Tumgik
underthemoonglight · 4 years
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underthemoonglight · 4 years
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underthemoonglight · 4 years
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underthemoonglight · 4 years
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Evaluna: « Non mi segui e metti like alle foto che posto. Wow. Che fuckboy.» Sorrise e poi sporse il labbro fingendosi meravigliata. Portò il pacchetto di sigarette pieno sul bancone e poi prese posto sullo sgabello. Non c’era molta gente. « Grazie per le sigarette papi. Tienile tu, io non ho la borsa. Nel guardaroba me le rubano.»
 dorian: Dorian era intento a pulire il bancone, avrebbero chiuso presto se nessuno si fosse presentato, erano occupati solo tre tavoli da ragazzi ormai sbronzi. « ma tu ti prendi tutta sta confidenza con chiunque? » e si schiarì la voce portandosi una sigaretta alle labbra, facendosi strada verso lo sgabuzzino, iniziando a fumare. Non si potrebbe ma suo cugino non c’era quella sera e suo zio era fuori città, spettava a lui chiudere la baracca. « le tengo dietro al bancone, ricordamele. »
 Evaluna: Lo osservò allontanarsi e si sporse un po’ con la testa per osservarlo meglio, stava fumando nel locale? poi annuì e decise di seguirlo con in mano uno dei cocktail che lui stesso aveva preparato. Solo allora, verso lo sgabuzzino , gli rispose seria e sprezzante. « Lo faccio solo perché mi convieni. Di solito non cago nessuno.» Portò le labbra alla cannuccia e poi si distaccò appena per rivolgergli un languido sorriso.
dorian : « ti convengo? In cosa? » si appoggiò allo stipite della porta così da continuare a guardare l’intero locale che comunque veniva sorvegliato da due bodyguard all’entrata principale e altri due sul retro. « comunque dovevo sul serio prima, cerca di arrivare in orario o sei fuori. »
Evaluna : « vediamo.. bevo i tuoi cocktail speciali gratis, mi paghi le sigarette, mi porti nei posticini segreti.» Gli occhioni marroni ispezionarono il luogo come fosse chissà cosa e l’indice sfiorò il suo petto lentamente. « mi metti in guardia, facendomi la ramanzina..» alzò le spalle e riprese a bere. « Non penso che avresti fatto tutto questo in una sera, senza un po’ di confidenza.»
Roteò le iridi fino al soffitto e aggiunse sbuffando. « Lo hai detto anche tu che non sei mio padre.»
dorian : « hai ragione anche tu — è che al tuo colloquio c’ero anche io e mi sembrava di aver capito che avessi bisogno di questo posto di lavoro più di altre persone — ho chiesto io di assumetti ma probabilmente mi sbagliavo. E si non sono tuo padre ma a questo locale ci tengo e non voglio ci lavorino persone svogliate. Ci sta ridere e scherzare ma non sempre. » e disse serio, quel tono non gli apparteneva molto ma voleva davvero che si rendesse conto di non poter fare ciò che voleva, forse perché lui qualche anno prima era nella sta stessa situazione. « non prenderlo come vizio, quello delle sigarette soprattutto. »
Evaluna : Sul suo volto si accese subito un’espressione contrariata e infastidita. Evaluna era più che suscettibile e in un minuto divenne furibonda. « Mi stai dicendo che non so lavorare, che mi hai fatto un favore perché ti faccio pena! Benissimo, ho afferrato il concetto, grazie.» Gli mollò il cocktail tra le dita, poi abbandonò quel luogo immediatamente, per poi voltarsi. « Troverò un altro impiego quanto prima, stanne certo. Dopo ti restituisco quanto ti devo. Stavo solo scherzando.» E scosse la testa, rapita da una risata nervosa. « Ma poi guardati, la morale da uno che spaccia sul retro e fuma nello sgabuzzino. Fammi il piacere, Dorian.»
dorian : « guarda che non ti sto facendo nessuna morale — non ti ho detto di prendermi come esempio Luna! » e spense la sigaretta dentro il cocktail che le aveva mollato in mano la ragazza, facendo qualche passo verso di lei.
