Tumgik
#tanta voglia di lei
sentimentalismi · 17 days
Text
lo riconosco e ne sono tristemente consapevole: io sorvolo sulle cose, sorvolo sulle cose brutte che mi vengono fatte e che non dovrei minimamente accettare. io sorvolo sulle cose e sarebbe strano il contrario crescendo a suon di "lascia perdere amammina" "lassa stari". spesso neanche mi rendo conto di alcune dinamiche alla quale dovrei immediatamente dare un taglio, riesco a smettere di sorvolare solo nel momento in cui la cosa diventa esagerata, inverosimile, e anche se ormai sono più attenta ormai ho assimilato il pattern, è intrinseco, è automatico.
la verità (banale) è che alcune dinamiche di vita io le vivo in quei modi e non potrei viverle altrimenti, posso fare tutta l'autocritica, l'autoanalisi di questo mondo, posso essere cosciente, consapevole, razionalizzare, esternare, accettare ma alla fine senza un aiuto non riuscirò mai ad uscire da questi pattern, lo so, l'ho capito. non è colpa mia, è una risposta alla dinamica. ci lavorerò a tempo debito, me lo devo.
stanotte mi è sembrato di tornare adolescente mentre annegavo nelle lacrime che mi toglievano il respiro in assoluto silenzio, non lo sono più da un pezzo.
ho dovuto rivedere le mie priorità: nonostante sia stato a lungo un sogno, un obiettivo da raggiungere, devo fermarmi qui. sì, proprio qui, ad un passetto dalla fine. a cinque passi dal traguardo. è doloroso ammetterlo: sentirò per sempre ripensandoci dentro di me questa voce che sento da stanotte "avrei potuto con altre condizioni, con altri genitori" e mi auguro di non colpevolizzarmi in futuro per graziare voi, non questa volta, non questa volta. e questo rancore mi auguro di non sorvolarlo mai.
chiariamoci siete i miei genitori e vi ho amato più di ogni altra cosa, ho accettato di tutto da voi continuandovi ad amare proprio perchè siete voi e non altri, vi sono immensamente grata e ve ne sarò per sempre ma questo mio fermarmi a causa vostra non si potrà mai cancellare. non sarà un altro "con te abbiamo sbagliato, ti abbiamo fatto soffrire tanto" tra le lacrime in ritardo di anni a farmi sorvolare su questa cosa e attenzione vi amo ancora però ecco arriva un momento in cui si riconosce che ci si deve allontanare e questo io lo so già da tempo, ne soffrivo già da tempo ma è adesso che davanti a questa dolorosissima scelta ne sento tutta l'urgenza. rinunciare a dei sogni a causa delle persone che dovrebbero supportarti (e non demolirti) è un dolore che io non auguro a nessuno.
vi faccio infine i miei complimenti perchè siete riusciti a mettere in dubbio oltre che il mio essere meritevole di amore anche quella che io credevo fosse una certezza: chi sono io per mettere al mondo delle vite che poi potrebbero soffrire in questo modo a causa mia, a causa di traumi tramandati di generazione in generazione?
a cinque passi dalla grande fine io mi fermo. la priorità resta andare via. grazie di tutto
9 notes · View notes
Text
A me i Pooh piacciono un casino non ironicamente, grazie papà ❤️
5 notes · View notes
kon-igi · 2 months
Note
Mi ci rivedo molto in quello che hai raccontato sulla depressione e sull'effetto della sertralina... anche io avevo tanta paura di non essere più me stessa e invece forse si potrebbe quasi dire che mi ha permesso di essere più me stessa di quanto non lo sia mai stata... ora però ho un'altra paura: cosa succederà quando smetterò di prenderla? In questi anni di psicoterapia ho veramente imparato qualcosa o sto meglio solo ed esclusivamente grazie al farmaco? Tornerò ad essere schiacciata dal mondo come prima? Questa ora è la mia paura...
Questo è il più antico degli ask del periodo strano (era il 7 Maggio) e pur avendolo letto, ho dovuto aspettare tutto questo tempo per rispondere.
Perché?
Perché ancora una volta mi sono preso del tempo per capire cosa voglia dire 'essere se stessi' e chiedermi se, in fondo, anche il dolore di essere alla fine non faccia parte di questo.
Cerco di farti capire: a figlia piccola (22 anni) qualche mese fa è stato diagnosticato un disturbo borderline di personalità di lieve gravità, per un certo periodo ha assunto quetiapina con notevole beneficio e qualche settimana fa ha chiesto alla psichiatra se poteva sospenderla. L'interruzione non ha creato problemi e lei adesso lavora e vive i suoi rapporti affettivi interpersonali in modo equilibrato e sereno.
Ci sarebbe riuscita senza quetiapina?
Non credo.
Il merito è solo della quetiapina?
NO. Il farmaco le ha permesso di ritrovare quell'equilibrio necessario a riordinare la propria visione del mondo e del suo posto in esso ma se non ci fosse stata a monte volontà di equilibrio, il farmaco da solo sarebbe stato inutile.
A me sta aiutando la sertralina?
Può darsi che non ne avessi più bisogno perché, come mia figlia, penso di aver trovato un mio equilibrio
MA
è ancora un periodo molto strano e delicato... e ora vi dico perché.
