#raga che fatica vivere così
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Sono al terzo giorno consecutivo di mal di testa cattivo e credo di voler puntare al record e sono a tanto così dallo sdraiarmi sul pavimento della farmacia e piangere.
Spero voi tutto ok
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chiunque sia interessato e tutte le persone coinvolte si prendano un paio di minuti per leggere, ora che ho il coraggio di raccontare:
nessuno lo sa, ma, questo periodo di cinque anni fa mi segnò per sempre e sarà difficile scordarlo davvero.
Era il 17 settembre 2013 ed io ero esattamente così: quasi timida, sempre impacciata, un po’ solitaria, ma allo stesso tempo avevo una fortissima voglia di stare al mondo con tutti i miei difetti, io mi amavo e mi rispettavo e quando mi guardavo allo specchio vedevo me stessa.
Purtroppo quel giorno chiunque ci sia di superiore a noi decise che nella mia piccola accettazione tutto sarebbe dovuto andare a puttane e così è stato. Queste scene dalla mia testa non se ne andranno mai via, le voci, le mani sul mio corpo. Qualcuno che dice “se sei un uomo, ti posso picchiare” “se sei un uomo, possiamo toccarti il culo!” “Irene o Ireno? Ireno è perfetto, ma hai il cazzo?”. Poi quelle risate inconfondibili dietro alle mie spalle che continuo a sentire ogni volta che passo di fronte un gruppo di ragazzi. Infine il culmine della giornata, quello sguardo cattivo di un ragazzino che non è mai stato migliore di me che prende il mio braccio e mi spinge per strada mentre passa un motorino: “se muori facciamo tutti festa”. La cosa peggiore di quei due secondi (i più lunghi della mia vita) è che avevo desiderato davvero di morire in quell’istante. Dopo quel giorno andò tutto a peggiorare, dalle offese all’indifferenza, agli sputtanamenti pubblici sui social networks. non voglio dilungarmi troppo su cosa è successo fuori da me, anche perché fa male nonostante il lungo tempo passato, vorrei parlare invece del cambiamento che si è attuato in me, della mia crescita personale. Iniziai a sentirmi sola nonostante avessi compagnia, se pur poca, mi segregai in camera mia per mesi parlando con poca gente se non con me stessa. Mi sono tanto odiata e non mi scuserò mai abbastanza per tutte le ferite e tutte le cose orrende che mi sono detta. Un periodo più che di merda, di cui faccio fatica a parlare e che adesso sorvolerò.
Dopo tanto tempo passato a piangermi addosso decisi che era arrivato il momento della mia rivincita, indossai jeans attillati, una maglia giusto un po’ scollata e mi sciolsi i capelli. La decisione più terribile che io abbia mai preso, magari i ragazzini mi guardavano, magari alle ragazzine non sembravo più poi così strana, ma fu un oltraggio a me stessa e a tutto ciò in cui credevo. non mi sentivo più Irene, mi guardavo allo specchio e vedevo una 14enne come tante altre, vestita Subdued con delle Vans ai piedi, non mi piacevo, posso affermare che non mi sono mai odiata tanto come in quel periodo della mia vita e la cosa che più mi faceva soffrire era il fatto che solo io non mi piacevo, mentre al resto del mondo andavo bene così. Adesso sono passati anni e io ho ricominciato ad apprezzarmi (esteticamente), ho ritrovato il mio modo di vivere e stare bene anche se il processo per arrivare all’accettazione completa è ancora molto lungo, vorrei ringraziare le persone che mi sono state accanto in questi anni bui, ma, sopratutto, vorrei ringraziare quelle persone che nella vita non hanno fatto niente se non prendersi gioco di me. io vi ringrazio perché le vostre offese si sono trasformate in rabbia dentro di me, rabbia che esce quando dipingo, quando studio e devo dare un compito in classe, rabbia che esce quando non mi sento rispettata, quando qualcuno vuole fare del male.
