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IL PASSAPORTO DEGLI EMIRATI ARABI UNITI GODE DELLA PIÙ ALTA CLASSIFICAZIONE AL MONDO

IL PASSAPORTO DEGLI EMIRATI ARABI UNITI GODE DELLA PIÙ ALTA CLASSIFICAZIONE AL MONDO

Il passaporto degli Emirati Arabi Uniti è noto per essere uno dei migliori passaporti al Mondo.

Attualmente offre accesso senza visto a 173 destinazioni in tutto il Mondo.

Ciò conferisce al passaporto degli Emirati Arabi Uniti il punteggio più alto all’interno del GCC.

Mentre il Governo degli Emirati Arabi Uniti continua a lottare per la crescita economica, il passaporto degli Emirati Arabi Uniti, che è classificato come uno dei migliori al Mondo per la mobilità, sarà offerto a stranieri e professionisti selezionati, inclusi investitori, medici, specialisti, inventori, scienziati e talenti, intellettuali, artisti e le loro famiglie.

Tuttavia, gli stranieri non possono richiedere la cittadinanza da soli e possono essere nominati solo da Reali o Funzionari degli Emirati Arabi Uniti, con il Governo del Paese che ha l’ultima parola.

Il Governo mira a stabilire l’idea che puoi chiamare gli Emirati Arabi Uniti la tua casa se dai a questo Paese il più possibile.

L’obiettivo degli Emirati Arabi Uniti è riconoscere i talenti e le competenze presenti nel Paese e attirare persone più talentuose nella  comunità degli Emirati al fine di raggiungere la crescita e la prosperità del Paese.

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L'ARIA STA CAMBIANDO IN TUTTO IL MONDO.

L'ARIA STA CAMBIANDO IN TUTTO IL MONDO.

Il presidente cinese Xi Jinping ha affermato che la Cina ridurrà le emissioni nette di anidride carbonica a zero entro il 2060.

Con Joe Biden alla Casa Bianca, gli Stati Uniti rientreranno negli accordi sul clima di Parigi firmati cinque anni fa.

Sui mercati finanziari, le aziende che producono energia pulita sono oggi le favorite.

Questo mese Tesla farà il suo ingresso nell’indice S&P 500 come uno dei titoli più pesanti.

Negli Stati Uniti e in Europa, il consumo di carbone è diminuito del 34% dal 2009.

Secondo le previsioni dell’International Energy Agency, organismo intergovernativo, l’utilizzo globale del carbone non supererà più i livelli pre-covid.

Tuttavia, il carbone rappresenta ancora il 27% dell’energia grezza utilizzata per alimentare qualsiasi cosa, dalle automobili alle reti elettriche.

A differenza del gas naturale e del petrolio, è anidride carbonica concentrata, quindi è responsabile fino al 39% delle emissioni annuali di CO2.

Se le emissioni globali diminuiranno abbastanza velocemente, ora l’obiettivo è raddoppiare l’impegno dell’Occidente e replicarlo in Asia.

Non sarà facile.

Nel Regno Unito, le ultime centrali elettriche a carbone potrebbero chiudere entro il 2022.

È sicuramente una vittoria, anche se solo parziale.

Nell’ultimo decennio, mentre l’Europa ha voltato le spalle al carbone, il consumo in Asia è cresciuto di un quarto.

Attualmente il continente è responsabile del 77 per cento dell’utilizzo totale del carbone.

La sola Cina brucia più di due terzi, seguita dall’India.

Il carbone domina anche alcune economie di medie dimensioni e in rapida crescita, come l’Indonesia e il Vietnam.

La responsabilità finale del processo spetterà quindi all’Asia.

E la buona notizia è che il continente ha tutto l’interesse a impegnarsi in questo percorso.

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AMERICA LATINA: AUMENTA IL PIL - LE PREVISIONI DEL FMI

AMERICA LATINA: AUMENTA IL PIL - LE PREVISIONI DEL FMI

Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha portato le previsioni di crescita per l’economia latinoamericana per quest’anno al 4,1%.

Nell’ottobre dello scorso anno, il FMI aveva previsto una crescita regionale del 3,6% per il 2021, ma oggi ha aumentato quelle possibilità dato il comportamento di diverse economie locali e, sebbene il Covid-19 si sia diffuso in modo esponenziale, la pandemia ha contribuito all’aumento dei prezzi. di vari prodotti.

Per Alejandro Werner, direttore del Dipartimento per l’emisfero occidentale del FMI, e il suo gruppo di analisi, America Latina e Caraibi riprenderanno le loro dinamiche economiche, come hanno fatto prima dell’arrivo del coronavirus, a partire dal 2023.

I costi sociali e umani della pandemia sono stati enormi, gettando una grande ombra su questa previsione.

