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LE TRE LEGGI FONDAMENTALI (LA NUOVA REPUBBLICA POPOLARE ITALIANA) - Come Don Chisciotte DI MAURO BALDRATI carmillaonline.com Max Martirio si è costituito Max Martirio stava ultimando il lavoro di interramento delle piantine. Avevano raggiunto le dimensioni giuste nei piccoli vasi di soya, ora andavano trasferite nei solchi arati dell’orto. Precedentemente il terreno era stato concimato con torba, una sostanza particolarmente amata dalla cannabis, e stallatico di cavallo. Due cisterne sigillate erano piene di acqua di cottura dei fagiolini, che costituiva un mangime ideale, per i sali minerali che conteneva. L’acqua proveniva dal campo sud-ovest, dove si occupavano soprattutto di cottura e di confezionamento dei cibi. L’orto, di mezzo ettaro, avrebbe fornito circa 10.000 piante, per un raccolto di 80 quintali di materia grezza, da trasformare in pillole e tisane da vendere nelle farmacie. Era la seconda piantumazione da quando il governo neocomunista rivoluzionario aveva legalizzato le cosiddette “droghe leggere”, inserendo i derivati dalla cannabis tra i farmaci naturali antidolorifici, antiossidanti, antiansia e antitumorali, previsti dal servizio sanitario. Max Martirio affondò il vanghetto nella terra umida. Cre�� un buco e vi inserì il vaso, che rincalzò ai lati. La soya si sarebbe sciolta nel terreno e la pianta sarebbe stata libera di espandere le radici. Erano semi nepalesi, particolarmente adatti all’uso terapeutico. Anche da fumare peraltro, come aveva verificato di persona alla fine del lavoro, quando i detenuti nel campo di rieducazione si concedevano qualche pipetta, tollerati dai sorveglianti, benché in teoria la norma lo vietasse. Certo i semi nepalesi non potevano competere con quelli tailandesi, giamaicani, indiani e messicani che venivano coltivati nei campi sugli Appennini tosco emiliani. Là i terreni erano in grado di produrre fino a 500 tonnellate di materia grezza, che venivano vendute a governi stranieri, quelli che avevano legalizzato le droghe leggere per uso personale, come l’Olanda, il Canada, la Spagna, il Portogallo, la Grecia, alcuni stati americani. I ricavati venivano immediatamente reinvestiti nei servizi pubblici. Max Martirio https://www.instagram.com/p/CSI2WcWiQzr/?utm_medium=tumblr
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Il santo del 24 aprile: San Benedetto Menni
San Benedetto Mernni Il futuro religioso santo Benedetto Menni nacque e venne battezzato nello stesso giorno, l'11 di marzo del 1841 a Milano. Gli venne messo nome Angelo Ercole, quasi fosse una premonizione dello spirito e della forza che avrebbero caratterizzato la sua personalità. Era il quinto dei quindici figli nati dal matrimonio di Luigi Menni con Luisa Figini. Nel suo ambiente domestico, caloroso e ospitale, trovò l'appoggio e lo stimolo per il proprio sviluppo intellettuale e della personalità. La chiamata di Dio giunse presto: fedele alla sua coscienza, lasciò un buon impiego in banca e, altruista nei confronti dei sofferenti, offri il proprio aiuto nel trasporto dei soldati feriti nella battaglia di Magenta, nei pressi di Milano. Ammirato dallo spirito di dedizione e di abnegazione che scoprì nei Fatebenefratelli, a 19 anni chiese di fare il suo ingresso nell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. Iniziò la vita religiosa con il nome di Benedetto, consacrandosi a Dio e all'assistenza ai malati. Fu durante gli studi di infermeria e quelli sacerdotali che andò forgiandosi la sua personalità religioso-ospedaliera, che mise a disposizione dei Superiori, abbracciando la causa in favore della società più bisognosa, costituita da tanti malati. La Spagna, culla dell'Ordine Ospedaliero, viveva tra lotte politiche, nella dichiarata ostilità verso gli ordini religiosi, mentre