Make a wish and forever trust in who you are.http://touchofclassimage.com/
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Quando si dovrebbe tornare alla “normalità”? Ah, che parola, non l’ho mai digerita tanto, vuol dire tutto e niente, eppure è quello di cui ho bisogno. Di cui abbiamo tutti bisogno in questo periodo. Mi sta iniziando quasi quasi a piacere. Normalità che ora non è tale e non so quando realmente tornerà, ci vorrà un altro anno forse. La cosa mi spaventa. Ho bisogno di poter stringere mani, di non aver l’ansia di parlare con qualcuno a distanza, di guardare da vicino, di leggere il labiale quando qualcuno parla. Voglio vedere sorrisi e non solo occhi strizzati. Voglio che le due cose siano ben visibili. Ve lo dico, perché con quasi un anno di mezzi visi coperti capisco un quarto di quello che mi viene detto, vuoi perché sono mezzo sordo e vuoi perché il labiale mi è sempre servito a decifrare tantissimi suoni e parole che non recepisco. non riesco più a percepire quelle sfumature date da un viso completo. Rivoglio quella routine che mi annoiava alle volte, ma almeno potevo decidere per me di fare, brigare, disfare come e quando volevo. (presso Padova (PD) Veneto) https://www.instagram.com/p/CJ23Xm3BKWv/?igshid=1wxaeejz2cu61
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Come stai? A questa domanda ormai rispondo come un automa: “Alti e bassi”. Del gran bipolarismo, dove gli alti sono in realtà dimezzati. Mi sembra di essere in una bolla, in un tempo sospeso. Passo da momenti in cui ho energia per fare la qualunque a momenti in cui vorrei stare al buio steso a letto a fissare, con uno sguardo fatto di un mix tra il catatonico e lo schizofrenico, una televisione di cui vedo solo immagini offuscate e sento suoni ovattati, imbruttendomi a mangiare schifezze. Un abulico completo. Ma non posso, non riesco e non voglio. Non credo sia depressione, la conosco bene quella put***a, l’ho incontrata qualche volta in passato e posso dire con certezza che non è lei. Forse è la sua parente stretta, quella str***a dell’apatia. Devo dire però che sono veramente provato dal periodo, poco presente nei post e anche nelle stories (ma lo sapete quando ho poco da dire preferisco non ammorbare), stanco della confusione generalizzata nella mente e nel cuore, della precarietà che ha portato questo anno bisesto e funesto, della follia e aggressività delle persone che sbroccano per un nonnulla più o meno in modo manifesto, del non poter fare progetti. Posso dire con certezza che sono abbastanza PIENO. (presso Padova (PD) Veneto) https://www.instagram.com/p/CHuMPMohinj/?igshid=aq9k18kwnyuv
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Come al solito l’estate è passata e manco me ne sono accorto. È un loop continuo fin da quando ero piccolo, una sensazione di: “Chissà cosa mi aspetta”. Una volta il rito del corredo nuovo per scuola, con l’acquisto del diario (oggetto malefico per il quale venivo regolarmente preso in giro - si perché se tutti si compravano la mitica Smemo, io ero quello che aveva il diario delle Spice Girls) segnava l’appuntamento fisso in cartoleria con quel misto di trepidazione e odore di carta. Settembre era bellezza, novità, terrore ma anche speranza. Con l’estate a mettere una pausa tra le persone, a settembre gli amici potevano diventare nemici e il bello poteva diventare brutto. Credo sia ancora così. A settembre ri-decidi cosa fare e chi essere. A settembre tutto può succedere o nulla può cambiare. (presso Milan, Italy) https://www.instagram.com/p/CEn050ch0Cq/?igshid=d8gp957jscke
