#parco aricheologico
Explore tagged Tumblr posts
Text
Pompei@Madre: un cortocircuito riuscito tra passato e presente
di Stefano d’Alessandro
Quello del dialogo fra antico e contemporaneo è un tema dibattuto dalla museologia da moltissimi anni. Al di là del mero accostamento di opere prodotte in differenti epoche storiche, però, il "cortocircuito" funziona davvero quando l'allestimento riesce a far emergere le qualità intrinseche che rendono in qualche modo classico il contemporaneo e incredibilmente attuale l'antico; quando, insomma, il risultato è una proficua integrazione stilistica che renda palese la vicinanza di mondi solo apparentemente lontani.
E' il risultato che hanno raggiunto con successo Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei, e Andrea Viliani, direttore del Madre, con la mostra Pompei@Madre. Materia Archeologica, allestita al Museo di Arte Contemporanea di Napoli.
L'esposizione si divide in due parti, separate non solo dallo spazio fisico, ma anche per il loro differente punto di vista sul tema. Al piano terra, reperti di Pompei dialogano con la collezione permanente: ognuna delle stanze create ad hoc dagli artisti per il Madre è stata accostata concettualmente ad un ambiente delle domus romane. E così, la stanza con l'installazione Il cielo di San Gennaro di Fabro è diventata l'atrio con l'impluvium, la vasca progettata per raccogliere l'acqua piovana, e al suo interno sono ospitati strumenti per lo scolo dell'acqua; quella decorata con il grande affresco Ave Ovo di Francesco Clemente, dedicato a simboli e misteri di Napoli, si è trasformata nel triclinium, il locale in cui veniva servito il pranzo, ed ospita oggetti d'uso quotidiano, tavoli e Lecti Conviviales; la stanza con l'opera di Richard Long, Line of Chance, realizzata con un elemento primordiale come il fango, è diventata la cucina, e il riferimento al fango è legato ai recipienti in argilla e terracotta in cui venivano cucinati e consumati i pasti.
Passato e presente sembrano dunque sovrapporsi: percorrendo la mostra, abbiamo la sensazione di muoverci su due piani temporali differenti, quello dell'Antica Roma e quello della contemporaneità; il loro contatto però non è cacofonico, ma sapientemente studiato per divulgare e, al tempo stesso, stupire, emozionare, far riflettere, come solo l'arte riesce a fare.
Tra gli accostamenti più riusciti ne citiamo due: il primo è quello della stanza di Mimmo Paladino, in cui la dimensione astorica della solitudine umana viene evocata dall'accostamento tra il manichino bianco sospeso con il volto rivolto al muro della sua opera Senza Titolo, e uno dei calchi umani rinvenuti a Pompei. Il secondo è quello della sala di Rebecca Horn, che per il museo ricava, da uno dei teschi del Cimitero delle Fontanelle di Napoli, delle riproduzioni in ghisa: una sorta di memento mori in cui però la morte non assume una dimensione tragica ma elegiaca, accostato dai curatori alle lapidi di Pompei, che allo stesso modo oggi non testimoniano la morte, ma le vite di chi su questo mondo ci è passato, anche se molto prima di noi.
La mostra prosegue poi al terzo piano, ma con una veste differente. A differenza della precedente sezione, qui sono state selezionate opere che richiamano, in maniera diretta o indiretta, alla storia di Pompei. Il quadro che viene restituito è che l'immaginario di Pompei ha affascinato artisti di ogni epoca, in quanto metafora di rinascita dopo la distruzione.
E così, dagli scatti della statuaria classica realizzati da Luigi Ghirri e Mimmo Jodice traspare la fascinazione per l’archeologia come indagine delle nostre radici; dagli schizzi architettonici di Le Corbusier emerge l’ammirazione per la tecnica e la cultura scientifica dei romani; dall’ufficio pieno di cenere di Jimmie Durham l’empatia del dramma di una tragedia che coglie le persone durante la loro quotidianità.
Particolarmente suggestiva la sezione dedicata all'iconografia del Vesuvio: da Wharol a Rauschenberg fino a Piranesi e molti altri, tanti sono stati gli artisti che hanno deciso di omaggiare questo gigante che scruta Napoli, elevandolo ad icona di una città che, nonostante eruzioni e terremoti, è saputa rinascere ogni volta, anche grazie all’arte.
Stefano D'Alessandro, laureato in Arti Visive presso l'Università di Bologna
#stefano d'alessandro#massino osanna#parco aricheologico#pompei#andrea villani#madre#napoli#pompei@madre#mostra archeologica#museo arte contemporanea#fabro#ave ovo#francesco clemente#richard long#mimmo paladino#rebecca horn#luigi ghirri#le corbusier#wharol#rauschenberg#piranesi#arti visive#università di bologna
2 notes
·
View notes