#so che tu ci sei
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Ciao amicə, ci siamo
#io non ho parole#se la faccio vedere a qualcuno di ignaro sembra stiano promuovendo una romcom#NON FANNO NEMMENO PIÚ FINTA#sibilia lo so che ci sei tu dietro a tirare le fila#hulur#hanno ucciso l'uomo ragno#nord sud ovest est#Instagram
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COMICO PERCHÉ NON CE LA FA PIÙ
#non andartene in francia nic lo so che ti pagano di base 1.7k e tu sei madre lingua ma non ci lasciare ti prego#non possiamo permetterci di perderti
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è veramente brutto vedere musulmani italiani fare battute omofobe, ed è anche brutto per me vedere gli italiani rispondere loro con un sottotono che è chiaramente razzista ma tu stai lì nel mezzo perché non sei come loro, ma leggi cose che comunque offendono anche te, e non c'è niente da difendere e c'è tanto lavoro culturale da fare però hey...tante persone educated e sane come me esistono quindi please non chiamate tutti in causa perché io non c'entro niente.........cioè è proprio brutto brutto che ti senti in dovere di dissociarti........mi infastidisce così tanto
#è che se mi lamento con i bianchi non voglio neanche dare loro la scusa per odiare la mia gente ancora di più#ma il punto è che la prima incazzata sono io#è un loop proprio#tu dici vabbè i vecchi....ma quando mai#i primi a farlo sono giovani e giovanissimi sono miei coetanei è proprio una cosa .....ci vuole così tanto lavoro culturale#e lo so che è un problema di integrazione e di progresso soprattutto. è socio-economico punto. prima di qualsiasi cosa#però la comprensione è una roba stancante quando sei una persona che ha studiato e ha una visione molto diversa di tutto e per fortuna
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madre perché mi devi chiamare battona solo perché ho le tette
#non è colpa mia se sto toppino se ne scende e ogni tanto si vede. gasp. il reggiseno#ma poi ha fatto pure#non ho detto escort. ho detto battona.#grazie madre#e prima mi vestivo male tutta sciarmata sembro una scappata di casa#ora invece. no tu non ti puoi mettere queste cose hai troppo seno sei volgari sembri una battona#quindi non lo so a sto punto mi devo vestire come una 50enne accetti solo quello ??#mi dispiace se ho culo tette pancia fianchi e tutto il resto purtroppo ci pensavi due volte prima di fare una figlia che poteva prendere il#tuo stesso fisico. però vabbè sorvoliamo pure sta volta#non è la prima volta che mi chiama battona e non sarà l'ultima
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“ Sembra l'agosto del '96 Questa mattina tutti sanno che Love is in the air E tu sei un po' finto borghese Ma comunque ci capiamo, ed è rarissimo per me Rarissimo ”
First time I watched the music video for Storie Brevi by Annalisa and Tananai I tought yeah that’s spamano coded so here we are :)
#ヘタリア#hetalia#nyotalia#hetalia world series#spamano#hws romano#hws spain#hetalia world stars#aph#my art#hetalia gangsta#gangstalia
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Ti ho sognato, e continuo a sognarti. Poi la sveglia ti porta via, e il sogno svanisce con essa.
Non so dirti cosa accade, so solo che sono belli, altro non possono essere, se ci sei tu.