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Non vi capita mai di sentirvi divisi a metà? Una parte di voi che vuole qualcosa, che è in un modo, che pensa e agisce in una determinata maniera e l’altra che vuole l’opposto o pensa di volerlo o doverlo essere. Spesso mi viene detto che sono un grande compensatore; che riesco a compensare, equilibrando di continuo le mie due anime (le due principali, perché dentro di me ho un rave party di personalità da fare invidia ad un reparto psichiatrico). Quella più cazzara e scherzosa nelle stories e quella più profonda, introspettiva e osservativa nei post. È vero! Forse perché le stories hanno quell’effimerità che le contraddistingue, mentre nei post, “scripta manent”. Ma il mio sentirmi diviso a metà riguarda di più la vita di tutti i giorni, la #vitaVera, fuori dai social, dove mi sento spaccato in due tra il fare e non, il dire e non, il mostrar(mi) e il non. Ma fondamentalmente tutti abbiamo parti di noi che riusciamo ad esternare meglio in un modo piuttosto che in un altro e tutti ci sentiamo a metà per determinate cose. (presso Forte Interrotto) https://www.instagram.com/p/CCdGMOShX49/?igshid=tfb9gp3k975q
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Pensateci bene prima di dare del fro**o, della les**ca, dell’handi****ato, della nana, del deforme, del brutto, dello storpio, del grasso, del “non normale” e altre parole viscide e taglienti a qualcuno, perché quel qualcuno potrebbe insegnarvi la vera vita parlandovi di dolore, sofferenza, sopprusi e ingiustizie che ha subito. BUON PRIDE A TUTTI 🌈
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In passato sono sempre stato un tipo marittimo; mi davi una spiaggia, il sole, e tante nuotate ed ero contentone. Un po’ come Ariel. Invece negli ultimi anni sono sempre più montanaro. La montagna sta diventando il mio habitat. Natura, movimento con aria frizzantina e sono contentone uguale. Un po’ come Heidi. Ne sento il bisogno, ma non sentivo il bisogno di fare 16 km di passeggiata tra i boschi, discese ripide di fango, nevai e piccole scarpinate su rocce scivolose e come unico appiglio una cordicella metallica che mi separava di 30 centimetri dal baratro. Vertigini a non finire, tachicardia e mutande tremolanti. Soffro l’atitudine anche all’ultimo gradino di una scala mentre sto cambiando una lampadina, figuratevi. Ma ce l’ho fatta! Sono riuscito ad arrivare al lago di Sorapiss a più di 1900 metri di quota. È stata una sfida, ho deciso che un po’ alla volta le mie paure voglio affrontarle e se non riesco a vincerle almeno posso dire di averci provato e non come ho fatto per gran parte della mia vita. Ebbene si, a tante cose, opportunità e botte di culo, ho rinunciato per paura. Ma la paura si vince, prima di tutto accettandola e non evitandola, devi saperla gestire, poi sbatterci il muso e tirando fuori i “cocones” anche a costo di farti in qualche modo violenza. La paura è come il dolore se la scansi diventa sempre più forte e viene fuori quando meno te lo aspetti. (presso Lago di Sorapis) https://www.instagram.com/p/CBccYarhd8D/?igshid=15ndlxsmq20ci
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Una delle tante cose che mi ha fatto metabolizzare questo periodo è il concetto di anafettività.
Ho sempre fatto l’errore, nella mia vita, di credere che il buono, l’altruismo, l’emotività, il saper stare al mondo e la sensibilità fossero parti fondamentali dell’essere umano.
Credevo che anche se ben nascoste dietro maschere e maschere di cinismo, menefreghismo, arrivismo, egoismo, in piccola parte in ognuno ci fossero.
Mi sbagliavo.
Ho capito che l’anafettività esiste eccome.
Esiste nelle persone a cui non gli frega una cippa di come tu stia o ti senta, è presente in quelli che guardano solo se stessi e la propria vita (traballante o solida che sia), si nota in chi in un periodo schifoso come quello che abbiamo attraversato e stiamo attraversando, ha come unico chiodo fisso quello di pensare al proprio ego, di approfittare della situazione e della debolezza altrui.
Lo noto in chi non ha avuto un briciolo di educazione morale ai sentimenti, chi piuttosto di ammettere le proprie debolezze punta il dito su quelle degli altri, lo vedo in coloro che non sono capaci di gestire il mondo emotivo interiore, chi preferisce evitare il confronto attorniandosi di gentucola che mente spudoratamente e deforma la realtà, piuttosto che ascoltare o di considerare le persone che gli vogliono veramente bene.
Mi sarei aspettato un semplice “Come stai?” E invece non è arrivato.
