Tumgik
#perché devo avere le mani di pasta frolla
machiavellli · 4 months
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My emotional support cup just shattered on the floor, I’m mourning now.
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jooolswitch-blog · 6 years
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Vogliamo i giorni da 72 ore
Da pochissimo ho ricevuto La Chiamata che ha sancito l’abbandono, con immensa gioia nel cuore, del divano e della copertina in pile - che era diventata la mia seconda pelle. Ho iniziato a lavorare - e non faccio un lavoro tanto per definirmi economicamente emancipata dalla mia famiglia, ma esercito la professione che mi ha travolto di passione e per cui ho studiato e sudato. Quindi sono tanto, incommensurabilmente felice.  Inutile dire che l’inizio di una nuova avventura lavorativa va di pari passo con una strada tortuosa e un po’ in salita: inserirmi in una cerchia chiusa di colleghi che di me non sanno nulla - e di cui non è necessario sappiano nulla, se non qualche ovvia generalità - e a cui posso risultare aspramente antipatica o notevolmente inibita o imbranata e non all’altezza delle responsabilità derivanti dalla mia posizione di professionista. Ammetto che questo è ciò che penso di far trasparire, perché - è un esempio - più penso di avere le mani di pasta frolla, più tutto ciò che mi ritrovo a manipolare mi cade o si rompe o non si apre o non si chiude. Ma sto arrivando alla pacata considerazione che mi libera da ogni fardello: sti gran cazzi. Ognuno di noi ha dovuto iniziare, apprendere, crescere e affinarsi: questo è già abbastanza gravoso di per sé, figuriamoci se devo anche pensare di non deludere le aspettative altrui.
Piuttosto la questione che mi preme risolvere è che non ho il tempo né le energie per dedicarmi al paganesimo, per curare la mia spiritualità, per leggere, studiare, praticare, meditare, rigenerarmi interiormente. Questo mi fa soffrire -anche fisicamente mi sento un po’ appesantita - non ho una valvola di sfogo per poter buttar fuori tutta la negatività accumulata durante una settimana lavorativa, per allentare la pressione, per oggettivare tutte le problematiche che si presentano quotidianamente. Lavorare con sé stessi per me è una pratica che ripristina la calma e ricarica le batterie, proprio perché consente di dare ad ogni esperienza negativa o infelice una forma che la contenga, che la razionalizzi, che le impedisca di gravare ulteriormente e latentemente su di noi, sommandosi a tutte le altre e causando malessere generalizzato. 
Devo cercare di diventare economista del tempo.
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