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‘Il sussurro del mondo’ di Richard Powers (estratto)
Risalendo il fiume, gli Achuar – il popolo del palmizio[1] - cantano ai loro giardini e alle loro foreste, ma di nascosto, nella loro mente, per farsi sentire solo dalle anime delle piante. Gli alberi sono i loro simili, con speranza, paure e codici sociali, e il loro obiettivo come persone è sempre stato quello di affascinare e sedurre creature verdi, di conquistarle in un matrimonio simbolico. Sono le canzoni nuziali di cui la banca dei semi di Patricia ha bisogno. Una cultura del genere potrebbe salvare la Terra. Le viene in mente poco altro che potrebbe riuscirci.
[1] Gli Achuar sono una popolazione del gruppo Jívaro. Circa 15000 individui abitano nel territorio dell'Ecuador, mentre circa 3.500 persone vivono in territorio Peruviano.
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La Professione di Facilitatore della relazione
Il facilitatore della relazione é una figura professionale che si inserisce in un progetto per favorire il raggiungimento di un accordo fra gli attori coinvolti ed interviene in svariati ambiti: nei piani di sviluppo realizzati da enti, nell’utilizzo della tecnologia digitale, nelle riunioni condominiali, nelle assemblee, nelle attività inerenti le scienze sociali e….. nelle relazioni Umano-Cane!
“Un facilitatore è qualcuno che si impegna nell'attività di facilitazione. Aiuta un gruppo di persone a comprendere i loro obiettivi comuni e li aiuta a pianificare come raggiungerli; facendo così, il facilitatore rimane "neutro", il che significa che non svolge una particolare posizione nella discussione. Alcuni strumenti di facilitazione cercheranno di aiutare il gruppo a raggiungere un consenso su eventuali disagi che preesistono o emergono nella riunione in modo che abbia una solida base per l'azione futura.” (Wikipedia)
La figura professionale del facilitatore ha assunto negli ultimi anni una posizione di prestigio all’interno di contesti di gruppo come le realtà aziendali e organizzative in genere. Il successo del facilitatore è dato soprattutto dalla sua capacità di risolvere problemi di comunicazione, fornendo al gruppo un prezioso aiuto per ri-orientarlo verso gli obiettivi che si propone di raggiungere.
Potremmo definire il facilitatore come un “responsabile del contesto”, ovvero colui che come un regista, mette a disposizione le proprie competenze a servizio del gruppo, individuando le strategie migliori per poter accrescere la collaborazione fra gli individui. Scopo primario del facilitatore è quello di aiutare a raggiungere obiettivi di alto livello attraverso il sostegno delle interazioni interpersonali al fine di rafforzare il raggiungimento di una visione di insieme.
E’ bene distinguere la figura del facilitatore da quella del trainer/formatore, la differenze infatti sono soprattutto nel modo in cui avvengono le interazioni con il gruppo. Il facilitatore non si pone mai come insegnante o esperto dei temi trattati, ma agisce piuttosto migliorando l’ambiente di condivisione, favorendo l’espressione del contributo di ognuno.
John Heron[1], pioniere della ricerca partecipativa nelle scienze sociali, teorizzò un modello di facilitazione nel quale la figura professionale si rispecchia pienamente in una delle tre “Tipologie di autorità” da lui individuate, quella della tutela basata sul concetto di cura della persona.
La professione nell’ambito della relazione umano-cane
Chiariti i compiti di questa figura professionale nel contesto sociale, risulta - forse – più comprensibile quale sia il ruolo in ambito relazionale interspecifico. Sebbene molti siano gli aspetti che accomunano gli Animali Umani agli Animali Cani (struttura sociale, istinto epimeletico[2], gregarietà[3], empatia, molte funzioni cerebrali, ecc.) permangono evidenti difficoltà negli Umani nel comprendere molti aspetti dei Cani.
L’atteggiamento con il quale gli Umani si pongono (ahinoi, troppo spesso) nei confronti degli altri Animali si basa su assunti egocentrici che portano ad antropoformizzare[4] abilità, modalità di comunicazione, competenze, e a scordare che tutti gli individui sociali (in sociologia, un gruppo sociale è un insieme di individui che interagiscono gli uni con gli altri, in modo ordinato, sulla base di aspettative condivise riguardanti il rispettivo comportamento; un insieme di individui il cui status e i cui ruoli sono interrelati) sono portati a cooperare, competere, analizzare, produrre idee, progettare e decidere in gruppo, ricoprire ruoli e ranghi dinamici che tendano all’equilibrio del gruppo sociale.
