#voltarsi e andarsene senza una parola è lecito
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heresiae · 3 months ago
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la risposta è molto semplice: hai davvero voglia di rapportartici?
perché se domani scoprissi che un mio amico è transfobo non credo lo terrei come tale e il motivo è molto semplice: nel 2024, con tutti i discorsi sia di basso che alto livello che si sono fatti e ancora di fanno per spiegare alla gente cosa sia la disforia di genere e la transessualità, il fatto che tu ritieni che l'autodeterminazione di una persona sia affare tuo, che sia contro natura, una malattia mentale e fai andare la bocca senza pensare a quantepersone stai ferendo e non hai voglia di cambiare un tuo preconcetto imbarazzantemente chiuso sul mondo, beh, sei un pezzo di merda privo di empatia e non ti voglio nella mia vita.
che poi, che razza di sforzo sarebbe, sentiamo.
il ricordarsi di usare pronomi e nomi diversi? che non possono più fare con lei le solite battute cialtrone da maschi? che ha delle belle gambe e quella parte ancestrale del loro cervello glie lo fa notare? che avevi una cotta e ora non ci puoi più fantasticare? no, sul serio, qual è il problema? spiegatemelo, perché io sono autistica e faccio molta fatica a cambiare i miei preconcetti forse anche più di altre persone, ma sulle questioni LGBTQA+ il mio cervello non ha mai battuto ciglio e arrivo dalla montagna profonda, dove fino a che non sono andata all'università le uniche volte che si nominavano gli omossessuali era per usarli come insulto.
e va bene che non sono stupida, ma non ti serve essere intelligente per accettare qualcuno, ti serve solo ed esclusivamente empatia.
se l'empatia di qualcuno è così bassa che non riesce nemmeno per un istante (voglio proprio conoscerla la persona che tra pubertà e adolescenza non si è mai fatta venire dubbi nemmeno per tre secondi sul proprio corpo e identià) a cercare di capire che queste persone vogliono solo essere se stesse e riconosciute come tali, che la loro felicità è più importante del fatto che tu debba cambiare nome a un volto, etc beh, le domande se le devono fare su se stessi, non su chi, pur di essere se stesso, si è messo sotto i riflettori "morali" di società e burocrazia.
non ti sto dicendo di abbandonare che ne so, i tuoi genitori (caso estremo eh), ma metti dei paletti belli rigidi verso le persone che non puoi/vuoi tagliare fuori dalla tua vita: non vuoi nemmeno cercare di capire Angela nonostante ne abbiamo parlato 800 volte? ok, di lei non si parla, mai, se lo fai io me ne vado e non mi senti per una settimana. e metti sempre ben in chiaro che tu supporti Angela, no matter what.
certo, dobbiamo sempre provare a cercare di portare il discorso di: "ma a te che ti cambia esattamente? devono solo essere felici con se stessi. non riesci a vedere il loro punto di vista?" perché essere un alleato significa comunque cercare di combattere le battaglie per rettificare la bigottaggine (non puoi sapere quale sarà il colpo di mazzuolo che farà finalmente crollare il loro muro di preconcetto, potrebbe essere il tuo o potresti essere l'ennesima crepa al loro fortino di paura), ma non accettare nella tua vita persone che non sono in grado di accettare altri solo perché non si sentono nati nel genere corretto.
perché è veramente una scusa di merda per odiare qualcuno.
(e chissà contro chi altri si potrebbero scagliare dopo, tra l'altro).
però tu sii gentile sempre. niente spezza una corazza di furore morale come qualcuno che, molto gentilmente e pacatamente, ti dice che non vali la pena di essere frequentato.
L'incoerenza di genere sfida la filosofia interpersonale
Post ad alto contenuto di imbarazzanti ovvietà da boomer e strafalcioni dettati da ignoranza becera dell'argomento riguardo i quali sono contento di discutere per saperne di più e per migliorarmi. Ne scrivo proprio per avere una discussione proficua. Abbiate pietà, sono nato e cresciuto negli anni ottanta del secolo scorso.
Seguitemi un attimo. Io sono Firewalker, ho una certa altezza, un certo peso, una certa capigliatura. Se cambio capigliatura, se ingrasso o dimagrisco, sono sempre Firewalker.
