#senza visuale
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gelatinatremolante · 3 months ago
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Rischiare di piangere guardandolo A Charlie Brown Christmas una domenica pomeriggio di metà dicembre una delle attività più da domenica pomeriggio di metà dicembre che possono venirmi in mente.
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alessandro55 · 6 months ago
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Deborah Turbeville Le Passé imparfait 1978-1997
Steidl, Gottingen 2009, 192 pages, Texte en français, 30,2x25cm, ISBN 978-3-86521-964-0
euro 90,00
email if you want to buy [email protected]
Past Imperfect raccoglie le immagini rivoluzionarie di Deborah Turbeville create tra il 1974 e il 1997. Molte delle sue immagini, spesso iconiche, sono state riciclate dall'improbabile mezzo della fotografia di moda. Una quindicina di vignette catturano la sua sensibilità unica e la sua estetica elegante. Si tratta di una visione non ortodossa, allo stesso tempo ossessionante e memorabile. I personaggi (per lo più donne) interagiscono con i loro strani e sfuggenti ambienti come anacronismi; fuori luogo, fuori sincrono con il loro tempo e contesto. Mutazioni in un laboratorio di manichini, statue in una scuola d'arte di Parigi, automi in una fabbrica abbandonata. Rivelano pensieri interiori, emozioni e un senso di disagio. C'è un senso di sogno frammentato, di dislocazione, di allucinazione, di un tempo senza confini - continuo - di un passato imperfetto.
Deborah Turbeville (1932-2013), a fashion photographer representing postwar America, has created a collection of works "Le Passé Imparfait" (English version "Past Imperfect 1978 --1997"). Since the 70's, Helmut Newton, Guy Bourdin and others have transformed fashion photography with innovative works that portray the strength and beauty of women in avant-garde, while Turbeville and Sarah Moon. From a female perspective, Moon has become a contributor to the sublimation of fashion photography into art, capturing the delicacy and cuteness of women, which is mysterious and fantastic. In Japan, he also works on the images and visuals of Comme des Garcons in the 1980s, and fans who love this fantastic atmosphere are incessant. Although he died of lung cancer in 2013, this book is a collection of works that summarizes the trajectory of 20th century Turbeville published by Steidl before his life, and also includes a collage of Diana Vreeland. .. 
19/09/24
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alonewolfr · 2 months ago
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Un perizoma è come un recinto di filo spinato. Protegge la proprietà senza ostruire la visuale.
|| Joey Adams
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lunamagicablu · 3 months ago
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Portatore di luce, illumina un'immagine per me Qui nel giardino una chiave mistica Per sbloccare il cancello di questa realtà E aprire gli occhi affinché i bambini possano vedere ..
Portatore di luce, mostrami il sentiero che è vero Illumina la mia mente mentre espandi la mia visuale All'interno di mondi diversi siamo divisi in due Riuniscici prima che siamo passati..
Portatore di luce, insegnami il modo per portare luce Mantenere un equilibrio tra oscurità e luce Illumina per sempre sia di giorno che di notte Mantenere la consapevolezza senza perdere di vista ..
Portatore di luce, concedimi il potere del sole L'incandescenza bianca che non eviterò mai Con desiderio spaziale tutte le conoscenze sono iniziate Portatore di luce, porta luce per tutti ...
~Phil il poeta canaglia art on Pinterest **************************** Lightbringer shine down an image for me Here in the garden a mystical key To unlock the gate of this reality And open the eyes for the children to see ..
Lightbringer show me the path that is true Enlighten my mind while expanding my view Inside different worlds we're divided in two Bring us together before we are through..
Lightbringer teach me the way to bring light Keeping a balance between dark and bright Illumine forever both day and night Holding awareness without losing sight ..
Lightbringer grant me the power of sun White incandescence which I'll never shun With spatial desirement all knowings begun Lightbringer bring light for everyone ...
~Phil the rogue poet art on Pinterest 
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thecatcherinthemind · 4 months ago
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Mesi fa mi sono resa conto di non riuscire a immaginare un futuro in cui io fossi felice.
