lacooperativa
Un progetto artigianale di NicolaCava
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lacooperativa · 1 month ago
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Per Emilio
Ti eri guadagnato il nostro disprezzo già anni fa.
Hai guadagnato un sacco di soldi da quando ci siamo imbarcati nella cooperativa.
Purtroppo per te non potrai goderteli ma anche se fossi vissuto più a lungo, senza un tumore al retto con metastasi estese alla testa, non te li saresti goduti ugualmente.
Eri tirchio da morire.
Mangiavi il panino preparato dalla tua mamma ed eri magro, dioboia.
Troppo alto, troppo sulle tue, troppo di tutto.
La terra ti sia lieve parrebbe un dolce epitaffio ma immagino che per risparmiare, finirai in un semplice loculo multiplo, perciò niente banalità.
Dopo non c'è nulla, nulla, lo scoprirai o meglio non lo scoprirai forse un po' troppo presto.
Il fiorino, la portante, la centrale è quello che amavi e malgrado ciò resti uno stronzo.
A presto.
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lacooperativa · 4 months ago
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Tumblr media
Beh, un ex collega mi confessò che una notte tra sabato e domenica in cui andava a consegnare le copie dell'Avvenire alle parrocchie, fu colto da una crisi diarroica e costretto a rifugiarsi in un campo per liberarsi dalla morsa merdace, dopodiché usò i calzini per pulirsi.
Non saprei dire che fine hanno fatto quei poveri calzini.
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lacooperativa · 1 year ago
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La Ketty
era stata a suo tempo una bella donna.
Dopo anni e anni a fare la segretaria di un tristissimo e fascistissimo politicastro Bolognese, si era ritrovata senza lavoro e con molta meno bellezza di quando era giovane.
Che altro poteva fare per arrivare alla pensione se non entrare in cooperativa?
In fondo consegnare pacchi e lettere era un lavoro che poteva svolgere in minigonna e sugli stilettoes che amava portare e che a suo dire erano comodi e mettevano allegria.
E poi sui tacchi lei ci aveva vinto una corsa di cinquanta metri piani, almeno sempre a suo dire e sono tentato di crederle ancora oggi.
L'unica cosa che le dava fastidio fare era consegnare robe in Galleria Cavour, dove aveva l'ufficio il fascistazzo bulgneis e la conoscevano tutti.
Per il resto gli anni in cooperativa dal 1999 in poi, sono passati velocemente e la pensione è arrivata, grazie anche a una storia (cl)amorosa con Giuliano, Beta 7.
Sono convinto che la Ketty abbia amato davvero Beta 7, malgrado lui avesse l'abitudine di darle appuntamenti in giro per la provincia di Bologna.
Appuntamenti a cui regolarmente non si presentava perché all'amore preferiva fatturare, con la conseguenza che gli toccava sopportare le incazzature della Ketty che erano notoriamente assai pesanti.
Per cui, fine di un amore ma inizio di una folgorante carriera da pensionata.
Dopodiché la Ketty è sparita dai radar.
Per fortuna.
[Grazie a @agirlinamber per avermi costretto a riesumare un tale ricordo]
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lacooperativa · 1 year ago
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Pieretto
che Frenc chiamava Gepetto (una sola P) era un profugo Istriano. Da piccolino la sua famiglia si era trasferita da lassù a quaggiù a Bulagna. O almeno la sapevo così.
Da grande aveva fatto l'autista di Bus dell'allora ATC (Azienda Trasporti Consorziali di Bulagna) per ben quattordici anni, sei mesi e un giorno, poi si era trasformato in un BebiPensionato.
Ma siccome non era uno capace di non rompere i coglioni, aveva preso la partita IVA ed era entrato in cooperativa con un furgone.
Come fosse poi riuscito a diventare consigliere (a seguito di apposite elezioni triennali), come si fosse guadagnato i voti dei soci della coop malgrado gli mancasse la R ma soprattutto essendo così viscido e leccapiedi, resta un mistero irrisolto, anche perché quando sono arrivato io, per lui era il momento del tramonto, come consigliere e come socio.
Fu oggetto dello scherno di Frenc che ogni tanto in radio si faceva segnare dalla centrale un "servizio a Gepetto" anche quando era in auge, non solo alla fine di una poco gloriosa carriera.