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Ormai questa quarantena nella casa che ho arredato a mia immagine e somiglianza sta mettendo alla prova la mia già labile salute mentale. Ho capito ancora meglio che non si deve dare per scontato niente e nessuno. Quando mi viene chiesto come sto, rispondo che sono bipolare. Ma in modo importante eh! Passo da momenti in cui ballo per casa sembrando ad un rave party e impasticcato come un tossico, a momenti in cui fisso un punto del muro e tamburello con le dita sul tavolo ad altri in cui imbastisco veri e propri simposi filosofici con #CletoForever ma ad un certo punto anche lei si stanca e va a fare la cacca noncurante del mio bisogno di confronto felino. Nei momenti di down devo solo iniziare a dondolarmi avanti e indietro emettendo gridolini e sono pronto per la Neuro. Mi manca molto il poter toccare le persone. Vedere i miei nipoti in giardino e non poterli rincorrere e prenderli in braccio per “spernacchiarli” di baci mi fa innervosire. Sono sempre stato un tipo molto fisico. Devo abbracciare, pizzicare, stringere, punzecchiare; tutto per far sentire la mia presenza e percepire quella di qualcuno. È strano, il fiato sul collo e la troppa presenza mi hanno sempre fatto sbuffare e buttare gli occhi al cielo. Ora, paradossalmente è quello di cui ho bisogno. Ho bisogno di pacche sulle spalle, di mani che si stringono, di abbracci, di buffetti e di teste appoggiate sul petto guardando un film. Mi sono appena reso conto che anche questo post è parecchio bipolare. La quarantena mi sderena. https://www.instagram.com/p/B-R7X-ThoK5/?igshid=vhk60zzhsy6k
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Questi giorni portano a pensare, più del dovuto. Rimango attonito nel vedere, in una situazione del genere, persone che se ne approfittano a livello economico (vedi mascherine o disinfettanti a prezzi folli) e a anche a livello morale. Vanno a colpire là dove la fragilità e la confusione stanno regnando. Vedo iniziative più o meno “umane” e sensibili per sentirsi e far sentire meno soli, per trasmettere solidarietà, per dare coraggio. Ci sono volte che mi sento come lui, appollaiato nel silenzio e... osservo. Penso. Penso a questa situazione. Tutto è in silenzio. Non sento un suono. Qualche macchina solitaria, un cane che abbaia, gli uccelli che canticchiano. Sento, stranamente, tutto ciò che “normalmente” non sento per il troppo rumore che c’è fuori e che ho dentro. Non mi frega niente di sembrare imbattibile agli occhi degli altri. Sono capace di mostrare le mie emozioni, capita di volerle reprimere ma niente, non ce la faccio. Non riesco a far finta di niente. Non riesco a non incazzarmi quando vedo stupidità e superficialità. Non riesco a trattenermi quando vedo chi, per non ammettere o volere capire che la situazione è pesante, si focalizza su cose totalmente infime. Perdonatemi ma...ci sono momenti in cui tiro fuori lo Stefano pagliaccio che cerca di intrattenere e distrarre, ma c’è anche lo Stefano riflessivo, serio e sensibile. Cioè... quello che avete letto ora. https://www.instagram.com/p/B9trmwzIx9Y/?igshid=13o8fy99bt1gy
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Pensavo che a differenza del tempo, il passato ritorna. Sempre. In un modo o nell’altro trova il modo di insinuarsi nella nostra vita. Può farlo mascherato da ricordo, nascosto in una fotografia che avevamo dimenticato, in un modo di dire, in un profumo o, negli ultimi anni, travestito da profilo di un social network; vedi il nome, osservi la fotografia e dopo avere notato (quasi compiaciuto), che il tempo passa per tutti, ecco che il passato invade nuovamente la tua mente. Riaffiorano ricordi, emozioni e sensazioni (più o meno piacevoli) che pensavi di avere dimenticato, o quantomeno, a cui non avevi pensato più, e invece, rinascono come la Fenice dalle sue ceneri. La mente inizia una macchinazione infinita; capisci che con i i tuoi fantasmi del passato devi avere un dialogo e non lasciare cose in sospeso. Altrimenti ogni volta che ritornano ti faranno sempre più paura. Sono sempre fuggito dal passato, ho evitato che si infiltrasse nella mia vita per paura che insieme a lui, ritornassero emozioni negative. Ma una delle tante cose che ho imparato è che con il tempo noi cambiamo e anche gli altri cambiano. Può capitare che le cose che un tempo non riuscivamo a metabolizzare, iniziano a diventare piccole e differenti, le guardiamo con occhi diversi. Il passato farà sempre parte della nostra vita e più lo eviti e cerchi di dimenticarlo, più lui riaffiora in modo inaspettato ed arrogante. Ho imparato a non fuggire dal passato perché torna (quasi) sempre. (presso Milan, Italy) https://www.instagram.com/p/B9MLoNxIVAI/?igshid=1n0tutxoyzqgg
