#sono_sbagliata
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Lettera a mamma e papà
Cari mamma e papà, io non vi parlo spesso, e se lo faccio, vi dico cose futili. Quello che avete saputo dallo psicologo, di quello che io provo e sento, non è tutto. Partiamo da quello che già sapete, tipo il fatto della socializzazione: il problema è che dopo tre anni passati in “schiavitù” di una che non so se si può definire “migliore amica”, che mi sfruttava, minacciava, mi rinfacciava tutti i giorni i miei difetti, mi malleava a suo piacimento, facendo leva sul fatto che io fossi più debole, più sola, più timida di lei, non sono più in grado di fare amicizie. Lei aveva un sacco di amici e se ne vantava sempre, mentre io avevo solo lei: questo lei lo sapeva, e per questo, mi trattava male, sapendo che non l’avrei mai allontanata. Io ero rimasta accanto a lei, non solo perché le volevo bene nonostante tutto, ma anche perché speravo che un giorno sarebbe migliorato tutto, purtroppo mi illudevo soltanto e l’ho capito a mie spese. Quando qualche mese fa, io e lei litigammo per l’ennesima volta, lei si stufò di tutti questi litigi e decise di allontanarsi, di lasciarmi. Io mi spaventai perché ormai, dopo i tanti litigi che avevamo fatto, ero sempre convinta che non erano mai seri, visto che dopo facevamo sempre pace. Ma quando capii che faceva sul serio, soffrii un sacco, ci stetti molto male. A causa di questo, ho capito di essere facilmente sostituibile, e di non esser molto importante per la gente. Inoltre sapete che a scuola, alle medie, mi sfottevano, prendevano in giro, deridevano ogni giorno, ogni santissimo giorno della mia vita. Questa cosa, dopo tre anni passati così, mi ha lasciato profondamente turbata, perché capivo che mi prendevano in giro per qualcosa, ma non capivo per cosa. Questo cominciò a farmi sentire sbagliata. Mi vedevo piena di difetti e la mia autostima si abbassò notevolmente. In aggiunta a tutto questo, si aggiunsero anche parecchie delusioni: perlopiù d’amore. Io mi “innamoravo” spesso. Io di “innamoramenti” veri e propri ne ho avuti solo due in tutta la mia vita, gli altri erano solo cotte. Il primo nell’anno scolastico della seconda media, e il secondo nell’anno scolastico di adesso. Il primo ragazzo di cui mi innamorai, era un mio amico, ci vedevamo quasi tutti i giorni fuori scuola, era l’unico allora che mi diceva di lasciar stare gli insulti che mi rivolgevano a scuola, per questo diventammo migliori amici. Dovetti lottare contro la mia coscienza per due/tre mesi prima di capire che mi piaceva un sacco, che lo amavo. Non ebbi mai il coraggio di dirglielo. Comunque con questo amico mi trovavo molto bene, ero contenta, ecc… Ero convinta che lui mi volesse davvero bene, mi resi conto del contrario quando dopo l’estate ci ritrovammo a vederci sempre di meno, a parlare sempre di meno, fino ad arrivare al punto che quando raramente ci incrociavamo, non ci salutavamo neanche. E io mi chiedo, come si può diventare estranei dopo che si ha condiviso così tanto con una persona? Dopo che si ha passato un sacco di tempo con essa? Sono domande a cui forse non troverò mai riposta. Insomma, dopo questa importante perdita, cominciai a non sentirmi abbastanza, a sentirmi uno schifo, a sentirmi un errore.
