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Anatomia del Mignottone Pazzo
Se metti la foto che piagni sei patetico, se metti la foto co’ le zinne de fuori sei sia patetico che sottone, quindi cos’ho fatto io il giorno dopo che me so’ mollata?
Er mignottone pazzo.
Ho messo tipo una sorta de stories, dove c’era io co’ le zinne de fori, co' le canzoni de Tiziano Ferro, diciamo che era un po’ una sorta di pietà di Michelangelo social… e quindi noi pensiamo che fare il mignottone pazzo ci riporti la persona da noi.
Non so se voi conoscete il mignottone pazzo, lo conoscete?
- Michela Giraud
Ti ha lasciata, ti ha tradita con la vicina di casa, ti ha ghostata (scusate amanti della lingua italiana) dopo un appuntamento romantico, ti ha dimenticata dopo aver attentato ai tuoi sentimenti con una frase indimenticabile (“Ciao, che fai?” oppure “Ehy - questi scrivono sempre Ehy con la “H” e la “Y” - come va?”). Insomma, hai lasciato il tuo cuore alla mercé di qualcuno che ne ha fatto cocci. Il tuo cervello smette di ragionare, nella tua pancia quel dolore sordo che neanche Lello (figlio di Fedez e Chiara F.) che mormora “La sorellina…” potrà lenire. Che fare?
Step 1. Ti incazzi, piangi, invii whatsapp e messaggi vocali agli amici (che ti hanno silenziato per un anno), ti chiedi perché sia successo, invochi la morte, invochi la morte per il tuo carnefice, invochi almeno un herpes genitale. Eppure niente, stai ancora soffrendo.
Step 2. Guardi sui social, monitori che fa e che non fa, vedi l’ultimo accesso, vedi le nuove follower su Instagram (“Si vede che sta di nuovo su Tinder”), elimini le foto insieme, cambi la password di Netflix (“Vuoi divertirti? Non con i miei 11,99 euro”) e soprattutto “No Facebook, il ricordo di noi che festeggiavamo il compleanno della nonna non lo voglio vedere, mostrami meno contenuti di questo tipo, mannaggia a te Mark, di prima mattina”. Blocchi, elimini, archivi. Per un attimo ti senti pure meglio, eppure bastano pochi minuti e no, ancora rosichi.
Allora nel silenzio, interrotto solo dalle tue viscere che si contorcono al ritmo di chittemmuort’, senti una voce. Sono loro, gli stivaletti rossi con il tacco a spillo che hai comprato a una svendita nel 2009. Oppure loro, gli shorts che hai smesso di mettere da quando la tua amica Claudia ti ha detto che erano troppo troppo short. O forse lui, quel body con il pizzo che se un campeggiatore accende un falò di ferragosto al Campeggio La Liccia di Santa Teresa di Gallura tu prendi fuoco (e c’è il Mar Mediterraneo di mezzo). “Uuuuusaciiiiii… Indossaciiiii… E finalmente capirà… Quale gemma fulgente ha perso…” - dicono ululanti.
L’ho detto all’inizio, il tuo cervello ha smesso di ragionare. I nodi della razionalità che ti ancoravano alla tua dignità si sciolgono, come Ulisse con le Sirene la voce di quei turpi indumenti ti avvinghia, e ti sembra davvero una buona idea togliere il mollettone rosa o la felpa di acetato con le tasche piene di fazzoletti vecchi o i pantaloni smollati di cui hai perso l’elastico in lavatrice, e dare il via all’operazione “Mignottone Pazzo”. Come saprà chiunque viva in Italia e abbia meno di 82 anni, la teorica della figura del Mignottone Pazzo è la comica Michela Giraud, una dei partecipanti di LOL - Chi ride è fuori, lo show comico disponibile su Amazon Prime in cui 10 comici sono chiusi in un teatro per sei ore con una sola regola: non ridere.
Il (o “lo” come pneumatico?) MP è un personaggio ferito sì, ma non sconfitto, e se è vero che ha perso una battaglia, si accinge però a vincere la guerra.
Il piano è quello di creare un contenuto - una foto, o un breve video - che deve essere sensuale, ma discreto (non deve urlare “Disperazioneeee”); bello ma modesto, ed assolutamente non posticcio, ma semmai un normale selfie - solo in apparenza - di qualcuno che sta andando a divertirsi un mondo e ha detto “Cià (o per i non-lombardi ‘Orsù’), mi faccio una foto” (capite pure la difficoltà durante la pandemia di far credere a qualcuno che quel tacco te lo metti per andare all’MD). Il suddetto contenuto va pubblicato nelle storie di Instagram, perché sia effimero (non deve rovinare la aesthetic del mio feed, e soprattutto non deve vederlo Zia Titina) e perché si possa poi speculare sui suoi fruitori (ha visualizzatoo???).
Dal punto di vista semiotico, il MP esperto sa che la cosa più importante è dosare: o lo stivaletto, o lo shorts, o l’eyeliner o il rossetto; o la canzone, o l’espressione assorta e dolente. Il MP dedica poi il giusto tempo alla ricerca della citazione perfetta: conosciuta ma non troppo, e che faccia capire che il MP è anche colto (adatto all’uopo ad esempio un verso di Wislawa Szymborska), criptico per gli altri, ma non per il suo destinatario, che, colpito da quelle parole, risponderà sicuramente all’appello visivo con un “Oh Ninfa dalla multiforme beltà, come ho potuto io anche solo per un momento poter pensare di vivere questa vita mortale da te lontano?”. Il MP elabora il piano diabolico e finalmente soddisfatto, a endorfine attivate, si appresta dunque alla creazione dell’arma letale, che porterà la pace e la gioia nella sua vita amorosa.
A questo punto però le comunicazioni si interrompono. Terra chiama Mignottone Pazzo e Mignottone Pazzo non risponde. Il dolore ha disattivato l’antenna. Il senso di abbandono ha intasato le centraline. La voglia di rivalsa ha fatto cadere la comunicazione d’emergenza.
Lo vedi il Crazy Mignottone. Ha messo lo stivaletto, ha messo i pantaloncini giro-pudenda, ha messo pure il body incendiario. E l’eyeliner. E quel rossetto con i glitter comprato per la festa di Natale del 2019 e mai più usato (ha qualche grumo). Ha scattato una foto sovraesposta, oppure un boomerang in bianco e nero dove sembra un robot impazzito. Sceglie la canzone dalla funzione musica, digita “T…”. Sarà di sicuro Tenco Luigi. “Ti…”. Tiromancino? “Tizia…”. Sarà certamente la canzone “Sarà quel che sarà” di Tiziana Rivale, vincitrice di Sanremo 1983. Sicuro, certo. E invece no, è “Tiziano Ferro” ed è proprio lei, Sere Nere, la canzone che fa venire voglia di lasciarsi anche quando si è felici solo per essere veramente tristi e cantare con voce tremante “Perchè fa maale, maaale, maaale, da morire… senza te”. Ed è qui che il MP pone il carico da novanta e aggiunge pure il testo, per sottolineare il messaggio (finora appena decifrabile dai più sensibili degli spettatori).
Il dito va su “La mia storia”, il Mignottone è pronto a pubblicare. Il dito sospeso, si interrompe per un attimo, pensa, gli occhi fissi allo schermo. Poi bofonchia “ma crepa” e va. Pubblicato.
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È statisticamente provato che:
Se hai make-up, capelli e outfit on point, al massimo ti vede Titina la vicina. Mentre quell'unico giorno all'anno in cui decidi di uscire senza trucco, coi capelli un po' mehmahboh e i jeans che ti fanno il culo x80, ebbene quello sarà il giorno in cui incontrerai l'unico Jason Momoa della tua vita. Probabilmente mentre stai pagando un pacco da 48 rotoli di cartaigienica.
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/01/19/la-luna-adesso-un-romanzo-di-ricongiungimento/
"La luna adesso". Un romanzo di ricongiungimento
di Maria Domenica Muci
“Il cielo smonta tardi anche stanotte, lavora su chi dorme e chi lo insegue. Non c’è una stella libera, guarda. Ora sposto il ramo, e le foglie. Ho parcheggiato qui, vicino all’ulivo del Parco. Se allunghi la mano puoi sfiorare il tronco. Aspetta, tiro avanti il sedile. Le tue braccia sono così minute. Sei appena una bambina e hai settant’anni. Cosa ti è successo per invecchiare al contrario, Rita, cosa è stato?“
L’incipit del secondo romanzo di Pierluigi Mele, La luna adesso (Lupo Editore), apre un racconto notturno. Tutto accade davanti al mare di Porto Selvaggio, dove presso un grande ulivo un figlio e una madre trascorrono la notte. La donna, da tempo malata di Alzheimer, è immobile e assente; sopravvivono alla malattia soltanto il suo sorriso, “dimenticato sulle guance come il resto di un amore“, e una domanda insistente: “Dov’è lui?“.
La luna adesso è un romanzo poetico; ed è un romanzo intriso di notte, non di tenebre ma di quiete notturna. La quiete e lo scuro specchio del cielo e del mare sono lo scenario in cui Mimmo, un editore sconfitto, ripercorre la storia degli amori, dei disagi e dei non-detti di un’intera famiglia. Il mare, la luna e la madre malata sono la cornice entro cui si riposizionano le tessere della vita di Mimmo e di altri personaggi, secondo una narrazione che asseconda il ritmo della comprensione progressiva e inequivocabile:
“Accanto a questo ulivo ci si dimentica di tutto. Un pittore sostiene che l’unico modo di ricordare senza il male è di accompagnare la memoria. Lasciata sola, ammalazza di nostalgia. È una piaga eterna nella testa. Dice che i colori sono la sua guida nei ricordi, ma che per dipingere deve prima scrostare i muri, puntare allo scheletro, l’essenza. Così la memoria si trasforma in ciò per cui dovrebbe nascere, l’oblio. Che non è dimenticare, ma un abbandonarsi, guarire da ogni peso” (p. 17).
Mimmo è il narratore interno e per tutto il romanzo si rivolge a un ‘Tu’, cioè a Rita. Il ‘Tu’ è il perno del racconto, giocato sul duplice piano del ‘Tu’ di oggi, riferito a una madre bisognosa di cure quotidiane, di terapie e di controlli medici, e del ‘Tu’ di ieri, riferito a una donna dedicata alla famiglia e rassegnata: “Ordinavi ogni suo tradimento come il cambio abiti in armadio per la stagione nuova. Nella tua dedizione di sposa, lavavi i suoi piaceri, li stiravi a puntino e li appendevi alla gruccia” (p. 18). La focalizzazione del discorso è quindi orientata su Rita, muta e statica, con cui Mimmo dialoga senza ricevere risposte. La fissità della luna nella notte e la presenza/assenza della madre costituiscono l’elemento catalizzatore che consente la polarizzazione della memoria, sicché Mimmo si abbandona al movimento ondivago, lo stesso del mare di Porto Selvaggio, di avvicinamento e di distanziamento rispetto alle vicende familiari. Lui parla alla madre; da lei, muta, gli ritornano comunque delle parole, e sono echi che per rifrazione si espandono e vanno a toccare tasselli che mettono in moto altre parole. Così, nell’aria rarefatta dell’oscurità, vari medaglioni di storia familiare prendono forma in un nuovo (o, meglio dire, primo) ordine. Tutto ciò è reso possibile dall’oblio della mente materna che tuttavia rende ancora riconoscibile, per il figlio, l’amore, consentendo ai due l’abbandono e la ri-comprensione del passato.
Il background familiare che man mano si profila è fatto di disagi e di incomunicabilità, più che di conflitti. A detta di Mimmo, la sorella Chiara ha avuto il coraggio di andarsene, anche se la sua vita non è un granché, anzi è ‘na mappina; lei è sempre in fuga “come un aquilone“, vive con Eugenio ma è un rapporto finito. Il fratello Tonio è chiuso nel suo guscio, come “un ospite senza l’invito“, e si lascia vivere in una quotidianità ristretta e meccanica. Un Salento di tradizione e un’ascendenza siciliana sono lo sfondo di appartenenza di Tonio, Chiara, Mimmo e Rita, in quanto la madre di Rita, Titina, è arrivata dalla Sicilia. L’influenza isolana è caratterizzata da un’identità linguistica che va a innestarsi nel contesto salentino, senza perdere il tratto della provenienza esterna. Si percepisce, infatti, come un ancoraggio venuto d’oltremare, e allo stesso tempo da sempre familiare, l’invenzione del siciliano ibrido e colloquiale di Titina approdata in Salento: “Volevo cuntarti del padre mio e della mugghieri sua nuova, ci pensai astanotti che eravamo insieme all’amore. Poi però non mi è venuto fiato di cuntare niente” (p. 45). Nel complesso i personaggi e le ambientazioni si collocano in un ‘sud delle due Sicilie’, che ha per denominatore comune il mare, i viaggi, il vento, la cucina, i gesti lenti e le parole poche.
La luna adesso può considerarsi un romanzo di ricongiungimento. Tutti i personaggi modulano le loro azioni e gli stati d’animo dall’interno di frizioni relazionali, difficili ma dinamiche. La ricostruzione in una sola notte della storia di Mimmo, sia quella della famiglia d’origine sia quella della sua vita con Rosalba, avviene tra rivisitazioni di trascorsi e, insieme, ‘saldature’ nello spazio e nel tempo. L’evocazione è tesa a elaborare e a mettere in ordine errori, abbandoni, perdite, insomma ogni irrisolto personale e familiare. La scrittura di Mele ha la capacità di far rinascere gli uomini dai personaggi e pare che i personaggi preesistano al racconto in certi passi, quando noi rimaniamo attaccati alle loro emozioni da dentro. La forza poetica dell’evocazione restituisce così senso ulteriore alle loro vite e dà rilievo diverso ai loro errori e ai loro strappi, e nello stesso tempo ci vede chinati per osservarli.
“Adesso vorrei dirti ancora, Rita. Non ho detto niente da quando mi hai messo al mondo. Ho solo spiato il mondo. Anche il mare ho spiato, e questa luna che dall’alto ora scende per una notte. Sembra trasportare messaggi che il mare conserva nel fondo. Vorrei dirti tutto quello che non ho mai imparato. Solo così verrebbe l’alba e tutta un’altra storia fino ai paesi. Anche di là ho spiato. Le persone amate e le altre. E te, che sei tutte loro in una soltanto” (p. 197).
L’intenzione poetico-espressiva prevale, e non poco, su quella narrativa. E si avverte pure che il discorso ‘io-tu’ tra Mimmo e la madre è così centrale e stringente da sovrastare su altre componenti strutturali del romanzo. Tuttavia il lettore attento non può non cogliere alcune peculiarità stilistiche: rimandi, rimbalzi di parole che aprono ai ricordi, iterazioni, parole-chiave che successivamente si trasformano in titoli, immagini liriche che vengono riprese per essere sgranate in racconto, ascendenze letterarie (tra le tante, la metafora dell’ostrica di verghiana memoria), sequenze riflessive che fanno da specchio a sequenze narrative, parole che agganciano una chiusa all’incipit del paragrafo successivo, ricorrenze verbali estremamente puntuali (come “continua“)… insomma, un’architettura filigranata di parole che, per un meccanismo di rifrazioni, genera il racconto giocando con il racconto.
L’intesa dialogica perdurante tra Mimmo e la madre rende possibile una corrispondenza e una particolare sintonia tra il lettore e la materia narrata, in quanto la scrittura di Pierluigi Mele, curatissima nei dettagli, lascia aperto un ‘orizzonte tra due zolle’ da cui possono sollevarsi voci taciute: risuonano nel lettore domande sue proprie e non sedate, dubbi, sensazioni mai sopite, e sono esiti di un transito emotivo, tonico e fluttuante tra sé e le pagine. Il leggere è legato al vedere, il vedere è tutt’uno col sentire: in questo libro ciò avviene più che in altre esperienze di lettura. Tra una frase e un’altra è come se emergesse un canto sommerso, impastato di racconto e del fiato intenso e strozzato di chi, mentre legge, si espone all’ascolto con tutto se stesso. A ciò concorre la descrizione lenta e avvolgente delle atmosfere mentre il montaggio di situazioni dagli effetti cinematografici crea visioni, stacchi netti e l’innesto rapido di quadri narrativi.
La luna adesso è atto unico e manifesto poetico di una ‘riammissione dell’umano’ avvenuta dopo una sospensione notturna e catartica, tanto profonda quanto intima e definitiva. Riammissione dell’umano che riabilita l’uomo a sé e alla vita, attraverso l’esercizio della cura esclusiva e della tenerezza e, ancor di più, attraverso la pratica esperta, orientata dalla memoria, di costruzione e decostruzione del linguaggio letterario, possibilità suprema di elevazione.
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Pierluigi Mele, La luna adesso, Lecce, Lupo Editore, 2018, pp. 200, € 14,00, ISBN 978-88-66670-67-4
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RUBRICA – “BENI COMUNI” – 9. TI CONOSCO, MASCHERINA… Dal “folleggiar della carne” alla follia della guerra, usi e costumi verso la Quaresima… Capitolo 1
RUBRICA – “BENI COMUNI” – 9. TI CONOSCO, MASCHERINA… Dal “folleggiar della carne” alla follia della guerra, usi e costumi verso la Quaresima… Capitolo 1
Catalogo Documenti Utili: Stralcio delle disposizioni sul divieto di coprire il volto in luoghi pubblici a cura di FRANCESCO CORRENTI ♦ Che sia un diffuso modo di dire dalle origini medioevali, sia stato il titolo d’un film del 1944 di Eduardo De Filippo con Peppino e Titina, d’uno sketch tv di Monica Vitti del ’55 o lo sia, oggi, di alcuni libri e opuscoli di vari autori (come la notissima…
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Hrvatski crnci
"Triba ga dočekat' pokvarenim jajima, njega i njegove poltrone. Nitko toliko nije ponizio i izdao Hrvate kao narcisoidni jadnik", napisao je na FB vrlo poštovani gospodin Mladen Ćustić. I zbog toga bio uhićen?! Bio je to i službeni povratak u titina vremena. Briselski manijak u nedostatku argumenata hapsi Hrvate. RH u svojoj novijoj povijesti, ovakvo nešto nije doživjela. Što je slijedeće? Nosanje anemične štafete, Dan mladosti, polaganje pionirske zakletve? Za one koji ga još uvijek brane, vrijeme je da se pogledaju u zrcalo, i zapitaju: "Je li sa mnom sve u redu?" Dotični hoštapler je tako jadan, mizeran i iskompleksiran, da je šteta trošiti suglasnike i samoglasnike na njegov lik i djelo. Ipak, moram priznati da gosp. Ćustić nije trebao ovako reagirati. Trošiti jaja na "belosvetskog nitkova", dok djeca u Švicarskoj gladuju? Jadni i siroti moraju jesti Toblerone za doručak, ručak i večeru. A Milka čokoladu vide samo za blagdane. Žalosno...
