#ti salvo io
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La mia carne
giuseppe frascà
(9 Dicembre 1991)
Fui io a tenerti
per mano quando, insicuro, muovevi i
primi passi.
Sei cresciuto troppo in fretta e non
sono riuscito a tenere il tuo passo. Ti
vedo come eri ed aspetto di vederti
spuntare da dietro una scusa qualsiasi
per abbracciarti e non farti andare mai
via. Ascolto i ricordi e ti rivedo e mi
rivedo quando il mondo intero era
nostro e nulla poteva rubarcelo.
Poi non tutto va come sognavo e
restano le parole non dette,
i troppi sensi di colpa
e quella paura di non essere riuscita a fare abbastanza
Ascolto i ricordi tra i sorrisi, le
risate di ieri e le lacrime di oggi
quando il giorno finisce e le mie
mani disegnano nell'aria un volto.
Cammina solo un po' con me prima
che il mio tempo finisca. Prendi la
mia mano come io presi la tua
quando i primi passi furono la tua
prima vittoria.
Prendimi per mano, figlio mio, prendimi per mano
e cammina con me per un po'. Vorrei dirti ciò che
ho dentro e mi fa male. Vorrei che tu mi insegnassi
la vita che non ti insegnai. Vieni, siedi con me, solo
per un po' e dimmi se in questa nebbia possono
nascere ancora i fiori. Vorrei parlarti dell'amarezza
che ho, vorrei che tu mi ascoltassi, solo per un po'.
Andiamo verso il mare, come un tempo, solo per
vedere più vicino il tuo orizzonte ed il mio. Prendi i
miei tanti anni e falli tuoi, solo per un po' e, forse
capirai quel dolore lieve che mi accompagna da
sempre. Prendimi per mano e dimmi dei miei tanti
errori ma ti prego non rimproverarmi: nessuno mi
insegnò a vivere ed oggi...non so ancora vivere.
La vita non sempre è tutto come sembra, ma
ogni cosa va vissuta prima di giudicarla,
affinché possa riconoscere il bene ed il male.
Ma tu vai avanti ..anche con il mondo contro.
Votrei insegnerti a credere in te..a non arrenderti,
a prenderti in braccio e portarti in salvo perché,
ahimè, spesso sarai da solo a doverlo fare.
Ma ricorda che le cicatrici hanno una storia
e che ad ogni modo saranno una vittoria.
Vivi ogni giorno come se
fosse l'ultimo. Vivi e non
dimenticare mai i sogni
che un giorno tua madre sognò per te.
Vivi figlio mio
e se ti mancasse la voglia
vivi la vita che io non vissi
perché la vita è solo un sogno.
Sii sempre mio figlio perché il tempo è tiranno
...passa troppo velocemente.
Voglio essere ancora tua madre e carezzarti
il viso mentre stai per dormire
Si, figlio mio, fammi sentire ancora una
volta importante, fammi sentire ancora madre.
Buon compleanno cuore mio❤
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Qui per dire che una volta ho sognato Annalisa confidarmi che in realtà odia cantare queste canzoni ma la costringono a farlo. TI SALVO IO.
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Ad Auschwitz superai la selezione per tre volte. Quando ci chiamavano sapevamo che era per decidere se eravamo ancora utili e potevamo andare avanti, o se eravamo vecchi pezzi irrecuperabili. Da buttare. Era un momento terribile.
Bastava un cenno ed eri salvo, un altro ti condannava. Dovevamo metterci in fila, nude, passare davanti a due SS e a un medico nazista. Ci aprivano la bocca, ci esaminavano in ogni angolo del corpo per vedere se potevamo ancora lavorare. Chi era troppo stanca o troppo magra, o ferita, veniva eliminata.
Bastavano pochi secondi agli aguzzini per capire se era meglio farci morire o farci vivere. Io vedevo le altre, orrendi scheletri impauriti, e sapevo di essere come loro. Gli ufficiali e i medici erano sempre eleganti, impeccabili e tirati a lucido, in pace con la loro coscienza.
Era sufficiente un cenno del capo degli aguzzini, che voleva dire “avanti”, ed eri salva. Io pensavo solo a questo quando ero lì, a quel cenno. Ero felice quando arrivava, perché avevo tredici anni, poi quattordici. Volevo vivere.
Ricordo la prima selezione. Dopo avermi analizzata il medico notò una cicatrice. «Forse mi manderà a morte per questa…» pensai e mi venne il panico. Lui mi chiese di dove fossi e io con un filo di voce ma, cercando di restare calma, risposi che ero italiana.
Trattenevo il respiro. Dopo aver riso, insieme agli altri, del medico italiano che mi aveva fatto quella orrenda cicatrice, il dottore nazista mi fece cenno di andare avanti. Significava che avevo passato la selezione! Ero viva, viva, viva! Ero così felice di poter tornare nel campo che tutto mi sembrava più facile.