devo dire che ancora dopo cinque anni non riesco a controllarla bene la mia incazzatura e ci sono volte in cui do di matto e ho attacchi d’ira degni di sostegno psicologico, ma ce la sto mettendo tutta per stare bene al 100%.
questa rabbia ha fatto sí che diventassi una persona con la P maiuscola perchè mi ha dato un futuro che anni addietro non assicuravo per niente a me stessa. un futuro in cui voglio fare UN CULO ENORME a chiunque mi abbia fatto male.
mi dispiace che queste persone abbiano vissuto così tanto nell’ignoranza dell’essere pieni di sé e non sono mai andati oltre le apparenze. Io non ero un maschiaccio, ma forse sì, ero un uomo. Questi anni mi sono serviti per riflettere a lungo sul perché non mi fossero mai andate a genio alcune cose riguardanti il mio fisico ed il mio modo di vivere fino a che la conclusione si palesò nei miei pensieri: nel mio io mi sono sentita un ragazzo, mi sono sentita appartenente di un altro genere (qualcosa di sbagliato? sveglia raga siamo nel 2018!). questo lato di me spero di approfondirlo in futuro quando sarò in grado di prendere una vera decisione.
Per adesso continuo a lottare per stare al meglio e continuo a studiare e dipingere per diventare una cazzo di milionaria affinché mi possa pulire il culo con i soldi di quei ragazzini, che potranno anche essere più ricchi di me in futuro, ma dentro, dentro resteranno sempre dei poveracci.
ho tirato fuori queste parole pubblicamente dopo cinque anni perché mi pareva giusto che chiunque avesse vissuto tutto questo con me fosse al corrente di cosa ha creato, di chi ha aiutato, di cosa sono diventata.
detto questo spero di incontrarvi tutti in un’altra vita sentendomi di nuovo bene come cinque anni fa, e chiunque abbia voglia di cambiare non esiti a farlo, questo periodo in cui ancora non siamo adulti serve a questo, a trovare sé stessi.
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Quando decisi di aprire The Red Brush, non l’ho fatto per i followers, non l’ho fatto per essere notata, non l’ho fatto per essere etichettata la blogger dei giorni nostri. L’ho fatto per un motivo preciso: cercare di trasmettere le mie passioni, almeno una parte di esse, e una di queste è proprio il make-up. Perché a tutte noi piace il make-up non nascondiamolo, siamo donne, siamo femminili e non siamo maschere. Il make-up non maschera ma crea. E’ originalità, disegno e creazione e pittura, e da grande fan della pittura non potevo che “cercare” di trasmettere questa passione (o arte? Dico troppo?). L’altro giorno però mentre scrivevo l’ennesima review, ho pensato che il blog è il mio, l’ho aperto per emozionare, dare dei consigli e sentirmi sempre più vicina a chi crede in me, alle mie potenzialità e al mio essere semplicemente Anna, quella un po’ buffa, un po’ scontrosa, sempre amichevole e sempre con quei alti e bassi che la contraddistinguono. Essendo io Anna ed essendo mio questo blog mi sono detta perché non raccontare una delle mie passioni, o alcuni dei miei traguardi, come quei viaggi che con molta fatica, molta felicità ma anche con molta libertà sono riuscita a ritagliarmi nella mia complicata vita da giovane ragazza 2.0 (si, facciamo, ragazza)?
Così ho riformulato la domanda in perchè no? Ed eccomi stasera a scrivere il mio primo travel post (molti travel blog professionisti si sentiranno male nel leggere questo post che sono sicura non rispetterà nessuna delle regole dei travel posts…ma abbiate pazienza!) per tutti quelli che nel bene e nel male mi seguono, credono in quello che faccio, e spero possa essere davvero utile per chiunque voglia intraprendere, per motivi diversi, mete toccate in questi piccoli squarci di parole unite a voglia di scoperta e avventura.
