#sfera business
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Se ci provi
sei già davanti
a chi non lo fa!
#frasi#amore#citazioni#frasi vere#vita#amore non corrisposto#poesia#amore a distanza#poesie#pensieri#coraggio#ambizione#determinazione#business#sfera#follow#crederci#credenza#fede#speranza
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🛑 BREAKING NEWS Business, Economy, Multimedia, Web Development, Science, World
TheHackerNews: Telegram Agrees to Share User Data with Authorities for Criminal Investigations
Cibum: Hellas informed the European RAPEX about a carcinogenic shampoo circulating on the Hellenic market (VICTOR cold titanium hair & body shower, Garnier Fructis)
Enimerotiko: The Spanish clothing brand "Sfera" is leaving Hellas after 19 years of presence.
WealthyAffiliate: How to Increase Branded Search From Google to Your Website
AmericanMediaGroup: Breaking News: BlackRock Files for Bankruptcy! The Unbelievable Collapse of a Financial Giant
CNN: Chemicals linked to breast cancer found in food packaging [They really care about your health]
NewsTarget: CDC finally admits FLUORIDE is TOXIC to humans, especially babies, causing neurological damage, so why not remove it from all municipal tap water right away? [Because they care about your health]
In: Cancer: Nearly 200 carcinogens have been found in food contact materials
Reuters: Trojan condoms contain 'forever chemicals,' lawsuit claims
WebMarketSupport:
1 Workshop #6 incoming
2 Info product incoming
Stay tuned for more!
news #BusinessNews #EconomyNews
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ispace EUROPE e CDS sottoscrivono un accordo di servizio sul carico utile per il trasporto sulla Luna di una tecnologia di misurazione precisa della posizione
LUSSEMBURGO--(BUSINESS WIRE)--ispace EUROPE S.A. (ispace-EUROPE), la filiale con sede in Lussemburgo di ispace, inc., e Control Data Systems SRL (CDS) hanno annunciato di avere sottoscritto un accordo di servizio per carico utile per il trasporto di attrezzature di misurazione precisa della posizione sulla Luna.La tecnologia di CDS, che integra la localizzazione di precisione con le telecomunicazioni, si avvale della banda ultralarga per determinare le posizioni precise ed è stata sviluppata appositamente per applicazioni spaziali con il supporto dell'Agenzia Spaziale Europea. La mancanza di un sistema simile al GPS sulla Luna rende questa tecnologia rivoluzionaria per le applicazioni future nell'ambito dell'esplorazione lunare. L'accordo tra le due aziende segna il primo passo congiunto in direzione di contributi importanti per la comprensione scientifica della Luna per potenziali futuri scopi commerciali. Rappresenta inoltre il primo carico utile romeno a essere consegnato sulla superficie lunare. La tecnologia verrà integrata nel modulo lunare APEX 1.0 come parte della Mission 3 di ispace technologies U.S. (ispace-U.S.), attualmente programmata per il 2026. Un modulo lunare trasporterà le apparecchiature di CDS sulla superficie per testare la tecnologia di localizzazione utilizzando un'antenna che rimarrà sul modulo APEX 1.0. "ispace fornirà l'accesso alla superficie lunare per le aziende qui in Europa e in tutto il mondo, consentendo loro di dimostare e testare la loro tecnologia", ha spiegato Julien Lamamy, CEO di ispace-EUROPE. "Siamo orgogliosi di fornire trasporto e servizi a CDS affinché possano portare a termine la prima missione commerciale della Romania sulla Luna". "CDS sta sviluppando tecnologie di comunicazione e posizionamento che saranno fondamentali per il futuro delle esplorazioni sulla Luna. La collaborazione con ispace ci fornirà l'opportunità di dimostrare i blocchi tecnologici critici nell'ambiente lunare a vantaggio delle missioni future", ha dichiarato Ovidiu Ratiu, fondatore e CEO di CDS. Questo accordo di servizio per carico utile è il risultato di una collaborazione basato su un memorandum d'intesa sottoscritto da ispace e CDS e annunciato il 1º marzo 2024. # # # Ispace Informazioni su ispace, inc. (https://ispace-inc.com) ispace, una società di esplorazione lunare globale con la visione "Expand our planet. Expand our future", è specializzata nella progettazione e costruzione di moduli lunari e rover. ispace mira ad ampliare la sfera della vita umana nello spazio e a creare un mondo sostenibile fornendo servizi di trasporto ad alta frequenza e a basso costo verso la Luna. L'azienda ha sedi commerciali in Giappone, Lussemburgo e Stati Uniti e conta circa 300 dipendenti in tutto il mondo. Per ulteriori informazioni, è possibile visitare il sito: www.ispace-inc.com e seguirci su X: @ispace_inc. Informazioni su CDS ( https://www.cds.ro/ ) Fondata nel 1994, Control Data Systems SRL (CDS) è una società tecnologica privata con sede a Cluj-Napoca, in Romania. CDS sviluppa prodotti e tecnologie wireless per applicazioni industriali in settori come quello aerospaziale, di gas e petrolio e del monitoraggio ambientale, e ha portato a termine con successo diversi progetti di ricerca in ambito spaziale finanziati dall'ESA, tra cui applicazioni wireless per le operazioni AIT dei satelliti e lo sviluppo di un bus di comunicazione wireless per applicazioni satellitari. Il testo originale del presente annuncio, redatto nella lingua di partenza, è la versione ufficiale che fa fede. Le traduzioni sono offerte unicamente per comodità del lettore e devono rinviare al testo in lingua originale, che è l'unico giuridicamente valido. ContactsAndrew C. AmesGlobal Communications [email protected] Read the full article
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Bill Gates își amintește cum „l-a prins” pe Warren Buffett...-Bill Gates (68 de ani) și Warren Buffett (93 de ani) sunt doi dintre titanii lumii contemporane de business. Separat, cei doi au creat afaceri atât de puternice încât nu doar că au trecut testul timpului, ci sunt încă piloni în sfera de business –...
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Silvio Berlusconi: imprenditore e politico, un uomo, una storia, un "fuoriclasse"
Silvio Berlusconi: imprenditore e politico, un uomo, una storia, un "fuoriclasse". Ogni storia, anche quella più assoluta, e che si pensa immortale, in realtà ha una fine. Dopo 86 anni, si è spento Silvio Berlusconi. Un uomo, una storia, un incredibile fuoriclasse. La sua scomparsa, così all'improvviso, ha lasciato sgomento e vuoto. Silvio Berlusconi, amante della vita più della vita stessa. La sua morte come la sua vita, un accadimento di un così forte impatto umano, storico e mediatico. Che sia condivisa, o meno, la sua memoria, è innegabile. Col suo operato e le sue opere, l’Italia, senza Berlusconi, sarebbe stata senz’altro diversa. Berlusconi è stato una personalità eccentrica, inafferrabile, impossibile da racchiudere in un’unica idea di pensiero. ironico, iconico, istrionico, sicuramente un sognatore, tanto sognatore da realizzarli i suoi sogni. Comincio da lontano Berlusconi, un giovanissimo imprenditore, già, un giovanissimo imprenditore, pochi o forse nessuno all'epoca, pensava che lui, quel giovane imprenditore edile, potesse poi diventare uno dei primi, se non forse il primo degli imprenditori italiani. Forse un visionario ai tempi, ma sicuramente un imprenditore e un uomo, un giovane uomo con una spiccata lungimiranza, che senza mai mollare, con determinazione, azzardava, non si accontentava, e sfidava, si sfidava chi gli dava contro, chi non credeva in lui. Ma lui andava avanti, sempre, nonostante tutto, e nonostante tutto, il giovane imprenditore, passo passo, divenne Silvio Berlusconi, anzi lo era già Silvio Berlusconi, sfidando l'impossibile, e realizzando l'impossibile. Lui, diviso tra gaffes, e barzellette, e il suo “saper fare” in ambito politico e quotidiano, ha fatto di lui non solo un effettivo statista del nostro Paese, ma anche elemento ispiratore di artisti, scrittori, attivisti, registi; ricordiamo Loro di Paolo Sorrentino o Il Caimano di Nanni Moretti. Silvio Berlusconi è riconducibile a quella sfera di persone che non possono essere categorizzate. È stato un imprenditore e un politico, un padre e un uomo, un simbolo, un icona della storia e nella storia, per l’Italia e gli italiani. Nato a Milano il 29 settembre 1936, dopo una laurea in Giurisprudenza, fonda nel 1963 la Edilnord, una società di costruzioni che si occupa di realizzare edifici e grazie alla quale sorgerà Milano 2. Nel 1977 viene nominato Cavaliere del lavoro dal presidente della Repubblica Giovanni Leone. Nel 76 aveva rilevato Telemilano, che nel 1978 prende il nome di Canale 5. Nel 1982 acquista Italia 1 e nell’84 Rete 4, creando un polo televisivo privato concorrente della tv di Stato. Nel frattempo, Berlusconi ha lanciato il proprio business nello sport, con il Milan (in 30 anni otto scudetti, una Coppa Italia, 7 Supercoppe italiane, 5 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali, 5 Supercoppe Uefa e un mondiale per club), nell’editoria (la Mondadori e al Giornale di Montanelli), e nella grande distribuzione e delle assicurazioni (Mediolanum). La discesa in campo del Cavaliere. Il 26 gennaio 1994, annuncia con un messaggio tv la sua decisione di “scendere in campo”, fondando un nuovo partito, Forza Italia. Il 27 marzo 1994 la coalizione guidata da Berlusconi ottiene la maggioranza relativa in Parlamento (oltre il 42%). Cosa che gli consente di formare il suo primo governo. Silvio Berlusconi è stato un appassionato innovatore, uno degli uomini più influenti in ambito storico-politico, e un autorevole rappresentante dell’Italia e a livello internazionale. E per quanto se ne dica, mancherà molto. Articolo a cura di Lorenzo Chiaro e Annamaria Martinisi ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Caorle omaggia Andy Warhol
Partita dalla Factory, punto catalizzatore dell'establishment artistico americano, l’arte di Andy Warhol ha conquistato il mondo grazie all’abilità del genio di Pittsburgh, che ha cambiato il concetto di arte sovvertendo l’estetica di una generazione intera e si è trasformato in uno sperimentatore dalle esplosive capacità comunicative, affascinato dalla ripetizione ossessiva di un’azione e ha fatto della provocazione e dell’ironia un inconfondibile modus operandi. La sua vita sarà la protagonista del percorso Andy Warhol: the age of freedom atteso al Centro Culturale A. Bafile di Caorle, in provincia di Venezia, dall' 11 giugno al 3 settembre. Con oltre 60 opere di Warhol, la mostra a cura di Matteo Vanzan racconterà la rivoluzione del maestro di Pittsburgh in un dialogo con maestri come Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Joe Tilson, Robert Indiana, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Tano Festa, Franco Angeli, protagonisti di una stagione che ha riportato la figurazione al centro del dibattito culturale internazionale dopo l'Informale. Andy Warhol” fu determinante nella rinascita artistica della seconda metà del Novecento, dove cambiò il concetto stesso di arte sovvertendo l’estetica di un’intera generazione. Attraverso l'esposizione, tra le altre, delle celebri opere come Marilyn Monroe, Mao Zedong, Flowers, Dollari, Campbell's Soup e Interviews si racconterà la storia intensa di un mondo ricco di comunicazione e genialità, business e consumismo nel ruolo centrale di una Factory divenuta punto catalizzatore dell'establishment artistico americano. Maneggiando film, fotografie, serigrafie, grafiche, fumetti, Warhol usò un tocco minimo, spesso assente in molti casi, perché gli intenti sono essenzialmente iconici, dove il fumetto, il dollaro, i personaggi pubblici, le opere famose e inflazionate della storia dell’arte, non appartengono unicamente alla sfera materiale della collettività, ma coinvolgono le idee, l’immaginario collettivo e lo stereotipo. Tutto passa attraverso il filtro di un uomo che rivisita mondo e storia in chiave diversa, conferendo all’immagine una magia unica. Oltre alle opere d’arte il percorso abbraccerà una selezione di video, documentari e alcuni film d'epoca per raccontare l'uomo prima dell'artista, con tutte le sue nevrosi e insicurezze in un serie di aforismi che tracciano inequivocabilmente la personalità di Warhol come entità capace di generare un microcosmo che riassume in sé il clima del anni Sessanta, che racchiude i dogmi fondanti di una nuova società di cui Amdy ha rappresentato il massimo interprete. Ad accompagnare la mostra saranno vari appuntamenti collaterali, come l' Aperitivo Pop di domenica 11 giugno, a partire dalle 18, in occasione dell'apertura dell'esposizione. Domenica 18 giugno aprirà presso il Museo Nazionale di Archeologia del Mare la mostra collaterale Give peace a chance, che presenterà i lavori di dieci artisti contemporanei, mentre sabato 17 giugno, sabato 15 luglio e sabato 2 settembre sono previsti gli incontri con il curatore Matteo Vanzan. L’esposizione sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 22. Read the full article
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Intervista con Ross Roys: “‘After Time’ è lo specchio della mia evoluzione sonora”
Ross Roys, dj producer toscana, da tempo propone sonorità elettroniche che fanno scatenare il mondo. Con uno sguardo puntato alle capitali del clubbing, da Miami ad Ibiza, il suo ultimo pezzo s’intitola “After Time”. La traduzione del titolo parla chiaro: “Tempo dopo”. Infatti l’artista dice: “Questo lavoro risponde alla mia necessità di creare sonorità particolari che riflettessero mie particolari sensazioni”. Pubblicato dalla sua etichetta discografica, Ross Roys Records, il suono riflette il mondo interiore dell’artista. In merito alle produzioni ed alla sua visione musicale, le abbiamo fatto qualche domanda…
Che rapporto hai con la musica?
