Tumgik
#the unico cult
huskyremix · 1 year
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The Magical Adventures of Lamb ( Journey to Becoming a God ) coming soon to vhs in a store near you
Did you know the Bishop's colors plus Nari's makes a rainbow?
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black-cat-showdown · 2 years
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Welcome to the Black Cat Showdown!!
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There's so many famous black cats out there, fictional or real. But Wich one is the ultimate kitty cat? Lets find out!!
FAQ <- If you have any questions ask them on that post! Propaganda is also allowed and encouraged!!
Link to full tournament brackets here!!
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(full list of participants names under the cut!!)
The tournament will start on Saturday April 1st!!
Link to FAQ <- seriously read it before sending questions lmao
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Here are all 108 participants!!
• 808 (Hi-Fi Rush) • Aldwyn (The Familiars) • Amanojaku (GhostStories) • Archie (Tales Of Arcadia) • Assisticat (CardFight) • Bagheera (Jungle Book) • Berlioz (The Aristocats) • Black Cat (The Price by Neil Gaiman) • Blackie (Chi's Sweet Home) • Blair (Soul Eater) • Bonifacy (Przygody Kota Filemona) • Cat card (Inscryption) • Catty Noir (Monster High) • Chito (Flying Witch) • Chococat (Sanrio) • Chrono's cat (Chrono Trigger) • Constable Whiskers (Cookie Run) • Cosmic Creepers (Bedknobs & Broomsticks) • Domino (Amphibia) • Doom (Ruby Gloom) • Faithful (The Song Of The Lioness) • Fastelavnstønde katten • Felix the cat • Gareth (Time Cat) • Giovanni (Spiritfarer) • Gobbolino (Gobbolino The Witch's Cat) • Hollyleaf (Warrior Cats) • Hresvelgion Whisker (Fire Emblem: Three Houses) • Ichigo (Tokyo Mew Mew) • Isis (Star Treck) • Jack (Mad Rat Dead) • Jenny Linski (Esther Averill books) • Jiji (Kiki's Delivery Service) • Jinx (@bigfootjinx) • Keats (Professor Layton) • Kevin (Vanessa Stockard's paintings) • Kiki (Animal Crossing) • Kitten-Shark (Dirk Gently's Holistic Detective Agency) • Kittie Softpaws (Puss In Boots) • Kofu (@straycatj) • Koshekh (Welcome to Night Vale) • Kuro (Doko Demo Issy) • Kuro (Blue Exorcist) • Kuro (Servamp) • Kuroneko-sama (Trigun) • Litten (Pokemon) • Lucifer (Cinderella 1950) • Lucy-furr (Jackson's Diary) • Luna (Sailor Moon) • Mae Borowski (Night In The Woods) • Malame (Flappy Dragons) • Mao Mao (Mao Mao) • Maxwell (-the dancing cat) • Mewo (OMORI) • Midnight (Castle in the Air by Diana Wynne Jones) • Miles (Emily the Strange) • Minino (Hooky) • Miss Kitty Fantastico (Buffy the Vampire Slayer) • Mittens (Bolt) • Mog (Meg and Mog) • Momo (Google Halloween doodles) • Morgana (Persona 5) • Mr Mew (The World Ends With You) • Mr. Midnight (Fran Bow) • Mr. Mistoffelees (Cats) • Nargacuga (Monster Hunter) • Narinder (Cult Of The Lamb) • Naught (Naught) • Neko (Genshin Impact) • Nicol Ascart (Hamefura) • Nyanpire (Nyanpire) • Pantherlily (FairyTail) • Pete (Pete the Cat) • Pete the Cat (Mickey Mouse and Friends) • Pib (Dimension 20 Neverafter) • Plagg (Miraculous LadyBug) • Pluto (The Black Cat by Edgar Allen Poe) • Purrsephone & Meowlody (Monster High) • Ravage (Transformers) • Ravenpaw (Warrior Cats) • Rhiow (The Book of Night with Moon) • Sakamoto (Nichijou) • Salem Saberhagen (Sabrina the Teenage Witch) • Schrödinger's cat • Tama (Dragon Ball) • Smokey (Neko Atsume) • Siren (Suite Precure) • Snowball II (The Simpsons) • Somber Kitty (May Bird trilogy) • Sosa's cat (YUPPIE PSYCHO) • Spinel sun (Sakura Cardcaptor) • Sylvester (Looney Tunes) • Takkun (FLCL) • Thackery Binx (Hocus Pocus) • The Bean (#void watch) • the Beast (Fatum Betula) • The cat/Vermin (Coraline) • The Cat (Ghost Trick) • The Cat (Please Say Something) • The Cat (Little Kitty, Big City) • The Kitten (Kitbull) • Tuxedo cat (Minecraft) • Unico Uni (@uniconiuni3) • Vodka Mutini (Homestuck) • Witch's cat (minecraft) • Xiaohei (The Legend of Xiaohei) • Yoruichi (Bleach) • Yuni (Mewkledreamy)
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diceriadelluntore · 27 days
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Storia Di Musica #339 - Gentle Giant, Octopus, 1973
Lo spunto per le storie di Settembre me lo ha dato la notizia più sorprendente in ambito musicale di questi giorni: la riappacificazione dei fratelli Gallagher che ha portato ad una reunion dopo 15 anni degli Oasis (con inevitabili polemiche, cascate di meme, vero indicatore dell'interesse sociale delle questioni, e biglietti per concerti venduti a migliaia di euro). Lo spunto però l'ho voluto ampliare, raccontando storie di gruppi musicali che non hanno due, ma almeno tre fratelli in formazione.
