#videorubrica
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AFANzine - Andrea Pazienza
AFANzine – Andrea Pazienza Nel segno della moltitudine Nel trentennale della morte, AFan Alessandro Fantini tratteggia un ritratto di Andrea Pazienza, artista senza compromessi che in poco più di trent’anni visse centinaia di vite, marchiando un’epoca e una generazione con il segno di un’invincibile moltitudine. Tra video-magazine e documentario, programma divulgativo e videoarte, in questa…
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#afan#afanzine#arte#biografia#bologna#convergenze#fumetto#liberatore#monografia#pazienza#penthotal#pescara#pittura#pompeo#ranxerox#videorubrica#zanardi#Youtube
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Martedì 19/03/24
#poesiesenzasensodasensare
Ore 23:00 su pagina FB raffa lover 21
( Poesia di repertorio in #videorubrica )
Giovedì 21/03/24
Ore 21:00 #jupiterandthestars
Magazine mensile di tuttologia
Sabato 23/03/24
Ore 21:00 #poesiedipanciaedicuore
( Poesia inedita )
Entrambe sul mio blog :
Rflover21.wordpress.com
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Il Dizionario di Cassandra/ Archivismi
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Il Dizionario di Cassandra/ Archivismi
(558) —Come definire un tentativo di portare alla luce le iniziative per la conservazione della cultura? Un tentativo di preservare quello che ognuno pensa che meriti essere preservato? Un atteggiamento corretto verso la cultura, l’infosfera ed il loro futuro?
19 novembre 2023
Ar-chi-vis-mo: s.m. (pl. -mi,)
atto di preservazione della cultura, particolarmente di quella in ambito digitale
atteggiamento generale orientato alla preservazione di artefatti culturali
Ohibò — esclameranno i 24 increduli lettori — se Cassandra, dopo tanto tempo, formalizza oggi un neologismo, vuol dire che c’è qualcosa di importante all’orizzonte.
Si, ma non si tratta di una novità, al contrario un discorso portato avanti da tempo, prima in maniera quasi istintiva, poi sempre più strutturata e convinta.
Perché la necessità di preservare ciò che ogni essere umano lascia, prima o poi, in eredità agli altri non può essere gravame solo di particolari categorie di persone, ma prima di tutto responsabilità di ciascuno.
Se guardiamo verso l’orizzonte, non quello davanti a noi, quello dietro, vediamo un percorso continuo di attività di preservazione della cultura, che parte da tradizioni orali e tavolette di argilla per arrivare alla Rete ed alle isole Svalbard; questo percorso passa attraverso di noi e continua in avanti, fino a ed oltre il nostro orizzonte.
Per questo alcune delle prossime esternazioni di Cassandra saranno dedicate a illustrare come anche un normale internauta può indossare la fascia di bibliotecario digitale, se è convinto di avere qualcosa che meriti di essere conservato.
Qualcosa che non sia destinato a rimanere chiuso nei database proprietari delle chat e dei social, foraggio per il capitalismo della sorveglianza, in cui la maggior parte degli internauti “conferisce” le proprie parole, immagini, pensieri.
Qualcosa che non sia nemmeno destinato a perdersi nel cestino della carta, nel cestino digitale delle cancellazioni volontarie, o nel Grande Cestino dei Bit, in cui finiscono i dati degli smartphone rubati, hard disk rotti, chiavette USB illeggibili, PIN crittografici dimenticati ed account cloud spariti od inaccessibili.
Qualcosa che nel prossimo futuro, quando le informazioni vere e quelle false saranno mischiate insieme , si possa più facilmente trovare dentro un’Infosfera sempre più avvelenata dalle false IA .
Stay tuned!
Scrivere a Cassandra — Twitter — Mastodon Videorubrica “Quattro chiacchiere con Cassandra” Lo Slog (Static Blog) di Cassandra L’archivio di Cassandra: scuola, formazione e pensiero
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Irene Facheris
https://www.unadonnalgiorno.it/irene-facheris/
Irene Facheris, attivista, scrittrice, formatrice e content creator, esperta in studi di genere.
Inserita dal Sole 24 Ore tra le 10 donne che hanno lasciato il segno per il 2020, nello stesso anno, è stata tra le 110 donne dell’anno il Corriere della Sera.
Nata a Milano il 23 novembre 1989, ha una Laurea Magistrale in Psicologia dei Processi Sociali, Decisionali e dei Comportamenti Economici.
È presidente dell’associazione no profit Bossy, una comunità di divulgazione e proposte d’azione su tematiche come stereotipi di genere, sessismo, femminismo e diritti LGBTQ+.
Dal 2016 al 2019 ha tenuto la videorubrica per ragazzз Parità in Pillole, sul suo canale Youtube in partnership diretta con Google.
Dal 2018 è responsabile della formazione di Bossy+, hub che aiuta le realtà lavorative a utilizzare un punto di vista inclusivo nei loro eventi, nella loro immagine e nella loro vita aziendale.
