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La mia lettera al Capo della Polizia Dott. Gabrielli, pubblicata su L’Espresso di oggi
Signor Capo della Polizia e Prefetto dottore Franco Gabrielli,
Mi è nota la Sua straordinaria correttezza istituzionale e l’alto profilo che caratterizza la Sua guida democratica nella gestione degli uomini e delle donne della Polizia di Stato al servizio del Paese .
Nel corso della mia terribile vicenda umana ho avuto modo di incontrare diversi rappresentanti della Polizia di Stato , verificandone non soltanto la competenza ma anche la sensibilità e il profondo senso dello Stato.
Mi sono imbattuta in investigatori della Squadra Mobile di Roma di rara onestà intellettuale, in un contesto difficile, doloroso, reso particolarmente accidentato dalla materia trattata , dalle figure coinvolte , dall’humus che aveva generato fatti che a giusta ragione possono ancora oggi far dubitare della stessa essenza dello Stato.
Quel buio feroce che ha travolto vite e diritti, mistificando, corrompendo il circuito democratico, producendo un dolore che ha varcato ogni soglia di sofferenza umana miscelandosi con l’ombra di un tradimento istituzionale.
Quello Stato invece presente come non mai, nei gesti, nelle parole, nei fatti, di questi uomini silenziosi, disponibili, orgogliosi di onorare la verità e di riporre nel cuore del proprio lavoro, la centralità dell’essere umano, dell’ultimo come del più importante di essi.
È noto che la ricerca della verità abbia richiesto un dazio ulteriore da versare per chi le scrive e per la sua famiglia , attraverso il discredito prima della vittima poi dei suoi cari.
La vittima, un reietto, un rifiuto della società, un criminale secondo una certa vulgata, non avrebbe dovuto conoscere giustizia. La giustizia per gli ultimi è sovente una ipotesi. Un lusso che si concede di rado, se capita.
La famiglia, quella di un nulla di 43 chili, niente altro che un’emanazione di quel nulla.
Quindi, un lungo aberrante percorso tra insulti, minacce, illazioni, accostamenti a forme di mitomania, di protagonismo, di ricerca di visibilità, di affarismo, di abbandoni familiari, di spregevolezze dispensate a piene mani da ogni latitudine umana, anche da categorie professionali che per deontologia si vedrebbero obbligate a riporre tra i più reconditi angoli dei propri pensieri almeno quelli contrari alla decenza e alla umana pietà. E a tacerli, anche solo per decoro. Per non suscitare emulazioni, per impedire di rendere confuso il proprio ruolo. Per dignità.
Oggi vivo nella paura, nel terrore di accompagnare persino i miei figli a scuola nel quartiere di Torpignattara dove uno sconosciuto mi ha comunicato che “devo abbassare lo sguardo quando passo di li“. Chissà, Signor Prefetto, cosa avrà voluto dirmi. Per quanto mi sforzi, non c’è molto spazio per l’immaginazione. C’è chi scrive che sono una lurida infame, una troia, che devo morire con sofferenze doppie rispetto a quelle inflitte a mio fratello. Non tutti sono comuni cittadini, alcuni hanno una piena riconoscibilità istituzionale. Basta leggere le informazioni di base, o, visualizzare alcuni siti social di sindacati di categoria dove vi è libero spazio a congetture, insulti e sputi virtuali.
C’è chi applaude a questo scempio, chi lo fomenta, chi finge di non capire ciò che scrive, chi lo capisce benissimo, chi istituzionalizza questa tremenda gogna in forza delle proprie prerogative di rappresentanza, chi lo accosta alle conseguenze derivanti dalla partecipazione al fantomatico partito dell’antipolizia.
Ma Signor Prefetto, chi compone il fantomatico partito dell’antipolizia? Cosa è questa invenzione dialettica? Nessuno ancora lo comprende. È una sorta di appello al corporativismo, una chiamata alle armi? Siamo sicuri che questo misterioso neologismo non si sviluppi in ambiti più interni che esterni alla Polizia di Stato per opera di chi di questa Istituzione in realtà non abbia compreso nè lo spirito nè la missione?
Viene il dubbio che forse l’ideatore di tale espressione, l’attività di Polizia in realtà non l’abbia mai praticata o forse l’abbia esercitata molto poco, apprendendone della sua esistenza così come del sacrificio di tanti agenti onesti attraverso racconti, quindi de relato.
È singolare vivere le esperienze di altri e raccontarle. Certo viverle è altra cosa, ne converrà.
Le chiedo ancora: Ma non sarà che il partito dell’antipolizia vada ricercato nella Polizia stessa piuttosto che all’esterno?
Voglio portare alla Sua attenzione un fatto emblematico.
Sulla pagina Facebook del Segretario Generale del SAP Stefano Paoloni, un poliziotto, sono comparsi qualche giorno orsono alcuni commenti estremamente dirompenti e offensivi sulla mia persona e sui miei familiari.
Uno dei tanti, postato da un insospettabile medico di Ferrara, conteneva le seguenti espressioni: «Questa è una mitomane pronta a tutto… la morte di suo fratello si è rivelata essere una gallina dalle uova d’oro per lei e per la sua famiglia».
Alla mia conseguente azione di tutela, è seguita la reazione a mezzo stampa del poliziotto Stefano Paoloni che ritengo debba essere sottoposta al Suo vaglio per comprendere se tale condotta risponda ancora alla deontologia, ai regolamenti, al decoro cui ha l’obbligo di attenersi un agente di polizia o se invece sfugga integralmente alle regole sancite dall’Amministrazione della Pubblica Sicurezza .
Perché a quelle del buon senso e della sensibilità umana parrebbero essere del tutto estranee, come asserisce tanta gente comune che non può credere che simili commenti possano essere stati prodotti da un poliziotto in servizio.
Paoloni, poliziotto, presumibilmente non ancora svincolato da tali obblighi professionali, dichiarava a mezzo stampa sul quotidiano La Nuova Ferrara :«L’insulto è da ripudiare e condannare, ma nel caso del dottor Buraschi, riteniamo sia nell’ambito del sacrosanto diritto della libertà di pensiero che non deve necessariamente essere lo stesso della signora Cucchi, per non essere condannato».
Esisterebbero quindi insulti da ripudiare ma non tutti poi, o meglio tutti, tranne quelli in questione che invece ricadrebbero nella libertà di espressione di un soggetto verso cui esprimere piena solidarietà dopo la querela ricevuta.
Pertanto, la solidarietà del Sindacato di Polizia, ergo, di una parte della polizia, attraverso una sorta di benedizione pubblica consacrerebbe un insulto verso la mia persona ed i miei congiunti , in un atto liberale di pensiero.
E ancora: “……E Paoloni difende il suo amico virtuale, che sembra conoscere anche di persona, tanto che lo descrive come “una persona corretta, moralmente ed eticamente esemplare, un grande professionista, al quale va tutta la nostra solidarietà»”.
«Questi purtroppo sono gli effetti dell’azione mediatica – riflette il segretario del Sap - Rendere un processo mediatico, virtuale, espone sia a messaggi di stima che a messaggi di dissenso. L’insulto è da ripudiare e condannare, ma nel caso del dottor Buraschi, riteniamo sia nell’ambito del sacrosanto diritto della libertà di pensiero che non deve necessariamente essere lo stesso della signora Cucchi, per non essere condannato».
Dottor Gabrielli se la libertà di pensiero è un insulto anzi “un messaggio di dissenso” o “una libertà di pensiero” e se diventa legittimo esprimerlo ricevendo la solidarietà pubblica di un poliziotto (la cui qualifica permane e non può ritenersi coperta da forme di immunità sindacali) e di un sindacato, allora dobbiamo interrogarci sulla direzione dirompente di questo pensiero e sulla convinzione di impunità insita in un simile atto.
Sulle conseguenze inquietanti di tale messaggio, sul significato orrido divulgato da un uomo in divisa, mi permetta, più offensivo dell’insulto stesso.
Sul senso di tali parole auspico che la SV possa assumere le più ampie distanze pubbliche , per evitare di ingenerare il dubbio che da oggi in avanti, le offese proferite da chicchessia nei miei confronti possano trovare legittimazione e solidarietà attraverso simili assurde prese di posizione da parte di appartenenti alla Polizia di Stato.
Perché il poliziotto Paoloni intende comunicarci che ogni insulto concettualmente è da ripudiare in linea di principio ma non quello del caso di specie che invece rientrerebbe nella libertà di pensiero, anche perché proferito da un suo amico sulla sua pagina pubblica di sindacalista della Polizia di Stato.
Auspico vivamente che questa sia l’ennesima occasione per ribadire che chi svolge un ruolo sindacale nell’ambito della Polizia di Stato, non è immune dai doveri di pubblico ufficiale e non è neppure esente da provvedimenti disciplinari.
Non è mio compito indicarLe, non ne ha certo bisogno, la strada più consona da seguire per la Sua Amministrazione in questi casi. Ma di certo occorrerà tornare ancora una volta sull’annoso e dibattuto tema del cd. partito dell’antipolizia per aggiungerne qualche nuovo capitolo. Nella direzione giusta stavolta.
Con osservanza
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2434881213194743&id=169874873028733
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Zuppa di cane per manichini
In una galassia lontana, molto lontana, vivevamo in MacDougal Street quando era la strada più cool d'America. Il problema era che potevamo portare a spasso il nostro cane solo la mattina presto e la sera tardi perché i marciapiedi erano intasati di turisti. Eravamo appena sposati e abitavamo sul retro, al primo piano di un appartamento con acqua fredda, un minuscolo appartamento con una vasca in cucina e il water in fondo al corridoio. Era un caseggiato costruito poco dopo la guerra civile ed era notevolmente esente dal rumore delle motociclette e dei colli di gomma davanti. Era come vivere a Parigi senza il disprezzo o il problema della lingua. L'affitto era basso e le ore alte. Nessun bambino, solo un cane e un gatto.
Le brulicanti caffetterie, i ristoranti economici e i locali notturni in miniatura traboccavano di giovani altrettanto ambiziosi come gli speranzosi Loving Spoonful, Mommas and The Poppas, Bob Dylan, Joan Rivers, Bill Cosby, Woody Allen, Kris Kristofferson e più aspiranti attori, intrattenitori e scrittori di il mondo pensava che fosse necessario o voluto. Erano tutti lì in quel periodo in MacDougal Street e anche noi. Oltre alla nostra devozione per realizzarlo, le nostre vite erano spensierate e piene di sogni sul futuro. Tagli di capelli, ristoranti e spettacoli di Broadway erano un lusso che nessuno di noi poteva permettersi. Ogni sera frequentavamo le caffetterie come il secondo atto de La Boheme. Era così che erano le nostre vite quando abbiamo comprato il nostro primo cane di razza, un Siberian Husky di nome Siegal's Petrov of Alakazan. Lo abbiamo chiamato Pete.
