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.L'altra notte ho pianto. Era sabato notte, sono tornata a casa presto e sono stata con i miei e i loro amici. Durante il consumo dei pasticcini mi sono venuti i lacrimoni agli occhi, nessuno se n'è accorto, probabilmente perché so nascondere il mio dolore. Il fatto è che mi sento vuota, senza emozioni. Non provo nulla, se non rabbia e tristezza. Sembra che quest'anno voglia mettermi al tappeto. E ci è riuscito. A dire il vero il tutto è iniziato ad ottobre dell'anno scorso. 4 positivi in classe, DAD fino a febbraio. È stato il periodo più duro del mio percorso scolastico. Mettermi davanti a quel computer per ore al mattino per le lezioni e al pomeriggio per studiare mi ha completamente distrutta. Quando pensavo stesse migliorando qualcosa, arriva il 21 gennaio. Mio nonno muore. Passo giorni a piangere, a non voler mangiare. Ma con buona volontà mi impegno e provo a star meglio. Tutto va meglio, se non fosse che arriva aprile. 2 mesi alla maturità e in classe non si parlava di altro. I professori ci davano blocchi di roba da studiare e ci pressavano per gli elaborati di maturità. Le procedure cambiavano ogni due per tre, le cose da preparare per l'esame e le materie da studiare si aggiungevano di settimana in settimana. Ho passato parecchi pomeriggi a piangere dallo stress. È il 4 giugno, l'ultimo giorno di scuola. Un peso è andato, mancava questo famigerato esame. Due giorni dopo mio papà cade malato, febbre, svenimenti. Nelle settimane a venire, intanto, escono le date dell'esame. 16 giugno, primo giorno, ultima candidata. Una doccia fredda, da aggiungere al fatto che dovevo ancora iniziare a studiare qualunque materia e che a mio padre avevano diagnosticato inizialmente una polmonite, scoprendo poi che si tratta di un tumore. È il 16 giugno, mio padre esce dall'ospedale dopo i giorni di convalescenza a seguito della biopsia, e io sostengo l'esame. Un secondo peso in meno, irrilevante data la situazione di papà, che nel frattempo quasi non respira più. Arrivano i risultati degli esami, si tratta di un tumore maligno al polmone destro ad uno stato avanzato, impossibile da operare data la sua aggressività, che ha creato una metastasi, ma immunizzabile attraverso immunoterapia, chemioterapia e radioterapia. Fino ad ora si è sottoposto a 2 cicli di chemio e immunoterapia, e ad uno di radioterapia. Sta molto meglio, è in piedi, respira bene e ride.
Ma le delusioni non finiscono, mi iscrivo ad un corso per la qualifica di O.s.s., ero entusiasta di iniziarlo. Ma ad oggi, mi manca la volontà di continuare. Non ho stimoli, lo frequento perché i miei ci mettono i soldi, e aspetto i tirocini per entrare nel vivo della situazione. Tra scarsa organizzazione, compagni monotoni, e docenti quasi insensibili, la voglia cala.
Ma ancora, la mia vita mi regala sorprese.
Mio fratello, credo come meccanismo di difesa o semplicemente perché ha perso la testa per una ragazza, ha saltato il lavoro per due settimane. È un diciottenne, quindi più piccolo di me, che ha già un indeterminato dopo 6 mesi di lavoro in quel magazzino. Quando i miei l'hanno scoperto, hanno preso la dura decisione di cacciarlo di casa. È stato via 2 notti, in cui il mio cuore era in bilico tra l'esplodere e il fermarsi. La prima notte ha dormito vicino casa, in un monumento della zona immerso nel verde. Zona poco raccomandabile. La seconda notte ha piovuto, ma la fidanzata ha convinto i genitori ad ospitarlo. La mattina seguente mio padre lo riaccoglie in casa, e chiariscono. Il mio cuore si rilassa, e torna un mezzo sorriso sul mio volto. Ma la sera, tornata mia mamma dal lavoro, la ramanzina è stato solo un anticipo di quello che poi avrebbe detto a mio fratello il giorno dopo. Infatti è stata molto dura, tanto che mio fratello ha pianto come un disperato dopo un sacco di tempo. Un'altra crepa alla mia anima. Ora sembra tutto stabile, e spererei rimanesse così. Ed infine, venendo al lato amoroso, la mia relazione non è il massimo. In tutto questo ci siamo lasciati per alcuni giorni, avevamo bisogno di pensare e di capire se noi fossimo le persone giuste per noi. La conclusione è che ci sentiamo tali, quando ci siamo rivisti lui piangeva, e mi ha chiesto di non farlo mai più. Il fatto è che sento la mancanza di cose che prima c'erano. Tanti particolari che per me sono importanti. Ma nonostante sia stato fatto presente più volte, non ci sono stati molti cambiamenti. Anzi, in questi giorni lo sento distante. Magari sono anche io. Però non sento degli stimoli da parte sua. Ed è questa scintilla che manca alla relazione. Siamo monotoni, in ciò che facciamo, che diciamo. E per come sto, ne risento molto. Non so che fare, né come comportarmi. Sono ancora innamorata o è solo abitudine?
