#ripeternal
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Per riacquistare la giovinezza basta solo ripeterne le follie.
Oscar Wilde
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ho studiato un'ora e già ne ho il cazzo pieno
mi mancano tipo 115 e dovrei ripassarne/ripeterne una cinquantina
ottimooooo
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Scrive Luigi Settembrini: "Nel fondo della sua anima c'era la fede, come c'era l'amore e il desiderio ardentissimo della vita, della bellezza, e di tutte le illusioni tanto care all'uomo, e necessarie, e reali per l'uomo. Chi oserebbe dire che il Leopardi è ateo, o sensista, o materialista? Egli è come Giobbe, che maladice il giorno che è nato, e grida che il suo dolore è troppo e non ha scopo; egli bestemmia Dio perchè lo crede, ma lo dice un essere malefico, un brutto potere che ascoso a comun danno impera, una mano che flagellando si colora nel mio sangue innocente. Non avere una colpa, e sofferire tanto, perchè? Perchè questa ragione spietata che mi toglie tutte le illusioni, e mi fa dimandare a tutti gli esseri, perché? e nessuno mi sa rispondere? Per qual fine, per quale necessità, per qual bene altrui io debbo essere straziato sì fieramente dal dolore? Io non so qual uomo potrebbe dargli una risposta ragionevole." È quindi Settembrini a istituire un paragone esplicito tra Leopardi e Giobbe (quantunque vi abbia accennato il Leopardi stesso nei Nuovi Credenti), ma egli ne fa, a mio avviso arbitrariamente, piuttosto un bestemmiatore che un ateo: sta qui agendo la censura cattolica e ideologica del pensiero leopardiano? Le stesse illusioni, a mio avviso, hanno ragion d'essere sullo sfondo di un "reale" nulla; non nella prospettiva della realtà divina, in cui sarebbero sostanze, e non nomi, come la virtù (vedi Bruto e Teofrasto - ti tenni per una sostanza, ed eri una parola - e la "vendetta sulla virtù" che vorrebbe prendersi il Leopardi). E sempre in quest'ottica riduttiva della portata del pensiero leopardiano, procede poche pagine più in là Settembrini: "Io vi esorto, o giovani, a tener cara la memoria di Giacomo Leopardi, e studiarne amorosamente le opere; ma guardatevi dal ripeterne i pensieri e dall'imitarlo nella dolorosa poesia, perchè egli fu una misera eccezione della natura umana." Come volevasi dimostrare: innanzitutto si amplifica il lamento leopardiano, fino a renderlo, pur nella sua tragicità, querulo e pretestuoso, al punto di provocarne un istintivo rigetto; poi si procede al consueto affondo, sentenziando che egli fu "una misera eccezione della natura umana". Siete sicuri che il vostro amato Leopardi, che nella Ginestra dice "nobil natura è quella…", sia contento di essere ricordato così? Abbiate ali, abbiate trivelle per concepire anche solo un briciolo della grandezza del suo pensiero; staccatevi da voi stessi (o dalla vostra maschera), disarmatevi, andategli incontro, e vi porterà a nuove profondità e altezze: rendetegli davvero "cara" la memoria che egli tiene presso gli uomini, per vostro mezzo. Non difendetevi da Leopardi: egli non vuole convincervi di nulla. Non vi porterà via Dio, Gesù Cristo, l'aldilà; paradossalmente, vi porterà dappresso a questi concetti meglio di un santo cattolico, in quanto egli è portatore di onestà, amore per gli altri, intelligenza. State tranquilli: Leopardi non è un'eccezione della natura umana. Grazie al cielo.
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Per riavere la propria giovinezza basta solo ripeterne le follie.