Postoje efikasniji i jeftiniji predmeti, koji bi mogli poslužiti svrsi. Recimo komadi Staroga mosta iz Neretve, kojega su srušili Alijini bojovnici. Kad smo već kod BiH, na brzinu pregledam tamo��nje naslove i vidim da slave 80. godišnjicu "Igmanskog marša". A budala, majko draga!? Pojašnjenje za mlađe generacije. To je ono kad su partizani išli na sanjkanje i GOLIM RUKAMA vruć burek jeli.
Četnici, komunjare, jugo-nostalgičari i ostali duševni bolesnici, ponovo trpe teror Ustaških guja. Ovaj put im smetaju pjesme zagrebačkih repera Tram 11. A stihovi ne samo da su dobri, nego su i istiniti. A istina boli. Kad retardirani smrad Frljić, vadi SVETU Hrvatsku zastavu iz neke stvari, to je onda "sloboda izričaja"? Mater vam slavoserbsku...
Evo par "spornih" stihova: “Na čelu ti petokraka, u oku dugine boje/ u kol’ko si udruga što milijardu kuna broje/ Puši ku*ac malo Titu malo Castru/ k’o Danka partizanka provaljuješ na terasu/ Ne voliš kuhara, ali dobro grabiš iz lonca / Svi ste tu zbog novca, kao mit iz Jasenovca / Balaševići, nema vam države ni na igrici / pušite ku*ac za ćirilicu na Ilici / Bipolarni bipsići, je*o li vas ćaća / k’o Plenki i Njonjo, svi ste topla braća / olfo tolerantni, orjunaški unučići / toliko puše ku*ac da ih zovemo Pušići.” GENIJALNO!
Hrvati su svojim izumima dali veliki doprinos čovječanstvu. Padobran, cepelin, žarulja, gromobran, penkala, Vegeta, kikiriki bez ljuske... Međutim, malo je poznata činjenica da smo bili začetnici rap i hip-hop glazbe. Uz svesrdnu pomoć domaćih crnaca. Nu sad ovih stihova, nastalih između 1941- 45. "Oj Neretvo teci mi na stranu, nosi "trofazne" plavome Jadranu / Kroz ImoCki kamioni žure, voze crnce Francetića Jure." Iz toga perioda datira i svima poznati hit: "Shining star over Metkovic / Yo motherfucker, yo, yo motherfucker / Send our greetings to Mr. Pavelic". Ovu pjesmu su uglazbili stari dida Mate i klapa "Nigeri" iz Klobuka. Čak smo s njome bili među prva tri na Euroviziji u Berlinu, ali "svet o tome ćuti". DokleN? NDH bila ozbiljna država i oaza demokracije, u kojoj je sve funkcioniralo kako treba? Vratite nam naše crnce i sve će opet bit' u redu.
Mentalno deficitarni orjunaš Dino Rađa, kaže: "Zaboli me više k*rac za rat. Za četnike i ustaše, za antivaksere i sve ljude ograničene pameti koji nam ne dopuštaju da živimo normalno. Zaboli me tko je prvi počeo, tko je više pogriješio." Ovaj 211cm visoki komad JUNETINE, ni nakon 30 godina nije skonto: "Ko nas bre zavadi?" Momak je toliko glup, da čak i Ante (fekalija) Tomić pored njega nalikuje na ljudsko biće. Samo nas "etničko i ideološko čišćenje", mogu spasiti od ovakvih multi-degenerika.
Zašto su komunjare toliko gluplje od Domoljuba? Odgovor je jednostavan. U komunizmu pojedinac uopće nije važan, pa samim tim ni njegovo mišljenje. Jer partija je tu da misli za njih. Njihovo je da slijepo slijede upute i da puno ne pitaju. PRAVE partije više nema, ali su zato tu njeni surogati. Čije mišljenje kreiraju MEDIJI, koji su mahom lijevo orijentirani. S druge strane, mi nemamo nikoga. I zato, htjeli ili ne htjeli MORAMO se uzdati u se. A što više misliš svojom glavom, postaješ pametniji i informiraniji.
Kvocijent inteligencije je bitan, ali ne i presuđujući. I među kmerima postoje inteligentni ljudi, ali im je mozak konstantno na "godišnjem". LOGIKA je ono što nam treba, a ne šuplje priče i pametovanje. Upravo zato se ne smijemo bojati rasprave sa VKV bićima bez domovine. Oni će te probati zbuniti zajebanim riječima i frazama, jer pate od kompleksa više vrijednosti. Ali ćeš ih zato u roku par minuta, satrati logikom i činjenicama i poslati na "smetljište istorije". GARANTIRAM.
U službenu verziju priče o koroni, više ne vjeruju ni na Vrapču. Istina curi na sve strane, pa je NEMOGUĆE istim intenzitetom držati ljude u strahu. Kao prije godinu dana. Što će sad, žalosna im majka i oba roditelja? Preusmjeriti pozornost pučanstva na nešto drugo. A ne postoji ništa bolje od dobrog, starog rata. Globalisti su spremni na sve, tako da ratovi između Ukrajine i Rusije ili Kine i Tajvana, uopće nisu nemogući. Pogotovo danas, kada su SAD i NATO postale predmetom ismijavanja. Kao onomad "Teritorijalna Obrana". Moderno oružje je još uvijek tu, ali zapovjedni kadar ili nekakav plan su im za plakat. Od smijeha...
Korona može prestati, samo ako SOTONJARE tako odluče. Ali tek onda nam slijedi pravi seks i kaos, zvani TERORIZAM. Zaboravili smo da je pred PLANdemiju, nekoliko MILIJUNA akademskih građana okupiralo Europu. Trenutno se isto događa i u SAD. Granice prema Meksiku nema, i ulazi tko hoće. Bez ikakve provjere. Pa je tako pola Bliskog istoka spakiralo kufere i krenulo na put. Samo iz Afganistana ih je ušlo preko 60 tisuća. A gdje je ostatak Arapskog poluotoka? U pitanju su vojno sposobni muškarci (popularni "kozojebi") i tek poneka hanuma s djetetom. Čisto za potrebe lijevih medija. Ovo se i nas i te kako tiče, jer zahvaljujući mudrosti naših poslušnika ubrzo ulazimo u Schengen. I time gubimo suverenitet i granice. A što dobijamo? Spolni organ od ovce.
Za par mjeseci nam dolazi PRAVO cjepivo protiv omikrona. Problem? Do tada ga ne će biti, jer je diljem svijeta u drastičnom padu. Ali ako hoćeš zadržati ausvajs, moraš se cijepiti protiv nečega čega nema. Zašto? Kao što kažu u filmovima: "Prati trag novca". Farmaceutska industrija već sada zadovoljno trlja ruke. "Navali narode. Još malo pa nestalo!" I "moćnici" se grohotom smiju, jer su hipohondri i dalje isprepadani. Pitanje? Je li i jedna zdrava osoba u Hrvatskoj umrla od Kineske gripe? Ozbiljno pitam i ne zajebajem se. Ako je, gdje su dokazi?
Kažu da je cjepivo učinkovito. Ja tvrdim da nije. Njihovi su mediji, pa nam mogu lagati do Sudnjega dana. Ali recimo da i ja imam svoje medije. I kažem da dnevno treba piti 10 čaša vode, da ne bi završio na respiratoru. Sigurno bi bilo onih koji bi ovaj savjet poslušali, bez obzira što nema nikakvoga smisla.
Od sredine Veljače, STOKA namjerava testirati školsku djecu. I to svaki ponedjeljak. Pošteđeni će ostati samo oni đaci, čiji su roditelji totalni DEBILI. Pa su ih dali cijepiti. Mada djeci cjepivo uopće ne treba. Upravo zato, jeb*m milu majku kretenu koji je ovu odluku potpisao. Moram li biti ovako vulgaran? Dakako.
Koje sve sastojke ima onaj štapić, što ti ga skoro do mozga uguraju? Između ostaloga: titanij, aluminij, srebro i čestice stakla. A to uopće nije navedeno u deklaraciji. Dakle, i testiranje može biti i te kako opasno. Neki ga znanstvenici čak porede sa udisanjem azbesta. A od toga se dobiva rak.
"Testirati ćemo ih jednom tjedno, kako bismo imati što više djece u učionicama", kaže crnogorski drot. Koji se u slobodnom vremenu bavi rješavanjem križaljki i medicinom. Dr. Mengele je za ove današnje manijake, bio "klasični humanitarac". Moja djeca nisu cijepljena, niti će biti testirana. Nema teorije. A kako sada stvari stoje, nema više škole. Što su učili - učili su. Dok ovo psihopatsko iživljavanje ne prestane, ostati će doma. Ako mogu pratiti predavanja online, u redu. A ako ne, ko' mu jebe mater. Ničija nije do zore gorila, pa neće ni ovima. Sjetimo se bračnog para Čaušesku (Ceausescu) i "idiličnog" kraja njihove vladavine. Upravo se takve stvari događaju, kada narod definitivno popizdi. Kada će to biti? Kad im dirneš ono najsvetije u životu. A to su djeca.
Tzv. "mjere" nisu svugdje iste. Ovo su dobro izbalansirali, tako da ne patimo svi isto. U protivnom bi prijetila opasnost od masovne pobune. Zato u određenim državama prosvjeduju, dok ostatak svijeta šuti. I tako se smjenjuju kao na traci. Malo ovi, malo oni. Jer kada plane nekoliko manjih požara, lako ih je ugasiti. Ali kad se spoje u vatrenu stihiju, iza njih ostaje pustoš.
Prosvjedima se priključila i Kanada. Ljudi traže ukidanje kovid potvrda i prestanak medicinskog terorizma. Kanada je potpuno skrenula ulijevo i na djelu su čisti totalitarizam i segregacija. Najduži konvoj kamiona u povijesti, stigao je u glavni grad Ottawu. Dug je oko 70km i sudjeluje oko 50.000 vozača. Tu su i kolone auta, a masa ljudi ih pozdravlja duž puta. I to sve na temperaturi od -35 stupnjeva. Svaka čast gospodo. Mali globalista Troudeau ih je nazvao "šačicom marginalaca". Zvuči poznato? Kad je shvatio da mu matematika ne ide od ruke, "hrabro" je utekao na nepoznatu lokaciju.
Kamiondžije imaju vrlo jak adut u rukama. U stanju su blokirati cijelu državu. Čime se dopremaju: hrana, lijekovi, benzin i sve što je potrebno da bi život normalno funkcionirao? Kamionima. Ovaj model otpora je izuzetno efikasan i trenutno ne vidim bolji. Normalno da bi bilo nestašica, ali preživjeli smo i gore u pokojnoj jugi.
Apple je dodao novi emoji u svoju kolekciju. Trudnoga muškarca!? Suvišno je bilo što pisati o ovome idiotluku, i tko zna što je slijedeće? Leteći gudin ili ćopavi u nezgodnoj pozi sa transrodnim čukom Luksom?
Imajući u vidu trajnost Kineskih proizvoda, ispada da je im je korona nešto najkvalitetnije sto su do sada napravili. Istekle su 2 godine garancije a još uvijek radi.
Valjda će i Pelješki bar toliko izdržati? Ipak, treba sačuvati račun za svaki slučaj.
Jebi ti to kume. Što je sigurno, sigurno je...
"ZA DOMOVINU SPREMNI"
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Metti che ti presenti a una ragazza e dici, “Suono bene il clarinetto”. Metti che lei capisce tutta un’altra cosa e ti fa subito l’occhietto. Metti che sei un artista puro e questa cosa non fa certo un bell’effetto. “Il clarinetto, quello che fa filù filù filù filà”. Metti che lei non è un’artista e con la musica non prova alcun diletto: il clarinetto si butta un po’ giù. Non c’è emozione n‚ soddisfazione a suonar da soli il clarinetto. E’ uno strumento un po’ particolare che ha bisogno di accompagnamento Ma dove sta una chitarrina per suonare insieme con il clarinetto jazz per fare qualche pezz, per fare un po’ filù filù filù filà. La cerco come la Titina questa bella chitarrina per far qualche swing, mentre il clarinetto sping… così nasce un bel blues. A-hum! A-hum! A-hum! A-hum! A-hum! A-hum! Senza la chitarrina non puoi far manco una canzoncina un po’ sveltina in do e allora come fo per fare un po’ filù filù filù filà. La cerco come la Titina questa bella chitarrina per far qualche swing, mentre il clarinetto sping… così nasce un bel blues. La cerco come la Titina questa bella chitarrina per far qualche swing, mentre il clarinetto sping… così nasce un bel blues. (Claudio Mattone e Renzo Arbore) #sanremo #sanremo36 #sanremo86 #sanremo1986 #festivaldisanremo Brano: Il Clarinetto Immagine: Clarinetto e Tromba - Gianni Pelassa - 1999 https://www.instagram.com/p/B-MmduilNE7/?igshid=8qcs0w13h4rn
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Roma, Italia - 8 agosto 2019 Preludi all’amore, primo viaggio Come fai a raccontare cosa succede in 3800 km (mare escluso) in 6 giorni tra Salento, Piemonte, Romagna e Sardegna. Stupido di un mestiere che ti fa credere al centro del mondo e diventi permaloso se qualcuno te lo tocca. Becchi una replica sottotono, ti prende la paura di non ricordare le battute come un debuttante, guidi da Novoli ad Asti di notte e con cambi ogni ora che a certi appuntamenti non puoi dire di no, annusi l'aria, cerchi aiuto nell'umidità degli alberi che circondano il palco e poi arriva ad un certo punto una santa rabbia, forse sopravvivenza, forse amarezza e inizi lo spettacolo sentendo esattamente quale sarà il sapore che ti ritroverai in bocca quando calerà il buio alla fine. PRELUDI ALL'AMORE torna a casa, anzi nelle tante case, per un pò. Tornerà in scena in Svizzera nel bel Festival di Arzo. I muscoli e i sensi si possono rilassare, ora non si racconterà per un pò. Siamo partiti storditi, torniamo con un senso di gratitudine profonda per la vita che abbiamo vissuto questi soli giorni. Pippo, Ciuma, Unda, Luigi. Ci guida alla regia Simonetta, uno sguardo d'oro di donna su narratori e musicisti uomini. Lo spettacolo sembra già un altro. Cresce. Gli sguardi e le parole degli amici sono preziosi. Tonio lo ha presentato a Novoli come una creatura che muove i primi passi. Buffo, ti accorgi che ti puoi divertire non subito, ma solo quando te lo dici davvero. Tra tutte ci portiamo nel cuore la replica di Gairo, in Sardegna, sperduti in un bosco dell'Ogliastra. Quando si fa il buio il pubblico esplode dal silenzio, tutti. Marco Baliani in piedi al centro applaude forte e grida bravo!. (maestro...). Scopri che nel pubblico c'era anche Giuliana Musso, cocciuto e resistente di un Giancarlo Biffi. Il Festival dei Tacchi ha la durezza delle ossa di Sardegna. La magia è stata fatta, l'altra notte, ce ne portiamo via un pò. Hanno detto in queste repliche: grazie della delizia, come certi scritti di Raffaele Nigro, come in un film di Pupi Avati, un atto poetico di racconti dalla Puglia, i musicisti che si perdono a guardare la balena che vola sono una poesia (ha detto Baliani, cara Simonetta). Scrivo di passaggio da Roma. Domani inizia una pausa. Era un luglio che non mi aspettavo, che non avevo preventivato. Napoli con il Puglia Show Case in inglese, il laboratorio di Montagne Racconta, l'inizio di Moby Dick, il primo viaggio di Preludi all'amore. Sono cotto. E grato. Su un taccuino prendo nota dei preziosi appoggi tra noi in scena, appoggi nati dal vivo, queste sere. La relazione è l'anima di questa messa in scena, lo diceva Simonetta già da un pò. Annoto di 3 sostanze fondanti di questo spettacolo: 1) è la nostra versione del mondo, piaccia o no, è semplicemente la nostra proposta; 2) -Hai visto dove lavora tuo padre, 'Ngiulina, qui nasce il bianco, 'Ngiulina; 3) la terza... non si da in pasto qui. Domani si torna nella Puglia senza riflettori, cubiste e decibel di Pinuccio, Giacomino, 'Ngiulina, Caterina, Titina, Lino, Mario, Arturo...E' questa che raccontiamo. Piaccia o no, è la nostra versione. Assolutamente fuori tempo. Alla stazione di Civitavecchia ci siamo abbracciati commossi, 6 giorni vissuti così è tanta roba. Ps. per i posteri: 1) ho assistito alla prima volta in 30 anni che i Bevano Est mettevano piede all'autogrill "Bevano Est"; 2) abbiamo assistito a Unda che giocava a scopone scientifico. E scientifico si fa per dire! Roma, 8 agosto 2019 PRELUDI ALL'AMORE Uno spettacolo di e con Luigi D’Elia e i BEVANO EST Regia di Simonetta Dellomonaco Luigi D’Elia, voce narrante Stefano Delvecchio, fisarmonica bitonica Davide Castiglia, violino Giampiero Cignani, clarinetto Il primo viaggio domenica 30 giugno, ore 21:00 – Giardino delle Esperidi Festival –Cascina della Boggia, via della Boggia 16, Ello (Lecco) giovedì 1 agosto – Festival TEATRI DELLA CUPA – Novoli venerdì 2 agosto, ore 21.30 – Castagnole delle Lanze (AT), Belvedere del Municipio – FESTIVAL PAESAGGI E OLTRE 2019 sabato 3 agosto – Festival Casola è una favola – Casola Valsenio (Ravenna) lunedì 5 agosto, ore 21:30 – Festival dei Tacchi – Gairo Taquisara, Ogliastra – Sardegna venerdì 30 agosto, ore 18:30 – Festival di Narrazione di Arzo, Svizzera
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2017 Wardrobe Post
little late this year but only just! i just about doubled what i have last year so it took me such a long time to photograph things, and i didn’t even get it all. next year is going to be exciting because i plan on getting a whole bunch more stuff this year and i dont sell aaaaaanything
clockwork rose’s twinklebat my first ever lolita piece and definitely my most worn piece. it really set the tone of my wardrobe when i started. i’ve had it for four years and i’m still excited that i managed to get a dream dress as my first piece
eat me ink me’s sugary bones my latest purchase and one of my ultimate dream dresses! i never thought i’d actually get my hands on sugary bones but it popped up on the facebook sales page and i fucking screamed. it’s so cute and so comfy and it has a pocket!
