#pianto di morte
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francesco-nigri · 1 month ago
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DI MARE E CIELO Musica e Poesia di Francesco Nigri
DI MARE E CIELO Musica e Poesia di Francesco Nigri Il Testo Qui CASA FACEBOOK
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mchiti · 2 months ago
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ma quella condannata perché aveva una relazione con matteomessinadenaro e gli scriveva lettere dicendo che le mancava guardare film con lui tipo il re leone....io bohhhhhhh
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ambrenoir · 2 months ago
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I miei genitori sono stati sposati per 55 anni. Una mattina, mia madre scese in cucina per preparare la colazione a papà, quando ebbe dolore al petto e cadde. Mio padre la sollevò come meglio poteva e, quasi trascinandola, la portò in macchina. A tutta velocità, senza rispettare i semafori, la guidò fino all’ospedale.
Quando arrivò, purtroppo, non c’era più.
Durante il funerale, mio padre non parlò; il suo sguardo era perso nel vuoto. Non pianse quasi per nulla.
Quella sera, noi figli ci radunammo intorno a lui. In un’atmosfera di dolore e nostalgia, ricordammo insieme i bei momenti trascorsi, finché papà chiese a mio fratello, un teologo, di spiegargli dove si trovava in quel momento mamma. Mio fratello iniziò a parlare della vita dopo la morte, di ipotesi su come e dove potesse trovarsi.
Papà lo ascoltava attentamente. Improvvisamente, ci chiese di portarlo al cimitero.
“Papà!” rispondemmo, “sono le 11 di sera, non possiamo andare al cimitero ora!”
Alzò la voce, e con uno sguardo velato ci disse:
“Non discutete con me, per favore non discutete con un uomo che ha appena perso sua moglie dopo 55 anni.”
Ci fu un momento di silenzio rispettoso, e non discutemmo più. Andammo al cimitero, chiedemmo il permesso al custode notturno. Con una torcia, raggiungemmo la tomba.
Mio padre la accarezzò, pregò e disse a noi figli, che osservavamo la scena commossi:
“Sono stati 55 anni… sapete? Nessuno può parlare di vero amore se non ha idea di cosa significhi condividere la vita con una donna.”
Si fermò e si asciugò il viso. “Io e lei, siamo stati insieme durante quella crisi. Ho cambiato lavoro…” continuò. “Abbiamo fatto le valigie quando abbiamo venduto la casa e ci siamo trasferiti in un’altra città. Abbiamo condiviso la gioia di vedere i nostri figli laurearsi, abbiamo pianto insieme la perdita di persone care, pregato nelle sale d’attesa di vari ospedali, ci siamo sostenuti nel dolore, ci siamo abbracciati ogni Natale e ci siamo perdonati gli errori… Figli miei, ora lei è andata via, e io sono felice, sapete perché?
Perché è andata via prima di me. Non ha dovuto affrontare l’agonia e il dolore di seppellirmi, di rimanere sola dopo la mia partenza. Sarò io a passare attraverso tutto questo, e ringrazio Dio. L’amavo così tanto che non avrei voluto vederla soffrire…”
Quando papà finì di parlare, io e i miei fratelli avevamo le lacrime che ci rigavano il volto. Lo abbracciammo, e lui ci confortò: “Va tutto bene, possiamo andare a casa, è stata una buona giornata.”
Quella notte capii cos’è il vero amore; è ben lontano dal romanticismo, ha poco a che fare con l’erotismo o il sesso. Piuttosto, è legato al lavoro, al completarsi a vicenda, al prendersi cura l’uno dell’altro e, soprattutto, al vero amore che due persone realmente impegnate si promettono per tutta la vita.
✍️ Amore a distanza
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volevoimparareavolare · 7 days ago
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Il blog chiude
Dopo quasi di 9 anni, ho deciso di chiudere definitivamente il mio blog. Questo, per me, è stato un vero e proprio porto sicuro per tutte le tempeste della mia vita, lo spazio confortevole in cui ho pianto centinaia di volte, la camera in cui poter chiudermi, lasciando fuori le urla e il rumore e tutte le paure. Per anni.
Nell’ultimo periodo, ovvero gli ultimi 2 anni, tuttavia, ho sentito che questa parte della mia vita si è conclusa. Non trovo più conforto nell’aprire il mio cuore su questo social. E la scrittura é diventata per me fonte di tremendo dolore. E intima riflessione. Non mi sento più libera di mettere su carta (o su schermo) i miei pensieri perché spesso mi spaventano, spesso non vorrei leggerli, spesso mi riempiono lo sguardo di lacrime e mi portano a cancellare ogni parola con dita tremanti.