Il mancato riconoscimento dei bisogni di ciascun animale sociale (si veda la piramide di Maslow[5]), si traduce in relazioni sbilanciate all’interno delle quali il Cane non si sente rispettato e manifesta il proprio malessere. Le modalità utilizzate per segnalare il proprio disagio non vengono sempre comprese ed accolte e solo quando l’Umano vive le proposte del Cane come ‘problema’ chiede aiuto ad un professionista.
Il compito del Facilitatore della relazione uomo-cane comprende quindi la conoscenza e la valutazione del gruppo sociale nel suo complesso; dopo la prima fase di raccolta delle informazioni fornite da ciascun individuo del gruppo segue la parte di valutazione delle dinamiche interindividuali che causano la richiesta di aggiustamento da parte del cane. La pianificazione dell’intervento di supporto tiene conto di tutte le caratteristiche degli individui coinvolti, dello stile di vita del gruppo, delle aspettative relazionali e delle possibilità/aperture al cambiamento di ciascun attore.
Gli obiettivi di miglioramento vengono proposti al gruppo, spiegati, valutati ed eventualmente modificati al fine di giungere al miglior compromesso possibile che tuteli e rispetti tutti i membri.
Successivamente, il ruolo del Facilitatore è di fornire alla famiglia del cane il supporto, le informazioni e l’assistenza per giungere alla comprensione dell'animalità canina e costruire rapporti basati sul rispetto reciproco e la condivisione della vita di gruppo, ricoprendo il ruolo di mediatore culturale e linguistico. Informando sulle caratteristiche specie-specifiche del Canis Familiaris (l’organizzazione sociale, la comunicazione, le attività collaborative, i bisogni, ecc.), approfondisce argomenti già conosciuti e propone un nuovo sguardo sulle modalità di relazione con i cani, anche grazie agli aggiornamenti emersi dalle più recenti ricerche scientifiche.
Nel contempo propone, agevola e stimola negli Umani l’osservazione (spogliata da preconcetti) del Cane, offre spunti di riflessioni e insegna a comprendere il codice di comunicazione canino.
L’obiettivo da perseguire è l’armonia fra tutti i membri del gruppo stabile, umani e canini.
[1] John Heron è un pioniere nella creazione di un metodo di ricerca partecipativa nelle scienze sociali, chiamato Indagine Cooperativa
[2] propensione istintiva degli Animali (essere umano compreso) a prendersi cura di esseri allo stato di cuccioli.
[3] tendenza a vivere in gruppi (famiglie, branchi, ecc.) di carattere permanente o temporaneo
[4] attribuzione di caratteristiche e qualità umane ad esseri animati o inanimati
[5] Abraham Harold Maslow è stato uno psicologo statunitense, principalmente noto per la sua teoria sulla gerarchizzazione dei bisogni
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Il Fuoco e la Filosofia
Quanto sta accadendo in Sardegna e l’esserne toccata direttamente ha risvegliato emozioni, ricordi, riflessioni. Anche rivivere tratti della vita può aiutare ad elaborare un lutto. La distruzione che questo incendio ha operato è un lutto per me, mi serve tempo, mi serve ricordare.
La prima volta in cui misi piede sull’isola fu in una giornata del gennaio 2010; partii da Verona in una mattina di pioggia, fredda e grigia. Atterrai ad Alghero con un cielo limpido e l’aria mite che odorava di buono. Durante il trasferimento in auto sulla Alghero-Bosa, la famosa strada costiera della zona occidentale della Sardegna, mi fermai per godere appieno del paesaggio e fu un’esperienza che – ora lo so – segnò la mia vita. Percepii con tutti i sensi la potenza della natura ed ebbi, concreta, la sensazione di essere approdata in un grande utero, accogliente e protettivo, dal quale mi sarei potuta nutrire.
Ad ottobre dello stesso anno mi trasferii, definitivamente, senza tenere boe di emergenza in continente. Se nuova vita dev’essere, nuova vita sia!
