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Dai giochi di ombre al 3D, il cinema e la sua evoluzione negli anni
La cinematografia è sempre stata intesa come proiezione di immagini in movimento? Da quanto tempo si ha questa concezione?
Il cinema ha diversi antenati più o meno celebri. Si pensi ai vari giochi di ombre (come quelle cinesi) appartenenti a società dell’avanti Cristo, oppure alla più tarda lanterna magica, che proiettava a parete delle immagini dipinte su vetro.
Immagine rappresentante una lanterna magica
L’idea di cinema che abbiamo oggi risale al 1885, quando i fratelli Lumiere inventarono un apparecchio denominato cinématographe, che riuscirono a diffondere in tutto il mondo pur con difficoltà.
I primi film proiettati erano singole riprese di oggetti in movimento, non esisteva ancora un’idea di montaggio. Erano tuttavia grandissimi cambiamenti, tanto che uno dei primi film dei Lumiere (L'arrivée d'un train en gare de la Ciotat – 1896) creò grande paura all’interno delle sale per l’immagine di un treno, creduto reale, che sembrava avvicinarsi alla platea scaturendo dallo schermo.
Immagine del film rivelazione dei Lumiere
Il cinema di narrazione arrivò più avanti nel tempo. Gli inglesi, adusi alle narrazioni di epoca vittoriana, furono i precursori, ma il primo film a carattere narrativo-romanzesco è da molti ritenuto The birth of a nation (1915) dell’americano Griffith.
Il film di Griffith era muto. In quel periodo gli effetti sonori non erano compresi, né se ne sentiva un grande bisogno perché gli spettatori tendevano ad affezionarsi più agli attori mostrando scarso interesse per il resto. Quando questo fu chiaro ai produttori, cominciarono ad affermarsi i primi divi cinematografici come Charlie Chaplin.
Immagine di Charlie Chhaplin ne “La corsa all’oro”
L’arrivo del sonoro si deve invece alla Warner, quando, quasi in bancarotta, decise di investire in innovazione. Il film era The jazz singer (1927) ed il successo fu immediato. Così la Warner rinacque e divenne in seguito una delle case di produzione americane più importanti di tutti i tempi. L’ingresso del sonoro nel mondo del cinema diede vita alle nuove professioni di doppiatore e fonico e ad un nuovo genere, il musical.
Fino ad oggi. Oggi il cinema è molto cambiato rispetto al passato a causa della rivoluzione digitale che stiamo tuttora attraversando. I cambiamenti apportati sono svariati, dal sonoro alla qualità dell’immagine, dalla pre-produzione alla postproduzione, dalla pellicola agli hard-disk.
Una delle più importanti innovazioni dei nostri giorni è ad esempio l’ingresso nelle sale del 3D. Il film Avatar nel 2009 ne è stato l’antesignano. Altro film importante, seppur di secondo piano, è Hardcore (2016), film d’azione in cui, ininterrottamente, c’è identità tra gli occhi del protagonista e la macchina da presa.
Foto rappresentante Obama e sua moglie durante la proiezione 3D di un film
Cosa ci riserva il futuro non lo sappiamo ancora, anche se l’idea di realtà virtuale prende sempre più piede. Forse un giorno saremo noi stessi i protagonisti del film, ora non ci rimane che aspettare cosa la rivoluzione digitale ha in serbo per il mondo del cinema.
Alberto Cascio
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La Fantascienza - Lo sviluppo di un genere
“ Fantascienza
Genere letterario, estesosi poi al cinema, in cui l’elemento narrativo si fonda su ipotesi o intuizioni di carattere più o meno plausibilmente scientifico e si sviluppa in una mescolanza di fantasia e scienza. “
Così viene definito il genere dall’enciclopedia Treccani. In realtà la faccenda è ben più complicata.
Prima degli anni Cinquanta, i film di questo genere erano per lo più ispirati ad eroi dei fumetti come Flash Gordon e Buck Rogers sviluppati in serial cinematografici. Vi sono però delle eccezioni come Metropolis (1927) in Germania, Frankestein (1931) negli Stati Uniti e pochi altri.
Il vero successo si ha dopo il secondo dopoguerra ad Hollywood. Qui tra gli anni Sessanta e Settanta vari registi si cimentano nel genere, non dimenticandosi di lanciare talvolta frecciattine indiscrete alla società contemporanea attraverso le loro opere.