Il nuovo giovane cane era migliore di Broadway. Aveva cinque mesi, vivace, vivace e nel complesso una spumeggiante delizia della follia canina con occhi celesti, un cappotto argento e nero e una coda che non era solo bella ma aveva una vita propria. Quando entrava in una stanza, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Ho cercato di non pensare troppo al suo pedigree perché mi faceva sentire mediocre. Aveva i documenti. Non l'ho fatto. Era rispettato dalla Dog Fancy. Non lo ero.
Questo è stato il primo cane che abbia mai posseduto che mi ha fatto ridere almeno dieci volte al giorno. Era il mio dolcissimo cucciolo, un regalo della moglie per celebrare il suo nuovo lavoro di recitazione a Broadway, che è stato un evento straordinario. Fino ad oggi, è stato il miglior regalo che mi sia mai stato fatto. Quindi, senza rima o motivo, il caro cane ha sviluppato un attacco cronico di diarrea e non sono stato in grado di correggere la condizione. Improvvisamente, abbiamo smesso di divertirci su MacDougal Street. La gente si aspettava che i proprietari di cani pulissero i loro cani e io ero appassionatamente a favore di questo. Ho sentito che i proprietari di cani dovrebbero essere responsabili e considerare i loro vicini, specialmente quelli che non hanno cani. Tuttavia, pulire cinque o sei volte al giorno da un cane con diarrea non era solo difficile, ma anche spiacevole.
Ho aspettato due giorni prima di fare molto perché pensavo che la condizione si sarebbe risolta da sola, con il sistema immunitario del corpo che faceva il sollevamento pesante. Nessuna fortuna lì. Ho chiamato il veterinario di Pete e sono andato a trovarlo con il cane. Dopo un esame approfondito, non riuscì a trovare nulla di sbagliato che potesse causare il problema. Per quanto ricordo, ha dato a Pete una dose di qualcosa, una piccola busta di pillole da spingere dentro di lui, ha chiesto cosa stavo dando da mangiare al cane e ha dato alcuni suggerimenti per il cambiamento.
Ho smesso di dargli cibo per cani commerciale e gli ho dato una tazza di riso cotto con un cucchiaio di cibo per bambini preparato con pollo cotto mescolato. Lo riceveva tre volte al giorno. A dire il vero, sembrava così buono che ne ho mangiato un po 'da solo. Le mie istruzioni erano di rendere sempre disponibile l'acqua fresca nonostante fossimo nel bel mezzo di un regime di sfondamento. Ovviamente, la diarrea rendeva comunque impossibile irrompere in casa. Abbiamo fatto tutto questo e penso che avremmo dovuto dargli diversi cucchiai di Kaopectate o Pepto-Bismol. Dopo tre giorni, la condizione è cambiata. Ho chiamato il veterinario, ho parlato con il suo tecnico e lei ha detto che se la diarrea era andata a diminuire nella sua dieta regolare di cibo per cani di qualità. Abbiamo fatto proprio questo ma la diarrea è tornata. Ho chiamato di nuovo e lei mi ha detto di portare Pete per ulteriori test.
Credo che abbiano cercato parassiti esterni, lo abbiano testato per parassiti interni, lesioni interne e varie malattie. Ricordo che mi fu chiesto di portare campioni di feci per l'esame microscopico. Tutto è risultato negativo. Il veterinario, un giovane che mi è piaciuto molto, mi ha detto che il cane era in perfetta salute, a parte la diarrea, che non sapeva spiegare.
A questo punto, il tecnico, un po 'più vecchio del suo capo, mi ha suggerito di provare a cucinare i pasti di Pete. Mi consigliò di cucinare cose facili da digerire ma allo stesso tempo offriva una quantità ragionevole di proteine, carboidrati e vitamine e minerali. Ha chiesto se gli piaceva il pesce e io ho risposto che lo faceva davvero. Mi ha avvertito di assicurarmi che fosse cotto. Quel pomeriggio tornai a casa e iniziai a comprare del coregone fresco. L'ho cotto a vapore, disossato e incorporato in una miscela di riso cotto, carote e brodo di pollo. Mia moglie tornò a casa quella sera, annusò qualcosa nella padella e disse: "" Umm. Ha un buon profumo. Cosa c'è per cena? "" Vedi, ho cucinato io da quando ero bravo e mia moglie non aveva alcun interesse. Ho risposto: "" Ragu Norde ala Dog Soup. "" Lei ha ridacchiato e mi ha accusato di averlo inventato. Allora ho spiegato che era per Pete e che stavamo uscendo a cena. Il cane inalò il cibo e alzò lo sguardo lamentoso come se chiedesse altro per favore.
Nelle prossime settimane, la condizione sarebbe scomparsa per un giorno o due solo per tornare. Il veterinario mi ha fatto trasportare il cane ancora una volta. Ha detto che avrebbe cambiato la flora nell'intestino di Pete e nel rivestimento dello stomaco, il che, presumo, lo abbia fatto. Più medicine. Più cucina casalinga. Diarrea più intermittente. A questo punto, il tecnico del veterinario era incuriosito dal problema e pensava che potesse essere qualcosa di non medico. Quando le è stato chiesto cosa intendesse dire, ha risposto che non ne era sicura. "" Guardalo e basta. Forse sta entrando in qualcosa di cui non sei a conoscenza. "" Annuii, ma ero troppo stanco del problema per credere che qualcosa sarebbe mai cambiato. Mi ero rassegnato a cucinare il coregone e poi a prendere il rotolo di carta assorbente per il resto della nostra vita.
Così ho guardato e ho guardato e ho guardato finché non mi sono addormentato dal tedio di guardare il mio Husky sbattere le palpebre, ansimare e graffiare, sbattere le palpebre, scodinzolare e fissarmi con innocente curiosità. Ora devo dirti che tra i problemi comportamentali adolescenziali di Pete c'erano la masticazione distruttiva. Su buon consiglio, gli abbiamo dato dei giocattoli da masticare in pelle grezza per soddisfare la sua situazione di dentizione. Bene, in una delle mie noiose sessioni di osservazione, mi sono svegliato all'improvviso solo per vedere il giovane cane prendere un intero giocattolo da masticare di pelle grezza, che aveva la forma di una matita grassa, e ingoiarlo intero dopo avergli dato due o tre morsi. I miei occhi persero la loro lucentezza quando la realizzazione affondò. Quella doveva essere la fonte del problema. Ho chiamato prontamente l'ufficio del veterinario e ho parlato con il suo tecnico, che a questo punto sembrava un membro della nostra famiglia. Quando ho spiegato cosa è successo ha detto: "" Certo che è tutto. Ingoiare una di quelle cose per intero mi darebbe anche la diarrea. ”” Le chiesi quindi cosa fare dopo. "" Smettila di dargli giocattoli da masticare di pelle grezza, manichino. Rimettilo a dieta regolare, a meno che tu non voglia continuare a cucinare per lui. Comunque, come ti senti per il coregone? ""
Bene, ho messo via la padella. Sono tornato al suo cibo per cani di alta qualità molto apprezzato, ma ogni tanto gli facevo il Ragu Norde e lo facevo spremere nella zuppa di cane. Sei mesi dopo, scrivevo articoli e libri sui cani, ma questa è un'altra storia.
Il libro più recente di Mordecai Siegal è "" The Good Life: Your Dog’s First Year (Simon and Schuster) Il suo prossimo libro sarà "" THE COMPLETE CAT BOOK. The Official Publication of the Cat Fanciers 'Association, "" che sarà pubblicato da HarperCollins. I suoi libri più durevoli sono "" The Cornell Book of Cats (Villard) "" "" The Davis Book of Dogs (Harper Collins), "" Good Dog, Bad Dog (Henry Holt,) "" "" When Good Dogs Do Bad Things (Little, Brown) ”” e l'edizione rivista per il decimo anniversario di “” I Just Got A Puppy. Cosa faccio? (Simon & Schuster) "" È presidente emerito della Dog Writers Association of America e membro fondatore della The Cat Writers Association.
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IVA COMPRESA€80 8502020 GMC SIERRA DENALI 1500 4×4 CREW CAB
2020 GMC Sierra Denali 4×4 Crew Cab
6.2L EcoTec3 V8 420 cavalli
Cambio automatico 10 marce
Il GMC Sierra Denali 1500 rappresenta il pick-up più lussuoso al mondo. Completamente riprogettato, il nuovo Sierra Denali si presenta con un aspetto muscoloso e numerosi dettagli cromati che ne caratterizzano l’importante frontale. I nuovi fari LED anteriori e posteriori contribuiscono a rendere originale il look, mentre i cerchi in lega in misura fino a 22″ esaltano la linea della fiancata. La ribaltina MultiPro rappresenta il massimo della praticità sui pick-up americani: regolabile in sei configurazioni, permette di gestire al meglio la sistemazione del carico nel cassone.
Gli eleganti interni sono un concentrato di lusso e tecnologia. I sedili in pelle sono regolabili, riscaldabili e ventilabili e sono presenti tanti inserti in legno e pelle per connotare ancora di più la qualità di livello premium del pick-up GMC. Il Sierra Denali può essere dotato di tanti dispositivi di sicurezza come il cruise control adattativo, Blind Sport Assist, sistema per il mantenimento di corsia e frenata automatica d’emergenza, oltre ad un sistema di telecamere a 360°. Tutti i dispositivi di sicurezza dialogano tra loro nel Safety Alert Seat: in questo modo il sedile del guidatore vibra nella direzione da cui proviene il potenziale pericolo.
Il motore 6.2 V8 da 420 abbinato al cambio automatico 10 rapporti consente prestazioni elevate e un comfort di marcia eccezionale. L’abitacolo è infatti ottimamente insonorizzato grazie alla presenza dell’Active Noise Cancellation System. E’ possibile richiedere l’installazione dell’impianto GPL per ridurre i costi di mantenimento senza alcun effetto negativo sulle prestazioni.