Ha all’attivo quattro podcast: Coming out: storie che vogliono uscire e Equalitalk, Lenti femministe: uno sguardo di genere sul mondo e Palinsesto Femminista su Spotify che è nella Top 100 della classifica italiana.
Tiene incontri nelle principali scuole, università e organizzazioni italiane.
Ha all’attivo due libri: Creiamo Cultura Insieme. 10 cose da sapere prima di iniziare una discussione e Parità in pillole. Impara a combattere le piccole e grandi discriminazioni quotidiane.
Cura il podcast Coming out: storie che vogliono uscire.
Gli interventi di Irene Facheris sono precisi, puntuali, incisivi e anche molto ironici. Con uno stile tutto suo, semplice, di facile fruizione ma pregno di contenuti ha conquistato il web e non solo.
Opinionista accreditata dalla grande capacità comunicativa, viene invitata spesso in convegni, incontri e talk famosi com TEDx.
Fa parte di una nuova generazione di transfemministe divulgatrici che usano i nuovi canali di comunicazione per fare formazione e approfondimento su tematiche di genere, pregiudizi e costume di una società che si evolve. Il suo pubblico di riferimento sono le giovani generazioni, ma quello che dice è prezioso e nutre le menti di qualsiasi età.
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Giancarlo Montuschi su Praline, Capire l'arte contemporanea di Sergio Mandelli.
Giancarlo Montuschi su Praline, Capire l’arte contemporanea di Sergio Mandelli.
Praline. è una videorubrica on-line condotta da Sergio Mandelli dedicata all’arte moderna e contemporanea, con lo scopo di ricollocare l’artista al centro della scena. In questo numero è dedicato all’artista Giancarlo Montuschi
Non ha precedenti o copie…. Chi ha studiato e letto la Storia dell’Arte…, rimarrà colpito di come in solo sei minuti, si possano sviscerare, raccogliere e condensare,…
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AFANzine - Ray Bradbury
AFANzine – Ray Bradbury
AFANzine Ray Bradbury Cronache incendiarie e magie autunnali In questa puntata AFAN offre un rapido excursus della vita e delle opere letterarie dello scrittore dell’Illinois che amò a tal punto i libri da paventare un futuro prossimo in cui sarebbero stati più odiati e temuti di qualsiasi calamità naturale.
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#afanzine#bradbury#darkfantasy#fantascienza#horror#letteratura#libri#narrativa#romanzi#sciencefiction#scifi#scrittore#videorubrica#webzine
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La sicurezza dell’Internet satellitare
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La sicurezza dell’Internet satellitare
Le connessioni Internet satellitari sono importanti, ma quanto sono sicure?
Cassandra ha già parlato di compromissione di reti internet satellitari come risultato di un’azione ostile di uno stato nazionale. Lo ha fatto con questo articolo, dove ipotizzava in anteprima mondiale una spiegazione, poi rivelatasi assolutamente corretta, di come l’attacco era stato condotto dal punto di vista tecnico.
Si, perché di un atto di guerra contro l’Ucraina si è trattato, ancora più spregevole perché, colpendo 5000 bersagli civili in Ucraina, ha fatto anche altre 25.000 vittime in paesi europei totalmente estranei.
Strano che la comunità internazionale non abbia reagito su questo piano cibernetico, come ha fatto con decisione per altri piani dell’aggressione all’Ucraina.
Infatti, colpendo l’intera infrastruttura Viasat, l’aggressore ha disconnesso 30.000 utenze satellitari da Internet, tra le quali, solo per fare un esempio, 5.000 turbine eoliche del fabbricante Enercon, che hanno perso la telemetria e sono quindi andate fuori servizio.
In un certo modo questo attacco è stato comunque utile, perché ha riportato agli onori della cronaca la trascurata e perdurante fragilità progettuale e pratica dei sistemi civili di comunicazione satellitare, fragilità che affonda le sue radici in tecnologie degli anni ’70, totalmente prive di quegli accorgimenti di sicurezza che sui nostri pc diamo ormai per scontati.
Queste connessioni satellitari, anche quelle più recenti, sono basate su queste reti arcaiche di comunicazione, semplicemente riconfezionate in scatole scintillanti e vendute a forza di spot pubblicitari in prima serata.
La notizia arriva da questo esaustivo e dettagliato articolo di Wired e relegata in questa breve news di Wired Italia, che la pone invece in secondo piano.
L’articolo descrive e commenta le analisi di sicurezza dell’ultima nata nel campo delle connessioni Internet satellitari, Starlink, realizzate da un ricercatore di un università belga, Lennert Wouters, che le ha presentate all’ultima conferenza Blackhat .
L’articolo ha un bellissimo titolo che evoca Guerre Stellari “The Hacking of Starlink Terminals Has Begun”, che tuttavia semina confusione, rischiando di equiparare i due avvenimenti, che sono completamente diversi.
