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fotopadova · 5 years
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Fotografia astratta: ma dove, ma quando? Il caso Alfred Ehrhardt (e altri)
di Carlo Maccà
-- In un recente post (http://www.fotopadova.org/post/183446144383), commentando una interessantissima mostra a Torre di Mosto (tuttora visitabile) si affermava, a proposito dell'Astrazione in fotografia, che qualsiasi opera (fotografia, pittura, grafica, scultura) in cui c'è forma significante, per quanto immaginaria o ingannevole rispetto alla realtà materiale, possieda una concretezza in ragione della quale non possa essere considerata astratta. è un'opinione del tutto personale, forse paradossale, che penso pochi siano disposti a condividere, per quanto riguarda le forme d'arte in generale. Nulla da eccepire all'uso del termine Astrattismo quando ci si riferisce al movimento artistico in senso storico. Ma quello che non convince è l’attribuire il carattere di astrazione a ogni opera d'arte (o meno) che l'osservatore ha difficoltà ad interpretare di primo acchito mediante un riferimento immediato ad una realtà comunemente e materialmente visibile.
Il dubbio sulla qualifica di astrazione mi sembra particolarmente fondato quando si tratta di un'opera fotografica, tanto più di fotografia diretta, straight [Nota 1]. Non è condivisibile il qualificare come astratta, come di solito avviene, qualsiasi fotografia della quale l'osservatore inconsapevole non sia in grado di riconoscere il soggetto reale pur gustandone la bellezza formale. Esemplare è il caso della microfotografia, generalmente usata a scopo scientifico, che deve svelare una realtà tangibile anche se invisibile ad occhio nudo.
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Corrugamenti trasversali e longitudinali   -    Strie nella sabbia 
A sostenere la mia affermazione mi sembra probante l'esempio del fotografo tedesco Alfred Ehrhardt (1901-1984), apprezzato nel mondo, ma in Italia noto molto meno di quanto meriti, nonostante che a lui sia dedicata una pagina in Fotografi A-Z di Hans-Michael Koetze (Taschen Editore), manuale di riferimento nella biblioteca di ogni fotografo, e il suo libro Das Watt sia stato incluso fra i più importanti libri fotografici da Martin Parr e Gerry Badger in The photobook. A history. Volume 1 (2004).
Proprio Das Watt, riedito in un raffinato facsimile nel 2013 (èditions Xavier Barral) viene spesso classificato fra le testimonianze di fotografia astratta. In effetti Ehrhardt era stato allievo, collega ed amico di docenti del Bauhaus di Dessau, culla fra l'altro dell'Astrattismo storico. Nel sito (https://www.alfred-ehrhardt-stiftung.de/index.php?start-deutsch) della Alfred Ehrhardt Stiftung di Berlino sono visibili alcune opere pittoriche e grafiche della sua attività artistica giovanile. In queste l'artista mi sembra vicino, più che alle concezioni formali di Vassilij Kandinskij, iniziatore e teorico dell'Astrattismo, a quelle di Klee (che storicamente fu aderente al movimento astrattista, ma fu soprattutto lo studioso della ratio della forma in tutti i suoi aspetti, ricercatore, ideatore e sperimentatore di forme significanti, non prive di afflati lirici).
Costretto dal regime nazista a lasciare l'impiego in istituti d'arte e tecnici a causa della sua adesione ai princìpi "degenerati" del Bauhaus, Ehrhardt si dedicò alla fotografia e alla cinematografia documentaria, che furono la sua professione per il resto della vita. Das Watt fu la prima opera fotografica pubblicata in volume (1937). Das Watt, malamente traducibile in Italiano con Battigia, è tipicamente l'estesa zona di marea delle limacciose spiagge tedesche del Mare del Nord, che separa per un'ampia distanza la terraferma vera e propria dal mare ed è percorsa e plasmata dal va e vieni delle acque marine con dislivelli fino a 6 metri fa alta e bassa marea [Nota 2]. Per quattro anni Ehrhardt l'aveva percorsa con al collo una Zeiss 6x9 a soffietto fotografando a mano libera (l'unica maniera sicura per sé e per l'apparecchio) le forme create sul terreno dal salire e scendere delle maree.
