#testimone silenziosa
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"pink robot" photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Nella desolazione di una città abbandonata, dove l'eco dei passi umani era solo un lontano ricordo, un'unica testimonianza del passato resisteva nell'ombra di un palazzo grigio e logoro. Sul tetto, svettava un robot semaforo rosa, immobile e silenzioso come un guardiano dimenticato dal tempo.
Le strade, una volta affollate di vita e movimento, giacevano vuote e sgombre, un mosaico di cemento che portava solo il peso del silenzio. I negozi, con le vetrine infrante, raccontavano storie di saccheggi passati, e gli edifici, con le loro facciate spoglie, erano testimoni silenziosi delle vicissitudini umane.
In questo teatro di desolazione, il robot semaforo dominava il panorama dall'alto. La sua forma slanciata e il colore spento ne facevano un anacronismo vivente, un sopravvissuto in un mondo che aveva dimenticato l'essenza della vita.
Le giornate si susseguivano senza variazioni, con il robot immobile a vegliare sulla città. Nessun pedone attraversava più le strade, nessuna macchina rompeva il silenzio con il suo rombo. Solo il robot semaforo, con la sua luce rosa pallida, continuava a pulsare come un cuore solitario.
Un giorno, nell'abisso della monotonia, si fece strada tra le macerie un uomo solitario. Vestiva stracci consumati e la sua barba ispida era una testimonianza di giorni senza fine. Lo sguardo stanco si alzò verso il cielo, e i suoi occhi incontrarono quelli del robot semaforo.
L'uomo avanzò con passo incerto, il suono dei suoi passi echeggiò tra gli edifici desolati. Quando raggiunse il palazzo, alzò gli occhi verso il robot. Un momento di silenzio si infranse quando l'uomo, con voce roca, parlò al guardiano rosa.
"Sei l'unico rimasto, eh?" disse l'uomo, come se il robot potesse capire la sua solitudine.
Il robot semaforo, impassibile, continuò la sua vigilanza senza risposta. Il suo ruolo, ormai privo di significato, persisteva nell'assurdità di un mondo vuoto.
L'uomo si sedette accanto al robot, fissando il vuoto insieme a lui. La luce rosa del semaforo illuminava il loro incontro silenzioso, un momento congelato nel tempo.
Con il passare dei giorni, l'uomo e il robot diventarono compagni di solitudine, testimoni di un mondo che una volta fu. Nella desolazione, la loro presenza sembrava quasi poetica, un'ode silenziosa alla fine di un'era.
E così, nella città abbandonata, il robot semaforo rosa continuava a vegliare, immobile sulla sua torre di osservazione. Un monumento alla fine, unico testimone di un passato ormai dimenticato, mentre l'uomo e la macchina condividevano il loro destino in un presente senza futuro.
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📸✨ La magia della Puglia al tramonto! 🌅 Questo scatto cattura una torre in rovina, testimone silenziosa della storia, che si staglia contro il sole calante. Ogni angolo di questa regione è un'opera d'arte che aspetta solo di essere immortalata.
Se ami la fotografia artistica e i paesaggi italiani, lasciati ispirare da queste meraviglie architettoniche. Seguimi per scoprire altre gemme nascoste e condividere insieme la bellezza della nostra terra. 🇮🇹✨
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Con profondo rammarico e indignazione, ci troviamo di fronte all'ennesima tragedia che ha colpito una delle fasce più vulnerabili della nostra società: i lavoratori immigrati costretti a operare in condizioni di sfruttamento e disumanità. L'ultima morte, causata da queste circostanze inaccettabili, è un grido disperato che richiede la nostra attenzione, il nostro intervento e la nostra compassione.
Il lavoro nero, praticato a danno di chi cerca una vita migliore lontano dalla propria patria, è una piaga che mina i fondamenti della nostra civiltà. Esso non solo viola i diritti umani, ma disumanizza gli individui, riducendoli a meri strumenti di profitto. Questa situazione è una chiara offesa alla dignità della persona umana, principio cardine tanto della nostra fede quanto della nostra società.
