#per conoscere l’Italia
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Innanzitutto Geolier ha cantato una canzone non semplice. Se qualcuno ha capito il testo, lì si tratta di “ognuno va per la sua strada perchè pur amandoci non ci capiamo”, e non è un tema proprio facile, è un tema importante, sono cose notevoli.
Un po’ di avversità verso il sud e verso Napoli c’è. Secondo me c’è dell’invidia, perchè Napoli è un regno dal 1200, quando altrove si pascolavano le capre. Napoli è una delle città più immense del mondo, lì hanno inventato la musica. Napoli è una città provvisoria, è sotto un vulcano, ogni giorno è una vita perchè può succedere di tutto, ha avuto tutte le dominazioni possibili e immaginabili, potevano morire da un giorno all’altro. Invece, sono diventati fortissimi, eccezionali, fantasiosi, meravigliosi e in più fanno conoscere l’Italia. Io amo Napoli. Io sono figlio di napoletani, ma anche se non lo fossi direi le stesse cose. Tutti conoscono l’arte di Roma, ma andate a vedere cose c’è a Napoli e nelle sue chiese.
Roberto Vecchioni
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Serve altro per capire?????
“La Fabian Society e la pandemia”: ecco chi prova ad approfittare del Covid per avanzare la sua agenda politica
di Atlantico Quotidiano
23 Ottobre 2021, 3:51
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Esistono società politiche molto più influenti dei partiti che siamo abituati a conoscere. Società che costituiscono una sorta di “stanza di compensazione” fra la politica, gli intellettuali, i giornalisti e il mondo dell’alta finanza internazionale. Sono luoghi nei quali si progetta il futuro al riparo dalle piccole beghe quotidiane di palazzo e dalle competizioni elettorali. Il libro scritto da Davide Rossi (autore di vari articoli su Atlantico Quotidiano) “La Fabian Society e la pandemia”, pubblicato da Arianna Editrice, accende i riflettori su uno di questi circoli elitari, appunto la Fabian Society. Il lavoro di ricerca è iniziato cercando di capire da quali ambienti arrivi e da quali logiche è mosso colui che, nel nostro Paese, ha gestito e sta gestendo politicamente l’emergenza sanitaria, ossia il ministro Roberto Speranza.
La Fabian Society e la pandemia. Come si arriva alla dittatura
L’uomo che, inspiegabilmente, occupa il ministero chiave della sanità. Che ad un partito inesistente nel Paese e minuscolo in Parlamento quale è LEU (Liberi E Uguali), sia stato assegnato nel governo Conte 2 (quello formato da Pd, Cinque Stelle e appunto LEU) un posto di tale importanza è a dir poco strano. Incomprensibile, poi, che sia stato addirittura confermato nel successivo governo Draghi. Mancato aggiornamento del piano pandemico, nessun potenziamento dei posti letto ospedalieri, protocollo sanitario anti-Covid che evita, in modo letale per tanti pazienti, le fondamentali cure domiciliari. Il “nostro” ministro della salute è stato capace solo di chiudere tutto, imperterrito.
Perché proprio lui? Abbiamo già visto che viene da una formazione politica numericamente irrilevante, non ha di suo un carisma o una forte personalità, non si è mai occupato di sanità in vita sua. Insomma, apparentemente non c’è una ragione logica per la quale sia stato nominato in quel ruolo e ne sia stato confermato dopo la rovinosa gestione dell’emergenza. Nel libro si ricorda come la John Hopkins University abbia certificato che l’Italia è il Paese al mondo con il più alto numero di morti per Covid per 100.000 abitanti. Un disastro, al quale sarebbe dovuta conseguire una cacciata con ignominia, ed invece ha avuto il premio e sta ancora lì.
Così, per comprendere, l’autore si è messo sulle tracce della carriera di Speranza e di quella del suo padrino politico, Massimo D’Alema. Sono emersi legami internazionali, rapporti di potere e di denaro ed intrecci imprevisti. Soprattutto, sono emersi collegamenti fra questi personaggi ed un mondo che da oltre cento anni cerca di condizionare la vita delle persone e persegue il controllo delle masse: quello appunto della Fabian Society.
Alcuni membri dell’elite vittoriana di fine ‘800, fra i quali lo scrittore e spiritista Frank Podmore e l’aristocratico Henry Hyde Campione, diedero vita alla Fabian Society. Questo nome, Fabian, è ispirato a Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, il console romano noto per aver combattuto Annibale e per la sua tattica militare. Era detto il Temporeggiatore perché logorava le forze nemiche, evitando scontri in campo aperto, cercando invece una guerra tattica, fatta di atti di guerriglia, di nascondimenti, di avanzamenti e arretramenti. Un prendere tempo per arrivare a colpire in maniera decisiva solo al momento opportuno. In questo modo il generale romano riuscì a sconfiggere Annibale nella battaglia di Naraggara (presso Zama) nel 202 a.C. che mise fine alla Seconda Guerra Punica e segnò, in pratica, la irreparabile sconfitta dei Punici.
È esattamente questa, secondo l’autore, la via attraverso la quale i Fabiani intendono imporre una dittatura collettivistica, uno Stato socialista mondiale che stabilisca il nuovo ordine. Vogliono instaurare un socialismo guidato da una ristretta aristocrazia del potere, ma non attraverso un atto rivoluzionario immediato quanto piuttosto attraverso il gradualismo, un prendere il potere un po’ alla volta, con riforme da attuare inserendosi man mano nei gangli delle istituzioni esistenti trasformandole, in modo quasi impercettibile, dall’interno. Solo quando si saranno realizzate le condizioni ottimali, allora occorrerà dare la zampata finale, colpire duro e se necessario usare anche la violenza per completare l’opera.
George Orwell, l’autore del romanzo distopico “1984”, era uno dei Fabiani più illustri. Quante volte, da quando è scoppiata la pandemia, lo avete sentito citare? Forse è perché la spaventosa società del controllo da lui descritta in “1984” è quanto di più simile a quanto ci sta accadendo negli ultimi due anni. Il socialismo tecnocratico, della sorveglianza e della manipolazione delle masse è quello che viene descritto da Orwell nelle sue opere ed è, come viene accuratamente spiegato da Rossi nel libro, l’ossessione dei Fabiani.
Un libro che ha due obiettivi. Il primo è quello di delineare il pensiero politico della Fabian attraverso alcuni cenni storici e verificando quali siano gli attuali uomini e le donne di potere che le afferiscono. Il secondo è di analizzare come e quanto la visione del mondo dei Fabiani coincida con quell’epocale tornante della storia nel quale ci è toccato di vivere: la drastica svolta autoritaria imposta al mondo occidentale attraverso l’utilizzo politico dell’emergenza Covid. Sarebbe stato solo un esercizio culturale, per quanto interessante, quello di un mero approfondimento sulla storia e il potere della Fabian Society. Questo è invece anche un libro politico, che intende entrare e scavare nel pieno dell’attualità per evidenziare la concreta applicazione delle idee fabiane in questa gigantesca sospensione delle nostre libertà fondamentali. L’autore si è determinato a scrivere questo libro proprio perché la realtà che stiamo vivendo è vicinissima, quasi coincidente, a quella progettata dai Fabiani fin dalla loro fondazione.
