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#oggi rubando
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PRIMA PAGINA Identita di Oggi domenica, 08 settembre 2024
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deathshallbenomore · 2 months
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treno in ritardo di ottomila minuti quindi ho ripiegato su un regionale, ma almeno con me c’è il libro di olga cara comprato oggi e appena arrivo a casina mi attendono doccia e magnesio e potassio. sto pure rubando elettricità a trenitalia, i’m thriving i promise
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apropositodime · 6 months
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Oggi la mia amica Anna mi ha detto :
Ti ho sognata, stavi rubando in un supermercato.
Io:
Una premonizione insomma! Che qui la povertà incombe.😅
Rido va. E sparo una banalità.
Sono ricca dentro 😂
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Mi vergogno. Non c’è molto da dire. Voi mi premiate, mi concedete questo riconoscimento, e io mi sento un ladro, che vi deruba della vostra fiducia.
Eppure, prima che cambiate idea, non posso fare a meno di accettare le vostre lusinghe.
Come sempre, a ogni vittoria corrisponde una sconfitta. E io non so mai da che parte stare: con i vinti o con i vincitori.
La vergogna è un sentimento sano, e anche ingiustamente disprezzato. Da qualche parte ho letto che là dove l’uomo arrossisce, inizia il suo essere più nobile. Tra tutti gli animali, siamo gli unici a provare imbarazzo, o se non altro gli unici a dimostrarlo. La vergogna, forse, è un modo discreto per uscire dall’anonimato: quel volto che prima ci appariva identico agli altri, di colpo è riconoscibile, viene visto, le guance tinte di imbarazzo.
Ho molte ragioni per essere imbarazzato oggi, qui di fronte a voi. A scuola – è inutile tenervelo nascosto – sono stato un alunno terribile. In terza elementare, alla fine dell’anno, insieme alla pagella mi hanno dato il libretto di lavoro: avevo passato così tanto tempo in corridoio che mi avevano assunto come bidello.
E ora mi ritrovo in cattedra. È un ruolo che proprio non mi si addice. Anzi, se non fosse per voi, non sarei nemmeno qui. Ciò mi rassicura un poco, perché ancora una volta posso condividere un successo, o l’ennesimo fallimento, con alcuni complici, più o meno volontari.
Questa, in fondo, è una laurea che date prima di tutto a voi stessi, alla vostra magnanimità, e, in secondo luogo, a chiunque abbia condiviso parte del mio lavoro e delle mie insicurezze. In realtà questa lezione dovrebbe essere un semplice elenco, come i titoli di coda di un film.
Io, senza gli altri, non sono nessuno. Sono davvero vuoto. Anche questo discorso l’ho scritto insieme a un amico, rubando qualche frase qua e là. È dai tempi della scuola che vado avanti così: la mia maestra si arrabbiava perché non avevo neanche la furbizia di copiare dagli studenti più bravi.
Come vedete, sono un pessimo modello. A volte credo persino che il mio lavoro incarni alcuni valori dei quali dovremmo essere imbarazzati. Ma l’arte è uno specchio: ci restituisce l’immagine di ciò che siamo, o di ciò che diventeremo. E gli specchi attraggono, anche quando sono poco lusinghieri.
A guardarlo così, riflesso nello specchio dell’arte, il mondo non è che sembri un posto particolarmente accogliente. Nell’arte e nella realtà, a volte il mondo ci appare come se fosse temporaneamente nelle mani di un dio sbagliato, mentre quello vero se ne resta fuori dal gioco. Sono un pessimista forse, ma allo stesso tempo credo che nel mondo ci siano molte altre consolazioni da cui trarre beneficio: amore, cibo, musica, l’immensa varietà di lingue e di facce, e poi il brusio continuo delle immagini.
Ecco, forse dovrei parlarvi delle immagini, perché dopo tutto è con le immagini che parlo. Se sono finito a fare l’artista – qualsiasi cosa questo significhi – deve essere stato proprio per trovare una via di fuga dalle parole: un modo per inventarsi un linguaggio che fosse più mio. Non che poi abbia inventato chissà che: anzi, a volte mi sono accontentato di spostare un’immagine da un posto all’altro, semplicemente. È un piccolo cortocircuito che si crea in queste situazioni, dal quale possono scaturire mille scintille, anche pericolosissime.
Forse delle immagini mi affascina proprio questa ambiguità: la possibilità di non controllarle mai fino in fondo. Non so esattamente perché, ma mi sembra sempre che le immagini non appartengano mai a nessuno e che invece siano lì, a disposizione di tutti.
A differenza delle parole poi, le immagini mi sembra che pretendano sempre un’interpretazione. Con le parole puoi dire Sì o No, con le immagini le cose si fanno più complicate. Anzi, se avessi il coraggio di insegnare qualcosa, direi: “Diffidate sempre delle immagini univoche”. Le immagini a senso unico sono spazzatura per gli occhi e per il cervello: inquinamento visivo allo stato puro.