|| Oscar Wilde
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(2021) Now Playing: Rip Eternal - Pulling Me In *Official MV
#ripeternal#philadelphia#pennsylvania#soundcloud#cloudrap#undergroundrapmusic#2021#newmusic#new music friday#armer
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(djunivrse)
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Oltre la percezione
Stavo attraversando la barriera temporale. Se il tempo lo si può guadare con moto proprio e volontario, liberandosi dalle rapide perenni dei secondi che si gettano nel passato, io lo stavo percorrendo, senza freni né limiti, espulso dal suo flusso monocorde. Non so come lo compresi: ne possedevo una spontanea consapevolezza che non ammetteva dubbi. Il gorgo che roteava dentro di me era ripido, sottraeva il fiato, sbriciolava i pensieri. Poi la mareggiata di percezioni sensibili mi travolse. Rumori, odori, sapori, aderenze, colori. Tutti di un calibro inimmaginabile, incontenibile per i miei recettori finiti. La luce fluida, densa, fumosa, impermeabile, che non si lasciava attraversare dallo sguardo, mi avvolse. Era una luce che urlava, i suoi acuti erano opprimenti, le sue dita di acciaio ti stringevano l’anima. La luce era fredda, priva di calore, e le sue volute erano cangianti, in profondità i colori ristagnavano imprigionati tra le pieghe, come in camere dalle pareti sbarrate e imbottite. Colori estremi, tutti, senza ordine, fusi uno nell’altro, e poi di nuovo indipendenti, nitidi, senza sfumature, senza la razionalizzazione imposta dalla spettrografia, ribelli alla pacifica convivenza nella luce bianca. Colori estremi. Nessun artista avrebbe mai potuto riprodurli, nessuna suggestione paesaggistica, nessuna incarnazione della natura poteva avvicinarsi a quella disperata perfezione.
I colori. I colori vibravano svincolati da ogni contenuto, isolati nel fattore cromatico, divinità primordiali prigioniere nei recessi di un culto estinto, non più figli obbedienti della luce, i colori come uno spasmo verso la vita, un lamento di esistenza mancata. Fui immerso nei colori. E assieme ai colori i suoni, gli odori, i sapori, le aderenze, l’idea stessa di sensibilità, l’anima priva del corpo, rumori, note musicali scappate disordinatamente da un pianoforte, staccate dal pentagramma, dall’ordine musicale, dall’armonia dell’universo, rumori e note vibravano assoluti, né mano umana avrebbe potuto trascriverli su carta e ripeterne le melodie antiespressive, né orecchio aveva mai udito il loro forsennato infuriare. Il suono selvaggio, il richiamo brado di animali indomabili, le percussioni ottuse dei pensieri dell’uomo contro la paratia della stiva, contro l’insufficienza del cosmo, l’esplosione di stelle traboccanti miliardi di anni e materia fibrillante.
E il tatto, l’aderenza completa del corpo, l’appartenenza, la fusione con la luce densa, era dentro di me, mi attraversava, una compenetrazione tra le membra, come disgregarsi in infinite particelle infinitesimali e ognuna di esse abbracciava una particella di luce, si avvinghiava a lei e poi tornava a ricollocarsi al suo posto per dare vita al mio corpo ricostruito, intatto, invaso dalla luce densa, cangiante che pulsava dentro di me con i suoi colori, i suoni, gli odori, i sapori.
Furono istanti intensi, ma non provavo ancora orrore. Assistevo a uno spettacolo inenarrabile, come mai avrei immaginato possibile, un trionfo di elementi incontaminati, puri, che si avvolgevano, si contorcevano, stridevano l’uno con l’altro in una contrazione disperata verso la vita, la creazione, l’incarnazione nell’essere, la codificazione della materia. Ne percepivo la sofferenza diffusa, più che sofferenza era un fremito: quegli elementi primari erano intrappolati nell’assenza della vita, ma non ne soffrivano coscientemente, come animali nati in gabbia, che non conoscendo la libertà non comprendono la propria prigionia e fremono nello spazio angusto che hanno a disposizione. Conobbi l’esaltazione dei sensi, il loro pulsare fino all’ultimo stadio, oltre i vincoli della vita e della morte, del tempo, della distanza. Il vortice iniziale nel quale sentivo di precipitare si attenuò, ora galleggiavo sospeso in un alone di fumo scuro, come se fossi stato avvolto da un anticorpo prodotto dall’immenso organismo all’interno del quale ero un estraneo. La mancanza di direzioni, non un suolo su cui poggiare i piedi, un soffitto da sentire sopra la testa, rettilinei d’aria in cui infilare le braccia, mi rendeva impossibile definire la posizione del mio corpo. Ero ancora in piedi o ero svenuto, sdraiato a terra esanime, mentre il mio spirito si dissociava in una emulsione onirica; sarei mai tornato alla realtà. Ma esisteva una realtà che potesse definirsi tale in contrapposizione alla quale potevo riconoscere l’irrealtà o il sogno, l’incubo o le allucinazioni, l’assurdo o il metafisico.
Il flusso costante di particelle che mi attraversava non era spiacevole, la paura si attenuava prevaricata da una curiosità inappagata da una lenta assuefazione a stimolazioni nuove. Poi all’improvviso, quando già cominciavo a ritenere un’esperienza piacevole l’immersione nel primordio, divenne morbo contagioso, ferita infetta e maleodorante. Non mutarono i colori nel loro aggrovigliarsi confuso, non mutarono le cascate di suoni e note che rutilavano nella densa foschia violacea, ma cambiò improvviso il mio modo di sentirli, la compressione del mio spirito nel ricevere quelle sollecitazioni.