« non ho detto nulla di tutto quello che hai percepito tu, è che mi dispiacerebbe non vederti e non averti nei paraggi. Sai fare bene il tuo lavoro e hai la possibilità di guadagnarti qualcosa in più, perché fare la scema? io il posto assicurato per ora ce l’ho, spaccio si, ma durante il pomeriggio e dopo il turno di notte, mai durante. Non mi reputo migliore di te, ti sto solo chiedendo di prendere seriamente questa cosa e poi puoi fare quello che ti pare. »
Evaluna : « Va bene. Puoi non disturbarmi? Sto lavorando. Tu continua a giocare con le figurine dei tuoi amici, è entrato un cliente. » Non lo guardò e lo liquidò su due piedi, avvicinandosi mansueta al signore che aveva da poco varcato la soglia. Una volta accompagnato al tavolo, annotò sul suo taccuino l’ ordinazione e poi strappò il biglietto, premendolo senza alcuna esitazione sul petto di Dorian. « Tieni. Fai con comodo.»
dorian : « fai come ti pare, non ho pazienza. » asserì prendendo il foglio dell’ordinazione ed eseguendo poi i vari cocktail. Dopo una decina di minuti fece cenno alla ragazza di venire a prendere il vassoio. « vai sono pronti. » ed ecco di nuovo il tono freddo di chi non beva intenzione di correre dietro a nessuno. « tra venti minuti chiudiamo. » annunciò così agli altri dipendenti che fecero poi i giri dei tavoli per avvertire la clientela. « ho un’urgenza e non posso tenere aperto. » tutto inventato, ovviamente.
Evaluna : Il nipotino del capo, ecco come si meritava di essere chiamato. E gli avrebbe risposto a tono, se solo fosse servito a qualcosa, ma rimase in silenzio tutto il tempo, almeno fino a che la serata non divenne più strana del solito. « Facciamo che chiudo io se tu devi andare via. Mi serve un’ora. » Confidò a Dorian sulla soglia del bancone. « Il signore di prima ha detto che se gli faccio compagnia e bevo con lui, mi offre cento dollari.»
[0 dorian: « visto che avevo ragione? Non erano domande su rose quelle di prima, ma per te. E no, non ti lascerò chiudere, ti do tempo fino alle due poi ve ne andate tu e il tuo amichetto. » Ed eccolo, infastidito, nervoso. Picchiettò le dita sul bancone prima di ritrarsi.
Evaluna : « Erano su Rose. Che hai nel cervello? Io torno a casa mia, non con lui.» scosse la testa ancora più infastidita di prima, « Come ti pare. Fossi il custode del tesoro di ali babà. Tieniti pure la tua chiusura del cazzo.» Evaluna voleva solo fargli un favore dopo tutto, no? poi andò a quel tavolo e non pensò a nient’altro, se non ai suoi cento dollari e allo sbronzarsi senza tirar fuori un soldo. (...)
dorian : [ ... ]  Erano passate delle ore e nel locale erano rimasti solo loro tre: un ubriacone, evaluna e Dorian che era visibilmente infastidito. Era finito con il dover fare da babysitter ancora una volta. Si avvicinò al loro tavolo e di caricò l’uomo di peso cercando di portarlo fuori dal locale. Era abituato a quel genere di cose. Una volta accompagnato alla fermata del taxi appena fuori il locale rientrò tornando da lei. Si accovacciò portando le braccia sulle due cosce così da guardarla meglio. « sei ubriaca persa, non è vero? Devo riaccompagnarti a casa? »
Evaluna: Non si accorse perfettamente di cosa stesse succedendo, ricordava solo l’insistenza di quell’uomo e la sua figura sballottata da quello che gli sembrava Dorian. Si, era Dorian. Non riuscì a trattenere una risata. « Ha detto che se avrei bevuto di più, avrei guadagnato di più. Visto!? Centocinquanta!» Glielo sventolò sotto il naso, ignorando completamente la sua domanda.
dorian : « bene sono contento ma — devo chiudere adesso... » e la sua voce si fece più dolce, più calma, quasi la supplicò di alzarsi, era stanco di stare in piedi, aveva bisogno di dormire e staccare da quel posto. « avanti andiamo » sussurrò nuovamente porgendole entrambe le mani per aiutarla ad alzarsi. « andiamo fuori, chiudo, ci fumiamo una sigaretta e ti riaccompagno a casa — dove abiti? »
Evaluna: « Dove abito? Non mi avevi promesso una canna?» si aggrappò alle sue spalle a peso morto, poi sorrise, allacciando le braccia attorno al suo collo. « Hai gli occhi verdi.»
dorian : « non mi sembri nelle condizioni migliori per fumare anche ... ho gli occhi verdi, si, ti piacciono? » e la prese, l’afferrò stringendola a se fino all’uscita dove si premunì di lasciarla per qualche minuto, il tempo di chiudere il negozio e la saracinesca. « ecco fatto — la fumeremo domani, potresti star male. »
Evaluna : Si, le piacevano molto, ma non lo disse. Piuttosto chiuse gli occhi e si lasciò portare fuori. L’aria fresca fece contrasto sulle sue guance, le girò un po’ la testa e poi udì la sua voce e gli rispose. « va beeene papà.» nemmeno il tempo di farlo, che il tempo scorse velocemente. Il sedile di quell’auto le parve il luogo più confortante del mondo. E uno, due, tre, quattro... Non riuscì a rimanere sveglia, si addormentò di sasso.
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