haenuli’s starlight of serenity the first piece i ever spent more than about 150 on. its so worth the price tag though. haneuli’s quality is amazing. this dress is so soft and princess like i love it
eat me ink me’s midnight rhapsody yes another lavender bat dress. its my favourite colour and theme i will collect them all. this dress is lovely and so well made and the bats are fuzzy and its great
rouge aerie’s nightmare rising im always a slut for indie brands doing weird things. this dress is super unique and amazing quality packed full of details its so great
chess story’s miss bunny one of the few dresses on my original wish list that i actually bought. i just can’t resist black and white vertical stripes.
bodyline’s l580 i’ve dubbed this harlequin witch and it has served my witch coord needs well. i also managed to get it with the print backwards which i think is hilarious. its really hard to tell tho
bodyline’s l155 every sweet lolita needs a carousel print
angelic pretty’s tied ribbon jsk my only “real” burando dress. i got it real cheap second hand since its so old. it really turned me on to burando though. its quality is incredible. def worth the boob loaf
bunny and black’s nurse print my love of indie brand knows no bounds. this skirt is so cute and delightfully weird. its absolutely one of my favourite pieces to wear, though i need to have it taken in because ive lost so much weight its huuuuuge on me now ;n;
bodyline’s l305 this skirt is hands down one of my favourite ever pieces from bodyline. its really gorgeous and does incredible things to my boobs
angelic pretty’s maple shirring blouse i love love love the details on the front of this blouse. there are so many bows. so many. it just slays me with how cute it is
my black blouses! top left corner is bodyline’s l364, the rest are all off brand and thrifted
my white blouses! left most is bodyline’s l 364 again, the rest are offbrand and thrifted
my giant headbows! top is baby the stars shine bright’s lillianne and bottom is from eat me ink me
my wigs! left is thrifted, right is from amazon and desperately needs to be de-frizzed
my bags! clockwise starting from the star : loris, vintage, angelic pretty x2, titina
my rediculous mass of accessories (and cat butt). bits and pieces come from everywhere -- some of it thrifted, some of it hand made, lots from etsy. brands include but are not limited to: angelic pretty, haenuli, luminecentea, we’re all mad here, holley tea time, and chocomint
my socks! tights at the top, going clockwise from the left top corner, target, value village, cherrycheezy, teja jamilla. bottom left corner is all sock dreams except the far right, which is from hot topic, right corner is sourpuss, secret shop, offbrand, and angelic pretty x2
my shoes! at least the ones bought specifically for wearing with lolita. back row is iron fist, bordello, bodyline. front row is an*tai*na x2, off brand
that’s it for this years wardrobe post! thanks for looking <3
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TEATRO DEL GRILLO, OMAGGIO A TITINA. VIDEO
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TEATRO DEL GRILLO, OMAGGIO A TITINA. VIDEO
Si accendono i riflettori sul Teatro del Grillo di Soverato per il debutto della stagione 2019/20 “Il teatro ti fa grande” con il primo appuntamento del ricco cartellone che sceglie e privilegia, anche in questa 29esima stagione, la drammaturgia contemporanea, con molte proposte che rappresentano un’assoluta novità dell’offerta teatrale nazionale.
Fra queste “Tornò al nido…e altre Titine” su testi inediti di Titina De Filippo rielaborati da Antonella Stefanucci (anche regista) e interpretato insieme a Carmine Borrino, Chiara Cavalieri, Gino Curcione, Adele Pandolfi, Eva Sabelli.
Omaggiare la grandissima interprete, rinverdire quei testi dei primi del ‘900 e metterli in scena con una compagnia di amici – la Compagnia del Teatro Loto che ha prodotto lo spettacolo insieme a Teatri Molisani – ha rappresentato per la Stefanucci, la motivazione di questo progetto, rendendo giustizia anche al talento della scrittura di una persona, cui il padre (l’immenso Eduardo Scarpetta) aveva affidato dal suo debutto di bambina ruoli maschili.
Il prossimo appuntamento è con uno spettacolo tutto calabrese: “U Figghiu”, vincitore “Teatro del Sacro 2019” di Saverio Tavano; con Annamaria De Luca, Francesco Gallelli e Fabrizio Pugliese. Il 1 dicembre nei consueti due orari:17 e 20.45.
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“L’ultimo volo”. La tragedia del dirigibile Italia, gli errori di Nobile, la fine di Amundsen. Un racconto di Gianluca Barbera
Gianluca Barbera è l’infaticabile avventuriero della letteratura italiana contemporanea. Con energia ferina, ha risvegliato un genere – quello del racconto di imprese straordinarie – in cui siamo stati eccellenti (si pensi a Salgari ma anche a Vittorio G. Rossi). Mentre il suo “Magellano” (Castelvecchi, 2018) continua a mietere successi (lo spettacolo teatrale desunto dal romanzo, con Cochi Ponzoni protagonista, ha esordito il 22 maggio a Milano e ha fatto battere mani e cuori), è in uscita il secondo romanzo ‘magellanico’, dedicato a “Marco Polo”. Il libro sarà pubblico il 30 maggio, nel frattempo Barbera ha scritto, a sgranchire l’istinto, un racconto in cui narra l’impresa mutata in tragedia di Umberto Nobile. Era il 1928. A tentare di salvare l’amico-nemico, come si sa, si mise Roald Amundsen, la star delle esplorazioni polari – e lì morì. La letteratura, come sempre, arriva dove la cronaca arretra.
***
Dopo aver diretto le operazioni di carico della enorme croce di quercia benedetta dal papa, il comandante Nobile consegnò il megafono di ottone al fratello, si abbracciarono e finalmente salì il gradino che immetteva alla gondola, subito accolto dalle grida di benvenuto dell’equipaggio: “Viva l’Italia! Viva Nobile!”.
Sorrise imbarazzato, prese in braccio la sua cagnetta Titina, l’accarezzò come per farle coraggio, poi si affacciò dal portellone e fece segno al personale di terra di mollare gli ormeggi. Il primo motorista accese il motore di poppa. Un attimo dopo anche i due motori centrali presero a rombare. Quando l’ultima fune di traino fu liberata, il dirigibile, che fino a quel momento era rimasto sospeso a pochi metri dal suolo innevato, iniziò a sollevarsi.
Da terra una piccola folla – per lo più composta da cronisti, cineoperatori, tecnici e minatori – osservava immobile la sagoma a forma di sigaro del dirigibile Italia allontanarsi nella nebbia che stazionava sopra la Baia del Re.
Quando scomparve alla vista qualcuno si fece il segno della croce e poi tutti tornarono alle proprie occupazioni.
Erano le cinque del mattino di mercoledì 23 maggio 1928 e il sole era già sorto da parecchio sopra l’accampamento minerario di Ny-Ålesund, presso la Baia del Re, alle isole Svalbard, che da poco appartenevano alla Norvegia.
*
Il 30 maggio prossimo uscirà per Castelvecchi l’ultimo romanzo di Gianluca Barbera, “Marco Polo”
La sera prima, nella sua elegante casa di Svartskog, a pochi chilometri da Oslo, Roald Amundsen, il più grande esploratore polare di tutti i tempi, aveva avuto in casa ospiti. Si erano riuniti per festeggiare due nuovi eroi dell’aria, Hubert Wilkins e Carl Eielson, reduci dalla transvolata di venti ore del mare artico, da Point Barrow, in Alaska, alle isole Svalbard, a bordo di un prototipo Lockheed Vega.
Amundsen era una leggenda vivente, autore di imprese che avevano infiammato l’immaginario collettivo da un capo all’altro del mondo. Aveva giocato un ruolo decisivo nella scoperta del passaggio a nordovest e in quella del passaggio a nordest. Era stato il primo a conquistare il Polo Sud, e appena due anni prima il Polo Nord, sorvolato il 12 maggio del 1926 insieme al comandante Umberto Nobile, a bordo del Norge, un dirigibile semirigido di fabbricazione italiana progettato e pilotato dallo stesso Nobile. Ma ormai, sulla soglia dei cinquantasei anni, molti si aspettavano da lui che si ritirasse in buon ordine e che, come tutte le vecchie glorie, accettasse di passare il testimone alle nuove star del cielo. Proprio ciò che stava avvenendo quella sera.
Dalla prima trasvolata atlantica di Charles Lindbergh a bordo dello Spirit of Saint Louis, datata 1912, era esplosa la passione per le trasvolate, e tutti i migliori piloti del mondo si lanciavano in imprese sempre più scriteriate, nel tentativo di superarsi l’un l’altro, dando vita a una competizione nei cieli dalla quale sarebbe fiorita una mitologia fatta di velocità, resistenza e temerarietà.
Durante la cena fu inevitabile che il discorso scivolasse sulla spedizione del dirigibile Italia. Se l’impresa di Nobile fosse andata a buon fine Amundsen sarebbe stato costretto a inghiottire il boccone brindando al successo di un uomo che detestava. Dopo la conquista del Polo Nord, Nobile e Amundsen non avevano fatto che insultarsi sui giornali e perfino in un paio di occasioni pubbliche, davanti a una folla sconcertata.
Entrambi rivendicavano i meriti della conquista del Polo Nord.
Amundsen, per primo, non era stato tenero con Nobile parlando di lui alla stampa come di una specie di autista, niente di più; e definendolo un esploratore privo di esperienza e dell’umiltà necessaria per acquisirla. Nobile, dal canto suo, aveva replicato rimarcando il ruolo marginale avuto da Amundsen durante il sorvolo del Polo Nord, dal momento che se ne era rimasto tutto il tempo seduto in fondo alla gondola come un semplice passeggero, imbarcato per di più a viaggio iniziato e occupato unicamente a brontolare in una lingua incomprensibile, con una faccia perennemente imbronciata. “Io ho progettato il dirigibile, preparato la spedizione, tracciato la rotta” continuava a ripetere Nobile. “Fosse andata male, la colpa sarebbe stato mia non di Amundsen. A lui spettava il compito più semplice, è stato lui stesso ad ammetterlo, prima che montassero le polemiche: doveva semplicemente restarsene affacciato al finestrino per scoprire tracce di un possibile continente artico. Nient’altro. Se lo avesse trovato, se avesse avvistato delle montagne, delle terre, delle isole, qualsiasi cosa, allora sarebbe giunto per lui il momento di entrare in azione: sarebbe sceso sul pack per intraprendere una esplorazione di quelle nuove terre. Lui era un esploratore, si muoveva in slitta con i cani, questa era la sua professione… Invece non trovammo nulla. Solo uno sterminato mare ghiacciato, questo fu il guaio. Il fatto che abbia dovuto restarsene con le mani in mano per tutto il tempo”.
Ma la lite peggiore tra i due era scoppiata dopo il disastroso atterraggio in Alaska, in una baia ghiacciata, che aveva seriamente danneggiato il dirigibile, di proprietà norvegese. Amundsen aveva sostenuto che l’atterraggio non era finito in tragedia solo grazie all’intervento energico del comandante in seconda, il pilota Hjalmar Riiser-Larsen, suo amico personale, che si era imposto, anche in virtù della sua prestanza fisica, per correggere le manovre improvvide di Nobile. Naturalmente quest’ultimo aveva sostenuto l’esatto contrario: ossia che era stato solo grazie alla sua padronanza del dirigibile se si era evitato il disastro in condizioni di tempo così proibitive. Chi avesse ragione non sarebbe mai stato possibile appurarlo.
A tutto questo si aggiungeva il fatto che, mentre al suo arrivo in Alaska a bordo di una slitta trainata da cani, prima a Teller e poi a Nome, Amundsen non aveva ricevuto le accoglienze principesche che si attendeva, al contrario Nobile, al momento del suo sbarco a Seattle a bordo del piroscafo Vittoria, era stato accolto come un eroe.
Questo Amundsen non glielo aveva perdonato, non perdendo occasione per accusarlo di aver saputo montare una campagna stampa tutta a suo favore, grazie anche al supporto del suo governo. E così lui e Nobile avevano trascorso gli anni successivi a litigare: Amundsen attaccandolo dalle pagine del New York Times e Nobile rispondendogli da quelle del National Geographic. Non solo. Il ciclo di incontri del duo Amundsen-Ellsworth (il miliardario americano che aveva contribuito a finanziare la spedizione del Norge) non aveva ricevuto negli Stati Uniti un’accoglienza particolarmente calorosa; mentre Nobile, ovunque si recasse, veniva festeggiato come una star del cinema. E una volta rientrato in Italia era stato promosso dal duce in persona a generale dell’Aeronautica Militare.
“Caro Roald” aveva scherzato quella sera uno degli ospiti, “tu stai pregando perché non ce la faccia, ammettilo”.
Amundsen aveva fissato l’amico con rimprovero, ma non se l’era sentita di rispondergli.
Dopo un po’, però, visto che quello insisteva tanto, era sbottato: “Parli così perché non sei mai stato al polo, con il culo al freddo e tonnellate di ghiaccio che ti assediano da ogni parte, come se fossi stato rinchiuso in una cella frigorifera! Perché, se ti ci fossi trovato, in quelle condizioni, non ti sogneresti di fare una simile affermazione: nessuno che abbia patito gli stenti di un viaggio polare potrà mai augurare il peggio a chi affronta i ghiacci!”.
E per quella sera il discorso era stato chiuso.
*
Mentre il dirigibile Italia raggiungeva la quota prestabilita, al di sopra delle nubi, al timone c’era un ufficiale biondo con due baffetti all’ingiù e occhi chiari e sereni. Elegante e inappuntabile come sempre, Adalberto Mariano era il timoniere più esperto a bordo. Anche gli altri timonieri erano ai loro posti. Nobile, in piedi davanti al quadro di comando, impartiva ordini sulla rotta con voce pacata. I tre potenti motori Maybach rombavano facendo vibrare la gondola, una rudimentale struttura in metallo e legno che poteva contenere una dozzina di persone al massimo. Al centro della gondola Pontremoli, rampante fisico dell’Università di Milano, era già al lavoro sulle sue apparecchiature, intento a misurare il magnetismo atmosferico. Poco più in là, František Běhounek, ricercatore dell’Università di Praga, lavorava alla mappatura della carica elettrica dell’atmosfera. Alle loro spalle, vicino a un oblò, Finn Malmgren, climatologo svedese dell’Università di Uppsala, era occupato in complesse rilevazioni meteo, utili a guidare il dirigibile tenendolo al riparo dalle perturbazioni.
In uno stanzino in fondo alla gondola aveva trovato posto il radiotelegrafista, Giuseppe Biagi, impegnato a tenere i contatti con la nave appoggio Città di Milano, ancorata nella rada del villaggio minerario di Ny-Ålesund, da giorni assediato da giornalisti e curiosi provenienti da tutto il mondo, venuti ad assistere all’impresa. All’esterno della gondola i motoristi si muovevano tra tubi, funi metalliche, montanti, corde e scalette lungo la base dell’involucro, e tutt’attorno, per raggiungere le cabine motore, agganciate alla chiglia, e i vari punti del pallone nei quali si fossero rese necessarie riparazioni in volo. I grossi timoni erano sistemati dentro la gondola. Il timone di quota era al centro dell’abitacolo, mentre quello di direzione era sistemato sul lato anteriore.
Il dirigibile, nelle prime ore, aveva sorvolato la costa puntando verso nord; poi, all’altezza di Amsterdamøya, una piccola isola disabitata delle Svalbard nordoccidentali, aveva sterzato verso la Groenlandia, anche per sottrarsi a un tambureggiante vento da nordest. Banchi di nebbia venivano loro incontro a folate.
Nobile si era sistemato in fondo, tra mappe e appunti di viaggio. Sotto di loro scorrevano immense distese di ghiaccio: la banchisa polare artica. Giunti a 84° di latitudine egli registrò sul diario di bordo: “Da questo momento è cessata ogni traccia di vita. Fin qui, di tanto in tanto, era possibile scorgere orsi polari, avvistare qualche uccello in volo; e nei tratti di mare sgombri dal ghiaccio vedere guizzare dei pesci. Poi, più niente”.
All’altezza del 20° meridiano l’Italia virò di nuovo puntando verso nord. Fino a quel momento la velocità di crociera si era aggirata intorno ai 60 chilometri orari. Ma dopo il viraggio un forte vento di poppa li stava sospingendo fino a 140.
L’acqua nei termos si era ghiacciata. Nessuno aveva chiuso occhio nelle ultime venti ore, da che erano partiti. Tutti erano in attesa di raggiungere la meta, a 90° N, lo zero geografico assoluto. A mezzanotte e dodici minuti scattò un applauso. Il polo era esattamente sotto di loro, stando al sestante e alle altre strumentazioni. Si abbracciarono, stapparono due bottiglie di champagne. Come concordato, Biagi inviò un telegramma al duce, uno al papa e un terzo al re. Nobile spedì un saluto alla moglie. Si intonò l’inno nazionale. Il comandante aprì il portello, si sporse e lasciò precipitare di sotto la bandiera italiana annodata alla croce benedetta. Da un grammofono partirono le note di Giovinezza e de La campana di San Giusto.
Nobile guardò giù. Il programma prevedeva che tre di loro venissero calati sul ghiaccio tramite uno speciale ascensore di sua progettazione. Nessuno conosceva la profondità del mare sotto il polo. Una volta sulla banchisa l’avrebbero misurata attraverso un ecometro Graz, capace di calcolare il tempo di ritorno di un impulso sonoro inviato negli abissi. Che successo sarebbe stato per l’Italia fascista!
Eppure il comandante Nobile non era fascista. Anzi, aveva molti nemici tra le più alte gerarchie; primo fra tutti il potente sottosegretario di Stato per la Regia Aeronautica Italo Balbo, che detestava i dirigibili e per nessuna ragione al mondo avrebbe messo piede su uno di essi.
Mentre contemplava quelle distese di ghiaccio senza fine, all’improvviso si era alzato un forte vento. Consultatosi coi suoi ufficiali Nobile aveva deciso di annullare la discesa sul pack. Peccato!