Ho avuto un incidente anni fa e ho cambiato il legamento crociato anteriore sinistro. Nonostante quel cambio, sono sempre io. Se perdo l'intera gamba continuo a essere io. Se perdo tutti gli arti sono comunque io. Se mi cambiano il cuore sono sempre io.
La leggenda vuole che ogni sette anni cambiamo tutte le cellule del nostro corpo (che poi dubito sia vera questa cosa, soprattutto per alcuni tipi di cellule, ma facciamo finta che). Comunque a 14 anni siamo sempre la stessa persona di quando avevamo 7 anni, giusto?
C'è una vecchia storiella che racconta che nel corso della manutenzione a una barca, questa piano piano vede sostituito tutto il suo legno con del legno nuovo.
E allora, quanti pezzi di me devo cambiare, quanto legno della barca devo sostituire, per fare sì che quella persona non sia più io, che quella barca non sia più la stessa barca?
Non so per le barche, ma la mia idea è che io risiedo nel mio cervello. Il mio cervello (la mia mente... la separazione tra cervello e mente è un altro paio di maniche. Per me sono la stessa cosa, facciamo finta che sia così per tutti per semplicità di discussione) decide come mi muovo, cosa faccio, come reagisco, decide il mio carattere, decide i miei interessi, decide le mie passioni, i miei amori, le mie antipatie. Io sono il mio cervello.
Probabilmente, se guardiamo la questione in maniera egoriferita, è lapalissiano, ed è per tutti così. Il problema è quando guardiamo gli altri. Se io conosco Marco, lo conosco con la sua altezza, col suo peso, con la sua capigliatura, oltre che con i suoi modi di fare e con i suoi interessi. Lo riconosco per il suo aspetto, e magari ho piacere a stare con lui per il suo cervello, ma non è quello che mi indica la sua identità, non è quello che me lo fa riconoscere. Per me Marco è un corpo esterno da me, per Marco lui è il suo cervello.
Ecco il punto del discorso.
Ci vuole un salto qualitativo da parte mia per riconoscere che Marco non è il suo braccio o il suo collo messi insieme a tutto il resto. Marco è il suo cervello. Questo salto qualitativo non è fatto da tutti, forse perché non ci pensano, forse perché non sono d'accordo con la mia affermazione "è così per tutti", ci hanno ragionato sopra e per loro ha importanza anche la corporeità. Forse è un problema culturale (inteso proprio come conoscenze delle varie sfaccettature di questo argomento).
Il fatto è che se Marco ha una incoerenza di genere e il suo cervello gli dice di essere Angela, ecco che potrebbe non accettare più le parti del corpo che ha, perché vive la sua realtà, il suo cervello, non è allineato. Qui si sfocia nella disforia di genere, che è un malessere generato da questa incoerenza di genere.
In qualunque modo la viva Angela, il fatto è che non vive da sola. È circondata da persone che gli dicono che si chiama Marco, che ha il corpo di Marco, e che magari non accetta il fatto che sia Angela a "pilotare" il corpo che vedono.
Gli altri devono far caso al fatto che Angela non è il suo corpo, ma il suo cervello. Devono improntare il rapporto con gli altri ad un livello superiore per poter notare questa cosa e, come detto, non tutti lo fanno. Anzi, per molti non è pensabile che Angela esista, esiste solo Marco, che è quello che loro vedono. E se Marco dice di essere Angela, allora ha un problema mentale (per alcuni è il demonio, per altri è una moda...), perché non è possibile che non si accorga di essere Marco, deve fare finta per forza.
Senza contare poi che, magari, la situazione è anche più complicata. Me li immagino pensare "sei Marco, cosa significa che non ti senti ne maschio né femmina?"
Non ho ancora trovato il modo migliore per rapportarmi con queste persone (quelle che non riconoscono Angela), so solo che la divulgazione è spesso osteggiata o marginalizzata in settori di nicchia, perché per capire certe cose (anche solo vagamente, come penso e spero di fare io) bisogna sbatterci la testa contro più e più volte, e non tutti c'hanno voglia di faticare su questo.
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