-Memento
#frasi pensieri#frasi tumblr#frasi mie#frasi#tumblr italia#pensieri#pensieri notturni#frasi amore#amore#sogno
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ieri una vecchietta mi ha fatto piangere
Ieri mattina. Farmacia. Entro. Una signora anziana con addosso la pettorina di plastica dei volontari per non so quale causa, mi ferma. Il primo pensiero: oh che rompicoglioni, dai, che ho fretta. Mi dice che è la giornata della raccolta del farmaco per i poveri. Mi dà un volantino. Io fingo di dare un'occhiata, vedo che c'è un QR code. Penso: ok, dirò che farò una donazione da casa e poi, forse, ci penserò. Lei mi spiega, senza insistere, in cosa consiste l'iniziativa. Per i più poveri, dice, e lo fa non mettendo pietà in quella parola, ma dignità. Vado al bancone. Prendo uno sciroppo antinfiammatorio per quella cretina della gatta dei miei, che si è rotta un dito da sola. 20 euro. Entra un'altra persona. Sento alle mie spalle l'anziana volontaria che ripete le cose che ha appena detto a me. È impegnata. È distratta. Sarebbe il momento giusto per pagare e uscire senza sensi di colpa. Chissenefotte dei poveri! Li vedo tutti i giorni davanti alla mensa. La fila sempre più lunga. Dovevate pensarci prima. Chissà che scelte avete fatto nella vita per essere lì a mendicare un pasto caldo. Ognuno si prenda le proprie responsabilità, no? No? O forse no... Da due mesi ci sono sempre più donne in fila. Ce n'è una col cane. Assomiglia a me. Anche il suo cane somiglia al mio. Anche il suo cappotto. Ho paura che, se la guardo bene, scopro di essere io. Che ne sai come vanno a finire le cose? Essere al di qua o al di là di un muro è solo questione di fortuna. E tu lo sai. Non sei sottoterra mica per merito. Come lo cambi il mondo se non fai la tua parte?
Sono viva, ho pagato le tasse che mi hanno pagato la chemio. Ho appena speso 20 euro per una gatta rintronata. La senti la fortuna di essere ancora viva? Lo senti che sei ancora qui per uno scopo? Apri quel portafoglio. Dai l'esempio! E dico alla farmacista che voglio prendere qualcosa per l'iniziativa. Lei passa il codice, prende il medicinale e lo mette nel cesto della signora. Saluto la farmacista e mi volto per uscire.
È qui che la signora allunga un braccio e mi ferma. Dice grazie, ma lo dice come se la povera fosse lei. Lei, infagottata nella plastica della pettorina dei volontari. Come se con un gesto tanto semplice (ma che, a giudicare dal vuoto della sua cesta, facciano in pochissimi) possa salvare qualcosa dentro di lei. Dice un grazie così sentito, che io mi sento una merda per averci ricamato sopra una storia, per non aver dato di più, per non essere anche io lì in piedi da ore a fare la volontaria. Rispondo solo: Grazie a lei per essere qui. E la voce mi si rompe subito. Chissà perché la gentilezza mi colpisce sempre in faccia come un pugno. Perché riesco a piangere solo per cose come questa? La signora mi sta accarezzando il braccio. Lo fa come faceva mia nonna. Gentile. Grata. Cristo, fatemi uscire da qui. Scappo fuori. Non voglio veda le lacrime. Non le voglio vedere nemmeno io. Metto gli occhiali da sole. Tiro su col naso. Vado via.
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Volevo aggiornarvi sulla grassofobia nella sanità pubblica italiana, nel caso abbiate ancora qualche speranza per l'umanità.
Sono andata a fare una visita dermatologica per curare l’alopecia causata dalla PCOS e altri inestetismi.
Dopo un’ora di attesa — perché sul monitor non avevano segnalato la mia visita — e dopo essere stata sgridata per non aver bussato a una porta con su scritto “NON BUSSARE, VISITA IN CORSO”, la dottoressa (che non ha voluto vedere nessuno dei miei referti precedenti e mi ha fatto due sole domande: "Ha figli?", "È sposata?") mi ha detto quanto segue:
Ho i capelli grassi (forse perché ho sudato un po’ con 45 gradi percepiti, ma giuro che li avevo lavati ieri sera e sì, erano puliti).
Devo dimagrire (grazie, non ci avevo pensato... io, persona con DCA che ha preso 30 kg in 6 mesi senza motivo e che non riesce a perderli nonostante vari specialisti, con una ricaduta non indifferente sulla depressione. Ma sì, tutto ok, tranquilla).
Quello che ho in faccia è rosacea, e devo essere IO a capire cosa la provoca e smettere di mangiarlo (uhm... tutto?).
Quello che ho su gambe e braccia non è follicolite ma cheratosi pilare, perché evidentemente sono allergica a qualcosa. “A cosa è allergica?” (Bro, ma sei tu la professionista qui. Che cazzo ne so).
A questo punto vorrei solo sotterrarmi, morire o dare fuoco alle vostre lauree che vi fanno sentire divinità scese in terra a distribuire diagnosi a caso.