Allestito con:
Equipment Group 5SA
3.23 rear axle ratio
Sedili con regolazione elettrica, ventilati e riscaldabili
Interni in pelle
Sospensioni adaptive ride control
Radio premium GMC Infotainment
Cerchi in lega da 22″
Driver alert package
Bulloni antifurto
Informazioni di contatto
Via Cesare Battisti 123, 45035 Castelmassa, Rovigo
��Telefono:
+39 0425 840816
E-mail: [email protected]
Web: https://www.fioravantimotors.com/
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Sarà secondo solo al The Shard, il nuovo grattacielo che da qui a breve andrà ad arricchire uno degli skyline più belli al mondo: quello di Londra. Il suo nome ufficiale è 1 Undershaft, ma è già stato ribattezzato The Trellis perché il suo design, fatte ovviamente le dovute eccezioni, ricorda in qualche modo un traliccio. Il progetto dello studio Eric Parry Architects ha appena ottenuto il via libera dall’ente di governo dalla City of London Corporation, ragion per cui è tempo finalmente di avviare i lavori di costruzione e di regalare alla Gran Bretagna una nuova ed imperdibile attrazione dal fascino ultramoderno. Il grattacielo che presto sorgerà a Londra (DBOX) Il nuovo skyscraper di Londra sarà alto la bellezza di 290 metri, soltanto 20 in meno del grattacielo progettato dallo studio diretto dall’architetto nostrano Renzo Piano e che, per via della sua forma assolutamente insolita, si è guadagnato l’appellativo di “scheggia”. The Trellis si svilupperà su 73 livelli e sarà, di fatto, il secondo più alto in tutta l’Europa Occidentale. Il progetto è imponente e la costruzione di questo colosso di design richiederà una squadra di circa dodicimila operai. Il grattacielo sorgerà tra il Gherkin e il Cheesegrater e proprio la sua collocazione ha generato, inizialmente, non poche polemiche. La Historic Royal Palaces si oppose all’idea, temendo che un nuovo palazzone potesse mettere in ombra l’iconica Tower of London, tra l’altro di sua proprietà. Il grattacielo 1 Undershaft nella City di Londra (DBOX) Per quanto riguarda la destinazione d’uso degli spazi interni, la maggior parte di essi saranno adibiti ad uffici e riservati, quindi, alle grandi società che operano nella City. Ai piani inferiori troveranno spazio caffè, pub e negozi, mentre quelli più alti ospiteranno una galleria panoramica da visitare non appena l’edificio aprirà al pubblico. E chi ama pranzare o cenare ad alta quota potrà farlo nel ristorante di lusso con vista che sarà allestito qualche metro più in giù della galleria. Il rendering dell’ingresso del nuovo grattacielo di Londra (DBOX) Ai piedi del 1 Undershaft di Londra sorgerà un’ampia piazza pubblica. Completerà l’ambiziosissimo progetto un’attrazione che certamente non passerà inosservata, men che meno tra chi è sempre alla ricerca di nuove esperienze da brivido: secondo le prime indiscrezioni, il grattacielo ospiterà quella che a lavori ultimati potrebbe essere la più grande parete da scalata del mondo. Dall’alto dei suoi 120 metri, i più temerari potranno godere di una vista davvero privilegiata sulla magica e fumosa capitale britannica. https://ift.tt/2OWv6Jq Via libera al progetto del The Trellis: Londra avrà un nuovo supergrattacielo di 70 piani Sarà secondo solo al The Shard, il nuovo grattacielo che da qui a breve andrà ad arricchire uno degli skyline più belli al mondo: quello di Londra. Il suo nome ufficiale è 1 Undershaft, ma è già stato ribattezzato The Trellis perché il suo design, fatte ovviamente le dovute eccezioni, ricorda in qualche modo un traliccio. Il progetto dello studio Eric Parry Architects ha appena ottenuto il via libera dall’ente di governo dalla City of London Corporation, ragion per cui è tempo finalmente di avviare i lavori di costruzione e di regalare alla Gran Bretagna una nuova ed imperdibile attrazione dal fascino ultramoderno. Il grattacielo che presto sorgerà a Londra (DBOX) Il nuovo skyscraper di Londra sarà alto la bellezza di 290 metri, soltanto 20 in meno del grattacielo progettato dallo studio diretto dall’architetto nostrano Renzo Piano e che, per via della sua forma assolutamente insolita, si è guadagnato l’appellativo di “scheggia”. The Trellis si svilupperà su 73 livelli e sarà, di fatto, il secondo più alto in tutta l’Europa Occidentale. Il progetto è imponente e la costruzione di questo colosso di design richiederà una squadra di circa dodicimila operai. Il grattacielo sorgerà tra il Gherkin e il Cheesegrater e proprio la sua collocazione ha generato, inizialmente, non poche polemiche. La Historic Royal Palaces si oppose all’idea, temendo che un nuovo palazzone potesse mettere in ombra l’iconica Tower of London, tra l’altro di sua proprietà. Il grattacielo 1 Undershaft nella City di Londra (DBOX) Per quanto riguarda la destinazione d’uso degli spazi interni, la maggior parte di essi saranno adibiti ad uffici e riservati, quindi, alle grandi società che operano nella City. Ai piani inferiori troveranno spazio caffè, pub e negozi, mentre quelli più alti ospiteranno una galleria panoramica da visitare non appena l’edificio aprirà al pubblico. E chi ama pranzare o cenare ad alta quota potrà farlo nel ristorante di lusso con vista che sarà allestito qualche metro più in giù della galleria. Il rendering dell’ingresso del nuovo grattacielo di Londra (DBOX) Ai piedi del 1 Undershaft di Londra sorgerà un’ampia piazza pubblica. Completerà l’ambiziosissimo progetto un’attrazione che certamente non passerà inosservata, men che meno tra chi è sempre alla ricerca di nuove esperienze da brivido: secondo le prime indiscrezioni, il grattacielo ospiterà quella che a lavori ultimati potrebbe essere la più grande parete da scalata del mondo. Dall’alto dei suoi 120 metri, i più temerari potranno godere di una vista davvero privilegiata sulla magica e fumosa capitale britannica. Il nuovo grattacielo che sorgerà a Londra ricorda un traliccio, ed è per questo che è già stato soprannominato The Trellis. Sarà costruito nella City e sarà alto ben 290 metri.
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Recensione: MacBook Air 2018, l'outsider è diventato uno dei tanti
La cosa che preferisco nelle recensioni dei computer è che posso scriverle usandoli. Lo sto facendo proprio ora con il nuovo MacBook Air 2018, aggiornamento attesissimo di uno dei computer Apple di maggior successo nell'ultima decade. Tutti ricordano la presentazione che ne fece Steve Jobs al MacWorld 2008, estraendolo da una busta postale per documenti con grande stupore del pubblico. Quel momento rimarrà nella storia, ma i motivi per cui il MacBook Air si rivelò un faro per tutta la categoria si trovano in ciò che Jobs disse prima di mostrarlo.
Prese come esempio uno dei portatili compatti più apprezzati dell'epoca (un Sony Vaio serie TZ) e fece notare alcuni dei principali limiti della categoria, come le tastiere miniaturizzate, le prestazioni contenute, schermi piccoli (da 11" o 12") e soprattutto dei case troppo spessi. Jobs presentò l'Air con le parole "world thinnest notebook" e lo dimostrò sul palco.
World Thinnest Notebook – Steve Jobs, 2008
L'Air del 2008 è stato il primo esemplare di un nuovo tipo di portatile, tuttavia il modello più iconico e che ha dato origine a tutta una serie di cloni fu quello del 2010, che cambiò il design, ridusse il listino ed introdusse la variante da 11", oltre a miglioramenti a tutto tondo per l'hardware, tra cui il disco flash di serie. Per quasi 5 anni è stato il portatile più interessante del mercato, capace di convincere anche molti utenti Windows. Era il più sottile e leggero, certo, ma era anche abbastanza veloce e con un'ottima autonomia, una tastiera comoda, un trackpad eccellente ed uno schermo generoso con qualità superiore rispetto al mercato di allora. In sintesi è stato un vero e proprio punto di svolta per l'intera categoria e ci sono voluti diversi anni prima che i concorrenti riuscissero ad avvicinarlo e poi superarlo.
Nel 2016 Apple ha presentato il MacBook Retina, un 12" ancor più compatto e leggero con cui ha portato all'estremo il concetto di portabilità. L'esperimento è per molti versi riuscito, ma non sul piano commerciale.
"Affermare che possa esistere un computer con una sola porta, significa anche portare il peso delle conseguenze di un eventuale fallimento." – dalla mia recensione del MacBook 2015
Quell'unica porta USB-C ha polarizzato molti dei commenti negativi e le vendite non hanno mai equiparato quelle del vecchio Air. Quest'ultimo ha subito un piccolo incremento di frequenza del processore base nel 2017 ma tutto il resto è rimasto congelato al 2015, continuando tuttavia a vendere come entry-level tra i portatili Apple, preferito spesso al MacBook per il prezzo inferiore e la maggiore dotazione di porte. Ancora oggi c'è qualcuno che lo compra quando va in offerta nelle catene di elettronica a meno di 800€, ma non rappresenta più una scelta vantaggiosa.
Riprendere il mano il brand Air nel 2018 è stata dunque una scelta "comoda" dal punto di vista dell'immagine, perché evoca un passato glorioso e al tempo stesso ci avvicina alla completa dismissione del vecchio (che immagino avverrà nel corso del 2019). Non era però affatto semplice rendergli giustizia.
La nuova generazione arriva in un momento storico molto diverso, perché oggi Apple non è l'unica a realizzare buoni portatili. Il MacBook Air 2018, ad esempio, non è il più sottile della categoria. Anzi, nella parte alta del tradizionale cuneo è più spesso dell'attuale MacBook Pro. Il processore utilizzato (uno solo per tutti i modelli) è di classe Y e non più U, scendendo al livello del MacBook ed allontanandosi dalla potenza dei Pro. Il design si fa forte di quel family feeling che ancora oggi piace e sfoggia nuove tinte per ammaliare l'occhio, ma non è nulla di nuovo e rischia di passare del tutto inosservato in confronto a ciò che ci propone oggi il mercato.
Il MacBook Air 2018 non ha neanche una frazione della portata innovativa dell'originale
In sintesi se il primo Air era una rivoluzione pazzesca per l'epoca, il nuovo modello presentato nel suo decennale è uno fra tanti, non avendo neanche una frazione della portata innovativa dell'originale. A suo modo è stato molto più dirompente il MacBook Retina, senza ventole e con una sola porta, e ancor di più il Pro con Touch Bar. Tutto nel nuovo MacBook Air è migliorato, ma si è semplicemente adattato ai tempi, mentre il suo antenato li dettava.
Probabilmente la mossa più coerente dal punto di vista della lineup sarebbe stata quella di aggiornare processore, porte e tastiera anche sul MacBook 12" e presentare questo come variante più grande, ma l'opportunità di sfruttare il nome Air a 10 anni di distanza era troppo ghiotta per lasciarsela scappare. Inoltre il MacBook non ha riscosso il successo sperato e dopo due aggiornamenti con cadenza annuale Apple ha deciso di lasciarlo fermo al 2017, in attesa di definirne il prossimo futuro (qualcuno ha pensato ARM?). Per giunta oggi costa più del nuovo Air ed offre di meno.
A me piacerebbe un MacBook fedele all'originale, versatile e più economico possibile, ripescando anche il policarbonato bianco (o colorato) e senza schermo Retina, ma non rientrerebbe nell'attuale strategia extra-lusso di Cupertino.
Mettendo da parte il nome Air, la cui pesante eredità era comunque difficile da rispettare, il nuovo portatile ha comunque molte frecce al suo arco e si propone come trait d'union tra MacBook e MacBook Pro. Un elemento che rende chiaro l'intento è la tastiera, dove troviamo l'ultimo meccanismo a farfalla di terza generazione e il Touch ID, ma senza Touch Bar. Personalmente trovo che i tasti funzione fisici siano ben più comodi ed offrano una maggiore sicurezza all'utente perché sono sempre lì, al loro posto, si sentono sotto le dita e non si possono schiacciare inavvertitamente.