Poi vidi Janine. Era una ragazza francese, erano mesi che lavoravamo una accanto all’altra nella fabbrica di munizioni. Janine era addetta alla macchina che tagliava l’acciaio. Qualche giorno prima quella maledetta macchina le aveva tranciato le prime falangi di due dita. Lei andò davanti agli aguzzini, nuda, cercando di nascondere la sua mutilazione. Ma quelli le videro subito le dita ferite e presero il suo numero tatuato sul corpo nudo. Voleva dire che la mandavano a morire.
Janine non sarebbe tornata nel campo. Janine non era un’estranea per me, la vedevo tutti i giorni, avevamo scambiato qualche frase, ci sorridevamo per salutarci. Eppure non le dissi niente. Non mi voltai quando la portarono via. Non le dissi addio. Avevo paura di uscire dall’invisibilità nella quale mi nascondevo, feci finta di niente e ricominciai a mettere una gamba dietro l’altra e camminare, pur di vivere.
Racconto sempre la storia di Janine. È un rimorso che mi porto dentro. Il rimorso di non aver avuto il coraggio di dirle addio. Di farle sentire, in quel momento che Janine stava andando a morire, che la sua vita era importante per me. Che noi non eravamo come gli aguzzini ma ci sentivamo, ancora e nonostante tutto, capaci di amare. Invece non lo feci.
Il rimorso non mi diede pace per tanto, tanto tempo. Sapevo che nel momento in cui non avevo avuto il coraggio di dire addio a Janine, avevano vinto loro, i nostri aguzzini, perché ci avevano privati della nostra umanità e della pietà verso un altro essere umano. Era questa la loro vittoria, era questo il loro obiettivo: annientare la nostra umanità...
- Liliana Segre - Fino a quando la mia stella brillerà
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voi ripensate mai alle persone del passato che vi hanno fatto “male”, passate brevemente per non lasciare nulla, scopate scadentissime e forse neanche quelle, insomma quelle persone che ora su whatsapp sono “contatto bloccato”.
oggi per purissimo caso ho sbirciato chi c’era nel gruppo telegram di una mia amica sex worker di internet ™️ che supporto in quanto lo sono stata anche io tempo addietro.
e mi becco nella lista di chi la segue (è una cosa che faccio spesso perché ci trovo sempre personaggi che, per l’appunto, si sono messi in contatto con la mia persona in qualche modo) questo coglione che avevo incontrato anni fa, che da Parma mi aveva dato la punta a Bologna. si è fatto pagare tutti i drink da me, che tra l’altro mi ero appena licenziata all’epoca, per poi ad un certo punto lasciarmi bell e buon a Bologna da sola in un locale. Ora probabilmente magari per lui ero un cesso, onesto ci sta di non piacere dai capita ma almeno dimmelo cazzo che ti faccio cagare almeno evito di sprecare tempo, ma addirittura il giorno dopo quando gli ho chiesto “sei tornato sano e salvo dato che non hai neanche salutato e sei andato via” mi ha eliminata da fb ma continuava a scrivermi in privato. a che pro, mi sono chiesta?
che cazzo di fallimento umano gli uomini etero, lì a farsi le seghe su internet (perché hanno tutti un sesso problematico e problemi con le dimensioni, che si risolvono appunto con status al vetriolo su fb riguardo musica - cinema - attualità o guardoni di ragazze online, ragazze facilmente incontrabili a concerti o comunque note online) ma non abili nel comunicare.
che travaso di bile ricordare sto schifo.
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“Come stai?” mi chiedi.
“Stanca” rispondo. Rispondiamo spesso così. Mi sento, ci sento: siamo adulti, siamo tanti e siamo stanchi tutti quanti.
“Come mai?” mi chiedi. Ma non è la domanda corretta. Non siamo stanchi perché lavoriamo troppo o dormiamo poco o mangiamo male o per carenza di ferro o magnesio. Non è una stanchezza chimica, è esistenziale. Non siamo stanchi per qualcosa. Siamo stanchi di qualcosa.
Io sono stanca dei miei pensieri che escono dal gregge, di non essere un buon cane pastore capace di girargli intorno, arginare, compattare. Perché spesso sono il lupo che minaccia di sbranare le certezze. Sono stanca dei sospesi: la lampadina che devo cambiare da un anno e tre mesi. Devo imbiancare, togliere gli adesivi di Cars dal mobile del salotto, dalle scale, ho ancora mezzo armadio pieno di vecchi vestiti, me ne dovrei disfare. È sempre stato più facile gettar via che sistemare.
Ma ci sono anche gli oggetti che non so buttare. L’oggetto del mio rancore, l’oggetto del desiderio, l’oggetto delle mie angosce, l’oggetto della mia malinconia, l’oggetto dell’invidia, sono un’accumulatrice seriale di piccole ossessioni. Sono stanca degli appelli mancati, quelli che manco io più di tutto, quando non ci sono nel modo giusto, sono stanca di mancare. Sono stanca di aver bisogno di questa stanchezza per sentirmi viva, perché se non sei stanca non hai fatto abbastanza.