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[…]
è strano come certe persone riescano a farsi spazio nella tua mente e nel tuo cuore senza che te ne accorga.
ti ho conosciuto per caso, eppure adesso non passa giorno senza che pensi a te.
è come se le tue parole avessero preso vita nella mia testa, e anche se non ci siamo mai sfiorati, sento un legame che va oltre le distanze.
non so cosa cerchi tu, non so nemmeno se mi pensi come io ti penso, ma so che con me potresti essere te stesso, senza filtri o paure. so che con me puoi raccontarmi tutto, e io vorrei sapere tutto di te e mi chiedo se anche tu senta questa voglia di dare un volto alle nostre parole.
a volte ho paura che tutto questo sia solo nella mia testa, ma poi ti leggo e mi sembra che anche tu stia cercando me, anche se forse non te ne rendi conto.
vorrei che un giorno, se avrai il coraggio di guardarmi negli occhi, tu possa vedere che non voglio niente di più di ciò che sei davvero.
e quando ci vedremo, se succederà qualcosa, spero che tu possa capire che non sarà mai troppo, non sarà mai troppo presto. perché a volte basta un attimo per sapere che vale la pena rischiare e io so che con te lo farei volentieri.
poi penso a tutte le parole che ci siamo scambiati. mi piace immaginare come sarebbe se potessimo ridere insieme, se potessi vedere il tuo sguardo mentre dici certe cose. mi piace pensare a quella connessione silenziosa che sembra esserci anche se a volte sembra fatta solo di illusioni.
forse sono io che idealizzo, forse è la mia voglia di leggerti oltre le righe… ma so che questo pensiero mi tiene viva. non sono certa se tu lo percepisca allo stesso modo, ma una parte di me spera che tu senta questa stessa curiosità, questo stesso desiderio di andare oltre.
e se alla fine sarà solo un’illusione, se ci perderemo in un attimo di distrazione o di esitazione, porterò comunque con me questa sensazione di averti trovato. perché è raro e anche se fa un po’ male ammetterlo, io credo che certe cose non capitino due volte.
non so dove ci porterà questa strada e forse è proprio questo che la rende così preziosa. ma voglio che tu sappia che, se deciderai di lasciarmi entrare, troverai sempre uno spazio sicuro tra le mie parole e i miei silenzi. un luogo dove puoi essere fragile, dove puoi dire tutto quello che ti passa per la testa, e dove io ti vedo già per ciò che sei.
non so se questa storia avrà mai un inizio o se resteremo sempre sospesi tra una parola e l’altra, come due viaggiatori che si incontrano per caso in una stazione e sanno che, prima o poi, ognuno riprenderà la propria strada. ma voglio credere che un giorno, in un angolo di un bar o in una piazza sconosciuta, potremo guardarci negli occhi e dirci tutto quello che ora ci lasciamo solo intuire.
voglio credere che tu abbia capito quanto sono vere le mie parole, quanto mi piaccia scoprire ogni sfumatura di te, anche quando non dici nulla. perché, anche se mi sento un po’ sciocca ad ammetterlo, io mi sono affezionata a questa parte di te che lasci trasparire e a quella che invece tieni nascosta.
forse è proprio questo che rende tutto così fragile e intenso allo stesso tempo.
una parte di me vorrebbe proteggerti, l’altra vorrebbe spingerti a raccontarmi ogni cosa, anche le paure più scomode.
ma so che non posso forzare nulla. so che, alla fine, se davvero qualcosa deve succedere, accadrà nel momento giusto.
così, per ora, mi accontento di questo… delle tue parole, dei tuoi silenzi, e di quel piccolo spazio che sembri avermi lasciato nel tuo mondo.
non so cosa ci sia dietro al tuo sguardo o cosa tu voglia davvero, ma io sono qui e voglio che tu lo sappia.
chiudo tutto ciò, come se fosse un pensiero che posso rileggere solo io e che forse un giorno, chissà, ti arriverà davvero… non so dove finiranno queste parole, ma so che volevo lasciarle qui, come una piccola promessa o un segreto sussurrato al vento.
qualunque cosa accada, io resto convinta che alcune connessioni non hanno bisogno di spiegazioni, e che a volte basta un semplice ci sono per sentirsi meno soli.
e io, per te, ci sono. anche se forse non te ne sei accorto, o forse sì.