Si stima che oltre 17 milioni di persone siano entrate in una situazione di povertà, ricorda il rapporto, che ancora una volta si è concentrato su uno dei peggiori mali che la pandemia ha provocato: la disoccupazione.

Nelle sue previsioni, il FMI ha trovato una crescita nelle economie di Argentina, Brasile, Messico, Cile, Colombia e Perù, ma non era così interessato a diverse nazioni caraibiche che dipendono dal reddito generato dal turismo, uno dei settori più colpiti per il pandemia.

Le previsioni di crescita per quest’anno sono per Argentina 4,5%, Brasile 3,6%, Cile 5,8%, Colombia 4,6%, Messico 4,3% e Perù con uno straordinario 9,0%.

In generale, la previsione del Fondo per il Sud America è del 4,1%, mentre per l’America centrale e i Caraibi è del 3,5%.

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FINANZIAMENTO DI PROGETTI DI INTERNAZIONALIZZAZIONE

FINANZIAMENTO DI PROGETTI DI INTERNAZIONALIZZAZIONE

PROYTEC PANAMA offre un servizio completo e professionale di sviluppo per progetti internazionali, dall’ideazione del progetto alla sua realizzazione.

Quando possibile, preferiamo impegnarci fin dalle prime fasi della pianificazione del progetto, in modo da poter portare la nostra esperienza nello sviluppo del progetto.

Per ottenere con successo il finanziamento di un progetto è assolutamente essenziale produrre una raccolta completa di documentazione di progetto dettagliata e credibile.

Nella maggior parte dei progetti, ricerchiamo e prepariamo studi e analisi di base:

• Studio di fattibilità aziendale • Studio di fattibilità finanziaria • Piano aziendale • Amministrazione del budget • Progetto architettonico iniziale • Progetto architettonico definitivo • Valutazioni di impatto ambientale • Valutazioni dell’impatto sociale • Studi sulla tecnologia dell’informazione

In collaborazione con i nostri partner, offriamo servizi di finanziamento e sviluppo per vari tipi di progetti internazionali tra cui:

• Progetti ecologici • Progetti ambientali • Porte • Porti turistici • Villaggi turistici • Ospedali • Alberghi e complessi alberghieri • Edilizia residenziale • Edilizia e complessi industriali • Mercato immobiliare • Appartamenti residenziali • Centri e complessi per la vendita al dettaglio • Centri commerciali • Centri termali termali • Strutture per lo sport • Stadi e arene

Forniamo prestiti ai nostri clienti con i nostri partner che includono Fondi di Investimento, Banche e Società di Investimento e Società di Capitale di Rischio.

Il seguente elenco mostra alcuni dei paesi e territori in cui i nostri partner hanno finanziato e sviluppato progetti:

Arabia Saudita, Argentina, Brasile, Canada, Cina, Costa Rica, Cipro, Francia, Germania, Giappone, Grecia, India, Corea del Sud, Messico, Paesi Bassi, Perù, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Dominicana, Russia, Spagna, Stati Uniti d’America, Sud Africa, Svizzera, Thailandia, Tunisia, Turchia, Ucraina, Ungheria.

Possiamo finanziare progetti in tutto il Mondo con la sola eccezione dei seguenti paesi:

Afghanistan, Corea del Nord, Iran, Libia, Venezuela e altri paesi in cui esistono regimi totalitari o che hanno economie instabili.

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Cos'è l'EBITDA?

Cos'è l'EBITDA?

L’EBITDA (margine operativo lordo) è un modo per valutare le prestazioni di un’azienda escludendo dal calcolo le decisioni finanziarie o l’ambiente fiscale.

EBITDA è l’acronimo di “guadagni prima di interessi, tasse, deprezzamento e ammortamento”.

Misura il reddito netto di un’azienda, chiamato anche profitto, escluse le tasse, l’ammortamento e gli interessi aziendali.

L’EBITDA può essere calcolato in due modi: sommando le spese di ammortamento e di svalutazione all’utile operativo o aggiungendo il tasso di interesse, le tasse, l’ammortamento e le spese di ammortamento al reddito netto di un’azienda.

I pro dell’EBITDA

L’EBITDA è utile per confrontare la solidità finanziaria di un’azienda con un’altra sulla base di un’unica stima delle prestazioni. È anche applicabile in vari settori. Consente agli analisti di concentrarsi sui risultati delle decisioni operative di una determinata azienda.

L’EBITDA è comunemente utilizzato nei rapporti sulle prestazioni, come nelle valutazioni di un’azienda con una spesa ad alto valore aggiunto, che a sua volta può essere sottratta dai guadagni.

Contro dell’EBITDA

Il principale svantaggio della misurazione dell’EBITDA è che il potenziale di diverse componenti deve essere incluso, o escluso, confrontando diverse società.