Le immagini che mi interessano di più sono quelle che non capisco. O meglio, quelle che sembrano contenere in sé una molteplicità infinita di significati. Non so nulla di sociologia, ma forse le immagini che mi piacciono davvero – e poco importa che siano mie o che le abbia create qualcun altro – sono abbastanza simili a ciò che voi chiamate società, o se non altro sono simili a ciò che mi ostino a immaginare come una società ideale: sono un coro di voci, un frastuono di interpretazioni e suoni discordanti, che misteriosamente trovano un equilibrio. E per di più questo equilibrio non è fondato su alcuna gerarchia: nessuna voce sovrasta le altre, nessuna interpretazione può avocarsi un diritto di superiorità, nessun suono è rumore. Le immagini migliori sono come tante piccole torri di Babele che restano misteriosamente in piedi: tremano forse, ma non crollano. Anzi attingono nuova forza dalle continue oscillazioni che scuotono le loro fondamenta.
Dalle immagini ho anche imparato qualcosa sul mondo: ho imparato ad accettare tutto. E soprattutto ho imparato a non sottovalutare nessuno. Non posso certo illuminarvi sulla nostra società: ne sapete molto più voi. Eppure posso testimoniare che non c’è persona che non sia in grado di cambiarti la vita. Preso a piccole dosi, l’uomo è un animale piuttosto straordinario, capace di dissennati gesti di generosità, a volte al limite dell’autolesionismo.
Anche questa laurea ne è una dimostrazione: in fondo è come entrare a far parte di un club esclusivo, che se ha accettato la mia nomina poi così esclusivo non doveva essere. Ecco ciò che mi piace di questa laurea, e di cui vorrei ringraziarvi davvero: per un attimo, tutti questi professori, e tutti i professori nel mondo, e i professori dei professori, ecco tutti mi sembrano più vicini, e se sono più vicini a me, allora significa davvero che possono essere più vicini a tutti.
Per me questa laurea non e’ una promozione: non sono io che mi innalzo, forse sono i professori che hanno deciso di declassarsi, di abbassarsi al mio livello. E mi sembra un buon segno: un modo per riavvicinarsi, per mescolare le carte.
Mia madre diceva che senza un pezzo di carta non si arriva da nessuna parte. Mentre vi ringrazio, non posso tenervi nascosto di essere terrorizzato a morte: spero che questa cerimonia non segni un punto di arrivo. Mi piace credere che sia solo una tappa, non il capolinea.
Non so a chi si diano di solito le lauree ad honorem, o le lauree in generale, ma spero siano destinate a chi ha ancora voglia di imparare, e non a chi crede di sapere già tutto.
Maurizio Cattelan
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elenamirulla · 2 years
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Vorrei ampliare il discorso che facevo ieri sull'AI, intelligenza artificiale che tramite sito/app fa una rielaborazione di immagini già esistenti secondo la descrizione che avete dato. In pochi secondi, gratis. Letteralmente rubando lo stile di artisti veri, umani anche esistenti (che stanno giustamente protestando per il furto). Ovviamente alla maggior parte della gente non frega una cippa se il disegno in questione glielo fa un'app o una persona vera e reale che ci paga le tasse e che deve dar da mangiare ai suoi figli. A loro interessa semplicemente il risultato. Veloce, gratis. Perché mai dovrebbero chiedere a ME, semplice umana che necessita di tempo e soldi quando ha a disposizione un'app che tutto gli crea senza troppe menate e magari anche meglio? Sono in pochi a capire ed apprezzare l'opera di un disegnatore, il lavoro che c'è dietro. Tutti i santi giorni mi vengono chiesti disegni gratis, perchè dai, il disegnatore cazzeggia, fa i disegnini, i pupazzetti, beato lui che non fa un cazzo, da che mondo è mondo l'artista deve morire di fame e soffrire, si sa. Quindi che cavolo vogliamo ora? Persino lamentarci perché il nostro campo è a rischio? Gli altri in altri settori hanno diritto di protestare perché hanno "un lavoro vero", ma noi no, dai. I profani non capiscono e continuano a farsi il ritrattino con l'app, ma oggi siamo noi disegnatori, domani magari altri campi, forse il vostro. Quel che mi spaventa di più sono i colleghi che minimizzano dicendo che tanto è l'AI esiste e ce la dobbiamo tenere, che ormai è un dato di fatto, che non si può fermare il "progresso", che solo i "migliori" ne usciranno vincitori, che già al tempo della fotografia era stato detto che l'arte era morta e noi che abbiamo paura siamo solo degli esagerati allarmisti (e spero sia così, davvero). Continua nei commenti perchè non ci sta ---> #supporthumanartists #artstation #trendingonartstation https://www.instagram.com/p/CmOP5TlsGNn/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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poesiatriste · 4 months