[…]
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Alla fine di tutto penso che ci siano semplicemente giorni in cui si è "predisposti" a sentirsi belli.
Si, insomma, quei giorni in cui non noti tutte quelle cose che altri giorni invece ti pesano; ci sono invece quei giorni in cui sembra che nulla vada bene, le braccia un po' cicciottelle, le gambe un po' cicciottelle, la pancia che magari non è piatta se non quando sei distesa
E stesso in questi giorni guardacaso neanche i capelli che tanto ami vengono bene, in nessuna maniera eh, e il viso?
Oddio però non ho un viso così brutto, eppure se non mi trucco almeno un po' non mi sento tanto a mio agio.. dovrei uscire con questo cerchio nero sotto agli occhi? Ma perché sembra sempre che ho i baffi pure dopo averli fatti? Mettiamo un po' di correttore qua e là e magari si toglie tutto
Vabbè però il correttore mica ti toglie l'insicurezza
Eppure guardandomi, eccomi qua, mica so così brutta? In fondo no, ma ho bisogno di essere "predisposta"
E nei giorni in cui sono predisposta semplicemente tutto quello che vedo scompare, e penso: ma forse sono solo io a vedere tutte queste cose? Queste piccolezze, ma chi è che le va a guardare? Eppure alcuni giorni pesano così tanto che dopo aver messo l'armadio sottosopra passa anche la voglia di prepararsi per bene per uscire
Eh ma poi tu già ti senti brutta, poi non ti vuoi manco preparare?
Chiaro, dopo mi sento ancora peggio
Ma quando mi sento bella invece mi preparo ancora meglio e mi sento ancora più bella
Allora come funziona?
In teoria dovrei semplicemente accettarmi e basta, certo mangiare sano, ma accettare questa corporatura
Ultimamente sono ingrassata di due kili e vabbè magari leggendo, se state ancora leggendo, penserete "e che sarà mai?" E in effetti è vero, non è tanto il numero sulla bilancia il problema, ma è il fatto che a vederli su di me dopo averne persi 10 pesa così tanto che non sembrano solo 2
A volte penso che la gente se sapesse quello che penso realmente di me penserebbe che sono solo stupida e che magari "c'è gente che vorrebbe averlo il corpo come il tuo"
Ma come si fa quando vorresti essere più magra, semplicemente più piccola in generale
Allora mi auguro in futuro di sentirmi più predisposta a sentirmi bella per un periodo di tempo abbastanza lungo da superare il tempo in cui non lo sono
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Prepotente e sfacciato

"Silvana, ti mando questo messaggio perché non ce la faccio più. Io penso, anzi: sono sicuro che tu segretamente nel letto ti tocchi pensando a me. Certo: fai la sostenuta, davanti agli altri che ballano sulla pista impegnati nella danza. Vieni a scuola di ballo due volte a settimana. T'accompagna tuo marito. Lui non balla, ma stranamente t'ha chiesto di vestirti sempre più provocante."

"Da quella prima volta, dalla sera in cui ha visto come ballavamo insieme, ma persino lui ha capito che ti desidero, che ti stringo come se volessi portarti a letto subito. E ha percepito che tu rispondi al mio corpo. Infatti, per ballare ormai, come partner per la lezione cerchi sempre e solo me. Anche se gli dici che ti sto sulle palle e che ti stringo troppo. Però quando arrivi, i tuoi occhi cercano immediatamente i miei. E per ballare i lenti, il tango, la kizomba, la milonga, non so perché ma mi porti sempre lontano da lui."

"Così da frapporre molte altre coppie tra noi e il suo sguardo. Da poco hai iniziato anche a respirarmi roca nell'orecchio. Mi sussurri che ti sto soffocando, però quella che si stringe… sei tu! Vuoi farmi morire di passione. Ti devo avere. Dimmi tu quando. Ti voglio. Così smetterai di toccarti sognando che io ti possieda e potremo darci al più grande e proibito dei piaceri. Non preoccuparti troppo di tuo marito: è chiarissimo ormai che lui desidera che io ti scopi. E anche tu non vedi l'ora: confessa."