Ovviamente con Frenc incassava le frecciate per non incassare altro, perché Frenc era noto per essere un bullo dalla voce grossa e metteva una certa soggezione anche in un consigliere di amministrazione dalla lingua merda.
Finì che con la fine del vecchio presidente (quello con il premio di maggior consumatore di Viagra della provincia di Bulagna) e del suo vice, non venne rieletto e nel giro di poco tempo se ne andò giustamente a rompere le palle altrove.
Purtroppo per lui, poco dopo essere sparito dai radar cooperativi, il figlio si ammalò di un tumore ai testicoli che non gli lasciò scampo.
Lo so bene che la seguente battuta è da stronzi ma non ho mai detto di non essere stronzo, anzi l'ho detto spesso e non è colpa mia se nessuno ci crede.
Comunque la battuta è che con un padre così rompipalle purtroppo e sottolineo purtroppo non poteva andare diversamente al ragazzo.
PS: quando Pieretto chiamava sé stesso, si chiamava Pievetto. E quando si riferiva ai trasporti a temperatura controllata, diceva che erano eseguiti con un furgone figo. E se si trattava di un furgone molto piccolo, di un fighino.
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lacooperativa · 1 year ago
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Calice, Kriminal e io quando andiamo a prendere il caffè al Seventyfive...
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lacooperativa · 1 year ago
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Il Sindaco
Ovviamente è soltanto un soprannome per un collega particolare. Il Sindaco nasce da una madre e da un padre. Temo al pensiero di come sia cresciuto, anzi tra chi sia cresciuto e non mi riferisco ai genitori ma agli amici o ai compagni di scuola.
È un buono, anzi un buonissimo. Non si è mai sposato o fidanzato o accompagnato. Né a donna, né a uomo. Probabilmente prendere la patente è stato il suo traguardo più grande e ancora di più fare di quella patente il suo lavoro nella coop.
Il Sindaco è lento. Nel guidare, nel pensare (suppongo), nel parlare. Non che non sia pure profondo ma è lento. In strada massimo a sessanta all'ora, in autostrada mai sopra i cento. Era già pronto da anni alla rivoluzione dei 30 all'ora nella città di Bologna.
Come dicevano Beta7 e Frenc: fortunè. Vero in fondo, non capire un cazzo a volte è una grande fortuna. Non è che il Sindaco non capisca nulla ma è abilissimo a farti venire il dubbio in tal senso.
Comunque gli è morto il papà anni fa, è restato lui con la mamma pensionata e a inizio settembre andrà in vacanza a Riccione con un altro nostro collega, quella grandissima merda di Ronaldo (soprannome). È già il secondo anno. Vanno a Riccione, stanno sotto l'ombrellone tutto il giorno e appena il sole cala vanno a cena e poi passeggiano sul lungomare giusto prima di coricarsi. Temo anche che si corichino nello stesso letto. Ma contenti loro, contenti tutti.
Forse l'unico momento "alto" nella sua vita è stato quando lavorava di notte. Il Sindaco odia lavorare di notte tanto quanto ama dormire. E ama tanto dormire quanto odia doversi alzare presto per andare a lavoro o da qualsiasi parte ci sia da alzarsi presto.
Insomma quella notte, quando lavorava alla distribuzione delle paste ai bar per conto di quella pasticceria che quando fallì ci regalò un puffo esagerato, venne fermato dai Carabinieri. Sicuramente in ritardo e irritato, non trovò meglio che chiedere al Maresciallo di Granarolo se non avesse altro da fare che rompere i coglioni alla gente che lavora.
Il Maresciallo non capì la retorica insita nella domanda del Sindaco e gli ritirò la patente. Il padre del Sindaco andò a intercedere per il figlio e pagata una multa cospicua riportò a casa l'unico vero attrezzo da lavoro che serve per lavorare in cooperativa.
Che allora era uno straccio di carta rosa con una foto e le generalità del titolare della patente.
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lacooperativa · 1 year ago
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Charly 4
Mi è tornato in mente il nome. Daniele. Daniele è uno che ha tra i cinquanta e i sessanta anni. Cazzo! E' mio coetaneo.
Se io sono nella coop dal '99, lui ci è entrato diversi anni dopo. Chi è Charly 4? È il figlio di una tipa che era all'epoca nostra cliente. O lei o il marito, vattelapesca.
