velax54
velax54
Senza titolo
22 posts
Don't wanna be here? Send us removal request.
velax54 · 14 days ago
Text
Tumblr media
La memoria del pianto
Perdonate se inizio con una confidenza personale: io, che sono contrario alla corrida, capisco di tori. Per anni, quando fui accolto a Saragozza nel dopoguerra, ebbi a che fare quasi ogni giorno con don Celestino Martín, l’impresario dell’arena. Questo mi permise di conoscere i grandi dell’epoca: Jaime Noain, El Estudiante, Rafaelillo, Nicanor Villalta. Mi permise anche, mio malgrado, di conoscere il mondo del toro: le percosse con sacchi di sabbia per fiaccarlo, i lunghi digiuni, interrotti solo poco prima della corrida con un pasto eccessivo per farlo sentire fiacco e spossato, la tecnica di fargli compiere più giri nell’arena con il mantello per stremarlo...
Se qualche lettore andrà all’arena, lo invito a osservare la stanchezza dell’animale e il suo respiro. E questo prima ancora che lo spettacolo inizi.
Ho visto le puya, le ho tenute in mano, le ho sentite. Chi paga per vedere trafiggere un essere vivo e nobile dovrebbe chiedere perdono alla propria coscienza e a Dio. Chi può dire che non provochi dolore? Chi può dire che non lo laceri?
Ma certo, il torero, ovvero l’artista, deve proteggersi. La picca spezza i muscoli del collo del toro, che da quel momento non può più girare la testa, riuscendo solo a caricare di fronte. Così il matador sa dove passeranno le corna e può avvicinarsi da eroe, sporcandosi del sangue del dorso dell’animale per esaltare il proprio coraggio e la propria arte.
Nella mia ingenuità di ragazzo (gli ingenui vedono la verità), capii che il toro era l’unico innocente nell’arena. Non faceva altro che cercare una via d’uscita dal supplizio, tanto che a volte, disperato, si lanciava sulle gradinate.
L’ho visto subire colpi su colpi, perché quasi mai muore al primo tentativo. E porto nella memoria l’immagine di un povero toro che gemeva al centro dell’arena, con la spada a metà del corpo, implorando una pietà che nessuno gli avrebbe concesso. Implorava pietà...
Questa immagine è rimasta impressa nella mia memoria del pianto.
E in questa memoria resta anche l’orrore delle banderillas nere. Ho visto un povero animale mansueto trafitto da quelle aste con esplosivi, che gli facevano saltare la carne in pezzi. E la gente pagava per assistere a tutto questo.
Chi va all’arena dovrebbe usare quel senso di uguaglianza che tutti abbiamo e rendersi conto che sta assistendo a un gioco di morte e tortura con un solo perdente: l’animale. La corrida, oltre a essere immorale, è solo spettacolo. E se non lo fosse, se pagassimo per vedere morire un uomo, servirebbero mille mani e mille leggi per vietarla.
Persone colte mi dicono: ti sbagli. È una tradizione.
Vero. Ma persone altrettanto colte mi ricordano che avevamo la tradizione di bruciare vivi gli eretici in piazza, di eseguire condanne a morte davanti a tutta la città, di praticare la schiavitù, di educare i bambini a suon di botte.
Tutte queste tradizioni le abbiamo superate con leggi, cultura e valori umani.
Non esiste una legge che possa vietare anche quest’ultima tortura, per la quale, per giunta, paghiamo?
Perdonate questo vecchio giornalista, che ancora sa guardare negli occhi un animale e non ha perso la memoria del pianto.
dal web
4 notes · View notes
velax54 · 2 months ago
Text
2K notes · View notes
velax54 · 2 months ago
Text
Una generazione di "sessantottini" ha messo al mondo una generazione di qualunquisti che a sua volta sta mettendo al mondo una generazione di giovani fascisti-edonisti. I primi si stanno rifugiando in un pratico egoismo, i secondi erano qualunquisti e tali sono rimasti e i terzi fanno quel che cavolo gli pare con i soldi di nonna, mamma e papa', invocando qualche nuovo "pelato" che gli tolga dalla vista tutti quelli diversi da loro, quelli senza possibilita'.