Da settimane invece mi sono resa conto di non riuscire ad immaginare proprio un futuro. Oggi pomeriggio ero nel letto, sentivo l'odore del ragù che ho messo su ore fa, sentivo il rumore dei vicini che litigavano e sentivo squillare il cellulare perché lui ha provato a chiamarmi, ma non riuscivo mentalmente ad affrontare l'ennesima discussione. Non è solo stanchezza, è proprio consapevolezza che non ne valga la pena, perché tanto non si risolverà niente. Ho accettato l'ennesimo lavoro in cui non mi sento valorizzata, perchè non se ne esce e purtroppo funziona così per tutti. La sola cosa che lui riesce a fare è ribadirmi costantemente quanto io ai suoi occhi sia una persona da compatire: nel giro di sei mesi ha ottenuto un lavoro in cui viene pagato il doppio e riconosciuto il triplo, il tutto ammettendo di avercela fatta grazie al mio aiuto, all'aiuto della sua famiglia che è migliore della mia, all'aiuto della sua laurea che ha potuto prendere proprio perché i suoi gli hanno pagato l'università privata senza battere ciglio. Io invece sto sprofondando sempre di più perché sento di provare estrema invidia nei suoi confronti e per il fatto che a lui la vita stia solo riservando sorprese positive. "Da quando ti conosco la mia vita va sempre meglio" mi dice "vorrei poter fare qualcosa per te".
Vaffanculo.
Lascio squillare il telefono perché sarà l'ennesima buona notizia che non voglio sentire; sono stanca di dire "sono felice per te". Vorrei essere felice per me.
Alzo lo sguardo e vedo la mia camicia sulla sedia: la mettevo così quando studiavo e avevo ancora speranza di trovare una soluzione a tutto questo fastidio costante nella mia testa. Da quando lavoro getto le cose direttamente in lavatrice.
All'estremità sinistra della mia visuale, una mia foto da neonata.
Non se ne esce.
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littlepaperengineer · 9 months ago
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Sono grato per... Il sabato senza lavorare, il silenzio in cucina, il caffè ed i biscotti, la visuale dalla finestra, mio fratello che si prepara di là.
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kon-igi · 1 year ago
Note
sai qual è il tasso di recidiva della calcificazione del tendine del sovraspinato?
La risposta breve è BASSA ma tu sai bene che quando si ha a che fare con il corpo umano le risposte brevi non convengono.
Intanto definiamo cosa sia una calcificazione di un tendine (nel 70% dei casi avviene al tendine del muscolo sovraspinoso), come e perché si forma.
Prima di tutto NON HA NULLA A CHE FARE con le ossa ma si tratta di un fenomeno a eziopatogenesi sconosciuta per cui cellule specializzate (vescicole di Bonucci) che in quel luogo dovrebbero essere inerti, invece dopo l'apoptosi rilasciano ioni calcio che nel tempo formano le cosiddette calcificazioni di idrossiapatite.
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Però...
Non è la semplice cazzuolata di cemento di un muratore ma un deposito progressivo a più stadi (diversi tra loro) che seguono la classificazione visuale di Gartner:
Tipo 1: circoscritto e denso, in fase di formazione
Tipo 2: circoscritto, translucente, 'nuvoloso' e denso
Tipo 3: 'nuvoloso' e translucente, in fase di riassorbimento
Queste tre classificazioni sono, come detto, progressive e descrivono una situazione di:
STADIO PRECALCIFICO con metaplasia fibro-cartilaginea
STADIO CALCIFICO con fagocitosi dei tessuti metaplasici e vascolarizzazione
STADIO POST-CALCIFICO con riassorbimento della massa e deposito inerte
Infatti non tutte le calcificazione del tendine del sovraspinoso necessitano di intervento chirurgico/strumentale ma molto più facilmente solo di trattamento conservativo e/o farmacologico, perché si possono fermare al primo stadio precalcifico senza dare sintomatologia dolorosa o impotenza funzionale. E magari anche regredire.
Più che sulla recidiva, quindi, ci si concentra sulla comprovata predisposizione di chi abbia avuto una tendinopatia calcifica a sviluppare negli anni una patologia osteoartritica dell'articolazione scapolo-omerale della spalla.
Sintetizzando, i depositi di idrossiapatite sul tendine del sovraspinoso possono scomparire da soli o anche rimanere senza creare danno o dolore oppure ripresentarsi dopo le onde d'urto e scomparire subito dopo. Però sei un soggetto predisposto all'osteartrosi scapolo-omerale.
Quindi tieni d'occhio radiograficamente la spalla in modo saltuario e stai attento all'insorgenza di dolore e/o impotenza funzionale.