#DEMOCRAZIA
#DITTATURA
#FABIAN SOCIETY
#FABIANESIMO
#LIBERTÀ FONDAMENTALI
#LOCKDOWN
#PANDEMIA
#ROBERTO SPERANZA
#SOCIALISMO
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Russiagate, un audio con richiesta aiuto Mifsud
“Spero che farete conoscere le mie parole, per favore ascoltate i file allegati”. Il messaggio, inviato la notte scorsa sulla casella di posta elettronica dell’Adnkronos con un sistema di mail anonimo e criptato che ha sede in Svizzera, è firmato JoMif, acronimo che sta, o dovrebbe stare, per Joseph Mifsud, il protagonista dell’affaire internazionale Russiagate scomparso nel nulla due anni fa.
Nei file audio allegati alla mail c’è la voce di una persona che si qualifica come Joseph Mifsud e che in data 11 novembre 2019 rilascia alcune dichiarazioni registrate, una richiesta d’aiuto e un messaggio indirizzato a chissà chi: “E’ estremamente importante che qualcuno, da qualche parte, decida di farmi respirare di nuovo”.
Non conoscendo la voce di Mifusd per un riscontro l’agenzia di stampa ha fatto ascoltare un piccolo estratto della registrazione sia ai vertici della Link (che con lui hanno avuto a che fare nell’università finita nella bufera) sia all’avvocato svizzero Stephan Roh (che dal maggio 2018 ha avuto dal professore maltese la delega a seguirlo nella complessa spy story internazionale che coinvolge Italia, Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna e Australia).
Per i vertici della Link la voce impressa nei file audio è effettivamente quella di Joseph Mifsud, “al 100 per cento è lui” dicono. Lo conferma Pasquale Russo, direttore generale della Link Campus e lo conferma anche il presidente Vincenzo Scotti oltre che la signora Vanna Fadini, amministratrice della Gem società di gestione della Link.
Secondo l’avvocato di Mifsud, invece, non si tratta della voce del suo assistito ma di una voce italiana contraffatta. “E’ assolutamente falsa, al 100 per cento”. Dice Roh: “Voce troppo alta, non il suo accento, non la tonalità, sembra un vero italiano”. Abbiamo contattato altre persone che conoscono Mifsud, nessuno ci mette la mano sul fuoco anche per la qualità dell’audio ma osservano la “straordinaria somiglianza” con la voce del vero Mifsud.
Qual è la verità? Perché due versioni contrapposte sulla stessa persona? E’ la voce del vero Mifsud che chiede aiuto in questo nastro affidato all’Adnkronos, oppure è qualcuno che vuole spacciarsi per Mifsud e depistare?
Quel che è certo è che l’imminente pubblicazione del rapporto del procuratore americano John Durham insieme alle continue rivelazioni giornalistiche italiane sulla spy story (l’ultima oggi con il quotidiano la Verità che ha scovato vicino Matelica il luogo dove Mifsud si sarebbe nascosto per qualche tempo dopo la sua scomparsa) stanno mettendo in fibrillazione il mondo dell’intelligence e della politica italiana e internazionale.
La vicenda interessa l’Italia nella misura in cui il suo segretario della Lega Matteo Salvini è stato tirato in ballo mentre il primo governo Conte, quello giallo-verde, era ancora in essere. Da chiarire c’è la posizione del ministro dell’Interno a Mosca proprio durante la trattativa di Gianluca Savoini, consigliere per la Lega della regione Lombardia, indagato per corruzione internazionale nell’inchiesta sui presunti fondi russi alla Lega. Alla vicenda Report ha dedicato un’intera puntata.
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Russiagate, un audio con richiesta aiuto Mifsud
“Spero che farete conoscere le mie parole, per favore ascoltate i file allegati”. Il messaggio, inviato la notte scorsa sulla casella di posta elettronica dell’Adnkronos con un sistema di mail anonimo e criptato che ha sede in Svizzera, è firmato JoMif, acronimo che sta, o dovrebbe stare, per Joseph Mifsud, il protagonista dell’affaire internazionale Russiagate scomparso nel nulla due anni fa.
Nei file audio allegati alla mail c’è la voce di una persona che si qualifica come Joseph Mifsud e che in data 11 novembre 2019 rilascia alcune dichiarazioni registrate, una richiesta d’aiuto e un messaggio indirizzato a chissà chi: “E’ estremamente importante che qualcuno, da qualche parte, decida di farmi respirare di nuovo”.
Non conoscendo la voce di Mifusd per un riscontro l’agenzia di stampa ha fatto ascoltare un piccolo estratto della registrazione sia ai vertici della Link (che con lui hanno avuto a che fare nell’università finita nella bufera) sia all’avvocato svizzero Stephan Roh (che dal maggio 2018 ha avuto dal professore maltese la delega a seguirlo nella complessa spy story internazionale che coinvolge Italia, Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna e Australia).
Per i vertici della Link la voce impressa nei file audio è effettivamente quella di Joseph Mifsud, “al 100 per cento è lui” dicono. Lo conferma Pasquale Russo, direttore generale della Link Campus e lo conferma anche il presidente Vincenzo Scotti oltre che la signora Vanna Fadini, amministratrice della Gem società di gestione della Link.
Secondo l’avvocato di Mifsud, invece, non si tratta della voce del suo assistito ma di una voce italiana contraffatta. “E’ assolutamente falsa, al 100 per cento”. Dice Roh: “Voce troppo alta, non il suo accento, non la tonalità, sembra un vero italiano”. Abbiamo contattato altre persone che conoscono Mifsud, nessuno ci mette la mano sul fuoco anche per la qualità dell’audio ma osservano la “straordinaria somiglianza” con la voce del vero Mifsud.
Qual è la verità? Perché due versioni contrapposte sulla stessa persona? E’ la voce del vero Mifsud che chiede aiuto in questo nastro affidato all’Adnkronos, oppure è qualcuno che vuole spacciarsi per Mifsud e depistare?
Quel che è certo è che l’imminente pubblicazione del rapporto del procuratore americano John Durham insieme alle continue rivelazioni giornalistiche italiane sulla spy story (l’ultima oggi con il quotidiano la Verità che ha scovato vicino Matelica il luogo dove Mifsud si sarebbe nascosto per qualche tempo dopo la sua scomparsa) stanno mettendo in fibrillazione il mondo dell’intelligence e della politica italiana e internazionale.
La vicenda interessa l’Italia nella misura in cui il suo segretario della Lega Matteo Salvini è stato tirato in ballo mentre il primo governo Conte, quello giallo-verde, era ancora in essere. Da chiarire c’è la posizione del ministro dell’Interno a Mosca proprio durante la trattativa di Gianluca Savoini, consigliere per la Lega della regione Lombardia, indagato per corruzione internazionale nell’inchiesta sui presunti fondi russi alla Lega. Alla vicenda Report ha dedicato un’intera puntata.
