#questura di fermo
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Due nuovi commissari di polizia. Ricevuti in Prefettura
FERMO Il Prefetto di Fermo, Dott. Edoardo D’Alascio, ha ricevuto presso il Palazzo del Governo, due nuovi Commissari della Polizia di Stato Gaia Maralfa e Beatrice Nastri. I due nuovi ufficiali, accompagnati dal Questore di Fermo, dott. Luigi Di Clemente, sono stati accolti dal Prefetto D’Alascio per un saluto di benvenuto. I due Commissari stanno svolgendo un periodo di tirocinio presso la…
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Un giardiniere, originario di Treviso, residente nel veneziano che in una pausa lavorativa stava visitando la mostra di Palazza Zabarella. Giovane ma non per questo attivista politico o militante di Ultima Generazione. Nella vicenda che ha portato al fermo e alla denuncia di sette persone ritenute in procinto di compiere un'azione per sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo la crisi climatica, c'è finito pure lui oltre ad Edoardo Fioretto, il giovane giornalista de Il Mattino portato in Questura insieme agli altri sei.
La notizia ha avuto una certa eco visto che non è, non per fortuna ma perché sancito dalla Costituzione, normale che un giornalista venga caricato su una volante solo per essere lì a fare il suo lavoro. E se il dubbio è che qualcuno lo avesse avvertito, a Fioretto, per esssere lì al posto e al momento giusto, per la stessa logica non si può dire lo stesso di chi ha fermato i 7 giovani? A meno che la Digos non abbia un infiltrato nell'organizzazione Ultima Generazione, fatto che sarebbe altresì curioso se non clamoroso, in qualche modo anche loro lo avranno pure saputo visto che anche loro erano lì, a Palazzo Zabarella. Ognuno fa il suo lavoro.
Detto questo, rimane la questione del sesto uomo. Se gli attivisti di Ultima Generazione arrivano ad autodenunciarsi, perché trattenere un giovane che tutti assicurano non c'entrare per nulla con quanto stava accadendo. Si trovava in un luogo pubblico, a una mostra per la quale c'è la fila ogni giorno, ha comprato il biglietto ed è entrato. Nulla di misterioso insomma. Una vicenda che poteva essere gestita un po' meglio a meno che l'intenzione sia quella di intimidire, anche la stampa in questo caso. Dopotutto è così dalla notte dei tempi, quando la politica non si prende in carico certe vertenze, inevitabilmente tutto diventa ordine pubblico. Ma così non dovrebbe essere in una democrazia matura. Di quanto accaduto se ne parlerà ancora visto che, come abbiamo già raccontato, la vicenda di Palazzo Zabarella sarà sottoposta all'attenzione del ministro Piantedosi sottoforma di interrogazione parlamentare.
E' chiaro che la Digos era al corrente delle intenzioni degli attivisti, altrimenti non si sarebbero trovati lì. Non stiamo parlando di una pericolosa organizzazione, anzi nel loro spirito è insito il concetto di resistenza passiva tanto che anche questa volta i cinque si sono autodenunciati. Più vicini a un gruppo di boy scout che a eco terroristi, per intenderci. Eppure è chiaro che le questure di tutta Italia sono impegnate molto seriamente su questo fronte. C'è un certo impegno nel cercare di fermare questa rete di attivisti. Ma al netto dei giudizi e tornando ai fatti di due giorni fa, è passato sotto traccia il fermo di questo che chiameremo, per semplicità, il sesto ragazzo. Assolutamente estraneo all'organizzazione eppure è stato portato lo stesso in Questura dove c'è rimasto oltre 4 ore, visto che quando il giornalista che è stato trattenuto per quel tempo, quando gli è stato finalmente permesso dì andarsene lo ha visto ancora lì. Foto segnaletiche, impronte digitali, un avvocato d'ufficio, solo per essere evidentemente stato nel posto sbagliato al momento sbagliato, al contrario di Fioretto che invece si trovava nel posto giusto, dove succedono le cose.