Era già il momento di fare ritorno. Alla Baia del Re tutti erano già stati informati e festeggiavano. L’arrivo alla base del dirigibile era previsto per il giorno dopo. Ma quando si trattò di stabilire la rotta sorsero i primi contrasti. Alcuni propendevano per la via scelta dal Norge due anni prima, ossia per la rotta che conduceva in l’Alaska: era certo la più distante, ma perlomeno era già stata testata. Ma proprio per quello Nobile ne aveva conservato un pessimo ricordo. L’atterraggio vicino a Teller, sul mare ghiacciato, in mezzo a una tormenta di neve, era stato un incubo. Avevano rischiato di schiantarsi. Non voleva ripetere quell’esperienza. Per questo si lasciò convincere da Malmgren a fare ritorno per la via appena percorsa, volando controvento fino a Ny-Ålesund. Lo svedese si disse sicuro, in base alle rilevazioni ricevute durante tutto il giorno dalla Baia del Re, che avrebbero incontrato condizioni atmosferiche migliori di quelle cui sarebbero andati incontro se avessero volato verso l’Alaska.
Alle 2:20 pertanto il dirigibile raggiunse quota mille metri e si mise alle spalle il Polo Nord procedendo lungo il 24° meridiano.
Tutti a bordo del dirigibile avevano bisogno di dormire e si stabilirono dei turni. Lo spazio era così angusto che a volte per muoversi era necessario scavalcare quelli che dormivano nei sacchi a pelo.
Verso la sei del mattino il dirigibile fu circondato da una fitta coltre di nebbia. Soffiava un forte vento contrario.
Malmgren assicurò che presto le condizioni sarebbero migliorate. Ma non andò così. Il tempo continuò a peggiorare. Il dirigibile era scosso da violente turbolenze. Tutt’attorno al pallone si era formata una crosta di ghiaccio. Si viaggiava a velocità ridotta anche perché Nobile, per risparmiare carburante, aveva dato ordine di procedere solo con due motori. Eppure oramai le Svalbard erano in vista. La meta sembrava a portata di mano.
A un certo punto il timone di quota si bloccò. L’aeronave si inclinò. La prua, rivolta all’ingiù, puntava verso la distesa di giaccio sotto di loro. Nobile ordinò di spegnere i motori per ritardare l’eventuale impatto. A poco a poco il dirigibile riprese quota e tutti poterono rifiatare.
Ma poco dopo si ritrovarono daccapo, con la prua inclinata di otto gradi verso il basso. Erano in volo da due giorni, molti di loro senza mai riposare: le coste delle Svalbard erano vicine, si potevano scorgere a occhio nudo. Mancava poco. Nobile ordinò di portare al massimo tutti i motori in un ultimo sforzo per risalire la corrente e riguadagnare una posizione che li ponesse al riparo dai pericoli, al di sopra delle nubi. Fuori nevicava a più non posso e soffiava un vento immane. Dopo qualche minuto si trovarono avvolti da una nebbia così fitta da impedire la vista.
“Siamo pesanti!” gridò dal suo abitacolo Natale Cecioni, primo motorista.
Si tentò di sbarazzarsi di duecento chili di catena-zavorra ma nemmeno quello bastò. Nobile ordinò nuovamente di spegnere i motori. In caso di impatto perlomeno si sarebbe evitato il rischio che il dirigibile andasse a fuoco. Ormai dalle finestre della gondola si vedeva il pack a pochi metri, in tutti i suoi terrificanti dettagli.
Biagi lanciò subito un SOS alla Città di Milano. Erano le 10:27 di venerdì 25 maggio.
*
Proprio quel giorno, poche ore dopo, Amundsen si trovava in un ristorante di Oslo in compagnia di amici e di giornalisti. Erano stati serviti i caffè. Uno degli ospiti, Frøis Frøisland, direttore dell’Aftenposten, ricevette una telefonata. Al suo ritorno aveva una faccia buia. Si chinò e sussurrò all’orecchio di Amundsen poche parole.
Il vecchio esploratore si alzò e disse: “Signori, il dirigibile Italia è scomparso. Il console italiano ha chiesto al governo norvegese un aiuto per le ricerche”.
Nella sala calò il silenzio. Poco dopo il telefono tornò a squillare: era il ministro della Difesa che chiedeva di parlare con Amundsen; il quale, tornato al tavolo, pronunciò queste poche parole: “Sono stato convocato al ministero per organizzare i soccorsi. Perdonate, ma vi devo lasciare”.
E con passo solenne, accompagnato dagli sguardi dei presenti, lasciò la sala. Si sentiva come sollevato da terra, pieno di euforia in petto. Avevano di nuovo bisogno di lui. E per di più era chiamato a salvare il suo rivale. Quale rivincita!
*
Nobile e altri otto superstiti si trovarono distesi tra i rottami della gondola sparsi da ogni parte. Al primo impatto ne erano stati sbalzati fuori attraverso lo squarcio che si era prodotto sul lato destro.
Dopo essersi riavuto Nobile aveva alzato gli occhi e aveva visto il pallone aerostatico allontanarsi senza più controllo, trascinato dal vento in direzione nordest, verso l’area più desolata del mare artico. Ritto sulla passerella di metallo che conduceva alla cabina del motore di sinistra, il capo motorista Ettore Arduino lo fissava con occhi pieni di disperazione tenendosi a una fune. Altri cinque uomini erano con lui sul pallone e sarebbero stati portati via, chissà dove.
Nobile e gli altri sopravvissuti si trovarono di colpo in mezzo a una tormenta, su una banchisa deserta, tra giganteschi ammassi di neve ghiacciata, canali e pozze di ghiaccio sciolto, a non meno di dodici gradi sotto zero. Il comandante aveva una gamba e un polso fratturati, una spalla slogata e un paio di costole rotte. A Cecioni non era andata meglio: entrambe le gambe fratturate sotto il ginocchio.
Nobile sentì abbaiare e alzò lo sguardo. Vide corrergli incontro Titina, che prese a leccarlo. Il fox terrier era illeso, senza una sola ferita. Gli altri si stavano avvicinando alla spicciolata. Sembravano sconvolti ma in buone condizioni, a parte qualche ammaccatura. Vincenzo Pomella, uno dei motoristi, invece fu ritrovato con il cranio fracassato qualche minuto dopo. Aveva sbattuto violentemente contro un lastrone di ghiaccio appuntito. Il suo corpo giaceva accanto ai pezzi della cabina motore di destra.
Se i più sembravano calmi, benché afflitti, Malmgren era in preda alla disperazione e minacciava di gettarsi in acqua e annegarsi.
“È tutta colpa mia” gridava strappandosi i capelli.
Nobile, nonostante il dolore che avvertiva in tutto il corpo, provò a consolarlo.
“Io sono il capo della spedizione” disse. “La responsabilità è tutta mia”.
Un attimo dopo, sul lontano orizzonte videro alzarsi una colonna di fumo nero.
“Potrei scommetterci. Quello è il pallone che è precipitato sul ghiaccio e ha preso fuoco” fu il suo commento.
Alcuni annuirono. Altri chiusero gli occhi e pregarono.
La maggior parte delle attrezzature e delle scorte era stipata nella chiglia lignea posta sotto il pallone perciò se ne era andata con lui. Ma qualcosa si era salvato. L’attrezzatura e le provviste allocate nella gondola per l’esperimento previsto sul pack erano state scaraventate qua e là. Bastava mettersi a cercare. Le prime ore furono dunque spese in questa attività. Tra i rottami furono recuperati, tra le altre cose, un cannocchiale, un revolver, alcune bussole, un sestante e scatole di cibo contenenti pemmican, tavolette di latte e di cioccolato, burro e zollette di zucchero. E poco dopo una coperta, un borsone, un sacco a pelo, una tenda e altra strumentazione utile per la sopravvivenza. E anche qualche capo di abbigliamento pesante. Ma soprattutto un trasmettitore e un ricevitore a onde corte, con tanto di accumulatore di energia. E un’antenna quasi intatta e forse in grado di ricevere, se opportunamente accomodata. Oltre ad alcuni recipienti per cuocere i cibi. Mentre un grosso bidone della benzina, una volta vuotato e ripulito, sarebbe servito da marmitta per cuocere i cibi.
Alcune ore dopo furono rinvenute, a un centinaio di metri di distanza, tre taniche piene di carburante e diverse scatole di fiammiferi. La legna di cui avrebbero avuto bisogno la ricavarono dai numerosi frammenti delle eliche andate in pezzi, che si misero a raccogliere con pazienza. Ovviamente i viveri sarebbero stati razionati. Stimata la quantità di cibo disponibile, Nobile stabilì che a ciascuno ne sarebbero spettati non più di trecento grammi al giorno.
Poi si dedicarono al montaggio della tenda. Siccome il suo colore chiaro la rendeva poco visibile decisero di tingerla di rosso con l’anilina usata per le rilevazioni altimetriche.
Subito dopo lavorarono all’impianto radio, per rimetterlo in funzione. Biagi indossò le cuffie e lo mise alla prova, lanciando continui SOS, purtroppo invano. Fare in fretta era essenziale.
Dopo qualche giorno il cadavere di Pomella prese a puzzare così tanto che rischiava di attirare gli orsi, perciò furono costretti a legargli tutt’attorno dei pesi e a calarlo in acqua.
*
Nell’ufficio del ministro c’era anche Riiser-Larsen, pilota in seconda durante la spedizione del Norge e suo amico personale.
Amundsen ci mise poco a comprendere che sarebbe stato Riiser-Larsen, ora alto ufficiale della Marina, a dirigere la missione di soccorso. Riiser-Larsen aveva già predisposto un piano che consisteva nell’inviare nella Baia del Re la nave polare Hobby con a bordo un Hansa-Brandenburg F36 in funzione di ricognitore. A pilotare l’idrovolante sarebbero stati Riiser-Larsen stesso e il primo tenente Finn Lϋtzov-Holm, uno dei migliori piloti di cui la Marina norvegese disponesse.
Secondo Riiser-Larsen, che parlando fumava placidamente una grossa pipa, il dirigibile Italia doveva essere disperso da qualche parte sul mare ghiacciato a nord delle isole Svalbard.
Amundsen approvò il piano ma si domandò che cosa ci stesse a fare lì. Non vedeva nessun ruolo per lui, se non quello di semplice consulente da terra. Troppo poco per uno come lui.
*
Si può resistere senza mangiare per settimane ma senza bere non più di quattro o cinque giorni. Perciò procurarsi acqua potabile divenne la preoccupazione principale dei sopravvissuti. Erano circondati da neve e ghiaccio ma era tutta acqua salata. Bevendola la sete sarebbe aumentata. Inoltre, alla lunga avrebbe finito per farli ammalare e per provocare allucinazioni. Malmgren spiegò loro che avrebbero potuto ricavare acqua potabile sciogliendo la neve raccolta dalla sommità dei cumuli ghiacciati, perché era la più dolce. Dovevano scegliere tra i blocchi di ghiaccio più duri e grigiastri, nascosti sotto strati e strati di neve. Lì il sale era stato sicuramente drenato. Perciò tutti si misero a individuare i blocchi giusti e a scioglierli dentro barattoli opportunamente preparati.
Zappi, l’unico a possedere nozioni di primo soccorso, si prese cura degli infermi steccando gli arti fratturati e medicando le ferite. Da un pezzo di stoffa lacerata Nobile ricavò un sostegno da portare al collo per il braccio lussato di Malmgren.
Dormire in nove in una tenda concepita per quattro persone non era facile. Si stava così stretti da calpestarsi. Biagi trascorreva le ore del giorno al ricetrasmettitore. Ben presto, non appena la nebbia si diradò, Mariano e Zappi riuscirono a calcolare dalla posizione del sole le loro esatte coordinate. Scoprirono così di trovarsi molto più a est di quanto avessero immaginato. Esattamente a 81° 14’ N 25° 25’ E.
Ben presto si resero conto di non essere precipitati sulla terraferma ma su una enorme lastra di ghiaccio alla deriva, che viaggiava alla velocità di una quindicina di chilometri al giorno. Le coordinate cambiavano difatti ogni giorno. Scoprirono però di trovarsi abbastanza vicini alla terraferma. In lontananza si scorgevano le montagne e i ghiacciai del Nordaustlandet, l’isola più orientale delle Svalbard. Forse camminando sul mare ghiacciato per alcune giornate avrebbero potuto mettersi in salvo.
La notte del 28 maggio ricevettero la visita di un orso bianco di enormi dimensioni. Rovistava tra rottami e rifiuti. Sulle prime non sembrò badare a loro ma poi si fece minaccioso. Malmgren prese la Colt e lo centrò con tre colpi. L’orso cadde a terra e non si rialzò. Venne scuoiato e quella sera banchettarono con la sua carne bollita a dovere.
*
Amundsen se ne restò per giorni chiuso nella costosa camera al Victoria Hotel di Oslo in attesa di essere nuovamente contattato dal ministero o da Riiser-Larsen. Ma nessuna chiamata giunse. Era furioso. Lo avevano messo da parte, come un inutile orpello. Non avevano più bisogno di lui. Si sentiva vecchio, stanco e svuotato.
Non poteva sapere che nel frattempo le cose erano cambiate e che gli italiani, attraverso il cavalier Senni, capo delegazione, avevano fatto sapere che avrebbero accettato l’aiuto norvegese a patto che la missione di soccorso non fosse diretta da Amundsen. Mussolini era stato categorico. In passato Amundsen aveva parlato male dell’Italia e del regime e lo stesso duce aveva avuto con lui un incontro di cui conservava un ricordo spiacevole. Inoltre il governo italiano pretendeva che a coordinare le ricerche fosse la nave appoggio Città di Milano, comandata dal capitano di fregata Giuseppe Romagna Manoja, che già si trovava ancorata nella Baia del Re. A questa si sarebbe affiancata ben presto la nave da caccia Braganza, con a bordo una squadra di alpini comandata dal capitano Gennaro Sora.
Stanco di attendere, una settimana dopo Amundsen scagliò a terra il suo cappello e prese una decisione nel suo stile. Indisse una conferenza stampa e annunciò al mondo che sarebbe partito lui stesso alla ricerca dei dispersi.
“Sarò io a trovare Nobile per primo” assicurò, con gli occhi che brillavano.
Subito dopo mentì spudoratamente sostenendo che sarebbe stato in grado di partire entro una settimana. In realtà aveva a malapena il denaro per pagare la stanza d’albergo. Figurarsi se era in condizioni di attrezzare una spedizione artica. Ma un’idea ce l’aveva. Qualche giorno prima, dagli Stati Uniti, il suo vecchio amico Lincoln Ellsworth aveva dichiarato alla stampa che se c’era una persona al mondo in grado di ritrovare Nobile quella era Amundsen. Sembrava un invito. Perciò fu a lui che si rivolse.
Sulle prime Ellsworth si disse pronto a finanziare la missione. Ma poi si tirò indietro. Aveva altro per la testa.
Amundsen allora riuscì a convincere Leif Dietrichson, uno dei più abili piloti dell’aviazione norvegese, a partecipare alla spedizione di soccorso. Si trattava solo di trovare un mezzo e di attrezzarlo. Per questo lo spedì il Germania in cerca di finanziatori, dove riteneva di avere ancora molti estimatori. Ma questi tornò a mani vuote.
Amundsen era sul punto di rinunciare quando dalla Francia giunse un’offerta che non si poteva rifiutare.
*
All’esterno della tenda avevano piantato, a vegliare su di loro, una immagine lignea della madonna con Gesù bambino, scampata al disastro.
Una sera Běhounek si imbatté in Zappi e Mariano che parlottavano in gran segreto. Non visto, si avvicinò e sentì che discutevano dell’idea di abbandonare il gruppo per tentare la sorte. Il loro piano era quello di raggiungere la terraferma e poi guidare i soccorsi fino alla tenda rossa.
Ben presto i due riuscirono a coinvolgere nel progetto anche Malmgren, che si presentò da Nobile in qualità di portavoce.
Il comandante lo ascoltò con calma. Non se la sentiva di opporsi. Tutti a parte lui erano sicuri che quella fosse l’unica possibilità che avevano di salvarsi.
“Di questo passo” fece presente Malmgren “verremo trascinati sempre più a est e il lastrone di ghiaccio su cui ci troviamo finirà per sciogliersi in mare aperto”.
Nobile riconobbe che era una possibilità.
“Sono giorni che proviamo a mandare segnali radio” aggiunse Mariano “ma nessuno ci sente. Forse il ricevitore non funziona. Se invece ci mettiamo in cammino avremo la possibilità di raggiungere le coste, che secondo i nostri calcoli distano poche decine di chilometri, e di condurre fin qui i soccorsi.
Dopo quelle parole Nobile acconsentì. Lui e Cecioni non erano in grado di camminare. Il timoniere Felice Trojani nemmeno: da giorni era preda di una febbre altissima. Biagi era l’unico telegrafista e doveva rimanere. Běhounek era troppo grasso e fuori forma per affrontare una simile viaggio. Il giovane tenente Alfredo Viglieri, il navigatore del gruppo, decise di rimanere per lealtà a Nobile.
Coloro che sarebbero rimasti scrissero delle lettere per i parenti e le consegnarono al terzetto che si accingeva a partire. Ormai erano tutti convinti che i tre avessero le maggiori possibilità di salvarsi. Suddivisero equamente viveri e attrezzatura. La Colt rimase con quelli della tenda. Al terzetto toccarono un coltello e un’ascia.
La mattina, dopo essersi scambiati abbracci e parole di incoraggiamento, Malmgren e i due ufficiali italiani si misero in cammino, carichi di zavorra.
Dalla tenda ci si rese conto subito che il loro viaggio sarebbe stato tutt’altro che agevole. Procedevano così lentamente che dopo due giorni erano ancora visibili sul lontano orizzonte.
*
Ormai le operazioni di soccorso si erano estese in ogni direzioni. La Baia del Re sembrava divenuta il centro del mondo, affollata com’era di mezzi, giornalisti internazionali, militari e curiosi. Molte nazioni avevano spedito in quello sperduto angolo del pianeta i gioielli della propria Marina e Aeronautica. Oltre a Italia e Norvegia, altre nazioni erano scese in campo. Leggendarie navi polari, imponenti rompighiaccio, idrovolanti di ultima generazioni stavano affluendo da ogni parte verso le Svalbard in una gara a chi sarebbe arrivato per primo al traguardo. E inoltre squadre di guide esperte del territorio, cacciatori polari, alpini, esploratori. Riiser-Larsen aveva preso contatto con Svezia, Finlandia, Francia e, all’insaputa dell’Italia, coi sovietici. Il duce mai avrebbe acconsentito a ricevere aiuto dall’Unione Sovietica, la quale segretamente – almeno al principio – mise a disposizione i due rompighiaccio più grandi e potenti del mondo: il Krassin e il Malygin, che subito salparono da Leningrado.