l'opera di San Giovanni di Dio era andata praticamente estinguendosi; c'era bisogno di un impulso rinnovatore, e Benedetto Menni sarà la persona provvidenziale per la sua realizzazione. Destinato nel 1867 in Spagna, portò a compimento le sue grandi opere: la restaurazione dell'Ordine di San Giovanni di Dio e la fondazione della Congregazione femminile delle " Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù ". Il suo spirito magnanimo, la sua grande capacità e disposizione d'animo lo aiutarono a superare molte difficoltà e a prendere iniziative di particolare considerazione in favore dei malati e dell'assistenza integrale nei loro confronti. Inviato in Spagna dall'allora Priore Generale dell'Ordine, P. Giovanni M. Alfieri, che lo appoggiò sempre, e con la benedizione del Papa Pio IX, già prima della partenza da Roma Benedetto Menni manifesta la sua forte volontà e uno spirito deciso. Dopo pochi mesi, apre il primo ospedale infantile della Spagna, a Barcellona (1867), che costituisce l'inizio della sua straordinaria opera restauratrice, e che porterà avanti per 36 anni.Sin dal primo momento, grazie al suo impegno vocazionale, si uniranno a lui numerosi e generosi seguaci, con i quali a sua volta poté dare continuità alle nuove istituzioni ospedaliere, che si moltiplicarono in Spagna, Portogallo e Messico, continuando poi a diffondersi in tutto il nuovo mondo. Con l'arrivo a Granada (1878), Benedetto Menni entra in contatto con due giovani, Maria Josefa Recio e Maria Angustias Giménez, che saranno nel 1881 la semente per una nuova Istituzione sanitaria femminile, con la caratteristica specifica per l'assistenza psichiatrica. A Ciempozuelos, Madrid, ha la sua origine e si costituisce la Casa Madre della " Congregazione delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù ", che viene approvata dalla Santa Sede nel 1901. Il segno della loro identità nel servizio ospedaliero è riassunto in sei parole: " pregare, lavorare, sopportare, soffrire, amare Dio e tacere". Presto la nuova Istituzione estende la propria ala di carità misericordiosa stabilendosi in diversi paesi dell'Europa e dell'America Latina, e successivamente anche in Africa e in Asia. Attualmente, mentre si compie la canonizzazione del suo fondatore, Benedetto Menni, le Suore sono presenti in 24 nazioni, con più di 100 Centri ospedalieri. Benedetto Menni, come Fondatore e Padre spirituale, infuse loro il suo spirito juandediano, continuando per oltre 30 anni nella loro direzione e formazione ascetico-ospedaliera. L'opera magna che Benedetto Menni realizzò come restauratore e fondatore si estese, chiamato dalla Santa Sede, in favore di tutto l'Ordine con la nomina a Visitatore Apostolico (1909-1911) e in seguito a Priore Generale (1911), alla cui carica dovette rinunciare un anno dopo per incomprensioni, oltre che per motivi di salute. Passò gli ultimi due anni della sua vita in umiltà e purificazione, morendo santamente a Dinan, Francia, il 24 aprile del 1914. I suoi resti, traslati dai Confratelli spagnoli a Ciempozuelos, sono oggi venerati sotto l'altare centrale della " Cappella dei Fondatori " nella Casa Madre delle sue Figlie Ospedaliere di Ciempozuelos. Il processo per il riconoscimento della sua santità è stato aperto nella diocesi di Madrid, dove è sepolto, negli anni 1945-1947, e le sue virtù sono state riconosciute come eroiche dalla Congregazione per le Cause dei Santi l' l 1 maggio del 1982, il che permise di considerarlo " Venerabile". Riconosciuta come miracolosa la guarigione di Dna Asunción Cacho, fu proclamato "Beato" nella Basilica Vaticana dal Papa Giovanni Paolo II il 23 giugno 1985 e da lui canonizzato il 21 novembre del 1999. Oltre alla sua dedizione totale e feconda ed alla condotta santa e santificatrice, alla sua vita offerta a Dio e ai malati con