#scaldarsi
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ilpianistasultetto · 3 months ago
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Mi dispiace per Valencia. Spiace per le sue case e genti spazzati via da una furia senza precedenti. Spiace per le arance rosse travolte mentre dormivano sugli alberi..C'e' chi dice che siamo dentro il cambiamento climatico piu' sconvolgente della storia moderna; chi dice che questi eventi ci sono sempre stati, chi li esalta, chi li nega. Le uniche certezze che abbiamo e' che la maggioranza della popolazione europea non vuol sentire parlare di cambiare stili di vita. Ormai con la foto di Greta Tumberg gli europei ci giocano con le freccette. I Partiti verdi sono praticamente scomparsi.. Nessuno vuole rinunciare a consumare, nessuno rinuncia all'auto, a scaldarsi, a stare al fresco dei condizionatori. Probabilmente, da cristiani, si preferisce affidarsi al Padreterno e imprecare contro chi non pulisce i tombini.... Amen.
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Buongiorno... Quando solo il caffè non serve per scaldarsi... ❣️🍓 E buongiorno sia
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3nding · 1 month ago
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Il 2025 iniziato da poco ci vede con almeno tre grandi incognite davanti che elencherò in ordine sparso:
Salute. La pandemia di Covid-19 (che non è ancora finita btw) ci ha mostrato quanto sia fragile un sistema sanitario già provato da anni di tagli e privatizzazioni. L'avvento di una nuova pandemia potrebbe essere la crepa in grado di far crollare la diga formata da un SSN e professionisti già allo stremo. Tutto questo senza contare le nuove sfide date dall'aumento di patologie dovute al peggioramento dello stile di vita/alimentazione + inquinamento + comparsa di virus/batteri esotici e/o resistenti ai medicinali. Come italiani ed europei assistiamo in questi mesi a una ripetizione di quanto già visto 4 anni fa, non una strategia corale dell'Unione ma un approccio egoistico su come prevenire e prepararsi. Magra consolazione: i passi avanti fatti dalla ricerca in questi anni promettono potenziali soluzioni più rapide rispetto al passato, chi e come potrà accedere a tali soluzioni sarà purtroppo la vera discriminante.
Cambiamenti climatici. Con buona pace di quanti ancora negano l'evidenza (a tal proposito si consiglia la lettura di "Ha sempre fatto caldo" di Giulio Betti) ci attendono anni di incertezza con eventi estremi e conseguenze sulla salute, sull'agricoltura e allevamento e sull'economia. Senza scomodare quanto accaduto in Romagna con quattro eventi alluvionali in meno di due anni o quanto sta avvenendo in California (il rogo di Los Angeles purtroppo sembra ben lontano dall'essere contenuto) e in altri stati USA dove attualmente scarseggiano uova (H5N1) e avocado (siccità e incendi), basta guardare i dati che certificano come il 2024 sia stato l'anno più caldo di sempre nonostante gli effetti della Niňa e l'aumento ESPONENZIALE della temperatura dei mari per sapere che siamo arrivati in una parte inesplorata e pericolosa della nostra esistenza come esseri umani. Se prima si ragionava su misure da intraprendere entro la fine del secolo (2100) attualmente sempre più climatologi sostengono che il sistema sia fuori controllo adesso: paradossalmente parte dell'inquinamento aiutava a mitigare il riscaldamento solare aumentando la formazione di nuvole e limitando l'irraggiamento solare, con le misure anti inquinamento degli ultimi decenni questa mitigazione è venuta meno. Molti si preoccupano dell'innalzamento del livello del mare o di una possibile fine della corrente del golfo con successivo crollo delle temperature in Europa. Queste cose molto probabilmente accadranno entrambe ma occorreranno decenni se non secoli per vederne pienamente gli effetti. Nel breve periodo quello che dovrebbe più preoccuparci e che invece è fuori dal discorso pubblico sono le condizioni estreme che porteranno a rendere difficile se non impossibile la vita in alcune parti del pianeta con conseguenti migrazioni e conflitti. E anche se è vero che siamo una specie in grado di adattarsi a molte condizioni (non tutti e non subito) tuttavia ciò che abbiamo perso di vista e che potrebbe portare alla nostra fine come società e come specie è altro: il collasso degli ecosistemi di cui facciano parte e attraverso i quali otteniamo il nostro sostentamento. In questo vorrei essere chiaro: non c'è al momento soluzione scientifica in grado di invertire il trend, i modelli più pessimistici parlano di +10 gradi centigradi entro le fine del secolo. Un pianeta inabitabile per la flora e la fauna attuali e quindi per noi. Anche ipotizzando supervulcani che erutta o quantità enormi di polveri in stratosfera, la via è tracciata. Così come una pentola non si raffredda immediatamente se si spegne la fiamma sotto di essa, così per inerzia il clima non smetterà di scaldarsi dovessimo all'improvviso terminare le nostre emissioni di gas attraverso combustibili fossili/incendi/allevamenti intensivi/scioglimento del permafrost. Ci abbiamo messo millenni per giungere a un certo grado di evoluzione per poi fotterci il futuro con le nostre mani in un secolo, bravi noi.