Dall’Italia un pool di finanziatori privati, coordinati dal presidente dell’Automobile Club di Milano Artuto Mercanti, mise a disposizioni i fondi per far decollare un Savoia-Marchetti S55, pilotato dal maggiore Umberto Maddalena, e un Dornier Wal, condotto dal pluridecorato pilota Pier Luigi Penzo. E per il momento fu tutto.
Ma ben presto cominciò ad accadere una cosa strana: tutti i soccorritori finivano per cacciarsi nei guai e dovevano a loro volta essere salvati. Non pochi ci lasciarono le penne. Una scia di sangue che sconvolse l’opinione pubblica. Al punto che il conducente di slitta Rolf Tandberg, coinvolto nelle ricerche, aveva dichiarato ai giornali: “Quante altre vite andranno perse in questa missione di salvataggio?”.
*
L’avanzata del terzetto procedeva tra mille difficoltà. Camminare sul ghiaccio era quanto mai arduo, tra cumuli di neve indurita, pozze di acqua salata, pendi da superare, tratti particolarmente scivolosi. E poi c’erano canali da scavalcare e talvolta da attraversare finendo spesso a mollo. A sera erano già zuppi di sudore e letteralmente fradici. E soprattutto infreddoliti. Le scarpe finnesko, di morbida pelle di renna, erano inadatte a una marcia sul pack e si sfondarono già al termine del primo giorno. Dormire all’aperto su lastre di ghiaccio dure e bagnate era quasi impossibile. Il sole di mezzanotte non dava tregua. Dopo un solo giorno Malmgren era stato colpito da cecità da neve e avanzava aggrappato a uno dei compagni. Il giorno seguente anche a Mariano toccò la stessa sorte. L’unico che pareva possedere ancora le energie per proseguire era Zappi, un uomo alto e vigoroso che non pareva conoscere la stanchezza.
Decisero di muoversi di notte e riposare di giorno, per affaticare meno gli occhi. Avendo finito le scorte d’acqua erano stati costretti a succhiare il ghiaccio salato, ben sapendo a quali conseguenze sarebbero andati incontro.
Ma la cosa peggiore era questa: ben presto si accorsero che procedevano più lentamente di quanto la lastra si allontanasse dalla terraferma. Era tutto inutile.
Il quarto giorno a Malmgren si congelarono i piedi e non fu più in grado di camminare. Oramai una nebbia ghiacciata sembrava avvolgerli in modo permanente. Lo svedese, esausto, si lasciò cadere a terra e chiese di essere abbandonato. I due italiani non volevano saperne di lasciarlo lì ma egli si mostrò irremovibile. Si fece aiutare a scavare una buca, poi si spogliò di quasi tutti i vestiti, che consegnò ai compagni, e vi si sdraiò dentro in attesa della morte, dopo aver insistito perché gli altri due si rimettessero in viaggio. Col cuore in pena Mariano e Zappi ripresero la marcia. Dopo una ventina di minuti si girarono. Scorsero Malmgren seduto nella buca che faceva loro cenno di proseguire. Fu l’ultima volta che lo videro.
*
Davanti a una tale accelerazione degli eventi Amundsen si rese conto che per riuscire a raggiungere per primo Nobile avrebbe dovuto affrettare i tempi.
La Francia gli aveva messo a disposizione un idrovolante Latham 47, un apparecchio di nuova concezione ideale per gli atterraggi sull’acqua ma poco adatto per quelli sul ghiaccio a causa del fondo dello scafo arrotondato.
“Non avremo alcun bisogno di atterrare sul ghiaccio. Ci basterà un solo volo per trovare Nobile” assicurò Amundsen ai giornalisti che lo assediavano non appena metteva piede fuori di casa (dove nel frattempo era rientrato), sorridendo sotto i suoi baffoni oramai ingrigiti.
Inutile dire che in Italia la notizia della sua discesa in campo non era andata giù nelle più alte sfere. Il duce aveva indetto una riunione segreta e aveva preso contatto con il cavalier Senni, che a Oslo guidava la delegazione italiana, impartendogli precise istruzioni.
Certo, Amundsen non era uomo da conservare a lungo le amicizie né da suscitare simpatia. Però aveva un suo codice d’onore, in base al quale gli avversari andavano rispettati e soccorsi, nel bisogno.
“Quell’uomo ti ha screditato in tutti i modi. Perché vuoi salvarlo?” domandò Dietrichson una sera, un po’ su di giri per l’alcol che aveva in corpo e dunque propenso alle confidenze.
Amundsen lo fissò senza rispondere. Giocherellava con l’accendino.
“Se si accende per cinque volte di seguito saremo noi a ritrovarlo, altrimenti no” disse per tutta risposta.
Dietrichson sorrise.
Il primo tentativo andò bene. Anche il secondo e il terzo.
Amundsen guardò l’amico con un risolino. Poi fece scattare il pollice.
Anche il quarto tentativo fu coronato dal successo. Restava l’ultimo.
Amundsen posò l’accendino e disse: “No. Ho deciso che non lo voglio sapere”.
E tutti e due scoppiarono a ridere.
Quello stesso giorno, sul tardi, Amundsen ricevette una telefonata allarmata dal ministro della Difesa norvegese che, saputo della sua imminente partenza per le Svalbard, gli chiese – e quasi ordinò – di prendere contatto con Riiser-Larsen (che già si trovava nella Baia del Re) e di collaborare con lui.
Amundsen non disse né sì né no, godendosi la sua rivincita.
Certo, il Latham 47 era un’incognita, trattandosi di un prototipo, con un esiguo numero di ore di collaudo e di volo.
Ecco perché quando partì dalla stazione ferroviaria di Oslo est furono in molti a notare sul suo volto un’espressione oltremodo preoccupata. Una ragazza si avvicinò e gli porse un mazzo di fiori, abbracciandolo e baciandolo.
Giunti a Bergen una folla oceanica lo attendeva, quasi fosse un messia. Qui era ad attenderlo l’equipaggio del Latham, composto da due piloti, un motorista e un radiotelegrafista. L’apparecchio era all’ancora, giù al porto.
Il giorno dopo finalmente l’idrovolante scivolò fuori dal Puddefjord e si alzò in volo in direzione di Tromsø, sulla costa settentrionale della Norvegia. Da lì, con un volo di una decina di ore avrebbero sorvolato il tratto di mare artico che li separava dalle Svalbard e dalla Baia del Re.
*
Nobile in fondo era lieto di essersi liberato degli elementi più irrequieti del gruppo ben sapendo che sul pack la salvezza spesso dipende dalla calma che si riesce a mantenere e dalla pazienza di cui si dà prova. Inoltre, ora che erano rimasti in sei, nella tenda si stava più comodi. Senza contare che disponevano di una stazione radio funzionante. Già, la radio! Proprio da quella giunse il primo dei miracoli attesi. Da giorni Biagi era riuscito a sintonizzarsi con Radio San Paolo, una emittente che trasmetteva notiziari da Roma. E fu da lì che apprese che i loro SOS erano stati captati già il 3 giugno da un giovane radioamatore russo, nella piccola cittadina di Vochma, in Siberia. Quello che però li demoralizzò fu sentire che il giovane aveva riferito alla stampa e ai soccorritori delle coordinate completamente errate.
L’8 giugno però accadde ciò non osavano più sperare. La nave appoggio Città di Milano, ancorata da settimane nel piccolo porto di Ny-Ålesund, incapace di prendere il largo a causa del ghiaccio che circondava la baia, captò finalmente forte e chiaro il loro messaggio grazie anche all’efficienza delle apparecchiature donate da Guglielmo Marconi in persona, il quale seguiva la vicenda coi suoi tecnici da Roma tenendosi informato di tutto.
E così Nobile poté trasmettere il primo lungo telegramma con il quale informava le autorità italiane della loro condizione, della posizione attuale, fornendo un dettagliato resoconto di quanto era loro accaduto. In risposta ebbe la sorpresa di ricevere un messaggio dello stesso Mussolini, che lo invitava a farsi coraggio e lo rassicurava sul fatto che sarebbero stati gli italiani a salvarli.
Per poco Nobile non scoppiò a ridere. Davvero era così importante chi sarebbe stato a salvarli? Ma ovviamente tenne quel pensiero per sé.
*
Una volta giunti a Tromsø, Amundsen e Dietrichson, che nel frattempo avevano avuto notizia del ritrovamento di Nobile, furono ospitati nella villa a tre piani del farmacista Fritz Gottlieb Zapffe, vecchio amico del primo nonché corrispondente del Morgenbladet. I quattro francesi invece alloggiarono in un vicino albergo.
Da quel momento si attendeva solo il via libera dell’Istituto di geofisica, che a intervalli regolari forniva i bollettini meteorologici.
Ma quel via libera tardava a venire. Ogni ora erano annunciate perturbazioni tali da impedire il decollo.
Amundsen fece colazione, poi riposò un poco. L’amico farmacista non smetteva di fissarlo con ansia crescente: non lo aveva mai visto così preoccupato. Qualcosa lo tormentava, ne era certo. Ma non osava chiedere.
Sapeva che a Bergen, in fase di decollo, il Latham aveva riportato dei danni a un galleggiante, prontamente riparati una volta atterrati a Tromsø. Ma non poteva essere quel banale incidente a occupare i suoi pensieri.
“Che cosa porterai con te sull’idrovolante?” domandò.
“Tutto quello che ha chiesto Nobile” si limitò a rispondere Amundsen.
Egli sapeva che bisognava fare in fretta, si attendeva un’ondata di maltempo da ovest che avrebbe impedito per giorni di decollare.
Finalmente alle due ebbero il permesso di farlo.
Salutati amici e conoscenti, scesero al molo, sul lato orientale del canale, dove il Latham e i quattro francesi lì attendevano. Era già stato fatto il pieno di carburante e di olio. A bordo era stato caricato tutto l’equipaggiamento necessario.
Salendo sul Latham Amundsen incrociò un’ultima volta lo sguardo di Zapffe, che lesse nei suoi occhi un lampo sinistro.
“Strano” disse un attimo prima di accendere i motori il primo pilota “Arrivando abbiamo trovato il portellone accostato. Qualcuno di voi deve averlo lasciato aperto”.
Si scambiarono l’un l’altro occhiate interrogative.
“Non sarà entrato qualcuno” disse Dietrichson.
“C’era un custode a bordo. Ci avrebbe avvisati” rispose il secondo pilota.
“Forza” tagliò corto Amundsen. “Mettete in moto prima ci raggiunga l’ondata di bassa pressione annunciata per il pomeriggio. O, invece dei primi, saremo gli ultimi a stringere la mano a Nobile”.
La competizione tra le varie nazione per poter esibire Nobile davanti alla stampa come un trofeo era scattata. E Amundsen non era certo in prima fila. Egli si rendeva conto che la concorrenza era agguerrita e che nessuno sarebbe stato disposto a condividere con gli altri le poche informazioni di cui sarebbe entrato in possesso.
Un’ora dopo erano in volo sul mare di Barents. Ma alla Baia del Re, dove tutti li attendevano, non sarebbero mai giunti. Inghiottiti per sempre da quello sterminato mare di ghiaccio. Come se non fossero mai esistiti.
*
Coi norvegesi ormai completamente dediti alle ricerche di Amundsen e del Latham, coi finlandesi che stentavano a far decollare i loro pesanti idrovolanti da Tromsø, i francesi che nemmeno si vedevano all’orizzonte e i sovietici in grave ritardo (i loro rompighiaccio avevano incontrato una resistenza furiosa alla loro avanzata), non restavano che gli svedesi a far concorrenza agli italiani. Da un paio di giorni, infatti, il maggiore Umberto Maddalena sul suo Savoia-Marchetti era giunto nella Baia del Re, prima di ogni altro, e aveva già compiuto un volo di ricognizione a nord delle Svalbard, senza peraltro ottenere risultati. Durante il secondo volo, però, per l’esattezza il 20 giugno, egli individuò i superstiti grazie al luccichio di un pezzo di stagnola usato a mo’ di specchio da Cecioni. Sorvolando l’accampamento fece con la mano un gesto di saluto, ma non fu veduto. Si abbassò a sufficienza affinché dalla tenda rossa potessero scorgerlo e, quando fu esattamente sopra di loro, il fotografo a bordo filmò con la macchina da presa i sopravvissuti che accorsi in massa non finivano più di sbracciarsi. Quelle immagini avrebbero fatto il giro del mondo mostrando a tutti le condizioni penose in cui erano stati costretti a vivere per quasi un mese, le loro facce smagrite e disfatte, le barbe lunghe, l’aspetto da naufraghi. Nobile si sentì umiliato e rientrò più in fretta che poteva nella tenda, facendosi aiutare da Viglieri.
Maddalena, roteando sopra il campo, sganciò provviste e attrezzature, ma i pacchi sostenuti da piccoli paracaduti finirono per la gran parte nelle acque dei canali di scioglimento o si fracassarono al suolo: troppa la velocità a cui volava l’idrovolante. Qualcosa però poté essere salvato: una carabina, due sacchi a pelo, cibo fresco e specialmente agrumi, stivali di cuoio e infine cartucce per eseguire segnali di fumo in modo da facilitare il loro avvistamento al prossimo volo.
La notizia del loro ritrovamento si diffuse in un lampo. Il merito spettava agli italiani, non c’era dubbio. Seppure non avesse fatto quasi nulla per ottenere quel risultato, il duce gongolava. La stampa celebrava l’impresa. Ora però servivano aerei con caratteristiche diverse per recuperarli. Aerei come quelli in dotazione alla Marina svedese. Nei voli successivi il Savoia-Marchetti fu supportato dal Dornier Wal di Penzo e da alcuni Junkers svedesi. Riuscirono a sganciare, questa volta con pieno successo, altri rifornimenti e medicinali. E perfino un paio di bottiglie di whisky, una delle quali però si fracassò.
E finalmente la sera del 23 giugno gli uomini della tenda rossa udirono un rombo sopra le loro teste. Erano un Hansa 257 e un Fokker svedesi che sorvolavano il campo. Il Fokker riuscì ad atterrare. Ne scese un uomo mingherlino in una tuta marrone da aviatore. Era il capitano Einar Lundborg. Scese con tutta la calma possibile dal velivolo e andò incontro al gruppetto che avanzava verso di lui. Fece il saluto militare e si presentò. Disse che aveva il compito di condurre con sé per primo il comandante Nobile e che subito dopo avrebbe fatto ritorno, volando anche tutta la notte se necessario, per condurre in salvo gli altri.
Nobile protestò e per tutta risposta presentò la lista da loro predisposta nella quale era riportato l’ordine con coi avrebbero dovuti essere condotti in salvo. Primo Cecioni, poi Běhouneck, quindi Trojani e infine tutti gli altri. Per ultimo il radiotelegrafista. Nobile si era messo per penultimo.
Ma il pilota svedese fu irremovibile, non avrebbe preso a bordo nessun altro a parte Nobile. Aveva ordini precisi. Anche perché una volta al sicuro questi avrebbe potuto rendersi utile coordinando i soccorsi dal Città di Milano. Nobile avrebbe potuto portare con sé il suo fox terrier, nient’altro. In quel momento sul Fokker non c’era posto che per un passeggero, ma al prossimo giro – promise lo svedese – sarebbe tornato più leggero e avrebbe potuto caricare anche due o tre passeggeri alla volta.
Il comandante si consultò con i compagni e alla fine si arrese. Questo sbaglio lo avrebbe pagato per tutta la vita. In Italia per anni nessuno gli avrebbe perdonate di essere stato il primo a mettersi in salvo abbandonando i suoi uomini. La foto che lo ritrae alla base svedese di Søre Russøya mentre accarezza e nutre amorevolmente Titina a molti parve un gesto irriguardoso verso chi era rimasto sul pack. Una macchia indelebile nella sua fin lì gloriosa carriera.
Del resto nessuno poteva immaginare che, una volta a bordo del Città di Milano, Nobile sarebbe stato privato del comando delle operazioni e che sarebbe stato trattato da Romagna Manoja quasi alla stregua di un ospite sgradito se non addirittura di un prigioniero in attesa di giudizio.
Chi potrà mai dimenticare il suo incontro con Mussolini, qualche settimana dopo. Il duce non lo aveva in simpatia, anche se ufficialmente non perdeva occasione per elogiarlo. Ma Nobile aveva il difetto di non essere un fascista e di essere detestato dal potente Italo Balbo. I due si incontrarono a palazzo Venezia, ebbero un acceso scambio di opinioni, finché Nobile non fu quasi messo alla porta.
Tempo dopo egli sarebbe stato sottoposto a un’inchiesta che gli sarebbe costata i gradi militari (restituitigli negli anni a venire, dopo una completa riabilitazione) e non solo.
Tornando a noi, quando il pilota svedese fece ritorno al campo sbagliò l’atterraggio e finì cappottato. Lundborg ne uscì illeso ma ormai anch’egli prigionieri del pack. Per molti giorni i velivoli svedesi non poterono decollare a causa del maltempo e quando poterono farlo uno di essi atterrò a un centinaio di metri dalla tenda rossa; ma solo per recuperare il loro pilota. Dopodiché gli svedesi non si fecero più vedere, abbandonando i sopravvissuti al loro destino.
A salvarli – raccontano le cronache – sarebbe stato il rompighiaccio sovietico Krassin, da giorni in avvicinamento, malgrado l’inclemenza del tempo, le continue avarie e l’assottigliarsi delle scorte di carbone. Era il 12 luglio, ed era trascorso oltre un mese e mezzo dal disastro del dirigibile Italia, quando il Krassin aveva fatto capolino tra le montagne di ghiaccio svettanti sulla banchisa polare, tra le urla festanti dei sopravvissuti. I cinque della tenda rossa trovarono ad attenderli a bordo del rompighiaccio nientemeno che Mariano e Zappi, recuperati qualche ora prima, ormai allo stremo delle forze. Il terzo del gruppo, lo svedese Malmgren, era morto assiderato e forse – come disse qualcuno – era servito da pasto agli altri due.