"Antonio, ma... sei completamente impazzito? Solo perché metto minigonne plissè, calze velate e camicette di tulle trasparenti nere o bianche senza sotto il reggiseno, non vuol dire che tu mi piaccia e che voglia stimolare la tua libidine. Poi, sai che sono sposata e ho un bambino: non scordarlo. Certo, mio marito non mi tocca spesso. Anzi: è mesi che non mi sfiora. Oddio, ti sto facendo delle confidenze forse troppo intime… scusami!"

"Dovrei essere offesa dalle tue parole, però! Ma... insomma, per chi mi hai presa? Comunque, a dirla tutta, in fondo sono lusingata dalle tue attenzioni di maschio. Questo si, te lo confesso. Al massimo, ma solo per ringraziarti dell'attenzione e siccome non sono una persona maleducata, ti dico che possiamo prendere insieme un caffè. Solo un caffè rapido. Domani: nel primissimo pomeriggio, subito dopo mezzogiorno. Lui è al lavoro e il bimbo ancora all'asilo, dove mangia anche."

"Ma poi guarda che massimo alle due devo correre a prenderlo. Ti va bene? Capisco che ti fa piacere, perciò verrò vestita… da ballo. Indosserò anche scarpe tacco dodici. Così, dai: potrai finalmente vedermi in tutta la mia... prorompente femminilità! Ti piacerò ancor di più. Oh, Signore! Ma che mi fai dire... Però so anche che di sicuro non ne approfitterai, da gentiluomo quale sei. Ripeto: solo un caffè, ok? Allora, vengo a casa tua?"

"Si. Ti aspetto già da adesso. Ti mando l'indirizzo e preparerò il miglior caffè. Il miele ce lo metteranno i tuoi occhi. E la tua voce sarà la musica di sottofondo. Non vedo l'ora. Così domani sera i nostri balli saranno più armonici e fluidi, non credi?"

"Ah, ah: che scemo! Inizi a non starmi più così tanto sulle palle… Ci vediamo domani. Però… per favore non farne parola con nessuno: sai, potrei morire dall'imbarazzo. Una signora per bene che prende un caffè a casa di un separato più giovane… Potrebbero pensare chissà cosa…"
"Tranquilla. Sono un gentiluomo. Baci."
"Un bacio a te. A domani."

RDA
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Future- Jannik sinner
|Warnings: none
|Summary: What if your boyfriend is unexpectedly good with children?



You didn’t know your boyfriend was good with children, and to be honest, you were also surprised.
You two were at a friend’s night out and one of your best friends had a 3 years old daughter: she was a beautiful little baby who only wanted to play; she was running around the house, not caring about her mother who was scolding her .While you were talking to your friends,one of your best friends touches your shoulder and points her finger towards you boyfriend,who was playing with the baby entertaining her with a tennis ball:he really can’t stop thinking about tennis,can’t he?
You knew that your boy was a really sweet and caring person,especially with children,and while you were watching them,you felt a sensation of calmness,which was strange and it was something that you never felt before,almost like a sense of security.
He was the kind of boyfriend that would support you and make you feel secure about yourself.
In that moment you imagined yourselves as parents,of maybe a beautiful and lively baby girl:
you knew that he would've been the greatest daddy and wouldn’t let you down ever.
“Is it normal that I want to be a mother now?”you ask,almost blaming yourself for the question.
“Omg i would love to see a mini version of you with red hair”
It was time to go,but someone didn’t really wanted to get off your man,hugging him and begging him to stay.Your boyfriend couldn’t stop himself from laughing,but a smile of pure happiness appears on your face.
“You have to let Jannik go!”Says the her mom,fully ashamed of what was appening,even if she didn’t have to: you had obtained one of the countless certainties that your boyfriend had shown you he had.Could you ever ask for something better?
Finally the baby lets your boyfriend go and she waves at you two while opening the front door.
“E comunque,sono gelosa”
( And just to be honest,i’m jealous)
You say ironically and your man starts to laugh.
“Oh, veramente?”
(Oh really?)
