#sostantivi
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ilpianistasultetto · 8 months ago
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"Sono quella stronza della Meloni.". Senza un condizionale, senza un punto interrogativo. Macche'!! Netto, tranchant. Tutta la stampa ha sottolineato la tempra del Presidente del Consiglio pronunciando quella frase ma nessuno ha colto l'opportunita' per tutti i cittadini che non amano la Meloni. Da oggi, tutti potrebbero enfatizzare quel sostantivo, visto che lei ci si riconosce pienamente. Sai che spasso a leggere commenti sui social avendo la certezza che nessun giudice potra' mai condannare per quella parola: "Sig. Giudice, non puo' essere diffamazione e nemmeno ingiuria, visto che l'attrice in questione se lo riconosce ampiamente di essere stronza, tanto da farlo sapere a tutto il Paese" . Chi provera' ad essere formale.. "Cara mia stronza Meloni", il frettoloso si limitera' a " Stronza".. il pudico a "stronzetta". Non so se cacca o merdaccia, sinonimi di stronzo, potranno essere intesi come sostantivi simili e quindi non punibili dalla legge. Meglio non azzardare. Questo sostantivo potrebbe essere usato anche in occasione del voto Europeo. Accanto al simbolo di Fd'I si potrebbe scrivere "stronza Giogia" o "Giorgia stronza" senza correre il rischio di vedere il proprio voto annullato..
@ilpianistasultetto
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dinonfissatoaffetto · 5 months ago
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Parlando, Calvino si inceppava, si interrompeva, emetteva frammenti e rottami aforistici: anche a me riesce quasi impossibile infilare un condizionale e un congiuntivo, o tanto peggio un congiuntivo dietro un altro congiuntivo; ma Manganelli parlava superbamente. Non ho mai ascoltato nessuno parlare così. Come un grande padre predicatore o un papa rinascimentale o un diplomatico secentesco, ostentava gerundi, participi presenti, parole rare, proposizioni subordinate dentro altre proposizioni subordinate, piuccheperfetti, con una esattissima consecutio temporum, nutrendosi avidamente di parole sanguinanti arrosti di sostantivi, colorati contorni di aggettivi, folleggianti salse di verbi e di avverbi. Lo straordinario era che, in lui, il pensiero più sottile e complicato diventava subito, senza un attimo di incertezza e di dubbio, forma verbale: a tal punto la sua mente era dominata dall'istinto formale.
- Pietro Citati
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canesenzafissadimora · 4 months ago
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Sedurre è come scrivere una bella canzone, tutto tecnica e ritmo, tecnica e ritmo. Il talento dell’ironia è una freccia supplementare che non sempre potete avere al vostro arco. In questo caso ci vuole tanto ritmo. Un battito che, perlopiù, viene fornito dagli aggettivi. Spiazzanti e coinvolgenti, iperbolici e precisi. Se sono rari e poco usati nella lingua è ancora meglio e fate più bella figura. Le donne non si seducono né con i complimenti, né con i fiori, né con gli sguardi a pesce lesso. Queste sono puttanate da cofanetto Sperlari. Tutti ne parlano, tutti le vogliono, ma nessuno se le compra queste caramelle Sperlari. Gli aggettivi seducono, i sostantivi annoiano. Questo è il grande segreto.
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marcoleopa · 3 months ago
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In principio era il turbocapitalismo, poi venne Giuli
Afferma L. Wittgenstein che, "in arte è difficile dire qualcosa che sia altrettanto buono, del non dire niente"
Aforismo che racchiude il senso di vuoto, dell'intervento del neo ministro della subcultura, Giuli, che il 9 ottobre c.a. ha presentato le linee programmatiche.
Premessa, non servono paroloni a caso per attirare l'attenzione, ma, sostantivi che delineano contenuti. Perché tra la supercazzola di memoria Tognazzi, in quel di Amici Miei e, le le linee un po teoretiche, non c'è alcuna differenza.
Giuli è il tipico esempio di graduato della milizia, a metà tra l'Arcovazzi e il podestà del paese di Scalitto, che, per��, non ricevetti stanchi applausi al termine dell'intervento, ma, nel caso di quest'ultimo, una sonora pernacchia.