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Cedersi a qualcuno non significa trovare un letto, una notte, un momento, una sc*p*ta e il giorno dopo è stato tutto un miraggio...ma 'cedersi' veramente...significa abbandonare ogni tipo di pudore, lasciarsi guardare da quegli occhi, intensi e meravigliosi, che ti capiscono e non ti giudicano ma ti fanno sentire veramente amata, farsi tratteggiare le zone distrutte dal terremoto solo da quelle mani, l'unico tocco che vorresti, lo immagini, lo sogni, lo comprimi con forza sul tuo cuore e ti lasci guidare, nessuna vergogna, lo necessiti, stai desiderando ciò che avresti voluto fare da tanto tempo solo con lei, con quel profumo inebriante che inizia a provocarti, con quella familiarità che ti consola, è spontaneo senza imbarazzo o stordimento, senti di non volertene liberare lo gridi ancora più forte, respiri affannosamente come se implorassi pietà per farla smettere ma ne vuoi ancora, vuoi solo che ci sia lei in quel momento e per tutta la vita, non vuoi cederti a nessun altro, l'ho promesso io voglio cedermi solo a te, non voglio desiderare altro, vuoi che ti tenga le mani e ti baci....in quel momento perdi totalmente i sensi, perdi te stessa ma ritrovi la tua integrità fisica nel suo corpo come se foste diventati una cosa sola...ed è così tutte le volte, non mi era mai capitato con nessuno prima d'ora. 💫 Voglio urlarlo ancora. Ancora e ancora fino a farti dubitare della veridicità di ciò che hai vissuto e sperimentato fino ad oggi. Io non voglio portarti a 'letto' voglio portarti nel mio 'ancora' come dice Emma...cosa significa? sssh vengo a dirtelo stanotte❤
'Ancora' 🙊 aaaaah
Io entro adesso💦 facendo piano e ricoprendoti d'argento...🙈👅
Aaaah, io vengo adesso🤤
rubando alle ginocchia il tempo di tremare🙊 io entro adesso👌🏻👈🏼 facendo piano e ricoprendoti d'argento.🌈
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-Autru ca paradiso dentro di me😏 hahahha ma cosa ne sai.. 🙈🙉🙊😅
@occhicastanitristi-blog @delusa-da-tutti @cuoregelidoo-blog
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Contro il cyberbullismo
Parte 2 Chuffa.it è un nome di pura fantasia ma se cercate sul web sapete di cosa parlo, conobbi alcuni iscritti in cam e da li cominciò il mio calvario. Gran parte di questi utenti compivano a mia insaputa attività di hacking dal mio pc, rubando foto, indirizzi, documenti e addirittura mandando le loro spie ( ovvero finte innamorate e finte single, separate e divorziate ) che dietro pagamento cercavano di acquisire dati personali, informazioni mie personali. Dato che non cascai a tale comportamento al solo scopo di truffare, non solo intelligentemente mi rifiutai di dare un euro a queste persone, ma scoprii che dietro c'era anche una pubblicità volta ad incrementare gli introiti del sito. Una volta che compresi questa verità decisi di allontanare queste persone, che spesso e volentieri utilizzavano account fasulli sempre all'interno del social stesso per stalkerare, cyberbullizzare e addirittura minacciare, dato che ero considerato pur comportandomi bene, fastidioso per il loro business. Voi giustamente direte, ma i moderatori e gli admin non intervenivano? Assolutamente no. Gran parte dei moderatori e admin accoglievano tale atteggiamento, con risate di scherno e offensive, finchè scopri che addirittura anche il mio pc era hackerato. Decisi anche di cambiare social e vi confesso che i meno gettonati, senza dire quali con meno funzioni risultano essere ancora decenti. Mentre i alcuni nuovi brand ormai sono veramente commerciali e imprenditoriali e si è persa la possibilità di chattare e conoscere serenamente, come si faceva nei lontani anni 90, quando internet ed i primi client peer-to-peer erano un innovazione. Detto ciò dato che avevo molte competenze tecniche da un paio d'anni a questa parte decisi di creare la mia community www.djframix90.cloud e da li cominciai a suonare in streaming ( mio personale ) 10 brani giornalieri mixati, senza includere un filo di pubblicità. Nonostante io abbia piu' volte proceduto a segnalare questa community aprii un sito mio ed effettivamente, decisi di dedicare la mia attenzione alle recensioni ( non dirò la piattaforma ) lasciandole tecniche attenendomi alle linee guida. Ogni qualvolta da qualsiasi pc entro in quella community ( di cui non ho fatto il nome ma sappiate che è recensita al peggio e nonostante ciò resta ancora aperta ) oltre alle offese,il turpiloquio, ed i contenuti spinti anche utilizzando alcuni programmi di protezione virtuale ( VPN/TOR ), questi hackers riescono sempre a farla franca. Addirittura questi hackers rubando/clonando il mio indirizzo ip personale per autorecensirsi negativamente ricattando gli utenti. Dopo questa lunghissima premessa oggi sabato 27 gennaio 2024 decisi di trovare uno spazio tumblr per raccontare questa storia e combattere definitivamente la criminalità informatica. Casualmente nel mio sito che è altamente controllato e privo di pubblicità questa gente non ci mette piede, a causa di questi siti scomodi sono stato stalkerato e gangstalkerato nella città dove risiedo. Il gangstalking è una pratica intimidatoria, psicologica con lo scopo di creare fastidi ad un individual target, trovate i dettagli su altri blog e siti su google.