Questa vicenda, che è un mix pasticciato di buone intenzioni, non può non portare a fare una riflessione sui giovani. Se non partecipano e non si interessano alla politica, vengono classificati come menefreghisti, se lo fanno, è un attimo che vengano assimilati a pericolosi terroristi. Lo stesso discorso vale per la stampa. Se un giovane giornalista sta al suo posto, che è poi esattamente dove non dovrebbe stare, tutto bene. Appena si cominciano a prendere iniziative, che poi è insito sia nell'essere giovane che nel fare questa professione, cominciano i problemi. Qualche contraddizione da risolvere non ci pare tanto azzardato affermare che ci sia, evidentemente.
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Trapani: accoltellato un pescivendolo, la Polizia di Stato ferma un trapanese per tentato omicidio. I poliziotti della Questura di Trapani hanno eseguito un fermo di indiziato di delitto nei confronti di un cinquantenne trapanese, con gravi pregiudizi di polizia, presunto responsabile di tentato omicidio. E' giunta in Sala operativa la segnalazione di un uomo ferito, accasciato sul marciapiede di fronte l’ingresso laterale della Questura.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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Salvatore Castiglia, 36 anni, è stato arrestato a Catania con l'accusa di rapina aggravata, due tentate rapine e porto illegale di armi. L'arresto è avvenuto su ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip su richiesta della Procura e portata a termine dalla sezione contrasto al crimine diffuso della squadra mobile della Questura. L'uomo avrebbe minacciato due giovani all'interno di un punto vendita automatizzato aperto 24 ore su 24, costringendoli a consegnargli 30 euro in contanti. Inoltre, su di lui pendono accuse di due tentate rapine: la prima nei confronti di un turista austriaco, ospite di un bed and breakfast del centro cittadino, il quale è riuscito a sfuggire alla minaccia chiudendosi all'interno della struttura; la seconda, a un residente di una casa vicina alla stessa struttura alberghiera. Le indagini hanno portato all'inclusione di video ripresi dai sistemi di sorveglianza nella zona, che mostrano Castiglia mentre compie le aggressioni a volto scoperto. I filmati, ritenuti prove schiaccianti, hanno contribuito all'individuazione dell'uomo e al suo fermo da parte delle autorità. Read the full article
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Fatece largo che
Passa domani, che adesso non si può
Oggi non apro perché sciopererò
E andremo in strada co' tutti gli striscioni
A fare come sempre la figura dei fregnoni
Ma a me de questo sai, non me ne importa niente
Io oggi canto in mezzo all'altra gente
Perché ce credo o forse per decenza
Che partecipazione certo è libertà
Ma è pure resistenza
E non ho scudi per proteggermi né armi per difendermi
Né caschi per nascondermi o santi a cui rivolgermi
Ho solo questa lingua in bocca
E forse un mezzo sogno in tasca
E molti, molti errori brutti
Io però li pago tutti
Fatece largo che
Passa il corteo e se riempiono le strade
Via Merulana così pare un presepe
E semo tanti che quasi fa paura
O solo tre sfigati come dice la questura
E le parole, sì lo so, so' sempre quelle
Ma è uscito il sole e a me me sembrano più belle
Scuola e lavoro, che temi originali
Se non per quella vecchia idea
De esse tutti uguali
E senza scudi per proteggermi né armi per difendermi
Né caschi per nascondermi o santi a cui rivolgermi
Con solo questa lingua in bocca
E se mi tagli pure questa
Io non mi fermo, scusa
Canto pure a bocca chiusa
Guarda quanta gente c'è
Che sa rispondere dopo di me
A bocca chiusa
Guarda quanta gente c'è
Che sa rispondere dopo di me
A bocca chiusa
A bocca chiusa
A bocca chiusa
Guarda quanta gente c'è