Il 28 Giugno - una settimana dopo il mio compleanno - la mia compagna esegue una TAC del campo polmonare perché fumatrice di lunga data... i polmoni sono abbastanza decenti ma ai limiti del campo radiografico
In sede paravertebrale destra, sviluppata a ridosso dei somi di D11, D12 ed L1 si osserva tessuto solido amorfo, con diametri assiali di circa 72 x 17 mm ed estensione cranio-caudale di circa 62 mm, senza segni di diretta infiltrazione delle strutture adiacenti in particolare degli emisomi vertebrali e degli archi posteriori delle coste, meritevole di approfondimento diagnostico con PET/TC e valutazione in ambito specialistico (malattia linfoproliferativa?).
Tradotto in parole povere, tra i reni e le vertebre c'è una massa delle dimensioni di un plumcake che anche se non presenta metastasi potrebbe essere un linfoma.
Aprite una parentesi, metteteci dentro la più profonda delle disperazioni cosmiche, e poi chiudetela il 12 Luglio (due settimane dopo) quando la Tomografia a Emissione di Positroni ci dice che il mezzo di contrasto radioattivo non ha rilevato attività neoplastica nella massa amorfa.
Non è un tumore, insomma, e anche se io avevo cercato di far capire a lei e alle mie figlie che il corpo umano non è come le tavole di anatomia e che siamo pieni di cisti, fibromi, displasie, cavità ed escrescenze, quei 15 giorni sono stati pesantucci...
E ringrazio, quindi, di non aver sospeso la sertralina.
La prenderò tutta la vita?
NO
Sto ritrovando il mio equilibrio ma ora ho bisogno di tutte le mie forze per stare accanto alla mia compagna che ha smesso di fumare, di bere ed è pure a dieta, perché c'è chi gli basta la scienza e chi ha bisogno della paura di morire per riuscire a fare di meglio per stare meglio.
Di solito a me basta la scienza ma adesso ho anche un po' di paura che lei mi uccida con un gambo di sedano spalmato di maionese vegana.
32 notes · View notes
evolv66 · 2 months
Text
Tumblr media
Oggi, 10.07.2024
371 giorni fa... La prima notte...
Ci avevano presentati tempi prima, ma tenevamo le distanze, forse per il contesto o forse per la paura di quelle piccole scintille che si creavano ogni qualvolta ci si avvicinava...
Poi, tutto cambia...
Ci si ritrova per caso...
liberi... e ci si conosce...
Ci possiamo baciare senza barriere, senza giudizi, solo emozioni, passione, impeto e tanta chimica...
Una complicità unica, la ricerca del piacere reciproco, sfrenata passione, una curiosità infinita, trasgressione, ci spingevamo fino a sciogliere ogni freno inibitorio...
Lei un'indomabile monella, lui il suo lupo, quando ci si possedeva non erano i nostri corpi ad essere accarezzati, ma i nostri demoni che che si fondevano.
Poi ha iniziato ad intrufolarsi quel sentimento profondo, quello che ti tocca il cuore, quello che ti porta a rinunciare a favore dell'altro, quello che da un senso al tuo tempo...
Ci siamo amati in una maniera sana e vera, quell'amore che ti rende migliore.
Abbiamo imparato a leggerci negli occhi ed abbiamo imparato ad ascoltare i sussulti dell'anima, una condivisione senza pari...
Poi con con il tempo l'amore era troppo...
Troppo grande, confuso, complicato e pian piano doloroso.
La razionalità sostituiva la spensieratezza, sorgevano dubbi, insicurezze, ci si sentiva in colpa, i primi scontri, le incomprensioni, poi i difetti suscitano più importanza delle virtù...
Siamo arrivati al massimo che potevamo dare l'un l'altro, era più di quanto pensavamo, per questo tutto ha iniziato ad infrangersi, non si è esaurito, non è finito è solo crollato, come un castello di carte, lasciandoci un po' disillusi ed un po' più insicuri.
Siamo diventati come fiori, annegati tra le ortiche e tra l'erba alta, avevamo solo smesso di guardarci con stupore...
Ora, malgrado la voglia, non si può più tornare indietro, non possiamo cancellare ciò che abbiamo passato, come siamo cambiati, le nostre aspettative infrante, non riusciamo più a sentirci e questo rende impossibile tornare semplicemente ad abbandonarci alla nostra coinvolgente passione, al noi...
Non abbiamo compreso che potevamo solo amarci così come eravamo...
Avrei voluto solo queste cose: Passione, voglia di condividere, risate, leggerezza e amore... 🖤🩶🖤🩶
11 notes · View notes
a-dreamer95 · 4 years
Text
Era un freddo inverno. Una serata buia e ventosa, la natura da tempo ormai dormiva assopita sotto la brina. Per caso o per destino, solo loro due in quella casa accogliente. Lui che sapeva fare l’amore ma l’amore mai aveva conosciuto, lei che l’amore aveva tanta voglia di insegnarglielo. Il camino che li guardava parlare, sorridere e scherzare, tutt’intorno un disco che cantava vecchie canzoni. Giocavano tra loro per distrarsi, per paura che gli occhi si perdessero tra loro lasciando le anime scoperte, senza difese. E quei momenti di breve silenzio, dove gli sguardi si sfioravano fugaci e si cercavano in una danza invisibile. Fu una scusa, fu quel semplice leggere insieme qualcosa che li trascinò vicini, troppo vicini per resistere ancora. E gli occhi adesso si persero, naufragando tra loro. Le labbra si cercavano mentre le anime adesso già si stringevano. Bruciava il camino, cantava il disco e sibilava freddo il vento fuori, mentre i loro corpi si toccavano, s’intrecciavano, si fondevano. Scomparse il mondo, tutto divenne distante e lontano, perso nel freddo della buia sera invernale. Quel desiderio che da tanto cresceva e ora finalmente poteva gridare.