generosità totale, la testimonianza di Benedetto Menni torna di attualità con la sua canonizzazione, proponendolo alla Chiesa universale come modello ed esempio, in modo particolare nel mondo della salute. L'umanizzazione e l'evangelizzazione sono sfide di fronte al nuovo millennio. San Benedetto Menni viene a ricordare ed illuminare le parole di Cristo " Ero malato e mi avete assistito. Venite, benedetti del Padre mio". Nel campo sanitario si utilizzano i benefici apportati dal progresso tecnico, ma non poche volte manca il `cuore' nell'assistenza. Spesso l'interesse sanitario è più orientato alla malattia che non al malato, considerandolo più come un numero o un caso clinico che come una persona o un fratello da assistere, immagine di Dio che soffre. Ecco quello che ha detto san Giovanni Paolo Ii nella omelia di Canonizzazione (Editrice Vaticana): 1. "Si siederà sul trono della sua gloria" (Mt 25, 31). L'odierna solennità liturgica è dominata da Cristo, Re dell'universo, Pantocràtor, quale risplende nell'abside delle antiche basiliche cristiane. Contempliamo questa maestosa immagine nell'odierna ultima domenica dell'anno liturgico. La regalità di Gesù Cristo è, secondo i criteri del mondo, paradossale: è il trionfo dell'amore, che si realizza nel mistero dell'incarnazione, passione, morte e risurrezione del Figlio di Dio. Questa regalità salvifica si rivela pienamente nel sacrificio della Croce, supremo atto di misericordia, in cui si compie al tempo stesso la salvezza del mondo e il suo giudizio. Ogni cristiano partecipa della regalità di Cristo. Nel Battesimo egli riceve con la grazia l'interiore spinta a fare della sua esistenza un dono gratuito e generoso a Dio ed ai fratelli. Ciò appare con grande eloquenza nella testimonianza dei Santi e delle Sante, che sono modelli di umanità rinnovata dall'amore divino. Tra essi, con gioia, annoveriamo da oggi Cirilo Bertrán con otto suoi Compagni, Inocencio de la Inmaculada, Benedetto Menni e Tommaso da Cori. ….. 3. "Venid vosotros, benditos de mi Padre; heredad el Reino preparado para vosotros desde la creación del mundo, . . . porque estuve enfermo y me visitasteis" (Mt 25, 34.36). Estas palabras del Evangelio proclamado hoy le serán sin duda familiares a Benito Menni, sacerdote de la Orden de San Juan de Dios. Su dedicación a los enfermos, vivida según el carisma hospitalario, guió su existencia. Su espiritualidad surge de la propia experiencia del amor que Dios le tiene. Gran devoto del Corazón de Jesús, Rey de cielos y tierra, y de la Virgen María, encuentra en ellos la fuerza para su dedicación caritativa a los demás, sobre todo a los que sufren: ancianos, niños escrofulosos y poliomielíticos y enfermos mentales. Su servicio a la Orden y a la sociedad lo realizó con humildad desde la hospitalidad, con una integridad intachable que lo convierte en modelo para muchos. Promovió diversas iniciativas orientando a algunas jóvenes que formarían el primer núcleo del nuevo instituto religioso, fundando en Ciempozuelos (Madrid) las Hermanas Hospitalarias de Sagrado Corazón de Jesús. Su espíritu de oración le llevó a profundizar en el misterio pascual de Cristo, fuente de comprensión del sufrimiento humano y camino para la resurrección. En este día de Cristo Rey, San Benito Menni ilumina con el ejemplo de su vida a quienes quieren seguir las huellas del Maestro por los caminos de la acogida y la hospitalidad. Read the full article
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Aeronautica Militare: al via in Umbria esercitazione internazionale di soccorso aereo
Aeronautica: al via in Umbria esercitazione internazionale di soccorso aereo Sull’aeroporto di Foligno, da oggi, lunedì 9 e fino al 13 settembre, presenti 13 aeromobili e 27 squadre di ricerca e soccorso a terra per l’esercitazione “Grifone 2019”