Il primo infatti è un atto di guerra informatica, mentre il secondo è un sano e ben gestito esempio del circolo virtuoso che, grazie alla collaborazione tra aziende e comunità hacker, è il vero motore di un miglioramento della sicurezza, sia delle connessioni Internet satellitari che di qualsiasi altro sistema informatico commerciale.
Lo dimostra, aldilà di ogni possibile dubbio, l’infimo stato dell’odierna sicurezza informatica, dallo spazio fino all’ultimo oggetto dell’Internet delle Cose; infatti il mercato, lasciato a sé stesso non produce sicurezza informatica ma insicurezza informatica.
Il cosiddetto “Hacking di Starlink” è un brillante esempio di questa collaborazione, che l’azienda di Elon Musk pare aver perfettamente percepito e gestito.
Staremo a vedere se questo brillante esempio diminuirà il numero di casi in cui hacker etici, facendo un favore ad un’azienda informatica, invece di essere premiati si sono trovati bersaglio del loro miope management e dei relativi uffici legali, invece che essere premiati con ringraziamenti e, perché no, con moneta sonante.
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Hanno arruolato Metalhead!
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Hanno arruolato Metalhead!
La visione di un “inarrestabile” parente militare di Metalhead che emerge dalle acque disturba anche voi?
BlackMirror: Metalhead è stato oggetto delle attenzioni di Cassandra fin dalla sua “nascita” come personaggio, quasi 5 anni orsono; lo trovate; in questo video, ed in questi due articoli articolo1 articolo2.
Da tempo Cassandra prediceva che Metalhead altri non era che un parente strettissimo del robocane danzante e cantante Spot di Boston Dynamics, fuffoso ed utile.
Un parente impermeabile ed irrobustito, semplicemente arruolato da un esercito, aggiornato con un diverso software, che lo trasformi in un’arma, letale o meno non ha molta importanza.
Oggi, Cassandra ha visitato il sito di Ghost Robotics Corporation, un produttore di robot anfibi che, anche nelle informazioni sulla compagnia, ama distaccarsi da chi produce “solo” robot commerciali.
Ghost Robotics fornisce i suoi prodotti all’esercito e ad agenzie governative, ed ha annunciato che il loro prodotto di punta, Vision60, definito “inarrestabile”, è già stato venduto in 200 esemplari. Cinque plotoni, anzi una compagnia di robot militari. A quando un’armata?
Non vi fate illudere dal passo apparentemente traballante di Vision60 rispetto alla veloce eleganza di Metalhead. Loro due sono parenti strettissimi.
Per terminare questo articolo, che con le sue 238 parole è senz’altro la più breve puntata di Cassandra Crossing mai scritta, la vostra profetessa preferita vi raccomanda di visionare, tutti in una volta e partendo dall’inizio, i link che vi sono inclusi.
Non c’è bisogno di dire altro, se non “Io ve l’avevo detto” e” “Stateve accuorti”.
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Elucubrazioni di Cassandra/ ❤️✖️🤖 colpisce ancora: Jibaro e Mason
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Elucubrazioni di Cassandra/ ❤️✖️🤖 colpisce ancora: Jibaro e Mason
Cassandra Crossing/ Love Death +Robots non cessa di stupire, e conferma la sua ”non-formula” vincente.
“Jibaro?” diranno i 24 indignati lettori, “Un episodio della terza stagione di una delle tante serie televisive può distogliere l’attenzione di Cassandra da questioni importantissime, come la situazione geopolitica o e-privacy XXX??” Sì, può succedere, anzi è appena successo.
La terza stagione di Love Death +Robots conferma che le non-serie, cioè le serie antologiche, come la mai abbastanza lodata Twilight Zone – Ai confini della Realtà sono il posto ideale per trovare sia novità assolute che temi evergreen ottimamente eseguiti.
Certo, in questo come in altri casi bisogna venire a patti con le piattaforme di streaming, e tirare fuori qualche soldo. Tanstaafl! E poi, grazie agli abbonamenti mensili disdicibili senza complicazioni, godersi uno o più spettacoli e poi disdire costa ormai meno di un biglietto del cinema, e poiché ormai, complici covid, saghe di supereroi plasticosi e seguiti dei seguiti, vedere qualcosa di decente in una sala cinematografica è diventato davvero difficile…
Detto questo, e rimandando alla relativa voce ❤️✖️🤖 di Wikipedia chi avesse vissuto su un albero gli ultimi 4 anni, per informarsi sull’unica serie antologica che meriti di essere vista, dato il diradamento, trasformatosi ormai in assenza totale, della rivale Black Mirror, da cosa partiamo? Cosa raccontare, in una pagina di Cassandra, riguardo a una serie Tv in cui episodi di vario tipo e qualità si alternano, e difetti e note stonate sono comunque presenti?
I flash! Sono quelli che meritano di essere raccontati, perché anche dopo anni resteranno bene incisi nella memoria. Come il pugno nello stomaco di Tempo di leggere che, pur nella sua semplicità, dal 1962 si è stampato nella mente di una Cassandra di sette anni.