Gianluca Barbera
L'articolo “L’ultimo volo”. La tragedia del dirigibile Italia, gli errori di Nobile, la fine di Amundsen. Un racconto di Gianluca Barbera proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2K2kbfA
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SELLIA MARINA - Partecipazione Alfa Drivers Calabria La notte dei Desideri 9 0
http://eventicatanzaro.it/event/sellia-marina-partecipazione-alfa-drivers-calabria-la-notte-dei-desideri-9-0/
Partecipazione Alfa Drivers Calabria – La notte dei Desideri 9.0
Come per l’anno scorso saremo graditi ospiti con esposizione gratutita delle nostre alfa! Andiamo a dare spettacolo drivers
Non mancate, di seguito il programma della serata:
SELLIA MARINA (CZ), Piazza a Mare, ore 21.30 Uno spettacolo Scoppiettante e totalmente Gratuito! Conduce: Donatella Soluri. Ospiti: => HERMES & TITINA: da Colorado, Zelig Lab, Eccezionale veramente, la coppia più comica del momento… Risate garantite! => MICHELE PERNIOLA: da Amici 2017, Eurovision Song Contest, Ti lascio una canzone, il giovanissimo cantante Funky vi aspetta in Piazza a Mare. Musica e non solo… Michele resterà con noi per incontrare i Fan: Foto&Autografi 🙂 => DANZE AEREE di “Maison de la Danse”: ai tessuti e al cerchio aereo, le artiste: Ilaria Badolato, Elsa Vatrano, Melania Melino. => COMARE CICALA: la più amata dai bambini di ogni età. Anche quest’anno insieme a noi in Piazza, per stupire con le sue Magie. => BODY PAINTING EXPERIENCE: gli Artisti di Kalabria Ink realizzeranno vere e proprie Opere d’arte “su pelle”, live! 😉 => UMG Web Radio: la Radio ufficiale dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, la più amata dagli studenti… in piazza con noi! 🙂 => MIGRAZIONI MUSICA ARTE TEATRO: i ragazzi della Coop Sociale Albatros, in scena… per la vita! => PRESENTAZIONE LIBRO “I papaveri viola”: l’ultima fatica letteraria di Emilio Grimaldi. => ARTIGIANATO IN PIAZZA: il meglio del “Made in Calabria” in piazza con noi! E… TANTO ALTRO ANCORA! [====loading=====] Resta connesso per non perdere tutte le novità 😉 Info Line: 328.7335807 – 320.0535501
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Hop - cup
Ko' biva traže naše mišljenje u vezi dizajna hrvatskog "evra". A tko nas je pitao, jesmo li se uopće spremni odreći naše KUNE? Koja je dio naše povijesti i puno više od novca. Da ne bih izmišljao toplu vodu, citirati ću Dr. pisane riječi, gđu. Gordanu Zeleniku: "To me nekako podsjeća na onu iz djetinjstva, kad bi me stari poslao da sama izaberem šibu s kojom će me istući...". Ako bi već pristao sudjelovati u ovoj farsi oko izgleda eura, rješenje je samo jedno. Lik štovanog Poglavnika i stari Hrvatski grb sa prvim bijelim poljem. Neka pati kome smeta...
2. svjetski rat. je i danas tabu tema. Posebice u Hrvatskoj. Ako se nisi sam potrudio pronaći pravovaljane informacije, ili ti netko od starijih nije ispričao što se točno događalo, podložan si manipulaciji. I te kako. Pa partizančine i dalje smatraš "osloboditeljima". Što je djelomično točno, jer su oslobodili preko milijun Hrvata. Od života i imovine.
Koliko je točno "nejači" stradalo, od Hrvatske Oslobodilačke Vojske? O slavnim Ustašama zborim. 700 meleona? Melearda? Zatrli su im "seme"? Uozbiljimo se i počnimo razmišljati kao odrasli, normalni ljudi. A ne kao jugo-spodobe, sa greškom u razvoju. U osnovnoj školi "Čića Draža" u Požarevcu, "deca" također uče o Domovinskom ratu. Iz četničke perspektive. A to je vrlo slično onome, što su nas učili o NDH. Zaključak? POJMA MI NEMAMO!
A kad ćemo imati? Kad obnovimo NDH. "Jedinu pravu državu Hrvatskog naroda u novijoj povijesti"-(gosp. Walter Kovačić). Kako? Kad definitivno dotaknemo dno i krenemo od nule. Ovaj put sami. Bez "strateških koalicijskih partnera" i svega onoga što miriše na jugu.
Prije, za vrijeme i poslije rata, stotine tisuća ljudi iz regiJona je otišlo u zapadne zemlje. Neki kao prognanici a neki kao izbeglice. Najviše ih je napustilo čudnovatu tvorevinu zvanu BiH. Danas se stanje drastično mijenja. Ljudi pričaju o povratku. Ne zato što je BiH postala država. Jer nikada ne će. Upravo obratno. Zato što ništa ne funkcionira. Tako da nisu u stanju provoditi globalističke direktive i diktaturu. Koja su paradoksalna vremena došla...
Bilijunaši letaju po "vasioni". Nakon što su nam sjebali život na zemlji. Prvo je poletio Branson a onda i Bezos. Cijena? Prava sitnica. Koliko goriva troše te rakete? Jedno 2-3 oceana. Plus ušće Neretve. Gdje su sad "klimatski aktivisti", na čelu s "detetom picajzlom" pod imenom Greta? Šute ko pič.. Zašto? Jer ih upravo ovi bogatuni financiraju. Koje licemjerje, Kardelj te j*bo. Skupa sa suprugom Pepicom.
Vrijeme je da se konačno okanemo praznih floskula, o nekoj "EU "demokraciji". To ne postoji. Jer da se sutra zarati, oni bi nas prvi okupirali. Uključujuči i bivši NATO, kojim upravljaju Američke komunjare. Svi su oni danas u globalističkim rukama, i ne vežu nas nikakve zajedničke vrijednosti. Nismo se samo mi usrećili s dragim vođom. Svijet je pun malih diktatora i poslušnika, koje je elita postavila da njihove bolesne ideje provedu u djelo. NA BILO KOJI NAČIN! Tako da je danas naš izbor vrlo jednostavan. BOG ili sotona?
Što ja očekujem, što želim? Ne previše. Daj Bože zdravlja, kruha, vode i SLOBODE. Meni dosta.
Nemaju svi Domoljubi isto mišljenje, i vrijeme je da naučimo to poštivati. Ne tvrdim da sam uvijek u pravu, ali dozvoli mi da budem u krivu. Odavno se ne svađam s našima, a i ako se razilazimo u nekim stvarima, samo napišem: "Poštujem tvoje mišljenje". Sve ostalo je gubljenje vremena, i nadmudrivanje koje nikuda ne vodi.
Primjer? Ima još pojedinaca, koji Ćupriju smatraju domoljubnom strankom. U redu. To je njihovo pravo. Ali okanite se mene. Toliko sam toga napisao o ovoj ORJUNAŠKOJ partiji, da stvarno nemam živaca opet polemizirati o tome. Jer Božini pioniri (i nakon pravomoćne oslobađajuće presude Karamarku),i dalje žive u čudesnom svijetu mašte Walt Disney-a.
Srušili su zadnjeg HRVATSKOG premijera, spriječili lustraciju i doveli Fidela Plenkija na vlast. Da sam na njihovom mjestu, uzeo bi dvije boce od pive i stereo se mlatio po glavi. Usput bih pitao majku, zašto me je bacala niz skaline dok sam bio mali? Ali kome ja ovo pišem? Ako za 6 godina nisi bio u stanju ovo shvatiti, jebaji ga kume. Nekad je bolje šutit, nego valjat pizdarije. I ne radi se ovdje samo o Mostu, nego o milijun malih stvari koje bi nam trebale biti jasne. A očito nisu.
Netko piše što mora, netko zato što želi a netko iz zajebancije. Sve je to normalno. Ali još uvijek ne shvaćam ljude, kojima je primarni cilj skupiti što više "lajkova"? Što će ti? Što češ s njima? Da je svaki "like" kuna, možda bi i ja razmislio o tome. Valjda bi bilo za 2kg pečenog, par krumpira i malo mlade kapule?
Gosp. Vukušić smatra da bi uvođenje prisilnog cijepljenja i korona putovnica, moglo biti okidač za masovne (i ne tako mirne) prosvjede. Volio bih da je naš dobri doktor u pravu, jer je to daleko najbolje rješenje za ovaj napaćeni narod. Ali kako nas skupiti, kad 3 Hrvata imaju 4 različita mišljenja?
Kad ubrzo uvedu "ausvajs", morat ćeš skenirati svoj "kod" (žig zvijeri) na ulazu u svaku trgovinu. Mi "drugorazredni" ćemo se upisivati olovkom u teku. Pitanje? Mogu li samo staviti križ i pored toga dopisati da sam nepismen? Pitam za babinu kćer s materine strane.
Cijelo jutro mi je u glavi, ona stara od Bijelog Dugmeta: "Hop-cup, poskočiću..."
Bila je to omiljena Titina pjesma, nakon operacije u Ljubljani...
"ZA DOMOVINU SPREMNI"
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Veliki grijeh Generala Glasnovića
Mislio sam da će nas nakon povijesne VELEIZDAJE u Kninu, vladajuća oligarhija malo ostaviti na miru. Zajebo sam se. Kao i obično. Anemični prestolonaslednik je trenutno na turneji pod imenom: "Upoznaj SAO Krajinu da bi je više voleo". Slijedeća postaja je "kolevka srpstva" - Varivode. Bravo druže. Obiđi još par LAŽNIH stratišta žena, dece i nejači i dobit ćeš orden Svetog Save. I to sa zlatnim penisom. Titina parola: "Ništa nas ne smije iznenaditi", tek danas ima smisla. Trenutno smo na podu, dok nas svi šutaju nogama u glavu. Navikli smo, trpimo i ničemu se više ne čudimo. Bitno je da je živa glava i da mirovina dolazi na vrijeme. Je li tako vastaše moje drage?
Vratimo se na čas u Knin. Gdje je bio Plenki za vrijeme rata? Uteko u Brisel. A Zorangutan? U podrumu igrao: "Čovjeće ne ljuti se". Odakle im uopće obraz slaviti Oluju sa svojim poslušnicima, i još određivati tko je podoban, a tko nije? E, to je pitanje svih pitanja. Na koje pošten čovjek ne može odgovoriti. Jer bi ga bilo sram. A ova dva čudnovata kljunaša, ne jebu živu silu. Kako MAHNITI uopće zna kome će podijeliti ordene, kad rata vidio nije? Reklo mu. Tko? Analni savjetnici. Zašto analni? Jer će ući u anale, kao najveći izdajnici roda svoga.
Oni su danas gornji, a mi smo donji. A u zadnje vrijeme, isključivo služimo kao otirač za noge. Da ne bude zabune, to što je debilčić odlikovao postrojbe HVO-a je sasvim u redu. Bojovnici su to i zaslužili. A Generali? Tu je priča malo drugačija. Neki od njih su trebali guliti kumpire u KP domu Zenica, a ne primati odličja. U detalje ne bi ulazio, jer nisam kompetentan. Ali tkz. "institucije" koje NE RADE svoj posao, vrlo dobro znaju o čemu se radi. A ni ratni putevi pojedinih "heroja" mi nisu baš najjasniji? Jer postoji veliki disparitet od dana napuštanja JNA, do priključenja HVO-u. Ali zajebi to kume. Bitno je skupiti političke poene, i od jugo-komunjare odjednom postati "Rvat i državnik".
Sad je postalo jasno čemu sve ovo vodi i što je konačan cilj. Akcija "Ko nas bre zavadi?" je uspješno odrađena. Sada slijedi druga faza, u kojoj postrojbe HOS-a treba staviti van zakona i proglasiti ih nelegalnim. Ne vjerujete? Što mislite zašto je opet zavladala histerija oko pozdrava: "ZA DOM SPREMNI"? Pa sad smeta i nekima koje sam donedavno smatrao Hrvatima. Poput druga sudije Turudića. Javio se i "bojovnik" Čačić, koji kaže da u ratu nije vidio HOS-ovce. Ja mu vjerujem. Jer ako nisi bio u ratu, logično je da nisi nikoga mogao viditi.
Još jedan (NAMJERAN) propust, koji čovjeka tjera na povraćanje. Neki od naših istinskih heroja i Generala, uopće nisu bili u Kninu. Čisto sumnjam da bi i došli na ovaj veličanstveni dernek "bratstva i jedinstva", ali red je bio da ih se barem pozove. A POZIVNICE NISU DOBILI! Kako znam? Jer sam vidio službeni spisak uzvanika. Navesti ću samo jedan primjer. Ukratko:
General Glasnović je pet godina proveo u Kanadskoj vojsci, a godinu i pol u Legiji stranaca. 1991. godine dolazi u Hrvatsku i priključuje se Zboru narodne garde. Za vrijeme rata se borio u Lici i na Južnom bojištu, a nakon pada Vukovara prelazi u u BiH. Tamo USTROJAVA I ZAPOVIJEDA Gardijskom brigadom "Bruno Bušić".
U travnju 1992. godine je teško ranjen u borbama na Kupresu . Dobio je metak pored srca, a suborcima je rekao da ga ostave i krenu s izvlačenjem. Nisu ga poslušali, nego su ga izvukli do franjevačkog samostana na Šćitu u Rami. Odatle je prebačen u Splitsku bolnicu. Tu je proveo dva mjeseca, a onda je pobjegao i vratio se na Kupreško ratište. Pred Oluju je imenovan zapovjednikom Zbornog područja Tomislavgrad. Za vrijeme Oluje zapovijeda sa SVIM Brigadama HVO-a, koje su bile uključene u akciju. Poslije rata nastavlja borbu za slobodu Hrvatskog naroda, kao Saborski zastupnik.
Impresivno, zar ne? Ali čini mi se da nešto fali? Aha, sjetio sam se. General nije bio kadar iz JNA. Koja katastrofalna greška! A da stvar bude još gora, nije bio ni član partije - nego NEOVISNI zastupnik. Ljudi poput njega, koji misle svojom glavom i govore istinu, ne pristaju biti ničiji poslušnici. A TO DRUGOVI NE OPRAŠTAJU! Jesam li spomenuo da se odrekao Saborske plaće, u korist djece poginulih Branitelja? Nisam. Nema veze. Bitno je da otprilike imate sliku čovjeka koji se nikada nije prodao, niti je odustao od svojih ideala. A zbog njih je prešao nekoliko tisuća kilometara, da bi branio Domovinu kad je bilo najpotrebnije. Dok su drugi bježali u Brisel. Ili su još uvijek nosili “zvezdu petokraku", dok ne vide tko će pobijediti.
Dosta njih je skupo naplatilo svoje "ratovanje". I dok su takvi poslije rata lopatama krali, on je davao. Umjesto da se fino uhljebio u nekoj stranci, odlučio se sam boriti protiv korumpiranog sustava i jugokomunističkih ostataka. Nagrada za sve što je učinio za ovu zemlju? Pokrali su ga na izborima i NITKO GA NIJE ZVAO NA PROSLAVU Oluje!! Bravo stoko sitnog zuba. Ovim činom ste nadmašili sami sebe, i pokazali koliko ste jadni. Umjesto da budem vulgaran, kulturno vam poručujem: "Mrš u 2+1 rodno neutralne prednje rupe, ženskog roditelja!." A usput vam i j*bem mater prodanu. Čisto onako iz zajebancije.
Da bi nam skrenuli pozornost sa SRAMOTE u Kninu, mediji su ovih dana puni "do sad nepoznatih detalja" o Oluji. Koji ste k*rac čekali 25 godina, s tim vašim senzacionalnim otkrićima? Nažalost, svaka njihova laž i obmana ima svoje čitatelje. A o dežurnim komentatorima da i ne pričamo. Naši se po društvenim mrežama, još uvijek sami sebi pravdaju za Oluju. Ne kontam? Valjda misle da će koji četalj ili kmer promijeniti mišljenje? E, djeco moja naivna...
Što se ostatka svijeta tiče, nema ni o od optimizma. Globalizam se širi nevjerojatnom brzinom a corona je još uvijek glavna tema. Tako će i ostati, dok sotonjare ne ostvare zadane ciljeve. A ako im to pođe za rukom, najebačemo ko' žuti. Gledam, čitam, pišem, pitam, pa mi je dosta toga jasnije nego na početku "epidemije". Ne pada mi na pamet drugima nametati svoje mišljenje, ali osobno smatram da tkz. smrtonosni virus uopće NE POSTOJI.
Čak i soroščad priznaje da je smrtnost samo 0.6%. AKO se zaraziš. Kod sezonske gripe je ta brojka preko 1%. Idemo dalje. Ove godine je u Hrvatskoj umrlo oko 1000 ljudi manje, u odnosu na isti period prošle godine. Kako to, kako to? Zar ne bi trebalo biti obratno? Dalje neću. Jer ako krenemo polemizirati o ovoj temi, nećemo završiti do Sudnjega dana. Poanta cijele ove "predstave" je kontrola nad pučanstvom i zatiranje ljudskog identiteta i osobnosti. Jer kad staviš masku (brnjicu), ti više nisi osoba nego čuko.
Svi mi ponešto znamo, jer nas bombardiraju informacijama sa raznih strana. Ponekad djeluje zbunjujuće, jer nas većina nije u stanju procesuirati toliku količinu podataka. Toplo preporučam svima (koji barem malo znaju engleski), da pogledaju zadnji intervju Davida Ickea. Sve predrasude ostavite sa strane i dajte čovjeku šansu. Znam da će mnogi u startu reči: "teorija zavjere". NIJE TOČNO! Zavjera i te kako postoji i upravo joj svjedočimo. Samo treba povezati točkice. A upravo je to gosp. Icke učinio.
Gledao sam njegov prvi intervju u ožujku, i već je tada predvidio sve ovo čemu danas svjedočimo. U najsitnije detalje. Ovaj novi intervju se zove: Rose-Icke 5: "THE ANSWER"(odgovor). Traje 3 sata, tako da ga je bolje odgledati u dijelovima. Da se materija malo slegne. Čovjek tako jednostavno i logički sve objašnjava, da ga je užitak slušati. Od prevare zvane corona, preko KP Kine, antifa, 100-tinjak novih spolova, pedera, 5G, novog svjetskog poretka, Gatesa, Soroša, sastojka cjepiva...
Na prvi pogled, stvari koje nemaju veze jedna s drugom. Ali...Kad ih uklopimo u jednu cjelinu, dobijemo objektivnu sliku pravog stanja. Ne kažem da treba doslovce sve uzeti zdravo za gotovo, ali GARANTIRAM da će vam puno toga biti jasnije. I natjerati vas na razmišljanje. A upravo to nam danas fali. Pustili smo da drugi misle za nas, i zato nas s pravom smatraju ovcama. Osobno sam bio uvjeren da i ja nešto znam, a na kraju sam shvatio da pojma nemam.