Richiamo con fervore la classe politica a non rimanere sorda e cieca di fronte a tale ingiustizia. È imperativo che vengano adottate misure concrete per combattere il lavoro nero e garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure per tutti, indipendentemente dalla loro origine. Non possiamo più tollerare la complicità silenziosa che avvalla queste pratiche disumane.
Mi rivolgo anche alla Chiesa, madre e guida spirituale, affinché rinnovi con vigore il suo impegno a favore degli ultimi e dei più deboli. Che sia voce di denuncia contro ogni forma di sfruttamento e testimone di una carità operosa e concreta.
Infine, esorto ogni cittadino a riflettere sulla propria responsabilità morale. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte al dolore e alla sofferenza di chi vive ai margini. Siamo tutti chiamati a costruire una società più giusta e fraterna, dove nessuno sia lasciato indietro.
Che questo tragico episodio ci scuota e ci sproni ad agire con determinazione per un cambiamento reale. Non dimentichiamo mai che il grado di civiltà di una società si misura dal modo in cui tratta i suoi membri più vulnerabili.
Con dolore e speranza,
Rosaria
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Testimone silenziosa dell'anima che si perde nel labirinto della propria rovina, esanime si arrende.
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Gemma Gentile: la galleria della luce
Ho raccolto e conservato un’altra medaglietta. Una di quelle che – uomini e donne di anni irripetibili – ci unirono nell’esercito degli sfruttati che combatteva e combatte gli sfruttatori. E’ un dolore immenso prendere il testimone. Fa malissimo soprattutto oggi, perché sempre più spesso compagne e compagni di un tempo ormai lontano si fanno da parte, con la stessa, silenziosa dignità con cui…
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DOVE LA FORZA INCONTRA LA SERENITÀ.
QUESTA PANCA È TESTIMONE SILENZIOSA
DI INNUMEREVOLI TRASFORMAZIONI,
RIFUGIO PER COLORO
CHE CERCANO E CERCHERANNO
DI MIGLIORARSI
#GIÒSPORT CON VOI
IERI, OGGI E DOMANI
A PRESTISSIMO ✌🏻
#fitnessjourney2023
#BlackAndWhite
#fitnessinspiration
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La brezza marina mi porta il tuo profumo, leggero si insinua nel lenzuolo che copre le mie voglie. E mi basta chiudere gli occhi per sentirti vicino e la tua immagine si fa carezza nella notte. Mentre la luna, silenziosa testimone dei miei sogni cancella la distanza che mi separa da te.
cywo
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𝗜𝗟 𝗖𝗔𝗠𝗣𝗢 𝗗𝗜 𝗚𝗨𝗔𝗥𝗜𝗚𝗜𝗢𝗡𝗘
Nessuno ha mai guarito nessuno.
Un vero guaritore rimane semplicemente pienamente 𝗣𝗥𝗘𝗦𝗘𝗡𝗧𝗘 mentre infuria la tempesta della guarigione,
fornendo un campo sicuro in cui le energie sconosciute e intense possono essere percepite, le emozioni trattenute essere rilasciate,
e possiamo uscire dal tempo insieme,
dal dramma e dal caos della Mia Vita,
e respirare nel nostro corpo,
cadere nel nostro stesso essere,
resettare,
ricaricare,
semplificare,
riposare.
La guarigione non è una meta,
né un potere speciale nelle mani di pochi.
Guarire significa ricontattare ciò che è già intero, al di là del guaritore e del guarito - la nostra vera natura, semplice e bella e sempre presente.
In questo campo di guarigione, possiamo veramente incontrarci.
Jeff Foster
incontrarci nella nostra umanità
essendo uno il testimone dell'altro,
creare un campo sicuro e protetto dove finalmente possiamo essere veri.
aiutarci ed incoraggiarci ad essere autentici!
perché la vera guarigione consiste più nel liberare energie ed emozioni represse e dimenticate, condannate e congelate in un corpo ormai stanco...