Sono un po' sorpreso che solo oggi questo gruppo, tra i miei preferiti di sempre, appaia in Rubrica. Tutto inizia quando, ad inizio degli anni '60, i tre fratelli Shulman, Derek, Phil e Roy mettono su una band: sono scozzesi di Glasgow, ma il padre, che suonava la tromba in un gruppo amatoriale dopo lavoro, si trasferì con loro neonati a Portsmouth, nel 1948. I tre fratelli Shulman formano uno dei primi gruppi inglesi di rock\ r'n'b, Simon Duprèe & The Big Sound (Simon Duprèe è lo psudonimo di Derek). La band riuscì ad andare in tour e a evolvere il proprio sound, fino a raggiungere un discreto successo, entrando nella classifica inglese con il brano musicale Kites, da un album bellissimo, Without Reservation, e per un certo periodo suonò con loro un giovanissimo pianista, Reginald Dwight, che qualche anno dopo cambiò nome d'arte in Elton John e sappiamo come andò a finire. Nel 1969 sciolgono il gruppo e si organizzano, sull'eco della nascente musica progressive, a fondere le loro idee con il jazz, la musica classica, il folk in un modo del tutto unico e caratteristico, anche sfruttando il fatto che i tre Shulman sono degli eccellenti polistrumentisti. Arruolano Gary Green alla chitarra e Kenny Minnear alle tastiere. Prendono spunto dai racconti di François Rabelais, che sarà spesso fonte di ispirazione, il nome per la nuova band: Gentle Giant. Nel 1970, George Underwood disegna il meraviglioso Gigante Gentile, che tiene tra le mani la band, nella copertina del primo, omonimo disco: album fondamentale della scena progressive è il primo disco di una tetralogia eccezionale e meravigliosa. Acquiring The Taste (1971, dalla copertina dissacrante e dalla musica sperimentale e creativa al massimo livello) e il loro concept, Three Friends (1972) svelano una band che ha delle caratteristiche peculiari. Brani che non superano quasi mai i 5 minuti, rispetto alle lunghe suite degli altri gruppi prog, un intreccio spettacolari di contrappunti, melodie, strumenti e stili che fa ridere a 36 denti gli amanti del genere, testi che hanno ispirazioni spesso letterarie, piuttosto sofisticate.
La massima espressione di tutto questo si ha nel disco di oggi, uno dei capolavori del rock progressive. Octopus esce nel 1973, con in copertina uno spettacolare disegno del leggendario artista Roger Dean (creatore di alcune delle copertine più belle di sempre, ricordo la sua collaborazione con gli Yes) di una piovra dallo sguardo intenso. in verità, c'è un gioco di parole dietro: Octo Opus è infatti un riferimento agli 8 brani, da considerarsi 8 prove musicali, brevi (quasi tutti di circa 4 minuti e mezzo, tranne l'ultimo che di poco supera i 5 e mezzo, niente in confronto agli oltre 20 di molti brani cult del prog) ma dalla quantità e qualità musicale da pelle d'oca. È anche il primo disco con il nuovo, tecnicamente abilissimo, batterista John Pugwash Weathers, già con Joe Cocker e decine di altre band. Si parte con The Advent of Panurge, che è la continuazione di Pantagruel's Nativity da Acquiring The Taste (Pantagruel e Panurge sono tra i personaggi principali di Gargantua E Pantagruel, una serie di cinque romanzi di François Rabelais): inizia con melodie vocali che poi mutano in un rock funk di altissimo livello. Raconteur Troubadour è una bellissima ballata medievale, altro motore di ispirazione creativo, suonata con assoli di violini e violoncelli.  A Cry For Everyone, la canzone più hard rock anche con assoli di Minimoog, ha un testo ispirato ai lavori di Albert Camus (Run, why should I run away\When at the end the only truth certain\One day everyone dies\If only to justify life). Arriva poi la pelra tra le perle: Knots è una sorta di madrigale folk prog, con cimbali, xilofoni, intrecci vocali spettacolari ed un finale drammatico ispirato al lavori di uno psichiatra scozzese, Ronald Laing, che fu autore di tesi piuttosto eterodosse sulle malattie psichiatriche e sul ruolo dell'emozionalità dei pazienti (tra l'altro, c'è una storia sostenuta da David Gilmour, che Laing visitò Syd Barrett, lasciando zero speranze che si potesse riprendere). Il lato B è lo stesso meraviglioso: The Boys In The Band intreccia riff di organo e sax creando un capolavoro di jazz-rock pazzesco, inizia con una risata ed una moneta che rotola fino a fermarsi. Dog's Life è uno dei pochi strumentali della band, Think Of Me With Kindness è il loro tentativo di scrivere una ballata romantica, River chiude l’album con il brano più "prettamente" progressive di un disco che esprime al massimo le capacità strumentali e creative di un gruppo che nelle note di Acquiring the Taste scriveva: "Il nostro obiettivo è quello di espandere le frontiere della musica popolare contemporanea, a rischio di essere molto impopolari. Abbiamo registrato ogni composizione con un solo pensiero: che dovesse essere unica, avventurosa e affascinante."
Ci riuscirono in pieno: amati tantissimo da colleghi e dai fan più integerrimi del prog, ebbero successo relativo, nonostante una sfavillante attività live, che li portò a suonare nei più importanti Festival del periodo. Ebbero come tutti i gruppi prog successo in Italia, dove esiste ancora oggi uno zoccolo duro di appassionati. Furono attivi dieci anni, dal 1970 al 1980, attraversando la nascita, il picco e il declino della musica prog, dimostrando come si può ottenere un capolavoro condensando le idee in meno di 5 minuti.
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anitaofsamothrace · 10 months
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Ten characters from ten fandoms:
Tagged by @jesidres Da Goat.
King Rauru from The legend of Zelda: Tears of the kingdom
Liliath Florian from Kaze to Ki no Uta
Anne Shirley from Akage no Anne
Unico from Unico
Puddleglum from The Chronicles of Narnia
Shadow Link from The legend of Zelda: Four Swords (manga)
Prowl from Transformers: Animated
Dinobot from Beast Wars: Transformers
Nike from Greek Mythology (:P)
Dr. Kei Kisaragi from Black Jack
Tagging:
@kimkymury @sun-cult-son @angelicalacrimae @sabervelvet @baebeyza @plantsucc @pastryslutsupreme @aprilc0t @mymissalicorne @graduatedpillowmonster
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multiverseofseries · 6 months
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Diabolik: rubare è umano, spiegare è diaboliko
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Diabolik, il primo film della trilogia dei Manetti Bros con Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea.