5 notes · View notes
ilpianistasultetto · 2 years
Text
Mi piacciono le persone e tutto quel mondo  “proletario” che ho vissuto e tutt’ora frequento. Quando  uso questo termine non parlo solo di una condizione socio-economica ma di uno stato mentale.  Mi piace chi  ama mangiare in quelle terrazze di trattorie ombreggiate da pergole di viti dove sui tavoli ci sono tovaglie di carta o quelle plasticate a scacchi bianchi e rossi. Quelle persone che amano rovistare tra bancarelle cariche di cianfrusaglie sperando sempre di trovare un buon affare. Quelle che si siedono a terra intorno a un bel falo' in quelle sere piene di stelle cantando insieme. Mi piace chi non ostenta, chi conosce la misura, chi ha rispetto dei suoi guadagni, chi spende i suoi soldi  ma lo fa con quel pizzico di etica  pensando che tanta gente non ce la fa nemmeno a mettere insieme un pranzo con la cena. Chi sperpera in sentimenti, sapere e conoscenza. Mi piacciono le  persone che aiutano e non discriminano, chi ha il piacere di vivere dentro  quel mondo popolare fatto di cose semplici e sentimenti  genuini. Forse perché è un mondo che mi ricorda le origini, chi erano i miei nonni e i miei genitori. Quel mondo così umile ma solidale dove il disperato riusciva ad aiutare queĺli piu' disperati di lui. Oggi potrei girar le spalle a quel mondo, potrei  ignorarlo,  potrei ostentare quel mio status borghese, avere l’orgoglio per le belle cose, le belle case o per  qualcosa di gran lusso ma sarei come un pesce fuor d’acqua. Ci devi nascere, devi essere predisposto a fare certe scelte. Quando mia madre faceva enormi sacrifici per farmi studiare pensava sicuramente ad una mia vita migliore della sua ma non credo pensasse a una vita “troppo migliore”. Ma no, non poteva pensarlo perché non la conosceva una vita “troppo migliore”. Lei conosceva quelli di “una vita tranquilla”, quelli ammirava e invidiava. Ecco, si, lei pensava una vita tranquilla, senza disagi economici, una vita dove puoi comprarti il gelato se ne hai voglia e fermarti a mangiare in qualche trattoria senza fare i conti in tasca o fare qualche bella vacanza. Ma il gelato, la trattoria, non l’hotel 5 stelle o il ristorante stellato. E così mi ritrovo con le tasche piene di quel tipo d’insegnamento e non saprei fare diversamente. Seguito contento a stare dentro quel mondo che m'ha dato tanto e ci sto veramente bene.
@ilpianistasultetto
74 notes · View notes
cappottoestivo · 1 year
Text
Stamattina mi sono svegliata presto, considerando che è festa.
Mi sono svegliata piena di dubbi: perché mi sono iscritta a quel corso; perché di quel dolore neurogeno del mio paziente delle otto che proprio non ci sta con la sua lesione; perché ultimamente non becco mai la temperatura del latte a colazione che poi non c’ho mai voglia di aspettare o di alzarmi e aggiungere latte freddo e puntualmente mi scotto la lingua; perché P ha lasciato con tanta leggiadria R e ora si strugge per tornare con lei; perché persevero nella stessa paura di essere sempre di troppo… ovunque; perché non mi riesce di farmi ama…; poi ho letto del prossimo g7 che pare si terrà in Puglia… tra le città papabili la mia, e un altro paio, tra cui Castel del Monte. M’è di botto tornata la fiducia. Non in me. Ma in Federico ll che sono certa si aggiri ancora da quelle parti a caccia, e che, vista l’età, chissà che non sbagli mira.
35 notes · View notes
gabbiadicarta · 4 months
Note
Ciao El, posso avere un tuo punto di vista?
Avevo iniziato a legare con una ragazza che sta molto sulle sue, nella mia palestra, ed ero molto contenta, perché avevo tanta voglia di iniziare a stringere amicizia con lei. Tutto va bene; ci avviciniamo, ci conosciamo: la consolo e rassicuro, abbracciandola, in un suo momento di debolezza… mi dice che in palestra sono una delle poche che la mette di buon umore. Ogni volta che entravo in palestra e la vedevo, la salutavo, e lei faceva lo stesso.
Ho iniziato ad ignorarla dal momento in cui, un giorno, entrando in palestra, mi è letteralmente passata davanti, senza salutarmi, dando importanza a due ragazze con cui ha stretto amicizia… come se io non esistessi. Alla fine della settimana scorsa, lei era senza di loro, e mi ha fatto un cenno di saluto, e l’ho completamente ignorata: da allora, ci evitiamo a vicenda.
Non mi piace come mi fanno sentire le persone che mi ignorano; di conseguenza, mi allontano.
Dici che dovrei parlarle o lascio perdere? Cosa ne pensi?
posso capire la tua frustrazione e la tua "ansia" legata forse ad episodi del passato in cui altre persone ti hanno trattata allo stesso modo, fidati, però considera che tantissime persone lì fuori non si rendono nemmeno conto di fare delle azioni che possano in un qualche modo ferire, semplicemente perché non hanno passato certe cose. l'unica cosa che ti consiglio è di darle una seconda possibilità, provare a rilegare e vedere come va; ricordando inoltre che è importantissimo comunicare per fare capire cosa funziona o meno all'interno della relazione, perché se al primo inconveniente o alla prima cosa che ti fa stare male alzi un muro ed escludi tutti dalla tua vita, non riuscirai mai a mantenere il rapporto.