“Fa parte dei miei bisogni ed è indispensabile per me per condurre una vita soddisfacente: non riesco davvero ad immaginare nessuna fase della mia vita senza una colonna sonora”.
Come definiresti la tua musica? E come la racconteresti?
La mia musica rappresenta il mio sforzo di portare nel mondo fisico ciò che è nel mio mondo interiore. Parlo di sforzo perché in realtà con ogni produzione riesco a trasmettere solo frammenti e non la totalità delle mie sensazioni: è un lavoro di creazione ed assemblaggio di suoni molto impegnativo che non deve mai dimenticare la sua missione che secondo me è influenzare positivamente il mood di chi l'ascolta”.
Ci racconti com'è nata la tua più recente produzione?
“La musica è per me una necessità, che si tratta di ascoltarla, ballarla, suonarla o crearla. Per “After time" mi sono presa un po' di tempo per studiare qualcosa di nuovo che fosse specchio della mia evoluzione”.
A cosa stai lavorando adesso?
“Sul fronte delle produzioni sto lavorando a sonorità particolarmente originali. In contemporanea sto stringendo dei nuovi rapporti con il mondo ibizenco: è un po' che manco e desidero tornare presto sull'isola che per me è fonte inestimabile di ispirazione e di energia positiva”.
Chi sono gli artisti che ti hanno influenzato di più e perché?
“Negli ultimi tempi ho tratto ispirazione da Indira Paganotto, Sama' Abdulhadi e Fatima Hajji. Sono tutte donne. Mi hanno colpito le loro sonorità, i ritmi incalzanti e la grande energia”.
Che musica ascolteremo e balleremo nell'estate '23?
“Non prevedo grosse differenze con il 2022, andranno alla grande gli artisti che faranno produzioni "cantabili" più che ballabili, così come avviene da qualche anno, in Italia almeno”.
Come vedi la scena musicale italiana in questo periodo? I club, i festival, il pop, l'elettronica, la trap... Ci fai una panoramica?
“Penso che andranno alla grande i festival ed i locali dove si mangia e si beve (soprattutto) si balla (con moderazione) e si canta a squarciagola all'occorrenza. Come generi vedo molto bene il pop e la trap soprattutto”.
C’è qualche giovane artista italiano di talento non ancora così famoso che vuoi segnalarci?
“Ho dato un'occhiata alla scuderia di Amici e penso che qualcosa Maria sfornerà a breve. Ho sentito voci interessanti, in particolare mi ha colpito Wax”.
Qual è il futuro del music business secondo te?
“I mega eventi con line up infinite ed i concerti modello Sfera Ebbasta”.
E come vedi invece il tuo futuro nella musica come artista?
“Il mio futuro come artista lo vedo con delle collaborazioni che mi porteranno ad Ibiza, Miami e poco in Italia”
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Intervista con Ross Roys: “‘After Time’ è lo specchio della mia evoluzione sonora”
Ross Roys, dj producer toscana, da tempo propone sonorità elettroniche che fanno scatenare il mondo. Con uno sguardo puntato alle capitali del clubbing, da Miami ad Ibiza, il suo ultimo pezzo s’intitola “After Time”. La traduzione del titolo parla chiaro: “Tempo dopo”. Infatti l’artista dice: “Questo lavoro risponde alla mia necessità di creare sonorità particolari che riflettessero mie particolari sensazioni”. Pubblicato dalla sua etichetta discografica, Ross Roys Records, il suono riflette il mondo interiore dell’artista. In merito alle produzioni ed alla sua visione musicale, le abbiamo fatto qualche domanda…
Che rapporto hai con la musica?
“Fa parte dei miei bisogni ed è indispensabile per me per condurre una vita soddisfacente: non riesco davvero ad immaginare nessuna fase della mia vita senza una colonna sonora”.
Come definiresti la tua musica? E come la racconteresti?
La mia musica rappresenta il mio sforzo di portare nel mondo fisico ciò che è nel mio mondo interiore. Parlo di sforzo perché in realtà con ogni produzione riesco a trasmettere solo frammenti e non la totalità delle mie sensazioni: è un lavoro di creazione ed assemblaggio di suoni molto impegnativo che non deve mai dimenticare la sua missione che secondo me è influenzare positivamente il mood di chi l'ascolta”.
Ci racconti com'è nata la tua più recente produzione?
“La musica è per me una necessità, che si tratta di ascoltarla, ballarla, suonarla o crearla. Per “After time" mi sono presa un po' di tempo per studiare qualcosa di nuovo che fosse specchio della mia evoluzione”.
A cosa stai lavorando adesso?
“Sul fronte delle produzioni sto lavorando a sonorità particolarmente originali. In contemporanea sto stringendo dei nuovi rapporti con il mondo ibizenco: è un po' che manco e desidero tornare presto sull'isola che per me è fonte inestimabile di ispirazione e di energia positiva”.
Chi sono gli artisti che ti hanno influenzato di più e perché?
“Negli ultimi tempi ho tratto ispirazione da Indira Paganotto, Sama' Abdulhadi e Fatima Hajji. Sono tutte donne. Mi hanno colpito le loro sonorità, i ritmi incalzanti e la grande energia”.
Che musica ascolteremo e balleremo nell'estate '23?
“Non prevedo grosse differenze con il 2022, andranno alla grande gli artisti che faranno produzioni "cantabili" più che ballabili, così come avviene da qualche anno, in Italia almeno”.
Come vedi la scena musicale italiana in questo periodo? I club, i festival, il pop, l'elettronica, la trap... Ci fai una panoramica?
“Penso che andranno alla grande i festival ed i locali dove si mangia e si beve (soprattutto) si balla (con moderazione) e si canta a squarciagola all'occorrenza. Come generi vedo molto bene il pop e la trap soprattutto”.
C’è qualche giovane artista italiano di talento non ancora così famoso che vuoi segnalarci?
“Ho dato un'occhiata alla scuderia di Amici e penso che qualcosa Maria sfornerà a breve. Ho sentito voci interessanti, in particolare mi ha colpito Wax”.
Qual è il futuro del music business secondo te?
“I mega eventi con line up infinite ed i concerti modello Sfera Ebbasta”.
E come vedi invece il tuo futuro nella musica come artista?
“Il mio futuro come artista lo vedo con delle collaborazioni che mi porteranno ad Ibiza, Miami e poco in Italia”
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Intervista con Ross Roys: “‘After Time’ è lo specchio della mia evoluzione sonora”
Ross Roys, dj producer toscana, da tempo propone sonorità elettroniche che fanno scatenare il mondo. Con uno sguardo puntato alle capitali del clubbing, da Miami ad Ibiza, il suo ultimo pezzo s’intitola “After Time”. La traduzione del titolo parla chiaro: “Tempo dopo”. Infatti l’artista dice: “Questo lavoro risponde alla mia necessità di creare sonorità particolari che riflettessero mie particolari sensazioni”. Pubblicato dalla sua etichetta discografica, Ross Roys Records, il suono riflette il mondo interiore dell’artista. In merito alle produzioni ed alla sua visione musicale, le abbiamo fatto qualche domanda…
Che rapporto hai con la musica?
“Fa parte dei miei bisogni ed è indispensabile per me per condurre una vita soddisfacente: non riesco davvero ad immaginare nessuna fase della mia vita senza una colonna sonora”.
Come definiresti la tua musica? E come la racconteresti?
La mia musica rappresenta il mio sforzo di portare nel mondo fisico ciò che è nel mio mondo interiore. Parlo di sforzo perché in realtà con ogni produzione riesco a trasmettere solo frammenti e non la totalità delle mie sensazioni: è un lavoro di creazione ed assemblaggio di suoni molto impegnativo che non deve mai dimenticare la sua missione che secondo me è influenzare positivamente il mood di chi l'ascolta”.
Ci racconti com'è nata la tua più recente produzione?
“La musica è per me una necessità, che si tratta di ascoltarla, ballarla, suonarla o crearla. Per “After time" mi sono presa un po' di tempo per studiare qualcosa di nuovo che fosse specchio della mia evoluzione”.
A cosa stai lavorando adesso?
“Sul fronte delle produzioni sto lavorando a sonorità particolarmente originali. In contemporanea sto stringendo dei nuovi rapporti con il mondo ibizenco: è un po' che manco e desidero tornare presto sull'isola che per me è fonte inestimabile di ispirazione e di energia positiva”.
Chi sono gli artisti che ti hanno influenzato di più e perché?
“Negli ultimi tempi ho tratto ispirazione da Indira Paganotto, Sama' Abdulhadi e Fatima Hajji. Sono tutte donne. Mi hanno colpito le loro sonorità, i ritmi incalzanti e la grande energia”.
Che musica ascolteremo e balleremo nell'estate '23?
“Non prevedo grosse differenze con il 2022, andranno alla grande gli artisti che faranno produzioni "cantabili" più che ballabili, così come avviene da qualche anno, in Italia almeno”.
Come vedi la scena musicale italiana in questo periodo? I club, i festival, il pop, l'elettronica, la trap... Ci fai una panoramica?
“Penso che andranno alla grande i festival ed i locali dove si mangia e si beve (soprattutto) si balla (con moderazione) e si canta a squarciagola all'occorrenza. Come generi vedo molto bene il pop e la trap soprattutto”.
C’è qualche giovane artista italiano di talento non ancora così famoso che vuoi segnalarci?
“Ho dato un'occhiata alla scuderia di Amici e penso che qualcosa Maria sfornerà a breve. Ho sentito voci interessanti, in particolare mi ha colpito Wax”.
Qual è il futuro del music business secondo te?
“I mega eventi con line up infinite ed i concerti modello Sfera Ebbasta”.
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DENUNCIA PUBBLICA CONTRO I GOVERNI 01/12/2022 -
Giovanni 8:32 conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».
DENUNCIA PUBBLICA CONTRO I GOVERNI 01/12/2022 - Action, legal action
Impugnatatela, se credete a quanto riportato brevemente,
Alla cortese attenzione degli Ill.mi Signori della Corte di Cassazione, dei Procuratori, dei Giudici, ai cittadini,
Oggetto: Sporgo formale Denuncia-Querela verso i Vostri Uffici competenti secondo Responsabilità Specifiche, e chiedendo l'apertura delle Indagini sulla sfera Covid 19 e tutti caratteri avversi che ha rappresentato in antitesi al realistico vero interesse economico e geopolitico. Si parla di Genocidio in corso.
Dunque presento formale ATTO DI DENUNCIA – QUERELA,
(ex artt. 333 e 336 c.p.p.);
Egregi e Illustrissimi Signori della Corte, Procuratori, Giudici, Cittadini,
Il sottoscritto Andrea Salvatore Buffa, nato a Palermo il 02/03/1973; Patente n° TP5279473M;
CODICE FISCALE BFFNRS73C02G273I;
Carta di identità n° AV6995014;
PASSAPORTO n° YA1713598;
Residenza in PETROSINO (TP) Via Parrini Chiano 87;
Domicilio Elettronico Certificato PEC: [email protected]
Domicilio in Francia: 26 RUE DU COMMANDANT ARNOULD 33000 - BORDEAUX, presso SOCIÉTÉ DE SAINT VINCENT DE PAUL.
Egregi Signori,
Sono un cittadino italiano costretto in esilio dallo stato italiano nel silenzio violento di tutti.
Sono stato organizer del m5s a Mazara del Vallo per 2 anni consecutivi.
Ho un importante Denuncia Querela e vorrei fossero avviate le indagini che in questo caso sono di importanza vitale per tutti perché svela i pericoli reali della vaccinazione forzata ed incrimina dunque le alte cariche dello stato.
Premesse, in data 08/05/2021 ho presentato via Posta certificata a una moltitudine di Procure di giustizia con titolo: " DOSSIER COVID DI VITALE IMPORTANZA "
Ho scritto a una moltitudine di giornalisti, avvocati, italiani e stranieri che pur costretto senza fissa dimora il dovere è alla base di un Cristiano.
Dopo che il Dossier, un lavoro iniziato con il blog personale "Italia Alata" 3 anni di dura ricerca e lettura di cose che mai avrei voluto conoscere, in breve è stato chiuso.
Inoltre tutti i miei social accounts sono stati chiusi, e molto di più in termini persecutori.