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Diabolik: Miriam Leone e Luca Marinelli in una scena del film
C'era grande attesa, da parte mia, per la prima trasposizione cinematografica moderna di Diabolik, la storica creatura fumettistica delle sorelle Giussani per Astorina, dopo il cult pop del 1968 di Mario Bava con John Phillip Law, Marisa Mell e Michel Piccoli. La pesante eredità - tanto cartacea quanto audiovisiva - è stata presa dai Manetti Bros. e dal trio Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea e il risultato viaggia a metà strada. Una strada buia e tempestosa come quelle della pellicola.
Ricostruzione fumettistica
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Diabolik: una scena del film
Uno dei pregi del film è la ricostruzione puntuale e dettagliata delle location fittizie anni '60 del fumetto - dalla capitale Clerville al centro montanaro Bellair, dove si svolge il prologo del film, fino alla città costiera di Ghenf - ma anche dei costumi e del trucco e parrucco dei personaggi, a metà tra il caratterista e il sopra le righe. Tutto sullo schermo trasuda pagine fumettistiche trasposte in versione live action, come se prendessero vita per dipingere una serie di vignette in sequenza, grazie anche all'aver girato in location come Bologna e Trieste per restituire un certo tipo di paesaggio urbano particolare, unico nel suo genere, comprese le automobili che sfrecciano tra le strade buie e tempestose.
La caratterizzazione dei personaggi - dal glaciale Diabolik di Luca Marinelli alla seducente Eva Kant di Miriam Leone fino al tutto d'un pezzo Ginko di Valerio Mastandrea - viaggia invece a binari alterni, a volte con una recitazione eccessiva, a volte fin troppo impassibile. Ma - nonostante il film si intitoli Diabolik - come ben sappiamo dai fumetti e dal famoso numero 3 a cui i Manetti Bros. si sono ispirati - non esiste Re del Terrore senza Eva Kant e a emergere nel film sono soprattutto le figure femminili più che quelle maschili.
Women power
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Diabolik: Miriam Leone in un'immagine
Il film utilizza i personaggi - soprattutto quelli femminili che risultano quasi più rilevanti di quelli maschili rubando la scena - per parlare di tematiche femministe anche litteram ed estremamente (e tristemente) attuali. A fare una miglior figura di fronte al pubblico sono infatti Eva di Miriam Leone e la Elisabeth di Serena Rossi, due donne soggiogate in modo diverso dal protagonista ma che allo stesso tempo riescono ad emanciparsi. Eva è infatuata dal Re del Terrore ma rimane indipendente, lucida, calcolatrice: una femme fatale a tutti gli effetti. Elisabeth invece è totalmente perduta nelle proprie ansie e nelle proprie ossessioni, quasi fosse prigioniera nella grande casa dove vive: ad aspettare che il suo amato Walter torni a casa, che la guardi intensamente, che le dia quelle attenzioni che tanto anela, finendo preda del proprio esaurimento nervoso. Un esaurimento nato però da un vero e proprio abuso emotivo da parte dell'uomo. Una tematica sottile ma interessante da inserire proprio in questo film e nel nostro contemporaneo.
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Diabolik: Luca Marinelli in una sequenza
Allo stesso tempo anche le due figure maschili dovrebbero restituire il concetto di Doppio, ma non riescono fino in fondo: Diabolik e Ginko dovrebbero rappresentare due facce della stessa medaglia, lo yin e lo yang, il buio e la luce che si alternano e si mescolano, che non avrebbero senso di esistere l'uno senza l'altro, ma questo non arriva appieno allo spettatore, a causa di un'interpretazione un po' ingessata nelle atmosfere degli anni '60 e nei propri abiti da parte dei due attori. Il vero "doppio" di Diabolik risulta così Giorgio (Alessandro Roja), che rappresenta la Legge e allo stesso tempo colui che viene soggiogato e ingannato da Lady Kant.
Spiegami quel colpo di scena
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Diabolik: Valerio Mastandrea nei panni dell'Ispettore Ginko
Però quell'atmosfera è meravigliosamente restituita dai Manetti Bros. grazie anche agli omaggi al cinema classico, in primis quello di Alfred Hitchcock, con alcune inquadrature e alcuni movimenti di macchina che sono volti a mostrare il lato più thriller e noir della vicenda attraverso manierismi tecnici, dettagli e primi piani, e la colonna sonora di Pivio e Aldo De Scalzi è la ciliegina sulla torta. A livello narrativo il susseguirsi degli eventi, che partono con un bell'inseguimento e con un prologo avvincente, diviene man mano più elementare man mano che la pellicola scorre sul grande schermo: un insieme di causa ed effetto a volte troppo semplicistico, pensato quasi per un target che ha bisogno di molte spiegazioni su ciò che sta vedendo, anche a livello cronologico, compresi i colpi di scena della trama abbastanza prevedibili. Un cinecomic "troppo italiano", insomma, eppure l'atmosfera che ci restituisce il film è talmente "ferma nel tempo", quasi magica, che si perdonare gli scivoloni di sceneggiatura e recitazione, e la classicità di questo Diabolik anno 2021 eppure così 1960, che vediamo come un omaggio a una storia antica eppure senza tempo. Una storia di furti, omicidi, amori strozzati e passioni travolgenti.
Conclusioni
In conclusione in questo Diabolik dei Manetti Bros. si può osservare come sia evidente che i registi abbiano voluto omaggiare un certo cinema classico e allo stesso tempo la controparte cartacea originaria, cercando di catturarla sul grande schermo soprattutto attraverso una ricostruzione attenta nelle scenografie, nei costumi, nel trucco, nelle inquadrature e nei dettagli. Emergono maggiormente i personaggi femminili rispetto a quelli maschili, portando alla luce la tematica dell’abuso emotivo e dell’emancipazione femminile. il film si fa perdonare qualche scivolone nella sceneggiatura un po’ troppo elementare nel susseguirsi di causa-effetto degli eventi.
