#partigiani stavano “combattendo”
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semprelibera · 1 year ago
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L'unica volta in cui viene riconosciuto il danno fatto dalla pornografia è quando ciò viene utilizzato come scusa per giustificare un fottuto stupro di gruppo. Ma vaffanculo a sto paese di merda. Dio cane laido e tutti i santi impestati, ch esploda sto paese.
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edsitalia · 4 years ago
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EDS4
20) L'amore è un lusso
È stata la nostra ultima volta, pensavo che avrei avvertito un velo di tristezza ma quello che provo è più simile ad un senso di liberazione. 
Mi alzo dal letto sfatto dove il suo corpo addormentato giace in una posa rilassata, l’unico momento in cui può permettersi di abbassare la guardia. Raccolgo l’abito da terra e mi rivesto, lasciando per ultimi i ganci della giarrettiera che tengono le calze. Sono l’unica in paese a portare ancora calze di nylon, sono introvabili, troppo costose per la povertà che ci ha messo in ginocchio e certe frivolezze non sono più in cima alle nostre priorità. La verità è che nemmeno io me lo posso permettere, si tratta di un regalo, che insieme agli altri ricevuti, sta facendo insospettire. Sono sempre stata molto attenta a non farmi scoprire, per venire qui, entro dalla strada parallela passando per la cucina della trattoria dove lavoro, attraverso il locale ed esco dalla porta principale collegata alle camere in affitto. Qui, l’odore è sgradevole, sa di muffa e stantio, nessuno si prodiga nella pulizia di queste stanze che vengono occupate dai nazisti. Gli squadroni arrivano una volta alla settimana, piombano nelle strade con arroganza e violenza, in cerca di tracce dei partigiani che si nascondono sulle montagne. Dappertutto c'è solo fame, freddo e tanta disperazione. Dicono che la guerra la stiamo perdendo e che finirà male, ma io cerco di scacciare il pensiero perché nascosto tra quelle montagne c'è anche mio padre e con lui, i miei amici, quei ragazzini che con appena un filo di barba sono stati catapultati con scarponi buchi e divise con le toppe, a salvare una patria che non volevano nemmeno difendere. Papà è un disertore, così vengono chiamati quelli che hanno deciso di andare contro il duce, quelli che hanno scelto di salvare il popolo italiano combattendo contro questi maledetti nazisti; uomini che lottano per tenere salda la loro dignità.
Sono passate più di tre settimane ormai dall’ultima lettera di papà e iniziamo a temere il peggio, la mamma piange tutte le notti e all’alba consuma il rosario in cerca di un segno. Finge, perché io lo so che ha smesso di credere in Dio molto tempo e molto dolore fa.
Lui, è arrivato in paese un giorno insieme ai suoi sottoposti, avrebbe dovuto fermarsi il tempo di una ronda ma un focolaio di polmonite l’ha costretto a letto e a una lunga degenza. Io, come tutti in paese, ho desiderato che morisse, sarebbe stato un orrore in meno che camminava su questa terra, ma Hans sapeva come curarsi, in Germania aveva studiato medicina. Su ordine del comandante, la trattoria mi mandava ogni giorno a portargli i pasti caldi e ad accertarmi che stesse recuperando le forze, io andavo controvoglia e qualche volta ho sputato dentro il piatto prima di portarglielo, versando così il disprezzo che provavo per lui e per tutta la sua nazione.
Hans parlava un poco di Italiano e mi trattava in modo gentile, ringraziava e sorrideva quando entravo nella sua camera buia. Io lo odiavo ancora di più per questo, non rispondevo nemmeno ai suoi saluti pronunciati con quel forte accento tedesco. Finché un giorno, entrando nella stanza, l’ho trovato addormentato. Era una giornata estiva di quelle torride in cui il sudore ti si appiccica addosso e il torpore avvolge tutte le cose, il suo corpo nudo era sdraiato di traverso sul piccolo letto. Non avevo mai visto un uomo completamente nudo, le mie esperienze fino ad allora, si erano limitate a toccare senza guardare, così come il pudore ci aveva insegnato. Ma anche il pudore, con l’arrivo della guerra, è diventato un vezzo che non ci si poteva più permettere. Quella vista ha riportato in vita istinti sopiti da molto tempo, è stato come se le mie cellule venissero risvegliate da un sonno profondo. Mi sono avvicinata, come attratta da una forza magnetica e mi sono soffermata a guardare la schiena muscolosa e la curva dei glutei, sembravano duri, sicuramente allenati dalle lunghe marce. La mia attenzione è stata catturata da una serie di striature sulla pelle, segni di cicatrici da frustate e di quelle, ne avevo già viste fin troppe. Mi sono chiesta cosa avesse fatto per esser stato punito in quel modo e la mia testa ha iniziato a fantasticare trasformandolo da carceriere in vittima del sistema.
Accade così, basta un attimo, un dettaglio e i sentimenti si fanno strada bucando anche la corazza più dura. Accade così, che si abbassa la guardia.