Quando la tipa o il tipo ma facciamo insieme questi due, chiesero di farlo entrare come socio lavoratore nella coop, qualcuno, meglio non sapere chi, rispose di sì.
Charly 4 era quindi figlio di madre e padre separati e fratello di suo fratello. Nato e cresciuto a Milano, si era trasferito a Bologna al seguito dei genitori.
A causa del suo carattere tremolante, sempre pieno di paure e terrori, Charly faceva la spola tra le case dei due amorosi genitori che per levarselo dalle palle, almeno di giorno, gli avevano trovato un lavoro al di fuori della loro azienda.
Entrato in coop, si trovò ad essere l'unico socio in grado di parlare fluentemente inglese, in un contesto in cui sapere una lingua estera, non contava assolutamente un cazzo.
Persona buonissima, generoso e cortese, aveva come ulteriore difetto la scarsa, anzi facciamo inesistente igiene personale.
Dato che la madre con lui era stata tutto tranne che una madre, sempre a corto di soldi, in quanto lavorando in coop con Partita Iva, i soldi sono un miraggio, soprattutto per i tipi come Charly 4, indossava gli stessi abiti per una intera stagione e d'estate era evitato da tutti come la peste.
Ogni tanto lo prendevano e obbligavano a farsi una doccia, ma proprio di peso, perché lui non ne voleva mai sapere di entrare a contatto con l'acqua, tipo un gatto.
Invariabilmente i servizi che gli venivano affidati erano unicamente quelli estemporanei e dove non fosse previsto l'uso di ascensori.
Più volte cacciato dalle mense per continui errori nelle consegne, dettati dal terrore di combinare errori, oppure perché giustamente qualcuno faceva presente che quel tipo trasandato e puzzolente non era compatibile con il trasporto di alimenti per le scuole o gli ospedali.
Molte volte subissato di proteste da clienti che lo vedevano portare pacchi pesanti a piedi per le rampe delle scale, invece che con l'ascensore o col montacarichi.
Insomma, un disastro di persona. Che solo nella coop poteva continuare a restare a fare danni. D'altronde la coop si tiene fissi quattrocento euro al mese per nove mesi l'anno solo per consentire a noi soci il privilegio di vestire le magliette griffate coop.
Però è un ragazzo buono e generoso, oserei dire fino al masochismo. D'altronde l'ho visto sopportare a lungo Cocco di Merda che gli rifilava delle pacche sulle palle con un grosso mazzo di chiavi.
Pacche a cui Charlino non si sottraeva. Forse sarà che come nei gatti il suo cervello funziona solo a corto raggio (dieci secondi) e si dimentica in pochi istanti di quello che gli è capitato undici secondi prima.
Comunque oggi ha trovato il blocco giusto a cui ritirare all'Interporto ed è arrivato in consegna entro mezzogiorno, partendo alle nove e trenta. Un record, sicuramente.
E non puzzava nemmeno tanto.
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lacooperativa · 2 years ago
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Grande H
Abbiamo iniziato nel 2018 e siamo ancora lì al Grande H dopo il Covid.
Ma il Covid non c'entra nulla, era solo per completezza dell'informazione.
Il primo giorno al Lab Anal c'era la Tigre Rossa che mi ha chiesto come mi chiamavo.
Le ho detto che poteva chiamarmi col nome della Cooperativa per cui lavoro.
Senza nessun motivo, mi è venuto così, come il Lei al posto del Tu.
Il Lei mi ha preso da alcuni anni a questa parte, ovviamente a causa dell'aumentato numero di anni sul groppone.
Mi piace il Lei, con tutti, anche con persone che vedo ogni giorno e con cui ho familiarità.
E come in ogni cosa, ci sono le dovute eccezioni, in numeri di due, se penso al Lab Anal.
La prima eccezione è la Carla, probabilmente a causa della passione di entrambi per la Gelateria Gusto Antico di CSPT.
Ci diamo del tu con la Carla e con la Ragazza Nuova che è l'ultimo giovanissimo acquisto del Lab Anal.
Per la Carla ho già pronta la scusante, se qualcuno o qualcuna dovesse accorgersi che ci diamo del te.
Direi che la Carla è stata la mia fidanzatina alle elementari, per cui il Lei non vale.
Certo, qualcuno potrebbe obiettare che la Carla è più giovane di me.
Ma ho già la risposta pronta anche a questa domanda: la Carla era più giovane ma io molto più asino.