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Roma, tutto pronto per l’evento dedicato al Pinot Nero
Roma, tutto pronto per l’evento dedicato al Pinot NeroIn programma al Belstay Hotel domenica 27 e lunedì 28 ottobre Due giorni di degustazioni, masterclass, approfondimenti e tanta convivialità: mancano pochi giorni all’inizio dell’evento “L’Italia del Pinot Nero” organizzato dalla testata giornalistica “Vinodabere”. Roma, 21 ottobre 2024 – Conoscere ed esplorare la ricchezza del Pinot Nero…
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🏆 BG24: Il Percorso Lookman
I dettagli sul percorso corto della prossima Bergamo Gravel..... #bergamogravel #atalanta #bergamo #bergamoalta #lookman #percorsocorto #gravel #gravelnews #gravelride
Quello che eravate abituati a conoscere come “Stracciatella” quest’anno prenderà un nome diverso! La BG24 sarà infatti dedicata all’impresa storica in UEFA Europa League dell’Atalanta Calcio. Una vittoria leggendaria per la città di Bergamo, per la sua fantastica tifoseria e per l’Italia intera! 🇮🇹 Abbiamo scelto di dedicare il percorso corto ad uno dei protagonisti della finale: Ademola…
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Amici di Giorgia Meloni
Giorgia Meloni
La mia intervista al Corriere della Sera. Buona lettura
Presidente Giorgia Meloni, la sua scelta di schierare l’Italia contro il bis di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue ha scatenato polemiche infinite. Se lo aspettava? E resta convinta di aver agito per l’interesse dell’Italia?
«Intanto voglio chiarire che io ho schierato l’Italia nel Consiglio europeo di fine giugno astenendomi sul mandato a von der Leyen, suggerendo a tutti di tenere in considerazione l’indicazione emersa dalle urne. Giovedì, invece, ho schierato il mio partito, all’interno di un voto parlamentare, sul programma politico della prossima Commissione. È una distinzione fondamentale. Dopodiché qualsiasi cosa io faccia genera polemiche infinite, e dunque ovviamente sì, me lo aspettavo. Poi le polemiche bisogna saperle leggere anche nella loro serietà».
🖋️ A chi si riferisce?
«Il M5S mi insulta perché ho votato come loro, il Pd perché non ho votato come loro dopo aver loro stessi minacciato di non sostenere von der Leyen se si fosse azzardata a dialogare con me. E tutti insieme insultano i partiti del centrodestra per aver votato in modo difforme, esattamente come hanno fatto loro. La credibilità della predica si valuta sempre anche dall’autorevolezza del pulpito».
🖋️ La sua scelta ha stupito, spiazzato e suscitato allarme.
«Penso di avere fatto una scelta di coerenza, non sulle mie posizioni, ma rispetto alle elezioni europee. Mi fa sorridere come alcuni osservatori non tengano minimamente in considerazione che cosa i cittadini hanno chiesto con il loro voto dell’8 e 9 giugno. Noi personalizziamo sempre, ma il tema non è von der Leyen sì o no, il tema è quali siano le priorità di cui l’Europa deve occuparsi».
🖋️ Come risponde all’accusa di aver isolato l’Italia, schierandola all’opposizione del nuovo governo europeo?
«Mentre von der Leyen parlava io ho ricevuto messaggi di imprenditori, industriali, non persone antisistema che vogliono l’Italia fuori dalla Ue, ma persone che hanno imparato che questa è un’Europa che non guarda il contesto nel quale si muove e pensa che la sua missione sia semplicemente iper regolare tutto».
🖋️ E com’è il contesto nel quale l’Unione si muove?
«Nel 1990 la Ue a 12 Stati valeva il 26,5% del Pil mondiale, la Cina l’1,8%. Oggi l’Europa a 27 Stati vale il 16,5% e la Cina il 18%. Vuol dire che quando nel 1990 l’Europa pensava che occupandosi di sé stessa si sarebbe anche occupata del contesto faceva una cosa sensata, ma adesso non è più così. Se non valuti il contesto rischi di creare enormi problemi di competitività. Ho incontrato qualche giorno fa alcuni rappresentanti della Round Table europea, che riunisce le grandi industrie europee, e c’erano enormi convergenze tra le loro preoccupazioni e la mia strategia, in materia di competitività, sul tema di una transizione verde e compatibile con sostenibilità economica e sociale, e sull’energia».
🖋️ Avete scelto di non dichiarare il voto in anticipo perché speravate di essere decisivi e poi passare all’incasso?
«Io non ragiono così. Semplicemente ho chiesto al mio partito di convocare la riunione mezz’ora prima del voto perché volevo che potessimo decidere avendo tutti gli elementi a disposizione. Ho aspettato di ascoltare il discorso, ho aspettato di conoscere quali gruppi l’avrebbero sostenuta. Non ho scelto in base a un principio o a uno schieramento ideologico. Ragiono per quello che è meglio per l’Italia e per l’Europa. La presidente ha detto cose che ci trovano d’accordo, in particolare sull’immigrazione, confermando il cambio di passo impresso soprattutto grazie al lavoro italiano. Ma ha anche detto cose che sia nel metodo sia nel merito non rendevano possibile il voto di Fratelli d’Italia».
🖋️ Dunque, come pensano molti, lei ha ragionato da leader di partito e non da capo del governo italiano?
«Mi sono comportata come si dovrebbe comportare un leader europeo perché mi sono chiesta se la traiettoria fosse giusta. E siccome non posso dire di considerarla giusta soprattutto su alcune delle materie sulle quali i cittadini hanno chiesto un cambio di passo, come la transizione verde, ho fatto come sempre quello che mi pareva più giusto, senza condizionamenti e senza timore. Se decidi di dire sì solo per fare quello che fanno gli altri non fai il lavoro che compete a un leader».
🖋️ Non crede che questo la ponga dalla parte degli antieuropeisti?
«Questo eterno racconto di europeisti contro antieuropeisti non regge alla prova della storia e della politica. Sono schematismi infantili. Io penso che sia mio dovere dire quando penso che le cose non funzioneranno, anziché mettere la polvere sotto il tappeto. Ci troviamo in un contesto internazionale, economico e geopolitico difficilissimo. Molte certezze che avevamo stanno venendo meno. Se qualcuno non lo dice, se ciascuno non fa la propria parte per raddrizzare il percorso, lo pagheremo tutti. Lo abbiamo già visto accadere. E quindi penso che si sia molto più credibili se si ha il coraggio di sostenere le proprie posizioni, fermo restando che devono essere posizioni ragionevoli, piuttosto che se si sceglie di tacere per quieto vivere, salvo poi lamentarsi in privato, come ho visto fare a volte».
La accusano di aver commesso un azzardo che danneggia l’Italia. Vuole spiegare meglio la strategia?
«La strategia l’ho già spiegata, è essere consapevoli del proprio ruolo. L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione, uno dei più grandi e influenti Paesi europei. Il nostro compito è contribuire a tracciare una rotta, non assistere in silenzio a cosa accade. Questa è stata la scelta di altri, ma non la condivido. All’Europa è mancata spesso, soprattutto, la politica, che è visione e decisione. La ragione per la quale le cose rischiano di non funzionare nei prossimi anni è che il metodo scelto per indicare gli incarichi di vertice della Ue può compromettere entrambe le cose».