Mi mancano terribilmente le emozioni che provavo quando ero un’adolescente innamorata, incasinata e incredibilmente drammatica, piena di sogni e di speranze ancora più grandi. In questi anni sono successe cose che hanno in parte spento la mia luce. É capitato spesso di sentirmi talmente sfinita e spaventata che davvero non c’era nulla, nemmeno i miei preziosi libri, che potesse darmi un qualche tipo di conforto.
La cosa che più mi distrugge è il tempo che ho ridotto sempre di più alla scrittura. Non avevo mai le forze. La motivazione era troppo fragile. Le mie storie, che per alcuni erano tutte uguali, sull’importanza di continuare a cercare la luce nonostante il buio, il calore nonostante anni di gelo, mi hanno in parte abbandonato. Sono morte con la ragazza che desiderava disperatamente di essere salvata dall’amore di qualcuno. La ragazza che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di ricevere affetto. Che voleva solo qualcuno che, guardandola dritto nei suoi occhioni tristi, gli avrebbe promesso che si sarebbe preso cura di lei, e che sarebbe rimasto.
Ora quella ragazza si è rassegnata all’evidenza che il principe azzurro esiste solo nei cartoni della Disney e nei libri di Chloe Walsh. Nella vita reale deve salvarsi da sola. E questa cosa, emotivamente, la distrugge.
Ringrazio di cuore tutti coloro che nel corso degli anni hanno avuto il tempo e la voglia di leggere i miei scritti, lasciandomi messaggi e commenti di apprezzamento. Quelle cose mi facevano sorridere per intere settimane, diventavano i miei sfondi del cellulare, mi facevano sentire quello che ho sempre cercato per tutta la vita; importante. Non credo potrete mai capire quanto mi abbiano salvato, in certi momenti.
Spero che questa fase della mia vita possa rendermi una persona migliore. La parte più vera e pura di me continua a sperare che un giorno vedrà pubblicato il suo libro nella vetrina di una libreria. E che potrà finalmente sorridere a se stessa e dire “ce l’ho fatta”.
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turangalila · 3 months ago
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Sigismondo D'India (1582-1629)
[Le musiche: da cantarsi nel chitarrone, clauicembalo, arpa doppia, & altri stromenti da corpo : con alcune arie, con l'alfabetto per la chitarra alla spagnola : nouamente composta, & data in luce : Libro quinto (Venetia: A. Vincenti, 1623)]
— Torna il sereno Zefiro
Torna il sereno Zeffiro, / E gli augellini garruli. / De’ boschi dolci musici, / Cantando insieme, temprano / Al suon del rio che mormora, / Concordi, note armoniche. / Io sol, involto / Il tristo core. / Anzi sepolto / In trist’orrore, / Al suon del pianto intuono in tristi lai: / "Primavera per me non sara mai. //
Le nubi, d’acque gravide / Che sgorgano i diluvii, / Or tutte si ristagnano; / E i venti, che fremeano / Orgogliosi con furia, / Taciti e cheti or dormono. / Io, sospirando / Senza riposo, / E ancor versando, / Tristo e doglioso, / Nembo di pioggia, intuono in tristi lai: / "Primavera per me non sara mai." //
Ringiovenito ogni arbore / Di verde manto vestesi; / Ridenti campi e pratora / Di verde spoglia ammantansi; / E infin le grotte adornansi / Di fior vermigli e candidi. / Io sol, smarrito / Fuor di ogni usanza, / Seco e sfiorito / Di mia speranza / Il più bel verde, intuono in tristi lai: / "Primavera per me non sara mai."