3) Questo punto è strettamente legato ai due precedenti. A livello geopolitico e politico assistiamo alla fine di quanto venuto fuori da due conflitti mondiali. Le istituzioni e le norme di cooperazione internazionali sono messe in discussione se non bellamente ignorate senza conseguenze da attori maggiori (USA, Russia, Cina) e minori (Israele, Sudan, Iran, Corea Nord, India etc.) in una nuova ottica che vede il conflitto e la prevaricazione come azioni viabili per gli interessi delle singole nazioni. Un futuro di guerra(e?) accarezzato e sostenuto da visioni politiche estreme sempre più correnti (o sarebbe meglio dire ricorrenti) in ogni Paese. È difficile trovare un senso in un mondo post ideologico a questa nuova spinta bellica se non in chiave di lotta per le risorse e la sopravvivenza nuovamente come nel punto 1 non del gruppo ma del singolo Stato così da potersi garantire degli anni finali più accettabili rispetto agli altri.
Se questa visione nel suo insieme può sembrare apocalittica, non bisogna lasciarsi distrarre dal fatto che non sia avvenuta per caso dall'oggi al domani, ma sia la conseguenza di decenni di scelte scellerate del gruppo e del singolo che hanno portato al declino che viviamo e vivremo.
Buon lunedì.
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gregor-samsung · 6 months ago
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" Ogni grande movimento musicale, in fondo è adolescente. Solo dopo, il successo e il mercato lo rendono un oggetto da acquistare; lo fanno invecchiare in fretta e male, lo congelano in un ruolo preciso, un look definito, dalle sonorità prestabilite. Lo fissano, impedendogli di viaggiare ed evolversi. È una rete intessuta di averi che il mondo gli getta addosso per imprigionarlo e stabilizzarlo, in modo da poterlo identificare. Rimbaud lo spiega nella Lettera del veggente: il poeta ascolta l’inaudito e lo rende udibile per l’umanità, ma nel fare questo muore. Anche se, sepolto dalle incrostazioni dei nostri averi, rimane una sorta di santuario in chi ha passato la propria adolescenza impugnando una chitarra, ripetendo ossessivamente il riff iniziale di Smells Like Teen Spirit o baciando la sua prima ragazza dopo aver storpiato con passione Wish You Were Here. Che sensazione di vita, di infinita potenzialità, sperimentano due adolescenti innamorati su una spiaggia: liberi per una notte da ogni avere, ridotti dall’estate e dalla giovinezza a essere soltanto due esseri umani lontani da scuola e problemi, con una coperta per scaldarsi e la malinconia di chi si perderà a fine agosto.
Le sere azzurre d’estate, andrò per i sentieri, Punzecchiato dal grano, a calpestare erba fina: Trasognato, ne sentirò la freschezza ai piedi. Lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.
Non parlerò, non penserò a niente: Ma l’amore infinito mi salirà nell’anima, E andrò lontano, molto lontano, come uno zingaro, Nella Natura, – felice come con una donna.
[Arthur Rimbaud, Sensazione, 1870] "
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Salvatore La Porta, Less is more. Sull’arte di non avere niente, Il Saggiatore (collana La Cultura, n° 1134), 2018¹. [Libro elettronico]
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smokingago · 8 months ago
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“E’ una notte buia e fredda.