Ha preso il via ieri, lunedì 9 settembre, e proseguirà fino a venerdì 13 settembre, nella provincia di Perugia (Umbria), la dodicesima edizione dell’esercitazione "Grifone", il più importante e complesso evento addestrativo dell'Aeronautica Militare nel campo della ricerca e soccorso aereo, organizzato e condotto in collaborazione con il Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS). A questa edizione, che si svolge sull’aeroporto civile di Foligno in collaborazione con l’Aeroclub della cittadina umbra, partecipano 13 aeromobili e 27 squadre di ricerca e soccorso a terra, appartenenti a Reparti di volo delle Forze Armate italiane, Corpi Armati dello Stato ed altri Enti ed Amministrazioni italiane e straniere che aderiscono all'accordo internazionale SAR. Med. Occ. (Search And Rescue Mediterraneo Occidentale). La "Grifone" è un'esercitazione organizzata annualmente dall'Aeronautica Militare per promuovere un addestramento congiunto in ambito Difesa e con le più importanti realtà nazionali ed internazionali del soccorso aereo in ambiente montano. L’evento costituisce una preziosa opportunità per verificare la capacità della macchina del soccorso nel suo complesso. Nello specifico verrà approntato un centro di coordinamento, comando e controllo di operazioni di ricerca e soccorso in un luogo isolato ed impervio, operativo sia di giorno che di notte, per eventi specifici quali ad esempio un incidente aereo, scenario di search and rescue tipico aeronautico, o anche per interventi in caso di calamità ed emergenze di altro genere. Questo evento è anche un’occasione per accrescere la standardizzazione e la conoscenza reciproca delle procedure in ambito internazionale, al fine di ottenere – laddove ce ne sia bisogno – la massima capacità ed efficacia di intervento da parte di tutte le forze disponibili.
All'esercitazione, oltre ad elicotteri, postazioni di comando e controllo mobile ed assetti logistici dell'Aeronautica Militare, partecipano assetti aerei e personale dell'Esercito Italiano, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia di Stato, dei Vigili del Fuoco, del Corpo Ausiliario Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, del CNSAS - Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico, della Protezione Civile e del Servizio Sanitario di Urgenza ed Emergenza 118 della Provincia di Perugia. Tra i partecipanti stranieri è prevista la partecipazione di un elicottero AS-555 Fennec dell'Armée de l'Air (Francia), di un AS-332 spagnolo e di un AS-332 della Luftwaffe svizzera, nonché di osservatori stranieri di diversi Paesi tra cui Austria, Bosnia, Portogallo, Emirati Arabi Uniti e Serbia. Inoltre, per il secondo anno, nell’ambito della “Grifone” si svolgerà una concomitante esercitazione – denominata “Eleos” - incentrata sulla gestione post incidente aereo che vedrà interessato personale civile e militare dell’Aeronautica Militare, dell’Università degli Studi di Urbino, Polizia di Stato e Agenzia Regionale per la protezione ambientale delle Marche (ARPAM). In questo ambito l’addestramento si concentrerà sulla ricerca e recupero di materiali, sulla prevenzione infortuni, sulla protezione ambientale, sulle attività della polizia giudiziaria e sulla gestione dello stress. Read the full article
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Vaccini
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Vaccini
I vaccini sono uno dei temi caldi del momento. Fanno bene o fanno male? Sono utili o servono solo ad arricchire le aziende farmaceutiche? È legittimo imporli ai bambini anche minacciando l’accesso a servizi essenziali come l’educazione scolastica? Cosa dice l’Europa al riguardo? E cosa avviene negli altri paesi? Tutte domande che riempiono le prime pagine dei giornali ma alle quali nessuno ha saputo dare risposta.