Qui l"home page del SITO DOSSIER chiusomi, e avrebbe salvato vite
DOSSIER COVID 19 CENSURATO, any Help? - Action, legal action
La verità è che,
La malattia risiede nel farmaco per soldi facili, e potere - Action, legal action
Esenzione Cristiana dai vaccini e da bombe atomiche, anche per coloro che hanno fatto il vaccino. - Action, legal action
Petizione per visura dei patrimoni dei magistrati e alte cariche - Action, legal action
La mia Denuncia inascoltata contro i crimi in atto - Action, legal action
"Beppe Grillo sui vaccini in un monologo del 1998"
La malattia è business, la sanità non cura è industria.
Codice Penale
Artt. 247; 265; 267; 362; 364; 656;
Art. 247.
Favoreggiamento bellico.
Chiunque, in tempo di guerra, tiene intelligenze con lo straniero per favorire le operazioni militari del nemico a danno dello Stato italiano, o per nuocere altrimenti alle operazioni militari dello Stato italiano, ovvero commette altri fatti diretti agli stessi scopi, è punito con la reclusione non inferiore a dieci anni; e, se raggiunge l'intento, con la morte.
Art. 265.
Disfattismo politico.
Chiunque in tempo di guerra, diffonde o comunica voci o notizie false esagerate o tendenziose, che possano destare pubblico allarme o deprimere lo spirito pubblico o altrimenti menomare la resistenza della nazione di fronte al nemico, o svolge comunque un'attività tale da recare nocumento agli interessi nazionali, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni.,La pena è non inferiore a quindici anni:,1) se il fatto è commesso con propaganda o comunicazioni dirette a militari;,2) se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze con lo straniero.,La pena è dell'ergastolo se il colpevole ha agito in seguito a intelligenza col nemico.
Art. 267.
Disfattismo economico.
Chiunque, in tempo di guerra, adopera mezzi diretti a deprimere il corso dei cambi, o ad influire sul mercato dei titoli o dei valori, pubblici o privati, in modo da esporre a pericolo la resistenza della nazione di fronte al nemico, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni e con la multa non inferiore a euro 3.098.,Se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze con lo straniero, la reclusione non può essere inferiore a dieci anni.,La reclusione è non inferiore a quindici anni se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze col nemico.
Art. 362.
Omessa denuncia da parte di un incaricato di pubblico servizio.
L'incaricato di un pubblico servizio che omette o ritarda di denunciare all'autorità indicata nell'articolo precedente un reato del quale abbia avuto notizia nell'esercizio o a causa del servizio, è punito con la multa fino a euro 103.,Tale disposizione non si applica se si tratta di un reato punibile a querela della persona offesa, né si applica ai responsabili delle comunità terapeutiche socio-riabilitative per fatti commessi da persone tossicodipendenti affidate per l'esecuzione del programma definito da un servizio pubblico.
Art. 364.
Omessa denuncia di reato da parte del cittadino.
Il cittadino , che, avendo avuto notizia di un delitto contro la personalità dello Stato, per il quale la legge stabilisce la pena di morte (1) o l'ergastolo, non ne fa immediatamente denuncia all'Autorità indicata nell'art. 361, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa da euro 103 a euro 1.032.,(1) La pena di morte per i delitti previsti dal codice penale è stata abolita dall'art. 1 del D.Lgs.Lgt. 10 agosto 1944, n. 224.
Art. 347. Codice Procedura Penale
Obbligo di riferire la notizia del reato
1. Acquisita la notizia di reato, la polizia giudiziaria, senza ritardo, riferisce al pubblico ministero, per iscritto, gli elementi essenziali del fatto e gli altri elementi sino ad allora raccolti, indicando le fonti di prova e le attivita' compiute, delle quali trasmette la relativa documentazione.
2. Comunica, inoltre, quando e' possibile, le generalita', il domicilio e quanto altro valga alla identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini, della persona offesa e di coloro che siano in grado di riferire su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti.
2-bis. Qualora siano stati compiuti atti per i quali e' prevista l'assistenza del difensore della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini, la comunicazione della notizia di reato e' trasmessa al piu' tardi entro quarantotto ore dal compimento dell'atto, salve le disposizioni di legge che prevedono termini particolari.
3. Se si tratta di taluno dei delitti indicati nell'articolo 407, comma 2, lettera a), numeri da 1) a 6) ((, del presente codice, o di uno dei delitti previsti dagli articoli 572, 609-bis, 609-ter, 609-quater, 609-quinquies, 609-octies, 612-bis e 612-ter del codice penale, ovvero dagli articoli 582 e 583-quinquies del codice penale nelle ipotesi aggravate ai sensi degli articoli 576, primo comma, numeri 2, 5 e 5.1, e 577, primo comma, numero 1, e secondo comma, del medesimo codice penale,)) e, in ogni caso, quando sussistono ragioni di urgenza, la comunicazione della notizia di reato e' data immediatamente anche anche in forma orale.
Alla comunicazione orale deve seguire senza ritardo quella scritta con le indicazioni e la documentazione previste dai commi 1 e 2.
4. Con la comunicazione, la polizia giudiziaria indica il giorno e l'ora in cui ha acquisito la notizia.
Art. 656.
Pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l'ordine pubblico.
Chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l'ordine pubblico, è punito se il fatto non costituisce un più grave reato, con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a euro 309.
Un quadro sulle immunità penali
L'avvocato, Marc Gotti : "Tutto ciò che è stato violato nella sfera giuridica da 2 anni" – L'Informatore. 🇳🇱 #WeStandAsOne
Distruggere la narrativa: 40 ragioni per cui una pandemia di COVID-19 non è mai esistita
2 ottobre 2021
Di Jesse Smith Global Research, 30 settembre 2021
Maître Virginie DE ARAUJO-RECCHIA
Avocat au Barreau de Paris
Vari Dossier di Accusa di una giovane Avvocato, un grande lavoro di vera informazione
VIRUS, RIVENDICAZIONI DI ACCUSA AI GOVERNI = CLAIMS OF ACCUSATION TO GOVERNMENTS = ALLÉGATIONS D’ACCUSATION AUX GOUVERNEMENTS
STATISTICAMENTE È IMPOSSIBILE CHE PIÙ DI 5 AZIENDE CREANO UN VACCINO, E IN TEMPI BREVI COME È ACCADUTO È UNA ESTREMA SATANICA MENZOGNA
Il virus non è mai stato isolato, significa che non esiste;
Se il virus pandemico fosse esistito prima che fosse stato creato/potenziato in laboratorio avrebbe già dalla notte dei tempi sterminato, estinto l'uomo. Dunque è inganno globale. Ricordiamoci la presenza ulteriore di cellule di bambini abortiti giusto per comprendere il calibro dei frutti vaccinali.
Il tribunale canadese dimostra che il COVID-19 è una bufala
Il virus covid NON è MAI stato isolato e ha dimostrato di causare malattie... l'intera pandemia si basa su un falso mito scientifico – NaturalNews.com
3. Nel vaccino però esiste un virus da laboratorio, significa arma batteriologica - bio genetica;
3a. NIH conferma che il laboratorio di Boston che ha creato un nuovo ceppo covid micidiale con tasso di mortalità dell'80% NON ha ricevuto l'approvazione della ricerca dell'agenzia - Action, legal action
3b. Il vincitore di Nobel Professore Luc Montagnier aveva con video spiegato che il virus è creato in laboratorio.
3c. Capire oggi che i proiettili da guerre sono di altra natura e che i voti degli statali per la finta democrazia non occorrono più come non occorrono più i banchieri, che i servizi sono meccanizzati ed online e i robot sostituiscono i militari è importante.
La malattia è business e la psichiatria satanismo.
Inocularsi malattie è da ignoranti, i terroristi assassini ci governano!
4. Condizione per vaccinare è che le cure esistenti non hanno avuto efficacia;
MEDICINALI, AUTORIZZAZIONI ALL’ IMMISSIONE IN COMMERCIO, REGOLAMENTO (CE) N. 507/2006, 29/03/2006
Non si conoscono reali statistiche sul virus, ma solo quelle basate su tamponi la cui inaffidabilità è sottolineata in primis dall'OMS, allegato 7).
I prodotti sperimentali, come di fatto sono i moderni vaccini, possono essere autorizzati al commercio solo in assenza cure alternative valide (articolo 4 Regolamento CE 507/2006:
Appare evidente l’esistenza di cure efficaci che non giustificano l’imposizione vaccinale che, ad oggi, è peraltro fittizia ma attuata attraverso la sottrazione ai cittadini di libertà fondamentali.
Regolamento (CE) n. 507/2006 della Commissione, del 29 marzo 2006 , relativo all’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata dei medicinali per uso umano che rientrano nel campo d’applicazione del regolamento (CE) n. 726/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio (Testo rilevante ai fini del SEE)
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea
L 92/6
REGOLAMENTO (CE) N. 507/2006 DELLA COMMISSIONE
del 29 marzo 2006
Articolo 4
Condizioni
1. Un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata può essere rilasciata quando il comitato ritiene che, malgrado non siano stati forniti dati clinici completi in merito alla sicurezza e all’efficacia del medicinale, siano rispettate tutte le seguenti condizioni:
a)
il rapporto rischio/beneficio del medicinale, quale definito all’articolo 1, paragrafo 28 bis, della direttiva 2001/83/CE, risulta positivo;
b)
è probabile che il richiedente possa in seguito fornire dati clinici completi;
c)
il medicinale risponde ad esigenze mediche insoddisfatte;
d)
i benefici per la salute pubblica derivanti dalla disponibilità immediata sul mercato del medicinale in questione superano il rischio inerente al fatto che occorrano ancora dati supplementari.
Nelle situazioni di emergenza di cui all’articolo 2, paragrafo 2, può essere rilasciata un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata anche in assenza di dati farmaceutici o preclinici completi purché siano rispettate le condizioni di cui alle lettere da a) a d) del presente paragrafo.
2. Ai fini del paragrafo 1, lettera c), per esigenze mediche insoddisfatte si intende una patologia per la quale non esiste un metodo soddisfacente di diagnosi, prevenzione o trattamento autorizzato nella Comunità o, anche qualora tale metodo esista, in relazione alla quale il medicinale in questione apporterà un sostanziale vantaggio terapeutico a quanti ne sono affetti.
5. Le cure esistono e sono tante, come l’idrossiclorochina, il plasma iperimmune del Dott. De Donno, ecc;
Fidati della scienza: prove dell'ivermectina e del COVID-19
Esplosivo! India: 241 MILIONI di persone dichiarate libere da COVID dopo che il governo ha promosso l'ivermectina
4 ottobre 2021
Covid, Israele: farmaco con plasma dei guariti; “Vaccino passivo”, Pazienti dimessi in 5 giorni
22/08/2021
circa il 93% dei 90 ricoverati con coronavirus trattati in diversi ospedali greci dal medicinale creato da un team del Sourasky Medical Center di Tel Aviv è stato dimesso in cinque giorni o meno. Lo studio di Fase II ha confermato i risultati della Fase I condotta in Israele, dove 29 pazienti su 30 si erano ripresi dopo pochi giorni lo scorso inverno.
Cos’è l’idrossiclorochina e perché Donald Trump la prende
Mirangela Cappello (Ran)
19 Maggio 2020
Ospedale americano costretto dalla giustizia a somministrare ivermectina a un paziente Covid-19
31 agosto 2021, 14:37- Con AFP
© LUIS ROBAYO Fonte: AFP
Ivermectin in Colombia il 21 luglio 2021 (immagine illustrativa).
RT France su
6. I tamponi non possono dimostrare nulla, ne tanto meno un virus da un altro;
BOMBA SULLA PANDEMIA: CDC USA RITIRA TAMPONI PCR. “Non distinguono Sars-Cov-2 da Influenza”. Contagi COVID-19 Falsati!
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
PCR scientificamente riconosciuti inaffidabili come strumenti diagnostici, Avv. Mauro Sandri
7. I nostri governanti lavoravo contro il popolo come dei nemici mortali;
8. C'è da supporre che i legali, i magistrati fanno parte del British Accredited Registry BAR; Apocalisse 17.
9. Il trattato sulla pandemia dell'OMS nelle fasi FINALI scatenerà la DITTATURA medica GLOBALE
Da una newsletter di
23/11/2022
Avviso rosso: il nuovo trattato sulla pandemia dell'OMS nelle fasi finali annullerebbe la costituzione degli Stati Uniti
Oggi vi portiamo un'intervista davvero bomba e una storia critica sul nuovo trattato sulla pandemia dell'OMS, scritto specificamente per annullare la Costituzione degli Stati Uniti e tutte le leggi nazionali in ogni nazione, in tutto il mondo. Come facciamo a saperlo? Perché l'esperto di trattati, il dottor Francis Boyle, ha studiato il linguaggio proposto per il trattato e spiega tutto nell'intervista di oggi (vedi sotto). È l'autore del Biological Weapons Anti-Terrorism Act del 1989 ed è un esperto di lettura e scrittura di trattati. E oggi lancia il suo avvertimento più forte mai reso pubblico.