Due porcospini cercano in tutti i modi di scaldarsi. Avvicinandosi l’uno all’altro scoprono involontariamente che il freddo si attenua, si fa meno pungente.
Così si avvicinano sempre di più ma finiscono per pungersi a vicenda.
Allora spaventati entrambi si allontanano e di nuovo il freddo li assale.
Cominciano a pensare al dolce tepore di quando erano vicini e tentano nuovamente l’esperimento di avvicinarsi.
Hanno paura di ferirsi e questo timore li fa tentennare. Aspettano, hanno paura, ma il freddo è così tenace che ben presto i due porcospini abbandonano ogni paura.
Restano però sempre dei porcospini, così quando si avvicinano si pungono ancora. Spaventati, proprio come era successo nel primo tentativo, fuggono lontani l’uno dall’altro.
Vanno avanti ancora un po’, cercando di resistere al freddo ma in loro è sempre vivo il ricordo del calore che sprigionavano i loro corpi vicini.
Ripetono più volte l’esperimento di avvicinarsi e sempre si pungono.
A poco a poco, però, capiscono che esiste una distanza che permette loro di scaldarsi e di non pungersi: è il rispetto reciproco, è il “non invadere” troppo il terreno dell’altro.
Così vicini, ma rispettosi ciascuno del proprio essere, i due porcospini vincono il freddo e sopravvivono. Probabilmente, senza il calore dell’altro uno di loro sarebbe morto: invece insieme riescono a superare le difficoltà e a vivere proprio uno accanto all’altro, senza ferirsi e disturbarsi.”
Arthur Schopenhauer, “I due porcospini”
Così come i porcospini, anche noi ci avviciniamo per il bisogno di connessione, ma i nostri difetti ci allontanano. Solo attraverso la cortesia e le buone maniere troviamo la giusta distanza per coesistere.
Cit.
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susieporta · 2 months ago
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Natale, istruzioni per l'uso:
maneggiare con cura, attenzione e delicatezza
riposare
non chiedere alcun sforzo ai - sì -
far gareggiare i - no, grazie - che abbiamo allenato per tutto questo tempo e stare a vedere se sotto pressione reggono lo sforzo
sorridere
ridere
lasciarsci stare
attorcigliarsi i capelli tra le dita e chiudere gli occhi
contare i respiri
piangere
appannare i vetri con il fiato
appannare i vetri con il fiato e scriverci un nome
scaldarsi le mani sopra la pentola al fuoco
mangiare tanto se ci sta o se ci va
mangiare poco se non ci sta o se non ci va
annusare
canminare
venire al mondo nel mondo
scambiarsi un segno di pace
sgranchirsi il collo facendo ruotare la testa
aprire le spalle
raddrizzare la schiena
far ballare le dita
appoggiare una mano sul petto e sentire i battiti
tenere il cuore
fare in modo che ci sia solo chi vuoi
stare dove si sta bene, ché a volte può sembrare preservare la propria comfort zone, molte altre è solo preservare la quiete
chi c'è, c'è
non sei sola, c'è un cielo pieno di stelle.
FRANCESCA PACHETTI
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angelap3 · 2 months ago
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Fiabe classiche
Rosabianca e Rosarossa o Biancaneve e Rossella.
C'era una volta una povera vedova madre di due belle bambine che aveva chiamato Rosabianca e Rosarossa come i due roseti che crescevano intorno alla loro casetta.
Le due sorelle si amavano moltissimo anche se di carattere erano molto diverse ,Biancaneve era più mite e Rosarossa era più vivace ma nonostante questo amavano passare del tempo insieme e non si separavano mai.
Alle due ragazze piaceva passare molto tempo nel bosco tra i fiori le farfalle e gli animali che non facevano loro nel male anzi al loro passaggio si ammansivano e facevano loro le feste .
Capitava spesso che a volte si trattenessero così tanto che si addormentavano nel bosco
Una mattina le due fanciulle si svegliarono sull'orlo di un precipizio e davanti a sé scorsero una figura eterea di donna con una veste luccicante (in alcune versioni e'un bambino )
La mamma disse loro che sicuramente era un angelo che le aveva protette.