Per questo, forse, è importante fare un po’ di chiarezza sull’argomento.
Prima di tutto sulla effettiva necessità di ricorrere ai vaccini. Tutti i media hanno riportato il dato relativo al morbillo (dal 1° gennaio al 16 maggio 2017 in Italia sono stati segnalati 2.395 casi di morbillo). Il motivo di un numero così elevato di casi è stato imputato alla bassa copertura vaccinale, solo l’85,29%, inferiore di 10 punti rispetto alla soglia di sicurezza fissata dall’OMS. Nessuno però ha detto che questa soglia l’Italia non la raggiunge per nessun vaccino. Eppure di altre epidemie non pare esserci traccia.
Che i vaccini possano essere utili nessuno lo nega. Il problema è se debbano essere considerati indispensabili. La linea che separa le due cose infatti è sottile e spesso poco definita. È per questo che l’Unione europea appare tutt’altro che unita proprio nel settore delle vaccinazioni: a chiedere il certificato vaccinale per l’ammissione a scuola – come si farà in base al decreto appena varato in Cdm – in Europa è solo la Germania (fuori dall’Europa è una prassi utilizzata solo da Stati Uniti e Canada). Le differenze all’interno dell’Europa sono abissali: su 27 Paesi Ue (più Islanda e Norvegia), 14 prevedono almeno una vaccinazione (dati progetto Vaccine European New Integrated Collaboration Effort). Ciò significa che nella maggior parte dei paesi europei (Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito) non esiste obbligo di vaccinazione.
In molti paesi europei esiste l’obbligo di procedere a due, tre o quattro vaccinazioni. Ma in nessuno è obbligatorio vaccinarsi contro 15 ceppi virali come avviene in Italia!
I dati dello studio Eurosurveillance mostrano che la vaccinazione contro la polio è obbligatoria per i bambini in 12 nazioni europee. Quella contro la difterite e il tetano è obbligatoria in 11 Paesi mentre la vaccinazione contro l’epatite B in 10 Paesi. Per otto dei 15 vaccini considerati, alcune nazioni hanno adottato una strategia mista tra raccomandate e obbligatorie. Anche le modalità adottate sono diverse: in molti casi la vaccinazione viene raccomandata per tutta la popolazione, ma è obbligatoria solo per alcuni gruppi a rischio.
Rendere la vaccinazione obbligatoria, invece che semplicemente consigliata, inoltre potrebbe non essere costituzionalmente legittimo: dopo la decisione del Cdm, il Codacons ha impugnato il decreto e ne ha chiesto l’annullamento presso la Consulta. “La decisione del Governo, oltre a rappresentare un regalo alla lobby dei farmaci grazie all’estensione dei vaccini obbligatori, presenta diversi profili problematici – ha detto il presidente Carlo Rienzi – La trasformazione delle vaccinazioni facoltative in obbligatorie costringerà a sottoporre i bambini ad una dose massiccia di vaccini, senza alcuna possibilità di una diagnostica prevaccinale, con conseguente incremento delle reazioni avverse che secondo l’Aifa solo nel 2013, per l’esavalente, sono state ben 1.343, di cui 141 gravi”. “Ai rischi connessi ai trattamenti sanitari coattivi si aggiunge anche un pesante conflitto col diritto all’istruzione, oltre alla crescita abnorme dei costi per il SSN derivante dalle decisioni del Governo – prosegue Rienzi – Resta poi l’impossibilità di ricorrere ai vaccini in forma singola e l’indisponibilità sul mercato dell’antidifterico se non abbinato ad altri vaccini.