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schizografia · 10 months ago
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Mentre
Per liberare il nostro pensiero dalle panie che gli impediscono di spiccare il volo è bene innanzitutto abituarlo a non pensare più in sostantivi (che, come il nome stesso inequivocabilmente tradisce, lo imprigionano in quella «sostanza», con la quale una tradizione millenaria ha creduto di poter afferrare l’essere), ma piuttosto (come William James ha suggerito una volta di fare) in preposizioni e magari in avverbi. Che il pensiero, che la mente stessa abbia per così dire carattere non sostanziale, ma avverbiale, è quanto ci ricorda il fatto singolare che nella nostra lingua per formare un avverbio basta unire a un aggettivo il termine «mente»: amorosamente, crudelmente, meravigliosamente. Il nome – il sostanziale – è quantitativo e imponente, l’avverbio qualitativo e leggero; e, se ti trovi in difficoltà, a trarti d’impaccio non sarà certo un «che cosa», ma un «come», un avverbio e non un sostantivo. «Che fare?» paralizza e t’inchioda, solo «come fare?» ti apre una via d’uscita.
Così per pensare il tempo, che da sempre ha messo a dura prova la mente dei filosofi, nulla è più utile che affidarsi – come fanno i poeti – a degli avverbi: «sempre», «mai», «già», «subito», «ancora» - e, forse – di tutti più misterioso – «mentre». «Mentre» (dal latino dum interim) non designa un tempo, ma un «frattempo», cioè una curiosa simultaneità fra due azioni o due tempi. Il suo equivalente nei modi verbali è il gerundio, che non è propriamente né un verbo né un nome, ma suppone un verbo o un nome a cui accompagnarsi: «però pur va e in andando ascolta» dice Virgilio a Dante e tutti ricordano la Romagna di Pascoli, «il paese ove, andando, ci accompagna / l’azzurra vision di S. Marino». Si rifletta a questo tempo speciale, che possiamo pensare solo attraverso un avverbio e un gerundio: non si tratta di un intervallo misurabile fra due tempi, anzi nemmeno di un tempo propriamente si tratta, ma quasi di un luogo immateriale in cui in qualche modo dimoriamo, in una sorta di perennità dimessa e interlocutoria. Il vero pensiero non è quello che deduce e inferisce secondo un prima e un poi: «penso, dunque sono», ma, più sobriamente: «mentre penso, sono». E il tempo che viviamo non è la fuga astratta e affannosa degli inafferrabili istanti: è questo semplice, immobile «mentre», in cui sempre già senza accorgercene siamo – la nostra spicciola eternità, che nessun affranto orologio potrà mai misurare.
14 marzo 2024
Giorgio Agamben
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blucomelamarea · 2 years ago
Quote
Nei licheni un organismo si dipana in un intero ecosistema e un ecosistema si addensa in un organismo. Passano da un «tutto» a un «insieme di parti» e ritorno. Passare continuamente da una prospettiva all'altra è un'esperienza che può confondere. «Individuo» viene da una parola latina che significa «indivisibile». Individuo è il lichene nella sua interezza? Oppure lo sono le sue parti costitutive, i suoi membri? Soprattutto, è la domanda giusta da porsi? I licheni sono il prodotto degli scambi tra le loro parti più che delle parti prese singolarmente. Sono reti stabili di relazioni e non smettono mai di lichenizzare: sono verbi e allo stesso tempo sostantivi.
L’ordine nascosto, Merlin Sheldrake
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smokingago · 2 years ago
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Gli uomini, ti dicevo.
Amali, ma senza farti troppo male.
Amali, senza mai mancarti di rispetto
Sono tremendamente imperfetti, credimi, a volte sono rozzi, e spesso non trovano le parole.. anzi.. stanno semplicemente troppo zitti, quando tu avverti il desiderio di essere inondata di verbi, sostantivi, vorresti che usassero, l’infallibile intelligenza del cuore, piuttosto che la labile, ragionevolezza della mente
Spiega loro, il coraggio, la lealtà..l’invincibile.. magica, potenza di un abbraccio, il languore di una carezza fra i capelli.