A bocca chiusa
Guarda quanta gente c'è
A bocca chiusa
Buon giorno con la bellissima poesia canzone di Daniele Silvestri
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Il Tribunale di Crotone sospende il fermo della Humanity 1
Il Tribunale civile di Crotone ha sospeso il fermo amministrativo della Humanity 1, la nave della Ong tedesca Sos Humanity che era arrivata a Crotone lo scorso 4 marzo dopo aver soccorso nel canale di Sicilia 77 persone. Dopo lo sbarco la nave è stata sottoposta a fermo dalle autorità italiane che hanno notificato al comandante un decreto interforze (Questura, Guardia di Finanza e Capitaneria di…
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no
si dì anche che non lo sapevi tanto lo sapevi si era già infilato l'alito del presagio con quel non vuoi saperlo tu non vuoi saperlo, fosse quello il problema. arrivo alle sette, va bene. intanto la notte mi svuotano l'interrato rimane il pavimento giallo, le pareti gialle gli scaffali billy bordeaux svuotati chiamo il 112 ma con calma c'è gentilezza cordialità la testa divisa tra lo sgomento e il non preoccuparti son cose che va beh poi tanto non è un sogno pensa al lato positivo quasi deluso fermo le parole una ogni tanto la fermo apro gli occhi questa canzone la conos.. ah già.. è presto è tardi è ora, poi al vicolo in anticipo, lì----andu esce si volta dall'altra parte, mentre preparto il disco di Wadada solo che suona Monk, esce e va dall'altra parte accendo la macchina si gira mi vede andiamo, prima lisci poi il traffico, il solito, facciam finta che lo sappiamo che ce l'aspettiamo, ma siamo lisci, usciamo dalla tangenziale ne gorgo delle luci dei freni improvvisi delle confluenze dei restringimenti c'è posto perfino al piano terra coperto del parcheggio, roba inedita, e poi fai finta che eri già passato di lì a quell'ora, pensa te come andare in spiaggia all'alba o con tutti gli altri, come andare in palestra all'alba o con tutti gli altri, non cambia niente, ma non puoi farne a meno, essere i n anticipo solleva dall'ansia, non dall'essere in anticipo, e arriviamo tra i bagliori di una luce che sembra promettere luce ma poi scompare con le promesse svanite del tempo, affrontiamo l'androne del civico 72, ci butteranno fuori, lo fanno, ma cordialmente, si manifesta un avverbio adeguato, cordialmente, uno tutt'uno col cane, cordialmente, buongiorno, tra mezz'ora, cordialmente, un caffè, io sì landu no, cordialmente ne ho bisogno, va bene, caffè milano, speriamo bene, nemmeno il tempo di salutare, lei vuole brioche! lei vuole la brioche?! chi io? si lei. andiamo bene, un caffè grazie, mi giro, il tizio col cane lui mi riconosce e mi saluta io di consueto non lo riconosco ma dove l'ho già visto va beh lo saluto cordialità complicità solidarietà sarà mica il tipo della prefettura ma no come ha fatto sono uscito prima io, ma parla del ponte, del commissariato, della questura, ascolto intanto noto il cartello sul bancone FATEVI I CAZZI VOSTRI andiamo bene consumo il caffè devo pisciare no non chiederò mai dov'è il bagno, mi giro sarà di qua o du là una parete addobbata senza criterio di paccottiglia natalizia, dolci finta pasticceria a cui non dedico lo sguardo preso dal mio disagio da ambiente disagio, ma due caraffe d'acqua per accompagnare il caffè, allora va beh io cercavo il bagno sarà dall'altra parte è dall'altra parte, PER L'UTILIZZO DEL BAGNO LA CONSUMAZIONE E' OBBLIGATORIA, andiamo bene, avrò consumato? certo perfino la brioche, vai non temere svuota la vescica, la svuoto, mi preparo ecco cosa mi costerà, la brioch.. mmh vassoi colmi di frolle e pasticcini che valeva la pena, ma ora esco, quant'è? due euro, ah si? si caffè brioche due euro, come se dicesse quantocazzocredevidipagare? eh, di più, ma non sottolineo che poi si apre