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lamilanomagazine · 8 months
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Milano: rapina in abitazione e furto in pizzeria, la Polizia di Stato ferma 24enne
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Milano: rapina in abitazione e furto in pizzeria, la Polizia di Stato ferma 24enne. La Polizia di Stato di Milano ha proceduto al fermo di indiziato di delitto nei confronti di un cittadino romeno di 24 anni, con numerosi precedenti, ritenuto responsabile di rapina aggravata e furto aggravato commessi nei giorni scorsi. Nel quartiere Baggio, tra dicembre scorso fino a oggi, si è registrato un elevato numero di furti all’interno di abitazioni ed esercizi commerciali. I residenti della zona hanno affisso lungo le vie del quartiere, diversi manifesti riportando l’immagine dell’autore, pubblicando anche sui social network le foto del reo ripreso dai circuiti di videosorveglianza privata. Il 24enne è ritenuto responsabile di un furto aggravato consumato in una pizzeria di via Chiostergi, dove il giovane, dopo aver forzato la porta finestra posteriore, si è introdotto all’interno del locale rubando alcolici, vini e super alcolici per un valore di circa 2000 euro. Inoltre è stato l’autore di una rapina perpetrata in un appartamento di via Canevari, ai danni di due coniugi, i quali lo hanno sorpreso nella propria camera da letto una volta rientrati in abitazione. Alla vista della coppia, il giovane ha minacciato, munito di un cacciavite, il marito, riuscendo così a uscire dal portone d’ingresso e scappare portando con sè due pc, un orologio e un paio di occhiali, dopo aver colpito il volto l’uomo con un calcio, procurandogli alcune lesioni. A seguito di un’attività investigativa, mediante l’utilizzo delle immagini di videosorveglianza acquisite, i poliziotti del commissariato Lorenteggio hanno individuato l’uomo, che è stato condotto presso il carcere di San Vittore.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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PRIMA PAGINA Identita di Oggi sabato, 07 settembre 2024
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giancarlonicoli · 1 year
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17 ago 2023 18:47
A 80 ANNI GIANNI RIVERA, A GIORNALI UNIFICATI, SI AUTO-CANDIDA COME CT DELLA NAZIONALE: “SE MI CHIAMANO, CI VADO. TRA L’ALTRO, COSTO MENO DI SPALLETTI. NON DISTURBEREI NEMMENO, PERCHÉ SAREI UNO DI QUELLI CHE NON SI ALZANO MAI, COME ROCCO E LIEDHOLM, E NON DAREI FASTIDIO RUBANDO LA SCENA AI GIOCATORI. TAVECCHIO ME L’AVEVA OFFERTO, QUEL POSTO, PERÒ NON AVEVO ANCORA IL PATENTINO E NON SE NE FECE NIENTE – BERLUSCONI? SAPEVA FARSI MOLTO BENE GLI AFFARI SUOI. NON MI VOLLE TENERE AL MILAN PERCHÉ FORSE TEMEVA CHE GLI AVREI FATTO OMBRA” -
1 - GIANNI RIVERA, 80 ANNI E NON SENTIRLI
Estratto dell’articolo di Gigi Garanzini per “la Stampa”
[…] Raccontiamo ai più giovani perché Prodigio?
«Furono Gigi Radice e Pantera Danova a soprannominarmi così ai primi tempi del Milan».
[…] a 15 anni nel famoso provino di Linate lasciasti a bocca aperta due come Schiaffino e Liedholm.
«Avevo da poco debuttato nell'Alessandria il cui centravanti, Benito Lorenzi, voleva portarmi all'Inter. Giocò d'anticipo l'allenatore Pedroni, cuore rossonero, che disse al general manager Gipo Viani, prendetelo. La risposta di Viani dopo il provino di Linate fu l'abbiamo già preso e abbiamo fatto bene».