Siamo tutti sulla stessa barca
ognuno con le sue storie e con le sue reazioni
ma tutti con le stesse emozioni ...
Anime perse lasciate fin troppo da sole
obbligate ad indossare maschere ed abiti per mostrarsi forti, invincibili,
mentre altre vittime inascoltate,
o carnefici dimenticati
Ognuno ha il suo ruolo e lo scopo è sicuramente quello di andare oltre il ruolo, oltre la sofferenza che ci tiene intrappolati nel dramma, per andare a liberare la verità.
la vera voce inascoltata
la vera voce congelata
la vera voce... dimenticata
Non esistono guaritori al di fuori della guarigione stessa,
ma solo Anime presenti che hanno incontrato i loro demoni interiori, che hanno attraversato le fiamme e che ne sono usciti indenni...
Anime che sanno cosa vuol dire essere umani
Anime che sanno andare incontro alla tempesta,
Anime che semplicemente con la loro presenza totale e silenziosa, non ti lasceranno più sola
Ti terranno per mano mentre tu... con immenso coraggio (il tuo coraggio!) attraverserai le fiamme e finalmente ti farai vedere...
ed in quel campo sicuro e protetto ...
finalmente potrai aprire il cuore
Astrosapienza
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[... È una storia che nessuno ha letto, che nessuno ha scritto, solo una storia vissuta, una vita scritta sul libro paga del tempo speso e non stornato.
La ragion veduta di un trascorso che si racconta senza un perché, con troppi sé fatti di ma, carichi di forse.
È capitato, ormai si chiama passato, nemmeno più memoria, è passata anche la morte, il suo saldo ha ritirato, e la vita se n'è andata.
Alcuni stralci di ricordi, tramandati aneddoti , episodi riportati alla luce fiacca del presente, irradiata candela, ballerina sotto al vento del fiato corto della fretta.
Qualche parole infilate sul filo d'Arianna, smarrite tra le matasse di ragnatele, in qualche vecchia soffitta impolverata come la neve, fitta e silenziosa, stesa sull'erba addormentata delle belle stagioni.
È una storia, è una voce, la si sente mormorare, sussurrare ed anche urlare, sono stata, ero, forse, dovreste sapere...
La si legge tra le righe, sul dorso delle mani come si legge il fondo del caffè in quelle macchie brune.
La si tocca... sulla pelle, sottile, trasparente, carta velina striata d'inchiostro che scorre quasi a vista nelle vene pulsanti dell'età che avanza.
I vecchi sono la scrittura che non si legge più, libri rilegati sulle vecchie poltrone a dondolo che cullano i detti ed i non detti, come filastrocche imparate a memoria e dimenticate il giorno dopo.
Anziani, come i loro pensieri, antiquati come le loro morale, obsoleti come i loro ideali...
Fino al giorno nuovo, che nota l'assenza, in un silenzio complice, in un vuoto testimone, in una perdita incolmabile.
Le radice rivolte al cielo come mani incastrate e doloranti, ferme immobili e prive di sensi.
Alberi dalle fronde sfrontatamente spoglie...]
Tratto da "I giunchi non si spiegano."