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danzameccanica · 4 years ago
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Oggi è un luglio del 2021 e credo che sia la prima volta che riascolto Vespertine dopo almeno quindici anni. Questo è l’album che quando ero al liceo mi ha aperto all’elettronica, alla musica intima, a tutto quello che non era metal. È grazie a Vespertine che poi ho inziato a comprare la rivista Ritual e a scoprire il gothic rock; questo album è stata la chiave di volta che ha poi sorretto tutto il muro della mia crescita sopra le colonne del metal estremo. Senza Björk non ci sarebbero stati i Massive Attack, i Radiohead, gli Oasis, i Verve, i Sigur Rós e tutto il resto… Vespertine, per uno che ha amato tantissimo Björk, forse è l’ultimo album accessibile, orecchiabile, facile nell'assimilazione. Ricordo con dispiacere l’uscita di Medulla: ricordo tantissimo il potenziale di quell’album e il concept ma che, sfortunatamente, non era riuscito a fare colpo. La Björk di quegli anni non era più “solo” e “semplicemente” una musicista ma un’artista a 360 gradi. La tragica esperienza di Dancer in the Dark è stata solo un caso isolato; in questi anni Björk si muoveva nel mondo dell’arte contemporanea, delle performance, della body e video-art (anche coadiuvata dal compagno dell’epoca Matthew Barney). Posso certamente dire che da questo momento in poi l’aspetto visuale di Björk è aumentato in maniera esponenziale ma anche inversamente proporzionale all’impatto musicale.
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Vespertine è l’ultimo album “pop”; l’ultimo disco dove puoi fischiettare le canzoni una per una. "Hidden Place" è un intro struggente e drammatico, intimo e fragile che segna quasi il passaggio dall’inverno allo sbocciare della primavera; gli archi durante il ritornello sono arcobaleni che si aprono sopra i grigi ghiacci islandesi. "Cocoon" è una ballad su un registro di toni altissimi ma delicati: come se Björk cantasse una ninnananna alla rugiada sulle ragnatele, ultimi testimoni di una notte fatata che scoppietteranno a breve fra il noise-glitch gentile di questa meravigliosa composizione. Anche "It’s not up to you" è una graziosa interrogazione ai baccelli della foresta, musicata da una specie di post-drum’n’bass col contrabbasso jazz. "Undo" e "Pagan Poetry" (uno dei picchi più alti del disco) rivelano tutta la fragilità di questo bozzolo nel quale Björk si è rinchiusa cantando della sua terra. Ci sono i ricordi drammatici di "Bachelorette" e c’è questo strano sentore di catastrofe o – ad ogni modo - dell’irreversibilità della situazione. "Frosti" è una strumentale di carillon che evoca una magia notturna che prosegue naturalmente in "Aurora" e torna ad essere drammatica in mezzo agli scratch e breakbeat di "An Echo a Stain". "Sun in My Mouth" riprende il carillon ma ricorda qualcosa di Debut. Dietro al mixer e alla produzione di questo album siede Mike ‘Spike’ Stent che aveva già collaborato in Homogenic ma anche in Bedtime Stories e Music di Madonna; poi i Matmos che si porterà sul palco in almeno un paio di tour mondiali. Riascoltandolo oggi, mi rendo conto che forse le ultime 4-5 canzoni non sono così memorabili ma contengono le stesse sonorità delle precedenti mantenendo un perfetto filo-conduttore fino alla finale "Unison", un’allegra ballata che ricorda tanto i connazionali Sigur Rós. Ma la potenza, l'unicità e l'efficacia di Vespertine (ma in generale di tutti i primi album di Björk fino ad ora) è il suo utilizzo della voce come se fosse lo strumento principale; e, infine ma non per ultima cosa, utilizzare la sua voce per creare melodie principali. L’effimera natura di questo album, il suo essere freddo ma nella sua ultima fase, quella prossima al disgelo, lo rende davvero unico e speciale; Vespertine è un disco che sicuramente chiude una fase di crescita di Björk e ne apre un’altra verso la sperimentazione; purtroppo, per quello che mi riguarda, è davvero l’ultimo album magico, capace di raccontare qualcosa che a sua volta riuscirà a piantare un seme dentro l’animo.