— Lamento di Didone
Infelice Didone, / com’hai tu spirto e core / se’l cor da te si parte / mentre parte di te / la miglior parte? / Ahi, che sento mancarmi, / ahi, che sento gelarmi / l’anima in questo seno, / e a poco a poco, ohimè, / venirne meno. //
Enea, mia vita, / Enea, dove ten vai, / dove ten vai, crudele? / Perché sola mi lasci? / Perché da me ten fuggi? / Che ti feci, cor mio? / Perché negarmi, ohimè, / l’ultimo addio? / Non m’odi tu, mio sole? / Deh, portassero i venti / come portan le vele, / i miei lamenti! / Ahi, ch’a le mie querele / e gravi pene / rispondon per pietà / l’aure e l’arene!//
Enea, ben mio, tu sol, / tu sol, lassa, / t’induri ai prieghi, ohimè! / di chi per te si more? / Idolo mio crudel, / idol d’amore! / T’accolsi pur, ingrato! / T’accettai pur errante, / ti sovvenni disperso / e nel mio regno / ti diedi pur il cor, / l’anima in pegno. / E tu, infedel, / senza l’usata aita, / in abbandono mi lasci / e senza vita. / Deh no! volgiti, infido, / volgiti indietro, / volgi, gira ver me la prora! / e gira i lumi pria ch’il dolor / m’ancida e mi consumi. //
Enea, cor del mio seno, / ahi, tu non vedi? / Non vedi come incenerisce e langue / la misera Didone, / che versa dalle luci / un mar di sangue? / Ma, lassa, a chi parl’io? / A chi non mi risponde. / Così n’andrò tradita, / vilipesa e schernita? / No, no! Gite sotterra / mie neglette bellezze! / Cada, cada lo scettro / e la corona! / Cadan le sparte chiome, / cada il purpureo manto! / E del suo, fosco e nero, / morte pietosa, / mi ricopra e vesta, / per far scena di me / tragica e mesta. //
Ahi dolore, / ahi dolore! / Come ucciso non hai / già questo core? / E tu, cor mio, / se privo de la tua vita sei, / come sei vivo? / O de l’anima mia / spento desìo! / O mio spento consorte! / Quest’è l’onor? / Quest’è la fè? / Son queste le promesse, / o mio foco, ch’a le ceneri tue / serbar dovea? //
Errai: or vivo e moro, / e morendo e vivendo / anco t’adoro. / Ahi, che per te son io / mal accorta sorella! / Per te son giunta al fine, / per te già varco il passo, / il passo estremo / (ahi, dura sorte e ria!) / che parte l’alma / de la vita mia. //
Sù, sù, spirti d’Averno! / Venite, o furie ultrici, / a mille a mille, / venite meco a vendicar l’oltraggio! / Ma qual mi sento al petto / correr gelido, ohimè, / sudor di morte? / Ah, che mi sento / il cor dal cor diviso. / Ah, che l’ha già’l dolor / morto ed anciso! / Ahi, che finir mi sento! / Mi s’oscura la vista, / il pié vacilla. / Chi mi mantiene in vita? / Ahi, che martire! / io moro. / Ahi, chi m’aita / ne l’ultima partita? / Non più respira il fianco, / io m’abbandono, ohimè, / già cado e manco.
_ Sigismondo D'India – Madrigali E Canzonette Maria Cristina Kiehr, Concerto Soave, Jean-Marc Aymes (2003, Harmonia Mundi – HMC 901774)
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be-appy-71 · 9 months ago
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Sono stato molto male quando ho scoperto che la donna che amavo, anni fa, si era sempre presa gioco dei miei sentimenti. Quando l’ho messa davanti all’evidenza, sentendosi alle strette e non potendo mentire come aveva sempre fatto, ha reagito aggredendomi, per poi sparire con freddezza. Senza pietà. Lasciandomi in frantumi. Mi è cascato il mondo addosso. La vita mi aveva già riservato “qualche” dispiacere, ma in quel momento, giuro, quel dolore, mi sembrava il più profondo di tutti. Non mi ero mai sentito tanto devastato, nemmeno dopo la morte di mio padre.
Mi sentivo vuoto. Abbandonato. Tradito. Immobile. Ingannato. Solo e perso. Mi sentivo sciocco, stupido. Avevo messo tutto ciò che avevo in quella storia, in quell’amore che credevo immenso. Avevo creduto a tutto.
Parlavamo di figli, matrimonio, di futuro, di tramonti da guardare insieme, mano nella mano, quando saremmo diventati vecchietti…
Non so per quanto tempo l’ho sognata. Fredda. Glaciale. Impassibile.
Non so quante volte mi sono svegliato di soprassalto con crisi di pianto. E di freddo. Freddo dentro.
Era un incubo dormire.
Era un incubo svegliarmi.
Non c’era un posto nel mondo dove mi sentissi bene.
E cercavo l’amore, come se l’amore si possa cercare. Lo cercavo negli altri. Proiettando il mio dolore e le mie aspettative su di loro, sulle le loro azioni, sui loro comportamenti, sulle parole che pretendevo mi dicessero. Sulle promesse che speravo mi facessero. Cercavo l’amore per riempire un vuoto.