@vefa321
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Migranti, la foto del corpo incastrato nel gommone è spaventosa: occorre fermare questa strage silenziosa di Erasmo Palazzotto Il corpo prono e nudo, con la faccia che sprofonda nel mare. Il torace incastrato nei tubolari del gommone semi-affondato. Le gambe divaricate a pelo d’acqua e, in prossimità dei glutei, i segni di ferite profonde cotte dal sole e dal caldo cocente; ustioni quasi sicuramente causate dalla miscela di carburante e acqua salata. Così è apparso ai nostri occhi, anzi agli occhi dei piloti di Seabird, durante un volo di ricognizione dell’aereo di Sea-Watch, il corpo senza vita di un uomo di cui non sappiamo nulla. Quella mattina di fine giugno, dopo aver informato le autorità italiane, maltesi e libiche nel tentativo di sollecitarne l’identificazione e il recupero, l’equipaggio del piccolo velivolo ha scattato questa foto spaventosa che racconta drammaticamente, anche a chi finge di non vedere, il volto macabro del Mediterraneo oggi, con un cadavere abbandonato in mare, sui resti di un gommone a 40 miglia dalla costa libica. Questo tratto di mare, svuotato dalle navi civili di soccorso contro cui la politica si è scagliata con ferocia, è negli ultimi anni teatro di violazioni sistematiche dei diritti umani e testimone di una profonda e disumana inadeguatezza della nostra Europa, in tema di migrazioni e accoglienza. E’ quello che anche le cronache politiche raccontano: ancora oggi, in maniera pavida sulla scia del precedente esecutivo e nella miope convinzione di replicare quella curva momentanea di consensi, non si smette di inseguire la tanto discussa criminalizzazione di chi in mare salva vite umane. E che, sostituendosi ad un obbligo cui lo Stato dovrebbe adempiere, lo fa a proprie spese grazie al sostegno di tanti cittadini privati. Perché, semplicemente, va fatto. Perciò questa immagine ci scuote forte. La sua crudezza fa male perché restituisce un disagio che ha a che fare con l’abbandono, con la scelta di non prendersi cura dell’altro. Con la noncuranza verso un corpo deturpato, verso un uomo in pericolo, verso donne, uomini e bambini in fuga dai lager libici che, in mano ai trafficanti, hanno perso il controllo delle loro vite. Ha a che fare con la rassegnazione rispetto al fatto che al largo dei nostri ombrelloni si muore. Continuamente, e sotto i nostri occhi. Di questa storia non sappiamo nemmeno dire se le persone che a bordo con lui stavano cercando di fuggire dalla Libia siano morte in un naufragio o siano state vittime di un respingimento per mano della cosiddetta guardia costiera libica. Dopo quella mattina di giugno, l’aereo di Sea-Watch è tornato a volare per monitorare e segnalare imbarcazioni in pericolo. Nonostante le numerose richieste inoltrate alle autorità competenti, ha di nuovo, per altre tre volte, avvistato il corpo alla deriva in balia delle correnti. Abbiamo trasformato il Mediterraneo in un cimitero a cielo aperto, con corpi che non hanno volto, non hanno nome ma che sono lapidi sulle nostre coscienze. Siamo di fronte ad un lento e pericoloso processo di desensibilizzazione e anestetizzazione collettiva rispetto ai drammi che non ci coinvolgono personalmente. Quanto siamo responsabili di quello che sta accadendo? Occorre fermare questa strage silenziosa. C’è in gioco la nostra civiltà, e quella di un’Europa che non può più permettersi di stare a guardare. È ora il momento di tornare a prendersi cura dell’altro, ad aiutare e soccorrere chi ha bisogno. E’ innanzitutto da questo corpo, ad oggi ancora vergognosamente abbandonato in mare, dal suo recupero, dall’identificazione e dalla restituzione alla sua famiglia, che può e deve passare la rinascita di una nuova Europa.
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Legittimare l’odio ad personam rinfocolando quelli vecchi
In un paese privo di ideali e prospettive se non l’antico “O de Franza o de Spagna basta che se magna”, in cui la pars vocians è costituira da follower bisognosi di leader, come stupirsi dell’ODIO PROFONDO instillato da alcuni verso altri mai visti né sentiti se non in tv o nei giornali?
E’ sempre CULTO DELLA PERSONALITA’, sia esso per dritto o per rovescio; è l’unico strumento per raccogliere il gregge, è difesa del territorio per conto terzi, roba da fanteria d’arresto.
Poi te li ritrovi sul web, i vocianti mediomen tifosi, a far “satira e sarcasmo” (in realtà a mostrare la dimestichezza del popolazzo con la merda); rinfocolando odii in via di tramonto (es: Berlusconi) al fine di legittimare quelli nuovi (es.: Salvini).