Esagerato? Direi di no! Direi, alquanto equilibrato. Basta guardarsi intorno..
@ilpianistasultetto
92 notes · View notes
velax54 · 2 months ago
Text
Tumblr media
Ci sono cinque cose vecchie che sono buone:
Persone sagge e anziane.
I vecchi amici per parlare.
La vecchia legna per riscaldarsi.
I vini invecchiati da bere.
I libri antichi da leggere. (Émile A. Faguet)
Il segreto di una buona vecchiaia La vecchiaia non è altro che un patto onorevole con la solitudine. (Gabriel García Márquez)
Invecchiare è come scalare una grande montagna: man mano che si sale, le forze diminuiscono, ma lo sguardo diventa più libero, la visione più ampia e più serena. (Ingmar Bergman)
I primi quarant'anni di vita ci danno il testo; i successivi trenta, il commento. (Arthur Schopenhauer)
I vecchi non si fidano dei giovani perché anche loro sono stati giovani. (William Shakespeare)
I giovani conoscono le regole, ma i vecchi conoscono le eccezioni. (Oliver Wendell Holmes)
Nella nostra gioventù impariamo; nella vecchiaia capiamo. (Marie von Ebner-Eschenbach)
La maturità di un uomo si misura nel ritrovare la serenità che provava giocando da bambino. (Friedrich Nietzsche)
Un anziano non può fare ciò che fa un giovane, ma può farlo meglio. (Cicerone)
Ci vogliono due anni per imparare a parlare e sessanta per imparare a tacere. (Ernest Hemingway)
Gli alberi più antichi danno i frutti più dolci. (Proverbio tedesco)
Se nella tua famiglia non hai un anziano, adottane uno. (Proverbio cinese)
La vecchiaia toglie ciò che ereditiamo e ci dona ciò che meritiamo. (Proverbio cinese)
Felicetta Feli
10 notes · View notes
velax54 · 3 months ago
Text
3K notes · View notes
velax54 · 3 months ago
Text
Tumblr media
COMPLOTTISTI DI ALTRI TEMPI
Socrate, il più grande filosofo di tutti i tempi, era in realtà l’uomo più odiato di Atene. Venne accusato di empietà e corruzione dei giovani. Il tribunale popolare, l’eliea, lo condannò a morte: e Socrate, una delle menti più brillanti della storia, morì sorbendo una tazza di cicuta. Ma perché tanto accanimento?
Apparentemente Socrate non faceva nulla di pericoloso: poneva domande, parlava con chiunque, con i nobili, con i comuni cittadini, con i giovani. Ma proprio le sue domande, nella loro schiettezza, nella loro semplicità demolivano le certezze dei suoi interlocutori, li costringevano a confortarsi con la vacuità delle proprie certezze, con l’incoerenza dei propri ragionamenti.
Insegnavano a dubitare.
Socrate era un personaggio fin troppo scomodo con i dubbi che instillava. Aveva avuto l’ardire di smascherare i politici corrotti e i falsi maestri che, credendo di sapere, dispensavano false verità e falsa conoscenza. Ecco perché venne messo a morte. Era una minaccia allo status quo, un pericolo da eliminare.
Durante il processo, Socrate non volle pentirsi o implorare clemenza. Rifiutò persino di ricorrere all’aiuto di un oratore (antesignani dei nostri avvocati). Perché? Perché secondo Socrate: «Non puoi usare la tua arte retorica giocando con le parole, incantando la folla, magari mentendo, neppure se è in gioco la vita”.
L’intelligenza è scomoda, questo ci insegna il processo contro Socrate.
La massa vuole illusioni e non verità, desidera in poche parole essere adulata.
Gli uomini intelligenti vengono messi alla gogna.
Sono banditi, ostracizzati, disprezzati, poiché turbano il sonno delle masse, mettono in dubbio l’autorità, svelano gli inganni delle istituzioni.
Giuseppe Brucato
7 notes · View notes
velax54 · 6 months ago
Text
Tumblr media
La macchina della propaganda benitesca è al lavoro ogni giorno.