3 notes · View notes
gcorvetti · 6 months
Text
Ultimi preparativi.
Oggi dopo aver accompagnato l'amica di mia nipote e lei stessa a casa, in due punti opposti della città e ho impiegato quasi un'ora solo di auto, sono andato a comperare le ultime cose da portarmi, un libro, visto che quello che ho preso un mese fa è quasi finito (mi manca l'ultimo capitolo, una cinquantina di pagine), adesso posso svelare che libro è "Società liquida" di Zygmunt Bauman, un mattone forse ma che contiene tanti bei concetti che sono reali su come stiamo vivendo il presente, anche se il libro è del 99 (la prima edizione), ho preso un libro, dicevo, che in realtà ho letto molti anni fa, lo possiedo in pdf ma volevo il cartaceo "Il mondo nuovo" di Huxley, cambio completamente genere. Un regalo al fidanzato di mia figlia e un paio di cose al supermercato che mi mangio tra oggi e domani. Poi in programma c'era da preparare lo scatolo che mi devono spedire, quindi mi sono messo a dividere le cose, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, ecc ecc. Alla fine ho praticamente fatto anche la valigia, tanta è la voglia che ho di partire, quasi completa, manca il pc, su cui sto scrivendo e alcune piccole cose, più i vestiti che ho in dosso adesso (adoro le rime), li metto a portata di mano di chi rovista nelle valigie, chissà magari gli passa la voglia odorando vestiti sporchi. Poi guardavo il pacco e pensavo, chissà quando mia sorella mi spedirà sto coso? Ma cazzo, ho tutta la giornata per spedirlo, alle 10 vado dagli zii e poi spedisco sto coso, fatta, così levo a mia sorella la fatica di mandarmelo, anche perché lei è sempre incasinata e veramente chissà quando le rivedevo ste cose.
Fatto questo mi sono sparato un risotto zucchine, peperoni, cipolla e gorgonzola con lo zafferano naturalmente, na delizia. Adesso finisco qua e mi metto un pò a suonare e poi mi lancio a letto per l'ultima giornata catanese. Ho visto sto EP e ho pensato perché no, non è male, un pò troppo regolare forse ma molto interessante.
youtube
5 notes · View notes
susieporta · 1 year
Text
L'amore è per caso, diceva Lacan.
L'amore è un’intersezione millesimale Posso ormai prendere la casistica di mille anni di pratica di analista, unendola alla mia personale.Le più belle storie d'amore nascono da un incrocio quasi impercettibile, uno scambio di battute ( davanti al giornale, commentando una notizia, incrociandosi nelle scale mobili, davanti al tram leggendo il cartellone degli orari.)Quando lui , leggendo gli arrivi, sillaba ‘ nella mia terra non ci sono ritardi, ma tanta nebbia' incrocia lo sguardo di lei che ribatte ' si, ma qua abbiamo il sole che voi padani non avete' , si crea quel ponte tra due mondi interiori, lunghi, ampi, profondi e fino a quel momento mai svelati a nessuno. L'uno intendeva raccontare una vita tra le piatte pianure ed inverni freddi, e l'altra invece splendide estati fatte di sole e spiagge incontaminate. Lo sguardo complice, una frazione di secondo, è quel passaggio corporeo che suggella le reciproche aperture dei mondi interiori. Porte che si spalancano senza paura. Il primo si era tento celato i suoi inverni, poiché non aveva incontrato mai nessuna donna che ritenesse interessata a sbirciare dentro di lui.Lei, per contro, sente di poter raccontare la sua infanzia fatta di sole e aranceti, a qualcuno che lei sente essere già dentro al suo racconto. I due inizieranno a vedersi con frequenza, pigliando un aererei a settimana. Ricordate la scena de 'il Padrino' quando Marlon Brando sigla l'accordo i pace con gli altri capi mafia di new York? Si alzano, fermi, immobili. Nessuno fa una passo, almeno prima che i due piu’ potenti, unitamente ai loro consiglieri, si scambiano uno sguardo d’intesa. Rapido, veloce, quasi impercettibile. Quello sguardo sblocca i due capimafia che allargando le braccia, si stringono.Ecco, è questo. Una paziente, austera e rigida, ma al contempo dotata di un fascino magnetico, mi raccontò questo aneddoto. ‘Stavo camminando, andavo a dirigere la mia riunione. Quel giorno c’era da definire un appalto da oltre 120.000 euro. Immagini la notte tra e carte, dottore.’Perfetta come sempre. Calze a rete, tailleur. Trucco ed occhiali pesanti. Talmente bella da essere ritenuta inavvicinabile. Chinandosi, le si apre la cartelletta con i documenti, e si sparpagliano sul pavimento carte, post it, disegni, bozze, fogli con la macchia di caffè.‘Lui si china e mi dice: hei! Dentro di te c’è del disordine! Che bello vederlo. La mia camera è come al tua cartelletta: sempre un disastro. Bè, dottore, io sono stata presa da un desiderio irrefrenabile di fargli vedere tutti i mie post it, finalmente, e mostrare quanto al mia vita sia in realtà un continuo correre ed abbozzare. E , dalla sera stessa, ho patito una voglia insana di conoscere la sua stanza. Lui non è né bello, né attraente. Ma mi ha ‘forato’ con le sue parole.’E di storie come queste, ne potrei descrivere decine e decine.