Questa è un'intervista e un articolo da non perdere. Veramente una bomba. Trova il tempo per ascoltarlo.
Guarda l'intervista completa e il podcast qui.
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Sentenze anti pandemia Covid19 - Action, legal action
La scomparsa delle malattie infettive non è dovuta ai vaccini ("CHE LA CAUSANO") - Action, legal action
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Ricordo ai fedeli Cristiani che le statue nelle chiese sono abominio e che il Santo Natale è il 2 di Marzo da Sofonia 1:10.
Email:
A mio avviso, e mi permetto, con ulteriori documenti, vi siano interessi ravvisabili negli articoli che seguono del Codice Penale e che riguardano oggi persino le alte cariche al governo dall'introduzione della legge Lorenzin sui vaccini almeno:
Art. 56. Delitto tentato;
Art. 247. Favoreggiamento bellico;
Art. 265. Disfattismo politico;
Art. 267. Disfattismo economico;
Art. 270. Associazioni sovversive;
Art. 270-bis. Associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico;
Art. 280. Attentato per finalità di terrorismo o di eversione;
Art. 289-ter. Sequestro di persona;
Art. 283. Attentato contro la Costituzione dello Stato;
Art. 324. Interesse privato in atti di ufficio;
Art. 328. Rifiuto di atti d'ufficio, omissione;
Art. 365. Omissione di referto;
Art. 368. Calunnia;
Art. 392. Esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone;
Art. 420. Attentato a impianti di pubblica utilità;
Art. 442. Commercio di sostanze alimentari contraffatte o adulterate [per i vaccini specie quest'ultimi imposti];
Art. 584. Omicidio preterintenzionale, (Tentati OMICIDI);
Art. 590-bis. Lesioni personali gravissime;
Art. 600. Riduzione in schiavitù;
Art. 661. Abuso della credulità popolare;
Sono da accusare anche di fake pandemia;
E che si sono resi pericolosamente responsabili di aver offeso i popoli nell’onore e nel decoro, affinché gli Ill.mi Procuratori della Giustizia esaminati i fatti sopra narrati procedano nei loro confronti per i reati previsti e puniti dagli Artt. del C.P. appena sopra elencati e per tutti i reati che si riterranno sussistere nella concreta fattispecie dei molteplici danni alle persone e nello specifico, danni davvero globali.
VISTO tutto ciò premesso, sporgo formale DENUNCIA – QUERELA
1. nei confronti dei Ministri della salute Beatrice Lorenzin e Roberto Speranza;
2. nei confronti di tutti gli altri complici che dalle indagini saranno messi in luce;
Nel chiedere espressamente la punizione dei responsabili, ci si riserva sin d'ora di costituirsi parte civile nel procedimento penale che vorrà essere intrapreso.
Si manifesta espressa opposizione ex art. 410 c.p.p. all'eventuale richiesta di archiviazione della notizia di reato, chiedendo che ne venga dato avviso ai sensi dell'art. 408 c.p.p.
1. Voglio essere informato nel caso di proroga delle indagini preliminari;
2. essere notiziato nel caso in cui il P.M. si determinasse per la richiesta di archiviazione, ritenendo le accuse non sostenibili in un dibattimento. (Modello 45);
3. Essere Parte Civile nel processo penale;
Consapevole delle sanzioni penali nel caso di dichiarazioni non veritiere, di formazione o uso di atti falsi, in qualità di Interessato a cagion di grave dolo spero in una immediata risoluzione e riscatto;
Allegati:
La presente Denuncia - Querela come qui in questo scritto riportata firmata da Firma Elettronica Certificata;
Altri allegati si trovano nella cartella di DRIVE Google sDENUNCE-QUERELE di Andrea Salvatore Buffa 02-03-1973 Palermo https://drive.google.com/drive/folders/1VtvlOfrSXVuKzonW1n27ZMa0cl0VtMuw?usp=sharing
Francia 01/12/2022
Cordiali saluti,
Andrea Salvatore Buffa
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Se siamo infelici è perché sprechiamo troppo tempo a cercare di essere migliori degli altri - THE VISION
Nella raccolta di poesie Foglie d’erba, pubblicata nel 1855, il poeta statunitense Walt Whitman scrive: “Credo ch’io potrei vivere tra gli animali,/ che sono così placidi e pieni di decoro/ […] Non stanno svegli al buio per piangere sopra i/ loro peccati […] Nessuno è insoddisfatto, nessuno ha la manìa / infausta di possedere cose/ nessuno si inginocchia innanzi all’altro”. Attento osservatore della realtà e della natura, Whitman in questa poesia elenca una serie di virtù degli animali, capaci di godere dei benefici della vita terrena senza perdersi dietro a desideri autodistruttivi e ambizioni che facilmente conducono all’infelicità. Non è un caso che questa stessa poesia venga posta in esergo a La conquista della felicità, saggio che il filosofo britannico Bertrand Russell scrisse e pubblicò nel 1930. Il testo si sofferma sullo stato di infelicità in cui le persone si ritrovano a vivere e sopravvivere e sulle numerose concause che ci impediscono di accedere a un benessere stabile e duraturo. Russell prefigurò lo stato di perenne tedio e insoddisfazione che avrebbe fagocitato l’uomo nei decenni a venire e che oggi, a quasi un secolo di distanza, suona come una profezia che si è compiuta. Il filosofo sosteneva infatti che l’essere umano fosse predisposto a infliggersi sofferenza e a sviluppare un intenso malcontento, che non originerebbe mai da un’evidente matrice esterna. A questo si intersecherebbe poi la tendenza a perdersi dietro bisogni vacui, finendo per alimentare vizi, dipendenze e sentimenti dannosi, che portano al conflitto con i propri simili. “Nessun sistema ha probabilità di successo, fintanto che gli uomini sono così infelici da considerare lo sterminio reciproco meno orrendo della continua rassegnazione alla luce del giorno,” scrive Russell, e in effetti solo analizzando e trovando una soluzione a questo problema si sarebbe potuti riuscire a costruire una società solida e in grado di progredire in maniera positiva. Peccato però che da allora la situazione si sia invece esponenzialmente aggravata. Eppure non tutto è perduto e rileggere le sue parole può aiutarci a mettere a fuoco il senso della nostra esistenza. Come fattori nocivi all’uomo il filosofo riporta in particolare la tendenza alla competizione e il sentimento di invidia che scaturiscono dal non sentirsi mai all’altezza. Un individuo teso allo “sfoggio delle proprie qualità” si ritroverà facilmente solo, senza affetti, ignaro dei sentimenti profondi dei propri cari. La predisposizione alla competitività, alla prestazione professionale eccellente e alla lotta per il tanto agognato successo sono, oggi ancor più che un secolo fa, fonte dell’abbrutimento di molte persone. “La radice di questo male risiede nell’eccessiva importanza attribuita al buon esito della competizione con i propri simili quale fonte principale di felicità”. L’uomo è portato a inseguire in maniera frenetica successo e guadagni, in quanto strumenti di riconoscimento sociale. Russell lamentava già ai suoi tempi che la competizione, connessa al decadimento degli ideali civili, avesse invaso ogni settore della vita. In questo modo qualsiasi forma di svago – tra cui il filosofo annovera la lettura e la conversazione – finiva per essere percepita e vissuta come una gara con gli altri e quindi privata della gioia che poteva portare. Donne e uomini, spesso, non sembrano in grado di assaporare i piaceri della vita intellettuale senza lasciarsi fagocitare dalla competitività e ciò degenera fatalmente in comportamenti autodistruttivi che hanno come conseguenza stanchezza, assunzione di droghe ed esaurimento nervoso. Ridurre la vita stessa “a una questione di muscoli e volontà” è il primo passo per ritrovarsi di fronte a una società incapace di ammettere, accettare e desiderare una parte di svago in uno stile di vita equilibrato. Il progresso e i benefici della rivoluzione digitale permettono oggi, a chiunque disponga dei pochi mezzi necessari, di trasformare qualunque hobby o passione in un business – o almeno di provare a farlo. Chiunque può apparentemente ritagliarsi il proprio spazio sul web e sui vari social, condividendo abilità, inclinazioni e persino frammenti della propria vita privata, ma tutto questo, se da un lato costituisce una risorsa per chi ha bisogno di una vetrina facilmente accessibile, dall’altro ci priva di una porzione di vita da dedicare alle nostre passioni senza lasciarci divorare dalla competitività, dall’ansia da prestazione e dal bisogno di piacere e acquisire sempre più seguaci. Tutto sul web può diventare strumento di competizione e la corsa ai follower – che in grandi quantità possono effettivamente costituire possibilità di guadagno – lo dimostra. Il bisogno di approvazione surclassa la capacità di assaporare il proprio tempo libero: è il trionfo della performance sul godimento. Il vicino più prossimo della competitività è l’invidia. Russell la descrive come il sentimento umano più deprecabile, in quanto porta l’individuo a infliggere del male alla persona che l’ha suscitata e, al contempo, causa infelicità per chi ne è affetto. Piuttosto che godere di ciò che possiede, l’invidioso desidera infatti privare gli altri dei loro vantaggi, poiché la gioia e la soddisfazione altrui lo fanno sprofondare nel malcontento. L’invidia scaturisce in primo luogo dalla percezione delle disuguaglianze che, se non risponde a una chiara differenza di merito, viene percepita come un’ingiustizia. Se un tempo l’individuo invidiava soltanto i propri vicini (perché poco o nulla sapeva degli altri), oggi è portato a invidiare molte più persone, anche molto distanti dalla sua sfera esistenziale, perché è sempre più facile entrare in apparente contatto con la vita, alle abitudini e agli agi instagrammati e instagrammabili altrui, per forza di cose falsati. A proposito del legame tra insoddisfazione, invidia e odio per il prossimo, il filosofo scrive: “Il cuore umano, quale la civiltà moderna lo ha fatto, è più propenso all’odio che all’amicizia. Ed è propenso all’odio perché è insoddisfatto, perché nel profondo sente, forse anche inconsciamente, di aver perduto il senso della vita”. Un altro vizio denunciato da Russell è la paura della disapprovazione altrui, che si mescola all’incapacità di vivere serenamente senza omologarsi all’ambiente circostante. “Gli strappi alle convenzioni accendono d’indignazione le persone convenzionali”: per questo motivo, talvolta, il bisogno umano di uniformarsi per avvertire un senso di appartenenza e riconoscimento entra in conflitto con l’esigenza di esistere esprimendo la propria individualità, anche laddove appaia stravagante. A questo proposito, il filosofo invita a curarsi dell’opinione pubblica quel tanto che basta “per non morire di fame e non andare in prigione”. Secondo il filosofo, una società fatta di individui che non si inchinano alle convenzioni è di gran lunga più interessante di una in cui tutti agiscono secondo comportamenti stereotipati. E oggi, nell’era della globalizzazione e delle comunicazioni iperveloci, è ancora più necessario abbandonare la paura di ciò che è diverso da noi, che ci porta a riporre fiducia solo in coloro in cui possiamo facilmente riconoscerci. Sforzarsi di capire l’altro e condividere le proprie esperienze è sempre qualcosa che ci arricchisce. La tendenza a percepirsi come macchine da prestazione piuttosto che come soggetti, con bisogni e aspirazioni da ascoltare e assecondare, è poi sempre più tangibile a causa del progresso e dei suoi ritmi incessanti. Di conseguenza, è facile sviluppare un senso di inadeguatezza profondo e una percezione errata delle proprie capacità. Le prestazioni, inumane e irrealistiche, che il mondo richiede, portano a misurarsi in modo dannoso con gli altri e con le proprie fragilità, con uno sforzo che si rivela autodistruttivo, perché sovradimensionato. Tutto ciò ci fa precipitare in una spirale di ansia e di fatica emotiva che, scrive Russell, impedisce anche il riposo, poiché “più stanco è un uomo, più impossibile diventa per lui fermarsi”. Talvolta, la prestazione lavorativa è uno degli strumenti utili per fuggire alle inquietudini e alla paura del fallimento. Sembriamo incapaci di guardare alle nostre angosce con razionalità ed equilibrio – di modo che queste diventino familiari – e andiamo alla ricerca di continue distrazioni, che ci distolgono dalla risoluzione dei problemi che ci turbano. In questo modo prolifera l’abitudine a stordirsi con svaghi allettanti ma superficiali, che finiscono per affaticarci tanto quanto le ore di lavoro indefesso. Questo meccanismo ci mostra come gli esseri umani cerchino da tempo l’eccitamento per sfuggire al vuoto e alla noia fruttuosa. L’individuo che prova a “perdersi” in piaceri estremi e passioni violente, che lo stordiscono e lo astraggono dalla propria percezione del sé, si stima incapace di godere di una felicità duratura. Su questo punto, il filosofo britannico non mostra dubbi: l’uomo moderno fatica a divertirsi senza l’ausilio dell’alcool o di sostanze che alterino la sua percezione; e oltretutto, anche laddove riuscisse a ottenere il successo agognato, egli avrebbe i nervi così devastati da non riuscire a godere dei traguardi conquistati. Ma Russell parla anche del senso di colpa, spesso indotto in età infantile da figure genitoriali o educative eccessivamente repressive e moraliste. In un’etica razionale, dice il filosofo, dovrebbe essere considerato lodevole arrecare un piacere a sé, quando questo non lede l’incolumità e il benessere altrui. Ciononostante, siamo stati cresciuti per generazioni con la paura di peccare, cosa che ci ha portato a sviluppare comportamenti auto-castranti. Il senso di colpa induce a perdere il rispetto di sé e a stimarsi inferiori agli altri, per questo è bene sollecitare la parte cosciente a vigilare su quella incosciente che, spesso a causa di un’educazione sbagliata, ha imparato a infliggersi inutili sofferenze e repressioni. Ancora, nel saggio vengono messi a fuoco i danni che reca a ogni individuo la disposizione a ripiegarsi su di sé e sui propri problemi. Un essere umano sano e propositivo è infatti proiettato verso l’esterno: pur muovendo da un giusto interesse egoistico, esso è però capace di allargare lo sguardo verso ciò che lo circonda, riuscendo a percepire la propria piccolezza e la moderata rilevanza delle disgrazie individuali, al cospetto della sofferenza che permea il mondo intero. Chi non riesce a empatizzare con il dolore altrui e chi non è capace di immedesimarsi rischia di ingigantire oltremodo il valore della propria sofferenza e, così facendo, incide negativamente non solo sulla propria vita, ma su quella di tutti gli altri, calpestandone dignità ed esigenze. “La felicità fondamentale dipende più di qualunque cosa da ciò che si può chiamare un cordiale interesse per le persone e le cose”. A partire da un interesse genuino e da una sana apertura verso la realtà che ci circonda, possiamo provare a tirarci fuori dalla spirale di debolezze e comportamenti auto-sabotanti che ci minano. In conclusione, il filosofo aggiunge poi un argomento fondamentale alla sua tesi: poiché il male più difficile da sconfiggere è l’insoddisfazione, oggi diffusa in maniera endemica e pervasiva, sarebbe auspicabile che aumentasse il numero degli individui che godono di una felicità autentica. Sono questi, infatti, gli unici a non provare piacere nell’infliggere dolore agli altri e, di conseguenza, a non nuocere a sé stessi e al mondo. Finché continueremo a cercare l’appagamento attraverso il riconoscimento sociale, e finché ci percepiremo come macchine invece che come esseri umani, resteremo vittime delle richieste iperboliche della società. Una vita impiegata in una competizione contro gli altri, al fine di “dimostrare di essere i migliori”, induce inevitabilmente a uno stato di tensione che ci impedisce di provare autentica soddisfazione. Oggi in molti iniziano ad avvertire il bisogno di rallentare, per avere il tempo di ascoltarsi ma anche di spostare lo sguardo verso ciò che li circonda. Questo è l’unico modo per smettere di sabotarsi e, così, di ricominciare a godere dei proprio sani successi, quando arrivano.