[…] Con la testa che andava veloce nel senso della crescita, verso una maturità a sua volta precoce. Il Corriere ha da poco ripubblicato una storica intervista a Oriana Fallaci, avevi 19 anni e una maturità nelle risposte da adulto fatto e finito. Tanto da stupire, lo si legge bene tra le righe, una giornalista tosta come lei.
«L'ho riletta anch'io qualche giorno fa. La ricordavo nonostante siano passati sessant'anni ma un po' ha stupito anche me».
[…]il Mondiale messicano? In un dormiveglia salta fuori più spesso il piatto sincopato del 4-3 alla Germania, o i sei minuti col Brasile?
«I sei minuti li ho rimossi da allora, per legittima difesa. Almeno questo. E mi ha aiutato a rimuoverli da subito il fatto che nessuno li ha capiti nel mondo, non solo da noi. Perché non si poteva capirli, non avevano senso. Quante volte abbiamo giocato insieme io e Mazzola, prima e dopo il Messico. Là no, non se ne poteva parlare».
Un tentativo di spiegazione cinquanta e passa anni dopo?
«Guarda, cinquanta e passa anni dopo è una storia che ha ancora meno senso di allora. Se avessero potuto non mi portavano nemmeno in Messico: non potevano e si sono accontentati di usarmi solo a rate. Ma di sicuro, anche in quell'ottica inaccettabile, almeno il 2° tempo della finale col Brasile era l'unico che dovevo giocare».
[…] Che cosa ti piace e che cosa no nel calcio di oggi?
«[…] Una cosa che non pensavo mi sarebbe piaciuta e invece sì è la Var. Perché utilizzato bene è uno strumento che aiuta l'onestà dei comportamenti e del risultato. […]».
Mancini-Gravina, almeno uno dei due ha sbagliato. Chi?
«In questo momento hanno sbagliato tutti e due. Mancini avrebbe dovuto andar via semmai dopo la Macedonia. Farlo adesso perché potrebbero esserci tanti soldi in Arabia non è molto elegante».
Com'è che ti è venuta solo in tarda età la voglia di allenare?
«Perché mi manca solo questo. E ho capito ad un certo punto che è un'esperienza che davvero avrei voluto fare. Non disturberei nemmeno, perché sarei uno di quelli che non si alzano mai, come Rocco e Liedholm, e non darei fastidio rubando la scena ai giocatori. Sono stato così precoce che oggi mi piacerebbe essere altrettanto longevo». […]
2 - RIVERA: “IO COME MICK JAGGER LA VITA INIZIA A 80 ANNI DATEMI LA NAZIONALE”
Estratto dell’articolo di Maurizio Crosetti per “la Repubblica”
[…] Gianni Rivera […]
Rivera, ma gli eroi mitologici invecchiano?
«Ho letto che l’uomo vivrà fino a 130 anni, ne ho ancora davanti una cinquantina e voglio usarli bene».
[…] Lei è appena diventato allenatore a tutti gli effetti, con la patente: scusi, ma non poteva pensarci prima?
«Infatti sbagliai. Però sono stato un allenatore in campo per vent’anni, so tutto del mestiere, sono pronto».
Avrà saputo che c’è una panchina libera niente male, di colore azzurro.
«Ecco, se mi chiamano, mi ci siedo volentieri. Tra l’altro, costo molto meno di Spalletti».
È vero che ci andò vicino già un’altra volta?
«Tavecchio me l’aveva offerto, quel posto, però non avevo ancora il patentino e non se ne fece niente. Venne a parlarmi Costacurta a nome della Figc, e mi disse che non avevo esperienza. Io senza esperienza? Mah...».
[…] Come giocherebbe la Nazionale allenata da Rivera?
«Niente costruzione dal basso, per l’amor di Dio! Calcio d’attacco, provando sempre a mettere in difficoltà l’avversario quando la palla l’abbiamo noi».
[…] Ora che Berlusconi non c’è più, cosa possiamo dire di questo personaggio?
«Sapeva farsi molto bene gli affari suoi».
Non la volle tenere al Milan: perché?
«Forse temeva che gli avrei fatto ombra, che gli avrei dato fastidio. Non sono un signorsì. Quando mi propose di diventare presidente dei Milan Club, compresi che era arrivato il momento di andarmene».
E così diventaste i due milanisti nemici in Parlamento.
«Lui aveva le sue idee, io le mie. Inconciliabili».
Rivera smise di giocare presto. Come mai?
«Quando Liedholm andò alla Roma, consigliai il presidente Colombo di prendere Giacomini, mi sembrava il nome giusto per allenarci. E Giacomini, quando arrivò, disse subito al presidente che io gli avrei creato problemi: così mi ritirai per amore del Milan, sbagliando. È triste essere messi da parte da chi abbiamo aiutato ad arrivare».
