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Mi dispiaccio sinceramente per me stessa se per un attimo rivedo da spettatrice la scena di me ammalata a letto e lui che rientra a casa parlando di lavoro, con l'unica preoccupazione di fare una doccia. Non importa se sono spaventata delle mille analisi da fare, se sono stanca di questo mal di testa che non da tregua, se per ogni volta che non avevo forze ho stretto i denti. Quale altra motivazione mi serve per andare via, per quanto tempo ancora devo sentirmi invisibile, insignificante; io che un tempo mi innamoravo ad ogni tramonto e adesso non amo più nulla.
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Oggi non mi sento un granché bene, e quando non si sta bene si ha voglia di essere coccolati e baciati tanto. Noi non ci baciamo più, non ricordo nemmeno quando è stato l'ultimo. Tu perché non ti bacio io, io perché sono stanca di far attenzione che chi ho accanto mi stia vicino. Voglio essere baciata perché sono bella, e perché merito di essere baciata spesso e molto. Voglio essere amata perché merito amore; non in risposta. Sarebbe bello ricevere anche quando non sono pronta a dare. E invece dipende sempre tutto da me, e se vengo amata è solo il mio stesso amore che mi torna indietro.
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Mi accade qualcosa e non so se vorrei parlarne. Se lo volessi, non saprei con chi. Mi siedo e mi domando "Come sono arrivata fin qui?".
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Dopo quella che per tutti sarebbe stata una bella giornata, seduti ad un tavolo qualunque di un locale pieno, abbiamo parlato di noi, di come ci sentiamo, senza filtri e senza dolcezza, come una vecchia coppia sposata che non riesce più a far funzionare le cose. E non ho sentito niente, non ho avuto paura di ferirlo, né di essere ferita. Magari è già tardi. Ed io sono una persona troppo disillusa per poter sperare nel "per sempre", con lui o con qualcun altro.
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Stavo lì sul sedile del passeggero, parlavo con insolita tranquillità di quello che mi manca, di cosa potrebbe salvarci; ha detto che ha anche pensato di farmi la calza della befana, ma che poi si è dimenticato. La mia per lui era pronta da una settimana prima... Poi ha aggiunto, con rassegnazione, "peccato, eravamo partiti così bene!". E allora io cosa rimango a fare
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Solo storie di "uomini" che mi hanno voluta finché stavo zitta.
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Chi l'avrebbe mai detto che io, proprio io, seduta in attesa in una piazza di paese, mi sarei guardata attorno con questo profondo senso di serenità e senza neanche un disagio.
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Volevi soltanto costringermi a te tramite la sofferenza, che è l'unico nastro che hai sempre scelto, l'unico filo che non spezzi, ed io sono felice di aver avuto in mano un paio di forbici.
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Mi sto stancando veramente del modo in cui mio padre mi parla da mesi. Ogni affermazione che mi rivolge in forma di battuta scherzosa ha in realtà un fondo di rancore, un tono di rimprovero; quando perché non mi trova ad aspettarlo a casa, quando perché deve provvedere da solo a se stesso, alla sua cena. A detta sua, un giorno sono egoista, il giorno dopo penso soltanto a me stessa, quello dopo ancora faccio la spesa per me soltanto. Non vede gli sforzi, la fatica che faccio cercando di conciliare il bisogno di trovare un posto nel mondo e l'incarico di portare avanti una casa da sola, il peso di quattordici anni di sacrifici in cui mi sono fatta carico di ogni cosa qui dentro senza mai chiedere nulla in cambio. Ed io realizzo con molta amarezza che è esattamente questo il motivo per il quale non riesco a volermi bene se non sono perfetta. Ho cercato per anni di meritarmi il suo affetto, come fosse qualcosa che viene con il tempo, se ti comporti bene e non fai passi falsi. Non ce la faccio più. Mi serve una pausa da lui perché non voglio arrivare ad odiarlo per il male che mi sta facendo.
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Abbiamo fatto l'amore ed è stato anche bello ed appagante, ma mi è venuto da piangere per cose che taccio anche a me stessa
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"Lo so non è che devi convincermi,
e altrettanto non pensavo di costringerti,
avrei dovuto stringerti forte, spingermi oltre quando era il momento,
ma mi hai battuto sul tempo.
Cerco grembo materno in un mattino d'inverno,
che se guardi fuori sembra fare buio in eterno,
ogni uomo qui ha il proprio inferno,
il mio è più o meno lì all'altezza dello sterno, i battiti confermano.
Pensi volendo, menti sapendolo, il 30%,
si, ma i numeri mentono,
fai piano col cuore colpendolo, che i vicini ci sentono,
se gli altri ti difendono, anch'io potendo,
ma non pretendo niente in cambio,
il senso del discorso è più ampio, sbagli, il diavolo sta nei dettagli,
e mi accontento pur di accontentarti,
e se questo è il presupposto è già tardi.
Se guardi, le coppie degli altri, sono foto sorridenti,
fatte coi parenti, con cui poi non parli,
sono televendite mute, poesie scritte in lingue sconosciute,
il capoufficio che non ride alle battute,
c'ho provato ma ne va della salute, ci capiamo a giorni alterni,
ci allontaniamo stando fermi,
prese di posizione, l'orgoglio e i suoi germi,
spalanco gli occhi come Kermit, per vederti, vorrei tenerti,
vorrei poterti dire ancora le parole giuste,
pero' ne ho dette troppe e forse le ho già dette tutte,
e non c'è niente di speciale,
lasciarti un bel ricordo mi fa male, quanto farmi odiare.
Dovessi disegnare
la mia donna ideale avrebbe il tuo volto,
dammi un secondo,
per metabolizzare il boccone più amaro del mondo,
va bene sono pronto,
o almeno credo.
Vengo a piedi fino a casa tua,
e arrivato torno indietro…"
Dettagli.
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Dovrei volermi portar via da tutto quello che mi fa male, invece di lasciarmi annegare
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