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giallofever2 · 6 months ago
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HAPPY BIRTHDAY/BUON COMPLEANNO
Maestro DARIO ARGENTO
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, nato a Roma il 7 settembre 1940. Capace di lavorare su generi cinematografici raramente affrontati dal cinema italiano (giallo, thriller, horror), ha creato un suo universo visivo ed espressivo, a tratti in debito con il cinema di Mario Bava. Ha inoltre assimilato e riproposto, sempre in chiave personale, il linguaggio di alcuni registi americani (Roger Corman, George A. Romero, Wes Craven). I suoi film, forti, tesi, ricchi di suggestioni, volutamente antirealisti e soprattutto capaci di suscitare forti emozioni, nascono "per essere rappresentati e non per essere letti. Nascono per immagini e non per concatenazioni di storie" (D. Argento, Profondo thrilling, 1994, p. 351). A partire dal 1973, si è dedicato alla produzione, oltre che di film propri, anche di quelli di altri registi, fra cui Romero, Lamberto Bava, Michele Soavi. Figlio del produttore cinematografico Salvatore e di Elda Luxardo, famosa fotografa di origine brasiliana, abbandonò presto gli studi per trasferirsi a Parigi, dove rimase per un anno vivendo di espedienti. Tornato poi a Roma iniziò a collaborare, poco più che ventenne, a giornali e riviste (in particolare al quotidiano romano "Paese sera" e a "Filmcritica"). Nel 1967 iniziò l'attività di sceneggiatore per film western e commedie, firmando tra l'altro, insieme a Bernardo Bertolucci, C'era una volta il West (1968) di Sergio Leone. Il suo esordio nella regia risale al 1970 con L'uccello dalle piume di cristallo, al quale hanno fatto seguito gialli di grande successo popolare (tra i quali Profondo rosso, 1975) e film di struttura più fantastica come Suspiria (1977) e Inferno (1980). Unica eccezione in questo percorso artistico così caratterizzato, il film di impianto storico, ma dai toni sarcastici, Le cinque giornate (1973).
Generalmente si considera la sua filmografia divisa in due fasi: in quella iniziale A. ha utilizzato sceneggiature dall'impianto apparentemente logico-razionale, con una serie di delitti compiuti da un assassino che viene smascherato al termine del film. A partire da Profondo rosso, uno dei film horror italiani degli ultimi trent'anni che ha maggiormente colpito l'immaginario dello spettatore, nelle sue storie sono risultati prevalenti gli elementi fantastici, e il dato visivo è diventato l'aspetto centrale del film, con un impasto di emozioni barocche e una colonna sonora che ha spaziato dalla musica classica al rock più ossessivo (per le scelte musicali A. si è affidato in particolare ai Goblin). In realtà, molti elementi rivelano una decisa continuità del suo lavoro: la claustrofobia di ambienti e situazioni (con una Torino ricreata come città incubo), le nevrosi dei suoi personaggi, un uso libero e delirante della macchina da presa che esalta la forza delle immagini senza troppo interessarsi della verosimiglianza di storie e dialoghi. Nei gialli dei primi anni, per es., ricorre un elemento decisamente antirealistico: le vittime, infatti, sono spesso pedinate dalla macchina da presa, che sembra così rappresentare il punto di vista dell'assassino, ma il colpo decisivo viene inferto da un diverso angolo visuale tanto da creare un effetto sorpresa per lo spettatore, violando volutamente le regole auree del giallo cinematografico. Più volte colpito dalla censura (Profondo rosso è uscito in Francia tagliato di quasi mezz'ora rispetto alla versione originale), A. ha saputo comunque conquistarsi un pubblico fedele e affezionato: le sue opere sono state distribuite in tutto il mondo ed è sicuramente uno dei registi italiani più noti all'estero. I suoi primi film (L'uccello dalle piume di cristallo; Il gatto a nove code, 1971; Quattro mosche di velluto grigio, 1971) hanno creato un genere e hanno avuto numerosissimi imitatori in Italia e all'estero, come testimonia la lunga serie di titoli in cui viene riproposta la zoologia fantastica che lo ha reso famoso. Anch'essi concepiti per un cast internazionale, ma meno facili da imitare, i suoi horror fantastici lo hanno avvicinato ai migliori autori dell'horror contemporaneo, quali Romero (con il quale ha instaurato un rapporto di collaborazione, essendo stato coproduttore del suo film Dawn of the dead, 1979, Zombi, e avendolo affiancato nel 1990 nella regia di Due occhi diabolici), e John Carpenter. Nel 1993 con Trauma, A. ha inaugurato il rapporto cinematografico con la figlia Asia che si è approfondito in seguito, in particolare per due film che l'hanno vista protagonista: La sindrome di Stendhal (1996) e Il fantasma dell'Opera (1998). Asia Argento, che ha lavorato con registi come Nanni Moretti, Abel Ferrara e Peter Del Monte, nel 2000 ha esordito nella regia con il film Scarlet diva.
Nel 2001 A. è quindi apparentemente ritornato a una struttura narrativa più tradizionale (il giallo classico) con Nonhosonno, anche se le emozioni visive hanno continuato a essere l'elemento più moderno e interessante. Il suo cinema, non sempre adeguatamente apprezzato dalla critica in Italia (che al più lo valuta come un discreto mestierante), è invece oggetto di culto soprattutto in Francia (dove nel 1999 gli è stata dedicata una retrospettiva completa presso la prestigiosa Cinémathèque française) e negli Stati Uniti, dove esiste una vasta e approfondita pubblicistica.