La Touch Bar è promettente e mi auguro che possa migliorare in futuro – magari aggiungendo una risposta fisica alla pressione stile Taptic Engine – ma al momento ne faccio volentieri a meno. Di contro apprezzo molto il Touch ID e quindi trovo ideale la dotazione del MacBook Air 2018.
Come già riscontrato nell'ultimo MacBook Pro (recensione), gli elementi di silicone sotto i tasti non li rendono poi così silenziosi, però dovrebbero evitare che si incastrino per la polvere; e la corsa, un po' più alta rispetto al MacBook, dà alla tastiera maggiore concretezza. Amo non dovermi preoccupare di toccare involontariamente i tasti virtuali della Touch Bar e al tempo stesso poter attivare quelli funzione senza guardare in basso.
Per il Touch ID ho solo pensieri positivi: è preciso, comodo e sicuro, decisamente una spanna sopra rispetto le controparti in ambiente Windows. In futuro Apple potrebbe portare anche il Face ID sui propri portatili, ma prima è necessario trovare una collocazione per gli elementi hardware che stanno nella cornice di iPhone ed iPad Pro, troppo spessi per essere inseriti nello schermo dei MacBook (e non ce la vedo Apple che propone un sistema di accesso basato solo sulla cam frontale).
Lo schermo ha una cornice nera e sottile, che lo rende simile agli ultimi MacBook Pro e molto diverso dal vecchio Air. A guardarlo oggi, quel grosso bordo argentato del precedente, è un chiaro segno del tempo passato, nonché complice della maggiore dimensione del portatile. Il nuovo modello è visibilmente più piccolo e con un rapporto migliore tra schermo e superficie.
A me non piace molto la differenza di spessore della cornice, che è più sottile ai lati come nel MacBook Pro, ma capisco che pareggiarla avrebbe aumentato inutilmente la larghezza del computer e in fin dei conti non disturba più di tanto. Il vecchio pannello era un TN con 1440x900 pixel mentre il nuovo è di tipo IPS e si può fregiare del titolo Retina grazie ad una risoluzione di 2560×1600 a 227 ppi.
È importante sottolineare che su macOS Apple ha realizzato un metodo di rendering in HiDPI così valido che non richiede rapporti interi per scalare le immagini a schermo. Il primo computer su cui abbiamo visto questa tecnologia è stato l'iMac 27" 5K, dove ogni pixel virtuale della scrivania è creato con 4 pixel fisici, dividendo la risoluzione per 2 ed ottenendo uno spazio di lavoro sostanzialmente identico a quello da 2560 x 1440 pixel del modello non Retina. È così anche per il 21,5" 4K, che ha uno spazio di lavoro FullHD sfruttando un pannello che in realtà è UHD. L'incremento di densità è ciò che rende più nitidi gli schermi Retina sia su iOS che macOS, ma su quest'ultimo Apple usa con ottimi risultati anche fattori di scala non interi. Basta provare le impostazioni monitor ridimensionate, identificate dai nomi "testo più grande" o "più spazio", per vedere come la qualità delle immagini, dei testi e delle interfacce non viene influenzata negativamente mentre se ne modifica la dimensione.
Questa flessibilità le ha consentito di offrire scrivanie di lavoro non più vincolate ad un esatto dimezzamento della risoluzione del pannello. L'effetto lo vediamo per ora solo nel mondo dei portatili ma mi auguro che Apple ne faccia tesoro e si decida a portare sul mercato desktop con schermi superiori agli attuali 21,5" e 27" senza necessariamente salire sul gradino estremo degli 8K.
Nel nuovo MacBook Air, così come nei Pro da 13,3", il pannello ha effettivamente 2560 x 1600 pixel ma la scrivania di default equivale a 1440 x 900 pixel, offrendo uno spazio di lavoro identico a quello dei modelli pre-Retina pur senza un effettivo raddoppio dei pixel fisici. La qualità risultante è davvero ottima, infatti la divisione esatta da 1280 x 800 pixel è presente solo come opzione secondaria. Il pannello ha un buon contrasto ed un nero profondo, tuttavia non pareggia la qualità di quello presente nel modello Pro per luminosità e colore. Ad essere del tutto onesti, non è una cosa che si nota più di tanto nell'uso comune ed incide poco sulla qualità percepita.
In ambienti interni la luminosità di 300 nits è già più che sufficiente, anzi eccede il necessario, difatti lo uso quasi sempre al 70% anche di giorno. È solo in esterno che i 500 nits del MacBook Pro offrono una marcia in più, rendendo il display più chiaro in piena luce. L'altro elemento di demerito dell'Air è nella fedeltà cromatica, poiché supporta pienamente lo spazio colore sRGB ma non il più esteso P3, che troviamo negli schermi dei Pro e degli iMac. Anche in questo caso, però, si tratta di una differenza che reputo non determinante: la maggiore estensione si avverte solo con immagini che la sfruttano e per quanto sia apprezzabile in un confronto 1:1, non se ne avverte la mancanza nell'uso comune. Non è mia intenzione minimizzare queste differenze, ma solo sottolineare che guardando gli schermi dell'Air 2018 e del MacBook Pro, si percepisce un passaggio da "molto buono" ad "ottimo", quindi le poche carenze sono ben più che tollerabili. Manca all'appello anche la modalità True Tone automatica, che tuttavia è presente solo nella più costosa variante del Pro con Touch Bar. Per chi preferisse uno schermo più rilassante nelle ore buie, vi è comunque la modalità Night Shift attivabile a comando o con programmazione.
Il precedente MacBook Air aveva sul lato sinistro il MagSafe per la ricarica, una USB 3 e l'uscita audio, mentre su quello destro c'era una Thunderbolt 2 con supporto video mini DisplayPort, una seconda USB 3 ed il lettore di SD. Da qualche anno a questa parte, Apple ci vuole convincere del fatto che questa varietà di porte rappresenta il passato, così nel nuovo Air 2018 troviamo solo due Thunderbolt 3 sulla sinistra (oltre all'uscita da 3,5mm a destra). Ognuna di queste supporta schermi, scambio dati, reti e connessione diretta sul bus PCIe fino ad un massimo di 40Gbps, nonché la USB-C Gen 2 da 10Gbps con tutte le sue derivazioni e Power Delivery per la ricarica in entrata e in uscita.
La flessibilità offerta da questa soluzione è nettamente superiore, visto che una sola delle due Thunderbolt 3 è capace di amministrare tutta la pletora di vecchie connessioni, lasciando anche spazio per altro. Il problema è che queste non sono direttamente disponibili. Si dovranno acquistare hub, dongle, dock o adattatori nel numero e del tipo ritenuti utili dall'utente, cosa che rappresenta sia una spesa aggiuntiva che un fastidio direttamente proporzionale al numero di utilizzi. Ci saranno casi in cui basterà un banale convertitore da USB-C a USB-A da pochi spiccioli ed altri in cui si passerà la giornata a collegare hub o dongle per scaricare le foto dalla macchina fotografica. Molto dipende dall'uso soggettivo, ma la questione di fondo è che non ci sono alternative in casa Apple. Il MacBook 12" sta messo molto peggio, con una sola porta e per giunta neanche Thunderbolt 3 ma solo USB-C; il MacBook Pro 13" senza Touch Bar ha la stessa identica dotazione ed a salire nella gamma aumentano il numero di porte ma sempre e solo Thunderbolt 3.
Il disco SSD PCIe dei MacBook Air 2018 è molto meno veloce di quello dei Pro
Altri produttori di computer portatili hanno preferito abbinare ad un numero inferiore di nuove connessioni anche alcune di quelle vecchie, ottenendo risultati certamente più pratici nel quotidiano ma non altrettanta libertà di espansione. Apple lo ha fatto nel mondo desktop, su iMac e Mac mini, mentre sui MacBook ha deciso per un secco aut-aut. Il risultato mi lascia ancora oggi un po' perplesso, poiché ci sono alcune situazioni in cui mi rendo conto di quanto siano davvero potenti due T3 (ad esempio quando collego su una il Box eGPU con ricarica e sull'altra il monitor con un proprio Dock), ma è molto più frequente il caso in cui debba utilizzare adattatori in mobilità.
Per sfruttare bene le nuove connessioni servono quelle vecchie
Alcuni pensano che ormai convenga acquistare solo dispositivi USB-C, così da essere pronti per il futuro, ma questa strada nasconde delle insidie. La più importante dipende dal fatto che le USB-C non sono "duplicabili" facilmente come le vecchie Type A. Vi faccio un esempio concreto dalla parte di chi ha voluto credere alla USB-C ed ha comprato quanti più dispositivi possibile in questo formato.
Ho una pendrive, una scheda audio, un SSD esterno ed un lettore di memorie SD in formato Type C, ma non c'è modo di collegarli tutti insieme nelle due porte del MacBook Air perché servirebbe un hub che occupi una USB-C e te ne dia un numero maggiore in uscita. Dispositivi del genere sembrano una chimera, difatti ne abbiamo scovato solo uno che però sembra avere limitazioni di banda ed alimentazione. Alternativamente si dovrebbe comprare un costoso Dock Thunderbolt 3, il quale potrebbe coprire fino a quattro USB-C. Se avessi avuto gli stessi dispositivi in formato USB-A, invece, li avrei potuti collegare con un banale ed economico hub ad una singola porta USB-C, lasciando l'altra libera per monitor e ricarica. In sintesi questa nuova connessione rappresenta il futuro in qualità di aggregatore, ma quelle precedenti sono ancora oggi necessarie oltre che più diffuse. Se usassimo solo dispositivi USB-C le due porte del MacBook Air sarebbero un'enorme limitazione, perché potremmo collegare soltanto un dispositivo e ricaricare. Quindi il punto è che per sfruttare bene le nuove connessioni sono più utili quelle vecchie. Ironico vero?
Grazie al passare degli anni, nel nuovo Air ci sono miglioramenti anche per la connettività senza fili, ma non così rilevanti. Il Wi-Fi era già di tipo AC nel precedente modello e rimane tale in quello del 2018, mentre il Bluetooth passa da 4.0 a 4.2, non beneficiando quindi degli ulteriori vantaggi per portata e connessione audio multipla del 5.0. La camera frontale rimane sempre a 720p mentre c'è netto miglioramento per le casse integrate, che ora risultano simili a quelle del Pro da 13" per volume e soprattutto qualità della riproduzione.
Apple ha deciso di proporre il MacBook Air 2018 come un computer fatto e finito, riducendo il più possibile le scelte per l'utente. In particolare ci sono due nuovi paletti: lo schermo e il processore. L'assenza del modello da 11" mi sembra confermare quanto dicevo inizialmente, ovvero che più che di un Air qui stiamo parlando di un MacBook aggiornato e con uno schermo più grande. Ma le riflessioni sui nomi possono apparire futili, quindi parliamo dell'imposizione dell'unico processore.