Muffa, fuliggini, putrefazione, rigagnoli di sangue scuro, il suono cupo del distacco, il sapore della malattia. Le grida dei colori, disperate, la luce che urlava i suoi acuti opprimenti di orrore. La luce era gelida, priva di calore, le sue volute erano cangianti, in profondità i colori erano imprigionati tra le pieghe, come in camere dalle pareti sbarrate e imbottite contro cui scagliavano esasperati la propria impotenza. L’immersione in un fluido di non vita, nella brodaglia indifferente divenne soffocante, mi rivoltai, cercai di nuotare per sottrarmi, per tornare alla vita, lontano dalle tenebre del pensiero, dove era sottratto anche il riparo dell’oscurità.
Poi mentre l’esasperazione iniziò a bruciarmi nella testa, dal fondo limaccioso di quella palude di sensazioni perverse, emersero due mani ruvide, rinsecchite ad artiglio che si diressero verso di me…
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Repost @ognigiornocomeilprimogiorno 📖 ・・・ Non si è mai troppo grandi per un bacio sulla fronte, per guardare un cartone animato insieme alla propria sorella e ripeterne le battute a memoria, per farsi viziare dai nonni che ci trovano sempre troppo magri. Non si è mai troppo grandi per credere nel lieto fine, per sognare di diventare qualcuno che non avremo mai il coraggio di essere, per parlare col proprio animale domestico, per fare indigestione di caramelle gommose, per tirarsi le palle di neve anche se dal cielo ne è caduto uno spruzzo soltanto. Non si è mai troppo grandi per ricevere l'uovo di Pasqua, per romperlo con un colpo di karate, per quell'istante di stupore, per assemblare la sorpresa seguendo le istruzioni, per ascoltare ancora una volta il suono della carta argentata che lo avvolge. Quel guscio di cacao è uno scrigno di ricordi meravigliosi. Non si è mai troppo grandi per ricordarsi di essere sempre un po’ bambini e per sorridere insieme dietro baffi di cioccolato. 🐣🍫 #Pasqua #uovodipasqua #BuonaPasqua #IoRestoACasa #ioleggoacasa #pensieri https://www.instagram.com/p/B-4GD97HvtD/?igshid=zrelqn6k7k2k
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Per riacquistare la giovinezza basta solo ripeterne le follie.
Oscar Wilde
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Per riacquistare la giovinezza basta solo ripeterne le follie. Oscar Wilde
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La premessa.
Dove comincio a raccontarvi cose che dubito vi interessi sapere (ma io ve le racconto lo stesso).
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Chiunque mi conosca anche solo un pochetto sa che ci sono alcune cose che mi accompagnano da una vita e che sono alla base della persona che sono oggi: gatti, Harry Potter, Berlino, Taylor Swift.
Una delle mie fantasie ricorrenti è quella che mi vede capace di scrivere canzoni come quelle di Taylor e di avere poi la possibilità di cantarle su un palco mentre guardo negli occhi la persona che ha ispirato quelle parole.
È più o meno quello che desidero fare con questo blog. Da un lato sento di avere alcune cose di cui mi devo liberare per poter andare avanti; dall’altro mi piace l’idea che qualcuno che ne ha bisogno legga le mie parole e si senta capito, alla fine è quello che vorrei anche io.
Lo faccio per aiutare me stessa: ho bisogno di mettere tutto nero su bianco per capire il mio passato e non ripeterne gli errori. Se proprio devo scazzare voglio che sia in maniera innovativa, voglio sorprendermi.
Magari, poi, qualcuno di voi capirà immediatamente quale è stato il mio problema sin dall’inizio e sarà così gentile da spiegarmelo.
Non nascondo che questo account sia anche uno strumento un po’ codardo per chiedere scusa a chi lo merita e per togliermi anche il gusto di dire, sempre a chi lo merita, “sei un pezzente, mi hai fatto soffrire e ora te lo dico senza mezzi termini senza che tu abbia la possibilità di controbattere”.
Disclaimer necessario: racconterò le cose in maniera onesta, vera per quanto possa permettermelo la memoria. Sentirete solo una versione dei fatti e dovrete prenderla per buona, ma fidatevi, lo è. Alcune cose non potrei inventarmele nemmeno se lo volessi e, in ogni caso, a mentire mi darei solo la zappa sui piedi.