[…] Non crede che oggi si allenino più i muscoli della tecnica?
«Purtroppo sì. E i nostri ragazzi non sanno più fare gol».
Cos’è il numero 10?
«Il mio, l’unico. E l’ho portato sulla schiena per tanto tempo. Se sei Rivera, devi esserlo sempre e per sempre. Ma quando un bel giorno ho visto che ormai il 10 lo danno anche ai portieri, ho pensato: è finita».
[…] Meglio Rivera o Mazzola?
«Molto diversi. In Nazionale avevamo sempre giocato insieme, poi Valcareggi in Messico subì pressioni da Coverciano e dal direttore della Gazzetta. La staffetta fu una stupidaggine. E io davo fastidio».
Nel ’70 cosa sarebbe successo con Rivera titolare contro il Brasile?
«Era il mio avversario perfetto, perché giocava e lasciava giocare. Forse avremmo vinto noi».
Al ritorno in Italia vi tirarono i pomodori.
«Avevo capito l’antifona e me n’ero già andato».
Però quel Brasile aveva Pelé.
«Meglio di tutti, meglio anche di Maradona. Se il calcio non fosse già stato inventato, lo avrebbe inventato Pelé. Lui era tutto, potente, sensibile. Non era tanto alto però saltava come una molla. Il suo sinistro era pari a quello di Diego, il suo destro migliore».
A un certo punto andò in America.
«Mi confessò che non voleva, che aveva chiesto ai Cosmos una cifra spropositata per farsi dire no. E invece accettarono».
Brera la chiamò Abatino: un marchio d’infamia?
«Mica ero un Ercole! Brera sapeva dei miei rapporti con l’Associazione Mondo X, con i frati e con padre Eligio che aiutava i tossicodipendenti. E allora mi soprannominò così. Pazienza, non porto rancore, era un problema suo. Ma quando poi Brera incontrava Rocco, ne sentiva di tutti i colori».
Che soggetto era il Paròn?
«Di una simpatia unica. Una volta facevamo ginnastica e lui scuoteva la testa, dicendo “’ndemo, non so a cossa ghe serve ma va ben cussì”. Un’altra volta ci ordinò di fare un giro attorno alla porta saltando di testa, e poi un altro ancora. Allora Cesare Maldini gli disse: “Mister, fantàsia”, con l’accento sulla a. Erano due triestini e Rocco rispose: “Ciò, maledeto bianco!”. Diede la colpa al vino». […]
Un giorno Oriana Fallaci le chiese: Rivera, cosa vuol fare da grande? Possiamo rifarle quella domanda?
«Quella signora cercò di mettermi in difficoltà senza riuscirci, fu un incontro un po’ teso. Io da grande voglio allenare, al limite comprerò un club con altri amici e ce la farò. Ah, guardi che ancora non sono diventato nonno. Altrimenti, come posso essere un ragazzo per sempre?».
3 - GIANNI RIVERA: «ALLENEREI LA NAZIONALE, MA SONO SCOMODO». GLI 80 ANNI DEL GOLDEN BOY
Estratto dell’articolo di Marco Ciriello per “il Messaggero”
[…] Gianni Rivera è un sentimento, o lo si sente o no. […] Ha vinto tutto: dal Pallone d’oro (1969) alla Coppa intercontinentale, passando per quella dei Campioni. Due volte padre, eretico, estremista, ma parlamentare Dc. Un ossimoro continuo. A Fellini preferiva Bergman, e a lui Ferruccio Valcareggi preferiva Sandro Mazzola. È stato l’incarnazione del miracolo pallonaro, senza mai farsi populista, troppo aristocratico per una piazza: per Gianni Brera era un arrampicatore sociale portato per essere un causidico, per Luciano Bianciardi un poeta, per Diego Abatantuono un santo che fa miracoli, per Oreste del Buono l’unico calciatore italiano fuori dalle dinamiche machiavelliche, per Gino Palumbo il più grande calciatore dal dopoguerra agli anni Settanta. […]
Che cosa ha fatto in tutti questi anni?
«Dopo aver smesso di giocare, sono diventato vice presidente del Milan poi sono entrato in Parlamento per 22 anni, e dopo un passaggio in Comune allo Sport sono tornato al calcio in Federazione: passando dal settore giovanile al centro tecnico di Coverciano per 5 anni. Ho preso i vari patentini per diventare allenatore professionista, e anche per la Nazionale italiana. Insomma, io ci sono. A maggior ragione oggi che ho il patentino da professionista. Dopo Ventura, il presidente Tavecchio mi offrì questa possibilità alla quale si opposero tutti coloro che erano legati all’associazione allenatori: peccato che questa regola l’abbiano applicata con qualche eccezione».
Mi dice l’eccezione?
«È evidente, Roberto Mancini in serie A».