Poi, il secondo innamoramento: cominciò tutto nello scorso settembre quando conobbi su Facebook un ragazzo, che sembrava molto gentile e dolce. Lo aiutai a conquistare una ragazza che gli piaceva che era mia amica. Fallimmo, ma ebbi comunque l’occasione di conoscerlo meglio: mi raccontò di essere un ragazzo emarginato addirittura dai suoi fratelli e dalla famiglia, mi disse di avere i genitori separati, che a scuola lo prendevano sempre in giro, che non era mai compreso dagli altri, io mi ci affezionai subito a lui, essendo un ragazzo abbastanza simile a me. Cominciammo a parlare tutti i giorni, la mattina appena svegli, oppure quando eravamo appena tornati da scuola, parlavamo anche al pomeriggio e alla sera, e sonno permettendo, parlavamo anche la notte. Di giorno parlavamo tutto di più, ma di sera, quando si cominciava ad avere sonno, lui diventava più dolce e diceva tipo che ero bellissima, dolcissima, gentilissima e che ero una perfetta migliore amica. Avvolte mi chiamava “orsetta” o “cucciola” e mi piaceva un sacco, mi sentivo finalmente amata. E così mi illusi, di nuovo. Mi innamorai di lui come un’idiota. Visto che era l’unico ragazzo che cercava sempre di farmi felice quando ero triste, cercava sempre di farmi ridere, e ci riusciva alla perfezione, lo amavo alla follia. Era sempre disponibile quando ne avevo bisogno, riusciva a farmi sorridere davanti ad un semplicissimo schermo e a volte per questo, la gente mi prendeva per scema, ma a me non importava, mi importava solo di lui. Lui mi promise che sarebbe rimasto al mio fianco, e io che l’avrei sempre fatto felice. Propositi entrambi falliti, con mio grande dolore, poiché io ci credevo un sacco. A ottobre ebbi grazie a un’amica, il coraggio di dirgli tutto, il coraggio di dirgli che mi piaceva. Ma quando glielo dissi, fu peggio di uno schiaffo in piena faccia, perché lui mi disse di vedermi solo come un’amica. Lui rimase dispiaciuto dal fatto che io sarei stata un po’ triste per questo. Sì, ci stetti male, ma io intestardita, non persi la speranza e continuammo a parlarci come se niente fosse successo, io nel frattempo, lo amavo ancora. Dopo un mese, glielo ridissi, gli confessai di nuovo che l’amavo, lui mi disse ancora una volta di vedermi come un’amica e io cominciai a soffrirci. Lui nel frattempo mi raccontò della sua cotta e mi chiese anche di aiutarlo a fare in modo che questa ragazza che gli piaceva, gli dicesse di sì. Io accettai, pur di non perderlo (era la mia più grande paura) però questa ragazza gli diceva sempre di no. Come lui si distruggeva per questa ragazza, io mi distruggevo per lui. Ci stavo sempre più male. Poi a dicembre gli dissi per la terza volta che mi piaceva, e ricevetti sempre un no. Soffrivo sempre di più. Poi nell’arco dei tre mesi seguenti, glielo dissi per la quarta e quinta volta, e come risposta che ho ricevuto? Sempre uno schifosissimo “No”. Più esattamente mi disse “Isa, al momento non mi piace nessuna, ma tu no, non mi piaci. Ti vedo solo come un’amica su cui contare sempre, quando se ne ha bisogno.“. Io non so da dove ho tirato fuori la forza di amarlo per sette, quasi otto mesi, ricevendo sempre da lui, delle porte in faccia. Dopo quest’esperienza, mi sentii completamente distrutta, io avevo lottato per il suo amore, ma non è servito a nulla. Io ero rimasta nonostante il dolore che mi opprimeva, ho voluto mollare diverse volte, ma mi sono sempre fatta forza da sola, e sono andata avanti. Attualmente, è un po’ di tempo che non ci sentiamo più, poiché abbiamo litigato. Io per questo litigio, ci ho sofferto come non mai, e ora mi manca terribilmente, avevo anche pensato di chiedergli di ritornare nella mia vita, ma non l’ho fatto perché me ne sarei sicuramente pentita. Ora, a causa di quello che ho passato, è come se avessi paura della gente, paura che appena mi conosca meglio, cominci a giudicarmi, perché la gente mi ha convinta che io sono un casino, che io sono sbagliata, cretina, stupida e quant’altro. Io non vorrei essere giudicata diversa, ma purtroppo è questo che fa la gente. Mi dicono che sono troppo diversa per essere come gli altri. Per il dolore che ho dovuto subire in questi ultimi anni, un dolore che non avevo mai provato, un dolore che mi ha colpito così all’improvviso che io non ho saputo come affrontarlo, e ne sono rimasta “ferita”. Per questo dolore, ammetto di aver pensato più volte al suicidio, fino a qualche tempo fa, quando nessuno ancora sapeva niente di ciò che provavo, pensavo ogni giorno di essere un disastro e di meritar di morire. Ho anche pensato all’autolesionismo, ma non l’ho mai preso veramente in considerazione. Io con tutto questo, vi volevo dire che non ce la faccio più a subire tutto questo dolore, perché sì, io ci soffro ancora per quello che è successo. Non è facile lasciarmi tutto alle spalle. Questi sono ricordi che rimarranno per sempre nella mia mente. Vorrei trovare un modo per non soffrire più… Però mi sa che non esiste.
Con affetto, una ragazza distrutta.