Anche i costi (a carico del servizio sanitario nazionale e quindi dei consumatori) sono oggetto di polemiche. Se da un lato è pur vero che oggi il costo unitario dei vaccini è basso e che vendere vaccini polivalenti renderebbe meno alle case farmaceutiche che vendere i singoli vaccini, dall’altro è pur vero che l’obbligo di vaccinare tutti i bambini rende l’affare lucrativo grazie ai grandi numeri. A ciò si aggiunge che, come ha dimostrato uno studio riportato sulla Canadian Immunisation Guide, i vaccini più recenti costano molto di più, per anno di vita salvati, rispetto ai vaccini meno recenti.
Per contro, l’incidenza totale dei vaccini sulla spesa pubblica per la sanità è limitata. Stando ai dati del Rapporto OSMED 2014 dell’AIFA sull’uso dei farmaci, il costo dei vaccini si aggira intorno all’1,4 per cento della spesa totale del Sistema Sanitario Nazionale, pari a 291 milioni di euro. Una cifra rilevante ma non tale forse da giustificare speculazioni.
Ben diversa la situazione se si guarda ad altri paesi. Come quelli in via di sviluppo dove il rapporto costi benefici è decisamente a favore delle vaccinazioni. E questo fa di questo mercato un affare appetibile per le grandi case farmaceutiche che secondo i dati riportati dall’WHO l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per le vaccinazioni, sono passati da un volume d’affari di 5 miliardi di dollari nel 2000 a 24 miliardi di dollari, nel 2013. E le previsioni parlano di 100 miliardi di dollari entro il 2025! Un giro d’affari che fa dei vaccini “il motore per l’industria farmaceutica” come lo ha definito il WHO. In questo giro d’affari multimiliardario l’Italia ha un peso decisamente ridotto.
Cosa ne pensa l’Ue dei vaccini? Ciò che è grave è che né l’Unione Europea né l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno osato esprimere un giudizio sui vaccini che potesse dirimere la questione non solo a livello nazionale ma prima di tutto a livello europeo.
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Vaccini
I vaccini sono uno dei temi caldi del momento. Fanno bene o fanno male? Sono utili o servono solo ad arricchire le aziende farmaceutiche? È legittimo imporli ai bambini anche minacciando l’accesso a servizi essenziali come l’educazione scolastica? Cosa dice l’Europa al riguardo? E cosa avviene negli altri paesi? Tutte domande che riempiono le prime pagine dei giornali ma alle quali nessuno ha saputo dare risposta.
Per questo, forse, è importante fare un po’ di chiarezza sull’argomento.
Prima di tutto sulla effettiva necessità di ricorrere ai vaccini. Tutti i media hanno riportato il dato relativo al morbillo (dal 1° gennaio al 16 maggio 2017 in Italia sono stati segnalati 2.395 casi di morbillo). Il motivo di un numero così elevato di casi è stato imputato alla bassa copertura vaccinale, solo l’85,29%, inferiore di 10 punti rispetto alla soglia di sicurezza fissata dall’OMS. Nessuno però ha detto che questa soglia l’Italia non la raggiunge per nessun vaccino. Eppure di altre epidemie non pare esserci traccia.
Che i vaccini possano essere utili nessuno lo nega. Il problema è se debbano essere considerati indispensabili. La linea che separa le due cose infatti è sottile e spesso poco definita. È per questo che l’Unione europea appare tutt’altro che unita proprio nel settore delle vaccinazioni: a chiedere il certificato vaccinale per l’ammissione a scuola – come si farà in base al decreto appena varato in Cdm – in Europa è solo la Germania (fuori dall’Europa è una prassi utilizzata solo da Stati Uniti e Canada). Le differenze all’interno dell’Europa sono abissali: su 27 Paesi Ue (più Islanda e Norvegia), 14 prevedono almeno una vaccinazione (dati progetto Vaccine European New Integrated Collaboration Effort). Ciò significa che nella maggior parte dei paesi europei (Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito) non esiste obbligo di vaccinazione.
In molti paesi europei esiste l’obbligo di procedere a due, tre o quattro vaccinazioni. Ma in nessuno è obbligatorio vaccinarsi contro 15 ceppi virali come avviene in Italia!