Stanley Kubrick nel suo capolavoro fantascientifico 2001: Odissea nello spazio (1968) tratta del tema dell’intelligenza artificiale (HAL 9000) e di come questa si sia ribellata. Il regista porta agli estremi le scoperte della ricerca scientifica che negli anni 60 aveva regalato grandi invenzioni (laser, Spacewar!, il primo uomo nello spazio).
Sul fine degli anni Settanta George Lucas riesce a far viaggiare gli spettatori nelle galassie con Star Wars che debutta nelle sale 1977. Poco dopo, nel ‘79, esce il film di Star Trek che si allaccia alla serie televisiva, andata in onda negli anni Sessanta, continuando il tema delle avventure intergalattiche.
Imaggine tratta dal film Star Wars
I primi avvistamenti UFO e l’ufologia risalgono al 1947 diffondendo l’immagine “tipo” dell’alieno nella cultura popolare. Spielberg con ET – L’extraterrestre (1982), e ancora prima Scott, con Alien (1979), all’inizio degli Ottanta trattano il rapporto tra uomo e alieni. Il primo mostra un alieno buono e indifeso, l’altro invece, creature mostruose aggressive, infatti questo film si accosta anche all’horror.
Gli anni Ottanta sono anche importanti per il tema dei semi-robot o replicanti, i quali, introdotti per la prima volta in Blade-Runner (1982), hanno una “vita” rigorosamente limitata nel tempo e diventano una sorta di metafora di come la tecnica sia prevalsa sull’umanità. Terminator (1984), metà uomo metà robot, invece rappresenterebbe l’eterna lotta tra bene e male.
Di questo periodo non si può non citare: Ritorno al futuro con la trilogia dei viaggi nel tempo (1985-‘89-‘90), commedia di ispirazione fantascientifica (come anche Ghostbusters – Acchiappafantasmi 1984).
Logo della trilogia dei film de Ritorno al futuro
Negli anni Novanta vi sarà una svolta nel genere. Ormai si prediligono più l’azione, l’avventura e gli effetti speciali (sviluppati in questo decennio) che le riflessioni sociali o i contenuti.
Film che segna le generazioni di questi anni è Matrix (1999). In esso fluiscono i temi del cyberpunk, il sentimento di malessere nei confronti della società e l’influsso delle tecnologie informatiche contemporanee. Vengono inoltre sfruttate le nuove tecniche elaborate per le scene di combattimento per renderle più spettacolari.
Scena tratta dal film Matrix
Un discorso a parte è per il tema dei supereroi. Il primo film importante per questo sottogruppo fu Superman nel 1978, ma non ebbe molto successo. Ci fu poi una ripresa con Batman di Tim Burton (1989).
La popolarità si ha però in questi ultimi due decenni, a partire con X-Men nel 2000. La causa è legata al miglioramento degli effetti speciali sviluppato in questi anni, che rendono quindi migliori i combattimenti.
In seguito i produttori attinsero dal “data-base” della Marvel e della DC Comics per “sfornare” film sui supereroi. Ricordo per importanza: Spiderman (2002-2004-2007), una delle serie più popolari (ripresa due volte) e la trilogia di Nolan su Batman (2005-2008-2012).
Immagine di fumetti di vari supereroi
Ilaria Schio
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L’economia del cinema digitale
“E’ qualcosa di diverso; non so se migliore o peggiore”.
E’ questa la reazione del regista pluripremiato Martin Scorsese riguardo alla rivoluzione digitale nel mondo del cinema.
Partendo da questa affermazione potrebbe sorgere spontanea una domanda: “Ma l’era digitale non ha senza dubbio cambiato in meglio il mondo della cinematografia?” La risposta, ahimè, non è semplice come sembra.
Dal punto di vista della qualità, ci sono stati sviluppi epocali. Basti pensare al fatto che quando si registrava su pellicola le stesse immagini risultavano leggermente compromesse dalla presenza di taglietti visibili ad occhio nudo.
Immagine del film “Nuovo Cinema Paradiso” (1988)
Il problema sorge quando si comincia a parlare di economia. Le spese, sia per la produzione sia per la distribuzione, sono diminuite o aumentate? La questione si rivela a dir poco spinosa, quindi limitiamoci ad analizzare i due momenti.