Arrivò l'inverno ma nella casetta di Rosabianca a e Rosarossa benché umile era pulitissima e accogliente e non mancava niente,legna cibo ,ma soprattutto tanto amore.
La sera si mettevano davanti al camino e la mamma leggeva loro un bel libro e a farle compagnia avevano anche un capretto e un uccellino.
Una sera venne a bussare alla porta un grosso orso,all'inizio ci fu un vero spavento il capretto cominciò a belare ,l'uccellino si nascose e le due ragazze si camuffarono dietro la veste della madre.
Ma l'orso disse loro che voleva solo scaldarsi perché fuori faceva tanto freddo e poi se ne sarebbe andato .
La madre lo fece entrare e lo fece accomodare davanti al camino e Rosarossa e Rosabianca gli tolsero la neve dal pelo;poi cominciarono a giocare con lui e così passò la notte
Così tutte le sere l'orso si presentava si scaldava e giocava con loro poi diceva loro una frase "per favore non vi maritate mai".
Arrivò di nuovo la primavera e l'orso disse alle due sorelle che non sarebbe più venuto la sera a trovarle poiché doveva proteggere i suoi averi dai nani che con la primavera uscivano da sottoterra e rubavano tutto quello che trovavano.
Una sera le sorelle erano nel bosco a fare legna quando scorsero un nano a cui era rimasta impigliata la barba dentro un tronco.
Così Rosarossa dopo tanto tirare decise di tagliare la barba del nano con un paio di forbici per liberarlo.
Il nano invece di ringraziare prese un sacco di gemme preziose che stava sotto l'albero e se ne andò imprecando senza ringraziare
Un pò di tempo dopo le ragazze si recarono a pescare quando videro il solito nano che urlava poiché un pesce lo trascinava perché era rimasto impigliato alla lenza
Così le due sorelle tagliarono un altro pezzo di barba al nano per liberarlo ma lui ancora ingrato se ne andò brontolando senza aver preso prima un grosso sacco pieno di perle.
Un pò di tempo dopo incontrarono di nuovo il nano che era stato catturato da un aquila e lo liberarono dai suoi artigli e il nano come al solito invece di ringraziare se ne andò lamentandosi della giacca lacerata ,poi si caricò sulle spalle un sacco di monete d'oro e se ne andò.
Sulla strada del ritorno Rosabianca e Rosarossa videro il nano spargere tutti i suoi averi sul prato,quando fu attaccato da un grosso orso.
Il nano pregava l'orso di risparmiarlo e di mangiare le due ragazze al posto suo .
Ma l'orso non lo ascoltò e gli dette una grossa zampata.
Le due sorelle stavano per fuggire terrorizzate quando l'orso le chiamò e fu così che riconobbero la voce dell'amico,che improvvisamente si tramutò in un bel giovane vestito d'oro.
Il ragazzo spiegò loro che era il figlio del re ma che il nano che aveva appena sconfitto gli aveva fatto un incantesimo per rubargli tutti i suoi averi costringendolo a vagare nei boschi sotto forma di orso.
Cosi Rosabianca dopo un pò sposò il principe e Rosarossa il fratello ,la madre andò a vivere a palazzo con loro e vissero felici ancora per molti anno
Fratelli Grimm
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blacklotus-bloog · 2 months ago
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Uomini...