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Questa foto è possibile scattarla solo all’equatore, o meglio in una zona qualsiasi tra i due tropici terrestri ( i.e. tra le latitudini del tropico del Cancro e del Capricorno) in un giorno specifico dell’anno. Solo quello.
Eratostene nel III a.C. - cioè ben due secoli prima della nascita di Giulio Cesare - sfruttando questa proprietà e misurando la differenza angolare tra le ombre proiettate in due città nello stesso giorno - una sul tropico del Cancro (vicino alle sorgenti del Nilo) e Alessandria di Egitto a 5000 stadi di distanza (quasi sul mediterraneo), poste in linea sulla stessa longitudine, è riuscito a calcolare la dimensione del diametro terrestre (252.000 stadi) con un errore dello 0,8% rispetto alla misura di oggi. Vale far notare che non ha stabilito che la terra fosse rotonda, questa informazione era già banalmente nota nel 25.000 a.C agli astronomi e preti di quel tempo. Chiunque debba redarre un calendario astronomico sa che vicino al Polo Nord si assiste al fenomeno del sole di mezzanotte, e che tra i tropici il Sole - un giorno solo all’anno - si trova perfettamente allo Zenith. Cosa possibile, entrambi i fenomeni, solo se ci si trova su una sfera. Osservando questa e altre idee geniali e anche coraggiose🌹 che risalgono i millenni, condotte da menti eccelse, con precisioni straordinarie se si pensa alla totale assenza di mezzi tecnologici adeguati - Galileo (e Newton ) nel ‘600 coniavano la nota espressione “siamo nani sulle spalle di giganti”. Da veri giganti quali erano, questi due uomini di scienza intuivano e comprendevano profondamente l’eccellenza delle idee e dei metodi dei matematici, filosofi e astronomi del loro passato. E ne apprezzavano la grandezza. E modestamente si auto chiamavano nani al loro paragone. La grandezza scientifica e la modestia umana a volte viaggiano di pari passo. Attualmente, siamo solo nani sulle spalle di tonnellate di pezzi di carta, e di miliardi di quintali di dati che non hanno nessun significato, perchè non sono generati da una ricerca e da un disegno o un pensiero profondo: sono semplicemente “raccattati da terra” (da internet), dati a cui menti minuscole - come i “Zuckerberg” vari che popolano il mondo - sperano di poter dare un qualche significato, e una resa di business, in modo magico. Idea peregrina e infondata, il caos non genera da sè l’ordine. Se lo genera occorre invocare la presenza di un demiurgo, che qualcuno chiama, appropriatamente, Dio. Solo Dio genera ordine dal nulla informativo. Genera ordine dal caos. Solo un dio può invertire la inesorabile direzione, monotòna crescente, dell’entropia. Le idee profonde non sono figlie della tecnica, del caos, o della avidità del mercato, ma nascono in presenza di una qualità scientifica e umana realmente profonda che va coltivata partendo da lontano. Dalla formazione delle menti, dalla qualità spirituale delle teste che vanno formandosi. Dalla qualità umana di queste persone. Futuri scienziati, scienziati attuali, studiosi. La qualità non nasce dal caso. Pensate ad es. che la pila atomica (il reattore nucleare) è stata inventata da Fermi, a Roma negli anni ‘30, ragionando con Ettore Majorana (teorico puro), Segrè, Amaldi, Pontecorvo e Rasetti, i cosidetti ragazzi di via Panisperna, https://it.wikipedia.org/wiki/Ragazzi_di_via_Panisperna
in un laboratorio che aveva più o meno i fondi del club di topolino. Quasi nulla.
Non sono stati gli scienziati Tedeschi, o Americani o Russi - che avevano dotazioni finanziarie impressionanti - a inventare la pila, ovvero il reattore nucelare, vale a dire il precursore della Bomba Atomica, ma un gruppo di tre scienziati, in via Panisperna a Roma nel '34: la prima realizzazione avverrà temerariamente a Chicago nel 1942. Temerariamente perchè realizzata proprio nel centro di una grande città, con i rischi assoluti del caso. Ma Fermi, che era uomo di qualità, sapeva il fatto suo. Il progetto si sposterà a Los Alamos, nel deserto, radunando l’eccellenza e il gotha della fisica particellare del tempo, tra cui il giovanissimo Feynman, per creare la prima bomba nucleare, e dare così una svolta finale al conflitto coi Giapponesi.
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Star Comics, gli annunci dell’Hanami Manga Festival
In arrivo la Perfect Edition di Inuyasha, Rosen Blood, One Room Angel e Keep Your Hands Off Eizouken!
A quanto pare, oltre a quelli annunciati giovedì sera in occasione dell’apertura degli STAR DAYS 2021, c’erano in caldo altri quattro titoli in casa Edizioni Star Comics. Di seguito trovate le novità svelate durante l’Hanami Manga Festival di AnimeClick.
INUYASHA (PERFECT EDITION) di Rumiko Takahashi
Kagome è una studentessa delle medie la cui famiglia gestisce un tempio shintoista. Il giorno del suo quindicesimo compleanno viene improvvisamente aggredita da un terribile demone, che la risucchia all’interno di un pozzo nei pressi del santuario, catapultandola indietro nel tempo di diversi secoli, fino nell’epoca Sengoku.
Nel tentativo di sfuggire alla creatura, la fanciulla cerca rifugio in un bosco, e lì si imbatte in un affascinante mezzo-demone dai lunghi capelli bianchi sigillato in un sonno magico. Risvegliato da Kagome per difenderla dal mostro che la sta minacciando, Inuyasha riconosce in lei la reincarnazione della sacerdotessa Kikyo, custode della preziosa Sfera dei Quattro Spiriti...
Inizia per il duo un emozionante viaggio tra passato e presente per cercare di proteggere la sfera dalle grinfie di spietati demoni e crudeli nemici.
A grandissima richiesta, ritorna finalmente uno dei più immortali capolavori della maestra Rumiko Takahashi, in un'imperdibile Perfect Edition che farà la gioia dei suoi tanti appassionati.
Serie di 30 volumi, conclusa - Novembre 2021 - In fumetteria, libreria e store online
KEEP YOUR HANDS OFF EIZOUKEN! di Sumito Owara
Midori, Sayaka e Tsubame sono 3 liceali completamente diverse fra loro: Midori è un maschiaccio scapestrato che sogna mondi immaginari e li appunta con disegni meticolosi; Tsubame è una modella altolocata con la passione per le animazioni; Sayaka è un'inquietante, cinica e venale amica di Midori che vede nel fortuito incontro Tsubame un'irripetibile opportunità di business. Sfidando tutto e tutti, l'improbabile trio darà vita all'Eizouken, un club studentesco con l'obiettivo segreto di realizzare – fra maestosi e improbabili sogni a occhi aperti e furbeschi sotterfugi – un anime. Il favoloso mondo dell'entertainment non è mai stato così appassionante e imprevedibile!
Nominato nel 2018 ai Taisho Awards e nella selezione di «Kono manga ga sugoi!», il graffiante e acclamato manga di Sumito Oowara ha anche ispirato una pluripremiata serie anime, un film cinematografico live-action e un tv drama.
Serie di 5 volumi, in corso - Settembre 2021 - In fumetteria, libreria e store online
ROSEN BLOOD di Kachiru Ishizue
Rimasta sola al mondo, Stella si mette in viaggio alla ricerca di un lavoro, ma finisce coinvolta in un incidente. Per sua fortuna, un uomo affascinante e misterioso interviene e la trae in salvo, per poi portarla con sé alla sua magione, una seducente villa circondata da rose velenose. Levi – questo il suo nome – vive lì con altri tre uomini dalla straordinaria bellezza, e Stella, che non ha più un posto dove andare, si offre di lavorare per loro come cameriera per saldare il suo debito. La ragazza ancora ignora quanto possa essere rischioso mettersi al servizio di quattro... vampiri!
Passione, intrigo e atmosfere gotiche e decadenti in una mini serie scritta e straordinariamente illustrata dalla talentuosissima maestra Kachiru Ishizue.
Serie di 3 volumi, in corso - Dicembre 2021 - In fumetteria, libreria e store online
ONE ROOM ANGEL di Harada
Koki ha trent’anni, è single, non ha né amici, né hobby. Vive in un appartamento lurido, ha un lavoro misero e conduce una vita senza sogni e senza troppe pretese. Una sera viene accoltellato da un delinquente e proprio quando sta per morire… un angelo appare davanti ai suoi occhi!
La maestra Boys’ Love, Harada, torna in Italia attraverso un’opera molto diversa rispetto alle sue serie precedenti. Una storia matura e commovente, che rappresenta un vero e proprio elogio alla vita.
Vincitore anche del primo premio ai Chil Chil BL Awards 2020.
Volume unico - Novembre 2021 - In fumetteria, libreria e store online
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Autore: SilenziO))) - Twitter @s1lenzi0
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COVID-19 CORONAVIRUS E ECOMMERCE: IL FUTURO DEL COMMERCIO È STATO SCRITTO
COVID-19 CORONAVIRUS E ECOMMERCE: IL FUTURO DEL COMMERCIO È STATO SCRITTO
Buonasera Amici, oggi vorrei affrontare un argomento con voi che ci tocca da vicino, nella quotidianità.
Ecommerce e coronavirus si è rivelato un binomio vincente per affrontare le difficoltà di un anno di pandemia, non solo per i clienti ma anche per i commercianti.
In quasi tutti i settori l'impatto del COVID-19 è stato forte, ma in pochi come nel commercio sarà probabilmente così drastico e duraturo.
Ma cosa ci aspetta il futuro? Quando si potrà nuovamente uscire e interagire senza paura, potremo lasciare alle spalle i cambiamenti portati dal Coronavirus per tornare alle nostre abitudini?
In certi casi, come nel commercio, probabilmente la risposta alla domanda sopra è semplice: no.