La produzione è sicuramente cambiata. Si parla di nuove tecnologie che, precedentemente all’era digitale, erano ritenute pura utopia. I costi inoltre sono decisamente diminuiti, anche grazie al mutamento della metodologia di lavoro.
Oggi esistono macchine da presa con doppia esposizione, che possono sostituire in parte la presenza di un sistema di illuminazione. Le attività dei montatori e dei tecnici degli effetti speciali sono cambiate: le immagini delle fotocamere sono ora controllate in diretta durante le riprese. Questo comporta che la loro prestazione sia contemporanea alla realizzazione delle riprese e non esclusivamente successiva.
Immagine del set di “I Bambini ci guardano” (1943)
La diminuzione dei costi si realizza anche nella fase di distribuzione. Producendo tutto sotto forma digitale, le varie versioni del film sono più facilmente distribuibili rispetto alla pellicola del passato. Oggi alle sale cinematografiche è sufficiente un semplice hard disk di circa 70 € contenente il film, al posto delle pellicole (circa 1000 €).
Qui però nasce l’inghippo. Un proiettore da pellicola costava circa 20.000 euro, mentre gli strumenti odierni costano il doppio per un film in 2K ed il triplo per uno in 4K. Un aumento così sostanzioso dei costi ha di certo provocato la morte delle piccole sale cinematografiche e una grande diffusione dei sistemi multiplex.
Scompare conseguentemente il cinema d’autore e una maggior quantità di film Blockbuster, prodotti dalle grandi case cinematografiche, inondano il mercato.
L’America così ha monopolizzato il mercato, adattandosi alle sue richieste; dopotutto sono le grandi imprese cinematografiche a stanziare budget di oltre 100 milioni di dollari in film, mentre in Italia al massimo il picco ammonta a 3,5 circa.
La speranza tuttavia è l’ultima a morire, ed è per questo che all’affermazione di Scorsese mi sento di aggiungere una cosa: in un cinema in cui ognuno di noi può essere regista grazie ai bassi costi di produzione, una creatività diffusa potrebbe indurre ad un maggiore senso critico a discapito della serialità e a vantaggio della qualità.
Alberto Cascio
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L’evoluzione degli effetti speciali visivi
Gli effetti speciali sono delle tecniche utilizzate per modificare situazioni ed eventi che altrimenti non potrebbero avvenire, principalmente nell’ambito dell’intrattenimento come appunto il cinema.
Questi possono essere divisi in sonori e visivi. Gli ultimi sono noti anche con la sigla VFX, Visual Effects.
Una delle tecniche più “anziane” è chiamata tecnica del passo, già in uso nel 1933 nel film King Kong. In questo caso viene utilizzato un modello tridimensionale, un pupazzo articolato di circa mezzo metro, e mosso per ogni inquadratura su dei plastici di New York e di una giungla.
Venne inoltre aggiunta un’altra procedura denominata retroproiezione. Dietro agli attori viene posto uno schermo, sul cui retro sono proiettate delle immagini ribaltate, sia in movimento sia non.
Un altro uso particolare del proiettore è la proiezione frontale, usata per la prima volta dal regista Kubrick in 2001: Odissea nello spazio (1968). Lo schermo, usato come scenario, è posto perpendicolare alla telecamera. Con uno specchio davanti all’obiettivo, si riusciva ad ottenere una maggiore luminosità dell’immagine proiettata rispetto al soggetto in primo piano.
Esempio di proiezione frontale nel film 2001: Odissea nello spazio
Sia questa tecnica che quella precedente furono sostituite negli anni Novanta dall’uso dello schermo verde o blu. Chiamata in gergo originale chroma-key, viene sfruttato per unire soggetti/oggetti su sfondi non reali, aggiunti successivamente o da del materiale filmato in precedenza o creato digitalmente dal nulla.
Una categoria importante dei VFX riguarda le miniature, ovvero modelli in scala di oggetti utilizzati nelle scene. Durante la produzione della trilogia de Il Signore degli Anelli (2001-2003), la Weta, la compagnia neozelandese che si occupò degli effetti speciali (a parte una scena del primo film) coniò il termine “bigature”, viste le grandi dimensioni. Vennero create ben 72 bigature tra cui il Fosso di Helm in scala 1:4, la Torre di Isengard e molti altri magnifici paesaggi.