... non si nasce, non si appare, si diventa giorno per giorno ribellandosi alla rinuncia alla propria emotività, alla mancanza di comunicazione, al paradosso delle dicotomie. Uomini si diventa quando non ti contraddici, quando non ti sveli completamente neanche a te stesso, quando non permetti che le cose restino così immutate e ferme, stereotipate. Un Uomo è figlio di una selezione naturale che percorre i sentieri impavidi della fermezza caratteriale, della misurata solitudine, dell'onestà, del rispetto. La grandezza di un Uomo è essere un ponte da attraversare per scorgere le bellezze dell'anima e non uno scopo per stare meglio per completare l'esistenza lacunosa di una donna. Un Uomo va sentito dentro come l'aria per respirare, come l'acqua per dissetarsi, come il sole per scaldarsi. Mia Nonna diceva sempre "Un Uomo è come la terra, è tuo se ci parli, se lo curi" e curare dalle mie parti significa avere una prioritaria premura, avere attenzioni particolari come quella della comprensione del momento, del rispetto dei suoi silenzi, del bisogno di solitudine. Curare dunque la consapevolezza di essere presenza e non intralcio. Quindi auguratevi un Uomo, auguratevi di sentirvelo scorrere nelle vene, auguratevi la serenità che solo un Uomo può darvi. Auguraratevi quella complicità esclusiva tale da poter osare sempre e superare limiti, avere un Oltre che è molto più oltre quello che pensavate...
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BLACKLOTUS
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canesenzafissadimora · 11 months ago
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Io ho il mio concetto forse strano di amore. Che non è certo continua seduzione, o scenate, o una tetta che sbuca fuori o un mazzo di fiori. Amore per me è voltarmi e sapere che ci sei a proteggermi le spalle anche se distanti. È cercare la tua mano e trovarla, lì accanto. È parlare… tuffarmi tra le tue braccia, i tuoi discorsi e il profumo che indossa la tua pelle. È riconoscerti tra mille, tu con la tua voce ed i tuoi occhi. È rispetto l'amore. È tornare anche dopo un grande litigio, che mette in crisi i momenti mai il cuore. È resistenza l'amore. Mica uno può esser sexy, strabiliante o super eroe sempre… quelli son film e nient'altro. L'amore vero è sacrificio, è dolore a volte. È distacco spesso e poi ritorno. Son notti stretti a scaldarsi dal freddo o a far dolce l'amore. È conoscenza dell'animo dell'altro. È cura. È andare insieme a fare la spesa e ritrovarsi a sorridere perché tu in perenne dieta infili nel carrello qualcosa di dolce. È il suo sguardo che ogni giorno ti sussurra che con te è felice. È la sua telefonata per sapere se hai avuto problemi con la neve o semplicemente per dirti sto tornando a casa. Sono i fine settimana insieme… ed i silenzi che sanno di serenità. L'amore vero è come un libro, di quelli che tieni sul comodino o in grembo durante un lungo viaggio in treno. È un percorso non facile. È una mano stretta stretta alla tua. È guardare insieme la stessa direzione ed urlare dentro “Io con te ci voglio invecchiare”.
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donaruz · 1 year ago
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FIGLI
Ci sfidano, ci affrontano.
A volte ci offendono e sono pieni di rabbia.
Poi ci sorprendono con un gesto, un pensiero.
Ci fanno battere il cuore per il timore
e versare calde lacrime di scoraggiamento.
Ma anche gonfiare il petto d'orgoglio
sentire il sangue scaldarsi per la tenerezza.
Nell'immensità di sole cinque lettere
c'è un universo intero.
Tremendamente complicato.
Tremendamente bello.
Carolina Turroni 🖋
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kevincharlesward · 1 year ago
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“A great fire burns within me, but no one stops to warm themselves at it, and passers-by only see a wisp of smoke” ― Vincent Van Gogh
“Un grande fuoco arde dentro di me, ma nessuno si ferma a scaldarsi e i passanti vedono solo un filo di fumo” – Vincent Van Gogh
© Kevin Charles Ward
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acciaiochirurgico · 11 days ago
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la mia gekoide ha fatto la bruma. è stata una cosa inaspettata perché solitamente i gechi tenuti in casa non tendono a farlo ma a quanto pare lei è come me: periodo di solitudine in cui posso solo dormire e non mangiare?? è piatto ricco, mi ci ficco! ;)
in quest giorni sta iniziando a fare più caldo quindi a poco a poco sta iniziando a uscire dalla sua tana, fare due passi, scaldarsi nella parte calda e vederla di nuovo mi riempie il cuore di gioia. prima l'ho guardata a lungo: lei sta ferma, non mi pensa, non mi vuole bene, non può. eppure vederla lì, bella, silenziosa, i suoi occhietti brillanti, mi faceva sorride. penso sia l'animale tra tutti quelli che ho a cui sono più affezionata, mi è mancata davvero molto.