I dati dello studio Eurosurveillance mostrano che la vaccinazione contro la polio è obbligatoria per i bambini in 12 nazioni europee. Quella contro la difterite e il tetano è obbligatoria in 11 Paesi mentre la vaccinazione contro l’epatite B in 10 Paesi. Per otto dei 15 vaccini considerati, alcune nazioni hanno adottato una strategia mista tra raccomandate e obbligatorie. Anche le modalità adottate sono diverse: in molti casi la vaccinazione viene raccomandata per tutta la popolazione, ma è obbligatoria solo per alcuni gruppi a rischio.
Rendere la vaccinazione obbligatoria, invece che semplicemente consigliata, inoltre potrebbe non essere costituzionalmente legittimo: dopo la decisione del Cdm, il Codacons ha impugnato il decreto e ne ha chiesto l’annullamento presso la Consulta. “La decisione del Governo, oltre a rappresentare un regalo alla lobby dei farmaci grazie all’estensione dei vaccini obbligatori, presenta diversi profili problematici – ha detto il presidente Carlo Rienzi – La trasformazione delle vaccinazioni facoltative in obbligatorie costringerà a sottoporre i bambini ad una dose massiccia di vaccini, senza alcuna possibilità di una diagnostica prevaccinale, con conseguente incremento delle reazioni avverse che secondo l’Aifa solo nel 2013, per l’esavalente, sono state ben 1.343, di cui 141 gravi”. “Ai rischi connessi ai trattamenti sanitari coattivi si aggiunge anche un pesante conflitto col diritto all’istruzione, oltre alla crescita abnorme dei costi per il SSN derivante dalle decisioni del Governo – prosegue Rienzi – Resta poi l’impossibilità di ricorrere ai vaccini in forma singola e l’indisponibilità sul mercato dell’antidifterico se non abbinato ad altri vaccini.
Anche i costi (a carico del servizio sanitario nazionale e quindi dei consumatori) sono oggetto di polemiche. Se da un lato è pur vero che oggi il costo unitario dei vaccini è basso e che vendere vaccini polivalenti renderebbe meno alle case farmaceutiche che vendere i singoli vaccini, dall’altro è pur vero che l’obbligo di vaccinare tutti i bambini rende l’affare lucrativo grazie ai grandi numeri. A ciò si aggiunge che, come ha dimostrato uno studio riportato sulla Canadian Immunisation Guide, i vaccini più recenti costano molto di più, per anno di vita salvati, rispetto ai vaccini meno recenti.
Per contro, l’incidenza totale dei vaccini sulla spesa pubblica per la sanità è limitata. Stando ai dati del Rapporto OSMED 2014 dell’AIFA sull’uso dei farmaci, il costo dei vaccini si aggira intorno all’1,4 per cento della spesa totale del Sistema Sanitario Nazionale, pari a 291 milioni di euro. Una cifra rilevante ma non tale forse da giustificare speculazioni.
Ben diversa la situazione se si guarda ad altri paesi. Come quelli in via di sviluppo dove il rapporto costi benefici è decisamente a favore delle vaccinazioni. E questo fa di questo mercato un affare appetibile per le grandi case farmaceutiche che secondo i dati riportati dall’WHO l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per le vaccinazioni, sono passati da un volume d’affari di 5 miliardi di dollari nel 2000 a 24 miliardi di dollari, nel 2013. E le previsioni parlano di 100 miliardi di dollari entro il 2025! Un giro d’affari che fa dei vaccini “il motore per l’industria farmaceutica” come lo ha definito il WHO. In questo giro d’affari multimiliardario l’Italia ha un peso decisamente ridotto.
Cosa ne pensa l’Ue dei vaccini? Ciò che è grave è che né l’Unione Europea né l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno osato esprimere un giudizio sui vaccini che potesse dirimere la questione non solo a livello nazionale ma prima di tutto a livello europeo.
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