Immagine del Fosso di Helm
Anche più recentemente nel film vincitore dell’oscar per migliori effetti speciali Interstellar (2014) sono state create delle “maxature”, in questo caso. La nave Endurance venne realizzata in scala 1:15 (7.6 m).
Un’importante innovazione portata dal digitale è stata quella del performance capture. Inizialmente si usavano dei “marks”, tramite i quali vengono registrati i movimenti del corpo umano, ma se riferiti anche alla faccia e alle espressioni allora si puo’ parlare di performance capture. E’ una tecnica usata anche durante gli allenamenti sportivi per monitorare le prestazioni degli atleti.
Il regista James Cameron con Avatar (2009) fa un grande passo avanti rispetto a questa tecnologia. In un’intervista a Discovery racconta le tecniche usate per migliorare la visione del film. Usarono un “head rig”, una sorta di elmetto collegato ad una telecamera puntata sul volto degli attori, per rendere il più possibile realistiche le espressioni grazie all’analisi di ogni singolo movimento facciale di occhi, labbra, lingua, ecc.
Uso dell’ ”head-rig” durante le riprese di Avatar
Sebbene il cinema 3D esistesse già dagli anni 20 del secolo scorso è solamente con la digitalizzazione che si è sviluppato e diffuso ulteriormente. Anche in questo campo uno dei più grandi fautori è stato proprio lo stesso James Cameron che già nel 2003 insieme a Vince Pace distribuisce il primo documentario per il sistema IMAX-3D.
Sempre nell’intervista, riferendosi al 3D dice:
“Stavamo cercando di creare una finestra che ti facesse immergere in una realtà. […] Creando una specie di esperienza realistica della realtà del film”
Alla fine il regista fa una riflessione sull’evoluzione degli effetti speciali che ho trovato totalmente condivisibile. Non ci sarebbero i film di adesso, pieni di effetti visivi e sonori, senza i predecessori in cui si è sperimentato e provato. Magari in futuro saranno ancora migliori e chi lo sa, probabilmente rideremo di quanto fossero fatti male quelli che adesso consideriamo dei capolavori.
Ilaria Schio
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Internet questo sconosciuto...
La mia prima esperienza su internet è un po’ difficile da ricordare, visto che sono cresciuta tra televisione, computer e videogiochi. All’inizio però passavo il tempo davanti al PC a giocare a solitario o a pasticciare con Paint come una qualunque bambina di sette o otto anni che odia stare all’aperto farebbe.
Quando iniziai ad andare alle medie capii che forse si poteva fare qualcosa di più con questo mezzo così potente. La “causa scatenante” fu probabilmente una punizione, togliendomi la possibilità di vedere la televisione. Così “obbligata a stare in camera” non mi rimaneva altro che il computer e la connessione wi-fi.
Quindi con il portatile di mio padre (ormai diventato mio), partii alla scoperta degli anime e manga.
Pur guardandoli in televisione non mi ero mai preoccupata di scavare a fondo nell’argomento. Ma ora avevo i mezzi, quindi ci provai. In quel periodo il manga che mi aveva appassionato di più era One Piece.
Logo dell’anime di One Piece
Avevo iniziato a leggerlo nonché guardarlo insieme a mio fratello. La storia era affascinante, ricca d’azione e di avventura, era decisamente il mio genere. Quindi proseguii da sola.
Per questo motivo decisi di iniziare le mie ricerche proprio da One Piece e trovai diversi siti che facevano al caso mio.
Tra questi siti ce ne fu uno in particolare che attirò la mia attenzione. Si riprometteva di dare tutte quante le informazioni del mondo creato da Eiichiro Oda, l’autore. In un paio di giorni mi ritrovai ad aver spulciato ogni singolo post. E così decisi di cercarne altri.
Trovai forum nei quali la gente esprimeva il proprio parere riguardo l’ultimo episodio o il nuovo capitolo. Mi si aprì un mondo nuovo, fatto di persone che avevano i miei stessi interessi. Era la community dei fan di anime e manga. C’erano traduttori, editors, ragazzi che postavano le scan, fan art e molto altro ancora!