Bene, fra un po’ di anni, sperando di essere ancora in giro, Cassandra si ricorderà certamente di “Jibaro”, l’ultimo episodio della stagione. Una meraviglia di animazione computerizzata? Sì, è fantastica, sembra impossibile che non siano riprese, ma ormai chi si stupisce più?
Un episodio perfetto? Certamente no. Una narrazione originale? Sì e no, non c’è nessuna narrazione e nessun dialogo. Forse è questo il bello. Un finale imprevisto? No. Eppure, proprio per la semplicità e per il potere della coreografia di “Jibaro”, Cassandra non se ne dimenticherà facilmente.
Certo, a qualcuno “Jibaro” potrebbe non piacere affatto, è questione di gusti; in fondo si tratta soltanto di una rivisitazione di Ulisse e le Sirene in versione dark/splatter, totalmente privo di quell’umorismo che spesso è così appagante nella “fantascienza”.
A questo lettore scontento, Cassandra consiglia allora Mason e i ratti, un’animazione di sapore Pixariano, un’americanata un po’ scontata, con una buona dose di umorismo e la gioia di un finale-sorpresa alla Fredrick Brown. Certo, rispetto a Kubrik e Kurosawa sono piccolezze, ma Cassandra si diverte anche così, che ci volete fare?
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Pillole di /e/ OS
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Pillole di /e/ OS
Una serie di brevi video per aiutarvi a “degooglizzare” il vostro smartphone
Come i 24 incanutiti lettori di Cassandra sanno bene,
anni addietro anche la nostra profetessa ha dovuto ammettere che la lotta per la difesa delle privacy e dei diritti digitali non poteva più essere combattuta solo “frontalmente��; questo accade principalmente perché la maggior parte delle persone ha assunto, esplicitamente od implicitamente, un atteggiamento completamente acquiescente verso la cattura dei loro dati personali.
L’alternativa è passare ad una tattica che produca vantaggi immediati, che non possono ovviamente essere le attività di carattere informativo ed “educativo”, ormai provatamente poco efficaci.
Mirare ad una “riduzione del danno” che gli individui subiscono è stata la migliore risposta; per questo motivo Cassandra inizia da oggi la pubblicazione sulla videorubrica “Quattro chiacchiere con Cassandra” la pubblicazione di una serie di brevi video sul tema della “degooglizzazione” degli Smartphone;
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La rubrica si chiama “Pillole di /e/ OS”, ed è realizzata da Leandro Botter
con la collaborazione di Aneddotica Magazine
e Marco Calamari.
Cosa vuol dire “degooglizzare” un telefono e quali vantaggi offre a chi intraprende questa strada? I telefoni che usano il sistema operativo Android sono la grande maggioranza degli “Smartphone” esistenti al mondo, e gli smartphone sono senza tema di smentite gli apparecchi che intercettano pù dati personali, sia a livello individuale che collettivo. Android, di per sé, è “solo” un sistema operativo open source per smartphone derivato da GNU/Linux e proprietà di Google, che nativamente non ha caratteristiche particolarmente invasive o dannose per la privacy.
Le acquisisce però al massimo grado possibile nelle sue implementazioni, perché Google vi installa servizi ed applicazioni del suo “ecosistema software”, che offrono innegabili vantaggi agli utenti, ma che essendo gratuite, esistono e funzionano solo per estrarre quanti più dati personali possibili, che Google ed i suoi partner monetizzano poi in tutti i modi possibili.
“Degooglizzare” uno smartphone significa installare su di esso un sistema operativo alternativo (in gergo “una ROM”) sempre basata su Android “pulito”, che sia poi dotato di servizi il più possibile equivalenti a quelli di offerti da Google, ma erogati tramite applicazioni che non intercettino dati personali ed in generale si comportino in maniera “etica” verso gli utenti.
La buona notizia è che questo lavoro è gia stato fatto, ad esempio (ma non unicamente) con la realizzazione di Lineage OS e la sua pacchettizzazione nella distribuzione /e/ OS, realizzata da /e/ Foundation.
Senza nessuna intenzione di fare torto alle tante altre iniziative simili portate avanti da altre organizzazioni, abbiamo deciso, per motivi di efficienza, di concentrarci su /e/ OS, avendolo identificato come miglior sistema operativo in termini di basso sforzo per la sua adozione e buona qualità dei servizi che arrivano già installati.
Ma è inutile sia ripetere ancora temi già tante volte trattati in queste pagine, sia duplicare cose che sono esposte e spiegate in “Pillole di /e/ OS”.
Guardatevi piuttosto le prime 4 “Pillole” che sono già pronte.
Chiediamo anticipatamente il vostro perdono per la qualità, talvolta decisamente questionabile, dell’audio e del video, che promettiamo in futuro di migliorare.