Difficile infatti rinnegare gli indubbi vantaggi dell'ecommerce: oltre alla sicurezza personale, la velocità, la possibilità di confrontare i prezzi, di leggere recensioni, di scoprire brand e negozi inediti, magari con valori più allineati ai nostri.
Questo vale tanto per i clienti quanto per i commercianti, che nonostante tutte le difficoltà hanno potuto trovare nei negozi online, siano essi di proprietà, alleati essenziali per sopravvivere alla pandemia. L'ecommerce ha permesso a molti di continuare a lavorare anche quando non si poteva uscire di casa, di restare vicini ai propri clienti, a volte addirittura di incrementare il fatturato.
Non sorprende infatti che i nuovi negozi siano cresciuti del 70%, il futuro dell'ecommerce è stato scritto quest'anno. come è evidente dal titolo del report firmato Shopify che ha analizzato i maggiori trend internazionali e locali, per cercare di prevedere quelli futuri e dare indicazioni concrete ai suoi merchant e non solo.
Ma cosa possiamo aspettarci dai prossimi mesi e anni? Se questo cambiamento è qui per restare, come possono i commercianti italiani non limitarsi ad adeguarsi a esso, ma cavalcarlo e trovare il successo in questo nuovo mondo?
Siamo qui per scoprirlo insieme: prendiamo quindi la nostra sfera di cristallo, alimentata a dati e statistiche, e vediamo di prevedere il futuro del commercio.
Ecommerce e Coronavirus: chi sono i nuovi consumatori digitali?
L'impatto sui negozi fisici di un anno di pandemia è tuttora drammatico. Quelle che dovevano essere poche settimane di chiusure sono diventate mesi, intervallati da spiragli di apertura e nuovi inasprimenti dei limiti, e ad un anno di distanza è ancora difficile vedere quando effettivamente la situazione potrà tornare sul serio alla normalità.
Il 65% dei consumatori dichiara di aver continuato quando possibile a fare acquisti nei negozi fisici durante la pandemia, anche se meno rispetto al passato (38%), ma questo numero impallidisce contro l'84% di quelli che li hanno fatti online.
Ma il vero cambiamento è avvenuto nella testa e nelle abitudini: la paura del contagio ha probabilmente contribuito alla spinta verso il commercio elettronico molto più di quanto abbiano fatto le chiusure del governo.
Oltre la metà (53%) dei consumatori infatti negli ultimi sei mesi ha evitato gli orari e le situazioni di maggiore affollamento nei negozi, e il 46% ha dichiarato di sentirsi a disagio a fare acquisti di persona.
Un trend che non sembra destinato a estinguersi con la pandemia, secondo gli stessi intervistati: il 79% dei consumatori ha affermato che continuerà regolarmente a fare acquisti online anche in futuro.
Se questa è la situazione globale, l'Italia nello specifico non è da meno: il nostro Paese è al quarto posto per numero di persone che hanno indicato un grande impatto del COVID-19 sulle loro abitudini di acquisto (61%), dopo solo Regno Unito, Spagna e Nuova Zelanda. Rispetto ad altri Paesi, comunque, sono in meno quelli che si sentono a disagio nei negozi ora (39%).
Alto anche il numero di persone che, durante la pandemia, ha provato per la prima volta a fare acquisti online: il 4%, probabilmente una percentuale che riflette ampiamente la nuova tendenza anche nelle generazioni più anziane.
Erano questi infatti quelli che dovevano superare lo scoglio maggiore, quello del "comprare senza toccare", a cui sono stati spesso obbligati in questi mesi di blocco. I consumatori più giovani invece si trovavano in una situazione semplificata, già abituati da tempo a svolgere qualsiasi attività con uno smartphone.
Sono loro infatti che dominano il trend, con il 67% in più di acquisti online rispetto all’inizio dell’anno tra gli under 35 — aumento che supera quello delle fasce di età più grandi (del 57% per i consumatori di 35-54 anni e del 41% per gli over 55).
Sono sempre loro i più inclini a usare i social network per lo shopping: in Italia il 26% degli under 35, 19% per 35-54 e 12% per gli over 55.
Ma, contrariamente a quanto molti sembrano pensare, non è una corsa all'ultima moda la loro:
Il 54% degli under 35 acquista da negozi indipendenti (dopo averli scoperti sui social, ovviamente), contro il 43% dei consumatori di età media (35-54 anni) e il 25% per quelli di età più avanzata (over 55).
Il 62% dei primi preferisce acquistare prodotti sostenibili ed ecologici (contro rispettivamente il 53 e il 44%).
Il 32% dei giovani che ha acquistato da negozi indipendenti dichiara di averlo fatto per produrre un impatto positivo sulla società (mentre sono solo il 28% e 23% rispettivamente quelli di età superiore).
Saranno quindi loro a trainare il futuro del commercio, sia nei modi che nei tempi. Ma soprattutto a contribuire alla conformazione di quello che sarà il rapporto tra fisico e digitale, che si confermerà sempre di più in ottica phygital e finirà in realtà per portare vantaggi anche ai negozi locali.
Statistiche acquisti online in Italia: come la tecnologia può supportare i negozi
Ma non pensare che sarà solo digitale, il futuro. Né che i negozi fisici siano destinati a scomparire. La realtà è probabilmente più complessa di così, e non è totalmente a sfavore della fisicità.
Di nuovo, come succederà per il lavoro, è probabile che i modelli che si affermeranno di più siano quelli ibridi: in cui il digitale sopperisce alle mancanze del fisico, ma non lo sostituisce del tutto perché non può e non potrà mai farlo.
Certo, sarà necessario un certo grado di intraprendenza, ma se c'è una cosa che i commercianti hanno dovuto imparare durante la pandemia è proprio questa: infatti adattandosi con nuove strategie e tecnologie alle mutate abitudini di acquisto dei consumatori, i dettaglianti Shopify hanno rimpiazzato con le vendite online il 94% delle vendite locali (POS) perse nelle prime sei settimane della pandemia.
In particolare ci sono riusciti sfruttando le tecnologie in 3 ambiti:
Pagamenti contactless: a fronte di una nuova consapevolezza relativa all'igiene di oggetti come le banconote, e con il 62% dei consumatori che si dichiarano più propensi a pagamenti digitali, rispetto allo stesso periodo del 2019 il numero di negozi che offrono pagamenti contactless su Shopify è aumentato del 122% durante la pandemia.
Appuntamenti in negozio: in Italia più che in qualsiasi altro Paese, un sorprendente 66% di intervistati si sono dichiarati interessati alla possibilità di fissare un appuntamento per visitare i negozi. E molti store si sono rivelati attenti, introducendo questa possibilità anche con app (come Poste Italiane) o altri strumenti.
Opzioni alternative di ritiro o consegna: se la maggior parte dei consumatori durante la pandemia ha ricevuto la merce acquistata online con spedizioni tradizionali, c'è comunque molto interesse verso modalità ibride come il ritiro in negozio (23%) o in un punto di ritiro (21%).
In particolare i metodi alternativi di consegna permettono di ottenere vantaggi non solo dal lato consumatore ma anche da quello del commerciante. Sono state infatti riscontrate delle ricadute positive su spesa media (23% in più) e sul riempimento del carrello (+25%). Inoltre il ritiro e la consegna locale impattano positivamente sul tasso di conversione (+15% e +19%, rispettivamente).
Insomma, ci sono evidentemente dei vantaggi da cogliere in questo binomio Coronavirus-ecommerce per i commercianti che abbiano l'intraprendenza necessaria a provarci.
Ma è anche vero che la concorrenza sui mercati digitali è spietata. Con Amazon a farla da padrone, che addebita commissioni spesso insostenibili per i piccoli shop online, sembra che ci sia poco da stare allegri.
Poco consola il fatto che ad esempio Google abbia permesso di vendere gratis attraverso gli strumenti che offre: per molti la battaglia sembra essere persa in partenza, una sfida Davide contro Golia senza lieto fine possibile.
Quello che non tengono in conto è la potenza del posizionamento per i negozi indipendenti.
Acquisti online e coronavirus: le armi segrete degli ecommerce indipendenti
La verità è che il tema del sostegno ai piccoli negozi e agli shop indipendenti è ben chiaro nella testa dei consumatori, in generale e ora con la pandemia più che mai.
In Italia, il 64% delle persone dichiara di voler sostenere questo tipo di realtà, ad esempio. Addirittura, il 54% cerca attivamente alternative piuttosto che acquistare sui grandi marketplace.
Alla fine però, solo il 16% lo ha fatto effettivamente nell'ultimo anno, online e in negozio. Perché questo gap? Principalmente ci sono 3 motivi:
Una più vasta scelta di prodotti
Prezzi più convenienti
Sicurezza dell'affidabilità
Certo, i negozi indipendenti non possono competere (o possono farlo poco) su questi 3 vantaggi, ma hanno tanto altro da offrire. Specificità che, appunto, sono precluse agli anonimi marketplace, quali:
Identità imprenditoriale: il 33% delle persone è disposto a pagare un premium price per sostenere cause che stanno loro a cuore, come business di famiglia, tradizionali, sostenibili, etc.
Unicità dei prodotti: secondo il 33% degli intervistati, la possibilità di acquistare prodotti unici è tra i fattori che spingono a evitare i brand di massa.
Qualità del servizio clienti: difficile competere con l'affidabilità di Amazon, ma cosa succede se si ha un problema con il prodotto? L'unica è restituirlo, perché riuscire a parlare con qualcuno è quasi impossibile. I negozi indipendenti possono invece giocare su questa loro prerogativa, importante per il 31% dei clienti.
Inoltre molti sono interessati a esperienze di acquisto personalizzate, elemento particolarmente rilevante in Italia con il 24% degli intervistati che ha manifestato questo interesse.
Oltre a questi elementi, ci sono tanti aspetti su cui i negozi indipendenti possono lavorare per aumentare il proprio vantaggio competitivo nei confronti delle grandi catene o dei marketplace.
l 75% dei merchant che ha generato vendite tra marzo e settembre offre la spedizione gratuita nel proprio negozio Shopify.
Così come l'interazione con il brand, il cosiddetto "commercio conversazionale" che sfrutta i social, i chatbot e altri elementi di interazione per essere vicino ai clienti, con vendite riconducibili alla chat aumentate del 185% nel primo periodo della pandemia.
In generale quindi le armi a disposizione degli ecommerce indipendenti sono sia quelle tecnologiche, che permettono di assottigliare il gap con i marketplace più all'avanguardia, sia soprattutto di branding.
I brand dovranno sempre più dimostrare autenticità, trasparenza e responsabilità, poiché i consumatori vogliono sostenere questo genere di cause.
Il semplice fatto di effettuare una donazione per una causa benefica, ad esempio, è per il 60% degli italiani motivo di maggiore sostegno, ponendoci al secondo posto dopo la Spagna per questo genere di sensibilità; siamo invece al primo (con il 67%) per quanto riguarda la preferenza per prodotti ecologici e sostenibili.
Quando la causa fa bene, insomma, non solo ai commercianti ma anche all'ambiente e al sociale.
Conclusioni: come sarà l'ecommerce dopo il Coronavirus?
Il futuro non è certo roseo: a più di un anno di distanza dall'inizio della pandemia, per quasi tutta l'Europa e molti altri Paesi nel mondo la parola "fine" non sembra ancora in vista.
Il 65% dei consumatori dichiara di aver continuato quando possibile a fare acquisti nei negozi fisici durante la pandemia, anche se meno rispetto al passato (38%), ma questo numero impallidisce contro l'84% di quelli che li hanno fatti online.
Ma il vero cambiamento è avvenuto nella testa e nelle abitudini: la paura del contagio ha probabilmente contribuito alla spinta verso il commercio elettronico molto più di quanto abbiano fatto le chiusure del governo.
Oltre la metà (53%) dei consumatori infatti negli ultimi sei mesi ha evitato gli orari e le situazioni di maggiore affollamento nei negozi, e il 46% ha dichiarato di sentirsi a disagio a fare acquisti di persona.
Un trend che non sembra destinato a estinguersi con la pandemia, secondo gli stessi intervistati: il 79% dei consumatori ha affermato che continuerà regolarmente a fare acquisti online anche in futuro.
Se questa è la situazione globale, l'Italia nello specifico non è da meno: il nostro Paese è al quarto posto per numero di persone che hanno indicato un grande impatto del COVID-19 sulle loro abitudini di acquisto (61%), dopo solo Regno Unito, Spagna e Nuova Zelanda. Rispetto ad altri Paesi, comunque, sono in meno quelli che si sentono a disagio nei negozi ora (39%).
Alto anche il numero di persone che, durante la pandemia, ha provato per la prima volta a fare acquisti online: il 4%, probabilmente una percentuale che riflette ampiamente la nuova tendenza anche nelle generazioni più anziane.
Erano questi infatti quelli che dovevano superare lo scoglio maggiore, quello del "comprare senza toccare", a cui sono stati spesso obbligati in questi mesi di blocco. I consumatori più giovani invece si trovavano in una situazione semplificata, già abituati da tempo a svolgere qualsiasi attività con uno smartphone.