Sono stanca perché il vero riposo per me è la soddisfazione del darmi da fare, anzi di fare fatica. Sono stanca e un po’ suonata, ogni tanto ripenso a quando ero più giovane e innamorata, così innamorata da potermi concedere il tormento con dubbi inesistenti. Ancora mi sorprende quanta resistenza si possa fare ad accettare la felicità. Oggi sono stanca della precarietà. Sono stanca del “per ora”, delle mani avanti che sono sempre le mie, della mia incapacità di pensare per assoluti, del senso di allerta che mi abita. Io peroro, tu perori, egli perora… voce del verbo “del doman non c’è certezza”. Ci diciamo che stiamo attraversando un periodo complicato. Una fase. Ma per quanto mi riguarda questo periodo complicato è iniziato quando mia sorella mi rivelò che Nicca Costa era molto più bella di me e non si è mai esaurito. La vita è una fase complicata dell’esistenza. È che la complicazione non è circoscritta e il periodo di cui sopra non si attraversa e via, quando trovi le strisce.
Se tocchi il fondo, immagini di scendere giù, verso un abisso di tristezza, ma poi di picchiare la pianta del piede e risalire rapido. E invece no, ti aspetta la merdosissima maratona nei fondali, anfibi disperati che non siamo altro, con le branchie che fanno contatto coi condotti lacrimali.
“Sei stanca” mi chiedi? Sì, ma per ora il gregge dei pensieri è in salvo, anche stasera il lupo non si è visto arrivare. Sono stanca, siamo stanchi, ma via e pedalare.
Enrica Tesio
🍀
#smokingago
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No, davvero
pensi sia così facile
amare?
Lascia che ti spieghi
fino a dove devo spingere
il mio cuore
Lascia che ti parli
di come
devo ingannare la mia anima
per farle credere
che a breve ci si fermerà
per una boccata d’acqua
Ora
siediti
ed ascolta
Sopravvivo ogni giorno
senza il tuo sorriso
senza la tua voce
il tuo abbraccio mi toglie l’aria
il corpo è freddo senza il tuo respiro
Arrivo sano e salvo a sera
raccogliendo cocci rotti
di un cuore seduto
sul lato sbagliato
Ascolta queste parole
perché nemmeno io
le sentirò mai più
Cadono questi pensieri
come pioggia
e la vista si annebbia
Pensi sia facile amarti
quando non ti vedo?
Pensi basti il tuo profumo
la tua orma nel letto
il tuo rossetto nel bagno?
Vuoi davvero che baratti
l’uomo che sono
con quello che potrei diventare?
Vuoi davvero che mi inganni
pensandoti
cercandoti?
Aspettandoti?
L’amore è quando non ci siamo
perché tutto il resto
è credibile
vero
puro
tangibile
L’amore
è quando non ci sei
perché
credimi
con te accanto
si chiama vivere
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La questione non è dire che bisogna avere paura di tutti gli uomini, che tutti fanno schifo e tutte queste altre cagate qui, la questione è che ogni anno ci sono sempre vittime di abusi, razzismo, omofobia di tutto e di più, quindi certi commenti che non si possono minimamente biasimare non portano comunque a nessun risultato, onestamente me ne sbatto il cazzo se i soliti italiani medi dopo una tragedia fanno i moralisti mettendo il post dove si sentono schifati e buttano merda solo perché si che tanto poi tra un mese nessuno ne parlerà più e ci si rivede alla prossima tragedia, servono soluzioni e cosa più importante e metterle in pratica, servono interventi, serve un impegno collettivo per migliorare il tutto perché non si può continuare così, non si può sentire che tra qualche giorno si arrivi ad altre tragedie, un omicidio rimane un omicidio e solo per questo ci voglio condanne più dure
Bisogna prima di tutto educare al rispetto delle persone e alla vita, bisogna far crescere le persone con dei valori ad oggi inesistenti, non bisogna alimentare odio
Come l'Italia ci ha insegnato i maggiori dibattiti sono su chi semplicemente dice ma non tutti sono così, è sbagliato, bisogna fare modo di prendere una posizione vera che possa fare in modo che in futuro queste cose non accadano più
Ma del omicido (perché si, è omicido e non lo chiamerò con un'altro nome) in singola sede non me ne faccio nulla, non bisogna pensare solo a quello, ma anche a tutte le altre forme di cui non si parla e che sono prima di ammazzare, quando si parla di educazione si parla e non mi stancherò di dirlo è educarli al rispetto delle persone e della vita, quindi se le persone voglio postare frasi solo per rabbia e tra quelle cose ci sono scritte cose stupide allora non stupitevi se ci saranno persone a rispondere in modo stupido ma sappiate che non state concludendo nulla a spargere odio, e non lo dico tanto per dire perché è sempre stato così e come risultato siamo ancora qui a dire le stesse cose.