@Anna
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Ecco era primavera quando ho iniziato a dire ai miei l’intenzione di partire, intenzione che non mi hanno negato, ma non vista di buon occhio proprio perchè per loro partire è un po’ un tabù per via dei costi economici, per via della paura e perché non credono nel potere psicologicamente curativo che un viaggio può dare. Un giorno ho deciso però di pensare a me: mi ero laureata da qualche giorno, avevo ricevuto una notizia positiva per alcuni problemi di salute passati, insomma io lo volevo ma io lo meritavo pure quel viaggio, volevo vivere Roma. Così con la complicità delle vacanze del cugino viaggiatore e della sua benedizione nel prendere la macchina e guidare fino alla città eterna, prenoto (in ritardo) il bnb. Botta de culo vicino zona San Pietro, via Cola De Rienzo, Hotel Jolie. Non si tratta di un hotel super lussuoso ma di un due stelle, ottima via, che permette di essere a San Pietro in pochissimo tempo a piedi. Perfetto. Fatto! Si parte prestissimo il 18 agosto con una playlist musicale scelta dalla sottoscritta che non ascolterà mai perché farà il viaggio dormendo (senza dare, ebbene si, alcun tipo di aiuto, che poi c’aveva il navigatore quindi usiamo la tecnologia!). Ah, dimenticavo non è vero che Roma è per gli innamorati o da vivere da soli, Roma è bella, punto. L’importante è avere persone con gusti simili, che abbiano la vostra stessa voglia di vivere la città, l’antichità, l’arte, lo svegliarsi presto e camminare, tanto.
1. Giorno uno: San Pietro/ Castel Sant’Angelo
Primo pomeriggio. Sistemazione in hotel. Sistemata veloce e sotto un bellissimo sole di Roma ci si incammina per San Pietro. Posso mettere le bellezze di San Pietro subito al secondo posto della classifica dei posti da vedere a Roma. E’ bellissima, suggestionante, ricca di arte e bellezze nascoste. Non c’è un unica cosa che non sia bella in San Pietro, anche un non credente non può far a meno di notare quella magnificenza. Domanda che continuamente mi ha balenato in testa? Può l’ingegno umano davvero arrivare a realizzare qualcosa come San Pietro, la Cappella Sistina e quella piazza che in base la prospettiva appare ricca di colonne posizionate in fila indiana oppure, un passo dopo, appare come un insieme di colonne posizionate in maniera rotondeggiante? E’ realmente possibile? E dentro? Ho pianto come una bambina, io che non me lo sarei mai aspettata ma il primo regalo, sotto 40 gradi, il primo regalo me lo ero già fatta. La Chiesa di San Pietro era quel regalo!
In poco tempo ci troviamo a Castel Sant’Angelo, uno dei musei di Roma più belli. Da fuori l’ambiente è bello, spazioso, permette di attraversare un piccolo ponte e fare delle foto pazzesche. Ambiente molto più informale rispetto San Pietro ma una visita la merita, soprattutto se siete in quelle zone. Posizione sesta.
@Anna
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2. Giornata seconda: Piazza del Popolo/ Piazza Navona/ Piazza di Spagna/ Barcaccia/ Fontana di Trevi/ Pantheon/ Altare della Patria/ Colosseo
Imposto la sveglia alle 8:00, piuttosto tardi rispetto la tabella di marcia prestabilita, per riposarci un po’ di più in vista della lunga ma intensa giornata che ci aspettava. il giorno dopo mi sono svegliata alle 7:00 perché l’adrenalina mi scorreva nelle vene più della stessa stanchezza. Alle 9:00 siamo già per le vie di Roma.
Prima sosta Piazza Del Popolo: bella, grande, soleggiata ma piuttosto vuota ancora. Se ne approfitta per un giro di foto alla fontana e delle parti più belle della piazza. Prima sosta per comprare una bottiglia d’acqua in un chioschetto vicino, raga attenti perché 2 bottiglie d’acqua piccole minerali 4 euro, si 4 EURO. Non comprate l’acqua a Roma, morite di sete!
Nel frattempo Piazza Navona. Sosta. Foto. Sorrisi e aggiungo una colonna sonora: All The Small Things – Blink 182. Carica pazzesca ma l’iter è ancora lungo quindi si riparte. Giro ancora una volta la testa verso dietro con quel paio di occhiali neri, fedelissimi compagni di avventura e per una volta non di sfiga pazzesca, ed è tutto così magico, Roma sei sempre magica!