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Una cosa che mi ha sempre spaventato e mi preoccuperà sempre, è l’ignoranza. Ma non intesa come non conoscenza, mancanza di studio o informazione su qualcosa (anche quella lo è), ma quella che mi terrorizza è quella dovuta all’icapacità di riconoscere ed ammettere i propri limiti. Ammettere di non essere capaci a fare o di non saperne di determinate tematiche. Quella di far credere qualcosa che in realtà non è. Solitamente fa così chi vive in un proprio mondo parallelo, fatto di finta realtà, preconcetti e luoghi comuni, con idee strampalate o del tutto create ad hoc per fagocitare le debolezze di altri. Di solito si impone il proprio modo di vivere, essere e pensare (giusto o sbagliato che sia) a chi ci circonda, ma non si pensa alle conseguenze. L’ignoranza fa rumore, si propaga in modo chiassoso e caotico. Come un virus. Crea caos, confusione e idee che si insunano dentro di noi. Possiamo vederlo ogni giorno, persone totalmente inesperte e incompetenti, si erigono con il loro ego ad intenditori di tutto. A guru del sapere, professoroni di vita, dottori incapaci di curare. Ogni argomento è di loro competenza senza averne la benché minima coscienza e (reale) conoscenza. C’è la brutta abitudine di considerarsi più informati, capaci e abili degli altri ma manca la prerogativa fondamentale, l’umiltà! Quella di comprendere e far vedere le proprie mancanze e lacune sopperendo in qualche modo. Invece no, si deve enfatizzare, anche sbagliando. Ma tanto lo sbaglio (dei più forti) non viene mai fuori. Si tace. Crediamo di essere e mostrare più capacità, conoscenza, intelligenza e furbizia rispetto a ciò che realmente sia. Siamo ignoranti della nostra ignoranza. (presso Venice, Italy) https://www.instagram.com/p/B86UIdaoEnR/?igshid=18efomv4xp9nf
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Dicono che “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, ma aggiungo anche che non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere. Vedere quando qualcuno, fingendo di volere il tuo bene, ti sta facendo del male. Può anche capitare che quel qualcuno il bene te lo voglia veramente ma non si accorga che, in realtà, i propri comportamenti sortiscano un effetto negativo. Perché se ci fidiamo di qualcuno non riusciamo a vedere al di là? Ad osservare sotto altri punti di vista il nostro rapporto e il vero perché della presenza di quel qualcuno nella nostra vita? A provare ad ascoltare anche la nostra voce e non solo la sua? Forse perché abbiamo bisogno di essere accuditi, coccolati e protetti, ma a volte oltre a questo umano, nobile e più che lecito bisogno, dobbiamo fermarci a pensare se il bene che ci arriva sia reale. Se fosse reale ma con effetti negativi non voluti per noi e per chi ci circonda? Se fosse reale e con effetti negativi voluti invece? Se non fosse reale? A questo punto, potrei farmi ospitare in trasmissione da Marzullo. Di sicuro lo metterei in crisi con le domande🤔 (presso CityLife Shopping District) https://www.instagram.com/p/B7vEGSSozVe/?igshid=yii6tvz2kqk7