Ciò può fuorviare i commercianti e gli analisti.

L’EBITDA può anche essere utilizzato per presentare le decisioni finanziarie dell’azienda a vostro vantaggio.

Questo tipo di comportamento è chiamato “vetrina”.

Oggi, molte aziende utilizzano EDIBTA per mostrare i loro profitti anche se non è un requisito dei principi contabili generalmente accettati (noti come GAAP) della SEC (Securities and Exchange Commission) e quindi non è richiesto.

Quando si utilizza il metodo di valutazione dell’EBITDA, vale la pena controllare altri fattori e indicatori di performance per assicurarsi che la società non desideri divulgare informazioni fuorvianti.

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IL COVID-19 FA MALE ALLA DEMOCRAZIA

IL COVID-19 FA MALE ALLA DEMOCRAZIA

Il covid-19 non fa male solo alla salute, ma anche alla democrazia.

Il rapporto annuale (https://www.eiu.com/n/campaigns/democracy-index-2020/) del settore ricerca del settimanale britannico The Economist, ha fugato ogni dubbio con dati precisi.

La classifica annuale della Democrazia Mondiale comprende 165 Paesi divisi in quattro categorie: le Democrazie a pieno titolo, con la Norvegia in testa; le Democrazie vacillanti, come la Francia il Belgio e l’Italia che coabitano con molti altri Paesi Europei ma anche con gli Stati Uniti; i Regimi ibridi e infine i Regimi autoritari.

Per stilare la classifica sono stati adottati cinque criteri: il processo elettorale e il pluralismo, le libertà civiche, il funzionamento del Governo e infine la partecipazione e la cultura politica.

La lista del 2020, evidentemente, risente dell’effetto del covid-19.

Quello appena trascorso è infatti l’anno peggiore per la Democrazia da quando il centro di ricerca ha cominciato a stilare la sua classifica, quindici anni fa.

Il rapporto attribuisce il peggioramento alle limitazioni alla libertà causate principalmente dalla Pandemia.

Potremmo discutere all’infinto sul fatto che i coprifuochi, i confinamenti, la chiusura delle frontiere e tutte le altre restrizioni imposte per lottare contro il virus rappresentino o meno un attacco alle libertà.

Tecnicamente lo sono senza alcun dubbio, e influiscono sulla classifica.

Al contempo, almeno nelle Democrazie, queste misure sono state decise dai Parlamenti e sono state accettate da cittadini rassegnati ma largamente consenzienti.

In altri Paesi, invece, le restrizioni si sono spinte oltre e si accompagnano a censura e arresti (come quelli dei blogger cinesi che avevano lanciato l’allarme all’inizio della Pandemia) e in generale a una vita democratica meno intensa, di cui sono un esempio le Elezioni Municipali in Francia.

Le conclusioni sono di due ordini: prima di tutto i cittadini, una volta superata la Pandemia, dovranno dare prova di vigilanza per ritrovare tutti i loro diritti e le loro libertà.

Che ciò accada non è scontato ovunque.

Ma soprattutto la situazione attuale mostra fino a che punto la Democrazia sia un bene fragile, come ha confermato il periodo post-elettorale negli Stati Uniti.

Oggi molti Paesi hanno fatto un passo indietro, e la categoria delle “Democrazie a pieno titolo” rappresenta appena l’8,4 per cento della popolazione mondiale.

È un dato inquietante.

Tanto di cappello, nel frattempo, al paese che ha operato il più grande avanzamento nella classifica del 2020 e ha fatto il suo ingresso tra le Democrazie a pieno titolo.

È un Paese che ha gestito perfettamente la pandemia anche se è riconosciuto solo da una manciata di stati.

Si tratta di Taiwan, l’isola rivendicata dalla Cina.

Dall’Asia arriva una storia incoraggiante: si può rafforzare la propria Democrazia anche vivendo sotto minaccia.

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SCEGLIERE OFFSHORE PER IL FUTURO E PARAFISI FISCALI?

SCEGLIERE OFFSHORE PER IL FUTURO E PARAFISI FISCALI?

Le cicliche crisi economiche che hanno caratterizzato gli ultimi anni della storia mondiale, hanno generato un’impressionante riduzione della circolazione di moneta nel mercato internazionale, in modo particolare in Europa.

Questo aspetto ha generato una perdita del potere d’acquisto delle Famiglie ed una consequenziale riduzione degli utili per le Aziende.

Le piccole e medie imprese, sono stata falcidiate da questa particolare situazione e le esose tasse stabilite dagli Stati, infatti, hanno generato un crescente disinvestimento dalle attività produttive.

Il calo della produttività delle imprese europee, però, è anche da imputare alla mancata apertura, degli imprenditori, alla globalizzazione dei mercati finanziari, oltreché delle merci.