Poi un giorno, guardando il mare, ho provato ancora quel senso di freddo e solitudine, ma subito dopo ho sentito nascere qualcosa dentro di me. Era una piccola luce. E ho capito, solo in quel momento, che lei non se lo meritava tutto quel dolore che provavo.
E ho capito che l’amore che cercavo era sempre stato lì, al suo posto, dentro di me.
Ero io la persona da amare.
Solo io potevo riempire quel vuoto.
Ero io, Roberto, la persona che veniva prima di tutto.
Ero io quello da abbracciare.
E poi sono rinato... ♠️🔥
Tumblr media
Roberto Emanuelli
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ilpianistasultetto · 10 months ago
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RINGO, IL MIO MIGLIOR NEMICO
Uno nasce per vivere in pace e i politici, invece, ti trovano sempre un nemico da combattere.
Da ragazzino, il mio nemico era Ringo, il cane del fornaio sotto casa. Non ci siamo mai piaciuti. Quando scendevo ero obbligato a passare davanti al fornaio e quel cane, non ho mai capito di che razza fosse, un marrone chiaro di stazza media, non mi aveva in simpatia e io, per non farmi correre dietro, dovevo camminare piano senza dare nell'occhio.
Qualche volta facevo tardi a scuola, cosi uscivo di corsa dal palazzo ed ecco quel cane; se almeno avesse abbaiato me ne sarei accorto subito, ma quel bastardo senza cuore mi arrivava dietro silenzioso; lo sentivo zampettare veloce e ringhiare, quella cosa che fanno i cani prima di morderti. Dovetti accelerare, ma lui era più veloce di me. Nemmeno la chiamata di Ginetto il fornaio, il padrone di Ringo, lo fece desistere. insomma, il cane tentò di mordermi ma io ebbi la freddezza di fermarmi di botto e gridargli sul muso: "fermo Ringo! Devo andare a scuola!"
Non mi crederete ma il cane si fermò di botto, quasi mortificato, probabilmente non mi avrebbe mai morso, era solo chiacchiere e distintivo.
Altri nemici si formano con il tempo, ma sempre roba di poco conto, avversari in amore, avversari nello sport, avversari a scuola, come Falasconi e Tardiola, due esseri insopportabili, due geni in matematica da fare schifo, capitati per mia sfortuna nella mia stessa classe.
Oggi, la politica mi offre dei nuovi nemici: i russi, i terroristi islamici, i cinesi, i coreani del nord, gli africani che c'invadono, il povero che ruba il reddito.
Scelgono loro per me, decidono chi devo odiare. Tu non puoi scegliere, altrimenti sei fuori dal sistema democratico. Se non hai pianto per la morte di quel tizio russo sei un filoputiniano! Se non ricordi ogni giorno il 7 ottobre israeliano, sei antisemita! Se parli di pace e antifascismo, sei identificato! Se protesti in piazza per la Palestina libera, ti manganellano.
Taci che il nemico ci ascolta..., il nemico di chi?
Povero Ringo, quante sgridate che si è preso, ma almeno lui abbaiava solamente, questi, oltre ad abbaiare, pretendono che tu lo faccia insieme a loro.
@ilpianistasultetto
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allecram-me · 3 months ago
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Sono il tipo di persona che se combatte per se stessa si sente spietata, un mostro. Però sono pure assurdamente convinta di dovere qualcosa a quella me stessa, e lì va in tilt l’algoritmo. Non so come uscirne. Valerio ha provato a mostrarmi l’alternativa, quella in cui avrei dovuto sentirmi a posto con lo spazio che occupo, ma alla fine la sua malattia era più importante di me, forse è per questo che abbiamo fallito. O forse è per questo che lui poteva permettersi di provare ad insegnarmelo, non lo saprò mai. Ad agosto ad un certo punto è morto il signore senza volto che occupava il letto di fianco al suo in terapia intensiva, per me lui era solo il rumore del monitor dietro la tenda di plastica e un’altra cosa molto più umana: il volto scavato e rugoso della moglie che incontravo fuori, in quella terribile sala d’attesa. Lei non avrà mai un nome per me, lui sì: si chiamava Roberto. Quando lui è morto Valerio stava un po’ meglio, e mi ha raccontato di aver fermato la moglie per esprimerle la sua vicinanza. Lei le ha dato un bacio sulla fronte e le ha detto “adesso sono una cittadina libera, perché non si è mai liberi fin quando una persona che si ama soffre”. Io ho paura che sua madre sia stata sollevata dalla sua morte - ne ho paura