U pokojnoj jugi su nam punili glavu raznim parolama. Jedna od njih je bila: "tito to smo mi". Danas im ne trebaju parole, jer imaju internet. I potpunu kontrolu nad njim. Ostavili su nam otprilike 10% prostora, da se i mi malo igramo. Pod strogim nadzorom "odraslih". Ipak, postoji još dosta kreativnih ljudi koji normalno razmišljaju. Pa je tako osnovana FB grupa, pod imenom (parolom): "Svi smo mi Glasnovići". I u te četiri riječi je poanta cijelog ovog teksta.
Varaju nas, kradu, lažu, nepoželjni smo, ali još uvijek smo tu. A kad čovjeka dovedeš do zida, on može biti izuzetno zajeban i opasan.
Jer više nema što izgubiti.....
"ZA DOMOVINU SPREMNI"
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Udba i orjuna ruše Generala Glasnovića!?
Idemo prvo šakom u glavu, pa ćemo se poslije vratiti tekstu. Naime, sprema se VELIKA PODVALA od strane Mostovih orjunaša i Čovićevih udbaša. Cilj? Spriječiti da General Glasnović postane zastupnik za Dijasporu. Naime, skupina mladih partizana pod imenom Ćuprija, je u XI izbornoj jedinici kandidirala druga Tvrtka Milovića za tu funkciju. Kakve veze dotični ima sa psihijatrom i ekipom? Nikakve. Ali sve je ovo dobro osmišljeno u radionici jugoslavena Čovića, uz obvezni blagoslov anemičnog tite. Tko je dotični Milović? Svjedoci kažu da je i Sejdo Komšić za njega Ustaša. Mali Tvrtko je podobni sarajevski SRBIN, čiji je "deda" Bogoljub (iz okolice Nevesinja), bio pripadnik "straže đenerala Draže". Poslije rata, skida kokardu, stavlja petokraku i postaje visoki partijski dužnosnik. Kameleona Milovića je drug Čova zaposlio na svome portalu Dnevnik.ba., da veliča njegov lik i djelo. Zašto je čika Tvrtko odjednom odlučio biti "hrvat"? Zato jer je to za neke, postalo unosno zanimanje. Nakon što je UDBA na prošlim izborima, izgubila ekskluzivno pravo da predstavlja skoro 4 milijuna Hrvata u iseljeništvu (zajebo ih General), sada im prijeti gubitak sva 3 mjesta. A to štovatelji ćopavog, ne smiju dozvoliti.
Pošto se po kvalitetu kadrova uopće ne mogu mjeriti sa "Nezavisnom listom G.G.", jedini način da se nekako uvale u Sabor je PRIJEVARA! Prvo su (bezuspješno) probali diskreditirati gđu. Inu Vukić, a sad im smeta i naš General. Jedina živa LEGENDA na Hrvatskoj političkoj sceni. Da ne dužim. Ne nasjedajte na UDBAŠKE provokacije i mislite svojom glavom. "Neovisna Lista Generala Glasnovića" je jedina garancija da će BiH Hrvati i Dijaspora po prvi put imati svoja 3 autentična predstavnika u Saboru. Koji će se ovaj put stvarno boriti za njihova prava, a ne samo šutiti i dolaziti po plaću. TOČKA.
"Evo zore, evo dana, evo Plenkija i Bere mu jarana..." TV sučeljavanje voždova dvije najveće stranke "sa ovih prostora" je bilo toliko bitno, da ga nisam ni gledao. Zašto? Morao sam izać' bacit smeće I ženi nalakirat' nokte na nogama. A sad bez zajebancije. Koja je poanta gledati i slušati dvojicu shupaka, kako lazu i sebe i nas? Drugo, koja je uopće svrha ovakvih pizdarija? Da ne bi slućajno komunjara u zadnji čas promijenio mišljenje pa glasovao za "rigidne desničare" iz HDZ-a? Ili obratno? Totalno promašena i nepotrebna emisija. Bolje bi bilo da su nam pustili "Kapelske kresove", pa da gledamo kako Prsan jeb. mater švabama. Što tjera ljude da izdaju ideale svojih najbližih? Nakon Zdravke Bušić, koja populjuvala sve ono za što se njen brat Zvonko, ISTINSKI HRVATSKI HEROJ borio, oglasila se i kćer Prvog Hrvatskog Predsjednika Dr. Tuđmana. "Plenković ide stopama moga oca Franje!?", kaže Nevenka. To je odmah trebalo podvrgnuti alko i narko testu. Ako bi rezultati bili negativni, podhitno uputiti na Vrapče na promatranje. Jer nije moguće da je većina nacije slijepa i da ne vidi te Plenkijeve "uspjehe"? Osim materijalnog i duhovnog uništenja Hrvatske, stvarno se niti jedne pozitivne stvari ne mogu sjetiti. Ali nismo se ni mi baš satrali od pameti. Birali smo Stevana (2 puta), Lignjuna i Mahnitog. Jučer drug Ivo zahtijeva vraćanje "Trga krvavog bravara" u Zagrebu? Koji je on kur.. da nešto zahtijeva? I ja zahtjevam da crvena Rijeka promijeni ime u Pavelićevo. Što ćemo sad? Uglavnom, po naslovima vidim da su BiH Hrvati opet postali tražena roba. Pa čak i ona dvojica što su ostala u Sarajevu. Drug Bero je ničim izazvan spomenuo i "treći". Žalosna nam majka sa ovakvim dilajlama. A još žalosnija, onima koji im vjeruju. Uglavnom od 151 zastupnika, bit će tu puno više starih faca, nego novih. Pupi je za sada jedini siguran. On toliko dugo sjedi u Saboru i predstavlja BLM, pardon srbe, da je postao dio namještaja. Pa tako kad čistačice brišu klupe, malo s "praškom" skinu paučinu i sa " lepog" Milorada. Zajeban je naš Pupi, jebo' li ga patak Dača. Da se mene pita, ja bi klonirao Generala Glasnovića u 150 primjeraka. A jednog zastupnika bi ostavio. Mister Stazića. Čisto iz zajebancije, da mu bude neugodno. Primjetno je kako YUGO TV kuće (a sve su takve), ne prave razliku među kandidatima i sve ih jednako tretiraju. Ali u k*rcu. Tako je gost Dnevnika bio i "pametni" Puljak, za koga po pravilu glasuju žena, djeca i čuko (ako mu obeća kost). Ovo još uvijek spada u komediju, ali bi za par godina mogla postati tragedija. Treba imati na umu da ovoga čudnovatog kljunaša i ženu mu, javno financira "Otvoreno društvo" Soroša Đorđa. Tako da ništa nije isključeno. Pa čak ni da nosati dječak jednoga dana postane preCjednik. Nu mahnitog! On nam je najbolji primjer da živimo u zemlji čudesa. A svima onima što imalo naginju desno, jedini prostor za promociju su FB i Twitter. Normalno, ako im "ugledni" Фактограф to dozvoli? Kad tome dodamo činjenicu da "neovisni" Апис broje glasove, nema potrebe sumnjati u regularnost izbora. Ali nije bitno. Nek' smo mi živi i zdravi, a jebe nas se za sve ostalo. Jer Grunf je davno zaključio: "Ako želiš pobijediti, ne smiješ izgubiti." Ako ste imali problema sa blokadama, brisanjem profila i objava na FB, spremite se za puno gore stvari. Naime, stotinjak velikih kompanija je povuklo svoje oglase sa FB, zbog "govora mržnje". Ali pazi sad ovo, NAŠEG a ne njihovog!? Prevedeno na Hrvatski, do sada smo mogli slobodno izraziti naše stavove, a ubuduće će nas kažnjavati!? Titotemrtvijebo. Križam se i lijevom i desnom. Što činiti? Možemo bez problema razmjenjivati recepte i slike kućnih ljubimaca. A na politiku zaboravimo. Osim ako ti na profilu ne stoji titina slika. Ovo je vrijeme apsurda, nepravde i terora manjine nad tihom većinom. Za prosječne, normalne ljude, u ovome njihovom "naprednom", tehnokratskom i cenzuriranom svijetu, više nema mjesta. Svaka realna i razumna osoba je svjesna, da ovih izbora ne možemo očekivati čudo. Maksimum koji možemo dobiti, je ulazak nekoliko izuzetno kvalitetnih ljudi i Domoljuba u Sabor. Ali i to je nešto. Jer promjene ne dolaze preko noći. Naš osnovni problem je manjak vremena. Jer se neke stvari (poput izbornog zakona) MORAJU što prije mijenjati. Ne danas, ne sutra - nego jučer. I onda opet dolazimo do famozne 2/3 većine, o kojoj nažalost možemo samo sanjati.
Alternativa? Referendum. O ovome sam već pisao ali namjerno ponavljam, jer je izuzetno BITNO. Unaprijed znamo da će nas pokrasti, ali nam niti jedno drugo (legalno) sredstvo, nije ostalo. Ovaj put nemojmo ciljati na brojku koja je potrebna, jer će nas opet napraviti budalama. Ako oni kažu da treba 400 tisuća potpisa, u startu dignimo letvicu na 600.000. Valjda nas je ostalo toliko? Kojim god se trikovima budu služili, 200 tisuća potpisa ni teoretski ne mogu ukrasti. Pa ni da sam smežurani Đorđe broji glasove. Pošto s ponosom uživam status marginalca, više od ovoga ne mogu učiniti. Jer za ostvariti ovako nešto, trebaju nam jaki ljudi sa imenom i prezimenom i što više udruga, koje još uvijek rade za dobrobit ove zemlje i naroda.
Ne mogu se pohvaliti da sam redovno pratio kampanju, ali nisam primjetio da se netko satro oko glavnog problema današnjice, GLOBALIZMA? Ili smo već prodani (u što sam uvjeren), pa nema smisla ni spominjati tu pošast? Što je slijedeće? Najezda džihad ratnika u lijepu našu, pod parolom TLM (Terrorists Lives Matter). Ovaj put sam mrtav ozbiljan. Kad vidim što STOKA nekažnjeno radi po Americi, zašto bi mi bili izuzetak? Jer u tijeku je marksističko-islamska revolucija. Za sad to još uvijek gledamo na TV. A sutra ćemo možda sa balkona? Nikad ne reci, nikad. Pogotovo danas, kad više ništa živo nema ni smisla, ni logike. U Americi se događaju nevjerojatne stvari i nešto definitivno ne štima. Republikanci sve više liče na HDZ. A izdaja je prisutna na svakom koraku. Samo tri riječi na Twitteru pojasnile su sve. "The lone warrior!" (USAMLJENI RATNIK), napisao je Trump. Ostavljen i napušten od svih. CIA, FBI, Pentagon..... Izdali su ga čak i neki Republikanci, koji se boje suprostaviti crveno-crnoj bandi. Pitanje je ima li ovaj veliki čovjek, više ikakve ovlasti? A sve je izgledalo idealno, prije samo par mjeseci. Zato, ako netko misli da su virus i prosvjedi "spontani", neka razmisli još jednom. Šteta, jer odlaskom Trumpa, otišla bi i zadnja slamka spasa. Treba se pripremati za najgore, jer SOTONJARE (globalisti) su nešto najgore s čime se čovječanstvo ikada susrelo. Pretjerujem? Pričekajmo godinu-dvije, pa možemo rekapitulirati događaje. Ako preživimo... Redovno gledam Infowars, i Alex Jones je u pravu kad kaže da je građanski rat već počeo. Jedina država na svijetu bez policije, u kojoj je na snazi zakon ulice. Gledam, ne vjerujem i udaram se staklenom bocom od Cole po glavi. Tragedija u PM...... Padoše mi na pamet klapske pjesme. Kamen, stina, kora kruva, kapja ulja..... Ima tu dosta istine. Ali opet sve ovisi o osobi. Je su li joj oči gladne ili ne? Sjećam se kad sam iza rata radio intelektualne poslove (istovarao kamione, dodavao plinske boce fizičkim radnicima....). Jer valjalo je nešto pojest a i platit račune. Gazda je normalno bio privatnik i puknut ko' šlapa. Pored 3 kuće, novog Mercedesa i tko zna koliko milijuna u "šteku", omiljena izreka mu je bila:"Jadan ti sam, ni za soli neću imat!". A radili smo od 7 ujutro, pa dok ne završimo. Nekad i do ponoći. Sreća pa je zajebancija među "radnim ljudima i građanima" bila vrhunska. A ni pive nam nije falilo. Dođeš doma sav šporak i krepan, a nemaš se snage ni istuširati. Ali zato svakog prvog, 2000 kuna u džep. Ko' gospodin. I opet sam bio veći optimist, nego danas. Jebaji ga. Čudni su putevi Gospodnji. Iza rata većina nas je pozitivno razmišljala, a nakon bojišnice sve ti se činilo lako. Jednom smo dobili zapovijed da pređemo preko nekog brda i zauzmemo novi položaj. Po noći normalno, da nas četnici ne vide. Taman kad smo se spustili, svanu zora a prema nama ide jedan stari čovjek. "Kuda ste vi dico došli?, pita on. "Kroz ovu šumu, dida". "Pa to vam je sve minsko polje". Samo smo se pogledali, prekrižili i nastavili dalje..... Svatko od nas je u životu doživio nešto neobjašnjivo. "Sreća", rekli bi neki. "Slučajnost", rekli bi drugi. A je li to baš tako? Za ateiste da, pošto u ništa ne vjeruju. Ali se s njima nikada ne bi mijenjao. Jer oni se smrti boje, a ja ne. Uopće ne razmišljam o tome i ne znam što me tamo čeka. Ali znam da ima "nešto". Po prirodi sam teški realist i logičar, tako da nisam u stanju to "nešto", opisati riječima. Rijetki su ljudi koji imaju taj dar. Prvi mi na pamet padne gosp. Ivica Ursić. Čiji tekstovi liječe dušu, a u par rečenica ti objasni SVE. To je taj prirodni dar, koji se u ni jednoj školi ne može naučiti. Vanka je još uvijek mrak, normalan svijet spava a ja uz kavu i cigaru besjedim sam sa sobom. Bojim se da sam malo pretjerao, jer mi je osnovno pravilo: "Piši što kraće i sadržajnije i ne gnjavi ljude." Jer kao što reče Winston Churchill, (dok je na autobuskom kolodvoru u Čapljini, vršio veliku nuždu): "Tri najvažnije stvari, koje trebamo raditi svaki dan, su:" 1.Probudi se 2.Preživi 3.Ajde leć' "ZA DOMOVINU SPREMNI "
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Zašto cenzuriramo sami sebe?
Još malo pa će biti pola godine kako nas plaše sa coronom. A ja bolesnog čovjeka, još vidio nisam. Ni prijatelja, ni susjeda, ni poznanika. Gdje se kriju svi ti zaraženi ljudi? U titinoj pećini u Drvaru? Koliko god se trudio, od njihove propagande ne možeš pobjeći. Ugasim ja i TV i radio, i biram koje ću vijesti čitati ali uzalud. Skoro svaka aplikacija na mobitelu i računalu mi govori da budem oprezan. Koji su to brižni i pažljivi ljudi. A tek kad izađeš vanka? Imaš osjećaj da gledaš neki post-apokaliptični film. I tako već skoro pola godine. Da sutra sve prestane (a neće), psihološke posljedice će ostati još dugo, dugo.... I najnormalnija osoba bi do sad dobila PTSP. Sreća moja pa sam ga davno "fasovo".
Lako je za nas. Ali što ćemo s djecom? Posebice onom malom, kojoj najbezbrižniji i najljepši dio života prolazi u izolaciji. A što je najgore, nitko nikada za ovo neće odgovarati. U to sam 100% siguran. Vrlo zajebana situacija iz koje ne vidim izlaz. Jer nije bolest sve što boli. A život je ipak malo više, od pukog preživljavanja. Neki se ne bune puno. Kažu, bitno je da nisam gladan i da imam gdje spavati. Onda sinko ajde u zatvor. Čekaju te tri obroka dnevno i čelija s krevetom. Ako ti je to sav smisao života, onda u redu. Blago onima koji spas nalaze u vjeri. Ja ne mogu. Prije spavanja izmolim "Oče naš" i to je to. Jednostavno nemam koncentracije, za bilo što više. Kao moja pok. baba. Koja je po čitav dan vrtila krunicu u rukama i molila. Kao mali to nisam razumio. Ali sad mi je puno toga jasnije.
Ne možemo od dragoga Boga očekivati da riješi sve naše probleme. On nam može pokazati pravi put. A za ostalo se treba sam potruditi. I riječima i djelima. S naglaskom na djela. A svi mi danas djeluju, nekako uspavano i bezvoljno. Što uopće ne čudi. Osim represivnog aparata, prvenstveno nas pokušavaju pokoriti psihološkim metodama. I dovesti nas do točke, kada nećemo biti u stanju pružiti otpor. A onda im je sve otvoreno i mogu od raditi što žele. "Ja mogu, što hoću", rekao je naš dragi vođa. I upravo se tako i ponaša. A svijet je pun malih diktatora, poput njega. Dobro bi bilo, kada bi sad mogao napisati neki pametan zaključak. Ili ponuditi rješenje. Na žalost ne mogu, niti znam. Kao i svi ostali, nešto čekam. Godota? Neko čudo? Ni sam više ne znam... A ONI naše trenutno stanje, maksimalno koriste. Jer kad kontroliraš dotok informacija, kontroliraš i ljude. Da su skoro svi portali, tisak i TV postaje u globalističkim rukama, odavno znamo. Bar se nadam? Nakon toliko godina ispiranja mozga, i zadnji optimisti polako posustaju. Da stoka sitnog zuba u nedostatku argumenata izmišlja vijesti, i to znamo jel' da? Pa tako jedan od brojnih Soroševih tariguza, na naslovnici objavljuje "senzacionalnu" vijest: "PLENKOVIĆEVI SURADNICI LIKUJU: Opet je očitao bukvicu radikalima s desnice." Aha. Tako znači.
Odem pogledati tko je autor ove umne rečenice, kad tamo ništa. Ni imena, ni prezimena, ni pseudonima, ni inicijala? Tek onda primijetim, sitnim slovima napisano objašnjenje: "Tako tvrde naši izvori bliski premijeru"!? Očita laž, prijevara i pokušaj manipulacije. Hoće li netko odgovarati, zbog ovoga? Nema teorije. Hoće li netko povjerovati u ovo? Nažalost, hoće. A dok je god tako, mogu nas zajebavati do besvijesti.