Scusami se vado subito alla fine, ma permettimi di spiegarti perché chiamiamo casi come questo femminicidi e non omicidi.
Una donna muore perché un ladro è entrato in casa sua e ha premuto il grilletto, questo è un omicidio.
Una donna muore perché l'ex fidanzato è entrato in casa sua e ha premuto il grilletto, questo è un femminicidio.
Qual è la differenza? La vittima è sempre una donna e il carnefice sempre un uomo, non è la stessa cosa? No, non lo è, quando l'uomo cova dentro di sé una mascolinità tossica che lo induce a paragonarti ad un oggetto di sua proprietà e a decidere di violarti o addirittura toglierti la vita, lì ti sta facendo una violenza di genere, ti sta assoggettando in quanto donna inferiore a lui.
E sia chiaro, questo vale anche per le altre minoranze, la matrice razzista, la matrice transfobica, omofobica ecc e mi preme specificare che varrebbe anche al contrario la violenza di genere se una donna decidesse di uccidere o violare un uomo in quanto uomo.
Ora torno all'inizio dell'ask e ti rispondo in ordine
Io non faccio parte di quelle persone che ieri hanno incoraggiato le donne ad aver paura degli uomini a prescindere e odiarli, o in generale di quelle che ci stanno sciacallando, perché non nascondo che a me stanno altamente sulle palle quei post tipo "VISTO VE LO AVEVAMO DETTO, LO SAPEVAMO T U T T E", come se si stesse aspettando la conferma per dire "gnegne avevo ragione io", cioè quello è un comportamento che trovo imbarazzante come trovo altrettanto imbarazzanti tutti i cazzo di "NOT ALL MEN" che ho letto. Ieri qualsiasi social è stato un cumulo di melma, forse l'unico salvo è proprio tumblr perché gli italiani non hanno poi così tanto spazio qua sopra.
Precisando questo, devi però essere consapevole che una donna avrà sempre paura di uscire di sera da sola, e avrà sempre un po' di timore a trovarsi da sola con un uomo, anche se quell'uomo 99,9% è una persona a posto e manco l'avrà notata quella donna, ma quel piccolo dubbio ti rimane. Ed è uno schifo, non dovremmo sentirci così, ma ti giuro che buona parte delle donne possono raccontare di aver avuto almeno una volta nella vita quel timore per colpa di uno sconosciuto e/o non.
Poi ovvio, manco a puntare il dito contro ogni uomo a casissimo, sono d'accordo su questo, ma diciamo che, almeno per come la vedo io, di fronte a queste tragedie bisognerebbe solo far silenzio, sono generalizzazioni, sbagliate sì, ma non è la giusta tempistica per dire "non siamo tutti così", anche se è vero, ma per una volta si chiede d'ingoiare il rospo e mostrare un po' di delicatezza, perché comunque questa roba viene detta solo su twitter, ma altrove dubito che una qualsiasi ragazza chiami "assass1no" ogni uomo che incontra, mentre al contrario la misoginia è all'ordine del giorno e le donne convivono con le generalizzazioni.
E sì assolutamente, sono a favore dell'educare al rispetto delle persone, ci mancherebbe altro, ma ovviamente tra dire e fare eh. Io purtroppo non ho poteri magici e da ignorante posso solo proporre soluzioni che già in mille hanno suggerito e pensato, come partire dal contesto familiare, proseguire a scuola, sdoganare la figura dello psicologo (e sia chiaro, con questo non voglio dire che ogni persona che commette atti atroci sia affetta da disturbi e malesseri, molti purtroppo sono lucidissimi).
Detto questo, a parte il commentare l'irritante "not all men", e mi dispiace ma dovete finirla, rimango impassibile su questo, non ho generalizzato sugli uomini né qui né altrove. Per il resto sono apertissima al dibattito, e che tu ci creda o no, ho apprezzato questo ask.
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“Come stai?” mi chiedi.
“Stanca” rispondo. Rispondiamo spesso così. Mi sento, ci sento: siamo adulti, siamo tanti e siamo stanchi tutti quanti.
“Come mai?” mi chiedi. Ma non è la domanda corretta. Non siamo stanchi perché lavoriamo troppo o dormiamo poco o mangiamo male o per carenza di ferro o magnesio. Non è una stanchezza chimica, è esistenziale. Non siamo stanchi per qualcosa. Siamo stanchi di qualcosa.
Io sono stanca dei miei pensieri che escono dal gregge, di non essere un buon cane pastore capace di girargli intorno, arginare, compattare. Perché spesso sono il lupo che minaccia di sbranare le certezze. Sono stanca dei sospesi: la lampadina che devo cambiare da un anno e tre mesi. Devo imbiancare, togliere gli adesivi di Cars dal mobile del salotto, dalle scale, ho ancora mezzo armadio pieno di vecchi vestiti, me ne dovrei disfare. È sempre stato più facile gettar via che sistemare.