Le informazioni contenute nelle Pillole sono invece senz’altro di ottimo livello, e speriamo vi saranno molto utili se abbraccerete la strada della degooglizzazione del vostro cellulare, facendovi risparmiare un sacco di tempo, ed accompagnandovi velocemente e senza inutili perdite di tempo verso l’obbiettivo di riduzione dei dati personali che vi vengono quotidianamente sottratti, e di riduzione dei danni che la vostra privacy subisce quotidianamente.
Enjoy!
Scrivere a Cassandra – @calamarim
Le profezie di Cassandra: @XingCassandra
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Pillole di /e/ OS
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Pillole di /e/ OS
Una serie di brevi video per aiutarvi a “degooglizzare” il vostro smartphone
Come i 24 incanutiti lettori di Cassandra sanno bene,
anni addietro anche la nostra profetessa ha dovuto ammettere che la lotta per la difesa delle privacy e dei diritti digitali non poteva più essere combattuta solo “frontalmente”; questo accade principalmente perché la maggior parte delle persone ha assunto, esplicitamente od implicitamente, un atteggiamento completamente acquiescente verso la cattura dei loro dati personali.
L’alternativa è passare ad una tattica che produca vantaggi immediati, che non possono ovviamente essere le attività di carattere informativo ed “educativo”, ormai provatamente poco efficaci.
Mirare ad una “riduzione del danno” che gli individui subiscono è stata la migliore risposta; per questo motivo Cassandra inizia da oggi la pubblicazione sulla videorubrica “Quattro chiacchiere con Cassandra” la pubblicazione di una serie di brevi video sul tema della “degooglizzazione” degli Smartphone;
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La rubrica si chiama “Pillole di /e/ OS”, ed è realizzata da Leandro Botter
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e Marco Calamari.
Cosa vuol dire “degooglizzare” un telefono e quali vantaggi offre a chi intraprende questa strada? I telefoni che usano il sistema operativo Android sono la grande maggioranza degli “Smartphone” esistenti al mondo, e gli smartphone sono senza tema di smentite gli apparecchi che intercettano pù dati personali, sia a livello individuale che collettivo. Android, di per sé, è “solo” un sistema operativo open source per smartphone derivato da GNU/Linux e proprietà di Google, che nativamente non ha caratteristiche particolarmente invasive o dannose per la privacy.
Le acquisisce però al massimo grado possibile nelle sue implementazioni, perché Google vi installa servizi ed applicazioni del suo “ecosistema software”, che offrono innegabili vantaggi agli utenti, ma che essendo gratuite, esistono e funzionano solo per estrarre quanti più dati personali possibili, che Google ed i suoi partner monetizzano poi in tutti i modi possibili.
“Degooglizzare” uno smartphone significa installare su di esso un sistema operativo alternativo (in gergo “una ROM”) sempre basata su Android “pulito”, che sia poi dotato di servizi il più possibile equivalenti a quelli di offerti da Google, ma erogati tramite applicazioni che non intercettino dati personali ed in generale si comportino in maniera “etica” verso gli utenti.
La buona notizia è che questo lavoro è gia stato fatto, ad esempio (ma non unicamente) con la realizzazione di Lineage OS e la sua pacchettizzazione nella distribuzione /e/ OS, realizzata da /e/ Foundation.
Senza nessuna intenzione di fare torto alle tante altre iniziative simili portate avanti da altre organizzazioni, abbiamo deciso, per motivi di efficienza, di concentrarci su /e/ OS, avendolo identificato come miglior sistema operativo in termini di basso sforzo per la sua adozione e buona qualità dei servizi che arrivano già installati.
Ma è inutile sia ripetere ancora temi già tante volte trattati in queste pagine, sia duplicare cose che sono esposte e spiegate in “Pillole di /e/ OS”.
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Guardatevi piuttosto le prime 4 “Pillole” che sono già pronte.
Chiediamo anticipatamente il vostro perdono per la qualità, talvolta decisamente questionabile, dell’audio e del video, che promettiamo in futuro di migliorare.
Le informazioni contenute nelle Pillole sono invece senz’altro di ottimo livello, e speriamo vi saranno molto utili se abbraccerete la strada della degooglizzazione del vostro cellulare, facendovi risparmiare un sacco di tempo, ed accompagnandovi velocemente e senza inutili perdite di tempo verso l’obbiettivo di riduzione dei dati personali che vi vengono quotidianamente sottratti, e di riduzione dei danni che la vostra privacy subisce quotidianamente.
Enjoy!
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Spiccioli di Cassandra/ L'insopportabile fragilità di Internet
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Spiccioli di Cassandra/ L'insopportabile fragilità di Internet
e se al disopra di un problema grosso ci fosse un problema grande?
Povera facebook! Di scomparire non si augura a nessuno, nemmeno all’incarnazione del Male.
Ma se alla base di un problema descritto in termini di sigle come BGP, IGP, DNS che si sono “scassate” ci fosse un problema più sottile?
No, Cassandra non parla di complessità eccessiva. Gli organismi naturali sono ancora più complessi e funzionano tranquillamente. Nemmeno di insiemi di tecnologie fuori controllo, perché anche in campo tecnologico l’evoluzione, alla fine, tende alla stabilità.