il dibattito. comunque lingala non ci sarà, lei accompagna? si accompagno. lingala ci sarà, si palesano mediatori traduttori interpreti, lingala tarda, lingala arriva? sarà meglio chiedere, faccio domande di controno, dove mano le notifiche? cambio questura lui cambio commissione no volevo dire, cambio residenza, allora si spieghi, si no ecco intendevo avrei da aggiornare, si va beh poi lo dice mi faccia finire l'appello certo mi scusi, poi torna ma non si ricorda perchè, ma gentilissima, forse troope informazioni, come provare a raccogliere le scarpe l'ombrellone l'asciugamano , poi c'era irmastala bottiglia d'acqua e come fai ci provi qualcosa casca, meglio fare due giri, faccia due giri noi siamo qui. fuori la luce ha smesso di crescere, l'attesa ha smesso di contarsi,
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Rapina in Piazza Aldo Moro, la Polizia di Stato individua e rintraccia il presunto autore
L’uomo è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto. Venerdì scorso, a Bari, i poliziotti della Squadra Volante della Questura hanno proceduto al fermo di indiziato di delitto del presunto autore di una rapina, avvenuta nel pomeriggio di mercoledì 13 settembre in piazza Aldo Moro. (Accertamenti compiuti nella fase delle indagini preliminari, che necessitano della successiva verifica…
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6 ago 2023 13:45
LE FURBONE CON IL PANCIONE – NUOVA PUNTATA DELLA TELENOVELA “BORSEGGIATRICI ROM INCINTE”: A MILANO UNA 32ENNE BOSNIACA DEVE SCONTARE NOVE ANNI DI CARCERE PER FURTO, MA NON PUÒ ESSERE PORTATA IN CELLA, PERCHÉ STA ASPETTANDO IL SUO DECIMO FIGLIO – LA DONNA, RICERCATA DA TEMPO, È STATA RINTRACCIATA IN UN HOTEL DI MONZA, DOVE ALLOGGIA INSIEME AL COMPAGNO. MA NONOSTANTE LE NUMEROSE CONDANNE E UN ORDINE DI ESECUZIONE, NON L’HANNO POTUTA ARRESTARE. E ORA, POTRÀ TORNARE AL “LAVORO” -
Estratto dell’articolo di Cristina Bassi per “il Giornale”
Deve scontare nove anni di carcere per furto ed è stata rintracciata dalla polizia, ma a soli 32 anni è incinta del decimo figlio e quindi non può essere portata in cella. Alla borseggiatrice seriale è già stato vietato, alcuni mesi fa, di entrare nella metropolitana di Milano, terreno di caccia di chi punta a borsette e portafogli. Anche questa volta il fermo da parte delle forze dell’ordine della giovane donna bosniaca non avrà seguito.
La 32enne è stata trovata in un hotel di Monza. Era da tempo ricercata perché appunto pendeva su di lei un ordine di esecuzione penale emesso dalla Procura di Imperia. Deve scontare una condanna a nove anni di reclusione per reati contro il patrimonio e la persona (furti e scippi). È incinta e madre di nove figli, alloggiava nell’albergo insieme al proprio compagno. Nella notte del 3 agosto la Questura di Monza ha ricevuto una segnalazione relativa alla presenza della donna ricercata. Intorno alle 3.45 una Volante è intervenuta nell’hotel per verificare.
I poliziotti hanno effettivamente trovato la 32enne destinataria dell’ordine di carcerazione e hanno approfondito i controlli in archivio su di lei e i suoi precedenti, che sono risultati numerosi.
È emerso che fin dal 2004, e fin da quando aveva 13 anni, aveva iniziato a commettere furti, che negli anni sono diventati decine e altrettante sono state le occasioni in cui è stata fermata. A suo carico anche violazioni in materia di armi e reati in materia di immigrazione. Per questo in diverse città italiane le era stato vietato più volte l’accesso a stazioni ferroviarie e metropolitane. A causa dei continui tentativi di borseggio nel marzo di quest’anno il questore di Milano le aveva inibito di accedere all’intera rete metropolitana e ferroviaria cittadina per dodici mesi, compresi gli accessi di superficie e le immediate vicinanze.