Le aziende che hanno scelto di delocalizzare la propria attività produttiva, o anche solo commerciale o finanziaria, nei cosiddetti “Paradisi Fiscali”, sono invece riuscite a conseguire enormi avanzi di bilancio, a dispetto della crisi.

Il termine “Paradiso Fiscale” è utilizzato per indicare tutti quegli Stati che, grazie ad una legislazione fiscale particolarmente agevolata, riescono ad attirare ingenti investimenti esteri.

“Legislazione agevolata” significa tassazione molto ridotta o, in alcuni casi, totalmente assente.

Letteralmente l’espressione “Paradiso” deriva, con molta probabilità, da un’errata traduzione della denominazione inglese di tali zone: “Tax Haven”, ovvero “Rifugio”, molto simile a “Heaven” che invece significa Paradiso, appunto.

Questi luoghi sono chiamati, in termini più economici, “Offshore”, sostantivo che è tradotto “fuori dalle acque territoriali”, col quale si indicano anche le società costituite nei “Paradisi Fiscali”.

La difficoltà di identificare in modo univoco tutte le peculiarità dei “Paradisi Fiscali” rende necessario, da parte dei Paesi Occidentali, una loro continua analisi che produce un costante aggiornamento delle liste degli Stati considerati Offshore; liste di cui tratteremo più ampiamente in seguito, che ogni anno sono oggetto di dibattito e di scontri politici nella Comunità Internazionale.

In ogni caso aprire una Società Offshore consente agli imprenditori di ottenere i seguenti vantaggi:

1 Sfruttare una tassazione fiscale agevolata, che si traduce nel pagamento di meno tasse 2 Utilizzare il Segreto Bancario 3 Protezione molto forte del patrimonio 4 Ottimizzazione dei costi 5 Contabilità aziendale semplificata o, in taluni casi, totalmente assente

Sviluppare un’attività Offshore richiede, però, delle competenze specifiche nelle seguenti materie: conoscenza della giurisdizione del Paradiso Fiscale, accesso al canale informativo e per queste ragioni, consigliamo a tutti gli imprenditori desiderosi di esternalizzare le proprie attività per conseguire maggiori introiti, di affidarsi a Consulenti specializzati.

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COVID-19 NUOVE SFIDE E NUOVE OPPORTUNITA’ NEL FUTURO DELLE IMPRESE FINANZIARIE

COVID-19 NUOVE SFIDE E NUOVE OPPORTUNITA’ NEL FUTURO DELLE IMPRESE FINANZIARIE

A differenza della crisi finanziaria globale di dodici anni fa, il Covid-19 ha innescato effetti che si sono manifestati inizialmente nell’economia reale, e che colpiranno il settore finanziario in una seconda fase.

Rispetto a tutte le crisi precedenti, inclusa quella del 2008, lo shock petrolifero degli anni ’70 o persino la Grande Depressione degli anni ’30, la pandemia avrà probabilmente l’impatto maggiore sull’economia globale, con un calo del PIL globale che nel 2020 potrebbe essere superiore al 6%.

In tale contesto, una ricerca di PwC, “The future of financial services. Securing your tomorrow, today” individua sette macro trend che le società di servizi finanziari devono considerare per pianificare adeguatamente il futuro.

1. I bassi tassi di interesse continueranno a erodere i margini e i modelli di business con distorsioni nei prezzi degli asset nel lungo termine.

2. le svalutazioni degli asset ridurranno la capacità di assunzione del rischio delle industrie regolamentate, rendendo loro difficoltoso il sostegno all’economia reale.

3. le fonti di finanziamento al di fuori del sistema bancario diventeranno una parte ancora più importante del sistema finanziario globale.

4. i Governi implementeranno interventi di regolamentazione, correnti e programmati, in molti Paesi e Regioni.

5. il processo di de-globalizzazione in atto allineerà ulteriormente le dimensioni delle istituzioni finanziarie al PIL dei loro Paesi d’origine, mentre il continuo offshoring aumenterà il rischio operativo in tutto il settore.

6. verrà accelerato in maniera disruptive il trend verso l’adozione di massa della tecnologia, per cui le aziende si trovano ad affrontare una pressione inesorabile per aumentare la produttività attraverso la digitalizzazione del business e della forza lavoro.

7. si assisterà allo spostamento guidato dalla domanda verso un’industria di servizi finanziari basata su piattaforme e ecosistemi.

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ALCUNE PREVISIONI PER IL 2021

ALCUNE PREVISIONI PER IL 2021

Il 2020 è stato caratterizzato dalla forte volatilità delle borse con conseguente oscillazione di utili e perdite e da un evento – la pandemia Covid-19 – che ha costretto diversi operatori finanziari a rivedere le proprie strategie.

Le due cose hanno anche influenzato in modo significativo la cosiddetta economia “reale” nonché in tutti i settori della finanza.