Più difficile invece trovare la scusa per la Ragazza Nuova, quella che tra l'altro quando mi vede mi chiama: Uomo.
Si, potrebbe essere per età una figlia se non una nipote ma non siamo parenti.
Vabbè, per il momento non c'è fretta e qualcosa mi verrà in mente.
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lacooperativa · 2 years ago
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4 Marzo 1943
Non c'entra molto con la cooperativa ma è perfetto per oggi, giorno in cui state tutti a stracciare i coglioni con Lucio Dalla.
Comunque, il Pupetto e Sciù ...va bene, il Pupetto era il ragazzo della Pupetta, quella con i piedi sporchi, come diceva ViaColVento e Sciù era un ex ragazzo del Pilastro, in realtà un Lucano trapiantato a Bulagna.
Tutti e due erano del Pilastro e da come lo dicevano te pensavi che fossero due terribili Pilastrini tipo quei mezzi mafiosi che si facevano notare per rapine o aggressioni e che la notte faticavano a dormire regolarmente, perché ricevevano la visita delle forze dell'ordine.
Erano invece due pezzi di pane, due cani che se abbaiavano era perché non dormivano, non perché non mordevano.
Insomma il Pupetto e Sciù avevano formato un gruppo musicale, i Fuori Servizio, in cui il primo era voce solista e il secondo suonava forse la batteria, non ricordo più bene.
Una volta il Pupetto mi chiese se sapessi suonare e dissi di no. Allora mi chiese se sapessi comporre testi per canzoni e ci dissi: sei scemo? Per comporre canzoni ci vuole un poeta, non un CiccioPuzzetta qualunque.
Da allora non mi chiese più nulla, anche perché continuavo a chiamare il suo gruppo musicale gli Out Of Order, cosa che non gli piaceva, un po' perché non sapeva nulla di inglese e un po' perché gli ricordava gli ascensori dei grattacieli del Pilastro, sempre in manutenzione straordinaria.
Comunque prima che il Pupetto smettesse di rompermi le palle chiedendomi di andare ad ascoltare gli Out Of... vabbè, i Fuori Servizio, mi raccontò la storia di Lucio Dalla.
O meglio il rapporto che Dalla aveva con la scena musicale Bolognese, di cui i Fuori Servizio erano una parte infinitesima ma trascurabile.
Secondo il Pupetto, Lucio era solito offrire collaborazione e aiuto ai gruppi emergenti o sommersi come i Fuori Servizio, in cambio del Culo.
A loro aveva chiesto un culo per lanciarli nel mondo della musica professionale. Uno. Un culo qualsiasi, del Pupetto o di Sciù sarebbe andato benissimo.
Un culo in cambio della gloria, culo che però i Fuori Servizio non gli fornirono mai e così rimasero sconosciuti e irrisi, almeno da me.
Questo per dire che va bene (solo per) oggi che rompiate il cazzo con le canzoni o le storie o le immagini di LD.
Da domani basta però, dioCulo.
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lacooperativa · 2 years ago
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Post Tre - Prima del 1999
Per capire cosa fosse la Cooperativa, bisogna andare indietro nel tempo di oltre vent'anni rispetto al 1999, quando un NCC (Noleggio Con Conducente e quindi volgarmente Noleggiatore) Bolognese che portava in giro la gente col suo bus, decise di creare un piccolo impero.
Nei primi anni '70 riunì in una coop altri come lui che portavano sia il bus che le autoblu e iniziò a farli lavorare in equipe, anziché come cani sciolti, con una centrale che raccoglieva le ordinazioni telefoniche dei clienti e distribuiva il lavoro ai soci via radio tipo quelle delle forze dell'ordine.
Sembra una stupidaggine oggi ma all'epoca era tutti contro tutti, invece l'idea dell'unione ebbe successo e la coop si espanse negli anni fino a diventare un piccolo gigante dell'area metropolitana Bolognese.
Quella che parve una trovata geniale, se ci pensiamo oggi sembra perfino banale: se lavori da solo e ti chiama un cliente dici di sì, se ti chiama il secondo arriverai un po' lungo, se ti chiama il terzo non ce la fai e perdi il cliente.
Lavorando in gruppo invece era più facile accontentare le richieste sempre maggiori di trasporti privati personali ed evitare di disperdere la clientela.