Tutti i commentatori recenti non rinunciano a parlare di immagini astratte. Nella edizione originale del 1937, ripubblicata in pregevolissimo fac-simile nel 2013, la parola abstrakt compare solo marginalmente nell'introduzione del Dr. Kurt Dingelstedt per segnalare in alcune fotografie "motivi così astratti da ricordare rilievi decorativi" [Nota 3]. Nessun accenno all'astratto, invece, nella breve presentazione che Ehrhardt fa della propria opera. Tutt'altro. Dopo considerazioni che definirei di "metafisica della battigia", trenta sole righe spiegano lo scopo, lo spirito e il modo di tutto il lavoro: rappresentare l'insieme organico attraverso il dettaglio. Cioè isolare il significativo dal contesto, estrarre l'essenziale dal superfluo, senza cambiarne la sostanza e il significato. Estrazione, non astrazione. Il succo senza le scorie.
Si potrebbe obiettare che a quel tempo affermare una volontaria ricerca di astrazione, quindi un'esplicita adesione all'Astrattismo, avrebbe immediatamente condannato al rogo libro, fotografie e negativi, come avvenne per il motivo opposto (eccesso di realismo non confacente all'Ideale Germanico) per Antlitz der Zeit di Sander. Ma che non sia questa la ragione è confermato con coerenza dall'insieme delle immagini, che, seguendo l'occhio selettivo del fotografo, a mano a mano che l'angolo di ripresa si allontana dalla verticale rispetto al terreno fino ad includere la linea dell'orizzonte e, in qualche caso, anche lontane figure umane o un faro, negano la presunta astrazione.
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Flusso di sabbia - La marea sale - Delta largo e poco profondo.
 Andrebbe letta la mezza pagina di testo, una vera lezione di fotografia. Qui bastino le righe che manifestano la concezione alla base tutta l'opera fotografica e cinematografica di Ehrhardt: dare la preferenza alla realtà, all'aspetto visivo (optische) che trova nell'occhio dell'osservatore la giusta interpretazione in termini di spazio e di dimensione. I lavori pubblicati successivamente, dedicati via via alle dune di sabbia della costa orientale della Prussia, ai cristalli, alla microfotografia, alle conchiglie, ai coralli, ad opere di scultura medioevale della Germania settentrionale ed infine al paesaggio di vari paesi europei, dimostrano e dichiarano una rigorosa ricerca della forma non in se stessa, ma in funzione di una indagine sull'anima della natura e delle opere dell'uomo. Ma non si tratta soltanto di anima; per esempio, in Das Watt il soggetto fotografato manifesta tutta la sua consistenza materiale, con un effetto tattile.
Nell'intento di isolare la forma primaria dal superfluo, Ehrhardt, in piena indipendenza, si trovava già in buona compagnia. Nel 1928 era uscito in Germania il primo, fondamentale libro fotografico di Karl Blossfeldt (1865-1932) Urformen der Kunst (Forme primigenie dell'arte), Il libro riuniva una selezione delle fotografie che l'Autore, ausiliario e poi insegnante di scuole tecnico-artistiche, aveva realizzato a scopo didattico lavorando per decenni alla riproduzione, con ingrandimenti fino a 40 volte nell'immagine finale, di parti di elementi vegetali selezionati, potati e ripuliti. Un lavoro di ricerca e studio delle forme prime dalla natura. Un secondo libro, pubblicato l'anno della sua morte, era intitolato Wundergarten der Natur (Giardino delle meraviglie della natura). A giudicare dalle immagini che vengono più frequentemente riprodotte, anche Blossfeldt correrebbe il rischio di essere considerato dedito all'astrazione: lo salva forse il fatto di essere stato subito cooptato sia dal movimento della Neue Sachlichkeit (la Nuova Oggettività tedesca), sia (colla mediazione critica di Walter Benjamin) dal Surrealismo francese. Nella qui sotto figura due sue immagini pseudo-astrattiste sono messe a confronto con una di Ehrhardt.