Perché il metodo comprometterebbe la visione?
«Se cerchi di mettere insieme tutto e il contrario di tutto, alleando forze politiche che non la pensano allo stesso modo su nulla, rischi di non avere una visione chiara. In Italia lo abbiamo visto accadere spesso, negli scorsi anni, e lo abbiamo pagato. Il problema è che questo tempo, più del passato, richiede scelte chiare».
Teme che Ursula von der Leyen finirà per guidare un governo paralizzato da una maggioranza non omogenea?
«Se porti la logica maggioranza-opposizione, che dovrebbe riguardare solo il Parlamento, al livello degli incarichi apicali, pensati dai padri fondatori come ruoli neutri che garantissero tutti gli Stati membri, produci il rischio di ulteriori divisioni e dunque una maggiore difficoltà nel decidere».
Ma come pensa di cambiare l’Europa mettendosi fuori dalla cabina di regia?
«Cosa si intende per cabina di regia? Se faccio quello che gli altri hanno scelto per me, anche se penso che non risolverà i problemi, secondo voi posso dire di stare in una cabina di regia? Siamo seri. Se invece mi chiedete cosa spero faccia l’Europa la questione è semplice, deve fare meno e deve farlo meglio, deve regolare meno e occuparsi di sostenere la competitività. E quando definisce delle strategie, deve anche accompagnarle con gli strumenti necessari».
Quali sarebbero per lei gli strumenti necessari?
«Se decidi che serve un’industria della difesa competitiva devi anche scomputare gli investimenti nel settore dal calcolo del rapporto deficit/Pil. Se vuoi fare una transizione verde devi accompagnarla con un tempo e dei modi che non si traducano in desertificazione industriale. Se vuoi fare la transizione digitale, devi prevedere stanziamenti adeguati».
Però, pur di non stare con verdi e socialisti lei ha schierato l’Italia all’opposizione di quella che von der Leyen, commentando il no di FdI, ha definito «maggioranza democratica».
«Io ho detto che il mio partito non avrebbe fatto una maggioranza con la sinistra di ogni colore e non l’ho fatta. Ma questo non ha nulla a che fare con il ruolo dell’Italia, che non è dato dalle scelte dei partiti della maggioranza in Parlamento, ma dal suo peso all’interno dell’Unione europea e dalla credibilità del suo governo. Dopodiché mi pare che in pochi conoscano le dinamiche europee, dove le maggioranze alla prova dei fatti cambiano da dossier a dossier e i partiti della maggioranza italiana, dato il loro peso, possono ampiamente fare la differenza».
Vuol dire che potrebbe votare anche con il Pd?
«Nella passata legislatura è successo. Se le opposizioni vorranno collaborare sui vari provvedimenti, in base all’interesse italiano, ne saremo ben felici».
Alcuni parlamentari di FdI hanno votato per von der Leyen per aiutarla a neutralizzare i franchi tiratori?
«Lo escludono i numeri. Rispetto alla maggioranza che von der Leyen aveva sulla carta ci sono oltre 50 voti in meno. Se l’avessimo votata noi, mancherebbero circa 80 voti. Significa che la von der Leyen in realtà non ha una maggioranza? Interessante…».
Ora però è più difficile ottenere deleghe importanti per il commissario italiano e una vicepresidenza esecutiva.
«Io penso che questa lettura sia surreale. Cioè, si sostiene che Ursula von der Leyen non riconosca ai Paesi membri il ruolo che il loro peso determina, ma decida in base al fatto che i partiti di governo l’abbiano votata o meno? Fossi in voi, considererei questa lettura un insulto».
Non teme vendette? Non crede che Scholz e Macron potrebbero lavorare per ridimensionare l’Italia?
«Penso che la decisione ora spetti alla presidente della Commissione, con la quale abbiamo già dimostrato di saper collaborare lealmente. Anche nei passati due anni noi non facevamo parte della sua maggioranza, ma questo non le ha impedito di ascoltarci quando le nostre tesi erano sensate e utili. E non ha impedito a noi di aiutare la Commissione quando ritenevamo che fosse nell’interesse italiano ed europeo. Non ho ragione di credere che non sarà così anche nel futuro».
Lei ha detto a von der Leyen che non l’avrebbe votata?
«Io parlo sempre con la presidente della Commissione, è mio dovere farlo e abbiamo imparato a rispettarci a vicenda».
Quindi il vostro rapporto, anche personale, non è compromesso?
«Abbiamo collaborato fino ad ora e continueremo a farlo anche in futuro. Siamo persone che hanno delle responsabilità e ne comprendono il peso. L’Italia dipende da scelte europee, ma anche l’Europa dipende dall’Italia perché noi non siamo una provincia dell’impero. Siamo uno dei Paesi fondatori, la seconda industria manufatturiera, la terza economia e abbiamo anche il governo più stabile tra le grandi nazioni d’Europa. Tutti riconoscono il peso e il ruolo dell’Italia e sono certa che queste saranno le valutazioni che si faranno quando si definiranno le deleghe».
Conferma che sarà Raffaele Fitto il commissario italiano?
«Io non parto dal nome, ma dalla delega. Quando capiremo, come spero, quale sia il tipo di materia che potrebbe essere affidata all’Italia individueremo, insieme alla maggioranza, anche la persona a nostro avviso migliore. La nostra priorità sono le deleghe di carattere economico, industria, competitività, coesione, che ci consentano di aiutare l’Italia e l’Europa».
FdI ha votato come i Patrioti di Salvini, Le Pen e Orbán che dialogano con Putin. Riuscirà a tenere la linea di sostegno all’Ucraina?
«La linea del governo è definita dal programma che abbiamo scritto insieme e che abbiamo sempre rispettato».
Tajani ha votato «Ursula», lei e Salvini no. È credibile e può durare un governo così diviso in politica estera?
«State scherzando? Questo è il governo italiano percepito come più solido a livello internazionale, da molti anni a questa parte. Questa domanda dovreste farla alla nostra attuale opposizione, che era divisa anche quando governava. Dopodiché io penso che tutte le posizioni espresse in Europa dai partiti della maggioranza siano utili. Le rispetto tutte, e rafforzano il nostro governo».
Dica la verità, ha scommesso su Trump?
«Io sono leader di un partito europeo che ha tra gli alleati anche il partito Repubblicano. Quali siano le mie affinità politiche nel sistema americano è evidente e lo sanno tutti. Questo non mi ha impedito di lavorare molto bene con l’amministrazione Biden. Continuerei a farlo se Biden fosse confermato, così come lavorerei bene con una nuova amministrazione Trump. Per me conta la solidità dell’alleanza con gli Stati Uniti. Pensare che l’alleanza tra due nazioni del G7 muti in base al mutare dei governi è stupido e infantile. Del resto, quando Conte era al governo e negli Stati Uniti c’era Trump non mi pare ci siano stati problemi. Anzi. Noi siamo considerati affidabili, stabili, preziosi. È questa l’unica cosa importante».