Sono loro infatti che dominano il trend, con il 67% in più di acquisti online rispetto all’inizio dell’anno tra gli under 35 — aumento che supera quello delle fasce di età più grandi (del 57% per i consumatori di 35-54 anni e del 41% per gli over 55).
Sono sempre loro i più inclini a usare i social network per lo shopping: in Italia il 26% degli under 35, 19% per 35-54 e 12% per gli over 55.
Ma, contrariamente a quanto molti sembrano pensare, non è una corsa all'ultima moda la loro:
Il 54% degli under 35 acquista da negozi indipendenti (dopo averli scoperti sui social, ovviamente), contro il 43% dei consumatori di età media (35-54 anni) e il 25% per quelli di età più avanzata (over 55).
Il 62% dei primi preferisce acquistare prodotti sostenibili ed ecologici (contro rispettivamente il 53 e il 44%).
Il 32% dei giovani che ha acquistato da negozi indipendenti dichiara di averlo fatto per produrre un impatto positivo sulla società (mentre sono solo il 28% e 23% rispettivamente quelli di età superiore).
Saranno quindi loro a trainare il futuro del commercio, sia nei modi che nei tempi. Ma soprattutto a contribuire alla conformazione di quello che sarà il rapporto tra fisico e digitale, che si confermerà sempre di più in ottica phygital e finirà in realtà per portare vantaggi anche ai negozi locali.
Statistiche acquisti online in Italia: come la tecnologia può supportare i negozi
Ma non pensare che sarà solo digitale, il futuro. Né che i negozi fisici siano destinati a scomparire. La realtà è probabilmente più complessa di così, e non è totalmente a sfavore della fisicità.
Di nuovo, come succederà per il lavoro, è probabile che i modelli che si affermeranno di più siano quelli ibridi: in cui il digitale sopperisce alle mancanze del fisico, ma non lo sostituisce del tutto perché non può e non potrà mai farlo.
Certo, sarà necessario un certo grado di intraprendenza, ma se c'è una cosa che i commercianti hanno dovuto imparare durante la pandemia è proprio questa: infatti adattandosi con nuove strategie e tecnologie alle mutate abitudini di acquisto dei consumatori, i dettaglianti Shopify hanno rimpiazzato con le vendite online il 94% delle vendite locali (POS) perse nelle prime sei settimane della pandemia.
In particolare ci sono riusciti sfruttando le tecnologie in 3 ambiti:
Pagamenti contactless: a fronte di una nuova consapevolezza relativa all'igiene di oggetti come le banconote, e con il 62% dei consumatori che si dichiarano più propensi a pagamenti digitali, rispetto allo stesso periodo del 2019 il numero di negozi che offrono pagamenti contactless su Shopify è aumentato del 122% durante la pandemia.
Appuntamenti in negozio: in Italia più che in qualsiasi altro Paese, un sorprendente 66% di intervistati si sono dichiarati interessati alla possibilità di fissare un appuntamento per visitare i negozi. E molti store si sono rivelati attenti, introducendo questa possibilità anche con app (come Poste Italiane) o altri strumenti.
Opzioni alternative di ritiro o consegna: se la maggior parte dei consumatori durante la pandemia ha ricevuto la merce acquistata online con spedizioni tradizionali, c'è comunque molto interesse verso modalità ibride come il ritiro in negozio (23%) o in un punto di ritiro (21%).
In particolare i metodi alternativi di consegna permettono di ottenere vantaggi non solo dal lato consumatore ma anche da quello del commerciante. Sono state infatti riscontrate delle ricadute positive su spesa media (23% in più) e sul riempimento del carrello (+25%). Inoltre il ritiro e la consegna locale impattano positivamente sul tasso di conversione (+15% e +19%, rispettivamente).
Insomma, ci sono evidentemente dei vantaggi da cogliere in questo binomio Coronavirus-ecommerce per i commercianti che abbiano l'intraprendenza necessaria a provarci.
Ma è anche vero che la concorrenza sui mercati digitali è spietata. Con Amazon a farla da padrone, che addebita commissioni spesso insostenibili per i piccoli shop online, sembra che ci sia poco da stare allegri.
Poco consola il fatto che ad esempio Google abbia permesso di vendere gratis attraverso gli strumenti che offre: per molti la battaglia sembra essere persa in partenza, una sfida Davide contro Golia senza lieto fine possibile.
Quello che non tengono in conto è la potenza del posizionamento per i negozi indipendenti.
Acquisti online e coronavirus: le armi segrete degli ecommerce indipendenti
La verità è che il tema del sostegno ai piccoli negozi e agli shop indipendenti è ben chiaro nella testa dei consumatori, in generale e ora con la pandemia più che mai.
In Italia, il 64% delle persone dichiara di voler sostenere questo tipo di realtà, ad esempio. Addirittura, il 54% cerca attivamente alternative piuttosto che acquistare sui grandi marketplace.
Alla fine però, solo il 16% lo ha fatto effettivamente nell'ultimo anno, online e in negozio. Perché questo gap? Principalmente ci sono 3 motivi:
Una più vasta scelta di prodotti
Prezzi più convenienti
Sicurezza dell'affidabilità
Certo, i negozi indipendenti non possono competere (o possono farlo poco) su questi 3 vantaggi, ma hanno tanto altro da offrire. Specificità che, appunto, sono precluse agli anonimi marketplace, quali:
Identità imprenditoriale: il 33% delle persone è disposto a pagare un premium price per sostenere cause che stanno loro a cuore, come business di famiglia, tradizionali, sostenibili, etc.
Unicità dei prodotti: secondo il 33% degli intervistati, la possibilità di acquistare prodotti unici è tra i fattori che spingono a evitare i brand di massa.
Qualità del servizio clienti: difficile competere con l'affidabilità di Amazon, ma cosa succede se si ha un problema con il prodotto? L'unica è restituirlo, perché riuscire a parlare con qualcuno è quasi impossibile. I negozi indipendenti possono invece giocare su questa loro prerogativa, importante per il 31% dei clienti.
Inoltre molti sono interessati a esperienze di acquisto personalizzate, elemento particolarmente rilevante in Italia con il 24% degli intervistati che ha manifestato questo interesse.
Oltre a questi elementi, ci sono tanti aspetti su cui i negozi indipendenti possono lavorare per aumentare il proprio vantaggio competitivo nei confronti delle grandi catene o dei marketplace.
l 75% dei merchant che ha generato vendite tra marzo e settembre offre la spedizione gratuita nel proprio negozio Shopify.
Così come l'interazione con il brand, il cosiddetto "commercio conversazionale" che sfrutta i social, i chatbot e altri elementi di interazione per essere vicino ai clienti, con vendite riconducibili alla chat aumentate del 185% nel primo periodo della pandemia.
In generale quindi le armi a disposizione degli ecommerce indipendenti sono sia quelle tecnologiche, che permettono di assottigliare il gap con i marketplace più all'avanguardia, sia soprattutto di branding.
I brand dovranno sempre più dimostrare autenticità, trasparenza e responsabilità, poiché i consumatori vogliono sostenere questo genere di cause.
Il semplice fatto di effettuare una donazione per una causa benefica, ad esempio, è per il 60% degli italiani motivo di maggiore sostegno, ponendoci al secondo posto dopo la Spagna per questo genere di sensibilità; siamo invece al primo (con il 67%) per quanto riguarda la preferenza per prodotti ecologici e sostenibili.
Quando la causa fa bene, insomma, non solo ai commercianti ma anche all'ambiente e al sociale.
Conclusioni: come sarà l'ecommerce dopo il Coronavirus?
Il futuro non è certo roseo: a più di un anno di distanza dall'inizio della pandemia, per quasi tutta l'Europa e molti altri Paesi nel mondo la parola "fine" non sembra ancora in vista.
Il 32% dei giovani che ha acquistato da negozi indipendenti dichiara di averlo fatto per produrre un impatto positivo sulla società (mentre sono solo il 28% e 23% rispettivamente quelli di età superiore).
Saranno quindi loro a trainare il futuro del commercio, sia nei modi che nei tempi. Ma soprattutto a contribuire alla conformazione di quello che sarà il rapporto tra fisico e digitale, che si confermerà sempre di più in ottica phygital e finirà in realtà per portare vantaggi anche ai negozi locali.
Statistiche acquisti online in Italia: come la tecnologia può supportare i negozi
Ma non pensare che sarà solo digitale, il futuro. Né che i negozi fisici siano destinati a scomparire. La realtà è probabilmente più complessa di così, e non è totalmente a sfavore della fisicità.
Di nuovo, come succederà per il lavoro, è probabile che i modelli che si affermeranno di più siano quelli ibridi: in cui il digitale sopperisce alle mancanze del fisico, ma non lo sostituisce del tutto perché non può e non potrà mai farlo.
Certo, sarà necessario un certo grado di intraprendenza, ma se c'è una cosa che i commercianti hanno dovuto imparare durante la pandemia è proprio questa: infatti adattandosi con nuove strategie e tecnologie alle mutate abitudini di acquisto dei consumatori, i dettaglianti Shopify hanno rimpiazzato con le vendite online il 94% delle vendite locali (POS) perse nelle prime sei settimane della pandemia.
In particolare ci sono riusciti sfruttando le tecnologie in 3 ambiti:
Pagamenti contactless: a fronte di una nuova consapevolezza relativa all'igiene di oggetti come le banconote, e con il 62% dei consumatori che si dichiarano più propensi a pagamenti digitali, rispetto allo stesso periodo del 2019 il numero di negozi che offrono pagamenti contactless su Shopify è aumentato del 122% durante la pandemia.
Appuntamenti in negozio: in Italia più che in qualsiasi altro Paese, un sorprendente 66% di intervistati si sono dichiarati interessati alla possibilità di fissare un appuntamento per visitare i negozi. E molti store si sono rivelati attenti, introducendo questa possibilità anche con app (come Poste Italiane) o altri strumenti.
Opzioni alternative di ritiro o consegna: se la maggior parte dei consumatori durante la pandemia ha ricevuto la merce acquistata online con spedizioni tradizionali, c'è comunque molto interesse verso modalità ibride come il ritiro in negozio (23%) o in un punto di ritiro (21%).
In particolare i metodi alternativi di consegna permettono di ottenere vantaggi non solo dal lato consumatore ma anche da quello del commerciante. Sono state infatti riscontrate delle ricadute positive su spesa media (23% in più) e sul riempimento del carrello (+25%). Inoltre il ritiro e la consegna locale impattano positivamente sul tasso di conversione (+15% e +19%, rispettivamente).
Insomma, ci sono evidentemente dei vantaggi da cogliere in questo binomio Coronavirus-ecommerce per i commercianti che abbiano l'intraprendenza necessaria a provarci.
Ma è anche vero che la concorrenza sui mercati digitali è spietata. Con Amazon a farla da padrone, che addebita commissioni spesso insostenibili per i piccoli shop online, sembra che ci sia poco da stare allegri.
Poco consola il fatto che ad esempio Google abbia permesso di vendere gratis attraverso gli strumenti che offre: per molti la battaglia sembra essere persa in partenza, una sfida Davide contro Golia senza lieto fine possibile.
Quello che non tengono in conto è la potenza del posizionamento per i negozi indipendenti.
Acquisti online e coronavirus: le armi segrete degli ecommerce indipendenti
La verità è che il tema del sostegno ai piccoli negozi e agli shop indipendenti è ben chiaro nella testa dei consumatori, in generale e ora con la pandemia più che mai.
In Italia, il 64% delle persone dichiara di voler sostenere questo tipo di realtà, ad esempio. Addirittura, il 54% cerca attivamente alternative piuttosto che acquistare sui grandi marketplace.
Alla fine però, solo il 16% lo ha fatto effettivamente nell'ultimo anno, online e in negozio. Perché questo gap? Principalmente ci sono 3 motivi:
Una più vasta scelta di prodotti
Prezzi più convenienti
Sicurezza dell'affidabilità
Certo, i negozi indipendenti non possono competere (o possono farlo poco) su questi 3 vantaggi, ma hanno tanto altro da offrire. Specificità che, appunto, sono precluse agli anonimi marketplace, quali:
Identità imprenditoriale: il 33% delle persone è disposto a pagare un premium price per sostenere cause che stanno loro a cuore, come business di famiglia, tradizionali, sostenibili, etc.
Unicità dei prodotti: secondo il 33% degli intervistati, la possibilità di acquistare prodotti unici è tra i fattori che spingono a evitare i brand di massa.
Qualità del servizio clienti: difficile competere con l'affidabilità di Amazon, ma cosa succede se si ha un problema con il prodotto? L'unica è restituirlo, perché riuscire a parlare con qualcuno è quasi impossibile. I negozi indipendenti possono invece giocare su questa loro prerogativa, importante per il 31% dei clienti.
Inoltre molti sono interessati a esperienze di acquisto personalizzate, elemento particolarmente rilevante in Italia con il 24% degli intervistati che ha manifestato questo interesse.