Maurizio Montanari
13 notes · View notes
Text
E. giudica ogni cazzo di cosa che faccio con o per M. e mi sono un tantino rotta le palle.
Ultimamente non ho tanta voglia di vederla perché è proprio centrata solo su se stessa molto egoista. Poi è tutto un po' un ricatto morale.
Venerdì sono a cena da lei con le altre e ol suo nuovo ragazzo che a me non piace granché. Mentre M. sarà partito 🥲 quindi non avrò nemmeno il suo sostegno.
Voglio solo andarmene in montagna io 🥺
14 notes · View notes
theladyorlando · 8 months
Text
A Poem is a Temple
Tumblr media
Una poesia è un tempio. Una cosa così semplice che sembra scontata, a leggerla. È tale l'evidenza che quasi non ci credo, diceva un'altra poeta. Quella del tempio, però, si chiama Mary Oliver. E quando ho letto queste sue parole, sono rimasta come sconvolta dalla loro impossibile ovvietà. Veramente lo diceva anche Wordsworth che il sonetto è una cella, e che il suo poema sarebbe dovuto essere una cattedrale, una cattedrale gotica. Il solito sublime egoista. Ma riportata alle proporzioni di noi comuni mortali, è questo in fondo che è la poesia: è un luogo, no? Tu ci puoi proprio entrare dentro, ha un ingresso, delle pareti, delle finestre, un soffitto, un'uscita. Tornarci quante volte vuoi, se ne hai voglia e coraggio. E a volte ci torni anche se non vuoi, anche senza il coraggio, quello ti prende, oppure tu ci lasci qualcosa dentro che non puoi più riavere indietro a meno che non ci rientri, di nuovo. Allo stesso modo penso che esistano i luoghi della poesia: quelli intorno ai quali Keats costruiva a tavolino i suoi romances, quelli del suo "ridateci Robin Hood e i poeti antichi": la grotta, la selva, il fondale marino, il castello. Esistono ancora, ci sono per strada, io li ho visti.
Quando torno a casa ci sono alcuni luoghi sulla strada che mi tirano, mi si incastrano addosso, e mi parlano, mi parlano giù, più giù di tutto: the back of my mind. Appena girato l'angolo, proprio dietro alla scuola, percorro il fianco di una collinetta che è completamente ricoperta di alberi molto alti, le robinie che sono ancora verdi, e sono una foresta. Costeggiata nel verso opposto quella collinetta porta al centro analisi dove mio padre ha scoperto poco più di un anno fa fin dove arrivava la sua peste, e dove oggi sono andata a ritirare il referto di una risonanza magnetica cervicale di mia madre. Con il referto in mano e davanti a tutti in quell'ingresso io ero in una stanza da sola, le sue pareti si sono sollevate intorno a me in quel preciso istante per farmici tremare dentro. Ed è assurdo a pensarci: dopo tutto quello che ho visto nel giro di un anno, come posso avere ancora paura di leggere un referto? non ero io quella del super potere? quella che non ha piu paura del brutto?
È che quando il brutto ti colpisce così, senza intelligenza, mi dico, tu rispondi per forza senza intelligenza. Io ho ancora paura della morte perché la morte ha ancora così tanto da togliermi, anche se è davvero andata vicino a togliermi tutto: un pezzo di vita grandissimo, così grande che a volte devo controllare bene che me ne sia rimasta davvero un po', che lei me ne abbia davvero lasciata una buona fetta. E in effetti non riesco a pensare a un essere umano più vivo di mio padre. Il gesto era sempre quello di alzarsi dal tavolo e controllare con le mani se le chiavi fossero già appese ai pantaloni, ai suoi fianchi: stava per uscire. C'aveva così tanta voja de vive, mi ha detto il giorno in cui gli ho raccontato che Guglielmo, il mio direttore di coro, era morto. E lui ci assomigliava tanto a Guglielmo, anche in quello. Mio padre aveva così tante cose da fare, me lo ha detto finché è riuscito a parlare (c'ho 'n sacco de cose da fa) che per me lui era -fuori di retorica- la vita, e sembrava sempre come un bambino, felicemente inquieto. E allora, in fondo, intuisco forse perché tutti i suoi amici più cari, quelli che ci hanno accompagnati in questi mesi di calvario, ora sono come improvvisamente spariti: anche loro sono terrorizzati dalla morte, perché quella non ha intelligenza. O forse sì? Non è forse per questo che se ne stanno tutti rintanati nel loro angoletto, nella loro stanza, la loro angusta cella? Perché hanno capito, come ho capito anche io, che non è vero che il brutto manca di intelligenza, eh no: è piuttosto vero il contrario, invece. La morte è furba, perché se non lo fosse non sarebbe mica riuscita a prendersi così male uno come mio padre -uno come mio padre- che c'aveva un sacco de cose da fa, cose belle, ma belle veramente, e lo ha fatto con perversione poi, lo ha fatto con indecenza, lo ha fatto con cattiveria. Lo ha fatto male, insomma. Se la morte può prendersi così male mio padre, allora è davvero capace di qualsiasi cosa, tutti lo sappiamo, e così tutti siamo rimasti sbigottiti, senza parole, ciascuno rintanato nella sua cella. Abbiamo ancora paura.