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lavitafattapuntino · 6 months ago
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🇮🇹
Cancellare i social è stata la scelta migliore della mia vita, essere continuamente attaccati allo schermo, visualizzare sempre gli stessi contenuti, leggere commenti sempre più tossici, vedere solamente persone che si copiano a vicenda perché quel determinato contenuto ha più visual degli altri e mai nemmeno uno che non abbia critiche perché le persone dietro uno schermo diventano improvvisamente più sicure di se, altezzose e arroganti verso la felicità altrui, ma d'altra parte viene mostrata solo quella piccolissima parte di gioia perché ovviamente che vantaggio ci sarebbe a mostrare il vero io piuttosto che la persona di qui essere gelosi, è ovvio che facendo così ci si sente più importanti, ma è un auto appagazione insignificante se poi togliendo il social ci si sente vuoti dento.
Essere condizionati da ciò che si vede, 300 pubblicità al secondo, continuare a recepire false informazioni, ma soprattutto vedere la personalità e l'originalità di ognuno di noi svanire è la cosa più triste.
I social sono tossici dalla testa ai piedi meglio non averci a che fare, si vive decisamente meglio.
Pace se le persone ha cui dico che non ho nulla mi guardano come un alieno, meglio dedicare il tempo alle cose importanti e trovare la vera felicità nelle piccole cose senza il bisogno di gridarlo al mondo.
Tante volte si preferisce postare foto o video piuttosto che vivere il momento, ci sta per ricordo ma non ci sarà mai quella soddisfazione e quell' emozione nel rivedere un video a schermo in confronto ad averlo visto la prima volta con i propri occhi e non tramite la lente della fotocamera.
Anche perché evitare di stare sempre al telefono non vuol dire staccarsi dal mondo ma esattamente l'opposto, significa ricominciare a vivere respirare aria pulita tornare a usare i sensi e sentire realmente ciò che ci circonda provando emozioni vere.
🇬🇧
Deleting social media was the best decision of my life. Being constantly glued to the screen, always seeing the same content, reading increasingly toxic comments, watching people just copy each other because certain content gets more views than others, and never finding a post without criticism because people behind a screen suddenly become more self-confident, arrogant, and condescending towards others' happiness. On the other hand, only a tiny part of that joy is shown because, obviously, what advantage is there in showing your true self rather than the person people are envious of? It’s clear that doing this makes people feel more important, but it’s an insignificant self-satisfaction if, once you remove social media, you feel empty inside.
Being influenced by what you see, 300 ads per second, continuously absorbing false information, but above all, watching each of our personalities and originality fade away is the saddest thing.
Social media is toxic from top to bottom, it’s better not to have anything to do with it. Life is definitely better without it.
It doesn’t matter if people I tell this to look at me like I’m an alien; it’s better to dedicate time to important things and find true happiness in the small things, without the need to shout it to the world.
Many times, people prefer to post photos or videos rather than live the moment. It's fine for memories, but there will never be the same satisfaction and emotion in watching a video on a screen compared to having seen it the first time with your own eyes, not through the camera lens.
Also, avoiding being on the phone all the time doesn't mean disconnecting from the world, but exactly the opposite: it means starting to live again, breathing fresh air, going back to using our senses, and truly feeling what surrounds us, experiencing real emotions.
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alonewolfr · 2 months ago
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Un perizoma è come un recinto di filo spinato. Protegge la proprietà senza ostruire la visuale.
|| Joey Adams
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lunamagicablu · 10 months ago
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Nulla è frutto del caso. Dietro ad ogni vita vi sono un disegno ed un piano perfetti, e tu fai parte di quest’unità e dunque anche di questo disegno e piano perfetti. Quando vedi accadere cose strane e te ne chiedi il motivo, soffermati ad esaminare come ciò si articola scoprirai che esiste una ragione per tutto. Le motivazioni possono sorprenderti, ma anziché combatterle, sii invece pronto ad accettarle e ad imparare da esse. La vita dovrebbe trascorrere senza sforzi: un fiore non lotta per poter sbocciare al sole, perché dovresti allora lottare per sbocciare attraverso la grazia del Mio infinito amore? Se così è, dipende da te e non fa certo parte del Mio disegno e del Mio piano perfetti per te. La semplicità è il Mio marchio, vivi dunque in maniera semplice. Resta costantemente in contatto con Me e visualizzati mentre sbocci nel Mio amore. [Da: Le Porte Interiori: Meditazioni Quotidiane – Eileen Caddy] art _by_ashvillia_ *************************** Nothing is the result of chance. Behind every life there is a perfect design and plan, and you are part of this unity and therefore also of this perfect design and plan. When you see strange things happening and wonder why, stop to examine how it works and you will discover that there is a reason for everything. The reasons may surprise you, but instead of fighting them, instead be ready to accept them and learn from them. Life should pass without effort: a flower does not struggle to blossom in the sun, why should you then struggle to blossom through the grace of My infinite love? If so, it is up to you and is certainly not part of My perfect design and plan for you. Simplicity is My mark, so live simply. Stay constantly in touch with Me and visualize yourself blossoming in My love. [From: The Interior Doors: Daily Meditations – Eileen Caddy] art _by_ashvillia_
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thatsyoursafeplace · 6 months ago
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Di te ricordo tutto, sei indimenticabile.