perché purtroppo lei è sempre stata una figura problematica, ne ho paura perché lo sembra, perché lo è davvero. Ma è normale, siamo esseri complessi e viviamo esperienze che portano sempre dentro ambivalenze, sia io che Valerio non siamo mai sfuggiti a questo genere di consapevolezze. Ma forse ne ho paura soltanto perché ho paura del mio di sollievo, e mi chiedo dove cazzo sia, combatto con quello che di me è sopravvissuto alla sua morte, mi scavo dentro a mani nude per scovare la mia parte di colpa, e mi incazzo peggio perché ancora non la trovo, perché so che deve essere lì da qualche parte. Poi però trovo che ci sia anche dell’altro, una colpa più neutra, il dolore di sapere che a me non è cambiato niente, o poco, quantomeno nei fatti. Il lavoro operato su me stessa per costringermi a fare i conti col fatto che Valerio non poteva più essere il mio pilastro, tre anni fa. Questi tre anni a prendermi il meglio ed il peggio, la sensazione di vuoto derivante da quell’apprendimento forzato: non è il caso di chiamarlo, chiamerà lui. E lui poi chiamava, ma erano i suoi momenti per me, i momenti in cui ero chiamata ad essere per lui, momenti in cui mi dava tantissimo e prendeva quel poco che avevo da dargli, che - lo so - per lui era tantissimo. Lui era tantissimo per me, ma non potevo dipendere da lui, non potevo nemmeno farci affidamento. La prima parte dovrebbe essere normale: l’amore non è dipendenza, giusto? Io però ero stata così pronta a farlo, quando il suo corpo ancora ce lo consentiva. Lo farei anche adesso se potesse essere qui, se potesse contenermi, se potessi contenere lui. Quindi credo di non essere sollevata dalla sua morte, sono portata a credermi sincera, anche se mi pare inaccettabile - il conflitto. Al contrario, però, penso senza remore che la sua morte mi abbia davvero liberata, e per questo mi sento in debito con questo tempo, col momento presente, con quello che stabilirò come normale per i prossimi anni. È difficile. Vorrei darmi il tempo per piangere. Non ci riesco. Ho pianto tantissimo tre anni fa, ho pianto più quando è morta quella speranza di quanto non abbia fatto adesso, che lui è davvero un racconto chiuso, senza possibilità di scrivere nuove pagine. Forse sto strumentalizzando la sua morte, come ho provato invano a fare anche con quella di papà, forse sono un mostro, e adesso non ho più scusanti per chiedere al mondo di lasciarmi stare, nessun alibi in più. Forse ho ragione io e la vita è davvero solo questo, farsene qualcosa di quello che ci succede - qualcosa come qualsiasi cosa, basta che ci cambi. Perché le cose morte non possono più farlo, e quelle vive sono costrette a subire il cambiamento anche quando sono inermi. Io credo di avere questo problema: non mi accetto inerme. Mi ci sento sempre però.
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6goat6zombie6 · 5 months ago
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Io parlo a te, a te che somigli a quando ero vivo e mi ricordi la mia faccia da cazzo e il tono agguerrito.
Io voglio dirti che si può, c'è chi ci è riuscito ed ha vissuto con gioia tutto quello che avrà patito.
Io scrivo il mio destino col punto interrogativo se tanto il futuro è figlio di un passato indicativo.
Se ascolti superficialmente non mi avrai capito e sembreranno solamente i rimpianti di chi ha fallito.
Ho scalciato accanito, poi riprovato anche sfinito
La morte ha fatto prima della sorte e mi ha colpito.
In questo momento avrò di certo un gran bel vestito e già mi sarò preso tutto il pianto di chi mi ha sorriso.
Ricordati di collegarti al come ti comporti;
Non conta se nell' oggi compri un domani di sogni.
L'amore lo si paga coi gesti, non con i fogli
E non importa se ne hai molti, sono soltanto soldi.
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firewalker · 5 months ago
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Ho finito Naruto
Ringrazio Amazon Prime per aver messo a disposizione Naruto e Naruto Shippuden, ci ho messo mesi per vedere tutte le... boh? Seicento? Millequattrocento? puntate dell'anime, ma ne è valsa la pena.
Qualche considerazione.
OVVIAMENTE SPOILER.
Prima di tutto, c'è una domanda che mi assilla da tempo e che ho trovato scritto da qualche parte su internet: qual è il tuo personaggio preferito? Non lo so.