Poserebbe nudo ancora una volta? Ha poi imparato l’inglese?
«Questa storia del nudo fu una punzecchiatura di Oriana Fallaci, mai pensato né mi è stato proposto. L’inglese l’ho imparato in Parlamento, ci fecero fare un corso».
Chi è stato il Rivera della politica italiana: Moro, Berlinguer o Andreotti?
«Andreotti, stupiva di continuo, aveva anche autoironia, pensi alle sue battute sul potere».
[…] Ma Concetto Lo Bello lo incontrava mai?
«In campo troppo spesso».
Si incazza ancora?
«Se ci penso sì. E poi mi dico che col Var nella mia vita non ci sarebbe Lo Bello».
[…] I morsi di Gianni Brera su di lei erano come le battute di Craxi su Andreotti o più Di Pietro vs Fanfani?
«Niente era come Brera. Era unico, e mi utilizzava. Tutti mi lodavano e lui andava contro, era una scelta, in fondo in fondo gli piacevo, forse anche più che agli altri».
Nereo Rocco, Nils Liedholm e Bruno Tabacci sono i suoi padrini, come erano veramente con lei?
«Rocco ti metteva a tuo agio, con battute. Un buono. Liedholm era puro ghiaccio, con battute alla svedese, che pochi capivano. Più duro di Rocco. Tabacci è un furbo».
[…] Se lei era già grande a venti anni ora che cosa è?
«Sono tornato piccolo per ricominciare! Ho il rimpianto di non aver allenato prima, non ho approfittato mai di niente. Io mi sentivo dirigente».
Non è che si sentiva troppo intelligente?
«Non lo si è mai».
Per Luciano Bianciardi lei era un poeta, mi dice la sua poesia preferita?
«“If” di Kipling, se come avverbio, non sé pronome riflessivo». […]
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personal-reporter · 1 year
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Tra mito e realtà: le leggende dietro i modi di dire famosi
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I modi di dire sono una parte essenziale del nostro linguaggio e della nostra cultura, arricchendo il nostro modo di comunicare e di esprimere idee in maniera figurativa. Spesso utilizziamo queste espressioni senza pensarci troppo, ma dietro di esse si celano storie affascinanti, spesso avvolte tra mito e realtà. In questo articolo, esploreremo le leggende dietro alcuni modi di dire famosi che ci accompagnano da generazioni. "Tagliare la testa al toro": Questa espressione deriva dalla mitologia greca e fa riferimento all'eroe Teseo, che affrontò il Minotauro, una creatura metà uomo e metà toro, nel labirinto di Creta. La frase si riferisce all'azione di risolvere un problema o una difficoltà direttamente alla radice, affrontandoli con coraggio e determinazione. "Aprire la scatola di Pandora": Questo modo di dire proviene dalla mitologia greca e fa riferimento al mito di Pandora, la donna a cui gli dèi diedero una scatola contenente tutti i mali del mondo. Pandora, spinta dalla curiosità, aprì la scatola, liberando così tutti i mali sulla Terra. L'espressione è usata oggi per indicare una situazione che causa una serie di problemi o conseguenze negative. "Il tallone d'Achille": Questa espressione si riferisce a una debolezza o vulnerabilità nascosta di una persona o di un'organizzazione. Deriva dal mito greco di Achille, l'eroe greco invulnerabile, tranne che nel tallone, dove sua madre lo teneva quando lo immerse nel fiume Stige per renderlo invulnerabile. Alla fine, Achille morì colpito da una freccia proprio nel suo tallone, da cui prende il nome il modo di dire. "Passare per le forche caudine": Questa espressione ha origine nel mito romano delle "forche caudine", dove si narra che i Romani furono umiliati e costretti a passare sotto le forche caudine (archi di legno) da parte dei Samniti durante una resa militare. Il modo di dire è usato per indicare una situazione di umiliazione o di sconfitta. "Rubare la scena": Questa espressione ha radici teatrali e fa riferimento all'atto di attirare l'attenzione e l'applauso del pubblico da parte di un attore, rubando così l'attenzione agli altri interpreti sul palco. Oggi, il modo di dire viene utilizzato per indicare chi attira l'attenzione in modo prepotente e si mette in primo piano in qualsiasi situazione. "Il cane che si morde la coda": Questa espressione ha origine dall'immagine del cane che insegue la propria coda senza mai raggiungerla. È usata per descrivere una situazione in cui gli sforzi per risolvere un problema sembrano solo aggravarlo ulteriormente, creando un ciclo senza fine. "La spada di Damocle": Questo modo di dire deriva dalla leggenda di Damocle, un cortigiano del re Dionisio il Giovane di Siracusa. Damocle, invidioso della vita di lusso del re, fu invitato a sedersi sul trono durante un banchetto, ma il re sospese una spada affilata sopra di lui, sostenuta solo da un capello di cavallo. Questo atto simboleggiava la precarietà