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E poi ci sono i pomeriggi quelli invernali... Freddi dove non c'è altro modo per scaldarsi... ❣️🍓🔥🔥
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thelastdinner · 18 days ago
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Non c'è freddo che possa fare male come i crepacci che si sono aperti giù nelle gole del cuore. Scaldarsi rimane l'utopica soluzione di un disperato rantolo che gorgheggia fra la discesa agli inferi o l'annegare in un ghiacciato mare di perché.
Azeruel
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svlaag · 4 months ago
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"L’altro giorno m’è capitato fra le mani un articolo che avevo scritto subito dopo la liberazione e ci sono rimasta un po’ male. Era piuttosto stupido: intanto era tutto in ghingheri, belle frasi ben studiate e girate bene; adesso non voglio più scrivere così. E poi dicevo con calore e convinzione delle cose ovvie: del resto succedeva un po' a tutti, subito dopo la liberazione, di scaldarsi molto a dire delle cose ovvie: era anche giusto in un certo senso, perché in vent'anni di fascismo uno aveva perduto il senso dei valori più elementari, e bisognava ricominciare da capo, ricominciare a chiamare le cose col proprio nome, e scrivere pur di scrivere, per vedere se eravamo ancora delle persone vive.
Quel mio articolo parlava delle donne in genere, e diceva delle cose che si sanno, diceva che le donne non sono poi tanto peggio degli uomini e possono fare anche loro qualcosa di buono se ci si mettono, se la società le aiuta, e così via. Ma era stupido perché non mi curavo di vedere come le donne erano davvero: le donne di cui parlavo allora erano donne inventate, niente affatto simili a me o alle donne che m’è successo di incontrare nella mia vita; così come ne parlavo pareva facilissimo tirarle fuori dalla schiavitù e farne degli esseri liberi. E invece avevo tralasciato di dire una cosa molto importante: che le donne hanno la cattiva abitudine di cascare ogni tanto in un pozzo, di lasciarsi prendere da una tremenda malinconia e affogarci dentro, e annaspare per tornare a galla: questo è il vero guaio delle donne. Le donne spesso si vergognano d’avere questo guaio, e fingono di non avere guai e di essere energiche e libere, e camminano a passi fermi per le strade con bei vestiti e bocche dipinte e un’aria volitiva e sprezzante; ma a me non è mai successo d'incontrare una donna senza scoprire dopo un poco in lei qualcosa di dolente e di pietoso che non c'è negli uomini, un continuo pericolo di cascare in un gran pozzo oscuro, qualcosa che proviene proprio dal temperamento femminile e forse da una secolare tradizione di soggezione e di schiavitù e che non sarà tanto facile vincere; m’è successo di scoprire proprio nelle donne più energiche e sprezzanti qualcosa che mi induceva a commiserarle e che capivo molto bene perché ho anch’io la stessa sofferenza da tanti anni e soltanto da poco tempo ho capito che proviene dal fatto che sono una donna e che mi sarà difficile liberarmene mai. Due donne infatti si capiscono molto bene quando si mettono a parlare del pozzo oscuro in cui cadono e possono scambiarsi molte impressioni sui pozzi e sull'assoluta incapacità di comunicare con gli altri e di combinare qualcosa di serio che si sente allora e sugli annaspamenti per tornare a galla.