“Hai visto il modo in cui ti guardava?E’ follemente innamorata di te”
(Did you see the way she looked at you? She’s completely in love with you)
“Di sicuro ho un certo fascino”
(I certainly have a certain charm)
He says boasting ironically,you roll your eyes through the sky.
"Oh,per favore”
(Oh please)
While he was driving, you noticed him giggling:,It must have been something good, so you asked him.
“Cosa c’e’ di così divertente?”
(What’s so funny?)
“Stavo solo immaginando di poter magari avere una casa di famiglia in qualche posto speciale,avere duo o tre figli e magari giocare con loro ad ogni ora del giorno.Magari tu potresti portarli ai miei incontri facendoli appassionare al tennis,chissà.”
(I was just imagining maybe having a family home somewhere special, having two or three kids and maybe playing with them every hour of the day.Maybe you could bring them to my meetings and make them passionate about tennis, who knows)
“Quindi io ci sono in questa tua immaginazione”
(So I'm in this imagination of yours)
You say,and you can’t help but to smile:it seems like today the universe is on your side.
“Se non sei tu la madre dei miei figli chi vuoi che sia?”
(If you're not the mother of my future children,who do you think will be?)
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Volevo dirti che sto bene. Ci sono stati momenti, te lo devo dire, che ho creduto di non farcela. Ci sono stati giorni che mi sono passati accanto senza che io li vedessi. Ci sono state notti che ho avuto paura di attraversare perché il buio che avevo dentro era più nero delle tenebre. Ma ora sono qua, a tratti corro libera e leggera e a tratti improvvisamente zoppico ancora un po'. Ma i giorni adesso mi guardano negli occhi e le notti mi accolgono nei sogni. So che rideresti se mi dovessi sentire dire queste cose. Scrolleresti la testa e diresti che sono una bambina, che sono infantile. Ma non fa niente, ora quello che pensi tu non conta più. Adesso conto solo io e tutti i pezzi sparsi per terra che ho dovuto raccogliere. Ma Dio se ce l'ho fatta! Li ho raccolti tutti. Adesso devo solo sistemare i ricordi. Decidere quali tenere e quali gettare. È una scelta dolorosa e difficile. Se decido di tenere quelli belli, mi farebbero bene solo per poco perché se ricordando i momenti di felicità, mi nascesse un sorriso sulle labbra, avrebbe il sapore dell'inganno. Se tenessi solo quelli brutti, avrei di te un ricordo malvagio e crudele, ma vero. E sarebbe davvero un peccato perché sei la sola persona che io abbia amato così tanto. Allora decido di tenerli al riparo. Li nascondo giù, in fondo. Li sotterro nella parte più vera che io possieda. Quella che a te ha sempre fatto paura. Quella che non ti è mai interessato conoscere. Li soffoco dentro l'anima. Lei saprà cosa farne, non sbaglia mai, sai? Lei è la parte di me che tu hai ucciso senza nemmeno averla mai ascoltata. Quella parte di me che ti voleva così tanto. E che non ti cancellerà mai. Ti auguro di trovare tutto ciò che cercavi in me. Ed una volta trovato, ti auguro di non dovermi mai rimpiangere.

(Paola Delton) da Abbracciami come se fosse Dicembre.