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Ci siamo, un nuovo anno sta per arrivare. Il 2019 è stato strano, parecchio. Un anno in cui ho scoperto un nuovo me, più determinato, forte, cocciuto e speranzoso. Del resto sono sempre in cambiamento, lo siamo tutti, ci evolviamo, cresciamo e impariamo. Ho intrapreso strade che non sapevo dove mi avrebbero portato, alcune per caso, altre volutamente. Ho chiuso io stesso porte per aprire, a spallate, portoni sprangati solo per mettermi alla prova e vedere cosa si nascondeva al di là. Ho perdonato me stesso e persone, ma non ho dimenticato. Ho eliminato dal mio cammino tante (troppe) presenze inutili e false. Ho chiesto aiuto. Non è arrivato, quindi ho imparato ad aiutarmi da solo; come diceva il detto? “Aiutati che il ciel t’aiuta”? Forse qualcosa o qualcuno mi ha aiutato. Ho pazientato senza sgomitare, sono stato nell’ombra senza pretendere di avere le luci della ribalta puntate addosso, ho ascoltato tanto e ho anche preteso di essere ascoltato. Ho vinto piccole parti di me stesso con cui sono sempre stato in guerra, con altre sono in negoziazione per una tregua e forse col tempo, farci pace. Ho capito che non tutto il male viene per nuocere perché nel nero c’è sempre un po’ di bianco e viceversa. Finalmente sto capendo e interiorizzando che quello che ho tentato di reprimere di me è quello che piace alle persone e soprattutto, che piace a me. È stato un anno pieno di punti di domanda che sono diventati punti esclamativi, sono stati 12 mesi lunghi, pieni di novità, di scoperte e battaglie perse ma anche di sfide vinte. Non è stato un brutto anno, un po’ pesante ma non malvagio. Di domande e dubbi dentro la mia testa e nel cuore ce ne sono ancora ma credo che nel 2020 troveranno anche loro un posto nel mondo; del resto sommando 2+0+2+0 il risultato è 4 e lui è il mio numero. Da sempre. (presso Padua, Italy) https://www.instagram.com/p/B6sLLDtIKud/?igshid=1w8oekiqg9k6h
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Per fortuna che la genetica è dalla mia parte perché la dieta mi è nemica. Disclaimer: foto di quest’estate, ora in macchina nel traffico. Solo in tarda adolescenza ho saputo cosa fosse una dieta; più che dieta era un periodo di veri e propri disordini alimentari. Mi ero messo in testa che dovevo dimagrire a tutti i costi, mangiavo e dopo poco, a seconda delle circostanze, cercavo la tazza del bagno più vicino per vomitare il più possibile quel cibo che consideravo nemico della mia forma fisica. Assieme al cibo fuoriusciva pure la mia dignità e l’amore per me stesso. Del resto, dovevo riscattarmi dagli anni orribili in cui il cibo era l’unica amicizia vera che avevo. Prima anni di solitudine e vuoto interno che riempivo dall’esterno. Altezza 1 metro e 40 per 95 kg. Si faceva prima a saltarmi che a girarmi attorno. Poi, pochi anni dopo, altezza 1 metro e 80 per 60 kg. Stavo su col vento a favore. Un incubo dal quale mi sono svegliato relativamente presto. Ecco perché ora non mi privo di nulla, ho sempre adorato mangiare e mangiare bene. Mangio di tutto e di più, non rinuncio a nulla. Rido nel vedere persone invasate che contano i grammi di carboidrati, che centellinano scrupolosamente le dosi di grassi, zuccheri e proteine e che per un cioccolatino sbaffato sentono quasi il bisogno di fare penitenza. Che la loro dieta varia tra il riso e il petto di pollo, petto di pollo e riso, rigorosamente sconditi. Ok stare attenti, ma non farne una mania. Intanto io continuo a gongolare nel vedere gli sguardi increduli di chi assiste ad un mio pasto con la classica esternazione: “ma dove metti tutta quella roba? Se io mangiassi così sarei il quadruplo!” Ovvio, se stessi un filino più attento a non mangiare porcate probabilmente la tartaruga vi saluterebbe, ma per ora fa la nanna e non voglio svegliarla. Che ve devo dì, è genetica, magari dopo una certa mi sfondo improvvisamente, ma per ora tengo botta. Lasciateme magnà! (presso Riviera Del Conero- Sirolo - Spiaggia Urbani) https://www.instagram.com/p/B5vJzg4oAGC/?igshid=rfz5h3apln7n
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È un periodo strano, di grandi cambiamenti fuori e dentro di me. Si sta per concludere un capitolo della mia vita e un altro è già iniziato in parte. Sento sempre più il bisogno di certezze, ma qualcuno diceva che: “le certezze sono patrimonio degli stupidi”; allora io, in questo periodo, sono stupido. Stupidissimo. Un po’ di paura c’è. Non ben identificata, ma c’è. Necessito di sicurezza, protezione, comprensione, vicinanza ma non troppa, libertà ma non senza confini, pace dell’anima e di testa, ma, allo stesso tempo di rumore e casino per non sentire il suono dei pensieri. Ho fatto delle scelte, altre dovrò farne in modo più o meno