Parla di un problema di formazione, anzi di educazione, anzi di semplice nozionismo.
Ai tempi di Cassandra, quando all’Università di Pisa illustri professori insegnavano “Reti di Computer” (si chiamava così, giuro), ti massacravano gli zebedei col modello ISO/OSI, cioè come le reti avrebbero dovuto funzionare in teoria, lasciando sistematicamente fuori della porta il mondo reale.
Nel frattempo la pressione del TCP/IP lo insinuava dappertutto, come quando Blob filtra dai finestrini del cinematografo.
Spiegare come avrebbero dovuto funzionare le reti, invece di come funzionavano, ha danneggiato, oltre che la media dei voti di innumerevoli studenti, anche le loro menti. Una generazione di futuri sistemisti che una volta laureati hanno dovuto trasformarsi in autodidatti per riuscire a lavorare.
Poi il TCP/IP ha regnato dovunque, come la Morte Rossa, ma benigna.
Oggi il problema si ripresenta, ad un livello diverso e più pervasivo, ma sempre per una carenza del sistema educativo.
MAC? Tabelle di routing?? Indirizzi IP??? Internet funzionava così negli anni ’70, ora non più!
Oggi adulti e ragazzi con un minimo di cultura informatica, diciamo dai 10 anni in poi, sono convinti di sapere come “funziona Internet”, e si sono portati dietro questa convinzione, rafforzandola negli anni con altre dosi di “informatica”, assunta per via scolastica, accademica oppure autodidattica.
E’ su questa “base” mentale fallata che chi ne ha bisogno edifica successivi strati correttivi di nozionismo realistico, per poter lavorare come “professionisti di Internet” dai provider o nei datacenter.
Ma se è vero, come dicono le neuroscienze, che il quadro mentale con cui interpretiamo la realtà si forma nei primi anni di vita, questo vuol dire che l’Internet “d’antan” sta alla base degli schemi mentali, normalmente funzionanti, anche dei più qualificati “professionisti di Internet” odierni.
Forse è successo questo; come Mr. Hyde, una nozione per troppo tempo repressa è riemersa con prepotenza proprio mentre un competente ma stanco Jekyll, tecnico di un famoso social, stava facendo una importante operazione di configurazione, ed ha provocato un'”interferenza distruttiva” nelle sue azioni.
E patatrac!
Basterebbe insegnare cose meno datate su Internet, su come funziona veramente, per costruire basi più solide nella mente di chi dovrà un giorno lavorarci?
In fondo sono solo un pugno di protocolli e di concetti, che si possono spiegare in una manciata di ore di lezione.
Perché raccontare balle? Basterebbe raccontare le cose come sono, fatti, non propaganda.
Chi insegna davvero lo sa bene. Le fake news fanno solo danni. Vale per come funziona Internet, ed anche per tutto il resto delle cose che “scrivono” il mondo nella mente dei ragazzi.
Scrivere a Cassandra – @calamarim
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Spiccioli di Cassandra/ L'insopportabile fragilità di Internet
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Spiccioli di Cassandra/ L'insopportabile fragilità di Internet
e se al disopra di un problema grosso ci fosse un problema grande?
Povera facebook! Di scomparire non si augura a nessuno, nemmeno all’incarnazione del Male.
Ma se alla base di un problema descritto in termini di sigle come BGP, IGP, DNS che si sono “scassate” ci fosse un problema più sottile?
No, Cassandra non parla di complessità eccessiva. Gli organismi naturali sono ancora più complessi e funzionano tranquillamente. Nemmeno di insiemi di tecnologie fuori controllo, perché anche in campo tecnologico l’evoluzione, alla fine, tende alla stabilità.
Parla di un problema di formazione, anzi di educazione, anzi di semplice nozionismo.
Ai tempi di Cassandra, quando all’Università di Pisa illustri professori insegnavano “Reti di Computer” (si chiamava così, giuro), ti massacravano gli zebedei col modello ISO/OSI, cioè come le reti avrebbero dovuto funzionare in teoria, lasciando sistematicamente fuori della porta il mondo reale.
Nel frattempo la pressione del TCP/IP lo insinuava dappertutto, come quando Blob filtra dai finestrini del cinematografo.
Spiegare come avrebbero dovuto funzionare le reti, invece di come funzionavano, ha danneggiato, oltre che la media dei voti di innumerevoli studenti, anche le loro menti. Una generazione di futuri sistemisti che una volta laureati hanno dovuto trasformarsi in autodidatti per riuscire a lavorare.
Poi il TCP/IP ha regnato dovunque, come la Morte Rossa, ma benigna.
Oggi il problema si ripresenta, ad un livello diverso e più pervasivo, ma sempre per una carenza del sistema educativo.
MAC? Tabelle di routing?? Indirizzi IP??? Internet funzionava così negli anni ’70, ora non più!
