaci che si sono ripresentate inevitabilmente oggi.
Ho moltissime domande. Chi sono veramente i nostri nemici? E’ davvero così facile stabilire chi abbia torto e chi ragione oppure come in ogni guerra ci sono responsabilità da tutte le parti? Cosa è veramente l’ISIS? Credo che abbiamo poche informazioni, reali. Conviene avere come nemico l’ISIS, ma forse chi combatte davvero questa guerra sa delle cose che noi non sappiamo.
In momenti come questi ci vorrebbe un De Gaulle, e invece abbiamo Hollande. Ci vorrebbe un De Gasperi, e invece c’è Alfano al ministero dell’interno. E’ un tempo davvero difficile da capire.
Ho conosciuto dei ragazzi musulmani molto religiosi ma molto pacifici. Non credo sia una guerra di religione. Credo di più che sia una guerra tra ricchi e poveri, tra opposte violenze. Innocenti che muoiono a Parigi, a Gerusalemme, a Damasco.
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Chi ha paura della normalità?
L’altra sera papa Francesco è andato dall’ottico per sostituire le lenti dei suoi occhiali. Il fatto ha suscitato un grande clamore. Pare che non si fosse mai visto un papa entrare in un negozio, richiedere un servizio e pagare. Molte persone che si trovavano nei paraggi non hanno resistito a creare una folla davanti alla vetrina del negozio e a documentare l’episodio con il proprio smartphone. I commenti della stampa sono stati piuttosto sensazionalistici, tanto più che il papa è andato dal negozio con la sua solita macchina e semplicemente con l’autista. Naturalmente ci sono stati anche dei commenti scandalizzati, indignati. Ne riporto uno, quello di Antonio Socci nella sua pagina di facebook.
OGGI DAL FRUTTAROLO ? Oggi, venerdì, cosa si escogiterà nei pensatoi di Santa Marta per avere un titolo sui siti d'informazione e sui giornali che illustri il papa tanto umile e tanto vicino alla gggente? Il nostro simpatico e popolare papa Bergoglio andrà dal fruttatolo a sentire quanto vengono stamani le zucchine, cosicché si potrà dire "quant'è bono! com'è alla mano, proprio uno di noi"? O forse andrà dal macellaro a cerca' 'a trippa pe' 'r gatto e poi, prendendo il 64, di corsa alle Poste a pagare le bollette per far vedere quant'è semplice e umano il Papa? "E' bono, è uno che 'un vole sembra' er papa", dice la sora Cesira. In effetti non sembra... E in ogni caso chi glielo fa fare quel terribile mestiere se davvero lui non lo vorrebbe fare? Caro papa Bergoglio, a parte gli scherzi (che spero la faranno sorridere), capisco che lei voglia dimostrare - come ha dichiarato - che un papa può fare una vita normale. E' un'idea interessante, anche simpatica. Però da chi viene eletto canonicamente papa ci si aspetta anzitutto che governi bene la Chiesa. E' oggi un compito immane, da far tremare, per il quale ha tutto il sostegno della nostra preghiera. Ma il dovere principale (quasi esclusivo) che deve assolvere un papa è questo, non far vedere quanto è umile (che poi è cosa difficile, che si rovescia facilmente nel contrario). Dunque va bene andare dall'ottico di via del Babuino (quando si dice le periferie....), un posto notoriamente fuori mano, dove si passa inosservati. Ma intanto i cristiani continuano a crepare in mezzo mondo e nell'altro mezzo sono disprezzati e quasi imbavagliati: cosa si può fare? Se non ci aiuta lei chi potrà farlo? Si faccia sentire lei da tutti i governanti e dall'Onu, visto che tanto la osannano. Ci difenda! Pure l'Anno Santo che lei ha indetto (e gliene siamo grati) è nel più totale caos. Infatti oltre ai problemi organizzativi e a quelli che io stesso ho segnalato, relativi alle Indulgenze, ci sono altre gravi questioni canonistiche provocate dall'assurda forma scelta da lei, papa Bergoglio (la Lettera a mons. Fisichella, anziché un atto giuridico): problemi da chiarire sulla questione delle scomuniche relative ad alcuni casi di aborto (che quel testo ha lasciato del tutto nel vago) e poi problemi canonistici relativi ai preti lefebvriani su cui lo scritto bergogliano ha aumentato la confusione. Entrambe queste grosse questioni canonistiche sono sollevate e spiegate da questo intelligente articolo di un giornale americano (la stampa italiana invece non se n'è accorta).