Ma ci sono anche gli oggetti che non so buttare. L’oggetto del mio rancore, l’oggetto del desiderio, l’oggetto delle mie angosce, l’oggetto della mia malinconia, l’oggetto dell’invidia, sono un’accumulatrice seriale di piccole ossessioni. Sono stanca degli appelli mancati, quelli che manco io più di tutto, quando non ci sono nel modo giusto, sono stanca di mancare. Sono stanca di aver bisogno di questa stanchezza per sentirmi viva, perché se non sei stanca non hai fatto abbastanza.
Sono stanca perché il vero riposo per me è la soddisfazione del darmi da fare, anzi di fare fatica. Sono stanca e un po’ suonata, ogni tanto ripenso a quando ero più giovane e innamorata, così innamorata da potermi concedere il tormento con dubbi inesistenti. Ancora mi sorprende quanta resistenza si possa fare ad accettare la felicità. Oggi sono stanca della precarietà. Sono stanca del “per ora”, delle mani avanti che sono sempre le mie, della mia incapacità di pensare per assoluti, del senso di allerta che mi abita. Io peroro, tu perori, egli perora… voce del verbo “del doman non c’è certezza”. Ci diciamo che stiamo attraversando un periodo complicato. Una fase. Ma per quanto mi riguarda questo periodo complicato è iniziato quando mia sorella mi rivelò che Nicca Costa era molto più bella di me e non si è mai esaurito. La vita è una fase complicata dell’esistenza. È che la complicazione non è circoscritta e il periodo di cui sopra non si attraversa e via, quando trovi le strisce.
Se tocchi il fondo, immagini di scendere giù, verso un abisso di tristezza, ma poi di picchiare la pianta del piede e risalire rapido. E invece no, ti aspetta la merdosissima maratona nei fondali, anfibi disperati che non siamo altro, con le branchie che fanno contatto coi condotti lacrimali.
“Sei stanca” mi chiedi? Sì, ma per ora il gregge dei pensieri è in salvo, anche stasera il lupo non si è visto arrivare. Sono stanca, siamo stanchi, ma via e pedalare.
Enrica Tesio
dipinto Gill Button
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Questa mattina ho aspettato che aprisse il supermercato, per comprarti le cose che ti servono. Sono arrivato con qualche minuto d'anticipo sull'apertura.
Tenendo in mano la lista che hai scritto di tuo pugno. Scritto con quelle lettere da "elementare" che ancora portano la grafia di una bambina, di un'epoca completamente diversa da oggi.
Che forse non ha mai smesso di sognare. Nonostante la vita.
Non credo che oltre me ci siano altre persone che possano interpretare quelle parole.
Mi sembra di essere un po' Jean-François Champollion quando tradusse la Stele di Rosetta.
Ho atteso l'apertura per comprarti il pane caldo, il tuo preferito.
Poi sono passato nella pasticceria d'élite, quella che produce dolci di alta scuola. Il titolare è anche famoso nel suo settore. Non volevo deluderti.
Anche se di delusioni, da parte mia, ne hai avute tante. Ricordandomelo spesso.
Da piccolo trofeo da esporre, a persona non all'altezza da non tenere in considerazione per le cose importanti.
Erano altri quelli che meritavano la fiducia. Salvo poi rivelarsi come lo squallore tramutato in persona vivente.
Non puoi mangiare molte cose, non riesci a mangiare tanti cibi, le tue debolezze e i dolori non ti aiutano.
Quello che ti ho portato sa di buono, si scioglie in bocca.
Come le speranze di essere capito, come neve al sole.
Ti ho comprato un pensiero e l'odore del pane fresco riempe la stanza, dando quell'atmosfera di casa, di ricordi, di persone che condividevano il pane fresco attorno al tavolo.
Oggi ci sono solo io. Solo io. Dici che basto, ma non ci credo.
Più tardi passeranno i miei ragazzi, che sono anche i tuoi ragazzi, a salutarti e abbracciarti.
Sarà in quel momento che piangerai dalla commozione, che ripeterai all'infinito "ti voglio bene, vi voglio bene". Ma non adesso, non con me ora.
Come sempre. Come d'abitudine.
Però ci sono, come sempre. Anche dopo le litigate, e le sentenze assolute di non "essere più tuo figlio".
Non si dovrebbero mai dire queste cose. Mai.
Sono qui mamma, buon compleanno.
#libero de mente#pensiero#frase#vita#amore#pensieri#persone#frasi vita#riflessioni#relazioni#parole#sentimenti#frasi sulla vita
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Faremo quindi l'ennesimo elenco puntato di vaccate spacciandola per scelta stilistica e non per incapacità acquisita del sottoscritto di sviluppare un qualsiasi discorso scritto per più di tre righe
Oggi mi son dovuto mettere della crema per le mani perché stavo facendo un bonifico e serviva una conferma dal mio cellulare che non mi riconosceva l'impronta di sblocco dell'app della banca perché avevo i diti screpolati da freddo misto lavaggi di piatti casalinghi e non avevo voglia di recuperare il codice buffo alternativo all'impronta. Tenendo conto di quanto io odi le crememani, il freddo, i lavori casalinghi e la tecnologia quando al posto che aiutare sta in mezzo ai maroni, il candidato calcoli il numero di bestemmie tirate mentre mi impaciugavo le mani.