Oggi adulti e ragazzi con un minimo di cultura informatica, diciamo dai 10 anni in poi, sono convinti di sapere come “funziona Internet”, e si sono portati dietro questa convinzione, rafforzandola negli anni con altre dosi di “informatica”, assunta per via scolastica, accademica oppure autodidattica.
E’ su questa “base” mentale fallata che chi ne ha bisogno edifica successivi strati correttivi di nozionismo realistico, per poter lavorare come “professionisti di Internet” dai provider o nei datacenter.
Ma se è vero, come dicono le neuroscienze, che il quadro mentale con cui interpretiamo la realtà si forma nei primi anni di vita, questo vuol dire che l’Internet “d’antan” sta alla base degli schemi mentali, normalmente funzionanti, anche dei più qualificati “professionisti di Internet” odierni.
Forse è successo questo; come Mr. Hyde, una nozione per troppo tempo repressa è riemersa con prepotenza proprio mentre un competente ma stanco Jekyll, tecnico di un famoso social, stava facendo una importante operazione di configurazione, ed ha provocato un'”interferenza distruttiva” nelle sue azioni.
E patatrac!
Basterebbe insegnare cose meno datate su Internet, su come funziona veramente, per costruire basi più solide nella mente di chi dovrà un giorno lavorarci?
In fondo sono solo un pugno di protocolli e di concetti, che si possono spiegare in una manciata di ore di lezione.
Perché raccontare balle? Basterebbe raccontare le cose come sono, fatti, non propaganda.
Chi insegna davvero lo sa bene. Le fake news fanno solo danni. Vale per come funziona Internet, ed anche per tutto il resto delle cose che “scrivono” il mondo nella mente dei ragazzi.
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Cassandra Crossing/ Il Silenzio sul Grande Bug dell'Hardware
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Cassandra Crossing/ Il Silenzio sul Grande Bug dell'Hardware
La maggior parte degli iCosi già venduti sono vulnerabili senza possibilità di patch, ma la notizia non esce sui media generalisti; perché?
Alcuni dei 24 inossidabili lettori di Cassandra avranno seguito, nelle chat di sviluppatori, di esperti di computer forensics o di hardware, una questione che sulla stampa estera specialistica ha dato luogo ad una manciata di articoli, ma che sui media tradizionali, particolarmente quelli italiani, è passata completamente sotto silenzio.
La notizia è tecnica, e si può riassumere dicendo che la bootrom della maggior parte dei prodotti Apple, inclusi gli iphone da 4 ad X, ha un bug che permette di prendere il controllo del telefono prima del boot di Ios. In pratica puoi far fare al telefono quello che vuoi, incluso cose come leggere i file anche se il telefono è bloccato. Anche per dei prodotti che (meritatamente, credetemi) hanno la reputazione di essere molto più sicuri di altri.
La vulnerabilità si chiama Checkm8, e l’exploit, cioè il software che permette (ai buoni) di eseguire analisi forensi prima impossibili, e ad altri Cassandra non osa pensare cosa, si chiama Checkra1n (con “1” non con “l”).
Niente link, googlate se vi interessano i dettagli.
Cassandra, che vede sempre le cose in prospettiva, non è interessata a questo bug, nè tantomeno ai device che ne sono suscettibili, al loro numero, alla loro marca od alla reputazione della marca stessa (di cui in passato è stato anche sviluppatore).
No, l’interesse, anzi la preoccupazione, è che l’interpretazione che fa del silenzio su quest’evento sia esatta.
Pensateci. La bootrom, pur essendo un bug software, fa parte dell’hardware, poiché non è patchabile.
E’ quindi un bug hardware, che ammette solo due soluzioni:
la prima, sostituire il prodotto;
la seconda, far finta di nulla, sperando che nessuno si inc ^h^h^h si arrabbi troppo, rimediando all’eventuale pubblicità negativa ingaggiando una reputation agency.
E potendo questo capitare in qualsiasi prodotto che contenga software, questo sarà probabilmente, nel prossimo futuro, il normale approccio di tutti i produttori di oggetti col cuore informatico come IoT, elettrodomestici, automobili, droni, smarthphone, televisori, LAWS (Armi Autonome Letali), qualsiasi cosa.
Ma gli utenti finali? Quelli che hanno in mano un oggetto divenuto improvvisamente “pericoloso”?
Normalmente li chiamano “consumatori”, cioè esseri eminentemente passivi e controllabili. Ma se diventassero proprietari arrabbiati, come avrebbero tutto il diritto di fare, e membri di una class action? E se questo succedesse per ogni prodotto a larga diffusione che si scoprisse irrimediabilmente fallato?
Cosa sperare per il futuro?
Che i consumatori reagiscano davvero? Ma dai.
Che il legislatore italiano incida efficacemente sul problema? Magari, ma il passato insegna …
Che l’Europa incida sulla realtà come nel caso degli alimentatori telefonini? Potrebbe essere, ma è come sperare che, dopo aver sconfitto un topolino, riesca a far polpette di un branco di T-Rex inferociti.