Passaggi di testimone, la leva psicologica sui pecoroni è sempre la stessa: l’esser anti-qualcosa. L’esser pro qualcos’altro non si dice per (giusto) pudore: si vergognano (giustamente) di se stessi (mai dimenticare che il primo presdelcons di un governo di sinistra fu il democristo Prodi).
Per sfortuna di costoro, la maggioranza silenziosa esiste e da sempre sa fare aikido, dirigendo codesto odio sulle corna di chi lo genera.
#autoinculanti
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Estate
Echeggia silenziosa per la strada
L'impronta della vecchia estate
Cammina col bastone su un sentiero sterrato abbandonato
Morirà abbandonata su un selciato.
Regnò superba tre lunghi mesi
Primavera le passò il testimone
Riposa in pace a lungo ormai
O, Estate, per te, scordai.
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Salve Doc, in anon per favore. Non è una domanda propriamente medica ma confido nella sua sensibilità per avere un consiglio… Ho un amico di 28 anni, nonché mio testimone di nozze, che alterna periodi dove sembra felice e tranquillo, ad altri dove si chiude completamente in sé stesso, e se deve uscire o partecipare a qualche evento rimane in disparte per tutto il tempo senza parlare con nessuno. La sua tipica risposta alla domanda “come va?” è “una merda, come sempre”, anche se con tono vagamente sarcastico. Ora, a vederlo dall'esterno non sembra che la sua vita sia proprio una merda, ha un lavoro nella azienda di famiglia, una casa, tanti amici; si è lasciato con la ragazza (in modo non troppo consensuale) qualche mese fa, ma questo comportamento va avanti da anni, per cui credo che questo evento possa al massimo aver aggravato il problema ma non averlo scatenato. In questi periodi di totale apatia in cui si isola da tutti io cerco di sentirlo e di vederlo, gli ho detto più volte che se vuole parlare di qualcosa io sono disponibile, ma non si è mai aperto con me. Mi fa male vederlo soffrire così ma non so cosa fare, ho paura che se fossi più insistente rischierei di invadere i suoi spazi e ottenere l'effetto opposto di allontanarlo ancora di più. Secondo lei come dovrei comportarmi? Grazie anticipatamente per il consiglio.
Hai mai preso in considerazione l’idea che per lui rappresenti una silenziosa ancora di salvezza e che quindi tu lo stia già aiutando?
Io con i miei pochi e vecchi amici che resistono alle sferzate del tempo ci riempo buoni tre quarti del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali e ti posso assicurare che non lo dico tanto per dire. Purtroppo proprio no.
Ce n’è uno, in particolare (per questione di privacy lo chiamerò col suo antico nome di battaglia, Bishop, a causa dei movimenti inconsulti da astinenza di litio, simili a quelli del famoso personaggio sintetico tagliato in due dall’Alien Queen), che con il passare degli anni ha visto peggiorare la sua condizione psichica e ora vive isolato senza aver più contatti quasi con nessuno, per timore che possa avere comportamenti aggressivi o violenti non controllabili.
Qualche mese fa mi ha chiamato e mi ha parlato di come gli psicofarmaci che assume da una vita non stiano più facendo effetto e di come la sua insofferenza stia diventando ogni giorno più grande, al punto che teme di fare male a se stesso o alle poche persone che gli sono rimaste accanto.
Io ero addolorato e impotente di fronte al suo racconto, perché insieme a lui (e a pochi altri) ho trascorso i migliori anni della mia vita di persona giovane e quindi, improvvisamente, mi è uscito un ‘Mi spiace... mi spiace di non essere lì per poterti aiutare...’ e lui, dopo qualche secondo di silenzio, ha detto una cosa che mi ha lasciato senza fiato
-- Ma tu sei sempre stato qua con me --
E ho capito che, nonostante tutto, io sono sempre stato il suo punto fermo, pur negli anni che avanzavano implacabili, e che se a me sembrava di condurre una vita stanca e improvvisata nel tentare di essere un padre minimamente decente, per lui rappresentavo una costante fioca luce a cui puntare la sua prua nel fortunale.