È risultato inoltre che la donna ha precedenti per false attestazioni delle proprie generalità […] Le numerose condanne […] avevano portato all’emissione di un provvedimento giudiziario di unificazione delle pene, con un ordine di esecuzione per un totale di quasi nove anni di reclusione ancora da espiare e una multa di 4.060 euro da pagare. Tuttavia, in ogni occasione in cui veniva fermata, la donna risultava essere in un situazione che ne impediva la carcerazione. […] Anche in questo caso la 32enne ha mostrato agli agenti un certificato medico che ne attesta lo stato di gravidanza. I poliziotti quindi hanno preso atto del non luogo a procedere e hanno avvisato il magistrato, che provvederà a disporre un nuovo differimento dell’esecuzione della pena residua. […]
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Due donne fermate alla frontiera all'aeroporto di Perugia from Umbria Journal TV on Vimeo.
Durante i regolari servizi di controllo alla frontiera presso l’aeroporto “San Francesco di Assisi“, gli agenti della Polizia di Stato di Perugia hanno effettuato il fermo di due donne, segnalate dall’Ufficiale di Collegamento per le linee aeree dell’Ambasciata britannica a Roma e dal personale della società di gestione aeroportuale, a causa dei sospetti riguardanti i loro passaporti austriaci. Dopo essere state condotte presso gli uffici di polizia per ulteriori verifiche dei documenti, è emerso che i quattro passaporti erano stati falsificati: la punzonatura di tutte le pagine risultava alterata e vi erano altre incongruenze rilevanti. Gli agenti hanno quindi provveduto al sequestro dei documenti e hanno ascoltato le due donne, di età rispettivamente 54 e 39 anni, che hanno ammesso di essere cittadine iraniane. In seguito a tali accertamenti, le due cittadine sono state deferite all’Autorità Giudiziaria per il reato di uso di documento contraffatto. Successivamente, sono state messe a disposizione del personale dell’Ufficio Immigrazione della Questura al fine di verificare la loro posizione legale sul territorio nazionale.
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Verona, così i poliziotti accusati di tortura occultavano i pestaggi ripresi dalle telecamere
DIRETTA TV 8 Giugno 2023 Gli agenti accusati di tortura e abusi su persone sottoposte a fermo nella Questura di Verona falsificavano anche gli atti relativi alle operazioni di polizia. Questo quanto attestato nelle 169 pagine dell’ordinanza sull’arresto di 5 agenti. 0 CONDIVISIONI Esiste uno spazio non ripreso dalle telecamere di videosorveglianza, il cosiddetto “tunnel” in cui i 5 poliziotti…
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Rubano contanti e un Cartier da un'automobile. La Squadra Mobile indaga, individua l'autore del furto e restituisce la refurtiva
PORTO SANT’ELPIDIO La Squadra Mobile di Fermo, all’esito di una minuziosa attività investigativa, ha individuato l’autore di un furto all’interno di un’automobilemesso nella tarda serata del 29 maggio a Porto Sant’Elpidio. Il Cartier ritrovato Il ladro, un trentacinquenne di nazionalità algerina, non nuovo a questo tipo di reati e già più volte denunciato dalla Squadra Mobile, approfittando di…
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20 luglio 2001 - Genova: L'omicidio di Carlo Giuliani - Osservatorio Repressione
BREVE CRONOLOGIA DEI FATTI DEL 20 LUGLIO 2001: L’omicidio di Carlo Giuliani
PIAZZA ALIMONDA ORE 17.25
Venerdì 20 luglio
Il corteo dei Disobbedienti, “armati” con scudi di plexiglass, imbottiture di polistirolo, gommapiuma e bottiglie di plastica, lasciato lo Stadio Carlini, si avvia lentamente lungo il tragitto autorizzato.
A metà di via Tolemaide viene duramente e improvvisamente aggredito dai Carabinieri, sostenuti da 4 blindati. Il corteo era stato autorizzato dalla Questura i fino a piazza Verdi, (la piazza che si trova di fronte alla stazione Brignole). Ci sarebbero, quindi, ancora circa 500 metri di strada da percorrere. La zona rossa, protetta dalle grate in ferro, è ben più lontana.