Ho motivi per adorare Sasuke, Sakura, Gai, Rock Lee, Negi, Hinata, Kakashi, persino Orochimaru. I tre ninja leggendari, tutti e tre, sono stati una colonna portante di tutta la storia, inseriti magistralmente. Naruto no, paradossalmente - non so nemmeno quanto paradossalmente in realtà, mi capita spesso con i protagonisti - non è tra i miei preferiti.
Ho pianto e ho riso per mesi dietro a dei pupazzetti (come diceva mia nonna) e tutti hanno contribuito a questo.
Pain. La saga di Pain è stato il momento più alto e più devastante dal punto di vista emotivo. La morte di Jiraiya apre la saga e fa da sfondo alle vicende di Naruto che, lontano per gli allenamenti, spera in continuazione di poter far vedere all'"eremita porcello" quanto sia migliorato. Decine di puntate in cui Naruto non vede l'ora di rivederlo e lui è già morto. La lotta contro Pain e la distruzione del villaggio, la conseguente morte di Kakashi e Hinata (poi riportati in vita, ma tant'è...)... nemmeno con Kenshiro ho pianto così tanto. Credo che dopo Pain io sia pronto anche a vedere storie di tre ore di cani abbandonati e mangiati dalla fame e dagli insetti (forse no... forse). Potrei rivedere Buffy. Potrei rivedere Futurama. Piango anche ora solo a ripensarci.
Capitolo filler. Troppi. Per fortuna la maggior parte delle volte aggiungevano informazioni interessanti alla storia, ma altre volte mi veniva voglia di skippare la puntata.
Ho tifato per Hinata fino alla fine, comunque, e il matrimonio con Naruto mi ha pienamente soddisfatto.
Sono contento di averlo visto.
EDIT: nell'edizione italiana, Naruto dice in continuazione "e che cavolo" nei sottotitoli, ma mai nel doppiaggio. Era una frase che lo collega direttamente alla mamma, e secondo me era importante, e nel frangente in cui si parla della mamma si inventano un modo di dire per lei e lui che mai è stato detto prima e mai verrà detto dopo, solo per creare questo collegamento raffazzonato. Secondo me è stato un grave errore di adattamento.
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anima-ribelle · 7 months ago
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“Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.

Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è mai finita per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.

Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.

Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.

Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo.

Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi, e hai pianto.

Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance?

E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
"Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte. 
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.

Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse. 
La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.

Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse".

Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre.
Quando meno te l'aspetti...”
Jack Folla
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donaruz · 1 year ago
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Ti ho pensato proprio ieri, quando ho scritto il mio post sull'Acca Laurentia e il possibile collegamento con la nostra Sacra Accabadora.
Ho pensato a quanti inorridiscono a sentirne parlare, come se fosse un'assassina legalizzata da una comunità di incivili, come spesso, ancora ci definiscono.
Pensavo a quanta Bellezza nelle tue parole, per raccontarla, e a quanto le parole hanno potere.
Parole che non si vogliono sentire.
Perché certe verità sono scomode, e la donna deve restare sempre un passo indietro.
Hai deciso di andare via e ritornare alle stelle, da cui sei arrivata, proprio nella notte di San Lorenzo.
Forse la tua 'Accabadora interiore, ti stava chiamando.
Perché ogni vera Donna Sarda, lo è.
Colei che capisce i Misteri della Vita e della Morte, perché è "bogadora" e "accabadora".
"Come sopra, sotto"
L'equilibrio è stato ristabilito
A me, mancherai. Tanto.
Grazie per tutta l'abbondanza e la dignità.
Buon ritorno, Michela💖🌟
"Parlare è un potere e dare potere alle donne è sempre stata una cosa problematica nei monoteismi. «L’unico femminismo che ci piace è quello silenzioso della Madonna, – scriveva nell’editoriale prenatalizio del 2020 il giornalista di un quotidiano sovranista improvvisatosi teologo, per poi proseguire – è una madre giovane, semplice, dolce, il cui pianto non diventa mai piagnisteo e che ci insegna l’importanza della riflessione interiore». Il silenzio è una virtú, ma solo se sono le donne a praticarlo. Agli uomini nessuno chiede di tacere le loro riflessioni interiori, anzi sono cosí sollecitati a condividerle che è lecito sospettare che prima di parlare parecchi di loro non abbiano riflettuto a sufficienza. Invece al sesso femminile è consigliato di fermarsi alla fase del pensiero afono, proprio come la Maria di Nazareth che, secondo una certa ermeneutica strumentale tradizionalista, ci venne raccontata come creatura talmente annichilita dalle conseguenze dell’unica volta che ha aperto bocca da non voler aggiungere piú una parola per tutta la vita, dalla mangiatoia di Betlemme alla croce del Golgota".