Perché ci piace 👍🏻
L’atmosfera fumettistica e degli anni ’60 fortemente curata tra scenografie, costumi e trucco.
La regia che omaggia grandi classici del genere thriller e noir come Hitchcock.
L’emergere dei personaggi femminili e della tematica dell’abuso emotivo.
Cosa non va 👎🏻
i personaggi maschili, un po’ troppo ingessati nei propri ruoli.
Alcuni scivoloni nella sceneggiatura e nel susseguirsi dei colpi di scena, abbastanza prevedibili con qualche spiegone di troppo.
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theunicocult · 2 years
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THE-UNICO CULT / DISCORDIA*
SOLDOUT
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jacopocioni · 2 years
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Tributo ad Amici miei: l'ultima zingarata
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Per i fiorentini Amici Miei è un film cult, uno stato in essere della personalità fiorentina. In questo articolo ne ho parlato sommariamente ed ho inserito il primo film della trilogia. Amici Miei: l’anima fiorentina. L'attaccamento a questa pellicola è cosi profondo che nel 2010 centinai di fiorentini hanno risposto ad un annuncio che li chiamava a fare da comparse ad un cortometraggio. In pratica una rievocazione del funerale del Perozzi che Melandri nel film auspica pieno di gente e che nella realtà, nell'ironia di Mario Monicelli, è presieduto da poche persone. "..come vorrei che venisse fuori un funeralone da fargli pigliare un colpo a tutti e due a quelli: e migliaia di persone, tutte a piangere, e corone, telegrammi, bande, bandiere, puttane, militari..." La regia di Federico Micali in questo corto realizza il desiderio di Melandri, rievoca il funerale del Perozzi e lo riempie di fiorentini desiderosi di omaggiare lo stesso spirito fiorentino. Lo stesso Mario monicelli risponde all'appello e nel cortometraggio interpreta il Prof. Sassaroli. Il risultato è platealmente un successo, sia per la spontanea partecipazione della gente di Firenze, sia per la ricostruzione della scena girata con lo stesso piano sequenza e sovrapponendo le voci originali del film. Il funerale è presieduto da centinaia di persone comprese le puttane, le bande e i militari, anzi lo scibile umano viene ampliato con saltimbanchi e strani personaggi andando oltre lo stesso desiderio del Melandri. L'ironica presenza del pensionato delle poste Righi, unico a piangere la morte del Perozzi (esattamente come nel film) mentre tutti i fiorentini dissimulano la risata in una finto pianto è perfetta e la riuscita del cortometraggio è tale da essere considerata un vero e proprio e soprattutto indelebile omaggio ad Amici Miei e a Mario Monicelli. Vi allego qua sotto il cortometraggio da vedere, recuperato su youtube, saltella un poco, ma rende l'idea! https://www.youtube.com/watch?v=xtWaI-iGfNU
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Jacopo Cioni Read the full article
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uniquetyphoonmiracle · 4 months
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Teniendo CLARISIMO todo esto NO LO ENTIENDO por ningún LADO..es decir ESTO ES UN MURO DE MUERTE Y DE SUERTE donde el Unico IMPRESCINDIBLE y NOVEDOSO O MILAGROSO SOY YO.
Por cierto..VIRGINIA MAESTRO me dio un GUSTADO cuando recordé en VILLARREAL el camión pintado de rojo con WALL OF DEATH en Festival de VITORIA [azkena Rock 2019] donde fui a ver a THE CULT por el 30 aniversario de SONIC TEMPLE que incluye SUN KING..y donde volví en junio 2023 [este año es del 20 a 22 junio] cayendo una impresionante tormenta que salio todo por los aires cuando iba por la calle SIERVAS DE JESUS con la suerte de tener un CHINO al lado comprando un PARAGUAS de Camuflaje a un chino con camiseta de APOCALYPSE, APOCALYPSE , APOCALYPSE Y APOCALYPSE sonando la alarma que me quito una china y suspendiendo o posponiendo el concierto de CHERIE CURIE de THE RUNWAYS con NAT SIMONS [=judio filantropico contra cambio climatico] o NATALIA GARCIA POZA sobrina del cantante de LOS IMPOSIBLES que se lanzaron con EP EL SEÑOR ILUMINO MI CORAZON, LA CHICA IMPOSIBLE y SOY UN ANIMAL
Por cierto..me cambié en la ACAMPADA al estar empapado la camiseta de DEVIL INSIDE de INXS por una de una HARLEY y me puse chubasquero
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m-a-86 · 5 months
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Stefania Rotolo (1951-1981)
Ballerina, showgirl, cantante, attrice, conduttrice televisiva e fantasista, scomparsa prematuramente all'età di 29 anni.
Stefania Rotolo è stata uno dei personaggi televisivi più amati tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80.
Showgirl eclettica e conduttrice di programmi cult come "Piccolo Slam" e "Non stop".
Nella trasmissione "Tilt", andata in onda il 7 Aprile del 1980, esprime al meglio le sue capacità cantando e ballando con le coreografie ideate da Enzo Paolo Turchi.
Le originali scenografie realizzate con animazioni grafiche in chroma key dal sapore futuristico e visionario rendono questo show davvero unico.