(First posted on 09 May 2014)
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Lettera a mamma e papà
Cari mamma e papà, io non vi parlo spesso, e se lo faccio, vi dico cose futili. Quello che avete saputo dallo psicologo, di quello che io provo e sento, non è tutto. Partiamo da quello che già sapete, tipo il fatto della socializzazione: il problema è che dopo tre anni passati in “schiavitù” di una che non so se si può definire “migliore amica”, che mi sfruttava, minacciava, mi rinfacciava tutti i giorni i miei difetti, mi malleava a suo piacimento, facendo leva sul fatto che io fossi più debole, più sola, più timida di lei, non sono più in grado di fare amicizie. Lei aveva un sacco di amici e se ne vantava sempre, mentre io avevo solo lei: questo lei lo sapeva, e per questo, mi trattava male, sapendo che non l’avrei mai allontanata. Io ero rimasta accanto a lei, non solo perché le volevo bene nonostante tutto, ma anche perché speravo che un giorno sarebbe migliorato tutto, purtroppo mi illudevo soltanto e l’ho capito a mie spese. Quando qualche mese fa, io e lei litigammo per l’ennesima volta, lei si stufò di tutti questi litigi e decise di allontanarsi, di lasciarmi. Io mi spaventai perché ormai, dopo i tanti litigi che avevamo fatto, ero sempre convinta che non erano mai seri, visto che dopo facevamo sempre pace. Ma quando capii che faceva sul serio, soffrii un sacco, ci stetti molto male. A causa di questo, ho capito di essere facilmente sostituibile, e di non esser molto importante per la gente. Inoltre sapete che a scuola, alle medie, mi sfottevano, prendevano in giro, deridevano ogni giorno, ogni santissimo giorno della mia vita. Questa cosa, dopo tre anni passati così, mi ha lasciato profondamente turbata, perché capivo che mi prendevano in giro per qualcosa, ma non capivo per cosa. Questo cominciò a farmi sentire sbagliata. Mi vedevo piena di difetti e la mia autostima si abbassò notevolmente. In aggiunta a tutto questo, si aggiunsero anche parecchie delusioni: perlopiù d’amore. Io mi “innamoravo” spesso. Io di “innamoramenti” veri e propri ne ho avuti solo due in tutta la mia vita, gli altri erano solo cotte. Il primo nell’anno scolastico della seconda media, e il secondo nell’anno scolastico di adesso. Il primo ragazzo di cui mi innamorai, era un mio amico, ci vedevamo quasi tutti i giorni fuori scuola, era l’unico allora che mi diceva di lasciar stare gli insulti che mi rivolgevano a scuola, per questo diventammo migliori amici. Dovetti lottare contro la mia coscienza per due/tre mesi prima di capire che mi piaceva un sacco, che lo amavo. Non ebbi mai il coraggio di dirglielo. Comunque con questo amico mi trovavo molto bene, ero contenta, ecc… Ero convinta che lui mi volesse davvero bene, mi resi conto del contrario quando dopo l’estate ci ritrovammo a vederci sempre di meno, a parlare sempre di meno, fino ad arrivare al punto che quando raramente ci incrociavamo, non ci salutavamo neanche. E io mi chiedo, come si può diventare estranei dopo che si ha condiviso così tanto con una persona? Dopo che si ha passato un sacco di tempo con essa? Sono domande a cui forse non troverò mai riposta. Insomma, dopo questa importante perdita, cominciai a non sentirmi abbastanza, a sentirmi uno schifo, a sentirmi un errore. Poi, il secondo innamoramento: cominciò tutto nello scorso settembre quando conobbi su Facebook un ragazzo, che sembrava molto gentile e dolce. Lo aiutai a conquistare una ragazza che gli piaceva che era mia amica. Fallimmo, ma ebbi comunque l’occasione di conoscerlo meglio: mi raccontò di essere un ragazzo emarginato addirittura dai suoi fratelli e dalla famiglia, mi disse di avere i genitori separati, che a scuola lo prendevano sempre in giro, che non era mai compreso dagli altri, io mi ci affezionai subito a lui, essendo un ragazzo abbastanza simile a me. Cominciammo a parlare tutti i giorni, la mattina appena svegli, oppure quando eravamo appena tornati da scuola, parlavamo anche al pomeriggio e alla sera, e sonno permettendo, parlavamo anche la notte. Di giorno parlavamo tutto di più, ma di sera, quando si cominciava ad avere sonno, lui diventava più dolce e