Tratto da "Stai zitta" di Michela Murgia
Sei nata tu forse da sola, Maria? Sei uscita con le tue forze dal ventre di tua madre? O non sei nata con l'aiuto di qualcuno, come tutti i vivi?
- Io ho sempre... - Maria accennò a replicare, ma Bonaria la fermò con un gesto imperioso della mano.
- Zitta, non sai cosa dici. Ti sei tagliata da sola il cordone? Non ti hanno forse lavata e allattata? Non sei nata e cresciuta due volte per grazia di altri, o sei così brava che hai fatto tutto da sola?
Richiamata alla sua dipendenza con quello che le parve un colpo basso assestato con cattiveria, Maria rinunciò a replicare, mentre la voce di Bonaria si abbassava fino a diventare una litania priva di qualunque enfasi.
- Altri hanno deciso per te allora, e altri decideranno quando servirà di farlo. Non c'è nessun vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada, Maria, e tu dovresti saperlo più di tutti.
L'anziana sarta parlava con la sincerità con cui si fanno le confidenze agli sconosciuti sul treno, sapendo che non si dovrà sopportare mai più il peso dei loro occhi.
- Non mi si è mai aperto il ventre, - proseguì, - e Dio sa se lo avrei voluto, ma ho imparato da sola che ai figli bisogna dare lo schiaffo e la carezza, e il seno, e il vino della festa, e tutto quello che serve, quando gli serve. Anche io avevo la mia parte da fare, e l'ho fatta.
- E quale parte era?
- L'ultima. Io sono stata l'ultima madre che alcuni hanno visto.
Tratto da "Accabadora" di Michela Murgia
Maldalchimia.blogspot.com
Tiziana Fenu ©®
Figlie della Madre
*Un grande libro che non si dimentica *
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canesenzafissadimora · 7 months ago
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T’amai, dunque, t’amai, e t’amo ancor
di un amore che non si può concepire
che da me solo. È poco prezzo,
o mio angelo, la morte per chi
ha potuto udir che tu l’ami,
e sentirsi scorrere in tutta
l’anima la voluttà del tuo bacio,
e pianger teco – io sto col piè
nella fossa; eppure tu anche
in questo frangente ritorni,
come solevi, davanti a questi occhi
che morendo si fissano in te,
in te che sacra risplendi
di tutta la tua bellezza…
Io muoio… pieno di te,
e certo del tuo pianto.
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Ugo Foscolo
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turangalila · 8 months ago
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Giaches de Wert (1535 - 1596)
Il settimo libro de madrigali a cinque voci novamento composto & dato in luce (Antonio Gardano, Venice, 1581)
– Giunto alla tomba
Giunto alla tomba, ove al suo spirto vivo / Dolorosa prigion' il ciel prescrisse: / Di color, di calor, di moto privo / Gia marmo in vista al marmo il viso affisse. / Al fin scorgando un lagrimoso rivo, / In un languido oimè proruppe, e disse: / O sasso amato tanto, amaro tanto, / Che dentro hai le mie fiamme, e fuor' il pianto! //
Non di morte sei tu, ma di vivaci / Ceneri albergo, ov' è nascosto amore, / Sento dal freddo tuo l'usate faci / Men dolci sì, ma non men cald' al core. / Deh' prendi questi piant' e questi baci, / Prendi, ch'io bagno di doglioso umore. / E dalli tu poich' io non posso, almeno, / All' amate reliquie, c'hai nel seno. // [Torquato Tasso]
Giaches De Wert – Il Settimo Libro De Madrigali. The Consort of Musicke, Anthony Rooley. (1989, Virgin Classics Digital – VC 7 90763-2)
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cirouge · 6 months ago
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Nascita di una Galassia
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Da che punto dell’universo si sono chiamate nella tenebra le nubi luminose di galassie per iniziare a immaginare il tuo viso dove non c’era immagine ancora
da quale improvviso silenzio delle orbite musicali del non tempo ha iniziato a venirmi incontro il tuo sorriso, il corpo carillon –
e da quale sperduto scambio di inchini di stelle nell’istante della loro esplosione e morte ha iniziato a venire verso di me la tua delicatissima figura, la linea dolce e dura della tua concentrazione
Era mattino? Era sera? Dov’era il treno che prendesti, la mia voce rotta di poesia, dov’era quella città bianca nella mappa del non universo ancora? Era già vita, o era già la sua nostalgia?