Sarà così anche con il nuovo premier britannico?
«Ho già visto Starmer e posso dire che certamente lavoreremo bene insieme. Con Sunak avevo un rapporto di sintonia particolare, di amicizia anche personale, ma adesso si apre questa fase nuova e la dimensione ideologica non ci impedirà di stringere accordi su quelli che sono i reciproci temi di interesse nazionale».
Ci saranno conseguenze sulla tenuta dei conti italiani visto il nuovo Patto di Stabilità e la previsione di una manovra lacrime e sangue?
«La Finanziaria è la priorità del governo da settembre. Faremo tutto il possibile per il sostegno al reddito, ai salari e alle fasce più basse sulla base dei conti e sfruttando tutti gli spazi di flessibilità, come abbiamo già dimostrato di saper fare».
Matteo Renzi si è appellato a tutte le forze progressiste per far cadere il suo governo. Lo teme?
«Non ritengo di avere l’autorevolezza per poter dare consigli agli avversari, esattamente come io tendo a non considerare i consigli dei miei avversari. Devono fare quello che loro ritengono più giusto. Posso solo dire che ho sempre pensato che avere un nemico comune non sia la stessa cosa che avere idee comuni. Se lo fai puoi vincere ma, come si è visto, poi non riesci a governare
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Perché il Padel Piace Tanto e Perché Ha Preso Piede
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/perche-il-padel-piace-tanto-e-perche-ha-preso-piede/117584?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=117584
Perché il Padel Piace Tanto e Perché Ha Preso Piede
Negli ultimi anni, il padel ha conosciuto una crescita esponenziale in termini di popolarità in tutto il mondo. Originario del Messico e sviluppatosi soprattutto in Spagna e America Latina, questo sport ha conquistato anche l’Italia, attirando un numero sempre crescente di appassionati. Ma quali sono i motivi che rendono il padel così affascinante e perché sta prendendo piede così rapidamente?
Accessibilità e Facilità di Gioco
Uno dei principali motivi del successo del padel è la sua accessibilità. A differenza di altri sport come il tennis, il padel è relativamente facile da imparare per i principianti. La dimensione ridotta del campo e le pareti che circondano l’area di gioco facilitano il mantenimento della palla in gioco, rendendo le partite più dinamiche e meno frustranti per chi è alle prime armi. Inoltre, le regole del gioco sono semplici e intuitive, permettendo a chiunque di iniziare a giocare senza una lunga fase di apprendimento.
Socialità e Divertimento
Il padel è uno sport che favorisce la socializzazione. Si gioca prevalentemente in doppio, il che significa che quattro persone possono divertirsi insieme. Questo aspetto sociale è particolarmente attraente in un’epoca in cui le persone cercano modi per connettersi e interagire con gli altri. Le partite di padel sono spesso accompagnate da un’atmosfera rilassata e conviviale, contribuendo a creare un senso di comunità tra i giocatori.
Allenamento Completo
Dal punto di vista fisico, il padel offre un allenamento completo. È un’attività che combina resistenza cardiovascolare, agilità, coordinazione e forza. La natura dinamica del gioco, con cambi di direzione frequenti e colpi veloci, consente di bruciare calorie e migliorare la forma fisica generale. Inoltre, il padel è meno stressante per le articolazioni rispetto ad altri sport come il tennis, poiché la superficie di gioco è solitamente più morbida e il campo è più piccolo.
Versatilità e Inclusività
Il padel è uno sport estremamente versatile e inclusivo. Può essere praticato da persone di tutte le età e livelli di abilità. Questa inclusività contribuisce a renderlo particolarmente popolare tra le famiglie, che possono giocare insieme indipendentemente dall’età o dall’esperienza. Inoltre, il padel è adatto sia agli uomini che alle donne, con competizioni miste che sono sempre più comuni.
Espansione delle Strutture
Un altro fattore che ha contribuito alla diffusione del padel è la rapida espansione delle strutture dedicate. In molte città, i campi da padel stanno spuntando come funghi, spesso in combinazione con strutture già esistenti come palestre e club sportivi. Questa disponibilità di campi rende più facile per le persone provare il padel e iniziare a giocare regolarmente.
Sponsorizzazioni e Visibilità Mediatica
Infine, il padel ha beneficiato di una crescente visibilità mediatica e di sponsorizzazioni. Grandi marchi sportivi e celebrità hanno iniziato a investire nel padel, aumentando la sua popolarità e attrattiva. Eventi internazionali e tornei trasmessi in televisione e online hanno contribuito a far conoscere il padel a un pubblico sempre più ampio.
In fine
Il successo del padel è il risultato di una combinazione di fattori che vanno dalla facilità di apprendimento alla sua natura sociale, passando per i benefici fisici e l’espansione delle infrastrutture. In un mondo sempre più alla ricerca di attività che combinino divertimento, socializzazione e fitness, il padel si è affermato come uno sport ideale per tutte le età e abilità, destinato a crescere ancora in futuro.
Le Regole del Padel
Il padel è uno sport dinamico e accessibile, che combina elementi del tennis e dello squash. Ecco una descrizione dettagliata delle sue regole principali.
Campo di Gioco
Dimensioni: Il campo di padel è rettangolare, misura 10 metri di larghezza e 20 metri di lunghezza, con una rete al centro che divide il campo in due metà.
Pareti: Le pareti posteriori e parte di quelle laterali sono utilizzate nel gioco. Queste pareti sono solitamente fatte di vetro o di materiali trasparenti.
Attrezzatura
Racchette: Le racchette da padel sono solide, senza corde, e con una superficie perforata.
Palline: Le palline sono simili a quelle da tennis, ma con una pressione leggermente inferiore.
Giocatori
Il padel si gioca prevalentemente in doppio, quindi ci sono due squadre composte ciascuna da due giocatori. Tuttavia, esiste anche la versione singola.
Inizio del Gioco
Sorteggio: Si effettua un sorteggio per determinare quale squadra serve per prima.
Servizio: Il servizio deve essere eseguito dal basso, con il giocatore che deve far rimbalzare la palla a terra prima di colpirla. Il servizio deve attraversare la rete e rimbalzare nella zona di servizio opposta.
Regole di Gioco
Scambio: Una volta che la palla è stata servita, le squadre si alternano a colpire la palla. La palla deve rimbalzare a terra prima di colpire una qualsiasi delle pareti.
Rimbalzo: La palla può rimbalzare una sola volta sul terreno prima di essere colpita. Dopo il rimbalzo, può colpire le pareti. Può anche essere colpita direttamente al volo, senza rimbalzo, ma deve comunque passare la rete.
Pareti: Dopo aver rimbalzato a terra, la palla può colpire le pareti. La palla può anche essere colpita direttamente contro le pareti per farla rimbalzare nel campo avversario.
Punteggio
Sistema di punteggio: Il punteggio nel padel segue lo stesso sistema del tennis: 15, 30, 40, e vantaggio. Ogni set è vinto dalla prima squadra che arriva a 6 giochi, con almeno due giochi di vantaggio.