Infine sposali, soltanto quando avranno imparato ad asciugare quella lacrima sul ciglio dei tuoi occhi fieri*
Paola Calvetti
Lettera a mia figlia sugli uomini
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kyda · 1 year ago
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in russo volere, esigere, chiedere, aspettare e cercare possono reggere accusativo o genitivo, illustro la follia: con i sostantivi concreti reggono l'accusativo, con i sostantivi astratti reggono il genitivo + il verbo aspettare, nello specifico, regge l'accusativo con i sostantivi concreti femminili e il genitivo con i sostantivi concreti maschili + con le negazioni, oltre alla consueta frase di non esistenza che vuole il genitivo (cioè se io non ho una cosa o se quella cosa non c'è, la cosa va al genitivo), il verbo amare vuole l'accusativo per i nomi singolari e definiti, il genitivo per i plurali o generici. oppure, ancora, con aspettare e volere e la negazione, quando il verbo si riferisce a oggetti non presenti nella realtà del soggetto (??????), il sostantivo è al genitivo. in generale con negazione un nome determinato ha più probabilità di essere all'accusativo e uno indeterminato o plurale al genitivo. come faccio a vivere così?
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patriziacavalleri · 1 year ago
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Se chiudi gli occhi e aspetti, se lasci che il silenzio si posi sui pensieri e spenga il ronzio di fondo della mente, ti accorgerai di quanto è labile il confine tra le cose. L'acqua si tramuta in ghiaccio, la terra in fango, nascono torri di sale e il sole asciuga il mare, e pioggia e fiumi e ancora oceani. Il bene, il male, il giusto e lo sbagliato, il nulla e il tutto sono solo sostantivi, mere categorie che abbiamo inventato nel tentativo puerile di mantenere un ordine nel disordine, dimenticando che anche ordine e disordine sono solo categorie e illusioni. Ecco, se chiudi gli occhi e aspetti, ti accorgi che il confine delle cose è talmente labile e illusorio che ciò che c'era è ancora, ma veste una differente forma. E tutto è apparentemente in movimento, ma in realtà è immobile.
Guido Mazzolini
(Ph: Vadim Stein)
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ilpianistasultetto · 2 years ago
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Io sono Giorgia, donna, mamma e cristiana. Tre sostantivi che oggi gridano vendetta di fronte alla tragedia dei migranti avvenuta sulle coste calabresi. Ma che razza di donna puo' essere una che non ha un briciolo di solidarieta' verso le donne che scappano da guerre e miseria? E che razza di mamma? Ma quale mamma lascerebbe morire annegati i propri figlioletti senza muovere un dito? Cristiana, poi, grida vendetta. Questa e' gente che si riempie la bocca con la cristianita' ma poi non la praticano mai. Non la pratica nella sua "non famiglia", non la pratica verso gli ultimi e verso tutti quelli che hanno bisogno. Questa e' gente che sa praticare solo il fascismo, dove conta solo la razza pura, che sia ariana o italica. Benevola con i potenti e per niente con gli ultimi e i diversi. Questo e' un governo che ha varato decreti pro guerra elargendo decine e decine di miliardi di euro, armi a volonta' e decreti contro le navi umanitarie, costi quel che costi, per risparmiare qualche milione di euro in accoglienza e oggi ha raccolto i suoi frutti: 150 morti, tra cui due gemellini e un neonato. Se Dio fa entrare certi governanti in Paradiso, allora Dio non esiste.
@ilpianistasultetto
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solosepensi · 1 year ago
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Lo vedi, è la lingua.
E così ora ti senti piovigginoso, confuso, pieno di avverbi autunnali, di sostantivi distratti, di oggetti ritrovati e subito perduti, divenuti fonte dell'astratto,
di annotazioni che scorrono per troppe pagine al piede della vita, e non sai come funziona il gioco del rimando.
La sola ipotesi possibile ti sembra l’invidia dello sguardo, la sua pena. Ma quando ti soffermi alla soglia delle voci, al momento che l’acqua si confonde col pettirosso, con l’albero, con la collina, è allora che le muffe ti fioriscono attorno agli orecchi, e con delicatezza tremenda assopiscono i suoni.