Durante quest'anno senza intelligenza ho scoperto che io sto imparando qualcosa, dopotutto, e cioè sto imparando a guardare gli alberi. Per la prima volta in vita mia io mi godo il loro ciclo annuale, che invece non aveva mai destato in me il benché minimo interesse prima d'ora. Quest'anno io mi sono persa dietro a tanti di quegli alberi bellissimi, li ho visti fiorire mentre mio padre quasi moriva a febbraio, li ho visti perdere i petali quando è tornato a casa a fine marzo, ho sentito le fioriture più tardive con l'arrivo dell'estate, mi sono riempita del profumo dei tigli e dei ligustri quando eravamo quasi agli sgoccioli, e ora saluto con malcelato compiacimento le foglie che loro buttano a terra perché davvero io non vedo l'ora di ricominciare. Gli alberi sono dei luoghi: così li ho visitati durante quest'anno. C'è un albero però che io amo sopra tutti gli altri, ed è la Robinia. Per via di questo mio amore, voglio darle la maiuscola. La Robinia è semplicemente perfetta: è una bellezza infestante, la sua, contagiosa, perché dove c'è una Robinia è bello, fosse pure dietro a un mercato rionale, davanti ai palazzi occupati del mio quartiere, o accanto a un cassonetto in piena fioritura. È scura, è sinuosa, è nodosa, davvero non ti annoia mai scoprire il prossimo tronco che vedrai, e le sue foglie sono di un verde impareggiabile, non so proprio se riesco a dirlo: sono monete, piccole monete verdi, e sembrano sempre come appena innaffiate tanto sono intense nel loro colore. La Robinia sembra sempre umida, tronco e foglie, sempre come lavata, sempre pulita. Ha qualcosa di orientale, un bonsai che ha perso le sue giuste proporzioni, o che forse ha finalmente trovato quelle che più le convengono. Eppure leggo che un tempo viveva solo negli Appalachi, finché nel 1600 un tale Jean Robin, farmacista ed erborista del re di Francia, ha voluto piantarla nel centro di Parigi e lì ancora sta, la prima Robinia, la madre di tutte quelle che mi si incastrano addosso quando torno da scuola: la tiene su il cemento, dentro al suo tronco e anche fuori, ma lì sta. L'orgoglio di Jean Robin, l'Eunuco delle Esperidi, quello che era così geloso dei suoi bulbi e delle sue piante esotiche da non volerci nessuno a ficcanasare in mezzo, e perciò il suo orto lo aveva messo sopra un'isola, in mezzo alla città. Io invece penso che l'Eunuco oggi sarebbe orgoglioso della sua Robinia sinuosa che ha guadato il fiume ed è arrivata fin davanti ai miei palazzi occupati: la mia città è occupata stabilmente dalla Robinia. E allora la incontro pure su quella collina dietro l'angolo di scuola, e poi un po' più avanti in un piccolo boschetto di giovani arbusti: "a little copse". Lo diceva Keats di Chaucer, che leggere il suo padre tra i poeti era come entrare in un piccolo bosco: ecco un altro luogo della poesia. E così anche io quando passo davanti a quelle giovani Robinie (saplings) ho voglia di fermare la macchina e di mettermi a camminare nel boschetto, come una pazza, accarezzare tutte le monete verdi e umide, guardare ogni arbusto come si guarda un fiore, e a bassa voce, proprio come una pazza, dire un nome lì dentro, lì dove nessuno mi sente, anche se io sento ancora le macchine che mi passano a pochi metri: pronunciarlo come se il nome da solo fosse un discorso, tutte le mie parole segrete per le Robinie sono un nome: una piccola stanza, una minuscola poesia. La Robinia, che è un albero deciduo e perde le foglie in inverno, occupa la mia mente in maniera stabile e io la guardo, per la prima volta nella vita mi godo il suo ciclo dell'anno, la vivo nei mesi, e mi chiedo come è mai possibile che a un certo punto le monete ingialliscano con il freddo, mi dico che è una follia pensare che l'albero alla fine si spoglierà: questo non può succedere, non alla Robinia. E così ci torno ogni giorno, nella stanza, e la guardo, ho voglia di fermare la macchina e scendere -come una pazza- a farle una foto ogni giorno, a dirle una parola, a pronunciarle un nome solamente.
City Trees
The trees along this city street,
Save for the traffic and the trains,
Would make a sound as thin and sweet
As trees in country lanes.
And people standing in their shade
Out of a shower, undoubtedly
Would hear such music as is made
Upon a country tree.
Oh, little leaves that are so dumb
Against the shrieking city air,
I watch you when the wind has come,—
I know what sound is there.
Edna St. Vincent Millay
2 notes · View notes
mynameis-gloria · 1 year
Text
Cose di questa settimana che voglio fissare qui:
-domenica 21 visto concerto di Sam. Paz ze sco
- lunedi 22 andata a trovare mia sorella, è stato bello. Camminato, fatto cose da "pigiama party" ma nel pomeriggio, come unghie, maschera ecc ed è stato carino perché queste cose non le abbiamo mai fatte prima. Girato nella sua città, provato piatti squisiti, staccato la spina.
- martedì 23 sempre da lei, trekking e giornata in mezzo alla natura, post pranzo ripartenza verso casa.
