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Cina: Calcio di stato
La Super League cinese è il massimo campionato di calcio in Cina, fondata nel 2004 dalle ceneri del primo campionato professionistico cinese la Jia A League nata nel 1994. Il football nel paese del dragone si gioca ufficialmente dal 1951 e fino al 1994 ha avuto un carattere prettamente dilettantistico. Con l’avvento della politica economica del consumismo di stato in Cina sono stati importati i fondamenti del business e dell’economia di mercato, compresi gli svaghi ed il modo di vivere occidentale, non fa eccezione lo sport, vero e proprio strumento di educazione in Cina. In questo quadro di sviluppo in più settori dello stato il governo ha individuato nel calcio il volano grazie al quale far crescere i cinesi di domani, per questo negli ultimi due anni ha finanziato con ingenti investimenti alcune società legate ai ministeri cinesi, le quali avendo illimitati budget si sono letteralmente gettate alla conquista del calcio europeo. Sono degli ultimi giorni gli ingaggi monstre di Carlos Tevez e del brasiliano Oscar ai quali andranno complessivamente 170 milioni di euro, 70 in due anni a Tevez e 100 in 4 anni per Oscar, uno sproposito diciamola tutta, cifre al di fuori di ogni mercato che hanno portato e stanno portando numerosi giocatori che militano nei maggiori campionati europei nelle quasi sconosciute fino a poco tempo fa squadre cinesi. Fino a pochi anni fa alcuni campioni a fine carriera dopo aver vinto trofei in giro per il mondo accettavano pensioni d’oro per andare a “giocare” in campionati esotici tipo la J-League, la MLS, la Premier League del Qatar eccetera; oggi a fare le valigie sono anche giovani promesse o calciatori nel pieno della carriera, è vero il virus del calcio business ha contagiato tutti, ma da qualche settimana il governo di Pechino notando l’enorme fiume di denaro che sta uscendo dal paese per ingaggiare i campioni del calcio mondiale, ha deciso di chiudere i rubinetti facendo approvare alcune norme restrittive nei confronti delle società calcistiche della Super League. Dal prossimo campionato non si potranno schierare più di 3 stranieri contemporaneamente, e almeno un giocatore titolare dovrà essere under 23 e un altro dovrà essere in panchina, verrà inoltre messo un tetto salariale in stile NBA e le squadre che sforeranno verranno multate ed i proventi delle multe verranno riutilizzati per i settori giovanili. L’obiettivo della governance cinese è ormai chiaro, qualificarsi ai mondiali e magari vincerli entro il 2030.
Francesco Ruffo
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La Juventus ad intermittenza, campionato riaperto?
La prima giornata di ritorno di serie A ha regalato agli amanti del campionato aperto fino alla fine un’emozione in più, la Juventus è caduta al “Franchi” sotto i colpi di Nikola Kalinic e Milan Badelj, la squadra di Sousa è apparsa dominatrice sul campo, gli 11 viola hanno lottato su ogni palla, sono stati attenti in marcatura e soprattutto hanno espresso al meglio il gioco basato sul possesso palla, grazie alla qualità del fraseggio. La Juve al contrario è scesa sul terreno dello stadio fiorentino, molle, priva di idee e senza mordente, sono stati molti i palloni letteralmente buttati via da Dybala e compagni che solo nel finale dopo i cambi di mister Allegri hanno cominciato a macinare gioco. Appellarsi all’errore dell’arbitro che non ha concesso un rigore netto per fallo di mano in area di Gonzalo Rodriguez, non è concepibile per una squadra costruita in estate per raggiungere l’obbiettivo record del sesto scudetto consecutivo, la Juve ieri sera era troppo brutta per essere vera, migliore solo della squadra vista a Marassi contro il Genoa, troppo poco per chi vuole “andare a comandare” per citare Allegri che a sua volta citava Rovazzi nella conferenza stampa nella vigilia della partita contro la Fiorentina. Urge un cambio di rotta netto e repentino da parte dei giocatori, i quali alle volte tendono a specchiarsi senza curarsi dell’avversario, perdendo cioè quel carattere da provinciale che contraddistingue la Juventus, l’organico a disposizione di Allegri permette già dalla prossima partita di recuperare il terreno perduto, allo “Stadium” arriva la Lazio di Ciro Immobile lanciatissima verso l’Europa che conta e che non vuole frenare questa sua corsa. Sarà quindi una partita dall’esito scontato? La Juventus in crisi perderà in casa contro i biancocelesti? La risposta a queste domande è solo una, se la Juve fa la Juve non ce n’è per nessuno, almeno in serie A. Campionato riaperto per ora, ma i bianconeri hanno dalla loro la consapevolezza di poterlo chiudere in qualsiasi momento.