Si fanno le 12:00: e finalmente scorgiamo quella fitta, immensa ed imponente scalinata in Piazza di Spagna. Ricca di persone, piena di colori, di cappellini e di flash che poi che te metti el flash con il sole alto e 40 gradi all’ombra, boh, ma a me piace lo stesso, vedere quella piazza dall’alto e sentirsi impotenti davanti a tutto quello spettacolo. Per fortuna gli scalini si liberano un po’ e io ne approfitto per godere di quegli istanti di magnificenza da cui ormai sono invasa, sono sicura: non c’è qualcosa che non può non piacermi! La parte più bassa della scalinata gronda anche di turisti che attendono impazienti una foto o un selfie in un altro simbolo di Piazza di Spagna, la Barcaccia. Questa particolare fontana a forma proprio di “barca” permette che l’acqua venga raccolta nella parte interna e successivamente, quando questa parte si riempe, ne permette la fuoriuscita nel serbatoio esterno. Sono presenti inoltre altri sei fori, tre a poppa e tre a prua, che permettono la fuoriuscita dell’acqua “a fontana”. Abbiamo proseguito nel viaggio nella famosa Via Condotti, presente in posizione parallela a Piazza di Spagna. Colonna sonora I lived – One Republic. Gerarchia personale dei posti più belli di Roma: quinta posizione.
Arriviamo alla fine di Via Condotti e in un giro che neanche io ho molto capito, sarà stata la fame, la stanchezza, il caldo o semplicemente perché non ci arrivo, mi sono innamorata profondamente, follemente, inimmaginabilmente e tremendamente di quel paradiso che troppi turisti stavano coprendo e più facilmente conosciuto come Fontana di Trevi. Un’atmosfera e un’insieme di arte che portano così tanto ad emozione, non so più come descriverla…foto di rito seduta sulla fontana (che il vigile mi richiama pure). Ah, quarta posizione.
@Anna
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Sosta ristoro con finalmente acqua compresa nel menù e si continua nel pomeriggio verso l’infinito ed oltre. Next stop: Pantheon. Devo ammetterlo troppo sottovalutato quando in realtà è molto bello. Dentro l’atmosfera si fa sentire tutta, forse momenti giusti per riflettere e pensare o forse no, non c’è da pensare, devi viverti quella bellezza che ti circonda perché poche volte si ha quella fortuna e allora va vissuta. Non la devi sporcare e non la devi infrangere. Parimerito con Piazza di Spagna, quinta posizione.
Arriviamo lì dove ammetto finalmente di aver trovato l’amore, in quel posto che contro ogni previsione è la mia prima posizione, lì dove il mondo si ferma, dove ho capito che non mi sarei potuta aspettare nulla di meglio da Roma, perché stava regalando il meglio, dove con un sorriso enorme ho detto ad alta voce (lo faccio poco, beccata) al mio cugino/compagno di viaggio “ti voglio bene”. Siamo così a l’Altare della Patria. Quest’ultimo si trova anche in un posto centrale, in una strada larga, quasi che te abitui alla sua vista ma all’interno tutto cambia. Ho deciso di prendere l’ascensore e arrivare in alto. Non ci credevo. Stavo per vedere Roma da uno dei punti più alti, pensai. Ed è vero da quell’altezza ti appare tutta Roma e scorge il Colosseo: che sensazione di libertà, di bellezza che ti avvolge. Se avete con voi delle cuffie consiglio��Sei – Negramaro.
Non solo scorge in lontananza ma stavamo per viverlo. Mi precipito in un’altra epoca entrando al Colosseo. Beh, #chevelodicoafa. Ogni parola sarebbe superflua, bisogna viverlo davvero per fermare il rumore delle auto, i pullman, ciò che ci disturba. Quando vedi i Fori Romani lo capisci ma quando arrivi lì, al Colosseo, ed entri, vieni davvero catapultato in una macchina del tempo che non ti da modo di pensare lucidamente. Mi blocco e, per come sono fatta io, sarei stata ore e ore a guardarlo e a fotografarlo. Terza posizione e Leggero – Ligabue.