Esty Dwek (Head of Global Macro Strategy, Natixis IM Solutions) ha evidenziato le principali questioni aperte sui mercati globali guardando ai prossimi mesi e ha fornito una possibile risposta per ciascuna.

Dopo un inverno lungo e doloroso, ci aspettiamo che la ripresa economica prenda slancio e che la crescita riprenda sensibilmente dalla primavera fino a diventare “autosufficiente”.

Nonostante l’entità del sostegno fiscale e monetario, le misure fiscali hanno svolto una funzione sostitutiva del reddito, ma certamente non di miglioramento, considerazione che rende improbabile un aumento dell’inflazione, soprattutto con un mercato del lavoro che mostra una ripresa lenta.

Dal prossimo settembre potrebbero non essere più necessarie misure fiscali e finanziarie a sostegno dell’economia.

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IL FUTURO DELLA FINANZA O LA FINANZA DEL FUTURO

IL FUTURO DELLA FINANZA O LA FINANZA DEL FUTURO

La finanza non è più una sovrastruttura derivata dai rapporti di produzione.

Oggi la finanza è infatti la struttura stessa del paradigma produttivo.

I risparmi complessivi sono al centro dell’attuale modello di accumulo.

Grandi risorse assegnate ai Fondi, alcune delle quali accumulate offshore, detengono la proprietà aziendale, quote significative di debito sovrano, brevetti tecnologici o farmaceutici.

Questi Fondi controllano il risparmio privato e dovrebbero sostituire la ricchezza.

Oggi la ricchezza delle nazioni è nelle mani dei Fondi.

La finanza è questo: un gigantesco dispositivo autogenerato di controllo capillare.

La gestione patrimoniale ora segue percorsi tracciati, percorsi indicati dalle Agenzie di Rating e sanzionati da schemi di benchmarking.

È chiaro che la centralità delle Banche d’investimento sta svanendo in questo contesto.

Molti trovano difficile comprendere le profonde trasformazioni nei mercati finanziari.

La propaganda contro le grandi Banche è ormai superata.

Le Banche di investimento svolgono attualmente una funzione di intermediazione del rischio, ma hanno perso la centralità che avevano fino alla fine dell’ultimo decennio.

Per non parlare del Settore Pubblico come gestore patrimoniale privato che ha fallito nel suo compito.

Oggi ci sono soggetti molto aggressivi, non più legati ai territori.

E di fronte a una tale realtà, le filiali della Banca sono reperti archeologici di un’epoca passata.

Le Banche stanno disinvestendo asset tradizionali per investire nel risparmio gestito, in breve, in Fondi.

Oggi, la politica monetaria globale deve essere considerata come lo strumento migliore per bilanciare le crisi e, allo stesso tempo, come la pietra angolare di un ordine sociale pacifico.

Il denaro non è più un’astrazione, ma uno strumento di controllo, una garanzia di accordi precisi.

Le parole “Flat Money”, pietra angolare dei vari “Quantitative Easing” che hanno segnato l’ultima stagione finanziaria, costituiscono la formula magica che ci protegge dagli effetti più acuti e indesiderabili dei cicli economici.

E ci permette di distinguere tra Paesi virtuosi e Stati non “allineati”.

Non è solo un esperto finanziario che parla in questo modo.

Si tratta di Derek William Morgan, molto conosciuto, anzi molto conosciuto, nel mondo della finanza internazionale, in un’intervista esclusiva concessa ai Devils nel dicembre dello scorso anno. Derek William Morgan, per chi non lo sapesse è uno degli uomini più influenti al mondo nel settore finanziario, attualmente un importantissimo membro del Consiglio di Amministrazione di una Banca che ha radici in tutto il mondo e soprattutto in tutte le grandi aziende, è della scuola New Economy, conosciuta negli anni ’90 quando si stabilì a Londra. Oggi, dopo aver ricoperto un ruolo importante a Londra fino a circa 7 anni fa, vive in assoluta segretezza a New York, governa un colosso bancario e crede che il futuro della finanza internazionale sia nei Fondi di Investimento.

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NON C'È RIPRESA ECONOMICA SENZA PRIORITÀ, INVESTIMENTO E FINANZIAMENTO AZIENDE.

NON C'È RIPRESA ECONOMICA SENZA PRIORITÀ, INVESTIMENTO E FINANZIAMENTO AZIENDE.

All’inizio della nuova crisi creata dalla pandemia, la maggior parte delle persone si aspettava una rapida ripresa, immaginando che l’economia avesse solo bisogno di una pausa.

In pochi mesi, si diceva, l’economia avrebbe ripreso da dove si era interrotta. Ma ora il recupero veloce è un’illusione.