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©Karl Blossfeldt: Cucurbita pepo - Equisetum hiemale. / ©Alfred Ehrhardt: Rara forma di ondulazioni sinuose simmetriche.
 Dovunque esiste ricerca della forma non c'è vera, totale astrazione. A confortare questa affermazione si può invocare un altro artista tedesco, Hans Hartung, pittore, grafico e fotografo. Hartung viene comunemente considerato uno dei più raffinati astrattisti, anche se personalmente ha sempre rifiutato qualsiasi classificazione compresa quella in questione. Tanto da dichiarare: Amo verificare colla fotografia che quello che dipingo esiste realmente (1960).
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 ©Hans Hartung. Senza titolo, 1959; L108, 1963.
E ancora: Ho fotografato tutto ciò che nel mondo mi interessava: persone, nuvole, acqua, montagne, screpolature, macchie, effetti di luce ed ombra: che, talvolta, hanno una relazione più o meno diretta colla mia pittura (1982). La fondazione a lui dedicata possiede circa 30,000 suoi negativi, in gran parte nemmeno sviluppati. Evidentemente lo scopo dichiarato dall'Autore di identificazione pittura/realtà era raggiunto al momento dell'inquadratura, e so scatto rappresentava soprattutto un click nella memoria.
Gli esempi sopra discussi aiutano a giustificare l'affermazione che, almeno in fotografia diretta, non sia legittimo parlare di fotografia astratta nemmeno quando la ricerca formale coll'uso di strumenti meramente fotografici sia spinta fino ad ostacolare l'immediata identificazione del soggetto. Se poi gli interventi sono di altra natura, l'immagine finale diventa pittura o altro, e il discorso si complica.
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Nota 1. Ma forse nemmeno quando la fotografia è stata elaborata per farla sembrare qualcosa di diverso rispetto al soggetto fotografato: qualcosa dì astratto non è una contraddizione in termini?.
Nota 2. "La striscia di terra che fascia le coste della Germania sul Mare del Nord è un vasto spazio, né terraferma né mare, fatto d'immense distese spoglie, dominate dal flusso e riflusso, dal vento e dalla tempesta, dal sole, dalla bruma..... . Qui tutte le forze elementari della natura operano da migliaia d'anni per dare forma a un paesaggio di cui l'ampiezza, la maestà e la solitudine fanno pensare ai primi giorni della creazione": ben altro che i pochi metri o qualche decametro della nostra battigia.
Nota 3. Il commentatore appare invece molto più impegnato sul fronte del sostegno alla fotografia come forma d'arte (dignità ancora fortemente contestata a quel tempo), capace di rivelare bellezze non accessibili alle arti figurative tradizionali.
Nota 4. Esempi sono riprodotti nel catalogo (con testi in tedesco e inglese) della mostra 100 years of bauhaus I: Alfred Ehrhardt – Painting, Drawing, Prints, 12 gennaio - 18 aprile 2019, presso la Alfred Ehrhardt Stiftung, Berlino:
Alfred Ehrhardt - Fotografien, Hg. von Christiane Stahl und Stefanie Odenthal für die Alfred Ehrhardt Stiftung, Berlin 2019, ISBN 978-3-00-061051-6
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Una selezione di immagini, opera di Alfred Ehrhardt è riportata nel sito Fotopadova Immagini  di cui al seguente link:
 http://immagini.fotopadova.org/post/184337425786/fotografia-astratta-ma-dove-ma-quando-il-caso
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Le opere di Alfred Ehrhardt sono state riprodotte per gentile concessione della ©Alfred Ehrhardt Stiftung, Berlino.
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