Ricordo tutto
ho i nostri momenti incastonati in testa
incorniciati nell'angolo più nascosto del mio cuore
custoditi con una gelosia quasi animale.
Ricordo tutto
quei tramonti sul mare, sedute in macchina
mentre si parlava dei sogni, delle speranze
con quel calore famigliare che solo tu sapevi dare.
Ricordo tutto
anche quelle colazioni fatte a mezzogiorno
perché non riuscivi a svegliarti presto
troppo impegnata a pensare la notte
ma ti bastava un caffè e latte in ghiaccio
e un dolcetto.
Ricordo tutto
la tua bellezza immensa, la tua genuinità
e la tua infantilità così pura e rara
il tuo essere gentile e sincera con tutti
la tua follia, la gioia che ti illuminava tanto
sembravi la felicità fatta a persona eppure
c'era un casino lì dentro, e io lo sapevo.
Ricordo tutto
le tue lacrime, le tue paranoie, le tue paure
le tue unghie mangiate dall'ansia di non essere abbastanza per le persone
quando in realtà eri perfetta così com'eri.
Ricordo tutto
quando mi tenevi sempre per mano
perché per te il contatto fisico era tutto
perché era come se dicessi "sei importante"
e io non potevo fare altro che ricambiare
stringendo la tua mano senza dire niente.
Ricordo tutto
sopratutto quella volta in cui mi hai spronato a realizzare il mio sogno.
Mi hai detto che volevi che fossi felice e che dovevo fregarmene degli altri.
Ricordo tutto
anche se non è molto.
Non ho avuto modo di creare con te
altri momenti, altri ricordi
chissà quanti tramonti ancora avremmo potuto ammirare,
chissà quante colazioni avremmo potuto ancora fare, chissà
Ormai guardo i tramonti
immaginandoti seduta accanto a me
ma so che quella con la visuale migliore
sei tu.
A te, amica mia.
A te, che amavi immortalare ogni momento per sentirlo eterno.
A te, che amavi la notte, il cielo
la luna e le stelle.
A te che vivevi di persone, di musica, di emozioni, di libertà.
A te che aspettavi che il cielo si dipingesse dei colori dell'alba dopo una nottata per ammirare ogni nuovo inizio.
Ti ringrazio per avermi insegnato a ragionare col cuore, a rischiare, a fregarmene e a essere felice.
A te, celeste.💙
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davidewblog · 7 months ago
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Una caratteristica che mi ha colpito, delle mie coinquiline, forse più di ogni altra cosa i primi giorni che sono arrivato nell'appartamento, e che mi stupisce ancora oggi come in quei momenti iniziali, riguarda il tenere le porte aperte.
In un certo senso fa parte di quelle cose che possono sembrare banali ma che per me sono enormi.
Le mie compagne di appartamento, con la massima naturalezza, praticamente non chiudono mai le porte delle loro camere. Ovviamente a volte le chiudono: giusto quando si cambiano e si tolgono le mutande, anche perché non sono esibizioniste, sono solo semplici e naturali. In fatti, a parte i brevi momenti in cui si cambiano l'intimo, tengono le porte delle camere aperte, semplicemente perché sono abituate così, e perché, nella loro mente vivono le cose con semplicità, non hanno nulla da nascondere.
Certo, può essere vista come una cosa normale, ma per me, appena arrivato lì, non lo era, mi sembrava che andasse contro i tabù che anni di vita repressa con i miei genitori mi avevano inculcato in testa, e mi emozionava moltissimo. Perché già quando vivevo da figlio unico con i miei la cosa era: porte sempre chiuse. Figuriamoci che cosa ha significato per me, una volta nell'appartamento, quella "apertura", in senso sia simbolico che materiale.