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lettieriletti · 7 months
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Captivated by You
OPERA D’ESORDIO DELLA TALENTUOSA YAMA WAYAMA! Otto storie che hanno come protagonisti Hayashi e Nikaido, il primo particolarmente eccentrico, il secondo particolarmente cupo… Episodi di quotidianità strampalata con il tocco unico e inconfondibile dell’autrice di Hoshi in the girls’ garden. Opera cult in Giappone, insignita del premio New Face del Japan Media Arts Festival e del premio miglior…
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agrpress-blog · 8 months
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Quarantacinque anni fa, nel febbraio del 1979, usciva al cinema "I Guerrieri della Notte", un film che ha scosso il panorama cinematografico dell'epoca e che continua ancora a far parlare di sé. Quest'opera, oggi celebrata come cult movie, continua a suscitare interesse e riflessioni profonde sulla sua capacità di insinuarsi nella memoria collettiva. Hill, tra i registi più audaci della sua generazione, trasporta gli spettatori in una New York dove mitologia antica e modernità si fondono, dipingendo le città come giungle d'asfalto. Il film, ambientato nel Bronx, segue nove delegati delle maggiori gang cittadine convocati da Cyrus, leader dei Riffs, per un'inaspettata proposta di alleanza. Tuttavia, il tradimento e l'omicidio di Cyrus scatenano una notte di sopravvivenza per i Guerrieri, guidati da Swan. Hill mescola horror, western, musical e thriller urbano, creando un'esperienza cinematografica unica che riflette la realtà delle strade newyorkesi dell'epoca. "I Guerrieri della Notte" è anche un'odissea metropolitana, con i protagonisti costretti a inventare strategie per sopravvivere, omaggiando l'antica Grecia in modi sottili ma potenti. Il film offre una prospettiva unica sulla subcultura giovanile, influenzata da musica, cinema e fumetti, rappresentando le città americane come moderne giungle mitologiche. La classicità e la modernità di "I Guerrieri della Notte" emergono dalla struttura letteraria originaria di Sol Yurick e dalle influenze della tragedia greca. La cinematografia di Hill, estranea al tempo, unisce in modo unico il passato e il presente, creando un'opera senza tempo che ha resistito al passare degli anni. 45 anni dopo la sua uscita infatti, "I Guerrieri della Notte" continua a essere un punto di riferimento nel panorama cinematografico. La sua storia originale, con dettagli e personaggi diversi, aggiunge un fascino intrigante alla sua mitologia. La violenza controversa e le interruzioni di proiezioni nel 1979 possono aver attenuato la sua popolarità momentaneamente, ma il film ha riacquistato slancio nel corso degli anni, diventando un'icona di New York e della ribellione giovanile. "I Guerrieri della Notte" persiste nel catturare l'immaginazione degli spettatori, mantenendo la sua rilevanza in un contesto urbano completamente diverso. La sua evoluzione parallela a quella di New York, ora la città più ricca del mondo, conferma che il fascino di questo capolavoro cinematografico è destinato a crescere ancora per molte generazioni a venire. https://www.youtube.com/watch?v=hJUfybSdSNo
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ivanreycristo · 1 year
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COÑO.. PASTORA SOLER (q me firmo en la GALA de MISS ESPAÑA'09 en CANCUN donde canto LA MALA COSTUMBRE del cd BENDITA LOCURA entre cd TODA MI VERDAD y cd UNA MUJER COMO YO viendola presentar desde la zona PARAISO del auditorio FIBES de SEVILLA su cd CONOCEME invitando a INDIA MARTINEZ a cantar SEVILLA de la malograda ROCIO JURADO cuando tras cd CAMINO DE LA BUENA SUERTE lanzo cd DUAL q incluye LOCO con Enrique IGLESIAS q metio en su cd SEX+LOVE al igual q BEAUTIFUL con KYLIE MINOGUE q ella metio en cd KISS ME ONCE).. cuyo cartel anunciador para su concierto de MADRID en octubre fotografie entre el SEMAFORO en el q se mato JORDI MESTRE (unico reportero hombre de SE LO Q HICISTEIS) y LA RIVIERA para ver a THE CULT.. apoya al humorista MANU SANCHEZ xq con 37 años le han detectado un CANCER DE HUEVOS (=literalmente) un mes despues de nacer su hija LEONOR=HEREDERA DEL ABISMO DE LA PUTA ESPAÑA SATANICA APOCALIPTICA
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danzameccanica · 11 years
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Ci sono poche band al mondo ad aver creato un genere, ad essere diventati punti cardinali e, nella maggior parte dei casi, esserlo rimasti. Nel black metal si dice dei Darkthrone, degli Emperor, di Burzum... In un certo senso tutte quelle band che hanno rilasciato il primo album fra il 91 e il 93 sono seminali, uniche nel loro genere, padrone e creatrici del proprio suono e del proprio prodotto, uniche artefici del proprio cambiamento (e del cambiamento sugli altri). La particolarità e l’unicità della scena norvegese è stata davvero unica ma, c’è un’altra importantissima strada fondata da una band svedese, che ha formato e raccolto centinaia di adepti creando uno stile unico che verrà poi emulato fino ai giorni nostri: gli svedesi Dissection. I talentuosi germi di questa band si sentivano benissimo già dal demo Into Infinite Obscurity, del 1991. Il sound che emergeva dal demo era un death metal malsano, complesso, ma che non disdegnava un certo apparato melodico. Jon Nödtveidt era in contatto con Euronymous fin dai primissimi concerti dei Mayhem in Svezia e avrebbero dovuto rilasciare il debut con la cult Deathlike Silence Productions ma le vicende di cui tutti siamo a conoscenza hanno cambiato le carte in tavola.  Nödtveidt e Palmdahl erano originari di Strömstad (questa vicinanza li mise da subito in contatto anche con Metalion della Slayer magazine) e questo ha fatto sì che le loro sonorità ed influenze fossero molto vicine agli At the Gates e ai Grotesque: ossia alle sonorità più aperte, heavy, talvolta folk, piuttosto che a quelle più compresse e dirette di Stoccolma. La prova più calzante e aliena, per una band del genere a quell’epoca, è la conclusiva traccia acustica del demo: pura chitarra classica, che emana quel qualcosa di tradizionale e di atmosferico; che, non si sa come mai, ma si incastra alla perfezione anche in mezzo a quella violenza appena sentita. Stessa questione per la prima versione di “Feathers Fell” del demo del 1992. Ultima nota: non credo esistano altre band ad aver proposto due demo-tape con un livello così alto, nei quali si sentono chiaramente tutte le intenzioni della band e l’impronta che concretamente stava realizzando già dai primi vagiti in sala prove.