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Ciao papà, è da tanto che non ti scrivo e ti chiedo scusa, nell'ultimo periodo ho dovuto affrontare moltissime cose, ma sappi che dai miei pensieri non esci mai. Ho provato ad indossare i tuoi vestiti ma mi stanno ancora troppo larghi, forse sarà sempre così, forse semplicemente non sono i tuoi vestiti che dovrei indossare ma i miei; qualcuno ha provato a farmelo capire, ma sono testarda, sai come sono fatta. Ebbene, ho continuato a fare le cose come penso le avresti fatte tu, ho continuato a mettere un piede davanti all'altro cercando di farlo nel migliore dei modi e ad ogni passo pensavo "mi vedi papà? Sei fiero di me?", non ricevo mai risposta ma in cuor mio spero sia così. Mi sono persa per un periodo, so che di questo non ne saresti stato contento. Mi ricordo il primo anno di superiori, avevo visto il mio "ex fidanzatino" da pochi giorni baciare una mia amica e rimasi a letto per giorni senza andare a scuola. Una sera ti sedesti sul mio letto e mi dicesti "non so cosa è successo, ma non è questo il modo di affrontare le cose; se tu non hai fatto nulla di sbagliato cammina a testa alta, se hai sbagliato, affronta la cosa di petto e chiedi scusa. Ma restare qui, non è una soluzione." Mi ricordo che piansi, però il giorno dopo tornai a scuola a testa alta. Ecco, io ogni giorno negli ultimi mesi ho sperato di sentire una parola di conforto da parte tua, ma il silenzio mi avvolgeva il cuore e quindi mi sono persa. Non sono guarita, però il mio cuore ha ripreso a battere ad un ritmo più lento, in pace. Ho commesso l'errore di mettere le mie fragilità in mani sbagliate; di nuovo? si, di nuovo. Cammino a testa alta, come hai detto tu, perché non sono stata io a sbagliare. Mi manchi tanto, mi chiedo come sarebbe se tu fossi ancora qui, se le cose fossero diverse oppure sempre così però con te presente. Ogni volta che mi siedo alla scrivania per studiare guardo la tua foto appesa al muro. "Lui vorrebbe davvero questo per te? Vorrebbe che tu avessi questa rabbia e questa voglia di giustizia? O vorrebbe che tu inseguissi solo i tuoi sogni?", me lo ha detto un amico quando ha capito che ero totalmente persa. Cosa voglio io? Volevo davvero tutto questo? Me lo chiedo da giorni, cercando di distinguere il tuo sogno dal mio; ma si sono fusi così tanto che non c'è più una linea di confine. Piango. Piango perché ho confidato questo dolore a persone che mi hanno lacerata, senza rimorsi. Piango perché nessuno ha mai compreso quanto sia profonda e intima questa ferita. Piango perché ho perso di vista chi sono e chi voglio diventare. Piango perché manca qualcosa, manchi tu. E mi mancano i piatti buoni che mi cucinavi, mi manca la tua risata per cose che io non trovavo divertenti, mi manca la tua colazione addobbata la mattina di Natale perché sapevi quanto mi rendesse felice, mi manca quando mi vedevi dormire e mi arrotolavi nelle coperte per non farmi sentire freddo, mi manca sentirmi al sicuro. Sembra una vita passata ed irrecuperabile. Sembra (perché ho paura di dire che lo è) una vita fa. Ti chiedo scusa se ti ho deluso, ti chiedo scusa se hai dovuto fare guerre per farmi capire le cose, ti chiedo scusa se non sono stata proprio quel tipo di figlia calma e silenziosa, ma se ho sempre sempre indossato armature e urlato. Le stesse armature che ora devo indossare per affrontare questo mondo. Ma grazie, per avermi insegnato che il perdono è fondamentale per allontanarsi da persone e situazioni che ci portano via ciò che siamo. Avrei voluto togliermi i polmoni e donarli a te per farti restare un po' di più, tu invece ti sei tolto il cuore per darlo a me ed io imparerò ad averne più cura. Grazie papà, perché sei stato e sei il mio papà.
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L’amore adulto… è quello che ti frega, sai?
Perché arriva troppo tardi e ti accorgi che è più importante del primo, già… Più importante del primo amore. Che, a dirlo, sembra quasi una profanazione. Eppure è così. Ed è un casino, se hai scelto il primo amore credendo fosse per sempre. Perché ti ritrovi tutta la tua vita da una parte e, di colpo, una parte di cuore Altrove. E allora non sai che fare. E vorresti tutto e non vorresti scegliere. E tutti ti dicono di non fare cazzate e tu stesso ti dici che non hai più l’età e… Però l’amore adulto è rinascita e consapevolezza, è opportunità e rivoluzione. Perché l’uomo che sei è frutto di una storia di errori e traguardi e scivoloni e…
A tutti è concesso un amore adulto.
A chi lo sa riconoscere.
A chi fa finta di non vederlo.
Ma NON a tutti è concesso di viverlo.
E io non so che fare. Perché tu puoi e io no.
Perché tu mi vuoi e io non posso nemmeno volerti.
Forse l’amore adulto prevede anche la rinuncia.
E una buona dose di rimpianti.
O forse ci vorrebbe un’altra vita per l’ultimo amore… L’ultimo amore… non il primo.