Le tre studentesse che abitano con me tengono le porte delle camere aperte (semplicemente non si pongono neanche il problema di chiuderle) qualunque cosa facciano, anche mentre dormono. Questa è la cosa che mi ha colpito di più fin da subito: la loro naturalezza nel condividere con semplicità il momento in cui si trovano nei loro letti, considerato che una delle due stanze, quella di Violetta e Veronica, dà direttamente sul soggiorno, e quella di Annarita è in un punto di passaggio davanti alla mia camera.
E questa apertura, questo "mostrarsi così come sono" senza barriere, è un segno di condivisione che per me è una cosa bellissima, che mi lascia senza parole.
Praticamente, per me è diventato normale scorgere le ragazze in camera in qualunque momento della giornata, e soprattutto vederle coricate nei loro letti, e averle nella mia linea visuale, mentre faccio colazione, la mattina mentre loro si svegliano lentamente e poi si alzano pian piano.
Cioè, è diventato normale nel senso che mi succede tutti i giorni, ma non è "diventato normale" nel senso che ancora adesso questa visione mi emoziona e ogni giorno penso "incredibile che sia successo proprio a me".
Io ero stato abituato dai miei, nella loro logica repressiva, a tenere sempre la porta chiusa, al punto che anche adesso che vivo nell'appartamento ho difficoltà ad "aprirmi" da questo punto di vista, e sono l'unico che continua a dormire con la porta chiusa, anche se mi piacerebbe avere la libertà che hanno le coinquiline, ma non ci riesco. Ma le mie compagne di casa hanno capito che sono fatto così, e mi accettano pienamente. Non mi chiedono di essere come loro, neanche in questa "apertura totale", e in questo si dimostrano molto delicate.
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valentina-lauricella · 1 year ago
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Una vecchia bretone
Marie Julie Jahenny fu una mistica e veggente francese dell'800. Interloquiva con Gesù e la Madonna, i quali, en passant, le rivelarono alcune scene del futuro della Francia e dell'Europa. Vide, fra le altre cose, l'avvento dell'Islam e la Terza Guerra mondiale, in cui la Russia invaderà l'Europa, mentre gli Stati Uniti non interverranno in sua difesa perché saranno occupati a fronteggiare cataclismi che sconvolgeranno il loro territorio. Nel mezzo dell'invasione russa, avverranno l'Avvertimento e il Miracolo (interventi soprannaturali divini, di cui parlano anche altri veggenti, ad esempio quelli di Garabandal).
Ma - per chi se lo stesse chiedendo - il futuro non è scritto né predestinato: bensì ogni azione e intenzione hanno una conseguenza, e gli spiriti elevati, come Gesù e la Madonna, avendone una visuale da un punto di vista preminente, sanno dove conducono. Prevedere il futuro è come guardare un fiume che scorre e, guardandolo dall'alto, vedere che esso sfocia nel mare.
Marie Julie Jahenny visse per cinque anni della sua vita - non gli ultimi - nutrendosi solo dell'Ostia consacrata, senza che il suo corpo emettesse liquidi né solidi. Distingueva un'Ostia consacrata da un'altra che non lo era, e aveva anche altri tipi di percezioni ultra-sensoriali. In alcuni momenti, il suo corpo diventava leggero come una piuma, avvicinandosi al fenomeno della levitazione.
La sua modalità di esistenza era già simile a quella delle "anime".
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curiositasmundi · 1 year ago
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[...]
Israele, più desideroso di conservare le proprie scorte che di evitare danni collaterali, ha fatto piovere bombe senza pilota su Gaza. Cosa succederebbe, però, se si potesse combinare precisione e abbondanza?
Per la prima volta nella storia della guerra, questa domanda sta trovando risposta sui campi di battaglia dell’Ucraina. Il nostro reportage di questa settimana mostra come i droni con visuale in prima persona (fpv) stiano crescendo a dismisura lungo le linee del fronte. Si tratta di velivoli piccoli, economici e carichi di esplosivo, adattati da modelli di consumo, che stanno rendendo la vita dei soldati ancora più pericolosa. Questi droni si infilano nelle torrette dei carri armati o nelle trincee. Si aggirano e inseguono la loro preda prima di ucciderla. Stanno infliggendo un pesante tributo alla fanteria e ai mezzi corazzati.
La guerra sta anche rendendo onnipresenti i droni fpv e i loro parenti marittimi. A gennaio si sono verificati 3.000 attacchi di droni fpv. Questa settimana Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, ha creato la Forza dei sistemi senza pilota, dedicata alla guerra con i droni. Nel 2024 l’Ucraina è pronta a costruire 1-2 milioni di droni. Sorprendentemente, ciò corrisponderà alla riduzione del consumo di proiettili da parte dell’Ucraina (che è in calo perché i repubblicani al Congresso stanno vergognosamente negando all’Ucraina le forniture di cui ha bisogno).