Tie-break: In caso di parità a 6 giochi, si gioca un tie-break per decidere il vincitore del set.
Match: Un match di padel si gioca generalmente al meglio di tre set.
Falli
Servizio: È fallo se il servizio non raggiunge la zona di servizio opposta, se la palla colpisce la rete o se la palla rimbalza due volte prima di essere colpita.
Rimbalzo: È fallo se la palla rimbalza due volte nel campo del giocatore prima di essere colpita.
Pareti: È fallo se la palla colpisce una parete prima di rimbalzare a terra nel campo avversario.
Altre Regole Importanti
Cambi campo: I giocatori cambiano campo dopo ogni gioco dispari per assicurare equità in termini di condizioni di gioco.
Interferenze: Se un giocatore tocca la rete, entra nel campo avversario, o se la palla tocca un oggetto esterno al campo, viene considerato un fallo.
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Il premio "Piccolo comune amico"
Ventuno comuni della Campania si contendono quest’anno il premio “Piccolo comune amico”, progetto realizzato da Codacons in collaborazione con Coldiretti e sostenuto da Aci, Anci, Enac, Intesa Sanpaolo, Fit, Poste Italiane, Touring Club Italiano, Autostrade per l’Italia, Symbola, Uncem, con lo scopo di valorizzare i piccoli Comuni italiani, far conoscere le eccellenze locali e favorire il turismo. Premio "Piccolo comune amico", la quarta edizione Una iniziativa, giunta alla quarta edizione, che premia le eccellenze italiane nelle categorie agroalimentare, artigianato, innovazione sociale e cultura, arte e storia. Oltre alle categorie tradizionali ci saranno i Premi Speciali: “Piccolo aeroporto amico", dedicato alla riqualificazione dei piccoli centri aeroportuali, “Aria, acqua, terra”, sulla bellezza naturalistica del territorio, “Comuni contro il caro energia”, dedicato ai Comuni che si sono distinti per le politiche di contrasto al caro-bolletta tramite l'istituzione di comunità energetiche o altri strumenti, “Comuni per la disabilità”, dedicato ai Comuni che si sono caratterizzati per politiche di inclusione di particolare efficacia, “Comuni per l’apicoltura”, che premia i Comuni che hanno realizzato iniziative di valorizzazione e tutela dell’apicoltura. In Campania sono 21 i comuni che si contendono il premio nelle varie categorie: - Prignano Cilento - Aquilonia - Buccino - Ceppaloni - Cerreto Sannita - Corleto Monforte - Furore - Galluccio - Mignano Monte Lungo - Morcone - Padula - Perito - Pietramelara - Ponte - Postiglione - Riardo - Sant’Angelo a Cupolo - Savignano Irpino - Summonte - Roccabascerana - Vitulano Come votare? I cittadini possono votare il proprio comune preferito entro e non oltre il prossimo 15 giugno, secondo una delle modalità indicate alla pagina https://codacons.it/pca-2024-vota/. I comuni che partecipano al concorso possono contare su un sito internet interamente dedicato e su una mappa interattiva delle realtà comunali in gara, con gli eventi e le eccellenze delle varie categorie selezionate. Il progetto è ampiamente promosso sui maggiori canali mediatici, come Facebook e Instagram, dando visibilità alle bellezze delle realtà comunali vincitrici nelle varie categorie, e vedrà campagne promozionali gratuite, sia nelle aree di servizio della rete autostradale sia sui social e sulla stampa. Foto di copertina: Codacons Read the full article
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Circonomia 2024, festival dell'economia circolare
Economia circolare significa produrre beni e servizi reintegrando negli ecosistemi o rivalorizzando economicamente i materiali che residuano dal processo produttivo, materiali che nell’economia lineare diventano rifiuti. Una svolta concettuale che sta alla base di Circonomia (+ info qui), un evento di cui Vortici.it, intende parlarvi.Il festival dell’economia circolare, Circonomia, è nato nel 2016 per parlare di circolarità quando ancora tale paradigma economico era tutto da scoprire.
ERICA e Greening Marketing Italia, ideatori dell’iniziativa, hanno avvertito la necessità di organizzare un appuntamento che contribuisse al dibattito sull’economia circolare, rivolgendosi a un pubblico largo e non solo di addetti ai lavori, per mettere in mostra idee, discussioni e buone pratiche che avessero in comune l’attenzione al paradigma ecologico, unito al tema del rapporto tra l’agire umano e la salute degli ecosistemi.
Per farlo hanno scelto di organizzarlo in Piemonte e nelle Langhe, dove sono nate e hanno avuto successo significative esperienze di economia circolare e dove si manifesta da anni una vocazione a coniugare sostenibilità ambientale e dinamismo socioeconomico. Circonomia ha ospitato numerosi eventi di varia natura: convegni, dibattiti, presentazioni di libri, corsi di formazione, concerti e personaggi del calibro di Jacques Attali, Jean-Paul Fitoussi, Kerry Kennedy, Tim Jackson, Walter Veltroni, Alessandro Gassmann, Gianni Mura, Gianrico Carofiglio, Oscar Farinetti, Marcello Masi, Giovanna Melandri, Filippo Solibello, Elly Schlein, Carlo Petrini e altri. Nelle prime otto edizioni tutti i protagonisti hanno contribuito a fare di Circonomia una casa comune in cui incontrarsi e confrontarsi, dove impegnarsi con proposte, progetti, creazione di network informativi per diffondere questa buona economia e farne il principale traino della transizione ecologica. L'edizione di Circonomia, il festival dell’economia circolare e della transizione ecologica, quest’anno si è svolto a Fano dal 7 al 10 marzo.È stata l’occasione per conoscere le ultime novità in materia di sostenibilità e per partecipare a un dibattito aperto sul futuro del pianeta. Il festival, con un ricco programma di eventi, ha visto coinvolti artisti, giornalisti, attivisti, imprenditori, rappresentanti delle istituzioni e studenti. Un appuntamento imperdibile rivolto come sempre a tutti coloro che intendono contribuire a costruire insieme un futuro migliore per il pianeta e per le persone. Occorre ricordare, che, il quarto rapporto di Circonomia “retrocede” l’Italia dal primo posto nel cammino “green” in Europa. In proposito la Fondazione Symbola certifica che: Secondo il ranking, costruito su 17 diversi indicatori che misurano l’impatto ambientale diretto (impatto pro-capite delle attività economiche e civili su ambiente e clima), l’efficienza d’uso delle risorse e la capacità di risposta ai problemi ambientali, non siamo più primi in economia circolare com’eravamo fino all’anno scorso e fatichiamo molto più degli altri grandi Paesi europei nella transizione verso un’energia pulita libera dai combustibili fossili e amica del clima. Nonostante la grande perdita di velocità nella transizione ecologica, restiamo primi assoluti in uno dei 17 indicatori, il tasso di riciclo totale dei rifiuti: indicatore