L’economia post-pandemia sarà probabilmente debole, non solo nei Paesi che non sono riusciti a gestire al meglio il contagio, ma anche in quelli che si sono difesi bene.

Il Fondo Monetario Internazionale prevede che entro la fine del 2021 l’economia globale sarà ai livelli del 2019, e che le economie degli Stati Uniti e dell’Europa saranno del 4%, e forse anche di più, più povere.

I consumi diminuiranno, perché famiglie e aziende hanno e avranno meno soldi e anche per i comportamenti prudenti indotti dall’incertezza sul futuro.

Il virus agisce come una tassa sulle attività che implicano uno stretto contatto umano e continuerà a cambiare le tendenze di consumo e produzione, che a loro volta porteranno alla trasformazione sociale.

Il Covid-19 resterà con noi ancora a lungo e quindi è giunto il momento che le politiche indirizzino consumi e investimenti verso le priorità dei popoli e delle imprese che sono emerse con vigore, ovvero giustizia sociale, salute pubblica e un più verde.

Non ci sono più ragioni economiche che impediscono alle aziende di adottare programmi di risanamento, riconversione, ristrutturazione, cambiamento e investimento in queste direzioni, così come non ci sono più ragioni per limitare il credito delle istituzioni finanziarie che finora hanno promosso l’austerità.

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TECNOLOGIA NEL FUTURO Oggetti che scompariranno entro 20 anni

TECNOLOGIA NEL FUTURO Oggetti che scompariranno entro 20 anni

Il METRO, già sostituito da programmi speciali negli smartphone.

I PALI TELEFONICI, perché la fibra già scorre veloce sottoterra.

Le CHIAVI, in alcuni casi sono già sostituite dalle impronte digitali o dalla retina dell’occhio.

L’OROLOGIO, sostituito da smartphone e smartwatch.

Le TELECAMERE, sostituite da smartphone sempre più potenti con processori e ottiche di altissimo livello.

I CAVI DI RICARICA e TRASFERIMENTO DATI, sostituiti da sistemi di ricarica a contatto, a distanza e wifi.

I MODEM perché i servizi internet si apprestano a diventare sempre più virtuali e con contenuti nel cloud.

Le PASSWORD, sostituite dall’impronta digitale o dal riconoscimento facciale che sono solo all’inizio del loro percorso.

Le BATTERIE ALCALINE, che saranno completamente sostituite, come già sta accadendo, con batterie ricaricabili.

I FRANCOBOLLI perché le lettere sono già state sostituite da mezzi di comunicazione più veloci.

Il PORTAFOGLI, con il Cashback abbiamo già avuto un assaggio di come potrebbe essere la vita con i pagamenti tramite smartphone o app. .

La RICEVUTA FISCALE, anche su carta riciclabile, sarà di breve durata, sostituita da sistemi computerizzati di controllo degli acquisti.

Il CAMBIO MANUALE perché quello automatico ormai sta conquistando tutti e presto diventerà obbligatorio per le auto elettriche.

AUTORADIO, LETTORI MP3 e DVD, sostituiti da smartphone.

Televisori e MONITOR PC che saranno sostituiti da dispositivi di realtà virtuale che invieranno le immagini direttamente alla retina o agli smart glasses

FAX e SCANNER che saranno sostituiti da app speciali negli smartphone

MOUSES già in sostituzione con Touch Screen e Touch Pad.

THE DRIVER, da anni si parla di auto a guida autonoma e le principali case automobilistiche affermano che presto renderanno le loro auto autonome.

Il TRAFFICO perché i veicoli saranno più collegati tra loro e potranno comunicare le proprie direzioni individuando percorsi intelligenti.

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LA RETROMARCIA DEGLI ECONOMISTI : "Basta con la politica dell'austerità!"

LA RETROMARCIA DEGLI ECONOMISTI : "Basta con la politica dell'austerità!"

Se Dante Alighieri avesse dovuto scegliere un posto per economisti pentiti, avrebbe potuto metterli in Purgatorio. Certamente, oggi la capacità del Purgatorio dovrebbe essere aumentata per accogliere tutti i sostenitori dell’austerità fiscale che negli ultimi anni hanno cambiato idea, rivalutando i vantaggi dell’intervento pubblico anche quando finanziato con il debito.

Alla fine del 2020, il coro era guidato dalle due principali istituzioni internazionali che hanno dettato le regole del trentennio neoliberista, temporaneamente chiuso con la crisi del 2007-2008 e archiviate dalla pandemia: il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

Le ultime parole destinate a diventare famose sono state pronunciate da Laurence Boone, capo economista dell’Ocse, in un’intervista al Financial Times in cui fa appello ai governi: per non ricominciare con l’austerità, continuate a spendere. Già l’ultimo rapporto dell’organizzazione lo aveva messo nero su bianco: “Le politiche devono continuare a sostenere con forza l’attività economica, almeno fino alla fine dell’emergenza sanitaria”.