Si tratta di un commento fatto da una persona che si ritiene depositaria della verità, un vero ultra-cattolico. Non mi soffermo sui paradossi di questo testo, una miniera, con risvolti estremamente divertenti, ma solo su un punto. Ciò che si contesta a papa Francesco, alla fine di tutto, è la sua normalità e la sua voglia di essere normale. No, lui è il papa e deve fare il papa (ma chi decide cosa debba fare un papa?), non è una persona normale, non può pensare di considerarsi uno qualunque, benché papa.
Dietro questa questione, al di là delle scene folkloristiche davanti alla vetrina (ci saranno finché non ci si abituerà alla normalità, ed è un prezzo da pagare, credo), c’è una delle questioni di fondo del cristianesimo: accettare il principio dell’incarnazione. Gesù era un uomo normale, per i cristiani Dio si è incarnato in una persona qualunque. E’ qui lo scandalo. Scandalo di sempre, scandalo di oggi. Paradossalmente tra i più scandalizzati ci sono gli ultra-cattolici, quelli che per Gesù - dicono - farebbero qualsiasi battaglia, ma non conoscono in realtà Gesù, il periferico artigiano della Galilea.
(Anche per questo non mi piace definirmi “cattolico”, un bellissimo aggettivo purtroppo rovinato e abusato. Mi basta essere un cristiano, possibilmente qualunque, uno tra i tanti).
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Quote
“Dopo quaranta minuti, Francesco ha lasciato il negozio e in auto, nella quale era presente il solo autista, è rientrato in Vaticano”, riferisce Radio Vaticana. A chi gli ha fatto notare che era la prima volta che un Papa faceva una cosa del genere, ha risposto con un sorriso: “Che c’è di strano? Dove si va a cambiare gli occhiali se non dall’ottico”.
Se rivoluzionaria è la normalità (da Vatican Insider)
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Grecia, debiti, referendum e democrazia
Nei giorni precedenti il referendum in Grecia ho trovato molto interessante e per me condivisibile un articolo di Vittorio Pelligra.
Credo che nell’analisi del risultato del referendum ci sia moltissima retorica e superficialità.
Per esempio. La democrazia avrebbe vinto anche se avessero prevalso i sì, in quanto ad essere democratico è il referendum in sé e non il risultato.
Per esempio. Ha votato il 61 per cento degli aventi diritto e ha vinto il no con il 60 per cento dei voti. Quindi in termini assoluti soltanto il 36 per cento dei greci si è espresso a favore della linea di Tsipras.
Per esempio. Tra i nobili motivi che hanno portato un terzo dei greci a votare no, c’è l’illusione che si possa vivere al di sopra delle proprie possibilità (come ha fatto non solo la Grecia, ma anche l’Italia), facendo poi pagare il conto agli altri oppure pretendendo che chi ci ha prestato i soldi cancelli il suo prestito.
Per esempio. La Grecia continua ad avere un debito da pagare e il fatto che un terzo dei cittadini pensino che tale debito non vada pagato (o non vada pagato nel modo proposto dai creditori) non toglie il fatto che esso vada ugualmente pagato.
E di esempi simili se ne potrebbero fare molti altri.
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Scalfari e il papa
Ho letto con qualche giorno di ritardo l’ultimo editoriale di Eugenio Scalfari dedicato a papa Francesco. Per certi versi lo trovo sconcertante. Il finale mi colpisce molto
Gli auguro lunga vita, convinto come sono che è Lui la figura più rilevante del secolo in cui viviamo.
e - senza voler esagerare - mi ricorda la reazione del centurione romano alla morte di Gesù (”Davvero costui era figlio di Dio”).