Si tratta di un Intel Core i5 della serie Amber Lake, con 1,6GHz di clock ed un Turbo Boost che può raggiungere 3,6GHz. Sulla carta notiamo un miglioramento, seppur piccolo, rispetto al vecchio Air carrozzato con i7, ma quello usava CPU Broadwell della serie U, che oggi equipaggiano i MacBook Pro. In sostanza siamo andati avanti – e di poco – solo per via delle diverse generazioni di mancati aggiornamenti, ma la classe di processori ha subito in realtà una riduzione nell'ottica dei consumi minori. Anche da questo punto di vista il nuovo Air si presenta simile al MacBook, che in teoria vanta una CPU i7 persino più veloce pur essendo più vecchio. La differenza a favore dell'Air è tutta giocata su un unico elemento: la ventola.
Il MacBook è un computer completamente fanless, quindi silenzioso come un iPhone o un iPad, ma questa sua caratteristica rende più difficile dissipare il calore e lo porta a raggiungere il tetto di sicurezza con troppa facilità, riducendo le frequenze operative per compensare. In sostanza va più lento quando gli chiediamo di andare più veloce.
Nella prima generazione il problema era gravoso, nell'ultima molto meno, ma rimane una sua caratteristica. La CPU i5-8210Y dell'Air 2018 ha un TDP massimo di 7W, superiore ai circa 5W di quelle nei MacBook 2017, ma la presenza di una ventola consente di contenere meglio il surriscaldamento, così il Thermal Throttling non è sempre dietro l'angolo ad aggredire le prestazioni. Il contraltare è che non risulta altrettanto silenzioso, ma è decisamente meglio così visto che questo portatile si propone di essere una piccola, ma valida, macchina da lavoro.
Inserisco solo pochi benchmark essenziali in questa recensione, perché non è un prodotto nato per attività troppo avanzate e mi vorrei concentrare maggiormente sull'esperienza d'uso. Ho ripescato un MacBook Air 2015 per fare anche un confronto sul campo tra i due e devo dire che l'impressione non è così positiva per il nuovo modello. È vero che nei test va più veloce, così come nelle operazioni complesse – che vanno dalla codifica video alla compressione di file – ma nell'uso quotidiano a volte dimostra una minore fluidità.
Con il nuovo Air si viaggia in generale più spediti e anche se il disco PCIe non è veloce come quelli dei MacBook Pro, quando si lavora con una applicazione questo si comporta in generale molto bene. Sono riuscito anche ad editare fotografie con un discreto catalogo di Lightroom o ad utilizzare Photoshop con progetti di media complessità, anche se va certamente meglio adoperando software più Mac-oriented, come quelli della suite Affinity o lo stesso FCPX (che insospettabilmente ci fa lavoricchiare bene su progetti a 1080p). Il problema che ho personalmente riscontrato si presenta quando si lavora in multitasking con diversi software, specie se questi hanno dei picchi di attività rilevanti; ad esempio quando si ha Mail in background che scarica un bel po' di posta, Safari in riproduzione video o magari Dropbox e iCloud che sincronizzano un discreto quantitativo di file. In tutti questi casi e in altri simili, la richiesta di prestazioni sembra essere gestita in modo sub-ottimale, rendendo il computer meno reattivo. Non gli manca la capacità di calcolo, perché se si avvia un'operazione la esegue, tuttavia si avverte come un leggero ritardo che sparisce solo quando si chiudono una o tutte le app con lavorano in background.
Per il mio uso tipico di un portatile, con cui tendo a svolgere compiti non troppo gravosi ma in buon numero e spesso in parallelo, l'esperienza non è stata così appagante come speravo. Con un impiego analogo, il MacBook Pro base da 13" offre maggiore dinamicità e senza rinunce. Nel complesso l'Air 2018 si conferma essere un parente stretto del MacBook, ereditando un approccio più leggero al lavoro ed andando incontro ad un'utenza non molto esigente. La presenza della ventola aiuta a mantenere la frequenza nominale più a lungo, tuttavia questa CPU, che non è nata per i carichi pesanti, sembra faticare anche con un approccio leggero ma dinamico del computer, con tante app in esecuzione simultanea ed un passaggio rapido tra l'una e l'altra.
La resa con attività semplici è complessivamente valida e, seppure il rapporto prezzo/prestazioni non sia davvero conveniente, ci offre un pacchetto di qualità ed ergonomia di ottimo livello. Convince abbastanza l'autonomia che, grazie alla riduzione dei consumi rispetto al vecchio modello, rimane molto elevata pur con una batteria che scende da 54 watt/ora a 50. Si raggiungono 8/10h di uso misto, ma ricordate che la presenza del chip T2 e delle sue attività in background può portare ad un sensibile consumo anche in stand-by, per cui vi conviene disattivare tutte o alcune delle sue funzioni se non volete trovarlo molto scarico dopo un paio di giorni di inattività.
Conclusione
Il MacBook Air 2018 è un portatile bello, sottile e leggero, con uno schermo di buona qualità, una tastiera comoda ed un trackpad eccellente. Esattamente allo stesso modo si poteva definire il primo esemplare del 2008, ma ora sono passati 10 anni. Questo nuovo modello non innova o inventa nulla; non è economico né particolarmente sottile e leggero. Si presenta come un incrocio tra il MacBook 12" e il Pro da 13" con un carattere poco definito. A me piace molto la tastiera con Touch ID ma senza Touch Bar, tuttavia fatico a considerarlo un acquisto consigliabile. Costa 1379€ con un disco inutile da 128GB e si sale a 1629€ per quello da 256GB, mentre il MacBook Pro 13" senza Touch Bar si trova su Amazon a 200€ in meno. È vero che si tratta di un modello del 2017, perché Apple ha aggiornato solo quelli con Touch Bar nel 2018, ma ha processori, scheda grafica, disco e schermo migliori, più flessibilità nella configurazione e quasi nessuna rinuncia in ordine di dimensione e peso. Praticamente occupa lo stesso spazio e pesa solo 100 grammi in più, mentre l'autonomia è inferiore ma di un 20% scarso. L'unica cosa che gli invidia davvero è il Touch ID.
I MacBook Pro dal 2016 in poi sono già dei MacBook Air
Questo tipo di concorrenza in casa non è mai stata disdegnata da Apple – perché fintanto che ci vende un computer poco importa quale sia – ma di certo manca una suddivisione coerente in termini di offerta; problema dovuto al fatto che non tutte le linee di prodotto vengono aggiornate con costanza ma i prezzi non scendono quando invecchiano. Almeno non nei loro negozi. Inoltre il nuovo corso dei MacBook Pro (recensione) dal 2016 in poi ha portato ad una perdita di peso e volume, nonché a contenere i consumi per migliorare l'autonomia, rendendoli già di fatto gli eredi dell'originale Air. In questo momento serviva qualcosa di più per giustificare il nuovo prodotto e il ripescaggio del nome. O al massimo qualcosa in meno, posizionandolo in una fascia intorno ai 1000€. Per quel che è ed al prezzo proposto, il MacBook Air 2018 non sembra avere molto da dire, sia in relazione ad un mercato generalista con qualità e prezzi sempre più convincenti, sia per l'attuale proposta interna ad Apple.
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PRO
Dimensioni e peso contenuti
Ottima costruzione, molto curata per materiali e finiture
Buona flessibilità di connessione grazie alle due Thunderbolt 3
Trackpad Force Touch di ottima qualità
Nuova tastiera, un po' più silenziosa e (si spera) robusta
Il Touch ID è ottimo e in questo caso non è associato alla Touch Bar (che non piace a tutti)
Ottima sicurezza e privacy grazie al T2
Schermo di buona qualità
Ottima autonomia
CONTRO
Prezzo elevato
Un solo processore e con prestazioni medie: soffre un po' con il multitasking
128GB di storage nel taglio base e velocità inferiori rispetto al MacBook Pro*
Downgrade di categoria per le CPU rispetto al modello originario
DA CONSIDERARE
Nel mondo attuale T3 e USB-C ci rendono ancora schiavi degli adattatori
Non è più sottile o particolarmente leggero rispetto al MacBook Pro*
Schermo inferiore a quello del MacBook Pro*
Costa praticamente quanto il MacBook Pro* ed è inferiore quasi per tutto *in riferimento al modello Pro 13" senza Touch Bar
L'articolo Recensione: MacBook Air 2018, l'outsider è diventato uno dei tanti proviene da SaggiaMente.
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Come selezionare gli elettrodomestici per la tua cucina|Acquistare gli elettrodomestici giusti per rendere confortevole il tuo appartamento
Se sei in procinto di rinnovare una cucina da zero o se stai solo sostituendo alcuni pezzi della tua casa, la scelta degli elettrodomestici da cucina giusti può essere un compito impegnativo. Non solo gli elettrodomestici sono costosi, ma vengono usati ogni giorno, quindi è preferibile fare un acquisto di qualità. Quali sono le tue necessità in cucina? Gli elettrodomestici da cucina sono grandi investimenti destinati a durare per molti anni, quindi è necessario che corrispondano alle tue esigenze culinarie. Fate attenzione alle caratteristiche extra che alcuni apparecchi includono. Chiediti se hai davvero bisogno di tutte quelle opzioni: se no, approfittane per risparmiare soldi. Quali dimensioni permette la tua cucina? Prima di fare qualsiasi acquisto, assicurati di aver misurato attentamente ogni elettrodomestico. Misura tutte le aperture della cucina, misura i nuovi elettrodomestici e anche i vecchi elettrodomestici come riferimento. Porta con te tutte queste misure in modo da essere preparato a decidere gli elettrodomestici giusti. Cosa ci si deve aspettare in termini di costo? Ogni macchina per il caffè, affettatrice o bistecchiera che guardi avrà un costo diverso, comprese le diverse marche per lo stesso tipo. Fai in modo di raccogliere informazioni sugli anni di garanzia, e se la consegna è inclusa nel prezzo complessivo. Diffidate dei modelli troppo: sono probabilmente realizzati con materiali di scarsa qualità e dureranno poco.
Macchina per il caffè
Quando tutto intorno a noi muta così velocemente, possiamo solo aggrapparci a cose che sono senza tempo: una di queste cose è senza dubbio il caffè. Infatti, mentre la bevanda rimane la stessa, le tecnologie coinvolte nella sua preparazione sono in continua evoluzione. Le prime caffettiere a diventare popolari in tutto il mondo sono state le presse francesi, dotate di stantuffi a molla. In seguito, si è cominciato a cercare modi per imitare il più possibile il classico espresso italiano. Nel processo di ricerca del caffè ideale, le moka sono diventate una componente fondamentale del rituale del caffè di tantissime persone in tutto il mondo. Quando le macchinette per il caffè diventarono accessibili alla massa, si sono rapidamente trasformate da un articolo di lusso a una necessità domestica. E così la questione di come scegliere la macchina da caffè ideale è stata una esigenza sempre più presente.