nel quale doppiamo la media dell’Unione europea – oltre l’80% contro meno del 40%. Questo primato italiano non si distribuisce in modo omogeneo tra le macroregioni: il Nord è sensibilmente più avanti rispetto al resto del Paese, e “assorbe” quanto meno nei numeri la condizione critica di grandi città – a cominciare da Roma – con interi territori soprattutto nel Sud dove la gestione dei rifiuti urbani è in uno stato di profonda e cronica inefficienza. Ma la crisi del nostro cammino “green” fotografata dal Rapporto di Circonomia è profonda e strutturale, soprattutto nel campo della transizione energetica dalle fonti fossili – carbone, petrolio, gas – alle nuove rinnovabili, che crescono meno della metà rispetto alla media UE. L’azzeramento in tempi rapidi dell’uso delle energie fossili come fonte di energia è come si sa decisivo per fronteggiare con efficacia la crisi climatica in atto, che vede proprio il nostro Paese come bersaglio privilegiato. L’Italia, in effetti, è uno degli epicentri della crisi climatica globale, con una temperatura media nel 2022 di 14 °C – cresciuta di quasi 3 °C rispetto al periodo pre-industriale: un aumento quasi triplo rispetto al dato globale. A Circonomìa festival è stato presentato anche un Rapporto Nazionale e Regionale sulla transizione ecologica curato da Duccio Bianchi, fondatore dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia, come gli annuali Rapporti Circonomìa, che mette in classifica le regioni italiane sulla base delle prestazioni di sostenibilità ambientale, evidenzia che Trentino-Alto Adige, Marche e, distanziate, Lombardia, Veneto e Toscana sono le migliori. “Circonomìa a Fano è il segno tangibile del successo della nostra rassegna giunta quest’anno alla sua nona edizione – ha dichiarato Francesco Ferrante, Vicepresidente di Kyoto Club tra i promotore del Festival – Abbiamo scelto Fano per raddoppiare Circonomìa perché qui abbiamo trovato grande interesse per l’obiettivo che da sempre è l’anima del nostro Festival: raccontare i contenuti e le ragioni della transizione ecologica a un pubblico, il più vasto possibile, con rigore e al tempo stesso con semplicità, e poi mettere in mostra le tante buone pratiche che vedono imprese, associazioni, istituzioni territoriali praticare già, nei fatti e con efficacia, il nuovo paradigma di uno sviluppo fondato sulla qualità ambientale”. In una fase cruciale di avvicinamento agli obiettivi che l’Europa si è posta al 2030, a cominciare dai target di riduzione delle emissioni di gas serra, crescita delle energie rinnovabili e miglioramento dell’efficienza energetica, correlati all’impegno per fronteggiare la crisi climatica, la corsa verso la transizione ecologica diventa come una maratona tra le regioni e macroregioni italiane, il rapporto le mette in classifica sulla base di un set di 25 diversi indicatori green, suddivisi in 3 categorie: – impatto sull’uso delle risorse (6 indicatori che misurano l’impatto ambientale diretto, considerato come impatto pro – capite, delle attività economiche e civili su ambiente e clima); – efficienza d’uso delle risorse (6 indicatori che misurano l’efficienza e la produttività di uso delle risorse, generalmente considerata rispetto al Prodotto Interno Lordo a parità di potere d’acquisto); – azioni di risposta e mitigazione (13 indicatori che misurano la capacità di risposta, sia pubblica sia privata, alla crisi energetica e climatica attraverso azioni di riduzione o mitigazione degli impatti). Questi in sintesi i dati che emergono dal Rapporto: – Trentino-Alto Adige, Marche e, distanziate Lombardia, Veneto e Toscana sono nell’ordine le regioni italiane con le migliori prestazioni di sostenibilità ambientale. – Sono 7 le regioni – Trentino-Alto Adige, Marche, Lombardia, Veneto, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria – che presentano un indice di circolarità superiore alla media nazionale.– In fondo alla classifica vi sono tutte regioni meridionali: ultima la Puglia, preceduta da Sicilia, Sardegna, Basilicata, Campania e Calabria.– Le regioni meridionali presentano un indice di sostenibilità ambientale sensibilmente più basso rispetto alle regioni del nord e del centro. Ciò evidenzia che livelli più bassi di pressione sulle risorse naturali in termini di consumo di materia e di energia – come sono nel Sud per effetto di un’economia più debole e dunque di minori consumi di materie prime – non rappresentano un vantaggio in termini ambientali. L’indice di sostenibilità, infatti, dipende da fattori di pressione, ma anche da fattori di efficienza e di risposta, che al contrario dei primi tendenzialmente crescono al crescere delle performance di sviluppo economico: lo sviluppo economico di per sé non è “insostenibile”, tutt’altro. – La macro – regione del Centro è l’unica che fa meglio della media nazionale in tutte e tre le categorie degli indicatori (impatto, efficienza, risposta). – Il “caso Marche”: Le Marche, che pure sono una delle regioni più manifatturiere d’Italia e dunque con la presenza più rilevante di attività economiche che producendo beni fisici consumano più risorse e più energia rispetto alle attività economiche “terziarie”, svettano in testa alla classifica, superate solo dal Trentino – Alto Adige che vanta un’antica e consolidata “primazia” in fatto di attenzione all’ambiente. Il risultato delle Marche è migliore di quello medio dell’Italia in 20 indicatori su 25. – Alle spalle delle Marche, la classifica green vede Lombardia e Veneto, regioni anch’esse con un elevato tasso manifatturiero del PIL: ciò rafforza la conclusione che sistemi economici a forte impronta manifatturiera, se caratterizzati da standard elevati di efficienza non sono necessariamente “divoratori” di energia e di materia. “Dalla nostra ricerca esce un’immagine dell’Italia della transizione ecologica a chiaroscuri, con regioni all’avanguardia della conversione green e altre che arrancano – ha commentato il Direttore del Festival Roberto Della Seta, presentando il Rapporto – Serve uno scatto in avanti che coinvolga tutti i territori, solo così potremo essere al centro del green deal e che non solo è indispensabile per fronteggiare la crisi climatica ma è una grande occasione di innovazione tecnologica e competitività economica. Come mostrano tanti esempi concreti, convertire all’ecologia produzioni e consumi non è soltanto necessario per l’ambiente: è anche utilissimo a rendere più moderna e competitiva l’economia, a creare lavoro, a migliorare la vita quotidiana delle persone”. Immagine di copertina: Regioni e Ambiente Read the full article
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ltalian Tech Landscape: Software Italiani lancia il primo studio sul settore software italiano.