Molti cattolici di stampo tradizionalista sono scandalizzati dagli editoriali di Scalfari sul papa e contestano quanto lui scrive. Da parte mia, invece, trovo del tutto legittimo che un laico possa esprimere la sua visione su un personaggio come papa Francesco, prescindendo ovviamente da una visione di fede. Certamente Scalfari non è un teologo, precisa sempre di parlare da laico e prova a interpretare con le sue categorie un grande fenomeno di oggi.
Mi spingo un po’ più avanti. Credo che Scalfari non solo parli legittimamente (come fa chiunque di noi quando si esprime su questioni che non lo riguardano direttamente ma lo interessano), ma dica molte verità. E’ prezioso sentire qualcuno che legge la realtà da un punto di vista molto diverso dal mio. Lui è realmente estraneo alla fede, quindi a volte, guardando da fuori, può vedere meglio quello che per me è troppo vicino o che mi coinvolge troppo.
Certi passaggi degli articoli di Scalfari appaiono anche a me un po’ ingenui o forzati. Ma altri li trovo molto belli e mi aprono degli orizzonti. Trovo estremamente creativo l’incontro tra due personalità così diverse, e considero preziosa l’amicizia tra uomini che si stimano pur avendo concezioni del mondo diverse, ma un comune anelito al bene.
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Viaggio in seconda classe
Sto guardando una puntata di “Viaggio in seconda classe” che ho registrato grazie all’ottimo servizio online Vcast (www.vcast.it). Si tratta - casualmente - di una puntata che ricordo molto bene: alcune protagoniste, infatti, erano di Uras e soprattutto la battuta di una anziana signora ci aveva fatto molto ridere.
Rivisto oggi è davvero un programma eccezionale. Bellissima la colonna sonora, capace di creare un’atmosfera suggestiva. Eccezionale l’idea del treno (si sentono tutti i suoi tipici rumori in sottofondo) come luogo privilegiato in cui gli sconosciuti si incontrano e si scambiano confidenze e storie di vita.
Nanny Loy era davvero geniale, sia come “inventore” di format, sia come attore capace di creare situazioni divertenti e paradossali all’interno dello scompartimento.
I dialoghi sono infine la parte più bella, nella loro autenticità.
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I film di Francesco Bruni
Nel giro di pochi giorni ho visto i due film di Francesco Bruni. Ho cominciato dall’ultimo, “Noi 4″ e poi ieri sera ho guardato “Scialla” del 2011. Non mi sono meravigliato che mi siano entrambi piaciuti così tanto. Francesco Bruni è lo sceneggiatore di quasi tutti i film di Paolo Virzì tra cui Ovosodo e il Capitale umano. Come Virzì in alcuni suoi film, Bruni racconta storie che hanno al centro gli adolescenti nel loro rapporto con il mondo adulto. I due film sono entrambi ambientati a Roma che però non è, come capita soprattutto in certe brutte fiction, un’ambientazione da cartolina, ma un luogo reale, vero. Lo sguardo è lieve, ma non superficiale, gli attori ottimamente scelti e diretti sono molto bravi. Due film, due storie che mi hanno lasciato qualcosa di bello.
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Le prozie e i liquorini
L’altro giorno sono stato folgorato da un tweet di peau douce che diceva così
desiderare un mondo popolato solo da prozie che preparano liquorini troppo alcolici perché non li assaggiano
Il fatto è che io me le sono proprio viste davanti le prozie, mentre preparano i liquorini. E ho sentito profumi e odori della cucina. E ho visto quella luce pomeridiana, d’estate, quando le giornate non finiscono mai ed è dopopranzo anche alle sei, che invadeva quelle cucine. E ho contato i passi felpati delle prozie che si muovevano lentamente, come se il tempo fosse sospeso e in quell’istante niente fosse più importante che fare liquorini. E ho visto le bottiglie, una diversa dall’altra, conservate da chissà quanti anni, pronte per i nuovi liquorini. E ne ho visto i diversi colori: giallo, viola, arancio. E ne ho gustato il sapore intenso, troppo dolce, un po’ aspro. E mi girava la testa dopo il terzo bicchierino. Quei bicchierini presi dalla grande credenza, tutti lavorati, adatti ai pomeriggi dedicati a ricevere le visite, quando si beve il te, con le tazzine di porcellana, e non può mancare il liquorino preparato in un pomeriggio silenzioso d’estate. O forse d’inverno, quando le prozie accendono il fuoco e lo trasportano nel bracere. E tutto accadeva davanti ai miei occhi, lentamente, e mi sembrava che non finisse mai e non volevo che finisse mai. E non era un sogno.