Ho conosciuto moltissime donne. Ho conosciuto donne con dei bambini e donne senza bambini, mi piacciono di più le donne con dei bambini perché so subito di cosa parlare, fino a quanti mesi l’hai allattato e dopo cosa gli hai dato e adesso cosa gli dai. Due donne insieme possono parlare all’infinito su questo tema. Ho conosciuto delle donne che potevano prendere il treno e partire lasciando i propri bambini per qualche tempo senza sentire una terribile angoscia e il senso di fare una cosa contro natura, vivere quietamente per molti giorni lontano dai bambini e non provare quella paura viscerale e inconsulta che sia successo loro qualcosa di male, come invece capita a me ogni volta; e non è che quelle donne non volessero bene ai loro bambini, gli volevano bene quanto io voglio bene ai miei ma semplicemente erano più in gamba. Ho incontrato donne tranquille ma poche, la maggior parte sono come me e non riescono a vincere quella paura viscerale e straziante e quel senso di fare una cosa contro natura ogni volta che si coricano in un letto d’una città straniera molti e molti chilometri lontano dai bambini. Ho cercato d’essere più in gamba che potevo in questo, ho cercato di dominarmi meglio che potevo e ogni volta che son salita in treno senza i bambini mi son detta: «Questa volta non avrò paura», ma la paura è nata sempre in me e quello che non ho ancora capito è se mi passerà quando i miei bambini saranno uomini, spero bene che mi passerà. E non posso pensare tranquillamente a girare i paesi come vorrei, a dire il vero ci penso sempre ma so bene che non mi è possibile farlo. Così ci sono delle donne canguri e delle donne non canguri, ma le donne canguri sono molte di più.
Io dunque ho conosciuto moltissime donne, donne tranquille e donne non tranquille, ma nel pozzo ci cascano anche le donne tranquille: tutte cascano nel pozzo ogni tanto. Ho conosciuto donne che si trovano molto brutte e donne che si trovano molto belle, donne che riescono a girare i paesi e donne che non ci riescono, donne che hanno mal di testa ogni tanto e donne che non hanno mai mal di testa, donne che hanno tanti bei fazzoletti e donne che non hanno mai fazzoletti o se li hanno li perdono, donne che hanno paura d’essere troppo grasse e donne che hanno paura d’essere troppo magre, donne che zappano tutto il giorno in un campo e donne che spezzano la legna sul ginocchio e accendono il fuoco e fanno la polenta e cullano il bambino e lo allattano e donne che s’annoiano a morte e frequentano corsi di storia delle religioni e donne che s’annoiano a morte e portano il cane a passeggio e donne che s’annoiano a morte e tormentano chi hanno sottomano, e donne che escono il mattino con le mani viola dal freddo e una sciarpetta intorno al collo e donne che escono al mattino muovendo il sedere e specchiandosi nelle vetrine e donne che hanno perso l’impiego e si siedono a mangiare un panino su una panchina del giardino della stazione e donne che sono state piantate da un uomo e si siedono su una panchina del giardino della stazione e s’incipriano un po’ la faccia. Ho conosciuto moltissime donne, e adesso sono certa di trovare in loro dopo un poco qualcosa che è degno di commiserazione, un guaio tenuto più o meno segreto, più o meno grosso: la tendenza a cascare nel pozzo e trovarci una possibilità di sofferenza sconfinata che gli uomini non conoscono forse perché sono più forti di salute o più in gamba a dimenticare se stessi e a identificarsi con lavoro che fanno, più sicuri di sé e più padroni del proprio corpo e della propria vita e più liberi. Le donne incominciano nell’adolescenza a soffrire e a piangere in segreto nelle loro stanze, piangono per via del loro naso o della loro bocca o di qualche parte del loro corpo che trovano che non va bene, o piangono perché pensano che nessuno le amerà mai o piangono perché hanno paura di essere stupide o perché hanno pochi vestiti; queste sono le ragioni che danno a loro stesse ma sono in fondo solo dei pretesti e in verità piangono perché sono cascate nel pozzo e capiscono che ci cascheranno spesso nella loro vita e questo renderà loro difficile combinare qualcosa di serio. Le donne pensano molto a loro stesse e ci pensano in modo doloroso e febbrile che è sconosciuto a un uomo.
Le donne fanno dei figli, e quando hanno il primo bambino comincia in loro una specie di tristezza che è fatta di fatica e di paura e c’è sempre anche nelle donne più sane e tranquille. È la paura che il bambino si ammali o è la paura di non avere denaro abbastanza per comprare tutto quello che serve al bambino, o è la paura d’avere il latte troppo grasso o d’avere il latte troppo liquido, è il senso di non poter più girare tanto i paesi se prima si faceva o è il senso di non potersi più occupare di politica o è il senso di non poter più scrivere o di non poter più dipingere come prima o di non poter più fare delle ascensioni in montagna per via del bambino, è il senso di non poter disporre della propria vita, è l’affanno di doversi difendere dalla malattia e dalla morte perché la salute e la vita della donna è necessaria al suo bambino.