ltalian Tech Landscape: Software Italiani lancia il primo studio sul settore software italiano. Software Italiani presenta a Milano il 21 febbraio 2024 l’Italian Tech Landscape, il primo studio in Italia sulle soluzioni Made In Italy nell’ambito dei software L’Italia ha il primo studio sul mondo dei software. Si chiama Italian Tech Landscape ed è un progetto nato dalla visione dell’imprenditore Max Brigida, fondatore dell’Ecosistema Software Italiani, con il patrocinio di Assosoftware, la collaborazione di Cerpem (il Centro Ricerche per il Mezzogiorno) e importanti player del settore della tecnologia come TeamSystem. Si tratta di uno step fondamentale per il panorama imprenditoriale italiano che già nel 2023 ha ottenuto un importante risultato: stando al primo Rapporto sullo Stato del Decennio digitale pubblicato dalla Commissione europea, il 70% delle aziende ha raggiunto almeno un livello base di digitalizzazione, in linea con la media UE. Questa iniziativa, da un lato, mira a promuovere il Made in Italy nell’ambito delle soluzioni software, di cui l’Italia è ricca grazie alle numerose startup operanti nel settore, con il fine ultimo di incentivarne l’adozione. Dall’altro, si pone l’obiettivo di indagare e classificare le aziende attive nel panorama dei software in Italia. Uno degli aspetti più interessanti dell’Italian Tech Landscape riguarda proprio il gran numero di aree in cui operano queste aziende tecnologiche: sono più di 30 ed abbracciano settori che vanno dall’intelligenza artificiale all'e-commerce, dalla sicurezza informatica all'Internet of Things, dimostrando la capacità dell’offerta software italiana di soddisfare una vasta gamma di esigenze e di potersi rivolgere a un gran numero di settori di mercato a livello internazionale. Sull’importanza di questo studio è intervenuto Max Brigida, ideatore del progetto: “Lo studio rivela il potenziale illimitato del settore software italiano e dimostra che l'Italia può competere a livello internazionale in termini di innovazione e tecnologia. Siamo fiduciosi che questa panoramica contribuirà a stimolare ulteriori sviluppi nel settore, attrarre investimenti e farci diventare la Silicon Valley Europea. Abbiamo tutto per poterlo fare e con questo studio vogliamo dimostrare la nostra forza tecnologica”. La presentazione dell’Italian Tech Landscape avverrà a Milano il 21 febbraio 2024 dalle 10 alle 12 presso ONEGROUPDAY con un evento ad hoc che consentirà non solo di conoscere il report completo, destinato a diventare un punto di riferimento del settore, ma anche di instaurare collaborazioni significative tra imprese, investitori e rappresentanti istituzionali con il fine di potenziare e promuovere un’ulteriore evoluzione del settore software italiano. Per chiunque fosse interessato e volesse partecipare all’evento di presentazione, sarà possibile iscriversi tramite questo link ( https://landing.softwareitaliani.com/2L779) per prenotare il proprio posto (necessario per accedere; capienza massima 150 persone). Per maggiori informazioni sull’evento invece visitare il seguente link (https://www.softwareitaliani.com/italian-tech-landscape).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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EBIM RECORDS a Casa Sanremo
EBIM Records fa il suo ingresso ufficiale a Sanremo come partner di Casa Sanremo
Nella settimana del Festival (dal 6 febbraio 2024 al 10 febbraio 2024) lo staff di EBIM, capitanato da Emanuela Bongiorni (editrice musicale, performer e fondatrice del progetto), farà conoscere a tutti gli addetti ai lavori il suo progetto editoriale e discografico.
EBIM Records è un’etichetta specializzata nella produzione di cantautori, band e cantanti che desiderano entrare e affermarsi nel mercato discografico. Nella sua sede di Lodi, offre percorsi formativi in songwriting, questi ultimi volti alla creazione di brani funzionali alla partecipazione a concorsi nazionali e internazionali.
La sede di EBIM è una vera e propria “factory artistica”: al suo interno, oltre a ospitare due studi di registrazione e un’aula canto, presenta anche un grande spazio polifunzionale dedicato alla creazione di videoclip e shooting artistici.
Con più di mille brani pubblicati sulle piattaforme, circa cento artisti nel suo roster e collaborazioni con autori multiplatino, EBIM Records è sempre alla ricerca di nuovi talenti, con l’obiettivo di cambiare il mondo una canzone alla volta. Nella settimana del Festival, EBIM lancerà il suo nuovo progetto: 300 Note, un magazine di approfondimento dedicato alla cultura musicale in tutte le sue sfaccettature.
A guidare l’etichetta discografica EBIM Records c’è Emanuela Bongiorni, artista poliedrica dalle mille esperienze. A partire dal 2010, Emanuela ha prestato la sua voce in diversi brani nel programma musicale Sing Ring, presente sul portale web Virgilio, mentre la carriera live l’ha portata a partecipare a diverse trasmissioni televisive su 7Gold Musica e Canale Italia. Nel 2012 è diventa cantante e corista di Fiordaliso. Nel 2013 Emanuela ha fondato la sua band, con la quale ha iniziato a fare serate in giro per l’Italia (circa 160 eventi all’anno). L’anno seguente è partita la sua collaborazione con Luca Sala, pluripremiato autore di artisti del calibro di Emma Marrone e Tiromancino. Nel giugno 2017 è stata ospite del programma Mediaset Quinta Colonna, dove si è esibita interpretando alcuni successi di Mina e al termine dello stesso anno ha pubblicato l’album Veleno.
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Junior Eurovision Song Contest 2023 a Nizza
Manca poco per la partecipazione della Rai al Junior Eurovision Song Contest, versione giovanile della popolare competizione canora, che si terrà nell’ultimo weekend di novembre. A rappresentare l’Italia per il saranno due artiste provenienti dalla prima edizione italiana di The Voice Kids: la vincitrice Melissa Agliottone, di Civitanova Marche, con l’altra finalista Ranya Moufidi, di Ciserano (Bergamo), in un inedito duetto ed entrambe le cantanti hanno meno di 14 anni, così come richiesto dal regolamento della gara europea. La manifestazione, ora giunta alla ventunesima edizione, si terrà domenica 26 novembre a Nizza, in Francia, che è stato il paese vincitore dell'edizione del 2022, mentre la canzone con cui Melissa e Ranya rappresenteranno l’Italia verrà presentata nei prossimi giorni. Direttore artistico del brano è il cantautore Franco Fasano, che ha un’ampia esperienza nella produzione di canzoni per bambini e ragazzi. Anche quest’anno Rai Kids seguirà il Junior Eurovision Song Contest con una diretta, da Nizza e dagli studi Rai di Torino, prevista nel pomeriggio di domenica 26 novembre su Rai 2 e RaiPlay, dove a commentare la manifestazione sarà il conduttore Mario Acampa insieme ad altri ospiti. Il Junior Eurovision è un mezzo per dare spazio a giovanissimi talenti di tutta Europa e di far conoscere, con canzoni e coreografie, la ricchezza delle tradizioni artistiche e musicali del nostro continente. Con Heroes, lo slogan di questa edizione, il Junior Eurovision Song Contest 2023 avrà quest’anno la partecipazione, oltre all’Italia, di Albania, Armenia, Estonia, Francia, Georgia, Germania, Irlanda, Macedonia del Nord, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Ucraina. Rai Kids si è occupata della scelta delle giovani interpreti e del brano, in collaborazione con Universal Music Italia, per la produzione del brano delle due giovani artiste, con la collaborazione e la supervisione della Direzione Relazioni Internazionali e Affari Europei della Rai, a cui è affidato il coordinamento delle attività legate all’evento, con particolare riferimento ai rapporti con la produzione dell’Host Broadcaster France Télévisions e l’European Broadcasting Union. Read the full article
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