“Vuoi essere il mio ultimo amore?”…
Dentro di me… lo sei.
Letizia Cherubino

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A Cesare Pavese, Roma.
[Roma 21 ottobre 1945]
Caro Pavese,
non so che diavolo succede nella mia testa. Già il fatto che ti scrivo è un segno certo che qualche cosa mi succede che non capisco, che non riesco ancora a capire e portarla alla luce.
Credo dipenda da ieri, la crisi, voglio dire. Che io sia in un mare di guai è un pezzo. Ma fino a ieri ancora me la cavavo abbastanza bene, malgrado presentissi che mi sarebbe accaduto qualche cosa come una frana o meglio come il diluvio universale.
E sì che ancora avevo resistito l’altra sera mentre parlavo con Fabrizio e dopo quando ti ho rivisto e ti ho raccontato di come era andato l’incontro.
L’altra sera, in fondo, mi ha salvata la voglia che mi era venuta, di fare salti e capriole, di mettermi a cantare a squarciagola. Poi ci ho pigiato sopra e mi è tornata la calma.
Dopo tutto, Fabrizio non c’è ragione che interferisca nella mia vita. Una malattia come un’altra con la quale si campa cento anni, un modo di essere, ormai. E per questo ero spaventata mentre lui mi parlava. Una guarigione offerta così improvvisamente non poteva che farmi paura. Avevo infatti una specie di panico nell’anima, come se fossi in pericolo di perdere, improvvisamente, ogni punto di riferimento. Incominciare a vivere d’accapo, ricominciare, rifarmi tutta d’accapo e in più con l’obbligo d’essere felice. Una fatica bestiale.
Se non ci fossi stato tu, forse avrei avuto più coraggio. Tu invece mi aspettavi e con te la mia vita come era sempre stata, senza rimedio, senza fine, una vita sull’argine del fiume, non so come dirti.
E questo di sentire che tu mi aspettavi mi ha fatto pensare all’esistenza nostra, di noi due voglio dire. Ho incominciato a prendere coscienza che noi due, per me, era qualche cosa che esisteva.
E così ieri, tutta la giornata, mi convincevo di questo. Era una cosa appena nata, ieri, questa convinzione. Incominciavo persino a immaginarmi che, un giorno o l’altro, ti avrei trovato nella mia vita tanto da tener conto della tua presenza come di quelle cose di cui si tiene conto inavvertitamente e cioè: dove sei nata, quando, che lingua parli, il colore degli occhi, tutte le cose che sei, cioè, inevitabilmente.
Per questo è stato triste per me che tu ieri sera ti sia sbagliato.
So bene quanto senza importanza sia dire un nome per sbaglio. So anche quanto importante sia e so che è giusto, che non potrebbe non essere importante un nome caro anche se lontano mille miglia dalla realtà che ci possiede.
Ti ho detto, subito dopo, che ero impressionata. Infatti mi era venuto freddo. Qualcosa ho voluto dirti, subito dopo, per il terrore che ho di tutto ciò che si rapprende e fa grumo, porta chiusa e soffoco. Ti ho detto che sarebbe passato. Che avrei fatto il possibile per farlo passare. Lo vedi che faccio il possibile.
Parlare è difficile quando si ha sonno come ho io. E tu non sai cosa significhi per me avere sonno e così tanto. Stamattina mi dicevi scherzando che tornavo al buio materno – è un modo di dire vecchio come il cucco. In effetti non ho che un desiderio infossarmi e sprofondare. Ogni altra cosa è fatica. Anche questa di scriverti.
E tu non sai quanto sia stanca, quanta fatica mi costi essere piena di energia, quanto mi costi tenermi sveglia, rispettare la vita e darle credito continuamente. Devi saperlo questo. Devi saperlo che c’è questo sforzo al fondo di ogni mio gesto. Anche adesso che ti scrivo.
Ciao
Bianca
Caro Cesare, non te la prendere per quello che dico e faccio. Spero di non dire, non fare e nemmeno pensare niente di male.
B.
— Mariarosa Masoero, Una bellissima coppia discorde. Il carteggio tra Cesare Pavese e Bianca Garufi (1945-1950)
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