Ieri hanno annunciato a tutto il globo terraqueo che chi occupa case sarà punito col carcere.
Come se fosse una novità introdotta da questo governo.
Peccato che ...
19 notes · View notes
velax54 · 8 months ago
Text
Tumblr media
696 notes · View notes
velax54 · 9 months ago
Text
Tumblr media
40 notes · View notes
velax54 · 9 months ago
Text
2K notes · View notes
velax54 · 10 months ago
Text
Tumblr media
Antonio Scurati ha dato alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni una di quelle risposte che andrebbero scolpite nella pietra. Un manifesto di resistenza civile al tempo del post-fascismo che era da tanto che avrei voluto sentire pronunciare. E perché, in queste parole cariche di tensione morale e politica, c’è tutto quello che ha senso dire oggi in Italia.
“Gentile Presidente,
leggo sue affermazioni che mi riguardano. Lei stessa riconosce di non sapere "quale sia la verità" sulla cancellazione del mio intervento in Rai. Ebbene, la informo che quanto lei incautamente afferma, pur ignorando per sua stessa ammissione la verità, è falso sia per ciò che concerne il compenso sia per quel che riguarda l'entità dell'impegno.
Non credo di meritare questa ulteriore aggressione diffamatoria. Io non ho polemizzato con nessuno, né prima né dopo. Sono stato trascinato per i capelli in questa vicenda. Io ho solo accolto l'invito di un programma della televisione pubblica a scrivere un monologo a un prezzo consensualmente pattuito con la stessa azienda dall'agenzia che mi rappresenta e perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi hanno preceduto. La decisione di cancellare il mio intervento è evidentemente dovuta a "motivazioni editoriali", come dichiarato esplicitamente in un documento aziendale ora pubblico. Il mio pensiero su fascismo e postfascismo, ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato. Continua a esserlo ora che si sposta il discorso sulla questione evidentemente pretestuosa del compenso. Pur di riuscire a confondere le acque, e a nascondere la vera questione sollevata dal mio testo, un capo di Governo, usando tutto il suo straripante potere, non esita ad attaccare personalmente e duramente con dichiarazioni denigratorie un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo.
Questa, gentile Presidente, è una violenza. Non fisica, certo, ma pur sempre una violenza. È questo il prezzo che si deve pagare oggi nella sua Italia per aver espresso il proprio pensiero?”
Sono con lui. E sappiano - perché devono saperlo - che siamo in tantissimi.
Lorenzo Tosa
45 notes · View notes
velax54 · 1 year ago
Text
75K notes · View notes
velax54 · 1 year ago
Text
Tumblr media
L'olivo di Luras, sulle sponde del lago Liscia (Sassari) è l’albero più antico d’Italia: supera i 4mila anni d’età e ancora oggi ospita sotto i suoi rami e la sua immensa chioma centinaia di pecore al pascolo. Il nome in sardo è S’Ozzastru, cioè l’olivastro, e le sue misure sono impressionanti: è alto 14 metri e la circonferenza della chioma è di 23 metri. Il tronco, che ne misura 12, è scolpito da nodi e piccole cavità, che le conferiscono un aspetto da vero patriarca della natura.
da Italia meravigliosa
49 notes · View notes
velax54 · 3 years ago
Photo
Tumblr media
Nella notte del 6 ottobre 1998, Matthew Shepard accetta un passaggio, fuori da un bar.
Siamo nel Wyoming rurale, è mezzanotte e i due che glielo offrono sembrano amichevoli, vestiti bene, due ragazzini puliti e a modo. Ad un tratto si rivelano però i due mostri che sono.
Aaron McKinney e Russell Henderson lo aggrediscono già in auto: gli rubano i documenti, i soldi e gli tolgono le scarpe, così non può scappare. Dopo di che lo portano in aperta campagna, in un posto dove non passa nessuno e lo legano ad una staccionata. E’ notte fonda e fa freddo ma Matthew non lo sente il freddo, sente solo dolore.