Non che fosse una roba nuova, lo facevano già i tassisti, si, quelli con la macchina bianca invece che blu, ma per gli NCC fu una novità, più o meno.
Fu talmente una buona idea che venne creato un terzo settore per i trasporti di cose ingombranti, sporche o che gli NCC non avevano il tempo di fare con bus o auto.
Nacque il settore merci, la stampella della coop, i parenti poveri degli NCC, quelli che si occupavano dei lavori pesanti, però in giacca e cravatta.
Nel 1999 la tenuta del socio merci era già divenuta casual ma c'era ancora qualche socio più anziano che lavorava in giacca e cravatta, anche quando portava a casa di un cliente una lavatrice o doveva consegnare quaranta scatole A4 al quarto piano senza ascensore.
Con Giosuè esplorammo la possibilità di diventare autoblu ma i sogni di gloria svanirono prima dell'alba, lui sparì senza combinare nulla e io optai per entrare nel settore merci.
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lacooperativa · 2 years ago
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Post Due - 1999
Dopo un anno passato a vendere telefonini era arrivato il momento di trovare qualcosa che fosse un vero lavoro. Non che avessi voglia di un vero lavoro. Avevo trascorso sedici anni in fabbrica e una volta licenziato, un anno in mobilità a grattarmi, fino a quando Gerry non mi aveva offerto di lavorare nel suo negozio alle porte di Bologna. All'inizio tutto bellissimo, poi con l'arrivo di una giovane commessa bionda, erano arrivati i guai. La commessa mora, quella storica e stronza, era uscita di testa per la gelosia vedendo il territorio invaso da una concorrente senza vene varicose. Gerry che era sensibilissimo alla fica solo un po' meno di quanto lo era per l'alcol e le Porsche, aveva iniziato pure lui a dare di matto. Così avevo capito che era il momento di togliere il disturbo, anche se non sapevo come. A togliermi dall'impaccio mi aiutò Giosuè, collega venditore di cellulari. Con lui iniziammo a cercare la soluzione al problema del cambio lavoro e iniziammo, non ricordo bene perché, dalla Romagna. Fu così che un bel giorno di primavera entrammo in una banca di Lugo dove lui doveva fare non ricordo più cosa. Sembravamo Stanlio e Ollio vestiti con jeans e bomberino neri e con i rayban neri. Lui filiforme e io sempre sovrappeso. La nostra presenza non solo non passò inosservata ma fu segnalata perfino alle forze dell'ordine. Appena fuori Lugo fummo intercettati da una pattuglia di CC. All'epoca avevo un Ford Galaxy colore carta da zucchero che fermai lungo la strada appena i CC mi lampeggiarono con gli abbaglianti nello specchietto retrovisore. I due militi scesero, Beretta alla mano e affiancarono il Galaxy, uno dalla mia parte e uno da quella di Giosuè. Dopo un rapido controllo documentale, capirono che non solo non eravamo i rapinatori di banche che agivano da un po' di tempo da quelle parti ma che eravamo soltanto due coglioni nero vestiti passati per caso di lì. Le esplorazioni pericolose con Giosuè finirono presto perché a lui venne l'idea della Coop. Anzi l'idea dell'autista in auto blu.
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lacooperativa · 2 years ago
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Post Uno - Oggi
Sono passati anni. Non tantissimi. Nel frattempo alcuni di noi sono morti. Pensandoci bene è tanto terribile quanto umano. Qualcuno non ha resistito alla tempesta del Covid. Altri semplicemente si sono ammalati e se ne sono andati in silenzio. Enrico, Renato, Stefano e Demetrio. Mettiamoci anche Frank che malgrado apparisse senza cuore, dal cuore è stato tradito. Tutto è iniziato nel 1999, anno da libro o da film solo per quei quattro numeri che lo compongono. Anzi, è iniziato qualche mese prima, con la complicità di Giosuè che poi si è perso per strada. Perso uno, sotto tutti gli altri. Tutto è iniziato con una ricerca e un inutile viaggio verso la Romagna. Con una tappa in banca, non per una rapina ma che di una rapina ha quasi avuto l'esito, per fortuna positivo. Giosuè, il compagno di lavoro più inutile che si possa desiderare, eppure è grazie a lui se scrivo questi ricordi, prima che l'età si fotta tutta quanta la memoria.
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