Cuociriso
Dopo aver usato una macchina per cuocere il riso, non si può tornare a ciocere il riso sul fornello. Tuttavia, un elettrodomestico monouso come un cuociriso potrebbe non essere pratico in una piccola cucina. E’ possibile invece considerare un cuociriso per microonde, come quello di Lékué. La ciotola e la parte di sopra in silicone sono leggere e possono cuocere un'ampia gamma di cereali in pochissimo tempo.
Yogurtiera
Una yogurtiera ti permette di cucinare uno yogurt delizioso per te e la tua famiglia con pochissimo sforzo. Forse ti stai domandando se una yogurtiera vale l'investimento. La risposta a questa domanda dipende da te. Una macchina per lo yogurt è una buona scelta per le persone che cercano di vivere uno stile di vita salutare. Se state pensando di auto produrre il vostro cibo, una macchina per lo yogurt è un buon investimento. Se mangiate molto yogurt, una yogurtiera può aiutarvi a risparmiare sulla spesa e a soddisfare le vostre voglie. Lo yogurt è uno spuntino salutare e una buona alternativa come dessert.
Pentola a pressione
Le pentole a pressione elettriche sono apparecchi autonomi. Il loro vantaggio principale è che praticamente automatizzano il processo di cottura. Se hai deciso che una pentola a pressione elettrica è quello che fa per te, ecco un paio di cose a cui pensare quando scegli tra i vari modelli. Le pentole a pressione elettriche, specialmente quelle multifunzione, hanno generalmente una capacità più bassa rispetto alle pentole a pressione classiche. I modelli più piccoli hanno una capacità di circa tre litri, ma la maggior parte sono circa quattro o sei litri, che dovrebbero andare bene per un pasto per una famiglia di quattro persone.
Bistecchiera
I migliori tipi di bistecchiera sono quelle costruite in ghisa: è una delle migliori opzioni tra cui scegliere, perché trattiene perfettamente il calore ed è molto resistente. Però, non scegliere questo tipo se hai un piano di cottura in ceramica, perché potrebbe causare danni. Per i piani di cottura che si danneggiano con facilità, come la ceramica, opta per bistecchiere in ceramica o alluminio pesante. Per migliorare l’efficacia, le versioni rivestite contengono strati interni di diversi materiali che offrono ottime capacità di ritenzione del calore.
Friggitrice
Non c'è niente di meglio di un pezzo di pollo fritto super croccante o di una morbida ciambella da poco uscita dalla friggitrice. Ma per quanto si possa provare a cucinare questi cibi nelle nostre cucine casalinghe, semplicemente non si può ottenere la stessa frittura deliziosa senza una friggitrice. Ma non è necessario di spendere un mucchio di soldi per una buona friggitrice. Le innovative friggitrici progettate per la cucina di casa sono piene di funzioni di sicurezza per garantire che questa metodologia di cottura non sia più pericoloso della cottura con l'olio classica, a patto di prendere alcune precauzioni.
Affettatrice
Le affettatrici non sono solo uno strumento per salumerie. Se hai bisogno di lavorare molta carne o verdure, affettare a mano può essere noioso. Inoltre, è difficile mantenere le fette tutte uguali. Una buona affettatrice dovrebbe essere in grado di aiutarti in entrambi questi casi. Sono disponibili sia le tipologie manuali che le tipologie elettriche e ti permettono di affettare la carne allo spessore che desideri. Quando si seleziona la migliore affettatrice di carne per la cucina, è consigliato cercare di focalizzarsi su questi aspetti. Per esempio il motore usato nella tua affettatrice detta la velocità di taglio e la quantità del taglio. La potenza del motore è generalmente indicata dai cavalli. Anche la dimensione della lama dell'affettatrice è importante. Una lama di taglio più grande è migliore per un uso pesante e permette di tagliare cibi oltre alla carne, come le verdure. Le lame più piccole sono migliori per un uso leggero o per affettare pezzi di carne più sottili in fette strette. Le lame più piccole sono anche più facili da pulire.
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VMware: nuove soluzioni per il digital workspace
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VMware: nuove soluzioni per il digital workspace
VMware annuncia nuove soluzioni per il digital workspace con l’obiettivo di supportare le aziende e consentire un ritorno dei dipendenti in ufficio in sicurezza, abilitando una migliore office experience.
Queste includono una suite di nuove soluzioni per la gestione dell’ambiente di lavoro e nuove funzionalità in VMware Workspace ONE Intelligent Hub costruite appositamente per aiutare i clienti a gestire il ritorno dei propri dipendenti in ufficio in sicurezza. VMware sta introducendo miglioramenti alla propria piattaforma di virtualizzazione del desktop (VDI) VMware Horizon 8, una soluzione moderna, future-ready per una delivery e una gestione più sicura dei desktop virtuali e delle applicazioni attraverso il cloud ibrido.
“Il lavoro da remoto non può più essere considerato un lusso ma rappresenta, nello scenario attuale, una necessità. Il lavoro a distanza ha infatti ridisegnato le linee dello stesso ecosistema lavorativo, dove i contatti personali sono migliorati, il reclutamento è più facile e le aziende sono in grado di adattarsi più velocemente. La tecnologia ha permesso di abilitare un modo di lavorare senza soluzione di continuità“, ha dichiarato Shankar Iyer, senior vice president e general manager, End-User Computing, VMware. “I nostri annunci delle soluzioni per un ambiente di lavoro rinnovato con Workspace ONE Proximity e Workspace ONE Campus, insieme al lancio della prima piattaforma moderna per desktop virtuali e applicazioni, sono strategici e mission-critical per la nuova forza lavoro distribuita. La grande adozione delle nostre soluzioni conferma il nostro impegno a soddisfare le esigenze dei clienti per adattarsi alla nuova normalità”.
Per supportare le esigenze della forza lavoro moderna, VMware prevede di offrire una suite di nuove soluzioni per l’ambiente di lavoro grazie alla piattaforma Workspace ONE. Progettate per aiutare i clienti VMware a rendere possibili le esperienze del posto di lavoro del domani, queste soluzioni sono due nuove applicazioni mobili incentrate sulla privacy – VMware Workspace ONE Proximity e VMware Workspace ONE Campus.
Con Workspace ONE Proximity, i clienti possono supportare i dipendenti nel ritorno in ufficio grazie all’utilizzo dei beacon Bluetooth Low Energy (BLE) per offrire agli stessi le informazioni sulla propria potenziale esposizione, notificare ai colleghi eventuali modifiche e aiutare a condividere dove si trovano e dove interagiscono all’interno dell’ufficio.
Con le organizzazioni che riprogettano i propri luoghi di lavoro, Workspace ONE Campus sarà progettato per sfruttare la stessa infrastruttura beacon per gestire la prenotazione di scrivanie e sale riunioni, migliorando ulteriormente l’esperienza sul posto di lavoro futura. L’implementazione di queste nuove soluzioni aiuterà le organizzazioni a sfruttare l’infrastruttura già esistente per supportare le attività di riapertura e le iniziative di workplace future.
Grazie a una stretta collaborazione con team interni multidisciplinari incaricati di riportare i dipendenti in ufficio in sicurezza, VMware ha sfruttato la propria infrastruttura Workspace ONE per testare le soluzioni e sta lavorando attivamente per implementarle. I team sono stati in grado di apprendere continuamente durante tutto il processo e di adattare le soluzioni per soddisfare le complesse esigenze in evoluzione delle grandi organizzazioni globali durante la pandemia.
A causa della pandemia, i dipendenti di tutto il mondo lavorano sempre più da qualsiasi luogo e necessitano di un accesso rapido e sicuro alle risorse aziendali. VMware introduce Horizon 8, progettato per aiutare i team IT a gestire in modo più efficiente e a scalare facilmente la delivery di desktop virtuali e applicazioni da un unico control plane attraverso i cloud pubblici e privati.
Digital workspace
VMware Horizon 8, grazie alla tecnologia Instant Clone, consente all’IT di disporre rapidamente di desktop e applicazioni virtuali personalizzati e completi, potenziati dalla integrazione proprietaria con la tecnologia VMware vSphere, leader del settore. La moderna piattaforma semplifica e automatizza ulteriormente la gestione Day Two di immagini, applicazioni, profili e policy, sfruttando le tecnologie VMware App Volumes e Dynamic Environment Manager per risparmiare tempo e ridurre i costi IT. VMware Horizon 8 introduce diverse nuove funzionalità chiave, tra cui:
Opzioni di distribuzione ibrida e multi-cloud ampliate: I clienti possono sfruttare il cloud o i cloud di loro scelta per fornire in modo economico funzionalità VDI e applicative sull’infrastruttura gestita, scalando rapidamente i carichi di lavoro e il provisioning con la piattaforma VMware Horizon ricca di funzionalità.
È ora disponibile il supporto per VMware Horizon on Google Cloud VMware Engine e VMware Horizon on VMware Cloud on Dell EMC.
Il supporto per VMware Horizon on Azure VMware Solution (AVS) dovrebbe essere disponibile a partire dalla disponibilità generale di tale servizio. Ciascuno di questi servizi VMware Cloud Verified è basato su VMware Cloud Foundation, consentendo ai clienti VMware Horizon di ampliare ulteriormente la loro esperienza e sfruttare i loro investimenti VMware.
Nuove funzionalità Instant Clone: Instant Clone Smart Provisioning aiuta l’IT a fornire direttamente i cloni istantanei senza richiedere una VM madre, liberando maggiori risorse di memoria e aumentando i desktop per host, riducendo i costi di VDI e delle applicazioni pubblicate. Ulteriori innovazioni di Instant Clone includono l’espansione dinamica del pool e il DRS elastico per scalare rapidamente la domanda attraverso i cloud pubblici e privati che ospitano VMware Horizon, ad esempio con VMware Cloud on AWS, per venire incontro alle esigenze di supporto della propria forza lavoro distribuita.
VMware Horizon REST API: Le nuove API RESTful consentono di automatizzare le funzionalità disponibili in VMware Horizon 8, tra cui il monitoraggio, i permessi e la gestione di utenti e computer. L’IT può interagire facilmente con VMware Horizon 8 per una maggiore flessibilità, distribuendo e accedendo alle informazioni e modernizzando i servizi con velocità.
Supporto per comunicazioni e collaborazioni unificate: Con la crescente domanda di strumenti di collaborazione a supporto delle forze di lavoro distribuite, VMware Horizon offre ora un’esperienza ottimizzata per video e audio di Microsoft Teams, oltre a Zoom e Cisco Webex, per una maggior produttività e una migliore esperienza utente dai desktop virtuali.
Applicazioni ospitate da Linux: Le applicazioni Linux possono ora essere pubblicate direttamente da un server Linux nella piattaforma VMware Horizon, contribuendo a ridurre i costi associati alle licenze di altre piattaforme di sistemi operativi.