-sempre martedì 23 nel pomeriggio, tra una corsa e l'altra per fare in tempo ed esser anche presentabile visto S, parlato e stati un po insieme. È stato bello ma anche strano, la mia testa è tornata a pensare. Dopo discussioni, rabbia, piantini, una pizza e dolcezza, la mia mente credo abbia fatto davvero chiarezza per la prima volta. Troppe emozioni quel giorno
- mercoledì 24 decisamente non la giornata migliore. Poche parole e voglia di star sola, possibilmente in un letto con tutti i miei pensieri. Bisogno di elaborare
-giovedì 25 riunione lavorativa, vecchi e nuovo volti, tornare è stato piacevole, buon umore e quasi curiosità. In fissa con Citadel
-venerdì 26 finito la fantastica signora maisel, ancora sono ferma lì. Tanta energia, un sole pazzesco, il mio corpo su lettino, mille commissioni, mille notifiche e un gran mix di vibezzz
-sabato 27, nonché oggi, iniziato ufficialmente a lavoro, felice e stanchina; Trovato scarpe da battaglia per affrontare questa stagione! Mangiato dei super coockies però alla fine niente spritz :(
7 notes · View notes
girlcavalcanti · 2 years
Text
I knew nothing about this up until a few (a very few) hours ago, when the wonderful @morbertthemindless (not sure if I should thank you tho) enlightened me. Featured una vecchia and a very horny Machiavelli, enjoy.
"Affogàggine, Luigi; e guarda quanto la fortuna in una medesima faccenda dà ad li huomini diversi fini. Voi fottuto che voi havesti colei, vi è venuta voglia di rifotterla, e ne volete un'altra presa.
Ma io, stato fui qua parechi dì, accecando per carestia di matrimonio, trovai una vecchia che m'imbucatava le camicie, che sta in una casa che è più di meza sotterra, né vi si vede lume se non per l'uscio: e passando io un dì di quivi, la mi riconobbe e factomi una gran festa, mi disse che io fussi contento andare un poco in casa, che mi voleva mostrare certe camicie belle se io le volevo comperare. Onde io, nuovo cazo me lo credetti e giunto là vidi al barlume una donna con uno sciugatoio tra in sul capo ed in sul viso che faceva el vergognoso, e stava rimessa in uno canto. Questa vecchia ribaldami prese per mano e menatomi ad colei dixe: - Questa è la camicia che io vi voglio vendere, ma voglio che la proviate prima, e poi la pagherete. - Io, come peritoso che io sono, mi sbottì tucto: pure rimasto solo con colei ed al buio, perché la vecchia si uscì subito di casa e serrò l'uscio, per abbreviare, la fotte' un colpo e benché io le trovassi le coscie vize et la fica umida e che le putissi un poco el fiato, nondimeno tanta era la disperata foia che io havevo, che la n'andò. E facto che io l'ebbi, venendomi pure voglia di vedere questa mercatantia, tolsi un tizone di fuoco d'un focolare che v'era e accesi una lucerna che vi era sopra; né prima el lume fu apreso che 'l lume fu per cascarmi di mano. Omè, fu' per cadere in terra morto, tanto era bructa quella femina. E' se le vedeva prima un ciuffo di capelli fra bianchi e neri cioè canuticci e benché l'avessi al cocuzolo del capo calvo, per cui la calvitie ad lo scoperto si vedeva passeggiare qualche pidochio, nondimeno pochi capelli e rari le aggiugnevono conle barbe loro fino in su le ciglia; e nel mezzo della testa piccola e grinzosa haveva una margine di fuoco, ché la pareva bollata ad la colonna di Mercato; in ogni puncta delle ciglia di verso li ochi haveva un mazeto di peli pieni di lendini; li ochi li aveva uno basso ed uno alto ed uno era maggiore che l'altro, piene le lagrimatoie di cispa ed enipitelli di pilliciati: il naso li era conficto sotto la testa aricciato in sù, e l'una delle nari tagliata piene di mocci; la bocca somigliava quella di {{{2}}} , ma era torta da uno lato e da quello n'usciva un poco di bava, ché per non haver denti non poteva ritener la sciliva; nel labbro di sopra haveva la barba lunghetta ma rara: el mento haveva lungo aguzato, torto un poco in su, dal quale pendeva un poco di pelle che le adgiugneva infino ad la facella della gola. Stando adtonito ad mirar questo mostro, tucto smarrito, di che lei accortasi volle dire: - Che havete voi messere? - ma non lo dixe perché era scilinguata; e come prima aperse la bocca n'uscì un fiato sì puzzolente, che trovandosi offesi da questa peste due porte di due sdegnosissimi sensi, li ochi e il naso, e messi ad tale sdegno, che lo stomaco per non poter sopportare tale offesa tucto si commosse e, commosso oprò sì, che io le rece' addosso; e così pagata di quella moneta che la meritava mi partii. E per il cielo che io darò, io non credo, mentre starò in Lombardia, mo torni la foia; e però voi ringratiate Iddio della speranza havete di ritrovar tanto dilecto, e io lo ringratio che ho perduto el timore di havere mai più tanto dispiacere.
Io credo che mi avanzerà di questa gita qualche danaio, et vorre' pur giunto ad Firenze fare qualchne trafficuzzo. Ho disegnato fare un pollaiolo, bisognami trovare un maruffino, che me lo governi: intendo che Piero di Martino è così subficiente, vorrei intendessi da lui se ci ha el capo, e rispondetemi; perché quando e non voglia, io mi procaccierò d'uno altro.
De le nuove di qua ve ne satisfarà Giovanni: salutate Jacopo e raccomandatemi ad lui, e non sdimenticate Marco.
In Verona die VIII Decembris 1509.
Aspecto la risposta di Gualtieri ad la mia cantafavola.