Quindi, da padre stanco e improvvisato, posso dirti solo questo: fai quello che hai fatto sino ad ora, continuando a esserci per lui.
E ricorda che la mano che ti salva la vita non è quella tesa quando stai per cadere nell’abisso ma quella che si appoggia sulla tua spalla ogni giorno per salutarti.
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Ricordi dissotterrati
From: F.
To: M.
Subject: 25 cose
Date: Mon, 30 Mar 2009 18:36:02 +0000
1- da piccola mi comportavo da maschiaccio. sono stata capobanda.
2- Una volta ho convinto un mio compagno di classe impazzito a non lanciare un banco addosso agli altri.
3- Vorrei poter essere tutto quello che voglio, per questo mi piacerebbe fare tanto sport da potermi permettere una mimetica un momento, l'altro un vestito dell'800.
4- ho fatto equitazione per alcuni mesi. mi piacerebbe potermi togliere l'armatura, scendere da cavallo e potermi mettere quel bel vestito dell'800. Sfortunatamente non ho ancora trovato un uomo con abbastanza palle da non dover fare la parte del giustiziere per la maggior parte del tempo.
5- ho finalmente passato un compleanno in cui mi sono divertita, mi sono rilassata, ho fatto qualcosa che adoro e non mi sono dovuta preoccupare di nessun uomo. Non succedeva da troppo tempo. A proposito ti ringrazio per gli auguri.
6- farò la testimone di nozze.
7- mi terrorizza vedere i miei parenti invecchiare.
8- ho contribuito a convincere una persona che aveva capito il nocciolo della questione a pensarla come me che in proposito non ci avevo capito un accidente.
9- Penso che per tirare fuori le unghie bisogni anche essere capaci. Le persone le parole non le capiscono. Per questo non penso di essere tra gli eletti adatti al matrimonio, quando parlo non mi si capisce. Le persone pensano che io sia delusa quando sono ferita e addolorata, arrabbiata quando preferisco ignorarle o assecondare i loro desideri ecc. ecc..
10- mi sento terribilmente meredith grey. sto cercando la mia christina yang. Sono drogata di grey's anatomy, tra di noi c'è una comunicazione silenziosa ma continua.
11- in questo momento mio padre è appena uscito da una sala operatoria, vorrei che ci fosse Christina lì. La mia migliore amica si è offerta di accompagnarmi in ospedale se ci vorrò andare mentre penso che nonostante io sembri perfettamente tranquilla, forse prima o poi mi verrà una crisi di nervi.
12- mi chiedo come facciano certe persone a farmi sentire come se non gli parlassi mai abbastanza, mentre in generale sono una persona silenziosissima. A volte mi da perfino fastidio sentire qualcuno che mi parla o mi invita a farlo.
13- ho capito che il naso grande è un tratto troppo tipicamente maschile per non piacermi.
14- da piccola quando cercavo di immaginare come sarei stata da grande, mi vedevo in tailleur, appena tornata da lavoro in una casa grande e luminosa. Ovviamente avrei avuto un gatto. Da qualche anno ho iniziato ad immaginare una famiglia numerosa che fa colazione con una delle tante scatole di cornflakes posate sopra il frigo. Penso che non si avvererà nessuna delle due cose, ma sicuramente è più probabile la prima. L'ideale sarebbe vivere con due mie amiche e almeno un gatto.
15- ho il terrore di crescere e invecchiare da sola. preferirei finire in una bella casa di cura. Voglio morire mentre sono felice, non dopo un'ennesima delusione. Il mio sogno utopico è morire dormendo, in contemporanea con mio marito nel nostro letto, così nessuno dei due dovrebbe restare solo.
16- una volta ho provato a frequentare una sorta di corso di teatro. Ci chiesero di provare a recitare un monologo. Io feci Mirandolina, è stato uno dei momenti più eccitanti di tutta la mia vita.