Francesco Ruffo
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Lo strano caso di Àlvaro Morata
In queste ultime settimane si è assistito alla parabola discendente di colui che fino al 6 Giugno del 2015 era considerato l'astro nascente del firmamento juventino, stiamo parlando di Àlvaro Morata professione attaccante. È sotto gli occhi di tutti i tifosi bianconeri l'inattesa mancanza di vena realizzativa sotto porta del bomber spagnolo, relegato ormai da un mese a questa parte, al ruolo di esterno nel 4-3-3 impostato nelle ultime uscite da mister Allegri; quest'ultimo nel match di Champions League contro il Borussia Moenchgladbach ha avuto da ridire sull'atteggiamento di Morata durante una fase di gioco in cui l'allenatore chiedeva di più ai suoi e l'attaccante litigava con un paio di calzini. A tutto questo si aggiunge la voce clamorosa da verificare giunta dalla Spagna, che vedrebbe il ritorno già a Gennaio del bomber al Bernabeu per sostituire Karim Benzema, alle prese con dei guai giudiziari, per aver preso parte ad un tentato ricatto ai danni del compagno di nazionale Valbuena. Che Morata si esprima meglio quando gioca in coppia con un altro partner d'attacco è fuori dubbio, il suo impiego da esterno nel 4-3-3 sacrifica le doti realizzative del numero nove bianconero, il quale dà il massimo se impiegato come punta al centro del tridente. Massimo Allegri è avvisato, un patrimonio come Àlvaro Morata va protetto e messo in condizione di fare quello che gli viene meglio, cioè segnare reti importanti, altrimenti a Gennaio o più probabilmente a Giugno sarà "recompra" Real con Alvaro "pivote" al centro del tridente "galactico" con CR7 e Bale. Francesco Ruffo
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Il calcio dei presidenti
E’ di un paio di giorni la notizia dell'esonero di due allenatori di Serie A, Walter Zenga sollevato dall'incarico dal presidente della Sampdoria Massimo Ferrero e Beppe Iachini licenziato dal vulcanico Zamparini. Sui motivi dei due licenziamenti si sono fatte varie ipotesi, ma andiamo con ordine perchè le situazioni che hanno portato agli esoneri sono diverse. Walter Zenga è stato ingaggiato dalla Samp ad inizio stagione dopo che Ferrero aveva sondato anche altre candidature, una su tutti quella di Sarri in uscita dall'Empoli. Coach Z si è calato nell'avventura con tutta la professionalità e la passione che lo ha contraddistinto nell'arco di tutta la sua carriera prima da calciatore e poi da allenatore ma questo non basta quando si approda in una piazza come quella doriana. Le prime avvisaglie che hanno fatto presagire che il percorso sarebbe stato in salita per Zenga si sono avute quando c'è stato il ritorno di Antonio Cassano a Genova sponda blucerchiata, il mister seppur con sorrisi di circostanza ha dovuto dare il benestare alla dirigenza affinchè Fantantonio approdasse alla Doria. Come se non bastasse lo sciagurato preliminare di Europa League contro i serbi del Vojvodina ha fatto si che le iniziali convinzioni di Ferrero di aver scelto il profilo giusto per continuare l'ottimo lavoro svolto da Sinisa Mihailovic vacillassero sensibilmente . A questa situazione di poca stima da parte della dirigenza si è sommato il mal di pancia della gradinata blucerchiata che vedeva malvolentieri il poco gioco ed i risultati altalenanti della squadra, specialmente se confrontati con lo scorso anno. Dati alla mano la Samp 2015-16 non viaggia in cattive acque, decima a 4 punti dal sesto posto occupato dal Milan, con una rosa pressochè invariata rispetto al girone di ritorno della scorsa stagione, anzi indebolita in difesa con la partenza di Romagnoli seppur il difensore fosse in prestito dalla Roma. I motivi dell'allontanamento sono quindi da ricercare nella suggestione di portare a Marassi Vincenzo Montella che da quelle parti è rimasto un idolo, magari in estate Ferrero ha fatto di tutto per portarlo a Genova senza risultato alcuno, ora i tempi sono maturi per questo matrimonio che doveva consumarsi a Luglio, Della Valle permettendo. Il caso Iachini è più articolato e difficile da capire, siamo infatti difronte all'ennesima “Zamparinata”, è inspiegabile infatti il licenziamento del tecnico ascolano reduce da una annata da 50 punti e prima da una cavalcata trionfale in B coronata con la valorizzazione di “Mister 40 milioni” Dybala nonchè dell'esplosione dei vari Vasquez, Lazaar, Quaison. L'elemento il quale rende l'idea che la mossa di Zamparini sia dettata dalla sua spiccata decisionalità estranea alla volontà dello spogliatoio è che tutti o quasi i giocatori del Palermo abbiano mandato messasggi di solidarietà sui social al loro ormai ex tecnico, in barba al pensiero del loro presidente, il quale ha prontamente stroncato sul nascere un crescente malumore che poteva sfociare in un eventuale ammutinamento. Le cronache raccontano di un Rino Foschi (dirigente del Cesena) primo sponsor di Davide Ballardini che ha preso il posto di Iachini. Allo stato delle cose si evince che Zamparini nonostante uno spogliatoio unito attorno al suo ex allenatore il quale ha avuto degli ottimi risultati in campo e una tifoseria legata al tecnico da profonda gratitudine per l'ottimo andamento e il gioco espresso si sia fatto prendere dalla foga del momento e da altre motivazioni che i più al momento non sanno spiegare. A Palermo sperano tutti che il presidente non si sia dato la zappa sui piedi
Francesco Ruffo
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