I due lo picchiano selvaggiamente con le mani, con i piedi, con i sassi e persino con il calcio della pistola. E poi lo lasciano lì. Matthew resta lì, per diciotto ore. Fino a quando un passante in bicicletta non lo scorge: gli sembra un spaventapasseri da lontano, tanto è sporco, ammaccato, le vesti stracciate. Poi si accorge che è un ragazzo, coperto di sangue, legato mezzo nudo ad una staccionata e chiama i soccorsi.
Quando paramedici e poliziotti arrivano ha lividi su tutto il corpo, ha un forte trauma alla testa tanto che il cervello è quasi esposto ma soprattutto è il suo viso ad essere spaventoso: è stato picchiato e sfigurato così forte e ripetutamente da sembrare che qualcuno volesse staccargliela quella faccia, far scomparire quel volto.
Una maschera di sangue, tranne che per i solchi lasciati dalle sue lacrime. Matthew è in fin di vita, i danni che ha dentro ogni parte del corpo sono inoperabili, non si saprebbe nemmeno da che parte iniziare. Entra in coma e mai più ne esce. Morirà il 12 ottobre. Ci mette sei giorni a morire, sei giorni di agonia.
I due assassini verranno presi per caso: durante una rissa verranno arrestati e nella loro macchina verranno rinvenute le cose di Matthew e da lì è presto fatto il calcolo.
Lo hanno attirato e pestato perché Matthew era gay. La difesa non ci pensa nemmeno a negare, anzi: sostiene che erano talmente spaventati dall'omosessualità di Matthew, da presunte avances che avrebbe fatto loro, che sono andati nel panico e come impazziti lo hanno ucciso. Lo avrebbero massacrato per legittima difesa, addirittura! Più tardi sosteranno di aver agito in nome di Dio, mossi dalle Parole della Bibbia e lo stesso clero dell'epoca invocherà un'ambigua (e vomitevole) clemenza.
Nessuno ci crede però o meglio a nessuno importa: l'efferatezza e i tempi dell'omicidio rivelano una precisa coscienza, una volontà mostruosa di uccidere Matthew. Uno dei due compari vende l'altro e scampa la pena di morte. Ergastolo, fine pena mai.
L'altro verrà salvato dai genitori di Matthew: accettano di patteggiare e, con una dignità e un'umanità immensa, risparmiano la vita del secondo aggressore. Ergastolo. Perché loro non sono come lui. Diranno: noi stiamo risparmiando la sua vita in memoria di uno che non ce l'ha più.
A tutte le udienze e al funerale di Matthew si presentarono preti, suore, fedeli e fanatici religiosi muniti di cartelli e megafoni sostenendo che Matthew era all'inferno, che era stata la mano di Dio e altre parole di odio che qui, pena la censura, non posso riportare.
Non è servito a nulla perché il martirio, vero, di Matthew e la voce dei suoi genitori è rimbalzata nella mondo civile e nella politica innescando battaglie a favore della comunità LGBT che in sua memoria cambiano le cose ancora adesso.
Sarà Barack Obama a volere una legge federale che espande i crimini dell'odio includendo la discriminazione per motivi di orientamento sessuale e identità di genere. Insomma una legge contro l'omofobia a tutto tondo. Si chiama il Matthew Shepard Act.
Matthew Shepard 1 Dicembre 1976 - 12 Ottobre 1998
Roberto Ranfagni
98 notes · View notes
velax54 · 4 years ago
Photo
Tumblr media
Braccianti indiani dopati per non sentire la fatica. E’ accaduto a Sabaudia, comune di Latina. Si è chiusa così l’indagine denominata “No pain” (nessuna fatica). Un medico di famiglia avrebbe prescritto farmaci a base di ossicodone (un oppiaceo con effetti simili alla morfina) a oltre 200 suoi assistiti (1500 confezioni i cui costi sono a carico del servizio sanitario nazionale). Erano tutti indiani, per lo più braccianti in servizio nei campi di Sabaudia. Il motivo non era terapeutico e le medicine non venivano consigliate per curare patologie, ma per consentire loro di effettuare turni di lavoro ancora più massacranti alleviando la fatica.