E ci sono donne che non hanno figli e questa è una grande disgrazia, è la peggiore disgrazia che possa avere una donna perché a un certo punto diventa deserto e noia e sazietà di tutte quelle cose che si facevano prima con ardimento, scrivere e dipingere e politica e sport e diventa tutto cenere nelle mani e una donna consapevolmente o inconsapevolmente si vergogna di non avere fatto dei figli e comincia a girare i paesi ma anche girare i paesi è un po’ difficile per una donna, perché ha freddo o perché le fanno male le scarpe o perché le si smagliano le calze o perché la gente si stupisce a vedere una donna che gira i paesi e ficca il naso di qua e di là. E tutto questo ancora si può superare ma c’è poi la malinconia e cenere nelle mani e invidia a vedere le finestre illuminate delle case nelle città straniere; e magari per un periodo abbastanza lungo riescono a vincere la malinconia e passeggiano al sole con un passo fermo e fanno all’amore con gli uomini e guadagnano del denaro e si sentono forti e intelligenti e belle né troppo grasse né troppo magre e si comprano dei cappelli strani con nodi di velluto e leggono dei libri e ne scrivono, ma poi a un certo punto ricascano nel pozzo con paura e vergogna e disgusto di sé e non riescono più a scrivere libri e neppure a leggerne, non riescono a interessarsi a niente che non sia il loro personale guaio che tante volte non sanno spiegarsi bene e gli dànno dei nomi diversi, naso brutto bocca brutta gambe brutte noia cenere figli non figli. E poi le donne cominciano a invecchiare e si cercano i capelli bianchi per strapparli e si guardano le piccole rughe sotto gli occhi, e cominciano a dover mettere dei grandi busti con due stecche sulla pancia e due sul sedere e si sentono strizzate e soffocate lì dentro, e ogni mattina e ogni sera osservano come il loro viso e il loro corpo si trasformi a poco a poco in qualcosa di nuovo e di penoso che presto non servirà più a niente, non servirà più a far l’amore né a girare i paesi né a fare dello sport e sarà qualcosa che invece loro stesse dovranno servire con acqua calda e massaggi e creme oppure lasciarlo devastare e avvizzire alla pioggia e al sole e dimenticare il tempo che era bello e giovane.
Le donne sono una stirpe disgraziata e infelice con tanti secoli di schiavitù sulle spalle e quello che dovono fare è difendersi dalla loro malsana abitudine di cascare nel pozzo ogni tanto, perché un essere libero non casca quasi mai nel pozzo e non pensa così sempre a se stesso ma si occupa di tutte le cose importanti e serie che ci sono al mondo e si occupa di se stesso soltanto per sforzarsi di essere ogni giorno più libero. Così devo imparare a fare anch’io per la prima perché se no, certo, non potrò combinare niente di serio e il mondo non andrà mai avanti bene finché sarà così popolato d’una schiera di esseri non liberi."
Discorso sulle donne, Natalia Ginzburg
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t-annhauser · 2 months ago
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Un bel giorno - il più bel giorno dell’anno, la vigilia di Natale - il vecchio Scrooge se ne stava seduto come sempre occupatissimo nel suo ufficio contabile. Era una giornata gelida, tetra, di un freddo pungente, per di più nebbiosa, e si sentiva la gente andare su e giù per le strade battendosi le mani sul petto e pestando i piedi sul selciato per tentare di scaldarsi. Gli orologi della città avevano da poco suonato le tre, ma faceva già buio: per tutto il giorno c'era stata poca luce e le candele brillavano alle finestre degli uffici vicini come macchie rossastre sopra la densa aria scura. La nebbia si infilava in ogni fessura e buco di serratura, ed era così fitta che benché quel vicolo fosse uno dei più angusti, le case di fronte si distinguevano appena come fantasmi. A vedere la sudicia nube che era calata sulla città oscurando ogni cosa, si sarebbe detto che la Natura avesse preso casa lì vicino e si fosse messa a fermentare birra su larga scala.
Canto di Natale - Il fantasma di Marley
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