Nicolo Machiavegli"
9 notes · View notes
perlenerenelvuoto · 1 year
Text
È da ieri che mi triggero malissimo per tutta questa orrenda storia di Palermo e della violenza (perché non riesco nemmeno più a dirla l'altra parola) che la ragazza di 19 anni ha subito. Purtroppo ogni volta che aprivo Instagram in questi giorni mi veniva fuori la notizia e ho cercato di evitare di leggere o condividere robe perché sapevo che mi sarei triggerata molto male e non mi andava visto che ero ancora in vacanza. Sono tornata da pochissimo e ovviamente ho voluto informarmi meglio...che non lo avessi mai fatto, perché ora sono totalmente triggerata da tutto quello che sto leggendo. Mi fa stare male, mi vengono i brividi ogni volta che leggo cosa è successo, le parole che hanno detto. Nausea. Riattivazione traumatica. Penso a lei, chiunque sia, a come si deve essere sentita e a come si sente adesso che il suo dolore è spiattellato ovunque, deriso, sminuito, reso pornografico. Mi logora dentro. E chiunque ha vissuto violenze, abusi, sa di cosa parlo. Mi viene solo da piangere. E in realtà mi sento anche abbastanza sconfortata, perché purtroppo possiamo fare tutte le manifestazioni che vogliamo, dare supporto alle survivor, lottare con tutta la rabbia e l'amore, ma sembra che tutto il contesto intorno non voglia cambiare. Non mi voglio rassegnare, continuerò a lottare con i denti stretti, ma a che pro? A che pro se tanto uno dei ragazzi che ha commesso l'abuso è stato già scagionato per "atteggiamento collaborativo"... seriamente? Sembra una barzelletta. Sembra una barzelletta l'intero sistema sociale, politico, giudiziario e culturale in cui viviamo! Ha senso continuare a parlarne? A scriverne? A lottare per eliminare queste radici patriarcali e misogine di merda? Al momento sono molto scoraggiata. So che è una sensazione temporanea, so che riprenderò le forze e le energie per continuare a lottare. È che mi piange proprio il cuore pensando alla ragazza, a come deve sentirsi in questo momento. C'è solo rabbia. Tanta rabbia. Vorrei tanto poter condividere questo dolore con le persone che possono capirlo, ma non voglio triggerare anche le mie amiche, che sicuramente, anche se non ce lo diciamo, stiamo vivendo lo stesso stato d'animo. La stessa rabbia, la stessa paura, la stessa impotenza.
2 notes · View notes
filorunsultra · 1 year
Text
Biography Loop Personal Best e altre cose
Oggi ho corso il mio personale sul Biography Loop. Ce l'avevo in testa da un po' ma ho sempre rimandato, poi ieri la Betta ha dichiarato di voler battere il tempo di Noah, così mi sono deciso ad andare là prima di lei per renderle il gioco un po' più difficile. Pur avendo corso il Biography Loop quasi un centinaio di volte non avevo un'idea precisa del tempo che potevo fare.
Ho deciso di partire e finire al Sass del Carpèn anziché a Prà Marquart in modo da rendere l'avvicinamento più breve, dovendo partire a piedi da casa. Per l'occasione ho indossato la t-shirt del Biography Loop della mamma. Era un'occasione da camicia, quindi ho messo anche una vecchia camicia Lee un po' western. Correndo ho ascoltato American Outlaws: live at nassau coliseum 1990 degli Highwaymen, uno dei concerti più belli della storia e il disco con cui ho iniziato a spianare il Biography Loop quattro anni fa.
Ho corso il Biography Loop decine di volte, ma questa mattina mi sono svegliato con la voglia di dare tutto, e l'ho fatto. Sono usciti 52'49''. Forse posso limare ancora ma sono felice. Credo che nel Trento Running Club ci siano tre o quattro persone in grado di abbassarlo e anche di molto, e non vedo l'ora di vederlo accadere e di scoprire chi lo farà. Come mi ha scritto Noah: the gauntlet has been dropped.
Tumblr media
Lo storico dei Personal Best sul Biography Loop si trova qua: filo runs ultra (tumblr.com).
Ho anche pensato che è un po' di tempo che non ripubblico link a caso ed è venuto il momento di farlo.
Il primo è RIDING THE WIND (antonkrupicka.blogspot.com), primo e vero blog di Anton Krupicka. Inizia dall'ottobre del 2007 e arriva al marzo 2014. Ci sono degli articoli bellissimi.
Il secondo blog che voglio salvare è THE SHADOW LINE (returningthescrew.blogspot.com). Un grande classico dell'ultrarunning italiano, il blog di Coach Grazielli in cui potete leggere i racconti di Western States, delle gare in Inghilterra, di Arkansas Traveller, e perle tipo questa, alla partenza di WS del 2012: "L'emozione adesso è davvero tanta, MC mi riempie le borracce ed io ho ancora un attimo per me: infilo l'I-Pod e faccio partire gli M83, visualizzo la pista d'atletica, è lì che devo arrivare."
L'ultimo blog è vegbunnies | Bunnies, allacciatevi le scarpe e iniziate a correre! (wordpress.com), un vecchio blog di Paco. Aveva aperto una ASD per corridori vegani, era tanto tempo fa. Mi piace rileggerlo perché molte cose risalgono a prima di Unghie Rotte Mani Aperte. Cose che non sapevo, cose che volevo conoscere.
Tumblr media
Nella mia camera in Via Gocciadoro, 2020, prima di un Biography Loop. Si viveva di poco, bei tempi.
5 notes · View notes