17- mi sono spesso chiesta se quello di fare l'attrice fosse una specie di sogno-pazzia, una cosa che effettivamente non farebbe per me e non andrei lontano. Sono costantemente ossessionata dalla paura di dire o fare qualcosa sotto stress di cui poi mi pento. Per questo probabilmente non supererei la paura del palcoscenico di un teatro o della telecamera. ... O no? Ho capito di essere stata troppo vigliacca e di non essermi presa sul serio nemmeno io stessa per poterci provare davvero.
18- alle medie ho fatto parte di un coro.
19- ho fatto la parte di Diana nella recita di quinta elementare.
20- al mio primo campo (scout) ho pianto spesso perché mi mancavano i miei genitori. Una volta tornata a casa non ho mai più sentito la loro mancanza. Quando mio padre è in ospedale però sento una leggera... ansia.
21- ho un'amica che da piccola veniva costantemente minacciata dal padre che se fosse stata bocciata a scuola l'avrebbe mandata in collegio. Io morivo dalla voglia di andarci. Una volta sono andata a visitare un collegio inglese. Peccato che in inglese all'epoca avessi insufficiente.
22- ho sempre voluto imparare a guidare. quando facevo la scuola materna l'autista mi fece gestire il volante. quando ero più grande chiesi a mio padre di farmi provare in garage e lui mi rispose 'si così andiamo a sbattere contro una colonna'. Adesso ho finalmente la patente da quasi quattro anni e trovo ancora che guidare possa essere molto eccitante. A dirla tutta penso che il modo di guidare rifletta la personalità (anche come si fa sesso a dire la verità :p), per questo a volte fare il passeggero diventa un'esperienza... istruttiva.
23- da brava amante dei vampiri non ho paura del sangue, sopporto i prelievi (se il dottore non è un sadico che si diverte a lasciare lividi) ma mi terrorizzano le iniezioni!!!
24- vorrei sempre avere una casa a disposizione da arredare.
25- F. non ama stare in compagnia di gente che non la rispetta, anche se ha dato il suo contributo perché ciò avvenisse. Non lo accetta da persone che vorrebbero essere trattate con rispetto anche quando si trovano a 20 mentri sotto terra o hanno lo stesso problema. F. non sbatte la porta in faccia a nessuno (tranne che in rare occasioni), per questo educatamente saluta ed esce di scena.
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Alcune cose cambiano, altre non cambiano mai..
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la finestra della stanza di mia nonna da su una piccola villa piena di fiori ch’è passata da affittuario ad affittuario per anni ed è ora di proprietà di una famiglia molto tranquilla, quasi non li si sentirebbe se non fosse per il figlio adolescente che appena può invita gli amici a casa per suonare insieme e dividere sigarette nascosti sul terrazzo. io che ho la scrivania contro il muro in cui è infissa la finestra ogni tanto alzo lo sguardo e li vedo, quindicenni e disordinati mentre si accendono goffamente una sigaretta con qualche fiamma di fortuna: a volte accendigas, altre volte fiammiferi, altre volte ancora sono muniti di veri e propri accendini che maneggiano con la fierezza di chi si sente ormai grande, di chi è sicuro di essere invincibile. più che vederli, però, capita più spesso che io li senta: suonano, dicevo, nel primo pomeriggio, solitamente in veranda. ho molte volte odiato il loro sbagliatissimo tempismo, questo loro impugnar la chitarra in coordinazione con me che apro i libri e cerco di studiare. eppure in questi giorni quasi li cerco e mi risolleva il suono dei loro strumenti mal accordati, magari sarà questo il ricordo che più ameranno riguardandosi indietro negli anni a venire ed io sono silenziosa, anonima e insospettabile testimone. oggi io ho goduto molto della loro musica, di quest’intreccio di vite e situazioni, oggi io ne ho tanto sorriso.
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Di notte spengo il rumore del mondo così che i miei sogni e desideri prendono vita...e la luna è la testimone silenziosa dei nostri incontri.
cywo
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