Iniziò così il mio rebirthing[1] , la mia rinascita; non fu facile, bensì lunga, faticosa, dolorosa e anche sconcertante. Attraverso la conoscenza prima, l’accettazione poi e la sintonizzazione infine con la Natura sarda tutto il mio essere si è modificato, passando da schemi e dogmi appresi a un’essenza ricercata e scelta. Appresi che il vento è una forza alla quale dare un nome, almeno ai due principali: Scirocco capace di “liofilizzarti” se rimani a lungo esposto, Maestrale in grado di portarti nella direzione che decide se non ti aggrappi. Percepii che il Sole sulla mia pelle e nei mie occhi era esplosivo e accecante. Iniziai a guardare Mare con occhi nuovi, nonostante le mie esperienze precedenti fossero in barca a vela, quindi con il rispetto dovuto a questo elemento, perché vissi personalmente le mareggiate spumose e rabbiose che durano giorni e bloccano il traffico delle auto nelle strade costiere. Esplorai i sentieri incantandomi davanti ad una distesa di rocce coperte di licheni e talvolta non riconobbi i luoghi noti perché la graziosa insenatura di sabbia lucente, dopo qualche mese, era diventata una caletta rocciosa.
Quello fu il periodo della mia gestazione nell’utero della natura vera, forte, potente. I primi passi furono rappresentati dal sincronizzare le nuove esperienze che il mio corpo fisico aveva appreso con la visione di me rispetto a Gaia[2]. Si modificarono i tempi e le percezioni; i paradigmi e le osservazioni si evolsero; i pensieri mutarono.
I criteri per avere un bel giardino furono presto sradicati: una grande bellissima tenda di lino bianca per ombreggiare il patio venne ben presto strappata da Maestrale e lacerata dai rovi; programmare una passeggiata significò mettere in conto di aggiornare il piano se quella notte si fosse svegliato Scirocco; andare a raccogliere gli asparagi di mare è possibile solo se il gregge di Capre rinselvatichite é d’accordo. Con il trascorrere degli anni, ti plasmi in accordo con queste regole, la tua mente si allinea a quella della Natura, il distacco dai ‘trucchi e parrucchi’ aumenta, la consapevolezza di te nel mondo si fa più lucida, tutto si riduce all’essenziale. Hai affinato i sensi, il tuo corpo si è rinforzato, hai imparato ad ascoltare ciò che ti circonda e a riconoscerne i segnali.
La corteccia prefrontale[3], grande vanto degli Animali umani, specializzata nel pensiero astratto, diviene così utile strumento per comprendere che io (umana) dispongo di un’Animalità profonda e complessa della quale devo riappropriarmi per ritrovare me stessa. Il pensiero cognitivo mi serve per comprendermi ed inserirmi in armonia nella Grande Madre, rinunciando al mio ego, alla mia abilità di pianificazione, rifiutando qualsiasi forma di controllo, rinforzando ogni giorno l’umiltà. La filosofia di vita che scaturisce da tutto questo ti fa sentire che l’unica salvezza è il Tao[4], la Via, quel concetto di movimento, di flusso, l'eterna, essenziale e fondamentale forza che scorre perennemente attraverso tutta la materia dell'Universo.
Voglio pensare così alla potenza del fuoco che ha reso irriconoscibili i luoghi che ho imparato ad amare, tralasciando qualsiasi considerazione sulle cause profonde delle quali l’umano è responsabile; voglio rendere onore alla Natura e accettare che ci siano eventi catastrofici che mi procurano dolore e sofferenza per una ragione a me incomprensibile. Anche questa è fede.
[1] Il rebirthing (letteralmente "rinascita") è una terapia alternativa, ma anche una vera e propria tecnica di rigenerazione psico-fisica che consente essenzialmente di riarmonizzare il benessere di corpo e mente attraverso alcuni esercizi di respirazione circolare, libera e profonda..
[2] L'ipotesi Gaia, nota anche come teoria di Gaia, propone che tutti i microorganismi e loro componenti inorganiche sono strettamente integrati per formare un unico sistema complesso autoregolante che mantiene in tal modo le condizioni di vita sul pianeta.
[3] La regione è implicata nella pianificazione dei comportamenti cognitivi complessi, nell'espressione della personalità, nella presa delle decisioni e nella moderazione della condotta sociale. L'attività basilare di questa regione è considerata la guida dei pensieri e delle azioni in accordo ai propri obiettivi.
[4] Nelle filosofie orientali il simbolo del tao, altrimenti detto anche dello “yin e yang”, rappresenta il cammino, il divenire di tutte le cose, che si realizza con... Tao in cinese vuol dire “via”.
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