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Propositi
Mi asterrò per almeno una settimana dal dire o dallo scrivere “Tra l’altro”.
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Alla Moschea di Genova
Ieri mi è capitata un cosa insolita, che non avevo preventivato. Ho iniziato ad essere invitato ad una serie di incontri tra giovani musulmani e giovani cristiani di Genova. Il mio compito è quello, insieme ad un esperto dell’Islam, di fare una breve presentazione sul tema del pomeriggio. La prima volta - in una sala parrocchiale del centro - il tema era la preghiera e avevo accanto a me Salah Husein, imam della comunità, una persona molto intelligente e mite, che mi ha molto colpito per il suo modo molto “pedagogico” di presentare la fede del Corano.
Ieri ho scoperto all’ultimo che l’appuntamento in programma era invece al Centro Islamico si Sampierdarena, in quella che attualmente è una delle moschee principali della città. Mi sono quindi trovato a parlare proprio nell’aula della preghiera, rigorosamente senza scarpe, avendo accanto a me, come correlatore, un professore nientemeno che dello Yemen, vestito con il thawb, tradizionale abito bianco. In più il professore non parlava italiano, ma veniva tradotto dall’arabo, e anche i miei interventi venivano tradotti simultaneamente in arabo da una giovane donna.
I giovani musulmani, in particolare le ragazze, sono molto attivi nel dibattito che segue, fanno molti interventi spesso interessanti e profondi, e anche molte domande. Mi hanno colpito soprattutto le donne, perché avevo l’idea che fossero piuttosto sottomesse anche nelle questioni religiose e poco abituate a parlare in pubblico. Si tratta di ragazze che frequentano l’università e quindi con un notevole livello culturale. Di fronte a loro i nostri ragazzi cristiani sono generalmente timidi, parlano poco, conoscono poco la Bibbia, non sempre sono all’altezza - anche culturalmente, nonostante siano anche loro tutti universitari - di un dialogo interreligioso.
L’Imam è molto interessato a far conoscere il vero volto dell’Islam, la parte più spirituale, soprattutto ora che facilmente agli occhi degli occidentali tutti i musulmani vengono immaginati come fondamentalisti e violenti.
La mia impressione è positiva ed è un dialogo che mi interessa e che continuerò. Non ho nessuna idea di come si andrà avanti, ma intanto sono contento di coltivare queste nuove amicizie.
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Da molteplici punti di vista
In maniera inizialmente inconsapevole, ma poi via via sempre più coscientemente, da oltre due mesi e ho iniziato un esperimento personale molto interessante. Nel decennio trascorso avevo avuto un blog, magari anche un secondo blog tematico (come quello di Lost o della casa di Arcidano), ma si trattava di cose diverse, che avevano come unico legame il fatto che fossi io a scriverli.
Circa due mesi ho avuto la voglia - dopo circa un anno di sosta - di riprendere a scrivere. Ne è venuto fuori non più un blog, ma una serie di spazi diversi, ma tutti collegati, che potrebbero ancora crescere o magari diminuire o trasformarsi.
Il fatto è che spesso gli eventi che mi capitano durante una giornata, le letture che faccio, le persone che incontro offrono diversi spunti, su aspetti e piani differenti. Mi piace quindi poter collocare ogni cosa in uno spazio suo. Parlare della stessa cosa, attraverso angolature diverse, rivolgendomi a persone diverse, oppure alle stesse persone ma in contesti e momenti diversi.
Mi interessa esplorare il mio mondo da molteplici punti di vista, senza dimenticarne possibilmente neanche uno.
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