L’attacco respinge per alcuni metri i manifestanti che, retrocedendo, si compattano verso corso Gastaldi. Non ci sono vie di fuga: alle spalle 10000 persone premono non comprendendo cosa stia accadendo; da un lato la massicciata della ferrovia, dall’altro file continue di palazzi.
Nel frattempo, a piazza Manin, dove sono radunati Pax Christi, Mani Tese, Rete Lilliput, ecc., la Polizia che spara lacrimogeni e carica i pacifisti con le mani, pitturate di bianco, alzate; vengono picchiate e ferite soprattutto le donne.
Tornando a via Tolemaide, dopo ogni carica al corteo dei Disobbedienti, i blindati e i militari indietreggiano, ritirandosi fino all’angolo con corso Torino.
Alcuni ragazzi del corteo li inseguono, tirando sassi e cercando di rompere i vetri dei blindati.
Una camionetta, dopo aver percorso a velocità sostenuta, su e giù, quel tratto di strada, minacciando di travolgere i manifestanti, si blocca improvvisamente a marcia indietro contro un cassonetto. L’autista fugge lasciando soli i colleghi.
I carabinieri schierati poco più avanti non intervengono in loro aiuto.
I ragazzi assaltano il blindato, visibilmente infuriati, con sassi e spranghe; permettono comunque ai carabinieri che occupano il mezzo di allontanarsi. Quindi lo incendiano.
La Polizia respinge il corteo in via Tolemaide.
Ore 16.30 circa – Carlo si unisce al corteo dei Disobbedienti, che già da tempo, bloccato frontalmente, stremato dalle cariche ripetute, intossicato dai lacrimogeni, scottato dagli idranti urticanti, tenta di defluire per le vie laterali e di tornare al Carlini.
Carlo indossa un pantalone della tuta blu, una canottiera bianca e una giacca della tuta grigia legata in vita.
A questo punto le forze dell’ordine, carabinieri e polizia, attaccano nuovamente il fronte del corteo: blindati lanciati a 70Km/h sui ragazzi, idranti urticanti, colpi d’arma da fuoco, lacrimogeni al gas CS, manganelli Tonfa.
I ragazzi rispondono lanciando sassi, lanciando indietro alcuni lacrimogeni, facendo piccole barricate con i bidoni per la raccolta differenziata della carta e della plastica.
Carlo indossa il passamontagna blu.
Sul fianco di via Tolemaide si aprono 2 strade strette, che portano in piazza Alimonda.
Ore 17.15. Un drappello di una ventina di carabinieri appoggiato da 2 defender si posiziona in una di queste due stradine. Partono i lacrimogeni, che vengono lanciati in mezzo al corteo.
I manifestanti reagiscono.
I militari, improvvisamente, cominciano ad indietreggiare, fino a scappare disordinatamente verso via Caffa, attraverso piazza Alimonda.
Un gruppo di manifestanti li inseguono urlando.
I due defender proseguono in retromarcia, superano un primo cassonetto che si trova in mezzo alla strada di fronte alla Chiesa del Rimedio.
Un defender, raggiunto uno slargo, fa manovra e raggiunge i colleghi in via Caffa; l’altro si ferma contro un cassonetto di rifiuti mezzo vuoto che si trova sul lato destro della strada.
Un plotone di polizia, con defender e blindati, è schierato in via Caffa a pochi metri dal defender. Un ingente schieramento di forze di polizia e blindati si trova in piazza Tommaseo, la piazza in cui sfocia via Caffa, lunga 300 metri.
Alcuni manifestanti raggiungono il defender fermo in piazza Alimonda, alcuni di loro tornano indietro verso via Tolemaide, altri cominciano a tirare sassi contro le forze dell’ordine schierate in via Caffa, altri ancora lanciano pietre e tirano colpi con assi di legno al defender.
Una persona raccoglie da terra un estintore, comparso sulla scena in questo momento, e lo lancia da una distanza ravvicinata e nel senso della lunghezza, contro il defender; l’estintore colpisce il lunotto posteriore e cade fermandosi sulla ruota di scorta.