Ma una cosa fa paura anche ai T-Rex: le class action.
Adconsum, Altroconsumo, Codacons, siete in linea?
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Cassandra Crossing/ La Democrazia della Sorveglianza
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Cassandra Crossing/ La Democrazia della Sorveglianza
Come si comportano le democrazie europee (e non) riguardo alla privacy dei loro cittadini.
Da cosa discende l’importante attributo di “Democrazia” che viene dato ad alcuni dei pezzi in cui il nostro pianeta è tuttora diviso?
La risposta è evidente a tutti, ma è quella sbagliata.
“Sono democratici quei paesi la cui base legale è ispirata ai principi democratici.”
La risposta corretta è invece che sono democratici quei paesi il cui operato (dei poteri esecutivo, legislativo, giudiziario) è nella sostanza aderente ai principi democratici.
E qui purtroppo la maggioranza dei paesi cosiddetti “a democrazia compiuta” ricadono, in misura maggiore o minore, nel gruppo di quelli “diversamente democratici”.
Un esempio lampante è dato dal recente comportamento delle istituzioni dell’UE la quale, essendo formata da paesi “a democrazia compiuta” dovrebbe, transitivamente, essere tale.
Ma da molti punti di vista non sembra davvero essere così.
Se esaminiamo le ultime creazioni che provengono da Strasburgo e da Bruxelles, troviamo cose come i nuovi poteri investigativi dati ad Europol, la direttiva “Chatcontrol” e la fresca iniziativa della Banca Centrale Europea, che ha comunicato di voler dar vista al CDBC, un “Euro Digitale” ancorato alla corrispondente moneta tradizionale, al fine di contrastare l’ascesa delle criptovalute e di intercettarne contemporaneamente i vantaggi.
L’argomento del “Bitcoin Europeo” viene ottimamente esposto in questo articolo di Matte [mrk4m1] sulla newsletter “The Privacy Chronicles“.
In questa sede, anche per difetto di competenza e conoscenza, a Cassandra non interessano gli aspetti economici e finanziari di questo futuribile, ma neanche troppo, progetto.
Interessa invece l’atteggiamento verso la privacy ed i diritti digitali dei cittadini europei che lo permea, che è disgraziatamente (e volutamente) identico a quello che ritroviamo nella norme sulla gestione di flussi di dati tra le agenzie investigative europee, e che si materializzano appieno nella direttiva “Chatcontrol”.
In sintesi, la democrazia dei paesi comunitari in campo cyber si esprime solo tentando di difendere i loro cittadini dallo strapotere del “Capitalismo della Sorveglianza” di Zuboffiana memoria.
youtube
Lodevolissimo; applausi a scena aperta e auguriamoci che ci riescano.
Fallimento totale invece, certamente voluto, per quanto attiene la difesa dei cittadini europei dall’invadenza dei loro stessi stati. Ecco che qui la mano “paternalistica” delle nostre democrazie, inclusa quella italiana, si manifesta appieno.
Infatti i mezzi che vengono negati, almeno in linea di principio, alle grandi dot.com, perché invasivi, eccessivi ed immorali, sono invece concessi, nella sostanza, agli stati, che non hanno barriere nell’usare i metodi digitali per invadere la vita privata dei loro cittadini, restringendone gli spazi di libertà e privacy in maniera certamente più pericolosa.
Ad ulteriore conferma di ciò il “Bitcoin Europeo” sarà una moneta totalmente tracciata, con solo qualche briciola di privacy concessa, a precise, ristrette e probabilmente aggirabili condizioni, ai cittadini europei.
Cassandra ritiene che mantenere una vigilanza, gridando “Il Re è nudo” quando serve, sia condizione essenziale per meritarsi i diritti democratici, e quindi quelli digitali.
Non abbiamo certamente bisogno che la Banca Centrale Europea si trasformi in un nuovo, ennesimo occhio per il Grande Fratello.
In questo particolare caso è quindi necessario rilevare come, ancora una volta, importanti poteri democratici appaiono incapaci, o del tutto non intenzionati, ad applicare limiti democratici ai nuovi poteri che si attribuiscono, ignorando quindi i principi fondanti del concetto stesso di democrazia.
Sono principi comuni anche con le altre carte costituzionali di oltremanica ed oltreoceano; separazione dei poteri e tutela dei diritti di propri cittadini, che nel mondo moderno, non dovrebbero mai cedere il passo, nemmeno ai nuovi metodi di lotta al pedoterrosatanismo, grande alibi autoritario anche delle “democrazie” del terzo millennio.
Resta quindi doveroso ed essenziale, per coloro che si ritengono cittadini di un paese democratico e di una comunità di paesi democratici, esercitare una continua pressione sulla politica e sui centri di decisione nazionali ed europei, affinché i nuovi poteri degli stati tutelino prima di tutto, senza se e senza ma, la libertà ed i diritti civili dei propri cittadini.
Per non ritrovarci, presto e tutti quanti, cittadini di una “Democrazia della Sorveglianza”.
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