Se vi riconoscete in quello che scrivo, nel senso che pensate che stia parlando proprio di voi come individui singoli, è perché è così, d’altronde è uno degli scopi di questo blog.
Prima di gettarvi nel calderone infernale che è la mia vita sentimentale è giusto che faccia qualche presentazione, così potrete destreggiarvi meglio per la selva oscura.
I ragazzi che ho finora avuto la (s)fortuna di frequentare si dividono in due categorie che ho deciso di chiamare i “ripetenti” e le “belle speranze”. Questi ultimi sono i ragazzi “vergini”, quelli che non conoscevo prima che succedesse qualcosa di romantico e quelli che, una volta finita l’avventura, sono usciti dalla mia vita (storie di Instagram a parte). Credo che i miei flirt con questi ragazzi saranno relativamente semplici da raccontare visto che le cose sono finite sempre in maniera civile, senza troppi rancori. Almeno così mi pare.
I ripetenti sono tutta un’altra classe. Sono quelli che si sono ripresentati più volte nel corso della mia vita, in una sorta di versione perversa di “Acchiappa la talpa”, quel gioco dove c’è il roditore che spunta fuori quando meno te lo aspetti.
Con tutti e 3 i ripetenti è finita MALE (per me, loro sono tutti felici come delle Pasque). È qui che mi servirà aiuto per decodificare questo pattern autodistruttivo, il filo rosso che ha strangolato la mia vita amorosa negli ultimi due anni.
Intanto ve li presento brevemente, avrete modo di conoscerli meglio più avanti (mi dispiace per voi):
ZM —> pluri-ripetente, con lui non ho mai avuto una storia vera ma un tira e molla che è durato buona parte delle superiori e qualche anno di università finché non mi sono ritrovata col culo per terra nell’estate del 2017.
QU —> ripetente, la persona più intelligente che conosca ma anche la più stupida che conosca e quello che mi ha trattata peggio di tutti perché è stato completamente disonesto. Odio quelli che si lamentano di come sono stati illusi da una persona senza cuore, voglio dire, leggi i segnali cazzo, ma lui mi ha illusa per davvero. Chiedete pure in giro, questa storia l’ho raccontata a chiunque avesse voglia di ascoltarmi perché è quello che QU si merita.
GM —> altro ripetente e quello che ha lasciato una ferita che sta cominciando solo ora a rimarginarsi. Vi do già un consiglio gratis: non innamoratevi mai di qualcuno che non vi vuole. Non c’è di che.
BH —> uno dei vergini e, ironicamente, il ragazzo con cui ho perso la mia verginità. Non so ancora se ne parlerò ma magari lo farò, meglio mettere le mani avanti.
NB —> altro vergine, nonché colui che sarebbe stato il ragazzo perfetto, quello che presenti ai tuoi senza vergognartene, se non fosse che GM è ricomparso come uno di quei mascelloni da soap, quelle che mia nonna guarda dopo pranzo, ovvero quei personaggi che muoiono ogni stagione ma poi resuscitano in tempo per rovinare tutto.
Una sottocategoria dei “vergini” sono i semi-disgraziati che ho conosciuto a Bologna. Loro non hanno portato vere e proprie sofferenze, solo frustrazioni e storie divertenti, e verranno utilizzati come intermezzo quando ci sarà bisogno di alleggerire un po’ il mood dopo tutta l’auto flagellazione in pubblico che mi accingo a fare.
Detto questo, bambini miei, è ora di cominciare.
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"Per riacquistare la giovinezza basta solo ripeterne le follie."
Oscar Wilde
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Il Cuore che tanto ci ama.
"Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini", così il nostro Redentore si rivelava ad una sua devota ed innamorata, Santa Margherita Maria Alaquoque. Oggi celebriamo quell'amore che è stato riversato nei nostri cuori, che ci ha meritato la salvezza, che ci ha liberati dal male, ci ha riconciliati con il Padre, ci ha fatto riscoprire la fraternità tra noi. L'evangelista Giovanni, che nell'Ultima cena pos�� il suo capo sul petto del Signore, ebbe il privilegio di sentirne il pulsare intenso mentre egli stava per celebrare la prima consacrazione e poi iniziare la sua crudelissima passione. Maria di Màgdala sentì in lei i salutari effetti di quell'amore, si sentì amata, perdonata e convertita, e con lei una schiera di peccatori, di uomini e donne oppressi dal male fisico e spirituale. Chi di noi non ha sentito con la gioia del perdono l'intensità di quell'amore? Chi dopo una comunione eucaristica non si è sentito amato, preso, coinvolto, immerso in quel cuore? La Chiesa ha preso coscienza della perennità di quell'amore, legato al memoriale della sua passione, morte e risurrezione, legato alla fedeltà dei suoi, alla santità di tanti e tante, che lo hanno testimoniato con il martirio e con l'eroicità delle virtù cristiane. Siamo certi che il cuore di Cristo pulsa ancora nel nostro mondo e non smette di amarci anche quando abbiamo la triste impressione che alte barriere siano state erette tra noi e Lui. Egli è venuto proprio per abbattere il muro di separazione che il peccato aveva innalzato. In quell'amore egli si rivela ai piccoli, da quell'amore siamo guidati verso il vero bene, in quel cuore troviamo conforto quando siamo affaticati ed oppressi, lì troviamo ristoro, lì pregustiamo i primi bagliori della nostra finale risurrezione. È santa energia per noi, è la forza di Dio in noi per portare i nostri pesi, per fare della fatica della nostra vita, l'offerta quotidiana del nostro volontario tributo di gratitudine e di lode a Cristo e in Lui alla Santissima Trinità. È un cuore aperto e radioso quello che Cristo ancora oggi ci mostra, è trafitto dal peccato, ma irradia ancora la sua grazia che ci santifica, che ci purifica e ci rende santi. Oggi fissiamo quel cuore umano e divino, ci immergiamo in esso, in esso ci specchiamo, per sorbirne lo splendore, per sintonizzarci con quei battiti, per fargli sentire la nostra infinita gratitudine nello sforzo quotidiano di ripeterne le virtù e di imitarne l'intensità. Sacro cuore di Gesù, abbi pietà di noi.
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GIULIA Dimmi, Lucetta - ora che siamo sole: me lo consiglieresti tu d'innamorarmi? LUCETTA Certo, madonna: ma attenta ai passi falsi. GIULIA Di tutta la lieta brigata di gentiluomini che ogni giorno vengono a rendermi omaggio chi, secondo te, è il più degno di amore? LUCETTA Vogliate, di grazia, ripeterne i nomi: vi dirò quel che penso con quel po' di modesto buonsenso di cui sono capace. GIULIA Cosa ne pensi del bel Ser Aglamoro? LUCETTA Un fine dicitore, elegante e compito cavaliere; ma, fossi in voi, non ne vorrei sapere. GIULIA E di Mercazio cosa ne pensi? È ricco. LUCETTA Gran bella cosa. Lui però è un po' micco. GIULIA E il gentil Proteo? Ti par poco attraente? LUCETTA Siamo impazzite? Che vi salta in mente! GIULIA Com'è che adesso reagisci con veemenza? LUCETTA Madonna, chiedo scusa. È un'indecenza che io, creatura indegna come sono, censuri questo o quel bel gentiluomo. GIULIA Ma Proteo non l'hai messo in discussione. LUCETTA Ebbene, sì: fra tutti, è l'eccezione. GIULIA E per quale ragione? LUCETTA Nient'altro che la ragione di una donna: credo sia lui, perché credo sia lui. GIULIA E vorresti che a lui facessi dono del mio amore? LUCETTA Sì, se non pensate di gettarlo al vento. GIULIA Ma è l'unico, fra tutti, che mai si è dichiarato. LUCETTA Pure, fra tutti, è l'unico davvero innamorato. GIULIA Un ben povero amore, se è tanto reticente. LUCETTA Se ben coperto il fuoco arde più intensamente...
(Shakespeare ..da I due gentiluomini di Verona..)
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It was a Solo Session today,so I did my best to keep myself Entertained‼️Learned some new ones today also... ARE YOU NOT ENTERTAINED??‼️ 🔊 @ripeternal - Nobody Else 🔊 🔥💰🖖🏽👽👌🏽💰🔥 @lockhartboardco 🌴🔒💜 @jhfco 💯 @boojohnson 💰🙏🏽👽🖖🏽💰 @dgk 💯 @galacticgskateshop 💰 @justchilllifestyle 🤙🏾👕🌴 @humblerootsclothing 🧢🌴✨ @vansskate 👟 🤯 @thewoodsskates 🌴🌲🌳 @orbswheels 🏎 @andalebearings ❄️ #florida #orlando #eastcoast #sunshine #sunshinecoast #skate #skateboarding #life #love #passion #dreads #dreadlocks #sunshine #bluesky #CatchARip #happy #joy #appreciation #prettygood #clean #fire #🔥 (at Candyland Park)
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