Ciò che vorrei fare è sparire.
Lasciare tutto e andarmene.
Non da qualche parte, sparire totalmente.
Magari cancellando le mie tracce.
Facendo in modo che nessuno sappia mai di me, che nessuno mi conosca, come se non fossi mai esistita.
Probabilmente tutti quelli che conosco avrebbero meno problemi e ansie.
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È una sera come tante, sdraiata a letto a fare nulla. Scrollare tik tok, instagram, un giro su Tumblr, dei video su Youtube, e la mia serata è terminata.
Sono stanca, mi sento così sola.
Sono così sola.
Infondo dove sono tutte le persone che dicevano di tenere a me? Di volere vedermi sorridere? Non c'è nessuno. Nemmeno chi ti aspetteresti ci fosse stato. Ti aggrappi alle parole di chi ami, ma quanto possono sorreggerti prima che il peso delle tue insicurezze, delle tue angoscie ti butti al suolo e ti calpesti?
Non ci vorrà molto, sento già che la presa si allenta sempre di più, tempo un paio di delusioni ancora e mi ritroverò per terra. Lì troverò la vecchia me, quella energica, solare, che non si faceva mai scoraggiare da nessuno, ma che ho deciso di lanciare nel vuoto quando il peso della vita era troppo. E allora sono ritornata la me di qualche anno fa, con qualche dettaglio in più. La me di qualche anno fa non capiva molte cose, adesso, però, le capisco eccome. Quando ero più piccola leggevo quelle frasi sulla solitudine, sulla tristezza, e le facevo mie, sì, ma per cazzate. Screzi tra amici, con i fidanzati. Adesso le sento mie, perché mi ci rivedo appieno, nessuno screzio, nessun amico. Ormai non ho nemmeno più la voglia di sorridere. Per cosa dovrei farlo? Per una vita che va a rotoli? Per una 20enne che passa le sere a marcire sul suo letto e a chiedersi quando finirà tutto questo, e con questo intendo la mia vita? Per una ragazza che vive con i suoi, non lavora, studia ma non fa nient'altro? La risposta a questa domanda è semplice, vai a lavorare! Facile dirlo quando si ha stima di se stessi. Io ho paura di mettermi in gioco, sono consapevole dei fallimenti che mi aspettano. E non sono pronta, non sono capace di vivere. E vorrei non poterlo più fare, ma sono incapace anche in questo. Mi faccio prendere dall'ansia del dopo. Non credo, ormai, di avere ancora dei motivi per cui andare avanti. Me ne starò, quindi, chiusa nel mio spazio di mondo, zitta, a piangere forse, a ripensare a tutte le cose che se avessi fatto diversamente non mi avrebbero portato qui, ma magari più in alto. E forse, se le avessi fatte in modo diverso, tanta gente mi starebbe accanto. Perché andiamo, chi vorrebbe farlo? Ho un caratteraccio. Non è la classica frase perché ci faccia dire che invece è tutto il contrario. No, il mio è un carattere pessimo. Non ho il controllo delle mie emozioni, posso scoppiare da un momento all'altro e rinfacciare alla gente tutto ciò che ho fatto per loro, dire che nessuno mi ha mai capita, mi incazzo per le frivolezze, una parola non detta, un gesto mancato. Ma pensandoci bene, non è la rabbia, ma la delusione. Sì perché io mi aspetto tanto da chi amo. Non voglio cene costose, gioielli preziosi o cazzate simili. Portami a vedere il tramonto, io, te e una pizza. Portami a camminare nei boschi, ma tienimi vicino perché mi fanno paura. Regalami frasi d'amore, non di quelle smielate, ma di quelle che possano farmi battere 'sto cuore di ghiaccio. Regalami il tuo tempo, dedicami dei minuti. E invece, mi ritrovo qui, sul mio letto, da sola. Sapere che nessuno c'è è brutto, ti rovina dentro. Sai che devi contare solo su te stessa, ma sai anche che non basta, perché non hai le forze sufficienti. E allora piangi, piangi perché non capisci il motivo di questa situazione. Ti sei chiusa in te stessa e boom, nessuno ha provato ad aprirti. Chi l'avrebbe mai detto eh? Nessuno ha dimostrato di volere davvero il bene che millantavano di volere per me. È frustrante, fa male. Sei stanca di fare il primo passo, e quindi lasci correre. E ti ritrovi a scrivere cose che probabilmente nessuno leggerà mai. Sei sola, e nessuno, te compresa, potrà mai cambiare questa cosa.
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