diceva tipo che ero bellissima, dolcissima, gentilissima e che ero una perfetta migliore amica. Avvolte mi chiamava “orsetta” o “cucciola” e mi piaceva un sacco, mi sentivo finalmente amata. E così mi illusi, di nuovo. Mi innamorai di lui come un’idiota. Visto che era l’unico ragazzo che cercava sempre di farmi felice quando ero triste, cercava sempre di farmi ridere, e ci riusciva alla perfezione, lo amavo alla follia. Era sempre disponibile quando ne avevo bisogno, riusciva a farmi sorridere davanti ad un semplicissimo schermo e a volte per questo, la gente mi prendeva per scema, ma a me non importava, mi importava solo di lui. Lui mi promise che sarebbe rimasto al mio fianco, e io che l’avrei sempre fatto felice. Propositi entrambi falliti, con mio grande dolore, poiché io ci credevo un sacco. A ottobre ebbi grazie ad un’amica, il coraggio di dirgli tutto, il coraggio di dirgli che mi piaceva. Ma quando glielo dissi, fu peggio di uno schiaffo in piena faccia, perché lui mi disse di vedermi solo come un’amica. Lui rimase dispiaciuto dal fatto che io sarei stata un po’ triste per questo. Sì, ci stetti male, ma io intestardita, non persi la speranza e continuammo a parlarci come se niente fosse successo, io nel frattempo, lo amavo ancora. Dopo un mese, glielo ridissi, gli confessai di nuovo che l’amavo, lui mi disse ancora una volta di vedermi come un’amica e io cominciai a soffrirci. Lui nel frattempo mi raccontò della sua cotta e mi chiese anche di aiutarlo a fare in modo che questa ragazza che gli piaceva, gli dicesse di sì. Io accettai, pur di non perderlo (era la mia più grande paura) però questa ragazza gli diceva sempre di no. Come lui si distruggeva per questa ragazza, io mi distruggevo per lui. Ci stavo sempre più male. Poi a dicembre gli dissi per la terza volta che mi piaceva, e ricevetti sempre un no. Soffrivo sempre di più. Poi nell’arco dei tre mesi seguenti, glielo dissi per la quarta e quinta volta, e come risposta che ho ricevuto? Sempre uno schifosissimo “No”. Più esattamente mi disse “Isa, al momento non mi piace nessuna, ma tu no, non mi piaci. Ti vedo solo come un’amica su cui contare sempre, quando se ne ha bisogno.". Io non so da dove ho tirato fuori la forza di amarlo per 7, quasi 8 mesi, ricevendo sempre da lui, delle porte in faccia. Dopo quest’esperienza, mi sentii completamente distrutta, io avevo lottato per il suo amore, ma non è servito a nulla. Io ero rimasta nonostante il dolore che mi opprimeva, ho voluto mollare diverse volte, ma mi sono sempre fatta forza da sola, e sono andata avanti. Attualmente, è un po’ di tempo che non ci sentiamo più, poiché abbiamo litigato. Io per questo litigio, ci ho sofferto come non mai, e ora mi manca terribilmente, avevo anche pensato di chiedergli di ritornare nella mia vita, ma non l’ho fatto perché me ne sarei sicuramente pentita. Ora, a causa di quello che ho passato, è come se avessi paura della gente, paura che appena mi conosca meglio, cominci a giudicarmi, perché la gente mi ha convinta che io sono un casino, che io sono sbagliata, cretina, stupida e quant’altro. Io non vorrei essere giudicata diversa, ma purtroppo è questo che fa la gente. Mi dicono che sono troppo diversa per essere come gli altri. Per il dolore che ho dovuto subire in questi ultimi anni, un dolore che non avevo mai provato, un dolore che mi ha colpito così all’improvviso che io non ho saputo come affrontarlo, e ne sono rimasta “ferita”. Per questo dolore, ammetto di aver pensato più volte al suicidio, fino a qualche tempo fa, quando nessuno ancora sapeva niente di ciò che provavo, pensavo ogni giorno di essere un disastro e di meritar di morire. Ho anche pensato all’autolesionismo, ma non l’ho mai preso veramente in considerazione. Io con tutto questo, vi volevo dire che non ce la faccio più a subire tutto questo dolore, perché sì, io ci soffro ancora per quello che è successo. Non è facile lasciarmi tutto alle spalle. Questi sono ricordi che rimarranno per sempre nella mia mente. Vorrei trovare un modo per non soffrire più… Però mi sa che non esiste.
Con affetto, una ragazza distrutta.
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