Non vorrei che la Bologna degli ultimi mesi restasse agli onori delle cronache solo per le risse sui trentallora: è anche la città in cui chiudono un pub per 30 giorni perché si percepisce “un forte e inconfondibile odore di sostanza stupefacente vaporizzata” salvo poi non trovare la sostanza in questione. Spero che i NAS nelle ispezioni dei locali non ragionino così o se un cliente fa una puzzetta è un macello.
Pur avendo visto, e per caso, un'unica esposizione legata ad ArteFiera (che a pensarci è un record perché ti ci inciampi quasi, a Bologna) continuo a pensare che la parte più interessante di questi giorni sia la fauna che la popola. La sovrapposizione col carnevale permette anche di praticare il giuoco educativo con i passanti più pittoreschi "va a vedere i carri o ad ArteFiera?" e dovrebbe essere previsto un premio per chi riesce a stare un po' a metà
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Posso davvero rebloggarlo? grazie! hai fatto davvero un ottimo editing 🩵 Grazie ancora, ti giuro che ti taggo 🩵🫰
A me pareva di non aver fatto nulla di che avendo rimosso solo le scritte ma grazie mille ahaha
In ogni caso sì, potete sempre rebloggare anzi vi invito ufficialmente a farlo visto che i reblog rimandano sempre e comunque a chi ha postato qualcosa per la prima volta. Sono i repost (salvo la foto o la gif sul PC/cellulare e faccio un post diverso qui o altrove facendola passare per mia) che non vanno bene.
Ne approfitto per dire che vorrei proprio che la roba che posto io non finisse fuori da Tumblr, ma mi rendo conto che purtroppo ci finirà lo stesso 😅
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Settembre* e cambiamenti, le due cose che ho sempre fatto fatica ad affrontare.
Quella di ora non è la solita routine, non sono i soliti respiri, la solita vita. È un po' come l'orario provvisorio a scuola, te lo ritrovi ma non sai quando cambia. E quando cambia ti fa schifo comunque e vorresti fosse diverso, ci metti un po' a tirarne fuori il meglio.
(Fa caldo e freddo ma voi avete già il piumone?)
Irma, la mia prima bici bolognese, ci ha abbandonato, ruggine e san pietrini hanno spezzato il manubrio..Benvenuta Bulma!
C. non fa altro che studiare cose vecchie e ne inizia veloce già di nuove. L'ansia è sempre tanta e a volte ci servirebbe più ossigeno, ma da Ottobre potrebbe essere tutto finito e finalmente lei potrebbe frequentare un'università che le piace davvero. Siamo dovuti tornare in Lombardia per due giorni..aiuto.
Vorrei solo vederla felice e fare tante giravolte, sono stati mesi difficili, grigi e incompresi.
La tesi è bellissima e io sono tanto fiero di lei!
P.s. ripetendo storia per l'esame con lei ora so l'epoca Giolitti molto bene, credo..
Ospitiamo a tempo indeterminato E., una sua amica storica che cerca casa per iniziare la magistrale qui a Bolo mentre finisce gli ultimi dettagli per la laurea. Stiamo strettini e stressatini in 3 in casa, ma sembra di essere in una sitcom e troviamo il modo di sdrammatizzare sempre.
Vediamo serie TV: "The Bear" e "OMITB".
Io a lavoro sto praticamente cambiando tutto, collegh3, servizi, orari, luoghi. Per coprire le ore faccio tutti i giovedì, venerdì e sabato notte..Inizio a sentire i 30 anni e mi fa male il ginocchio. 15 mila passi a serata oh..
(Cercate "Nottambula" su Instagram).
Rastignano è lontana ma ci arrivo in meno tempo che a Barca, c'è molto silenzio per le strade, beat* loro la notte.
Da Novembre dovrei lavorare con orari differenti e più stabili, sempre salvo casini dell'ultimo momento by Comune di Bologna.
A me e a C. rode tanto non riuscire a fare più vita sociale se non la solita passeggiata per la spesa o per mangiare qualcosa al volo, ci stiamo perdendo un po' di serate carine del weekend, Bologna va tanto veloce, come sempre. Ti riacciufferemo, occhio a te!
Siamo un po' dei fantasmi con amic3 e ci dispiace, prevedo seratine giochi da tavolo in casa e uscitine indie.
(Dobbiamo ancora fare la "serata proiettore", film da consigliare per serata trash tra amiki?)
Sto suonando e cantando un po' di più anche grazie a G., qualche ginseng di troppo mi farà schizzare il cuore, ma ne vale la pena per la musica. Da novembre spero di mollare il lavoro di notte, spararmi qualche jam in settimana e aiutarlo di più con la band, sento che sta andando meglio.