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SI VA VERSO LA RIPRESA ?

SI VA VERSO LA RIPRESA ?

La ripresa che tutti aspettano per il 2021 potrebbe arrivare un po’ in ritardo ma, dati alla mano, tutti scommettono che alla fine arriverà.

Il mondo ha carenza di vaccini, ma anche di infrastrutture, investimenti, materie prime, tassi d’interesse reali e beni rifugio.

E potrebbe ricominciare presto a spendere a mani basse per tutto ciò, non appena la pandemia allenterà un po’ la stretta.

E se ciò accadrà allora i profeti di sventura per la sorte delle borse potrebbero avere torto.

Dopo un primo anno in cui l’economia mondiale ha dovuto accettare un deciso passo indietro (nonostante la popolazione globale sia invece cresciuta e le disuguaglianze pure, riducendo ulteriormente il reddito disponibile per la parte più povera dell’umanità), le banche centrali hanno provveduto abbondantemente a sopperire alla necessità di monetizzare i debiti pubblici, nonché a quella di rilanciare la crescita.

Ciò ha portato i mercati finanziari di tutto il mondo ad affogare di liquidità, a far salire alle stelle le loro quotazioni e al tempo stesso a rischiare di accrescere la loro instabilità.

Anche il moltiplicarsi delle posizioni aperte su strumenti derivativi ha generato un grosso rischio sistemico cui nessuno sta seriamente prestando attenzione.

Se poi vogliamo completare il quadro dei pericoli in corso non possiamo non segnalare che la sequela di insolvenze e fallimenti aziendali che inevitabilmente seguiranno una delle recessioni globali più profonde da un secolo a questa parte, costituisce inevitabilmente un ulteriore generatore di rischio, dal momento che il sistema bancario ne risulterà ancora una volta azzoppato e che l’eventuale sussulto che può derivarne sui mercati finanziari basterebbe da solo ad instaurare un panico simile a quello del 2008.

Eppure ad oggi nessuno si attende davvero una crisi finanziaria epocale, per due importanti motivi:

1. perché la grande liquidità che sorregge i mercati potrebbe -con un po’ di fortuna e di buona volontà- trasformarsi in un’ondata di nuovi investimenti che a loro volta potrebbero alimentare la ripresa dell’occupazione e di conseguenza dell’economia,

2. perché quella stessa ripresa in alcune parti del Mondo (Cina, Giappone e anche U.S.A.) è già iniziata.

Come conseguenza alla congestione di liquidità che affoga i mercati finanziari, i tassi d’interesse continuano ad scendere al di sotto dello zero e i timori di svalutazione delle principali divise di conto valutario si moltiplicano, mentre le valutazioni aziendali continuano a crescere perché c’è più domanda di investimenti che opportunità ancora da cogliere.

E questa abbondanza alimenta inevitabilmente l’innovazione e le startup tecnologiche, contribuisce a finanziare le spese infrastrutturali.

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Erogazione Fondi per lo sviluppo FIRST DEVELOPMENT WORLD BANK

Erogazione Fondi per lo sviluppo FIRST DEVELOPMENT WORLD BANK

Il Gruppo PROYTEC, attraverso FIRST DEVELOPMENT WORLD BANK in collaborazione con MARINE FUNDATION, eroga fondi per lo sviluppo infrastrutturale ed economico principalmente nei seguenti settori:

infrastruttura edifici popolari energia acqua trattamento dei rifiuti assistenza sanitaria formazione scolastica

La filosofia aziendale di FIRST DEVELOPMENT WORLD BANK si basa sull’agire immediato laddove le esigenze sono vitali per rilanciare una regione con gli strumenti di cui ha bisogno per uscire dal decadimento morale ed economico per un mondo pacifico verso una crescita economica sostanziale attraverso la sostenibilità dell’approccio allo sviluppo.

FIRST DEVELOPMENT WORLD BANK gestisce le sue operazioni bancarie attraverso la Royal Bank Of Canada, che ha una reputazione internazionale come il sistema bancario più stabile del mondo.

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BORSE : ALLA MERCE’ DI TANTI “ ROBINHOOD” ?

BORSE : ALLA MERCE’ DI TANTI “ ROBINHOOD” ?

La bolla speculativa esplosa a Wall street intorno alle azioni della GameStop sembra essersi sgonfiata. Il 2 febbraio il titolo della catena di negozi di videogiochi ha perso il 60 per cento.

E lo stesso hanno fatto altri titoli oggetto della clamorosa ondata di acquisti che nei giorni scorsi aveva fatto schizzare alle stelle il valore di aziende da tempo in crisi.