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E lo stile dei Dissection di The Somberlain non fa altro che affinare davvero la tecnica e mettere a fuoco ogni singolo elemento all’interno del loro songwriting. L’accordatura delle chitarre diventa standard, la batteria diventa sempre più precisa e potente; Ole Öhman è uno dei batteristi più variegati e complessi della scena death-black: pur costruendo le sue due colonne portanti fatte di blast-beat blackmetal e tupa-tupa-tupa deathmetal, riesce a dare una dinamica incredibile alla fine di ogni riff.
I Dissection compongono i loro riff come una qualsiasi band death metal svedese ma su un’accordatura standard, prediligendo tonalità più alte e con un massiccio uso del tremolo, tirando fuori un’atmosfera più occulta, notturna e mistica a discapito del classico marciume svedese. Le influenze sono le stesse dei primissimi Marduk, il mondo di scorrere fra le corde è quello dei Mayhem e dei Thorns ma con meno dose di dissonanza; ci sono tantissime influenze heavy metal, i quali riff si fondono perfettamente con quelli black metal, eliminando quasi del tutto i riff in palm-mute. Tutto questo ha creato quello che è considerato lo “swedish black metal”. Un brano come “The Somberlain” è emblematico per il suo essere progressive, per avere tre-quattro chitarre che si intrecciano e, allo stesso tempo, per realizzare un prodotto oscuro e complesso senza tirare in ballo l’epica o il melodramma ma con un dinamismo e una freschezza davvero unici (ancora oggi, dopo vent’anni di ascolti, quando la batteria passa da battere a levare al minuto 02:00). Se analizziamo queste sonorità i Dissection si pongono nell’anello di congiunzione di diverse catene dal quale partono: gli At the Gates che tengono un passo più sul death metal; i Marduk che spingono più sull’acceleratore e sulla violenza di Those of the Unlight; i Katatonia sono invece con un piede più sul doom mentre altri act europei come Samael o Rotting Christ hanno ancora un loro modo di unire thrash, death e black. In questo momento nessuno suona come i Dissection, nessuno fa i cambi di tempo e di atmosfera come si sentono in “A Land Forlorn”; nessuno ha mai partorito l’idea dei primi riff di “Frozen”… Oppure se si prende in esame il primo riff di “Heaven’s Damnation”, in passato si faceva accordato in basso, in classico stile Unleashed o Entombed; ora con l’uso del tremolo emerge come se lo facessero gli Immortal o gli Emperor ma con la produzione e la ricerca sonora tutta votata alle chitarre. “Crimson Towers” e “Feathers Fell” si uniscono al trio acustico comprendente anche la già citata “Into Infinite Obscurity”, per l’occasione risuonata e ripulita Due band che avrebbero potuto competere con i Dissection sono i Necrophobic e gli Unanimated, ma nel 1993 godevano purtroppo di un’imparagonabile produzione, ancora troppo grezza pur con delle ottime idee ma che però, ahimè, non hanno fatto centro come quelle di Jon & co.  Forse se si volesse trovare il pelo nell’uovo di questo disco, se proprio si volesse trovare un neo quello sarebbe la durata dei brani che tendono ad una lunghezza, anch’essa, fuori dagli schemi dell’epoca; c’è anche da dire che il minutaggio non proprio compatto emerge proprio per il numero di parti atmosferiche che sfumano naturalmente verso sezioni più violente. Non voglio dire che i Dissection siano gli Opeth della situazione ma quasi… anzi, riascoltando Morningrise diverse volte emergono i ricordi e le influenze di The Somberlain. 
Ad ogni modo la quadratura del cerchio verrà fuori con il successivo impeccabile Storm of the Light’s Bane ma questa è un’altra storia. L’eredità dei Dissection è davvero sconfinata, basti pensare ai vari Dawn, Sacramentum, Naglfar, Vinterland, Noctes, Mörk Gryning, Setherial, Lord Belial, Decameron fino ad arrivare ai più recenti Dark Fortress, Stortregn, The Spirit o Thulcandra... In generale la maggior parte del catalogo No Fashion Records ha creato una sua identità attorno al dissection-sound e solo rarissime formazioni svedesi (come ad esempio i Dark Funeral o i Belphegor) hanno sviluppato un’altra identità, sicuramente connessa ai Dissection o ai Marduk ma che guardava in un’altra direzione. A mio avviso c’è solo un altro album che può davvero competere con The Somberlain e col successivo Storm of the Light’s Bane ed il suo nome è Ancient God of Evil degli Unanimated ma anche questa è un’altra storia.
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tempi-dispari · 1 year
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Thanit, la loro complessa unicità
La classe non è acqua, diceva qualcuno. E scrivere musica di classe senza esserne consapevoli e senza rischiare di essere stucchevoli, è operazione davvero difficile. Ma non impossibile. A dimostrarlo ci pensano i Thanit con il loro disco di debutto, targato 2022, Cult of the Ancestors. Perché un’affermazione così ‘forte’ in apertura? Perché è uno dei pochi modi di poter descrivere il lavoro.
Ci sono tutti i passaggi, i suoni, le soluzioni armoniche che contraddistinguono in maniera univoca l’ottima musica. Vuoi che sia stato l’amore per la musica classica, oppure per le colonne sonore, o, ancora, per l’età dell’oro del rock. Il risultato non cambia. Diventa quindi difficile dare riferimenti stilistici univoci date le influenze su citate. Il che si tramuta in uno stile personale per la band. E qui c’è la prima, doverosa, precisazione.
La capacità di scrivere ottimi brani deriva dall’esperienza variegata e pregressa dei nostri. Infatti tutti i componenti della band hanno militato in diversi altri progetti. Questo ha inciso sulla loro crescita musicale persona e nella composizione dei brani del nuovo gruppo. Andiamo un po’ più nello specifico. Nel disco sono ben presenti coordinate aor, così come progressive, metal, hard rock.