I clienti che utilizzano VMware Horizon 8 possono anche utilizzare lo stesso control plane per il deployment e la gestione di ambienti ibridi che si estendono a VMware Horizon Cloud on Microsoft Azure, una delle offerte desktop-as-a-service di VMware. VMware Horizon Cloud on Microsoft Azure supporta le funzionalità di Microsoft Windows Virtual Desktop, incluso Windows 10 Enterprise multi-session, e recentemente ha aggiunto il supporto per VMware App Volumes, dando ai clienti la possibilità di pacchettizzare un’applicazione una volta sola e di distribuirla su qualsiasi piattaforma VMware Horizon.
Questo riduce le dimensioni e la complessità delle immagini di base diminuendo a sua volta i tempi e i costi IT, mentre l’integrazione multipiattaforma consente ai clienti di consolidare le risorse e semplificare la gestione.
Sfruttando le integrazioni uniche con l’infrastruttura e le tecnologie VMware consolidate, VMware Horizon 8 aiuta i team IT a offrire spazi di lavoro virtuali più sicuri in grado di proteggere la rete, estendendo al contempo la migliore esperienza di digital workspace a tutti i desktop e le applicazioni.
Utilizzando VMware Workspace ONE Access, l’IT può stabilire e verificare l’identità dell’utente finale con un’autenticazione multi-fattore integrata che funge da base per le policy di accesso condizionato per i desktop virtuali e le applicazioni VMware Horizon. Le funzionalità aggiuntive di sicurezza delle tecnologie VMware su tutta la rete, come NSX Advanced Load Balancer (Avi Networks) e VMware SD-WAN di VeloCloud, possono essere sfruttate da VMware Horizon.
Con la protezione degli endpoint di nuova generazione di VMware Carbon Black, l’IT è in grado di prevenire, rilevare e rispondere agli attacchi più avanzati con una piattaforma cloud native che supporta i desktop virtutali e le applicazioni di VMware Horizon.
Questi elementi di sicurezza intrinseca contribuiscono a facilitare un modello zero-trust che protegge l’accesso ai desktop virtuali e alle applicazioni abilitate attraverso i cloud pubblici e privati.
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A Creta per un’estate di relax e benessere
Dove? Al Nana Princess Resort
Ritrovare la pace dei sensi coccolandosi e godendosi le spiagge suggestive della Grecia in uno dei resort più belli dell’Isola
Creta è forse tra le isole greche più conosciute e sicuramente la più grande, si contraddistingue per le sue bellissime spiagge bianche che contrastano la catena montuosa Lefka Ori.
L’Isola è stata spesso protagonista di miti e leggende, ma anche di grandi opere letterarie.
Si diceva per esempio, che Zeus, padre di tutti gli dei, nacque a Creta… dando a questa isola grande valore già nell’antichità.
Oggi, è considerata meta turistica, attraendo cittadini del mondo grazie alla sua bellezza naturale e al suo territorio storico.
Un luogo dove soddisfare esigenze di relax e di sapienza. Insomma, una destinazione perfetta per la nostra estate.
Ritrovare la pace dei sensi
Quando si parte per una vacanza tra le cose che più contribuiscono a farci trascorrere dei bei momenti di relax c’è sicuramente il luogo in soggiorniamo.
L’isola greca dispone di tantissime strutture all’altezza delle vostre aspettative, tra queste c’è sicuramente il Nana Princess Resort.
Cosa lo rende così speciale? Prima di tutto è un luogo affascinante e ben curato: dispone di un totale di 112 suite e ville il cui scopo è quello di regalare ai propri ospiti il giusto equilibrio di privacy e intimità.
Non dobbiamo considerare questo luogo come il “tipico” alloggio turistico, ma piuttosto come un posto dove ad accogliervi saranno delle dimore che si affacciano sulla spiaggia del Mar Egeo, donandovi nuove e uniche esperienze.
Nana Princess Resort, cosa aspettarsi…
Tutti gli ospiti hanno diritto di scegliere tra le diverse tipologie di sistemazioni disponibili in questa struttura, dotate di piscina privata e un’ampia area all’aperto con vista mare.
In vacanza capita di mettere su qualche chiletto e magari cercare di stare attenti alla linea… per aiutare i propri ospiti a sentirsi in forma senza dover rinunciare alle sfiziosità di una vacanza, il Nana Princess Resort mette a disposizione l’area gym, sauna, bagno di vapore Starpool, oltre alle due piscine a sfioro e tre ristoranti:
Ristorante Carpe Diem (nell’edificio principale)
Ristorante Meat-In Point (in piscina)
Ristornate Eternal Blue (nella spiaggia privata)
Quello del resort vuole essere un modo per sentirsi coccolati ma allo stesso tempo come se foste a casa, con tutte le comodità necessarie per non farvi sentire fuori posto.
Tra lusso e tradizione greca
Al resort cade subito all’occhio la fusione tra un lusso contemporaneo e il calore tradizionale, tipico dell’ospitalità greca.
È proprio in quest’ottica che il design degli interni è stato studiato e progettato per avere una continuità tra l’armonia dell’ambiente ed eleganza degli arredi e dei materiali: troviamo la purezza del bianco dei soffitti che richiama la purezza della natura circonstante; come la profondità dei colori utilizzati negli arredi, nei vetri temperati e nelle superfici translucide, che richiamano i toni di celeste e azzurro del mare. E poi ancora, il calore del legno di rovere, impiegato nei rivestimenti con effetto decorativo e fonoassorbente, con il contrappunto del nero marmo che ricorre a sottolineare alcuni elementi.
Tutto questo contribuisce a rendere la struttura un luogo autentico, intimo e naturale.
Royal Wellness Club
Il punto forte della Nana Princess Resort è sicuramente il suo Royal Wellness Club adiacente alla spiaggia e che si estende per circa 1400 metri, il cui scopo è quello di puro benessere.
C’è anche un po’ di orgoglio nazionale italiano qui… perché il Club è stato progettato proprio dallo studio italiano Aledolci & Co., con la consulenza e i prodotti Spa della trentina Starpool.
Lo scopo è quello di trasportare mente e corpo in una dimensione di riservatezza, comfort ed esclusività con l’aiuto di ampi spazi, studiati appositamente per donare momenti di puro relax.
Proprio in questa ottica sono stati realizzati: l’ambiente dedicato alla Spa vera e propria, il Royal Wellness Club, completo anche di una Spa privata Suite Anax & Anassa.
Il Royal Fitness Club, una suggestiva piscina coperta, e un’area Hair & Beauty, a cui si accede percorrendo il no sound corridor: 10 metri di totale assenza di suono, che portano l’ospite in una condizione amplificata di coinvolgimento sensoriale e pieno relax.
Qualche curiosità sui servizi di benessere al Nana Princess Resort
Wet Area… è una zona progettata grazie alla consulenza Spa Project di Starpool; e consiste in un percorso completo articolato tra il calore intenso della sauna (GlamourSaunaPro black), quello umido del bagno di vapore (SweetSteamPro white) e del bagno mediterraneo (SweetMediterraneanPro black). Per arrivare in fine all’emozionalità del Waterparadise e alla sferzata di energia dei bagni di reazione, come la cabina del ghiaccio (SweetIcePro).
altre curiosità …
Le proprietà benefiche del sale himalayano con cui è stata realizzata un’intera Parete di Sale, fino ad arrivare alle aree dedicate al riposo allestite con i vari modelli di day bed e chaise longue della Relax Collection, sempre Starpool.
Sistema Sp.a System, che cos’è? Il primo metodo scientificamente testato da Starpool per guidare l’ospite nel corretto utilizzo della Spa e attraverso una esperienza wellness personalizzata e dagli effetti certificati.
Zona Beauty…è un’area dove poter ottenere diversi trattamenti realizzati con formule innovative, anche grazie a Nuvola Experience di Starpool: un sistema di tre elementi (vasca per il galleggiamento, lettino per il massaggio e carrello multifunzione), che rivoluziona il trattamento estetico tradizionale, mixando beauty e wellness in un’unica esperienza olistica (www.nuvolaexperience.it). Sempre nell’area beauty, le iconiche SweetSpa e SweetSauna offrono il meglio del wellness in soli 3 metri quadrati di spazio.
Maria Elisa Altese
Per maggiori informazioni per le vacanze, resort e trattamenti:
www.nanaprincess.gr Social Fb www.starpool.com #NanaPrincessHotel #NanaPrincess #Crete #Creta
Al Nana Princess Resort per un’estate di benessere A Creta per un’estate di relax e benessere Dove? Al Nana Princess Resort Ritrovare la pace dei sensi coccolandosi e godendosi le spiagge suggestive della…
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Celebrity Cruises rivela i dettagli Celebrity Flora, un progetto meticoloso, la prima nave del suo genere, progettata e costruita appositamente per la destinazione, in questo caso, le affascinanti isole Galapagos.
Tutto su Celebrity Flora, la nuova nave dedicata alle Galapagos!
Con soli 100 ospiti a bordo, Celebrity Flora ha un design innovativo, più rivolto all’esterno, e offrirà agli ospiti una vista a 360 gradi delle isole, una piattaforma di osservazione delle stelle a cielo aperto, una tecnologia che permette alla nave di mantenere la posizione in un punto preciso anche senza gettare l’ancora – sistema di posizionamento dinamico – proteggendo in questo modo il fondale marino.
Lisa Lutoff-Perlo, Presidente e CEO di Celebrity Cruises ha dichiarato che Celebrity Flora segna un altro punto (dopo la rivoluzionaria Celebrity Edge), nella progettazione navale ultramoderna intrapresa dalla Compagnia.
“Sono la destinazione e l’ambiente ad influenzare ogni decisione che abbiamo preso. Tutto, dalle lussuose sistemazioni all-suite alle innovazioni eco-compatibili, porta alla creazione di questa nave che trasporta l’ospite ad un nuovo livello di lusso, che permette un’esplorazione della regione sostenibile”.
Enrique Ponce de León, Ministro del Turismo dell’Ecuador, si è detto molto soddisfatti della decisione di costruire una nave da crociera con una tecnologia d’avanguardia, progettata specificamente per l’esplorazione delle meravigliose isole Galapagos.
“Celebrity Flora senza dubbio segnerà una pietra miliare molto importante per lo sviluppo turistico dell’ Ecuador e delle Isole Galapagos, offrendo alta qualità e turismo sostenibile”.
Si può senz’altro dire che Celebrity Flora sia stata specificatamente progettata con la destinazione in mente, per rendere omaggio alla bellezza naturale delle isole, famose per la diversità e l’unicità delle specie che qui vivono, una sorta di laboratorio vivente dai processi evolutivi ancora in corso.
Celebrity Flora cancella praticamente i confini e porta questa destinazione – osservabile in genere a distanza – più vicino agli ospiti.
La Marina è il principale punto di accesso alla nave e può ospitare fino a tre gommoni in una sola volta, riducendo i tempi di trasporto da e per la terra e consentendo più tempo per l’esplorazione delle isole praticamente intatte.
Gli ospiti a bordo potranno rilassarsi nella Sunset Lounge , o nel The Vista , un rifugio all’aperto con vista a 360 gradi, con lettini e cabanas private.