Il drone non è un’arma miracolosa, che non esiste. È importante perché incarna le grandi tendenze della guerra: lo spostamento verso armi piccole, economiche e usa e getta, l’uso crescente della tecnologia di consumo e la deriva verso l’autonomia in battaglia. Grazie a queste tendenze, la tecnologia dei droni si diffonderà rapidamente dagli eserciti alle milizie, ai terroristi e ai criminali. E migliorerà non al ritmo del ciclo di bilancio del complesso militare-industriale, ma con l’urgenza di rottura dell’elettronica di consumo.
I droni fpv di base sono rivoluzionariamente semplici. Discendenti dei quadricotteri da corsa, costruiti con componenti di serie, possono costare anche poche centinaia di dollari. I droni fpv tendono ad avere un raggio d’azione ridotto, a trasportare piccoli carichi utili e a fare fatica in caso di maltempo. Per questi motivi non sostituiranno (ancora) l’artiglieria.
Ma possono comunque fare molti danni. In una settimana, lo scorso autunno, i droni ucraini hanno contribuito a distruggere 75 carri armati russi e 101 grossi cannoni, oltre a molto altro. La Russia ha i suoi droni fpv, anche se tendono a colpire le trincee e i soldati. I droni aiutano a spiegare perché entrambe le parti trovano così difficile organizzare offensive.
La crescita esponenziale del numero di droni russi e ucraini indica una seconda tendenza. Sono ispirati e adattati alla tecnologia di consumo ampiamente disponibile. Non solo in Ucraina, ma anche in Myanmar, dove negli ultimi giorni i ribelli hanno messo in fuga le forze governative, i volontari possono utilizzare le stampanti 3D per produrre componenti chiave e assemblare le scocche in piccole officine. Purtroppo, è improbabile che i gruppi criminali e i terroristi siano molto lontani dalle milizie.
Questo riflette un’ampia democratizzazione delle armi di precisione. Nello Yemen, il gruppo ribelle Houthi ha utilizzato kit di guida iraniani a basso costo per costruire missili antinave che rappresentano una minaccia mortale per le navi commerciali nel Mar Rosso. L’Iran stesso ha dimostrato come un assortimento di droni e missili balistici d’attacco a lungo raggio possa avere un effetto geopolitico di gran lunga superiore al loro costo. Anche se il kit necessario per superare l’inceppamento dei droni aumenterà notevolmente il costo delle armi, come alcuni prevedono, esse saranno comunque considerate a basso costo.
Il motivo è da ricercare nell’elettronica di consumo, che spinge l’innovazione a un ritmo incalzante mentre le capacità si accumulano in ogni ciclo di prodotto. Questo pone problemi di etica e di obsolescenza. Non ci sarà sempre il tempo di sottoporre le nuove armi ai test che i Paesi occidentali si prefiggono in tempo di pace e che sono richiesti dalle Convenzioni di Ginevra.
L’innovazione porta anche all’ultima tendenza, l’autonomia. Oggi l’uso dei droni fpv è limitato dalla disponibilità di piloti qualificati e dagli effetti del jamming, che può interrompere la connessione tra un drone e il suo operatore. Per superare questi problemi, Russia e Ucraina stanno sperimentando la navigazione autonoma e il riconoscimento dei bersagli. L’intelligenza artificiale è disponibile da anni nei droni di consumo e sta migliorando rapidamente.
Un certo grado di autonomia esiste da anni nelle munizioni di alto livello e da decenni nei missili da crociera. La novità è che microchip e software a basso costo permetteranno all’intelligenza di stare all’interno di milioni di munizioni di basso livello che stanno saturando il campo di battaglia. La parte che per prima padroneggia l’autonomia su scala in Ucraina potrebbe godere di un vantaggio temporaneo ma decisivo in termini di potenza di fuoco, condizione necessaria per qualsiasi svolta.
I Paesi occidentali hanno tardato ad assimilare queste lezioni. Armi semplici ed economiche non sostituiranno le grandi piattaforme di fascia alta, ma le integreranno. Il Pentagono si sta imbarcando tardivamente in Replicator, un’iniziativa per costruire migliaia di droni e munizioni a basso costo in grado di affrontare le enormi forze cinesi.
L’Europa è ancora più indietro. I suoi ministri e generali sono sempre più convinti di poter affrontare un’altra grande guerra europea entro la fine del decennio. Se così fosse, gli investimenti in droni di fascia bassa devono crescere con urgenza. Inoltre, i droni onnipresenti richiederanno difese onnipresenti, non solo sui campi di battaglia ma anche nelle città in pace.
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