Il dottore è stato anche sospeso per un anno dal pubblico servizio. La stessa misura è stata decisa per un avvocato e un farmacista. Sono indagati anche loro, a vario titolo, per illecita prescrizione di farmaci ad azione stupefacente, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, frode processuale, falso e truffa ai danni dello Stato.
Accade in Italia, nell’anno 2021. Un paese in cui tanti (troppi) ancora blaterano che “gli immigrati ci tolgono i posti letto negli ospedali e sfruttano i nostri servizi sanitari, si godono gli alberghi di lusso e 35 euro al giorno, pretendono il wi-fi e portano criminalità.” Ed in cui, sui luoghi comuni e sulla guerra tra poveri ingrassano in molti.
Caio Bongiorno
86 notes · View notes
velax54 · 4 years ago
Text
Tumblr media
José Mujica, "el Pepe", lo aveva annunciato col suo linguaggio semplice e schietto pochi giorni fa durante i festeggiamenti del suo partito, il Frente Amplio, per la vittoria delle sinistre alle comunali uruguayane.
"Amo la politica e non voglio andarmene, ma amo di più la vita e visto che sto per andarmene... cerco di allungare i minuti che mi restano da vivere. Che difetto, eh? ", aveva detto alla stampa sorridendo.
"Mi ritiro a causa della mia età, perché ho una malattia immunitaria cronica.
È logico che la politica costringa ad avere rapporti sociali ma io ormai non ce la farei ad andare da una parte e dall'altra, sarei un cattivo senatore. Purtroppo adesso devo prendermi cura di me stesso", ha aggiunto.
Ieri Mujica, 85 anni, lo ha ripetuto durante la seduta del Senato affermando che a causa di una malattia immunologica cronica, rassegnava le sue dimessioni dalla carica di senatore per evitare complicazioni di salute dovute anche ad un eventuale rischio di impatto con la pandemia di coronavirus.
Questa la lettera letta:
"La funzione di senatore impone, tra le altre cose, un rapporto diretto forte e permanente con persone e gruppi sociali. Si tratta di ricevere i cittadini e visitarli a volte nei loro luoghi di lavoro per ascoltare i loro problemi e le loro necessità.
Per un anziano che soffre anche di una malattia immunitaria, questi tempi di pandemia che dureranno troppo a lungo non sono raccomandabili se si dà valore al miracolo della vita.
Quanto detto finora, mi costringe con grande rammarico per la mia profonda vocazione politica, a chiedere che vengano accettate le mie dimissioni dallo scranno concessomi dalla cittadinanza.
Questo non significa abbandono della politica, ma abbandono la prima linea, quella che un buon leader lascia a chi è in grado di superarlo e di fare meglio.
Lascio grato e felice, con ricordi profondi e molta nostalgia. La pandemia mi ha cacciato fuori.
Voglio essere grato, perché nella vita c'è un tempo per arrivare e un tempo per andare via. Grazie ai funzionari che mi hanno sostenuto in questi 26 anni. Alcuni ci hanno lasciato. Grazie a colleghi, ai deputati e ai senatori, con i quali ho condiviso momenti aspri e gioiosi. Non coltivo l'odio nel mio giardino da decenni. Ho imparato una dura lezione che la vita mi ha dato. L'odio finisce per rendere stupidi.
La biologia impone dei cambiamenti, e bisogna avere un atteggiamento di cambiamento per dare opportunità alle nuove generazioni e aiutare a costruire il futuro.
Tante cose mi sono successe nella vita, essere legato per 6 mesi con le mani dietro la schiena, passare due anni senza essere portato a fare una doccia e dovermi lavare con una tazza d'acqua (quando era prigioniero).
Ho passato di tutto, ma non odio nessuno e voglio trasmettere ai giovani che avere successo nella vita non è solamente vincere ma alzarsi ogni volta che si cade. Grazie".
https://www.telesurtv.net/news/jose-pepe-mujica-renuncia-senado-uruguay--20201020-0018.html
http://www.lt9.com.ar/42836-pepe-mujica-se-despidio-del-senado-uruguayo-con-una-carta-aleccionadora
Rete Solidarietà Rivoluzione Boliviana (fb)
64 notes · View notes
velax54 · 5 years ago
Text
😁
83 notes · View notes