Esempio di una scan a colori del manga One Piece
Da lì continuai ad esplorare sempre più a fondo, scoprendo nuovi anime e manga (come Bleach, Death Note, Full Metal Alchemist e molti altri) me ne appassionai. Mi iscrissi a dei forum per partecipare alle discussioni che si tenevano settimanalmente. Era divertente e di certo non mi importava più nè della punizione nè della televisione.
Con il tempo misi da parte questa passione e mi dedicai alle serie tv e ai film, che più si addicevano alla mia età, cambiando siti ma continuando a navigare su internet.
Ilaria Schio
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Eccoci! Se vuoi conoscerci e sapere di che parleremo guarda questo e gli altri due video!
Simone Tavella
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Eccoci! Se vuoi conoscerci e sapere di che parleremo guarda questo e gli altri due video!
Ilaria Schio
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Eccoci! Se vuoi conoscerci e sapere di che parleremo guarda questo e gli altri due video!
Alberto Cascio
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La prima esperienza non si scorda mai!
La mia prima esperienza su Internet non saprei ricollegarla ad una linea spazio temporale della mia vita. Ricordo che toccai un computer all’età di circa quattro anni. C’era un’icona sul desktop: Internet Explorer, ma non me ne interessai. Insomma a quell’età il computer per me era uno strumento per giocare, non di certo per navigare.
Il punto di partenza fu MSN, quando frequentavo l’ultimo anno delle scuole elementari se non sbaglio. Tutti a scuola lo utilizzavano, era il primo programma di messaggistica con cui entravamo in contatto. Così quando avevo un momento libero (solitamente la sera quando volevo riposare) accendevo il computer di mio padre e parlavo a distanza con i miei amichetti del tempo.
Logo di WindowWindows Live Messenger (MSN)
Tuttavia ero ancora affascinato soprattutto dai giochi: scoprii siti su siti nei quali era possibile giocare gratuitamente. Era la scoperta del secolo (o almeno lo era per me). Non era necessario comprare dischi per giocare, potevo fare tutto gratuitamente!
Internet era un mondo meraviglioso, non avevo preoccupazioni di alcun genere, non mi ponevo alcuna domanda. Ero figlio unico e mi sembrava di aver trovato il fratello che non avevo mai avuto. La domanda “E adesso che cosa faccio?” era sparita dalla mia vita. Avevo tempo libero? Di corsa al computer!
Con l’andare degli anni facevo sempre nuove scoperte riguardo ad internet. Ogni domanda aveva una risposta immediata. Mia madre doveva cucinare ma non volevo la pasta con il pomodoro? E subito a scrivere nel motore di ricerca: “Che cosa posso mangiare che non sia la pasta con il pomodoro?” Per capire che Google funzionava a parole chiave mi ci volle un po’. Tuttavia il metodo funzionava, potevo realizzare qualsiasi idea!
Screenshot dela quantità di risultati ottenuti
Nel frattempo erano arrivati gli anni delle scuole medie. Il ritmo di studio, seppur non di molto, era cambiato rispetto al passato. Spesso i compiti consistevano in ricerche specifiche ed io naturalmente innanzitutto consultavo Wikipedia. Consultare forse è un parolone. Copiavo di sana pianta le pagine, le incollavo su word e vai di stampa. Così mi ritrovavo a studiare 15 pagine di materiale, su cui forse avrei pure potuto laurearmi.
Logo di Wikipedia
Il problema sorse quando ci assegnarono la prima ricerca d’inglese. Come potevo studiare 15-16 pagine in un inglese a me a quei tempi incomprensibile? Google Translate mi sembrò la risposta! Ma non lo era! Le frasi tradotte non avevano proprio senso logico. Da lì capii che dovevo fare attenzione a ciò che consultavo e quindi le ricerche cominciarono a diventare sempre più circostanziate e mirate.
Imparai con gli anni sempre di più sul mondo di Internet e sviluppai un maggiore senso critico, ma Internet era ancora il mondo meraviglioso dell’infanzia. Fino ad oggi: ormai non mi appassionano più i giochini online, ma mi piace ricordarli come appartenenti ad un passato che se n’è andato. (I possibili sostituti della pasta col pomodoro però li cerco ancora!)
Alberto Cascio
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