La mia mano si è mossa da sola, volendo andare a tastare i solchi lasciati dalla tortura, con tocco leggero ho percorse le righe fino a che la sua mano mi ha afferrato il polso con forza facendomi trasalire, poi mi ha guardato dritto in faccia, prima di baciarmi. Mi aspettavo un assalto rude e invece mi ha sorpreso cercandomi con una certa dolcezza, con gesti misurati, come se volesse chiedere il permesso. La sua bocca è scesa lentamente lungo il mio collo mentre le mani mi stringevano i fianchi. Ho avvertito il calore tra le mie cosce e ho riconosciuto la fame di contatto, quel bisogno ancestrale di sentirsi vivi quando tutto il mondo intorno sta marcendo. Ho lasciato che la sua bocca scendesse sul mio seno, esposto dopo che l’unico bottone del mio vestito liso si è aperto, mentre le sue mani erano scivolate sotto la gonna e stavano già sfilando l’intimo. Con calma mi ha invitato a sedermi sopra di lui, sdraiandosi sulla schiena e offrendomi, nella sua totale nudità, la vista del suo sesso eretto e duro. La mia testa era ovattata, persa in una trance di emozioni, a differenza del mio corpo che sembrava sapere esattamente come comportarsi. L’ingresso è stato doloroso ma non tanto come immaginavo, la voglia stava facendo il suo dovere lubrificando la mia intimità. Hans aveva atteso il momento, penetrandomi poco alla volta, fino a che aveva capito di poter spingere un po’ di più. È venuto poco dopo, uscendo da me. Il suo orgasmo mi ha risvegliato dal sogno lucido che stavo vivendo, con velocità sorprendente mi sono infilata le mie mutande e sono fuggita via, il volto paonazzo e la mia voglia ancora pulsante in mezzo alle gambe. Sono corsa fino a casa e mi sono rifugiata nella stalla, dove ho lasciato che le mie mani finissero il lavoro rimasto in sospeso, esplodendo in un pianto disperato e colpevole.
Il giorno dopo sono tornata per portargli il pranzo, un po’ intimidita e decisa a non farmi toccare mai più. L’ho trovato seduto alla piccola scrivania intento a scrivere una lettera, non ha nemmeno alzato lo sguardo su di me quando sono entrata nella stanza. Me ne stavo andando, piena di rabbia e di vergogna, quando mi ha richiamato e attirandomi a sé, mi ha baciato con una passione che avevo visto solo al cinema.
È così che è iniziata la nostra storia. Mi ha istruita ai piaceri del sesso, con lui ho imparato a godere e a farlo godere.
Qualche volta mi fermo un po’ di più e parliamo, nel suo Italiano stentato mi racconta cose che con il tempo ho capito quanto potessero essere utili a tutti. Con un po’ di astuzia ho imparato a fare le domande giuste e sono riuscita a farmi dire come sono organizzati i turni di guardia, le squadre, gli addestramenti e anche gli spostamenti. A volte, con la scusa di insegnargli la nostra lingua, gli chiedo di tradurre le lettere che scrive e registro tutte le informazioni importanti. Sono diventata una spia e sono fiera di me. Quando torno a casa, riporto tutto in lettere che partono verso le montagne, passano di mano in mano con la speranza che arrivino ai partigiani e soprattutto a mio padre.
Hans dice di amarmi e io gli rispondo che lo amo anch’io ma non esiste l’amore per chi sa di poter morire da un momento all’altro, l’amore è un lusso che, chi soffre la fame e vive di paura, non si può permettere. Da quando è guarito gli capita di andare e tornare dalla città e porta con sé sempre qualche regalo: cioccolato, calze di nylon, sigarette e a volte medicine. Le porto a casa e le nascondo, so che mia madre non le accetterebbe mai, ma so che, se un giorno dovesse averne bisogno, non si farebbe troppe domande sulla loro provenienza.
Domani Hans partirà per una missione che lo porterà lontano, dice che tornerà presto ma non sa che quando lo farà non mi troverà più, anche io sono in partenza, vado sulle montagne, voglio avere notizie di mio padre prima che mia madre muoia di crepacuore.
Mi aggiusto il grembiule e mi piego per dare un ultimo bacio a quest’uomo che, a suo modo, è stato importante per me, ma il tonfo della porta che viene spalancata di colpo me lo impedisce, facendomi trasalire. I miei occhi sono sbarrati dallo stupore, davanti a me distinguo la canna di un fucile carico. Lo sparo rimbomba nell’aria, improvviso e fulmineo, seguito da un filo di fumo. Nel tempo di un attimo, il mio amante giace riverso e senza con vita, con una pallottola in fronte e la bocca aperta per il terrore. Io sono atterrita, così scossa da non riuscire a reagire né a proteggermi dal secondo colpo che mi colpisce dritta al petto. Il rumore mi esplode nelle orecchie, un ultimo barlume di lucidità mi aiuta a vedere in faccia l’uomo che, con gelida freddezza, ha messo fine alla mia giovane vita. La vista si annebbia, mi rimane solo un fiato per esalare le mie ultime parole: “Bentornato papà…”.
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semprelibera · 1 year ago
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L'unica volta in cui viene riconosciuto il danno fatto dalla pornografia è quando ciò viene utilizzato come scusa per giustificare un fottuto stupro di gruppo. Ma vaffanculo a sto paese di merda. Dio cane laido e tutti i santi impestati, ch esploda sto paese.
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