Ti credi in ascolto dell’imminenza, ma non era questo che ti aspettavi, non questa dispersione del dolore per tutto il corpo. O meglio: non ancora. Ti sarebbe piaciuto osservare con le dita, e invece ti passano accanto i ritratti, il ritaglio di un occhio, il profilo solenne o ridicolo di qualche testa dai pensieri assorti. Lo vedi, è la lingua così cortese, ossequiante, precisa, ma in fondo sempre più imbarazzante a pretendere tutta l’attenzione di cui non sei capace, e ti ritrovi impigliato in un frammento, disperso dappertutto, un movimento estremo quasi raccolto insieme dal no comment che riprende ogni volta il suo racconto.
Roberto Senesi - Lo vedi, è la lingua.
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canesenzafissadimora · 28 days ago
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Gli uomini amali, ma senza farti troppo male.
amali, ma senza mancarti mai di rispetto.
Sono tremendamente imperfetti,
spesso non trovano le parole,
anzi,
stanno semplicemente troppo zitti
quando tu avverti il desiderio
di essere inondata di verbi,
sostantivi e aggettivi
o vorresti
che usassero
l’infallibile intelligenza del cuore
piuttosto
che la labile ragionevolezza della mente
Amali, perchè sono fragili,
anche quando esibiscono muscoli da palestra.
Comprendi, senza tradire te stessa,
la loro frugalità d’animo:
è solo timidezza, a volte,
e maschera implacabili menti matematiche
che non apprezzano la bellezza del caos.
Prova a giustificarli se non riescono ad essere
ragionevolmente indipendenti come siamo noi.
Il loro cruccio è che non sanno maneggiare i sentimenti
e perdonali se pronunciano raramente l’invocato “ti amo”,
non hanno letto abbastanza poesie.
Sii sempre loro amica e te ne saranno grati.
L’ironia delle donne è un’arma della quale non conoscono
la sottile arguzia, l’alleanza femminile li sconcerta,
la generosità li meraviglia.
Regala loro dei romanzi: nella buona letteratura sono
racchiuse le migliori risposte.
Spiega loro il coraggio e la lealtà,
la potenza di un abbraccio e
il languore di una carezza fra i capelli.
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Paola Calvetti
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vengosicuro · 1 year ago
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"Il ritmo, si diceva. Tutti i sentimenti della vita scaturiscono da questo segreto: il ritmo delle cose. E ci vuole pochissimo per mancare l'amore, quando le cose si dispiegano troppo lente o troppo veloci.
Se parlate al rallentatore è meglio che ve ne state a casa. Siete spacciati, oppure vi toccherà una demente psicopatica prossima al ricovero, in corsia però, perché tanto stanze private non se le può permettere perché i soldi veri nella vita non li ha fatti. La lentezza della vostra conversazione è direttamente proporzionale alla sua entrata nel club delle persone che non vi vorranno mai più vedere in vita loro. Se poi cominciate al rallenti con troiate tipo «Sai cosa penso...» o «lo ritengo che al giorno d'oggi…» allora potete anche sventolare il fazzoletto bianco e guardare coi vostri occhi la vostra lei che si allontana sulla nave popolata da tutti gli uomini del mondo, tranne che da voi, unici sciocchini rimasti a terra sul molo. Sedurre è come scrivere una bella canzone, tutto tecnica e ritmo, tecnica e ritmo. Il talento dell'ironia è una freccia supplementare che non sempre potete avere al vostro arco. In questo caso ci vuole tanto ritmo. Un battito che, perlopiù, viene fornito dagli aggettivi. Spiazzanti e convincenti, iperbolici e precisi. Se son rari e poco usati nella lingua è ancora meglio e fate più bella figura.
Le donne non si seducono né con i complimenti, né con i fiori, né con gli sguardi a pesce lesso. Queste sono puttanate da cofanetto Sperlari. Tutti ne parlano, tutti le vogliono, ma nessuno se le compra queste caramelle Sperlari.
Gli aggettivi seducono, i sostantivi annoiano.
Questo è il grande segreto. Gli aggettivi li dovete dispensare con generosità, en passant, e a ritmo sostenuto e vedrete che andrete a letto con chiunque, a meno che non avete di fronte una lobotomizzata assoluta che non capisce neanche il suo nome. In quel caso non ne vale neanche la pena. Per voi ci vogliono donne intelligenti. Perché il sesso, in fin dei conti, e poca roba. Ve lo dico io che pure frocio non sono mai stato. E sedurre è tanto. Le cretine lasciatele andare coi cretini.