Il Discovery Lounge ospiterà presentazioni ed informazioni sulle escursioni ma a bordo si potrà anche godere del cielo stellato, osservabile nella apposita piattaforma.
Colazione, pranzo e cena vengono serviti ogni giorno nel Seaside Restaurant mentre L’Ocean Grill offre uno spazio per un pranzo informale, con vista panoramica e cena sotto le stelle.
Nella Celebrity Flora le sistemazioni sono tutte all-suite, con bagni di grandi dimensioni: le cabine avranno tutte l’innovativa Infinite Verande, la stessa utilizzata e progettata per Celebrity Edge, il tutto completato con materiali naturali e sostenibili. Assistenti personali privati risponderanno ad ogni esigenza degli ospiti.
Presenti inoltre due Penthouse Suite – le più grandi tra le navi che visitano le Galapagos – con spazi abitativi interni ed esterni separati, l’illuminazione e le sfumature personalizzabili e un telescopio per osservare le stelle.
Altre suite:
Royal Suites
Ultimate Sky Suites con Infinite Veranda
Premium Sky Suites con infinite Veranda
Sky Suites con Infinite Veranda
Celebrity Flora introdurrà un sistema di propulsione avanzata, una nuova configurazione dello scafo e motori diesel appositamente progettati che permetteranno una riduzione del 15% del consumo di carburante e equivalentemente riduzione delle emissioni.
Stazioni di filtrazione dell’acqua di mare e di trasformazione della condensa dell’aria condizionata in acqua fresca e pura, materiali che possono essere riciclati, riutilizzati o donati, contribuiranno ad un sistema di gestione dei rifiuti rigoroso e ligio al rispetto dell’ambiente.
Celebrity Flora salperà per la sua prima crociera il 26 Maggio 2019: le prenotazioni sono aperte sia nel sito ufficiale che presso le agenzie di viaggio.
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17/11/2017 ore 13.30 – “Post protetto da Licenza Creative Commons International CC BY-ND 4.0″
Tutto su Celebrity Flora, la nuova nave dedicata alle Galapagos! Celebrity Cruises rivela i dettagli Celebrity Flora, un progetto meticoloso, la prima nave del suo genere, progettata e costruita appositamente per la destinazione, in questo caso, le affascinanti isole Galapagos.
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𝙎𝙚𝙩𝙩𝙚 𝙘𝙤𝙣𝙨𝙞𝙜𝙡𝙞 𝙥𝙚𝙧 𝙪𝙣𝙖 𝙥𝙚𝙧𝙛𝙚𝙩𝙩𝙖 𝙯𝙤𝙣𝙖 𝙥𝙧𝙖𝙣𝙯𝙤 𝙚𝙨𝙩𝙚𝙧𝙣𝙖. Pubblicato da Digital Cays. July 25, 2017. Piena estate, pieno movimento e piena attività mondana – o quasi. Per quelli che preferiscono un pranzo o una cena con gli amici e famiglia in casa, ecco qualche consiglio per realizzare l'area ideale. 𝘜𝘯 𝘣𝘢𝘭𝘤𝘰𝘯𝘦-𝘣𝘪𝘴𝘵𝘳𝘰 ◂ Se avete poco spazio a disposizione, potete ricreare un'area esterna intima e accogliente. Posizionate un tavolino per due sul vostro patio o sul vostro balcone, realizzando così l’atmosfera perfetta per la vostra soiree. L’arredamento in ferro battuto è un must per le feste in giardino, mentre tavoli e sedie pieghevoli possono essere impiegati all'occorrenza per fare spazio agli ospiti. Potete decorarli con meravigliose tovaglie ricamate, bottiglie di vino con candele all'estremità o stoviglie retrò non abbinate, in modo da ricreare la tipica atmosfera del bistrò. 𝘛𝘦𝘵𝘵𝘰𝘪𝘦 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘭𝘭𝘪𝘨𝘦𝘯𝘵𝘪 ◂ Una zona pranzo outdoor, per essere perfetta, deve adattarsi alle varie condizioni atmosferiche. Utilizzate il paesaggio naturale per creare ombra nelle giornate più calde, allestendo per esempio la vostra zona pranzo sotto una tettoia di foglie, così da proteggerla dal sole. Una tenda da sole retrattile, poi, è un accessorio sempre molto popolare su un patio, specie nelle aree caratterizzate da frequenti piogge estive. Sceglietene una in un colore o modello abbinato al vostro arredamento. 𝘈𝘳𝘦𝘦 𝘴𝘦𝘱𝘢𝘳𝘢𝘵𝘦 ◂ Idealmente, cercate di creare una zona pranzo esterna da modificare in base alle necessità. Le occasioni per socializzare, ad esempio, potrebbero aumentare nel corso della bella stagione, da un tea con gli amici fino a un grande barbecue in famiglia. Disponete i vostri arredi, dunque, in modo da ricreare diverse zone separate. Potreste prevedere un’area per la conversazione, arredata con apposite panche, e una per il pranzo con tavolo e arredamento più formale. 𝘋𝘦𝘵𝘵𝘢𝘨𝘭𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘪𝘤𝘢𝘵𝘪 ◂ Per realizzare una perfetta area esterna dedicata al divertimento bastano del buon cibo e un’ottima compagnia. Ma anche le luci d'atmosfera possono aiutare. Luci magiche e scintillanti, delicate lanterne in carta o ghirlande di lampadine sono ideali per ricreare alla sera un’atmosfera piacevole e intima. Per intensificare l'effetto, potete aggiungere un graticcio con una pianta rampicante come l'edera o specchi posizionati strategicamente. 𝘋𝘢 𝘥𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰 𝘢 𝘧𝘶𝘰𝘳𝘪 ◂ Per le aree esterne, non c’è bisogno di limitarvi a scelte tradizionali di design come il rattan o il vimini. Potete anche portare il lusso dell’interno nelle aree outdoor, optando per sedie dallo schienale alto, inserti monocromi o eleganti divani. 𝘋𝘦𝘴𝘪𝘨𝘯 𝘯𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢𝘭𝘦 𝘦 𝘳𝘶𝘴𝘵𝘪𝘤𝘰 ◂ L'alternativa a portare all'esterno i vostri interni è accogliere appieno l’estetica rustica. Pensate ad esempio ad arredi in legno grezzo e a una gamma cromatica di ispirazione botanica. Utilizzate vecchi mattoni per creare un focolare e un’area relax o aggiungete dei fiori, sapientemente sistemati in vasetti di terracotta sospesi. 𝘛𝘦𝘳𝘳𝘢𝘻𝘻𝘢 𝘩𝘪𝘨𝘩-𝘵𝘦𝘤𝘩 ◂ Infine, regalate ai vostri ospiti un’autentica esperienza gourmet con cucine esterne integrate. Per rendere il vostro giardino più accogliente potete installare un fornello in terrazza o optare per soluzioni più semplici come un focolare centrale. ━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━ • Il divertimento all'aria aperta è di per sé una forma d’arte. Che siate alla ricerca di nuove idee per le vostre cene all'aperto o disponiate di uno spazio poco utilizzato, vale la pena prendersi del tempo per rinnovare il vostro patio con questi semplici consigli. •
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Cercasi renderista d'interni (MI) - FNO Interior Design
Studio di Interior Design con sede a Milano cerca un renderista specializzato in realizzazioni di immagini fotorealistiche di interni, nello specifico residenze di lusso. Si richiede esperienza nel ... Qualifiche richieste: architetto, renderer, interior designer Rapporto di lavoro: temporaneo Retribuzione prevista: 1000-2000 euro mensili
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Malagò: Tessera del Tifoso, si cambia registro
A distanza di ben 8 anni da quel 14 agosto 2009, data di emanazione di una direttiva da parte del Ministro dell’Interno Roberto Maroni, per l’istituzione della Tessera del Tifoso, la stessa sembra destinata ad essere abolita. I propositi che avevano portato alla decisione di rendere obbligatoria la tessera per consentire ai soli possessori di poter accedere ad una serie di servizi come ad esempio la sottoscrizione di abbonamenti o l’acquisto di biglietti per le gare in trasferta, non hanno fatto altro, nel tempo, che rendere sempre più difficile la fruizione di quel “prodotto calcio” che invece si sarebbe dovuto puntare a rendere più fruibile da parte di tutti. Dopo l’avvento della Tessera del Tifoso, avvicinarsi ad uno stadio, è risultato sempre più difficile quando non addirittura impossibile. Decidere, come avveniva prima dell’avvento di questo strumento, di andare allo stadio all’ultimo minuto, magari spinti dalle favorevoli condizioni meteorologiche o dalla richiesta improvvisa di un bambino che chiedeva al padre, magari dopo un pranzo domenicale, di portarlo a vedere i suoi idoli e la sua squadra del cuore non era più permesso. Per combattere la violenza negli stadi, tema sicuramente degno di attenzione, ma non certamente il problema n° 1 del nostro Paese, si decise, come troppo spesso accade negli ultimi tempi, anche in altri settori della vita, di applicare ferree restrizioni a tutti e a prescindere, questo per punire i pochi che si rendevano responsabili di incidenti, cosa che comunque non hanno smesso di fare anche dopo l’istituzione della Tessera. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e pur avendo nel tempo “fidelizzato” milioni di italiani “obbligandoli” a sottoscrivere questa famigerata Tessera del Tifoso che tutte le porte avrebbe dovuto aprire, si assisteva a spettacoli privi del calore della gente, privi degli attori indispensabili alla riuscita di quello spettacolo: i tifosi. A differenza di quanto avveniva ed avviene nel resto del modo, basti pensare al Regno Unito, alla Germania ed alla Spagna solo per fare alcuni esempi, in Italia si assisteva a stadi desolatamente vuoti, settori lasciati liberi per evitare che opposte tifoserie fossero a contatto, partite giocate a porte chiuse, trasferte vietate. Ecco che la Tessera del Tifoso, già pesantemente osteggiata da più parti, conferma la sua vera natura di strumento di limitazione della libertà e di conseguenza di ostacolo al business calcio. Proprio quest’ultimissima valutazione deve aver aperto gli occhi a chi è in grado di cambiare le cose, infatti da quello che si apprende la Tessera del Tifoso sembra avere le ore contate. Il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, in audizione in Commissione Parlamentare di Inchiesta Antimafia, dichiara che si tornerà a mettere i biglietti in vendita allo stadio e nello stesso giorno della partita, fino a pochi minuti prima del calcio di inizio, poi parlando dello Stadio Olimpico di Roma afferma: "Lo stadio Olimpico è quasi un 6 stelle lusso. Lo stiamo ulteriormente ‘upgradando’. Per quanto riguarda i biglietti, la Tessera del Tifoso e le curve "venerdì alle 14,30 si terrà una riunione con i ministri degli Interni e dello Sport e il capo della Polizia. Posso anticipare che ci saranno importanti novità per includere i tifosi e le famiglie". GB Foto: sportpeople/gazzetta Click to Post
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