Uno scarpone spunta dal lunotto e lo scalcia facendolo rotolare a terra.
In questo momento attorno al defender ci sono 4 fotografi e 5 manifestanti.
Una pistola spunta dal lunotto posteriore.
Un ragazzo con la felpa grigia vede la pistola, si china e scappa.
Carlo, si avvicina, si china a raccogliere l’estintore, si alza in torsione per ritrovarsi quasi di fronte al retro del defender…
… Solleva l’estintore sopra la testa…

In questo momento, Carlo si trova a quasi 4 metri di distanza dal lunotto posteriore del defender.
Sono le 17.25.
Parte il primo sparo.
Carlo cade a terra in avanti, trascinato dall’estintore che sta lanciando, e rotola sul fianco destro verso il defender.

I manifestanti presenti nella piazza scappano precipitosamente mentre parte un secondo colpo di pistola. I fanali della retromarcia del defender sono accesi.
Qualcuno grida “fermi, stop” al Defender che passa due volte sul corpo di Carlo, una prima volta in retromarcia sul bacino, la seconda in avanti sulle gambe.
Sono passati 5 secondi dal secondo sparo quando il defender è già in via Caffa, oltre lo schieramento della Polizia.
I giornalisti che si trovano vicino al defender cominciano a fotografare e riprendere Carlo a terra, che sta morendo.
Si avvicinano alcuni manifestanti che cercano di fermare lo zampillo di sangue che sgorga a ritmo cardiaco dallo zigomo sinistro di Carlo.
A questo punto, le forze di polizia avanzano, sparando lacrimogeni e disperdendo i pochi manifestanti ancora nei pressi.
Le forze di polizia circondano il corpo.
10 minuti dopo, un’infermiera del GSF che cerca di soccorrere Carlo sente ancora il suo cuore che batte. Arriva una seconda infermiera.
Le infermiere tolgono il passamontagna a Carlo e notano sulla fronte una grossa e profonda ferita che non sanguina, una ferita, dunque, che è stata provocata da un colpo in fronte inferto dopo l’uccisione. Sulla tempia destra di Carlo ci sono abrasioni e ferite.
Più di un testimone racconterà di aver visto rappresentanti delle forze dell’ordine che hanno preso a calci in testa Carlo prima che arrivassero le infermiere del GSF
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Squadra Volante e sala operativa della Questura di Fermo sventano tentativo di suicidio di un uomo
Squadra Volante e sala operativa della Questura di Fermo sventano tentativo di suicidio di un uomo. La Polizia di Stato di Fermo è intervenuta a Porto Sant’Elpidio, per un tentativo di suicidio di un uomo.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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Frustate a un bimbo di 5 anni, fermate la madre e la 'zia'
Un bambino di cinque anni sarebbe stato picchiato e frustato alla schiena e sulle gambe per le sue 'monellerie'. E' quanto emerso da un'inchiesta della Procura di Catania che ha portato al fermo della mamma 28enne e di una 'zia' 23enne del piccolo, entrambe nigeriane. Il provvedimento, che è stato già convalidato dal gip che ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare per le due donne, è stato eseguito dalla Squadra mobile della Questura. I reati ipotizzati sono per maltrattamenti e lesioni personali pluriaggravate. Le indagini della Polizia sono state avviate dopo la denuncia della dirigente della scuola frequentata dal piccolo. Le indagini, coordinate dalla Procura distrettuale di Catania ed eseguite dalla sezione Reati contro la persona della Squadra mobile della Questura - si legge in una nota -, hanno permesso di "acquisire, allo stato degli atti, elementi che dimostrerebbero come le cittadine extra comunitarie fermate, sarebbero le autrici di gravissime condotte illecite perpetrate ai danni di un minore di soli 5 anni di età". Le investigazioni sono state avviate dopo la segnalazione alla sala operativa della Questura di Catania il 14 febbraio scorso da parte della dirigente scolastica della scuola del capoluogo etneo che parlava di "bambino di anni 5 con evidenti frustate nella schiena e nelle