-
Settembre è sempre stato così, "provvisorio".
Con l'asterisco.
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(Christian Vogt, The Pair, 1987)
"La francese" (Roberto Bolaño)
Una donna intelligente.
Una donna bella.
Conosceva tutte le varianti, tutte le possibilità.
Lettrice degli aforismi di Duchamp e dei racconti di Defoe.
In genere con un autocontrollo invidiabile,
Salvo quando si deprimeva e si ubriacava,
Cosa che poteva durare due o tre giorni,
Un susseguirsi di bordeaux e valium
Da far venire la pelle d’oca.
Allora di solito ti raccontava le storie che le erano successe
Fra i 15 e i 18 anni.
Un film porno e dell’orrore,
Corpi nudi e affari ai limiti della legge,
Un’attrice per vocazione e allo stesso tempo una ragazza con strani tratti di avidità.
La conobbi che ne aveva appena compiuti 25,
In un periodo tranquillo.
Suppongo che avesse paura della vecchiaia e della morte.
La vecchiaia per lei erano i trent’anni,
La Guerra dei Trent’Anni,
I trent’anni di Cristo quando aveva cominciato a predicare,
Un’età come un’altra, le dicevo mentre cenavamo
A lume di candela
Contemplando la corrente del fiume più letterario del pianeta.
Ma per noi il prestigio era altrove,
Nelle bande possedute dalla lentezza, nei gesti
Squisitamente lenti
Dell’esaurimento nervoso,
Nei letti bui,
Nella moltiplicazione geometrica delle vetrine vuote
E nella fossa della realtà,
Il nostro assoluto,
Il nostro Voltaire,
La nostra filosofia in camera e nel boudoir.
Come dicevo, una ragazza intelligente,
Con quella rara virtù, la previdenza
(Rara per noi, latinoamericani)
Che è così comune nella sua patria,
Dove perfino gli assassini hanno un libretto di risparmio,
E lei non sarebbe stata da meno,
Un libretto di risparmio e una foto di Tristán Cabral,
La nostalgia del non vissuto,
Mentre quel prestigioso fiume trascinava un sole moribondo
E sulle sue guance scendevano lacrime apparentemente gratuite.
Non voglio morire, sussurrava mentre veniva
Nel perspicace buio della camera,
E io non sapevo che dire,
Davvero non sapevo che dire,
Tranne accarezzarla e sostenerla mentre si muoveva
Su e giù come la vita,
Su e giù come le poetesse di Francia
Innocenti e castigate,
Finché non tornava sul pianeta Terra
E dalle sue labbra sgorgavano
Passaggi della sua adolescenza che all’improvviso riempivano la nostra stanza
Con doppioni suoi che piangevano sulle scale mobili della metro,
Con doppioni suoi che facevano l’amore con due tizi alla volta
Mentre fuori cadeva la pioggia
Sui sacchetti della spazzatura e sulle pistole abbandonate
Nei sacchetti della spazzatura,
La pioggia che tutto lava
Tranne la memoria e la ragione.
Vestiti, giacche di pelle, stivali italiani, biancheria intima da far impazzire,
Da farla impazzire,
Apparivano e scomparivano nella nostra stanza fosforescente e pulsante,
E cenni rapidi di altre avventure meno intime
Sfolgoravano nei suoi occhi feriti come lucciole.
Un amore che non sarebbe durato molto
Ma che alla fine si sarebbe rivelato indimenticabile.
Questo disse,
Seduta vicino alla finestra,
Il suo volto sospeso nel tempo,
Le sue labbra: le labbra di una statua.
Un amore indimenticabile
Sotto la pioggia,
Sotto quel cielo irto di antenne dove convivevano
I cornicioni del Seicento
Con le cacche di piccione del Novecento.
E in mezzo
Tutta l’inestinguibile capacità di provocare dolore,
Invitta attraverso gli anni,
Invitta attraverso gli amori
Indimenticabili.
Sì, ecco cosa disse.
Un amore indimenticabile
E breve,
Come un uragano?,
No, un amore breve come il sospiro di una testa ghigliottinata,
La testa di un re o di un conte bretone,
Breve come la bellezza,
La bellezza assoluta,
Quella che contiene tutta la grandezza e la miseria del mondo
E che è visibile solo a chi ama.
Roberto Bolaño da “I cani romantici”
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mi sono reso colpevole molte volte di aver ignorato messaggi troppo a lungo salvo poi usare come scusa gli impegni vari e i casini e le emergenze. Penso sia un'esperienza abbastanza comune, tutti ti dicono che saranno sempre raggiungibili 24/7 su mail, whatsapp e tutta una serie di app e servizi vari però in realtà vogliono anche farsi i fatti loro e non essere disturbati in qualunque momento della giornata.
Poi tra noi quando finalmente rispondiamo ci diamo queste scuse che ci fanno sembrare sempre così stressati e raffazzonati da non avere neanche un secondo per digitare ma in realtà credo che un po' tutti sappiamo che sono tutte bugie o almeno mezze verità, eppure le accettiamo con un sorriso e tanta comprensione.