Ti crea e mette a mio imperio la natura, e il vento che via le traversa lo sguardo amore in tutto l’anticipo tutto il ritardo appari sulla mappa del pianto dei millenni
ti affina la energia libera degli elementi, la malinconia primordiale di forze indenni il loro unirsi nel rischio del vivente, in una cosa chiamata “ecco è, così sia”
– che destino sono i miei occhi per vederti
che appuntamento hanno preparato le prime collisioni della vita con la vita per la carezza che ora meravigliato avvicino al tuo viso
ho al braccio tutti i nastri e gli sciami di pianeti e astri
da dove vieni, creatura così di continuo creata nell’aria fino a qui dall’inizio tremata
Davide Rondoni
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solosepensi · 10 months ago
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Le 36 domande
1. Potendo scegliere chiunque nel mondo, chi vorresti avere come ospite a cena?
2. Ti piacerebbe essere famoso? In che ambito?
3. Prima di fare una chiamata al telefono, ti capita mai di esercitarti in quello che devi dire? Perché?
4. Quale sarebbe un giorno perfetto per te?
5. Quand’è stata l’ultima volta che hai cantato da sola/o? E davanti a qualcun altra/o?
6. Se potessi vivere fino all’età di 90 anni e conservare la mente o il corpo di un trentenne per gli ultimi 60 anni della tua vita, quale vorresti?
7. Hai un pensiero segreto su come morirai?
8. Elenca tre cose che tu e il tuo/la tua partner sembra abbiate in comune.
9. Per cosa ti senti più grato/a nella vita?
10. Se potessi cambiare qualcosa del modo in cui sei stato/a cresciuto/a, cosa sarebbe?
11. Prenditi quattro minuti e racconta al/alla partner la storia della tua vita il più dettagliatamente possibile.
12. Se potessi svegliarti domani avendo acquisito una qualsiasi qualità o abilità, quale sarebbe?
13. Se una sfera di cristallo potesse dirti la verità su te stesso/a, sulla tua vita, il tuo futuro o su altro, cosa sceglieresti di sapere?
14. C’è qualcosa che hai sognato di fare da tempo? Perché non l’hai fatto?
15. Qual è il traguardo raggiunto più importante della tua vita?
16. Cosa valuti maggiormente in un’amicizia?
17. Qual è il tuo ricordo più caro?
18. E il peggiore?
19. Sapendo che in un anno morirai, cambieresti qualcosa del modo in cui stai vivendo? Perché?
20. Che cosa significa l’amicizia per te?
21. Che ruolo hanno nella tua vita l’amore e l’affetto?
22. A turno condividete qualcosa che considerate una caratteristica positiva del vostro/della vostra partner, per cinque volte.
23. Quanto è stretto il rapporto con la tua famiglia? Pensi che la tua infanzia sia stata più felice rispetto ad altre?
24. Che rapporto hai con tua madre?
25. Dite tre frasi vere con “noi”. Per esempio: “Siamo entrambi in questa stanza…”
26. Completa questa frase: “Vorrei avere qualcuno con cui condividere…”
27. Se dovessi diventare un amico/a stretto/a con il/la partner, spiega cosa sarebbe importante che lui/lei conoscesse.
28. Di’ al tuo/alla tua partner che cosa ti piace di lui/lei; sii molto onesto/a, dicendo cose che magari non diresti a una persona che hai appena conosciuto
29. Condividi un momento imbarazzante della tua vita
30. Quando è stata l’ultima volta che hai pianto di fronte a qualcuno/a? E da solo/a?
31. Di’ al tuo/alla tua partner qualcosa che già ti piace di lui/lei.
32. Quale argomento – se esiste – è così serio che non ci si può scherzare?
33. Se tu morissi stasera senza possibilità di comunicare con nessuno/a, quale sarebbe la cosa che rimpiangeresti maggiormente di non aver detto a qualcuno/a? Perché non gliel’hai ancora detta?
34. La tua casa, con tutto ciò che possiedi, prende fuoco. Dopo aver salvato le persone che ami e gli animali, hai il tempo per fare un’ultima corsa in sicurezza per salvare un solo oggetto. Quale sarebbe? Perché?
35. Tra tutte le persone della tua famiglia, la morte di chi ti colpirebbe di più? Perché?
36. Condividi un tuo problema personale e chiedi al tuo/alla tua partner un consiglio su come lui o lei lo affronterebbe. Chiedi anche di descriverti come sembra che tu ti senta riguardo al problema di cui hai scelto
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