gambe". Il minorenne, immediatamente identificato, ricostruisce la Procura, "presentava incontrovertibili segni di reiterate violenze". Trasportato nel pronto soccorso pediatrico dell'ospedale Garibaldi-Nesima di Catania il bimbo che ha ricevuto le cure del caso, una prognosi di 15 giorni, con i medici che all'esame obiettivo, hanno riscontrato "presenza di numerose escoriazioni profonde a forma di 'U', da verosimili frustate. Rilevate anche "evidenti, numerose cicatrici e lesioni pregresse in via di risoluzione, diffuse sul tronco, arti superiori e inferiori, torace e addome". "Le lesioni più recenti - hanno certificato i medici - presentano invece croste sovrastanti ormai asciutte, con visibile cute rosea, di nuova formazione, sottostante. Medesime escoriazioni recenti si repertano a livello della zona mediale, delle cosce bilateralmente a livello delle spalle e delle braccia". Il bimbo avrebbe raccontato di "essere stato percosso dalla zia (…) diverse volte tramite un cavo nero (…) di ricarica della bicicletta elettrica di proprietà della madre (…) raccontando più volte che questi segni sarebbero stati provocati dalla zia dinnanzi a disobbedienze". Il bambino di cinque anni sarebbe stato frustato da una 'zia' anche alla presenza della madre. Dalle indagini della Polizia, ricostruisce la Procura, è "emerso un allarmante quadro dal quale poteva desumersi che i segni di violenza impressi sul corpo del bambino sarebbero stati inferti dall'indagata ventitreenne con dei cavi elettrici e ciò in seguito a banali capricci e non meglio specificate monellerie attribuite al minorenne". Le sevizie della 'zia', che in realtà non avrebbe legami di parentela col piccolo, sarebbero avvenute anche alla presenza della madre che "non si adoperava per evitarle, per impedirle o per segnalarle ai preposti organi istituzionali al fine di scongiurarne ogni possibile reiterazione". La Procura distrettuale ha disposto il fermo per le due donne nigeriane con regolare permesso di soggiorno, per maltrattamenti e lesioni personali pluriaggravate. Le due dopo il fermo eseguito da personale della Squadra Mobile sono state condotte nella casa circondariale di Catania. Il gip, accogliendo la richiesta della Procura, ha convalidato il provvedimento applicato la misura cautelare della custodia in carcere. Read the full article
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"Mia moglie è disabile", multa di 900 euro Una coppia di coniugi anziani sorpresi a fare la spesa insieme, la moglie, 72enne disabile al 100%, il marito, 74 anni, era in auto con lei quando sono stati fermati dalla polizia Stradale. Che non ha voluto sentire ragioni e scuse. È successo a Nuoro. Per entrambi, un verbale molto salato in osservanza del decreto restrittivo in vigore per fronteggiare la pandemia di coronavirus. Sanzioni pesantissime per entrambi: 533 euro all'uomo, 400 alla donna per la violazione del decreto del presidente della Regione Solinas, che impone l'uscita per necessità a un membro per famiglia. I due protagonisti della vicenda, insieme alla figlia, hanno raccontato quanto accaduto a L'Unione Sarda. L'uomo avrebbe detto agli agenti: "Io non so fare la spesa e non potevo lasciare mia moglie da sola". Dopo il fermo e la sanzione, l'uomo ha accusato un grave malore. Non c'è stato nessun commento da parte della Questura. "Abbiamo mostrato l'autocertificazione" – afferma la coppia – "ma ci hanno detto che non era valida. Ci hanno consegnato nuovi modelli e poi ci hanno fatto il verbale. Ho chiesto spiegazioni e ci hanno detto che non si poteva uscire in due". La figlia protesta perché adesso alla coppia non basterà la pensione per pagare le due multe: "Mamma ha l'accompagnamento ma l'hanno ignorato". Prosegue la figlia: "Ho posto il problema dei genitori ad un posto di blocco. Mi è stato risposto che essendo invalida con accompagnamento potevano uscire in due". di Gennaro Marco Duello
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