Insomma, a riepilogare, il ritmo deve essere elettrico ed elettrizzante, mai convulso, mai lento come in un documentario su inutili animali che cazzeggiano nella tundra o nella steppa."
“Hanno tutti ragione” - Paolo Sorrentino
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italianiaberlino · 3 days ago
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I suffissi dei sostantivi tedeschi e la determinazione del genere
La lingua tedesca è nota per la sua complessità grammaticale, e uno degli aspetti che spesso mette in difficoltà gli studenti è l’assegnazione del genere ai sostantivi. Tuttavia, esiste un metodo che può semplificare notevolmente questo processo: l’identificazione dei suffissi. In tedesco, infatti, molti suffissi sono associati a un genere specifico, rendendo più prevedibile e sistematica…
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incamminoblog · 6 days ago
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Massimo Cautero Commento II DOMENICA DOPO NATALE
II DOMENICA DOPO NATALESir 24,1-4.12-16   Sal 147   Ef 1,3-6.15-18   Gv 1,1-18 L’evangelista Giovanni pone all’inizio del suo Vangelo dei temi importanti e che ci condurranno ad entrare meglio nel Vangelo stesso: il verbo, la luce, la testimonianza.Potrebbero sembrare 3 sostantivi con cui si potrebbe introdurre anche un poema epico, una di quelle saghe che piacciono tanto a noi uomini, ma non è…
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leaksilblog · 5 months ago
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L'innominabile
Mi ritrovavo a confrontare i diversi termini per definire ciò che mi è accaduto il mese scorso, e mi sono accorta di riuscire a comunicarlo senza troppi fastidi col vocabolo inglese:  
/reɪp/ 
È un trillo rapido, che s' affaccia fuori dalla bocca con una r biascicata, e si conclude con un flebile scoppio della p. Lo pronuncio ed è già distante chilometri da me e dal mio vissuto. 
︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿ ︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿
Ho allora curiosato - facendo uso di Google Translate - le diverse locuzioni nelle lingue che più mi diverte spulciare negli ultimi tempi, ossia: russo, spagnolo, francese e tedesco; 
/ɪznɐˈsʲiɫəvənʲɪje/
sembra tracciare una sinuosa curva nell'aria, disegnarci uno scivolo. 
/fɛɐ̯ɡəˈvalt��ɡən/
una parola tedesca come un'altra, non smuove nulla nel mio spirito. Probabilmente composta, fondendo due significati con la logica, attaccando i concetti tra loro come toppe, come accade di solito con questa lingua. 
/ʁɑpe/
la r francese conferisce più vigore alla parola, ma si esaurisce presto. 
Sembra quasi un tentativo di francesizzare l'analogo inglese, scimmiottandolo (quando semplicemente condividono la stessa origine latina: rapere, "to snatch, to grab, to carry off" ed altri significati simili).
Infine, in spagnolo: 
/bjo.laˈθjon/
Un suono dolce, sciropposo.
Ma nulla come il termine italiano. Quello si blocca in gola, scoppia e - con la bocca serrata che ne impedisce l'uscita - tuona nel cuore.
IPA lo scrive così: /ˈstuː.pro/, ma io lo sento così:
ssssSTTHUPHRRRRRO.
La S che sibila; L'impatto della T, freddo come un piatto di batteria, e la P la sua grancassa; La R che scuote me e l'ambiente che la riceve; La O che non conclude l'esplosione ciò che l'ha preceduta, non offre alcuna risoluzione. 
È amaro, duro, e pronunciarlo mi costa uno sforzo enorme da come vibra con violenza le corde vocali e riverbera nelle ossa, in tutta la mia carne ed il mio spirito.
Per ora rimarrà: quella cosa, l'innominabile fatto,  l'episodio sconveniente, la penosa storiella, l'interminabile incubo...e altri colorati abbinamenti tra aggettivi e sostantivi disparati. 
Finché non riuscirò a dirlo, mi godo quest'esercizio di scrittura creativa.
🎧 Anche se non trovi le parole - Elisa
꩜ 25.08.2024, T.
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