Io mica stavo in riunione nel bunker col segretario di stato e Kamala Harris e anche tu permetti se avessi tutte queste emergenze una dopo l'altra ti saresti già licenziata o sparata penso.
Allora visto che andando avanti così da queste sabbie mobili non se ne esce più voglio cercare di essere più sincero e comunicare prima che non sarò sempre reperibile e che magari le cose che possiamo dirci ora è meglio dirsele e togliersele ora senza rimandare.
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Però avete anche un po' rotto, voi del "non me lo merito"...
Se qualcunə vi dà attenzioni, vi fa stare bene, significa che quel qualcunə ha voglia di farvi stare bene, vuole che voi vi sentiate amatə...
L'amore non è una questione di merito! L'amore se ne frega del merito! L'amore è sopra ogni cosa!
sai, è semplicemente questione di sincerità e trasparenza della volte. Invece di credere di essere sempre i migliori in tutto, quelli che non sbagliano mai, quelli che fanno tutto bene, delle volte si può anche avere paura dei propri errori e dei propri punti deboli. A me ha rotto la mania di essere perfetti che ormai va di moda, il fatto che sia "sempre colpa degli altri" quando qualcosa non funziona . Io penso per filo e per segno quello che hai scritto, ma possa anche pensare quello che ho scritto? L'amore va oltre il merito e su questo concordo, ma quando ciò avviene è sempre meglio farci caso, per evitare di dare per scontato quella persona che ci sta amando anche nei momenti in cui lo meritiamo meno. Io sono stata da entrambi i lati e so che significa quando ami qualcuno che è solo in grado di trattarti con sufficienza e che meriterebbe solo che tu ti metta in salvo e invece non lo fai e resti là, ma dall'altro lato viene dato per scontato, come se a te non costasse niente, invece costa tanto e non è affatto scontato. Quindi, sempre se posso esprimere il mio parere sul mio blog, quando sono io dal lato di chi sbaglia, me ne rendo conto e soprattutto riconosco che dall'altro lato c'è una persona che mi sta amando nonostante io non stia ricambiando allo stesso modo e questo mi serve per riconoscere il valore delle persone che ho accanto e per migliorare me stessa.
non capisco perché un concetto debba escludere l'altro.
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È inutile girarci intorno amico mio. Se quello che hai fatto almeno una volta con la tua amica, o con la tua fidanzata, o con tua moglie, o con tua figlia, non lo fai pure con Gesù, mi dispiace, ma tu non sei un figlio di Dio, non sei fratello di Gesù e nè sei mio fratello (Gv. 1:12) Ma a tutti quelli che lo hanno ricevuto egli ha dato l'autorità di diventare figli di Dio. "Ambasciator non porta pena" dice il proverbio popolare, e quindi, non volermene, ma questa è verità. È parola del Signore. Rifletti amico, se durante tutto il corso della vita il tuo figliolo, non ti dicesse neanche una sola volta: papà, ti voglio bene, non dubiteresti che forse non te ne vuole? Ecco cosi vale anche per noi con il nostro Padre celeste. Oppure se almeno una volta tu hai detto: ti amo o ti voglio bene, a tua madre o alla tua compagna, maggiormente al Signore, tu dovrai dirlo, perchè?! Ma perchè è Lui che te lo chiede, è Dio "Se confessi con la tua bocca il Signore Gesù e credi nel tuo cuore che Dio lo ha resuscitato dai morti sarai salvato". (Ro. 10:9) Poichè col cuore si crede per avere giustizia e con la bocca si fa confessione, per ottenere salvezza. (Ro. 10:10) Credi e se lo ami, diglielo! Apri il cuore, è un atto di fede, elimina l'orgoglio, è a Dio che ti rivolgi, a Colui che ti ha creato, che ti ha messo al mondo e ti ha salvato nonostante i peccati e tutti i tuoi errori. Affidati a Cristo e sarai salvo per fede, non per opere. Per opere non si salva nessuno, ce lo dice in: (Ro. 3:10) "Non c'è alcun giusto, neppure uno". Quindi siamo tutti peccatori. Sii umile, accetta la salvezza che ti offre, ripeti con me: "Signore Gesù, io credo che tu sei il figlio di Dio e che sei morto per me ma che sei resuscitato dai morti. Ti prego perdona i miei peccati, entra ora nel mio cuore e nella mia vita, e donami la vita eterna. Amèn!! Ecco caro amico, sei salvo, non dubitare!
Salvo 💯 e, ora sei figlio di Dio e sei un nuovo fratello minore di Gesù, e anche mio fratello. Ora affidati a lui e nel tempo capirai, che oggi tu hai fatto la cosa e l'atto più importante e prezioso di tutta la tua vita. Dio ti benedica e sempre ti accompagni.
🗝20/03/2023-ladatasceglilatumaprega📌
lan ✍️
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