@Anna
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3. Giornata terza: Villa Borghese/ Zona Ambasciata/ Trastevere
Sveglia presto. Colazione. Solita borsa, Iphone al 100% e si va. Che stanchezza quella Villa Borghese, cioè la salita a piedi non ha fine eppure in alto si è arrivati. Questa è forse la parte più instagrammabile per gli amanti del verde e delle miniature decorative. Ogni cosa ha una particolarità, una villa fatta bene, posizionata ottimamente per una visuale mozzafiato e tanto decorata, come dimostrato dall’orologio sull’acqua. Parimerito con Castel Sant’Angelo, sesta posizione.
Trovata la via del ritorno, avevamo già pensato di fare un salto in zona ambasciata per vedere l’altra parte di Roma, l’altra faccia. Hotel che ti devi vendere un rene per soggiornare una notte, ristoranti per sceicchi miliardari che con un rene almeno da Carlo Cracco mangi, lì no. Alle 13:30 ci fermiamo per il pranzo, che poi dove andiamo che ci cacciano appena ci vedono§? Andata per l’Hard Rock Cafè allora. Raga un’insalata e un bicchiere di vino vi viene 20 euro. Neanche il caffè ho preso, mortacci loro! <<Tranquilla, ora andiamo a Trastevere, lo prendiamo là magari>> dice il mio compagno di viaggio esperto. Trastevere raga, è una via lunghissima ricca di mercatini fuori, di piccoli baretti, di tabacchini, di souvenir ecc…fino ad arrivare in piazza. Niente a che vedere con le altre zone, in effetti, ma è molto caratteristica e il bar in piazza, molto buono e particolare per una sosta ma un caffè e un aperitivo 7 euro. Per chi volesse, invece, proprio sostare per un pranzo o una cena, la zona è ricca di ristorantini in stile cascine e trattorie rustiche. Zona non consigliata, si dice, la notte se si è soli, ma credo che ormai nulla sia consigliato in queste circostanze. Qui finisce il nostro viaggio perchè poi l’indomani si riparte, dopo aver fatto l’ultima colazione della vacanza. Roma nel mio cuore!
Per mangiare non abbiamo fatto piani ma entravamo nei primi posti che ci capitavano, eccezione fatta per l’Hard Rock che lo avevamo già stabilito in hotel. In via Cola De Rienzo abbiamo fatto colazione tutti i giorni da Ciampini, credo di aver assaggiato il cappuccino più buono esistente, e non solo. Proprietari gentili e ben disposti con i turisti. Prezzi i tipici (quelli finora elencati). Non abbiamo speso poco a cibo! Un buon bistrot/cafè è quello che si affaccia direttamente sulla Fontana di Trevi (per le amanti di instagram è un “must”). Passando dalle varie parallele che conducono alla Fontana, sono presenti un sacco di ristorantini con menù low cost per i turisti: non ricordo il nome ma in uno di questi abbiamo fatto uno dei migliori pranzi. Per dei ristoranti più luxury e partiolari vi rimando in zona ambasciata e se volete sentire un’atmosfera diversa o semplicemente avete voglia di vederlo consiglio Hard Rock. Accanto Ciampini, per il pomeriggio o per la sera, è presente Vino e Focaccia dove si possono gustare drinks e aperitivi, con contorno di focaccia. Veramente buono, ambiente informale e servizio impeccabile.
@Anna
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Per le amanti di Instagram…devo dire altro?
Una buona Roma a tutti!
Travel Post #1: Roma o Amor? Quando decisi di aprire The Red Brush, non l'ho fatto per i followers, non l'ho fatto per essere notata, non l'ho fatto per essere etichettata la…
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Posso assicurarvi che augurare il mal di testa cattivo a qualcuno è di gran lunga peggio che augurargli di morire.
Ve lo posso garantire.
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