Zašto onda i mi ovo ne radimo? Jer smo previše fini, kulturni i politički korektni. A na taj način, rat nikada nećemo dobiti. Pohvalno je biti pristojan, ali "očajna vremena traže očajničke mjere". Tako barem kažu. Preporuka? Kad poželite plasirati neku informaciju, samo napišite: "Iz izvora bliskog pouzdanim izvorima, saznajem....." I vuk sit, i živci pod kontrolom.
Primjer drugi. "Zadarske prodavačice vikale djelatnicima CZ da corona ne postoji, i nisu nosile maske" A iznad teksta veliki naslov: TEORETIČARKE ZAVJERE! Gospođama svaka čast, a ovo nam je ujedno i najbolji primjer, kako se lako etiketiraju ljudi koji ne pristaju biti dio stada. Tek kad skupimo kritičnu masu "teoretičara zavjere", biti ćemo na pravom putu. Jer pojedince i manje skupine, titina milicija može kažnjavati i hapsiti. Ali ako smo u većini, mogu lagano da ga "duvaju".
Kako se obraniti od svakodnevne propagande? Samo ignoriranjem. Svatko treba razlučiti koji su portali naši, i sve ostalo odjebat. Sa tiskom je puno lakše, jer osim "Hrvatskog tjednika" svakako nemamo ništa. TV? Pratiti sport, filmove i serije, jer Hrvatski kanal NE POSTOJI. Za koji K. onda dajemo 80 kn? Jer smo mazohisti. Plaćamo da nas lažu i ponižavaju. I tu postoji logično rješenje. Masovno prestati plaćati pristojbu, pa da vidimo od ćega će financirati svoje laži? Nije lako, ali je izvodivo. Ali sve pod uvjetom da budemo složni. A to je već malo kompleksniji problem.
Uvijek lucidni maestro Edi, na Twitteru mudro zbori: "Kuga i kolera, to su bile bolesti....pa tifus, malarija, španjolska groznica.. ah, skoro sam nostalgičan... " Zaključak? Ipak je prije bilo bolje. U titino doba je bilo i tuberkuloze, a danas ništa...... Samo jebena corona.
Za većinu problema sa kojima se susrećemo, rješenje je identično. Zajedništvo, sloga i građanski neposluh. A to mora netko pokrenuti. Ja ne mogu, jer nisam nikakav čimbenik. Ali imamo ljude koji to jesu. I čija se riječ poštuje. Dakle vojska je spremna, i čeka zapovijed. Hoće li do nje doći, ovaj put stvarno nije do nas. Do njih je. Lijepo je slušati kada netko u medijima očita bukvicu kmerima i judama, ali danas nam treba konkretna akcija, a ne samo puste fraze. Sotonjare svoje planove mogu provoditi, samo u onoj mjeri koliko im MI dozvolimo. A odavno smo im pustili previše.
Prošli tjedan "vascijeli regiJon" piše, kako je u Sarajevu (3 dana nakon poroda) umrla mlada aktivistica. Od corone, normalno. Zar se umire od nečega drugog? Par dana nakon toga javi joj se majka, i kaže da je djevojka umrla od dijabetesa a ne od virusa. Normalno da tu vijest nitko nije prenio. A i da je, cilj je već postignut. Poučak? SEKTA se služi svim sredstvima, i upravo zato im jako dobro ide. Ne treba izmišljati toplu vodu, nego ih treba tuči njihovim oružjem. Koga vidim s cjepivom u ruci, smatrat ću to napadom hladnim oružjem. A u tom slučaju imam pravo na samoobranu, svim raspoloživim sredstvima. Pa i šire. Jer kažu da je u ljubavi i ratu, sve dozvoljeno.
Rat je odavno počeo, samo se ne vodi konvencionalnim oružjem. Sve to izdašno financiraju obitelji i pojedinci, iz one čuvene kvote od 1% sotonjara. Kojima je cilj vladati svijetom. Neki su anonimni, neki se tu i tamo pojave, ali jedno ime je konstantno u igri. George Soros. Nema ratova, namještenih izbora, financijskih kriza... a da ovaj smežurani starčić nije umiješan. Kada bi me netko pitao da definiram riječ ZLO, samo bi mu pokazao njegovu sliku. Prošli tjedan je proslavio 90. rođendan. Nadam se da mu je i zadnji. Javno mu je čestitala i četnikuša kodnog imena Vesna Pussy. I to (pazi sad), zbog razvoja demokracije!? On i njemu slični, vole sebi tepati da su "filantropi" i "dobrotvori". Točno je da poklanjaju velike sume novca. Ali ne da bi nahranili gladnu djecu, nego da bi kreirali KAOS i njime upravljali. Svatko normalan se pita, što mu to treba kad ni pored svih sotonističkih rituala neće još dugo? Zato jer je PSIHOPAT.
Na ovome svijetu ga nije stigla zaslužena kazna. Ali će zato na onome drugom, sigurno ispaštati za sve grijehe. Zato mu od srca želim da idući rođendan proslavi na: gradelama, ražnju ili ispod saća. Uz malo maslinovog ulja, ružmarina i saransaka. I obaveznu Vegetu.
Američki državni sekretar Mike Pompeo je završio svoju turneju po susjedstvu, a da nas nije ni spomenuo. Čudno? Ne. Ovo je potpuno očekivan potez. Isto kao što je bilo jasno ko' dan, zašto nam Ameri nisu htjeli prodati borbene zrakoplove. Razlog je vrlo jednostavan. Zato jer smo na POGREŠNOJ STRANI i idemo KRIVIM PUTEM. To je toliko očito, da uopće ne treba trošiti riječi i ovo obrazlagati. Jadna ti je ona država koju EU birokracija hvali.
Suspendiralo me iz još jedne domoljubne grupe na FB ali se više ne ljutim, jer mi sve jasno. Ljudi se jednostavno boje. Utjerali su nam strah u kosti, tako da sad sami sebe cenzuriramo. "Ugledni" Faktograf skoro da i nema više posla, ali lova iz proračuna i dalje redovno kapa. Ima se, može se. Samo mi smeta jedna sitnica. Ili možda ipak očekujem previše? Ako već nisam podoban, recite mi to direktno i sam ću se pokupiti i otići. Jer ipak smo na istoj strani. Ili mi se samo čini? "Nikada ne treba guzicom zatvarati vrata", govorio je Duško Lokin kad je bio mali.
Primjer: Prije par mjeseci mi je jedan naš portal (ničim izazvan), počeo objavljivati tekstove. Iznenadilo me, jer nikome ništa ne šaljem, niti koga molim. Nakon izvjesnog vremena, sve je stalo. Javi mi se gosp. Jozo (gazda) i pošalje snimke zaslona. A tu mu mlade komunjare iz već spomenutog Faktografa, prijete gašenjem FB stranice. U slučaju da nastavi objavljivati moje pizdarije. Kažem mu: "Hvala kume, oprosti na neugodnosti i nemoj više stavljati moje tekstove, jer nisu vrijedni portala." Čovjek ima sponzore i reklame, i u potpunosti ga shvaćam i razumijem. Tako se to radi. Kulturno i fino, bez ikakvih problema. Čovjek uopće nije kriv, nego oni koji su dozvolili jugočetnicima da nam određuju norme ponašanja.
Čudna su vremena došla i ono što je nekada bila mana, danas je vrlina. I obratno. Kako me krenulo, na kraju ću pisati objave na "parčetu hartije" i stavljati ljudima pod brisače ili ubacivati u poštanske sandučiće. Nažalost, puno je ovakvih slučajeva, ali ljudi uglavnom o tome šute. Ja ne mogu...
Za štovatelje ćopavog bravara i čiča Draže, vrijede potpuno drugi kriteriji. Njima je apsolutno SVE dozvoljeno. Zaključak? I u virtualnom i u realnom svijetu, smo postali jebena stranka. Pravi Europski Kurdi. Narod bez države, koji ni nakon 30 godina nije jasno definirao svoje ciljeve. Uvijek izvrsno informirana gđa. F. K., nudi vrlo zanimljivo i (po meni) efikasno rješenje: "Jedina relevantna solucija jest promjena sadašnjeg nakaradnog krčkog božićno-zavnoškog Ustava RH. Osobno preambula, članak 1 Ustava, te definiranje Hrvatske kao NACIJE. Jer upravo od ovakvog Ustava se širi kancerogena vladavina partitokracije. A to je posao i zadatak hrvatske intelektualne elite, ukoliko takva, “Hrvatska!” još postoji?". Bravo. Moj duboki naklon.
Nekad su se "antifašisti" borili protiv fašista. Kako i samo ime sugerira. Tako barem kažu. I navodno štitili interese radničke klase od izrabljivanja. Bogataše i buržoaziju su prezirali, i smatrali ih "narodnim neprijateljima". Danas se sve okrenulo naopako. Upravo su ONI, daleko najveći fašisti i rasisti. A financira ih ta ista bogata elita. To se najbolje vidi na primjeru SAD, gdje iza "antifa" i BLM stoje skoro sve velike korporacije. Konačno su i domaći kmeri izašli iz ormara. Kao onomad pederi. Pa otvoreno priznaju da ih financira veliki Zorangutanov pajdo. Drug Emil, plemeniti Tedeschi. Ovdje miislim na skupinu podkapacitiranih balavaca i poluidiota, pod imenom "Možemo". Zadnje ankete pokazuju, da je jedan od tri njihova birača - glup ko' i ostala dvojica.
Još jedan dokaz da su izbori samo farsa, i da svako zastupničko mjesto ima svoju cijenu. Očekujem demant, koji nikada neću dobiti. A što se Cedevite tiče, što sam pio - pio sam. Ne pada mi napamet financirati neprijatelja. Još prije rata sam prestao kupovati srpske proizvode, i toga se i danas držim. Mada sam mogao proći puno jeftinije. Sad su i "domaći" postali upitni. Ako nastavim ovim tempom, na kraju ću završiti u javnoj kuhinji.
U zadnje vrijeme MAHNITI daje neočekivano logične i lucidne izjave. A mislio sam da mu je kvocijent inteligencije tako nizak, da bi ga trebali zalijevati dva puta tjedno, da naraste. Svašta? Ipak ne padam na ovaj igrokaz. Već je godinama jasno TKO JE i ŠTO JE drug Z. Milanović. I ne možemo na osnovu par rečenica, zaboraviti sve grijehe iz prošlosti. "Ne vjeruj kmeru, koji pada s transportera", davno je rekao Kralj Dmitar Zvonimir.
Mislim da se ovdje radi o običnoj predstavi za narod, ne bi li se skrenula pozornost sa VELEIZDAJE Plenkija & co. Koja je još uvijek u tijeku. Svi oni igraju na kartu loše memorije u 'Rvata. A što je najgore, u pravu su. Konstantno padamo na slatkorječivost, i preko noći zaboravljamo bitne stvari. Pa čak i one koji su dali živote, za ovu prelijepu zemlju sa naopakim pučanstvom. Tužno, da ne može tužnije....
Za kraj ću citirati samoga sebe:
"Sve mi je jasno, ali više ništa ne razumijem?"
"ZA DOMOVINU SPREMNI "
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Izbori na Udbaški način
Na izborima imamo pravo glasovati za svoga kandidata ili stranku. Formalno. A što ako je većina njih nečiji zajednički projekt? To se onda zove "prividna demokracija". Uzmimo za primjer šibicare. Imaš tri kutije šibica i jednu lopticu. Nema teorije da češ uzeti koju kunu, jer gazda (šaner) odlučuje kad ćeš dobiti. Na početku te navuku sa par dobitaka a na kraju ti uzmu svu lovu. U principu si se zajebo, čim si počeo igrati. Bojim se da nas isti scenarij čeka na Parlamentarnim izborima. Jer kad malo dublje analiziramo stvari dolazimo do saznanja da smo tu, samo da bi glumili korisne budale i dali legitimitet. Jer za razliku od jednopartijskog sustava, u "demokraciji" ipak treba pokazati neke brojke. U ovome slučaju im čak ne treba ni pomoć APIS-a, jer su glavni kandidati njihovi. Što znači da im je uspjeh zagarantiran, kako god okreneš. Zašto ovo pišem? Jer su posljednji događaji na političkoj sceni pokazali da se udba potpuno konsolidirala i da nikada nije bila jača. Informacija o ovome imam puno ali specifičnih dokaza ne. Jer nisu ni oni veslo sisali. Vrlo lukava, perfidna i godinama planirana operacija. Teoretičar zavjere nisam ali znam čitati između redova. Nije nikakva tajna da su glavni igrači iz sjene: Mate Granić, Budo Lončar, Šeks ..... i mnogi "uglednici" koji su svi redom članovi udbaškog gremija. A sve te njihove centrale i podružnice uživaju potporu globalista, masončina i sotonjara. Koncept je isti u "vascelom regionu" pa valjda i to nešto govori? Kažu da nam se sad nudi i "treća opcija'? Ja tvrdim da će ih biti najmanje 5-6. Jer što je veća konfuzija među biračima, lakše je njima manipulirati. Kampanje će se kao i do sad, bazirati na lažnim obećanjima i onome što narod želi čuti. A nakon pobjede bilo koje opcije slijedi spuštanje lopte na zemlju i razni kompromisi. Svako udaljavanje od predizbornih populističkih izjava će biti vrlo uvjerljivo objašnjeno i opravdano. A uz pomoć medija će nas uvjeravati da drugačije nije moglo. I tako ćemo pasti travu i slijedeće četiri godine. Sreća pa već imamo iskustva s tim načinom prehrane.
Ne mislim se praviti pametan ali sam još prije početka predizborne Predsjedničke kampanje rekao, da bi Plenkiju najviše odgovarala Milanovićeva pobjeda. I "bejaše" tako. Dragi vođa nas sad hrabro brani od boljševika, kmera i svih vrsta crvenih živina. Momak je postao pravi 'Rvat, i to punokrvni. Čak je neki dan izjavio da je on izričito protiv rodne ideologije!? Križam se i lijevom i desnom. Pa tko je onda usvoio Istambulsku? Moja pokojna baba? Anemično dete je totalno izgubilo kompas i valja pizdarije kao na traci. Kaže da HDZ ide pravim putem (!?) a da ga desničari ne vole samo zato što je smijenio Zlatka. Zlatkova smjena je bila samo početak i putokaz kojim smijerom njegova Vlada namjerava ići. Otišla je totalno lijevo a članstvo stranke je partijskim metodama potpuno disciplinirano. Uz par časnih izuzetaka, poput Penave i Medveda. Ali kad čak i Penava kaže da će se kandidirati za PODpredsjednika stranke, onda je jasno da je prijestolje rezervirano za "najvećeg sina naroda i narodnosti". Ovakvu retoriku je nemoguće objasniti, tako da neću ni pokušavati. U zadnje 4 godine smo se nagledali i naslušali svega i svačega, tako da je ovo još samo jedan biser u nizu. I uopće se ne treba opterećivati unutarstranačkim izborima u HDZ-u, jer ZNA SE tko opet pobjeđuje.
Zaključak? "Prošlost nam je slavna, sadašnjost grozna a budućnost još gora." Sreća pa sam optimist.... Trenutno je glavna zvijezda u medijima SIROVINA zvana Krešo Beljak. Upravo zato mu neću davati nikakav publicitet, jer ga ne zaslužuje. A pošto u slučajnosti već odavno ne vjerujem, imam neki osjećaj da je sve ovo namjerno inscenirano ne bi li se skrenula pozornost sa nekih drugih, puno važnijih stvari. Jedino nas još sport veseli i nakon pobjede naših rukometaša nad Njemačkom, na FB sam napisao kraći komentar: "Primjetno je da su nakon sinoćnje pobjede nad Njemačkom, Hercegovci ponovo postali Hrvati i pozitivci. I tako to uvijek biva, kad je uspjeh u pitanju. A inače su lopovi, uhljebi, papci, oni što autobusima dolaze na glasovanje... Klasični udbaški metodi kojima svjedočimo još od oslobođenja. Ista je stvar i sa umjetno insceniranom mržnjom između sjevera i juga. Cilj ove jugočetničke propagande je jasan. Učiniti sve da ne budemo složni. Jer kad smo skupa, samo nam je nebo granica. Nažalost, uvijek će biti onih koji im vjeruju...." Sutra mi čovjek javlja u inbox: "Kume portal gori!". Pošto nisam imao pojma o čemu se radi, kliknem na poveznicu i vidim da su na "Hercegovačkom Portalu" od toga napravili tekst, uz dodatak video spotova Thompsona i Mate Bulića. Sa (za mene) impresivnim brojem pregleda. Bila mi je čast, i da sam znao da će se to dogoditi napisao bi još koju rečenicu. Mada bi se o temi i fenomenu Hercegovine, mogle knjige napisati. Prvo ću naglasiti da nisam rođeni Hercegovac ali podrijetlom jesam. Kao i većina nas. Teško je naći čovjeka a da mu bar netko od predaka nije bio rođen na JEDINOM SLOBODNOM HRVATSKOM TERITORIJU. Jer Hercegovina je oduvijek bila neovisna, bez obzira kojoj državi pripadala. Hercegovci su i Hrvatskoj i BiH pomogli u stvaranju države, da bi danas ostali bez ikakvih prava. Za vrijeme 2. svj. rata partizančine su ubile svakog 3. muškarca mlađeg od 30 godina. Ukupno više od 23 tisuće. Jer za njih su svi Hrvati iz toga kraja bili Ustaše. A i poslije rata titina partija ih je smatrala kontra-revolucionarnom pokrajinom.
Jer u Hercegovini možete dirati u sve, samo ne u Hrvatsku. Ali kada je i ovaj rat završio, miševi su izašli iz svojih rupa. Krenulo se sa organiziranom hajkom na ljude iz toga kraja, koji su bili krivi samo zato što su Domoljubi. Ni danas nije puno bolje.... Hercegovina je u svim ratovima uvijek bila lojalna Hrvatskoj. I dok je rahmetli Alija govorio da "ovo nije naš rat", goloruki narod je u Pologu zastavio kolone tenkova koji su planirali presjeći Hrvatsku na dva dijela. To se kod nas izgleda (namjerno) zaboravlja. Jedini koji se i danas bori za prava branitelja HVO-a, je General Željko Glasnović. Završiti ću ovaj ovaj kratak osvrt, sa njegovom poznatom rečenicom izgovorenom u Saboru: "Da nije bilo HVO-a, ne bilo ni hrvatske države". "ZA DOMOVINU SPREMNI"
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