Oltre a questi elementi, ci sono tanti aspetti su cui i negozi indipendenti possono lavorare per aumentare il proprio vantaggio competitivo nei confronti delle grandi catene o dei marketplace.
l 75% dei merchant che ha generato vendite tra marzo e settembre offre la spedizione gratuita nel proprio negozio Shopify.
Così come l'interazione con il brand, il cosiddetto "commercio conversazionale" che sfrutta i social, i chatbot e altri elementi di interazione per essere vicino ai clienti, con vendite riconducibili alla chat aumentate del 185% nel primo periodo della pandemia.
In generale quindi le armi a disposizione degli ecommerce indipendenti sono sia quelle tecnologiche, che permettono di assottigliare il gap con i marketplace più all'avanguardia, sia soprattutto di branding.
I brand dovranno sempre più dimostrare autenticità, trasparenza e responsabilità, poiché i consumatori vogliono sostenere questo genere di cause.
Il semplice fatto di effettuare una donazione per una causa benefica, ad esempio, è per il 60% degli italiani motivo di maggiore sostegno, ponendoci al secondo posto dopo la Spagna per questo genere di sensibilità; siamo invece al primo (con il 67%) per quanto riguarda la preferenza per prodotti ecologici e sostenibili.
Quando la causa fa bene, insomma, non solo ai commercianti ma anche all'ambiente e al sociale.
Conclusioni: come sarà l'ecommerce dopo il Coronavirus?
Il futuro non è certo roseo: a più di un anno di distanza dall'inizio della pandemia, per quasi tutta l'Europa e molti altri Paesi nel mondo la parola "fine" non sembra ancora in vista.
Il futuro non è certo roseo: a più di un anno di distanza dall'inizio della pandemia, per quasi tutta l'Europa e molti altri Paesi nel mondo la parola "fine" non sembra ancora in vista.
Ma dall'altra parte, c'è luce anche nel mezzo del tunnel. I commercianti che hanno saputo reinventarsi e innovare hanno spesso visto ottimi frutti dal loro lavoro, e con soluzioni come Shopify che permettono di configurare il proprio ecommerce in modo indipendente e professionale senza necessità di competenze informatiche, il gap tra digitale e fisico si è ridotto enormemente.
Torneremo alla normalità, qualunque cosa questo significhi, ma ciò non vuol dire che tutto questo sarà lasciato alle spalle: i cambiamenti portati da Coronavirus e ecommerce sono qui per restare, e a uscirne vincitore sarà chi saprà adattarsi al meglio, trovando nuovi modi inediti di rispondere a vecchie necessità.
Se ti è piaciuto questo blog ti invito a lasciare un commento qui sotto, Che cos'altro del blog ti piace dimmelo ! Guarda il video di presentazione nella pagina delle opportunità che ti offre ACN e ascolta le parole del Vice Presidente MIKE CUPIZ
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Il “de-biasing” delle distorsioni cognitive in fase decisionale
Come possiamo sfruttare la nostra vulnerabilità per fare la scelta giusta. Le nostre decisioni sono invariabilmente influenzate da fattori che non dovrebbero avere nessuna importanza e, allo stesso tempo, trascurano, invece, elementi di cui dovremmo avere la massima considerazione. Lo studio dei processi decisionali negli ambiti più disparati, dalla politica alla finanza, dal business all'educazione, fino alle decisioni complesse in ambito industriale o internazionale, ha messo in luce la nostra tendenza a discostarci in maniera sistematica dai modelli di razionalità definiti teoricamente dagli economisti, dai logici e dagli statistici. Le nostre scelte sono invariabilmente influenzate da fattori che non dovrebbero avere nessuna importanza e, allo stesso tempo, trascurano, invece, elementi di cui dovremmo avere la massima considerazione: il nostro atteggiamento nei confronti del rischio muta a seconda che valutiamo potenziali guadagni o potenziali perdite; queste ultime pesano sulle variazioni del nostro benessere, in proporzione, molto di più dei guadagni equivalenti; abbiamo problemi sistematici con i giudizi probabilistici che ci spingono a sovrastimare eventi estremamente rari e a sottostimare l'evenienza di eventi che, invece, sono altamente probabili; trascuriamo le frequenze di base e violiamo spesso i principi elementari della teoria della probabilità. “Bias” e pressione evolutiva
Tutte queste distorsioni o “bias”, hanno una ragione profonda: sono effetti collaterali di quelle strategie cognitive (euristiche) che il nostro cervello ha perfezionato nel corso di centinaia di migliaia di anni e che la pressione evolutiva ha selezionato per metterci nelle condizioni di gestire l'enorme complessità dell'ambiente nel quale viviamo. Prendere decisioni in queste condizioni seguendo i criteri di razionalità olimpica prevista dalla teoria della scelta razionale implicherebbe capacità di calcolo illimitate, una memoria da mainframe e una totale insensibilità alla sfera emotiva e sociale. C'è ormai un diffuso consenso sulla differenza che esiste tra l'approccio normativo allo studio delle scelte e quello, invece, di natura descrittiva. La prospettiva normativa semplicemente cerca di indicare quali sono i principi e i criteri ideali di una decisione, qualora il decisore fosse, di fatto, perfettamente razionale. “Come dovremmo decidere?” è la domanda alla quale si cerca di dare risposta. La prospettiva descrittiva, al contrario, si pone il problema di studiare ed individuare regolarità nel modo in cui gli esseri umani, effettivamente, prendono le loro decisioni. Si tratta dunque di considerare la fallibilità, l'imperfezione, l'errore. “Come decidiamo?” è la domanda che ci si pone in questo caso. Lo studio delle euristiche e dei “bias” a cui queste spesso conducono non è altro che lo studio del gap che esiste tra il modello normativo e il modello descrittivo, tra ciò che facciamo e ciò che dovremmo fare. Tra le implicazioni più interessanti dell'approccio delle euristiche e dei “bias” vi è quella che descrive l'origine dei comportamenti anomali come il frutto di un conflitto tra i due sistemi che metaforicamente sono all'opera nel nostro cervello: il “sistema 1”, istintivo, rapido, inconscio ed economico e il “sistema 2”, lento, deliberativo, preciso e dispendioso. La seconda implicazione è che se da una parte è il conflitto tra i due sistemi a far scaturire i nostri errori sistematici, si potrebbe ipotizzare di insegnare ai due sistemi ad andare più d'accordo, a cooperare per ridurre quanto più possibile le distorsioni cognitive che in condizioni normali influenzano negativamente le nostre scelte. Se l'ambiente decisionale si “ingolfa” Questa attività prende il nome di “de-biasing” o “counter-biasing”. Nel primo caso si cerca di rendere più consapevole il decisore circa il funzionamento delle euristiche in modo che la loro azione diventi trasparente e quindi più facilmente controllabile, mentre il “counter-biasing” prevede la ristrutturazione dell'ambiente decisionale in modo che l'effetto di un'euristica possa controbilanciarne, nella direzione desiderata, quello esercitato da un'altra. Un esempio più aiutare a chiarire questo ultimo aspetto. Sappiamo da tempo che in svariati ambiti la performance di un soggetto non necessariamente aumenta con gli incentivi. Non sempre, cioè, la prospettiva di un guadagno maggiore, induce il comportamento che si voleva promuovere. Spesso, invece, la performance peggiora; il soggetto cede alla pressione e ottiene dei risultati inferiori rispetto a quelli ottenuti con un livello minore di incentivi; si dice in questi casi che si corre il rischio di “ingolfarsi” (“to choke”). Alla radice della questione sembra esserci un problema di attenzione: quanto la posta non è troppo alta, il soggetto tende a focalizzare la propria attenzione sugli elementi essenziali del compito che deve svolgere, ma quando la posta cresce, perché gli incentivi monetari, per esempio, sono elevati, allora il soggetto tende a focalizzare la propria attenzione su una miriade di dettagli presenti ma non rilevanti, a preoccuparsi troppo di questioni secondarie a dare peso eccessivo a pensieri fuorvianti, ottenendo, come conseguenza, una performance complessiva peggiore. Training autogeno e la scelta tra uovo e gallina Sono state avanzate varie proposte e differenti tecniche per tentare di limitare la vulnerabilità alla pressione psicologica. Jennifer Reeves e i suoi colleghi, per esempio, hanno studiato l'effetto positivo del training autogeno per ridurre il rischio di “ingolfamento” quando i calciatori si trovano a battere un rigore determinante (Reeves J., Tenenbaum, G., Lidor, R., 2007. “Choking in front of the goal: the effects of self-consciousness training”. International Journal of Sport and Exercise Psychology 5, 240–254”). Ma questi interventi possono essere complicati e molto lunghi. Jeffrey Carpenter e Kevin Benscheidt, invece, hanno adottato una strada alternativa, quella, appunto, di utilizzare un “bias” per contrastarne un altro (“Advanced Counter-Biasing”, IZA DP No. 12253, 2019). Se la prospettiva di un elevato guadagno rende peggiore la performance perché fa aumentare la pressione sul soggetto, si potrebbe pensare di ridurre la percezione dell'ammontare del guadagno in modo da allentare la pressione che il soggetto percepisce su di sé e sullo svolgimento del compito assegnatogli. Un modo per ridurre la percezione dell'ammontare dell'incentivo è quello di ritardarlo nel tempo. In questo modo, almeno per tutti coloro che tendenzialmente preferiscono un uovo oggi ad una gallina domani, lo stesso incentivo apparirà minore, così come la pressione che lo stesso tenderà a generare. I soggetti dell'esperimento di Carpenter e Benscheidt dovevano risolvere dei semplici quiz matematici per ottenere un premio pari a $5 o $50, subito oppure dopo due mesi. Come previsto un numero sostanziale di essi, il 42%, in presenza del premio immediato da $50 ottennero una performance peggiore rispetto a quella ottenuta con il premio da $5. L'introduzione del premio ritardato, il cui effetto si fonda sulla nostra preferenza per il “tutto e subito”, il cosiddetto “present bias”, produsse un risultato differente: i soggetti più impazienti ottennero guadagni fino al 33% maggiori di quelli ottenuti con il premio immediato. Immunizzarsi dalle distorsioni cognitive Il “counter-biasing”, usare un “bias” per contrastare gli effetti di un altro, è solo una delle strategie che possono essere messe in campo per cercare di immunizzarci quanto più è possibile dagli effetti nefasti delle nostre distorsioni cognitive, le altre si fondano sulla dimensione motivazionale, sull'apprendimento di regole specifiche, sull'utilizzo di tecnologie e procedure particolari, come le decisioni di gruppo o i sistemi di supporto. Affronteremo molte di queste tecniche nei prossimi appuntamenti con “Mind the Economy”. Una considerazione è necessaria a questo punto ed ha a che fare con la difficoltà e la diffidenza con la quale gli interventi di “de-biasing”, in genere, vengono accolti. A nessuno piace sentirsi dire che il modo in cui ha preso le sue decisioni, anche importanti, è sbagliato. Questo vale soprattutto per chi occupa ruoli di responsabilità e che, magari, è arrivato lì grazie a decisioni che si sono rivelate corrette e che hanno portato successo e riconoscimento. Inoltre, spesso, le tecniche di “de-biasing” possono essere strane e complicati, non di immediata comprensione e questo equivale, in qualche misura, a perdere controllo sul processo decisionale; una cosa che pochi di noi sono disposti ad accettare di buon grado. Ci troviamo qui davanti ad un paradosso: proprio coloro che avrebbero più bisogno di percorsi strutturati di “de-biasing”, perché, occupando posizioni apicali in organizzazioni pubbliche e private, sono chiamati a prendere decisioni dalle conseguenze potenzialmente anche molto rilevanti, sono proprio coloro meno propensi ad accettare la necessità di un simile affiancamento. Percorsi di “de-biasing” A questo proposito può essere utile sottolineare la distinzione tra l'”adeguamento” ad una pratica (“compliance”) e l'internalizzazione di una norma comportamentale. Mentre la prima è indotta principalmente da motivazioni estrinseche o attraverso la coercizione e produce una superficiale e meccanica adesione agli standard richiesti, l'internalizzazione si fonda su motivazioni intrinseche e produce una adesione fiduciosa e convinta. L'adozione di percorsi di “de-biasing” all'interno delle organizzazioni può procedere in entrambi i modi. Questi avranno naturalmente, come è lecito aspettarsi, esiti molto differenti. Si può cercare di ottenere il cambiamento cercando di “distruggere fisicamente i centri di potere che si vuole cambiare (…) malessere all'interno di questi (…) le persone opposte al cambiamento, nella maniera più plateale possibile, sicché da ispirare paura”, come suggeriva qualche anno fa, a degli studenti universitari, un importante manager di una primaria azienda italiana, oppure favorendo l'internalizzazione di norme e modi di pensare differenti, come nel caso di quei dipendenti della Toyota ai quali viene consigliato di analizzare i problemi che incontrano chiedendosi almeno cinque volte “perché?”. Read the full article
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