Tutte perfettamente amalgamate. Ecco perché, improvvisamente, senza una particolare avvisaglia, nella lunga Mother compare un cantato lirico. Per lo stesso motivo cavalcate di tastiera sono inframezzate da stop metal. Ma andiamo con ordine. Il disco apre con Waiting for you. Brano strumentale. Cori eterei accompagnano tastiere che richiamano, come suono, 1984 di Van Halen. Rumore di pioggia e si passa alla successiva 02.The birth of space and time. Qui ci si rende subito conto della caratura del gruppo.
Tastiere avvolgenti, riffing serrato, introduzione di batteria. Tutto melodicissimo. Il vero ‘colpo di grazia’, in senso positivo, arriva con l’ingresso della voce di Sara Fadda. Potente, piena, coinvolgente, calda, evocativa. Tutto quello che una voce, soprattutto in ambito rock/metal, dovrebbe essere. Soprattutto non canta come nessuno. Ha una propria strada. Il che non deriva dal nulla. La tecnica, lo studio, la consapevolezza piena in ogni secondo di ciò che sta avvenendo, si sentono.
Tutte frecce scagliate dalla parte migliore. Lodevole il break centrale dove spicca il basso come quasi unico accompagnamento a solo di chitarra. Il primo segue la strada della voce. Tecnica, studio, senza esagerare. La seconda fa un lungo excursus che passa da note languide e passaggi più veloci. La reprise è affidata a un lento crescendo.
La batteria si concentra inizialmente sul rullante. Entrano gli archi e la voce con dei semplici vocalizzi. Il tutto è il preludio all’esplosione finale in piena cavalcata metallica con la voce che continua a stupire. Giunge così la lunga Mother. Una suite di 7 minuti. Si inizia molto lentamente. Introduzione si pianoforte solista che introduce il riff portante dal sapore ’80s. Motivo iterato anche con l’ingresso degli altri strumenti. Due cambi ravvicinati segnano il seguito. Il primo è un passaggio degno dei Toto.
Il secondo un’apertura hard rock. Le sorprese non finiscono. Infatti si cambia ancora registro con l’introduzione di un cantato lirico. È ancora la voce, quindi, a tenere banco. Ritorna il ritmo cadenzato per riportare il brano su binari conosciuti. Anche se con delle variazioni. Il cantato lirico non scompare. Fa da controcanto alla voce portante fino al nuovo scambio di ruoli. A metà brano l’inatteso. Viene introdotto un passaggio decisamente progressive. Tempi dispari, tastiere, voce di conseguenza. In quanto prog il frangente evolve ancora fino all’ingresso del solo. Questo poggia sull’utilizzo del wha wha e di scale minori che danno un colore evocativo. Il rientro è sul duetto lirico. Si rallenta.
Torna il riff iniziale. La voce accompagna con vocalizi operistici. Chiusura. Segue The glory of old sea man. Un brano hard rock a tutti gli effetti. Chitarra graffiante, tappeto di tastiera. Anche l’accompagnamento sotto il cantato ricalca gli stilemi del genere. Arpeggi stoppati, armonici, melodia. Interrompe questo ‘schema’ la batteria con una sequenza in doppia cassa. Torna la strofa con la chitarra in evidenza. La voce perfettamente si adatta al contesto. Pur rimanendo pulita, senza forzature, mantiene tutta la sua potenza. Il solo della sei corde si atttiene alle coordinate stilistiche. È ancora la batteria a fare la differenza.
Prima con un accompagnamento sulla campana del ride. Poi con sottolineature in doppia cassa. Passaggi non lineari che ben spezzano l’andamento. Le stesse che tengono banco al rientro della voce, questa volta lirica e acutissima. Il finale è una cavalcata in terzine in puro stile metal. La seguente Coming Home può essere paragonata solo ad una colonna sonora. Introduzione eterea. Tastiera e voce. Il basso prende le redini introducendo il ritmo. La batteria si adatta. Più che ritmica è percussiva. Un brano dai decisi caratteri prog per l’incedere e i cambi. Mutamento di passo e di tempi si affastellano.
Descriverli tutti è davvero difficile. Possono aiutare delle immagini. Si può pensare ad una battaglia navale con una persona che la osserva dalla riva in preda all’apprensione. I cambi della canzone rappresentano i galeoni, perché di questi si tratta, che si scontrano. Si ergono sulle onde di un mare tempestoso cercando di sopraffarsi. Le vele si gonfiano. Si sentono gli spari dei cannoni. Il vento sferza le prore e scapiglia gli osservatori. Una donna con una lunga veste, i capelli sciolti, osserva con le lacrime agli occhi. Urla al cielo la propria preghiera per la salvezza del suo uomo. Il solo di chitarra pare rappresentare un raggio di sole che improvvisamente squarcia il cielo. Il finale è aperto.
Sacrifice è il brano successivo. In questo caso è la lirica a dominare. Gli strumenti sono dei contorni. La batteria rimane percussiva. Almeno inizialmente. La chitarra è pulita. Il basso segue una linea melodica propria. Il tutto si riunisce solo come bridge prima del ritornello. In questo passaggio gli strumenti vanno all’unisono. Così come nel chorus a dare più impatto al cantato. Ma come ormai consuetudine, non c’è nulla di costante nell’opera dei Thinit. Infatti il brano cambia totalmente. Diventa spezzettato, pregno di tempi composti, accenti, cambi di atmosfera. Come quello che caratterizza il solo di chitarra.
È nuovamente la batteria a fare la vera differenza con accenti controtempati sui piatti. Il finale è affidato ad un complessivo crescendo. Ancora riferimenti hardrockeggianti in Born by the flames. Riferimenti su cui la band ha inserito richiami di synth. Qui sono gli anni ’70 a farsi sentire maggiormente. Il basso domina nei momenti strumentali. Come base del cantato c’è l’inarrestabile lavoro di tastiera e chitarra. Il basso ritmico segue la cassa della batteria. Circostanza dettata dal riferimento stilistico. A metà strada si cambia di nuovo. Sono le tastiere ad emergere con un a solo ELP. A questo si affianca l’intervento della citarra. Ma è il lavoro della sezione ritmica e tenere bando.