imminente. E sono importanti. E se poi me ne pentissi? Se quelle scelte fossero solo dettate da una primordiale mia ansia e senso di compressione dato dalla staticità e dalla routine da cui scappo sempre e costantemente? Sono sempre in scommessa con me stesso. Ci penso, penso al concetto di (in)soddisfazione, a quel volere sempre di più, a quel senso di “non è abbastanza”, al tempo che passa, a costruire. Penso, traggo le mie conclusioni, le rielaboro, le cancello e le riformulo valutando tutte le possibilità. Alla fine sono punto e a capo. Non cavo un ragno dal buco. (presso Piazza Signori Padova) https://www.instagram.com/p/B5lWEhAoZ8T/?igshid=l19cxgplv1v1
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Ci sono momenti nella vita in cui capisci che è bello lavorare con qualcuno, forse ne senti il bisogno per provare a te te stesso che in fondo il detto “l’unione fà la forza” ha un suo fondamento e per superare una delle tue tante (troppe) paure. È stato il mio primo @9musemilano , il primo come partecipante di un gruppo di persone che ha passione travolgente nel perseguire sogni e aspirazioni. La quarta edizione, e pensate che il 4 è il mio numero fortunato da sempre, vorrà dire qualcosa, di sicuro. L’ho vissuto da amico, da collaboratore, da uomo che ha visto, ormai da un bel po’ di tempo, negli occhi di una donna, la zia @spora, quella scintilla di umana e sensibile fragilità condita da forza e speranza di fare qualcosa di buono e concreto per gli altri. Mi sono commosso, e non mi vergogno a dirlo, nell’ ascoltare storie pazzesche, nell’incontrare voi che mi seguite, che sopportate i miei bla-bla dietro ad uno schermo, voi che mi avete ringraziato per “essere come sono” (e sapete che c’ho messo tanto a liberarmi del vecchio me), voi che avete capito che alle volte uno schermo è solo un mezzo e quella persona esiste realmente e non cambia dal digitale al reale. Stranamente sono un po’ senza parole. Dico solo un GRAZIE gigante a chi crede in me ed ha saputo andare oltre ad uno schermo e all’apparenza. (presso Studio 90) https://www.instagram.com/p/B49lXLRIX-r/?igshid=1hifdyeddrn58
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Cose da non dire/chiedere mai ad una persona gaya. “Ti piace la moda?! - Ovvio vero? E invece a chi non piace non lo è. Ho frequentato uomini che non sapevano la differenza tra mocassino e stringata. “Siete tutti sensibili”. - Ognuno ha il suo carattere ho conosciuto persone di un’acidità, cattiveria e insensibilità indicibili. “Le lesbiche sono tutte mascoline” - cazzata mostruosa vaglielo a dire alla moglie di Ellen DeGeneres. “Fate tutti gli stilisti e creativi” - A ridaje con le boiate! Uno dei miei più cari amici fa l’idraulico e ha visto più uccelli di una voliera. “Sono tutti assatanati” - c’è caso e caso, forse perché ne parlano e scherzano molto sù, non che gli etero siano da meno ma è più insabbiata come cosa. “Come lo sei diventato?” - Notizia shock: non ci si diventa! “Chi dei due fa l’uomo?” - Domanda patetica quanto quella “sei attivo o passivo?” - per me, dipende da chi mi trovo dietro (o davanti), poi c’è chi non si schioda dal suo ruolo, ma sono gusti/scelte. “Ho sempre voluto un amico così” - Anche io volevo un criceto con i superpoteri. “Secondo me lo sei perché non hai ancora incontrato la persona giusta” - Certo e mia nonna aveva le ruote, si chiamava Cariola. “Non lo sembri” - Fammi bere come un alpino, dammi un tacco e te la mostro io la pantera che è in me. Vi prendo come esempio Malgioglio e Ricky Martin, chi sembra cosa? Traete le conclusioni. Tra di voi vi ghettizzate e fate branco” - In parte è tristemente vero e questa cosa non mi è mai piaciuta, ma c’è anche molta cattiveria e ipocrisia. “Sapete tutti cantare e ballare” - Ennesima cavolata, vedo persone che ballano come colpite da una scarica di taser e cantare come un gallo con la raucedine. “Siete tutti belli” - Si ok! Ci creano in laboratorio; cazzata totale! E dulcis in fundo: “Sei uno spreco, tutta roba buona buttata” - Una cagnata travestita da complimento. (presso Asiago, Veneto, Italy) https://www.instagram.com/p/B4tsqhJI9g7/?igshid=cy387kwqovyx
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