#pitecusa
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🟡LA PENA DEL SACCO
🔹Una delle esecuzioni più crudeli che venivano attuate nell’antica Roma era la pena del sacco, alla quale venivano condannati i colpevoli di parricidio.
🔸La condanna consisteva nel chiudere il condannato in un sacco insieme a un cane, un gallo, una vipera e una scimmia (le scimmie, allora, erano presenti nel Mediterraneo, tanto che il nome greco dell’isola di Ischia, Pitecusa, significava appunto “isola delle scimmie”). Il sacco veniva poi ricoperto di pece e, issato su un carro trainato da un bue nero, veniva portato sulle rive del Tevere (o del più vicino corso d’acqua): qui il condannato, sempre chiuso nel sacco, vivo o cadavere che ormai fosse, veniva gettato nelle acque.
🔹Oltre ad assicurare, dopo la sua morte, l’eliminazione di ogni traccia dell’esistenza del condannato, la scelta degli animali che venivano inclusi nel sacco era ben precisa ed aveva un valore simbolico. Il cane, nell’antichità, salvo rare eccezioni (il cane Argo, ad esempio, che a Itaca attende per vent’anni il ritorno del padrone Ulisse, e quando questi rientra in patria lo vede, lo riconosce e muore finalmente felice), era un animale disprezzatissimo; il gallo era noto per la sua ferocia (secondo Plinio terrorizzava persino i leoni); sempre Plinio ci spiega il significato della vipera, scrivendo che la vipera partorisce una vipera al giorno per venti giorni: “Le altre quindi, spazientite dall’attesa, escono dal fianco della madre, uccidendola”. Ancora Plinio spiega che la scimmia ama a tal punto i figli neonati da soffocarli nel loro abbraccio.
🔸Al di là di tali spiegazioni, che possono dare un senso alla scelta degli animali, ne esiste però un’altra, più semplice: la presenza degli animali aveva lo scopo di aggravare il tormento del condannato. Il tormento aggiuntivo era d’altra parte facilmente praticabile: il cane, il gallo e la vipera erano molto facili da reperire; quanto alla scimmia, l’esecuzione poteva aver luogo anche solo con tre bestie.
🔹Un’ultima spiegazione potrebbe essere quella di voler lasciare un chiaro messaggio riconoscitivo: chiunque avesse aperto il sacco, al singolare miscuglio di corpi o di ossa avrebbe capito subito che l’uomo era un parricida. Un po’ come il fiore o il limone in bocca nelle esecuzioni mafiose.
🟨fonte: Eva Cantarella. Dammi mille baci. Veri uomini e vere donne nell’antica Roma
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✅@Roma: capitale d’arte di bellezza e di cultura
#roma #archeologia
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TUTTI GLI UOMINI DELLA TOMBA DELLA COPPA DI NESTORE...
TUTTI GLI UOMINI DELLA TOMBA DELLA COPPA DI NESTORE…
La Tomba della Coppa di Nestore, una delle tombe della Necropoli di San Montano (Isola d’Ischia, antica Pitecusa/Pithekoussai), la nr. 168, datata a fine VIII sec. a.C., non ha contenuto un solo individuo, secondo uno studio pubblicato sulla rivista PLOS ONE da Melania Gigante dell’Università di Padova. Tra i 27 reperti ceramici in tutto, di cui (caso unico) 4 crateri, 2 euboici e 2 locali,…
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#Melania Gigante#Necropoli di San Montano#Pitecusa#Tomba della Coppa di Nestore#Università di Padova
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Che la bellezza sia sempre con voi. Ottimo 2018 a tutti! #ischia #ischiaponte #castelloaragoneseischia #pitecusa #isolaverde #seascape #tramonto #shotz_of_campania #ig_italy #ig_naples #ioscatto_napoli #weheartnaples #napoli_beauties #napoli #naples_insider #naples #napoliedintorni #ldegphoto #lumia950 #lumiapic #lumiaphoto #lumiamicrosoft (presso Ischia Ponte)
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Pitecusa Bianco @ Giovanni
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Via Foodspotting
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Continuano gli appuntamenti del weekend di Hermes che lascia per un attimo Napoli per trascorrere la prima domenica del mese alla scoperta del Parco Archeologico di Cuma.
La colonia di Cuma, fondata dai Calcidesi di Pitecusa e dagli Euboci di Cuma, risale almeno al 730 a. C., e si pone al limite settentrionale dei Campi Flegrei. L’acropoli sorge su uno sperone tufaceo, il Monte di Cuma, che ancora oggi conserva un fascino senza tempo e un panorama che riporta indietro nella storia. L’antichissima colonia costituirà uno dei punti più importanti per la diffusione…
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