Anche nella sequenza successiva dove la batteria si distacca su passaggi più ‘solisti’. Un brano degno dei migliori Deep Purple. Si prosegue con Neverending Life. La sei corde torna al comando nell’introduzione. Andamento mid tempo che rallenta con l’ingresso della voce. Soprattutto, scelta che offre la possibilità agli strumentisti di potersi sbizzarrire in infiniti dettagli: ritmici, stilistici, compositivi. La voce rimane evocativa. Arriva la penultima Force of apocalypse. Un brano quasi speed. Sull’incedere judaspriestiano di poggia la voce lirica della Fadda. Ritmo serrato, batteria inarrestabile. La voce segue perfettamente il flusso con impennate improvvise. A circa ¾ il cambio. È il basso a dettare i tempi.
La voce diventa narrante, riverberata. Gli altri strumenti rientrano a ritmo pieno. La voce duetta con se stessa. La chitarra risolleva i tempi con un breve intervento solista. SI torna a correre fino alla chiusura. Il finale del disco è ad opera di Warmonger. Fa il suo ingresso un organo con un riff cupo. L’arrivo degli altri strumenti lo spazza via, pur mantenendo il tema. L’andamento generale è piuttosto scuro, pesante. La voce cambia spesso da semplicemente pulita a lirica. Sono presenti diversi momenti progressivi.
Tuttavia è la voce a dominare con impennate e ribassi. Circa a metà cambio. Il brano rallenta. Arriva un arpeggio di tastiera. Su questo si poggia il basso che diventa dominante. La voce non si ferma praticamente mai. È lei che porta le sensazioni della canzone e introduce il magistrale a solo. Veloce, pulito, con numerosi cambi di ritmica al proprio interno. Il suo sfumare riporta la canzone su ritmi elevati. Il cantato si contraddistingue ancora arrivando a toccare note estremamente acute. Sul finale la canzone rallenta e si toppa.
Concludendo. Come si fa a tirare le somme di un disco così complesso? Ci si deve solo complimentare con i Thanit per essere riusciti a comporre un’opera così imponente. Tutto è al posto giusto. I suoni sono più che adeguati, produzione pulita. Esecuzione magistrale. Resta solo una verifica: la resa in sede live. Con così tanti cambi vederli dal vivo deve essere davvero emozionante.
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londranotizie24 · 1 year
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Doors into Darkness: un mese dedicato alla produzione di Dario Argento
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Di Simone Platania @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Maggio, in arrivo Doors into Darkness: un mese dedicato alla produzione di Dario Argento organizzato dal British Film Institute. Doors into Darkness: un mese dedicato alla produzione di Dario Argento Per tutti gli appassionati di horror e gli amanti del cinema italiano il mese di maggio si prospetta ricco di eventi. Infatti è in arrivo Doors into Darkness: un mese dedicato alla produzione di Dario Argento organizzato dal British Film Institute (Bfi). L'evento, in partnership con Cinecittà, CinemaItaliaUk e Ici Londra avrà luogo dal primo fino al 30 maggio. Ma di cosa tratta? Il Bfi celebrerà la carriera del maestro dell'horror italiano presentandola attraverso i suoi film più iconici. Dall'elegante e soprannaturale Suspiria fino alla pietra miliare Profondo Rosso, tutto rimasterizzato e restaurato in 4K. Ma il tributo non si ferma qui: Bfi offrirà una serie di eventi, conferenze e talks che esploreranno l'influenza di Dario Argento sul genere horror e riguardo il suo stile cinematografico unico e riconosciuto e apprezzato il tutto il mondo. Il 12 maggio è atteso un discorso e un Q&A proprio con il regista romano con interventi speciali e sessioni di domande e risposte. I film del maestro del brivido e del giallo all'italiana rimasterizzati in 4k sono più di 15, spaziando dai sopracitati cult Profondo Rosso e Suspiria, fino ad altri grandi classici come L'uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code e Inferno. Ma non solo: anche le pellicole meno blasonate saranno oggetto di visione e discussione con il regista stesso; tra queste: Le cinque giornate con Adriano Celentano, Tenebrae e molte altre. Infine, come sorpresa speciale per celebrare la partnership, il British Film Institute e CinemaItaliaUk collaborano insieme con un'offerta riguardo i biglietti. Con la formula "compra un biglietto, l'altro è gratis" gli ospiti riceveranno sconti e biglietti per portare con se amici e fan del cinema horror. Ulteriori info qui. ... Continua a leggere su www. Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years
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Anteo Palazzo del Cinema organizza una serata speciale dedicata agli Oscar 2023
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Anteo Palazzo del Cinema organizza una serata speciale dedicata agli Oscar 2023. In attesa della Cerimonia di Premiazione della 95esima edizione degli Academy Awards, nella notte tra domenica 12 marzo e lunedì 13 marzo, dalle 23.15 alle 04.00, in collaborazione con Sky Cinema, Anteo Palazzo del Cinema organizza una serata dedicata a tutti gli appassionati di cinema. Un evento che permetterà di vedere o rivedere il film che ha ottenuto più nomination, (11 per l’esattezza): Everything Everywhere All at Once di Daniel Kwan e Daniel Scheinert, in versione originale con sottotitoli in italiano; ed ancora l’opportunità per poter vedere sul grande schermo Le Pupille di Alice Rohrwacher, unico film italiano in selezione, in corsa per la statuetta al miglior cortometraggio. Al termine delle due proiezioni, da Miro – Osteria del Cinema, si potrà trascorrere un momento conviviale in cui scambiarsi opinioni e prognostici sui vincitori davanti a un drink e a un piccolo buffet. Nel cuore della serata, sarà prevista l’apertura eccezionale del bar di Caffè Letterario CULT, indispensabile per una pausa durante la Cerimonia e, soprattutto, per una colazione rinforzante per chi resiste fino all’alba. Il programma: ore 23:00 ingresso degli spettatori in sala. ore 23.15 trasmissione live della Cerimonia degli Oscar. Ingresso gratuito previa prenotazione dal sito di Anteo Palazzo del Cinema, Piazza Venticinque Aprile, 8, 20121 Milano MI.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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