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Vincoli ambientali non fanno decollare l'eolico italiano
Perché l’eolico in Italia non decolla (e in Europa va a gonfie vele). I numeri roboanti in Ue, mentre il nostro Paese non cresce. Il ritmo delle nuove installazioni. Vento in poppa per l'eolico in Europa, ma in Italia le pale non decollano. Nel 2022 l’eolico e il solare hanno generato un quinto dell’elettricità dell'Ue (22%), superando per la prima volta il gas fossile (20%) e rimanendo ben al di sopra dell’energia da carbone (16%), in base ai risultati dell'European Electricity Review del centro studi energetico Ember, secondo cui la risposta politica dell’Europa all’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 è stata quella di accelerare la transizione elettrica. L'eolico, in particolare, ha coperto il 17% del fabbisogno elettrico del continente (+9% rispetto al 2021) e quest'anno andrà anche meglio, dato il ritmo delle nuove installazioni.
Eolico a gonfie vele in Europa, ma non in Italia (Ansa) Nel 2022 le nuove installazioni eoliche in Europa sono state pari a 19,1 gigawatt (16,7 gigawatt onshore e 2,5 gigawatt offshore), con un aumento del 4% rispetto all'anno precedente, in base ai dati diffusi da Wind Europe. Nonostante il difficile contesto economico e le difficoltà della catena di fornitura, il 2022 è stato un anno record: Germania, Svezia e Finlandia sono in testa alla Top 10 dei Paesi europei per le nuove installazioni, con oltre 2,6 gigawatt di nuove pale per la Germania e quasi 2,5 gigawatt di nuovi impianti per Svezia e Finlandia. Seguono la Francia, con oltre 2 gigawatt di nuove installazioni, il Regno Unito, la Spagna, la Polonia e l'Olanda. L'Italia si piazza appena al nono posto della graduatoria, con meno di mezzo gigawatt di nuovi parchi eolici nel 2022. Così, all'inizio di quest'anno l'Ue a 27 disponeva di una capacità eolica installata di 204 gigawatt complessivi, di cui 188 onshore e 16 offshore. I Paesi con maggiore capacità installata sono la Germania, con oltre 66 gigawatt, la Spagna (30), la Francia (21), la Svezia (15) e l'Italia (12). In alcuni Paesi europei l'energia del vento copre ormai una parte rilevante del fabbisogno elettrico. Nel 2022, in particolare: il 55% in Danimarca, il 34% in Irlanda, il 26% in Germania e Portogallo, il 25% in Spagna e Svezia, il 19% in Grecia, il 14% in Finlandia, il 13% in Belgio e Croazia, il 12% in Austria, Romania e Lituania, l'11% in Polonia, l'8% in Francia ed Estonia, il 7% in Italia. Anche il Regno Unito attinge all'eolico per buona parte della sua elettricità: il 28% nel 2022. In base alle previsioni di Wind Europe, l'Europa installerà 129 gigawatt di nuovi parchi eolici nel periodo 2023-2027, di cui 98 gigawatt nell'Ue a 27, cioè in media 20 gigawatt di nuove pale all'anno. Una crescita importante, ma non sufficiente a centrare gli obiettivi di decarbonizzazione del sistema elettrico posti dalla Commissione. Per raggiungere i suoi obiettivi al 2030, l'Ue dovrebbe costruire in media oltre 30 gigawatt all'anno di nuova potenza eolica, quindi le installazioni sono in forte ritardo Perché l’Italia non decolla Per non parlare dell'Italia, dove le nuove installazioni procedono a passo di lumaca, per la storica difficoltà di ottenere le necessarie autorizzazioni. Contrariamente al mito dell'Italia Paese con “poco vento”, il potenziale eolico onshore italiano è almeno doppio rispetto agli impianti esistenti, secondo i calcoli dell'Anev, tanto che al 31 dicembre 2022 Terna ha ricevuto 75 gigawatt di richieste di connessione per parchi eolici onshore e 104 gigawatt per l'offshore (che in Italia non c'è, malgrado la folla di progetti). Basta fare un confronto con i 12 gigawatt scarsi già installati per capire che l'eolico italiano potrebbe decollare alla grande se si togliesse il tappo delle autorizzazioni bloccate e dei ministeri recalcitranti. Read the full article
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