Per circa una settimana migliaia di piccoli investitori, organizzandosi attraverso social network come Reddit, hanno comprato enormi quantità di azioni della GameStop, facendone salire a dismisura il valore e provocando perdite ingenti ai fondi d’investimento che avevano scommesso sulle perdite di alcuni titoli, fra i quali le azioni della GameStop.

Il Fondo Melvin Capital, ha ammesso di aver perso a gennaio il 53 per cento dei suoi investimenti.

Ora però cominciano a subire perdite molti di quei piccoli investitori che hanno partecipato all’operazione e hanno ancora le azioni della GameStop.

David Portnoy, considerato da molti l’idolo di questi trader di Reddit, sostiene di aver perso 700mila dollari.

Questa non è la rivolta contro i poteri forti ipotizzata da alcuni, né una riedizione di Occupy Wall street.

È una grande manovra speculativa come tante altre architettate nella storia della finanza.

La differenza è che un tempo queste operazioni erano un’esclusiva di chi aveva i mezzi finanziari e le conoscenze per investire sui mercati azionari, cioè le grandi banche e i fondi d’investimento, mentre oggi sono alla portata delle persone comuni, la cosiddetta main street.

Tutto questo è stato reso possibile dai progressi della tecnologia e da internet e grazie ai social network.

Molte persone hanno potuto unirsi in un piano d’attacco, mentre le nuove app per smartphone – la più nota è Robinhood – gli hanno permesso di investire in borsa senza neanche pagare una commissione.

Basti pensare a Uber, ad Airbnb o a quello che ha significato l’esplosione di Facebook e Twitter per la politica.

Come osserva il New York Times, “Wall street era una delle poche istituzioni potenti ancora non assaltata dagli “smanettoni” online. Oggi è possibile lanciare campagne a base di hashtag e organizzare una manovra speculativa con la stessa facilità con cui si ordina un panino su Uber Eat”.

Chiunque può seguire su internet le discussioni tra i maggiori esperti di mercati finanziari e le loro strategie, finisce con il credere di sapere tutto, ma in realtà, spiega il Financial Times, vede solo “la punta dell’iceberg” e molte cose le apprende quando qualcosa va storto.

Rapidamente quindi si dovrà affrontare il delicato rapporto tra nuove tecnologie, finanza e realtà nuove come Robinhood che promettono la “democratizzazione” della finanza ma che, come Facebook o Twitter, offrono servizi solo apparentemente gratuiti perché il loro core business è la vendita dei dati dei suoi utenti.

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COSA FARANNO GLI STATI DI FRONTE ALL'AUMENTO DEL DEBITO PUBBLICO GENERATO DALLA CRISI COVID-19?

COSA FARANNO GLI STATI DI FRONTE ALL'AUMENTO DEL DEBITO PUBBLICO GENERATO DALLA CRISI COVID-19?

Per molti la risposta è ovvia: le Banche Centrali rileveranno una quota crescente del debito e tutto sarà risolto.

In realtà, le cose sono più complicate.

Stampare denaro non sarà sufficiente.

Prima o poi anche i ricchi saranno chiamati a contribuire.

Ricapitoliamo.

Nel 2020 la scelta di stampare moneta ha assunto proporzioni senza precedenti.

Il bilancio della Federal Reserve, la Banca Centrale americana, è passato da $ 4,159 miliardi il 24 febbraio a $ 7,151 miliardi il 12 ottobre, con un’iniezione monetaria di quasi $ 3 trilioni in sette mesi, un fatto senza precedenti.

Il bilancio dell’Eurosistema (la rete delle Banche Centrali guidate dalla BCE) era di 4.692 miliardi di euro il 28 febbraio e di 6.705 miliardi il 2 ottobre, con un incremento di duemila miliardi.

Ora vale circa il sessanta per cento del PIL della Zona Euro.

Se continui a stampare denaro e ad acquistare titoli finanziari, il valore delle azioni e degli immobili viene drogato.

E i ricchi stanno diventando più ricchi.

Le cose sarebbero diverse se stampare denaro, invece di alimentare la bolla finanziaria, finanziasse una rinascita sociale ed ecologica.

Ciò consentirebbe di alleggerire il debito e ridurre le disuguaglianze, di investire in settori utili per il futuro e di spostare l’inflazione verso salari, beni e servizi.

Tuttavia, questa non è una soluzione miracolosa.

Non appena l’inflazione tornerà ad essere sostanziale (3 o 4 per cento all’anno) sarà necessario rallentare la creazione monetaria e ricorrere a strumenti fiscali.

La storia lo dimostra: stampare moneta non basta, perché genera conseguenze incontrollabili dal punto di vista della distribuzione della ricchezza.

Furono i prelievi eccezionali sui più ricchi a tenere sotto controllo i debiti pubblici del dopoguerra ea creare il patto sociale dei decenni successivi.

Lavoriamo duro per farlo accadere di nuovo.

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