del potere e viene usato oggi per indicare una situazione di costante pericolo o minaccia imminente. "Il gioco non vale la candela": Questa espressione ha origine dai tempi in cui si giocava a carte utilizzando candele per illuminare il tavolo. Se i guadagni ottenuti dal gioco non erano sufficienti a coprire il costo della candela, allora "il gioco non valeva la candela". Il modo di dire è usato per indicare un'attività o un'impresa che non vale lo sforzo o il costo necessario per portarla a termine. Queste espressioni idiomatiche, con la loro ricchezza simbolica e storica, continuano a essere una parte vitale del nostro modo di comunicare, collegandoci al passato e arricchendo il nostro linguaggio con profondità e significato. Fonti: - https://it.wikipedia.org/wiki/Minotauro - https://it.wikipedia.org/wiki/Pandora_(mitologia) - https://it.wikipedia.org/wiki/Achille - https://it.wikipedia.org/wiki/Forche_caudine - https://www.deutschland.de/it/topic/cultura/il-teatro-tedesco-oggi - https://it.wikipedia.org/wiki/Spada_di_Damocle - https://www.treccani.it/enciclopedia/damocle/ - https://it.wikipedia.org/wiki/Gioco_dazzardo Read the full article
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Il segreto del vivere è farlo senza sapere che cos'è il domani. Il nostro oggi è un giorno speciale. Il domani è una favola che sa come fregarti lasciandoti in attesa rubando il tuo oggi.
(G -ph.G)
#unbicchierepienodiparole #gwords61 #viandantedeipensieri #scrivoilmiogiorno #naufragodellavita #artigianodeipensieri #quattropassinellavita #artigianodelleparole
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amicidomenicani · 1 year
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Quesito Caro p. Angelo, ecco il testo del magistero a proposito dell’affermazione che fuori della Chiesa non c’è salvezza in cui l'autore vuole chiaramente rivendicare l'assoluta impossibilità di salvezza per gli acattolici, contraddicendo così la costituzione "Lumen Gentium" del Concilio Vaticano II. Papa Eugenio IV, Concilio di Firenze, Cantate Domino, 1441, ex-cathedra: "La Chiesa crede fermamente, professa e annuncia che nessuno di quelli che sono fuori della chiesa cattolica, non solo i pagani ma anche gli Ebrei o gli eretici e gli scismatici, potranno raggiungere la vita eterna, ma andranno nel fuoco eterno preparato per il diavolo ed i suoi angeli, se prima della morte non saranno stati adesso riuniti; crede tanto importante l'unità del corpo della Chiesa che solo a quelli che in essa perseverano i sacramenti della Chiesa procureranno salvezza;e i digiuni, l'elemosina ed altre opere di pietà e gli esercizi della milizia cristiana ottengono il premio eterno; che nessuno per quante elemosine abbia fatto e persino se avesse versato il sangue per il nome di Cristo può essere salvo se non rimane nel grembo e nell'unità della Chiesa Cattolica” (DS 1351). Mi scuso per il tempo che Le sto rubando. La ringrazio infinitamente Matteo Risposta del sacerdote Caro Matteo, 1. va osservato anzitutto che l’affermazione non è di Eugenio IV fatta ex cathedra, ma del concilio di Firenze sotto il pontificato di Eugenio IV. Cambia poco nella sostanza, tuttavia è il concilio che si esprime nel suo magistero straordinario. 2. Giustamente viene detto “se non rimane nel grembo e nell’unità della Chiesa Cattolica”. Il concilio non precisa in quale maniera si rimanga nel grembo e nell’unità della Chiesa Cattolica. Ma è sottinteso che vi può rimanere in maniera esplicita e visibile oppure in maniera implicita e latente. 3. Procediamo per gradi. E innanzitutto dalla volontà di Cristo di salvare tutti. La sua volontà non è inerte, ma efficace, operante. Ecco che cosa Egli stesso ha detto: “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). Gesù dunque agisce in maniera invisibile e certa nel cuore di tutti. In un’altra occasione Gesù ha detto: “E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore” (Gv 10,16). Vanno ricordate anche le parole proferite quando alcuni gli dissero: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva” (Mc 9,38). Ma Gesù rispose: “Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi” (Mc 9,39-40). Per questo nel prologo del Vangelo di San Giovanni si legge: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Alla luce di tali affermazioni San Paolo può dire: “Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tm 2,4-6). 4. Ci si può domandare in quale maniera agisca su quelli che non lo conoscono. Qualcuno giustamente ha osservato che come Cristo quando era sulla terra su alcuni agiva per contatto e con altri agiva a distanza, così continua a fare anche oggi. Agiva per contatto su coloro che lo avvicinavano, su quelli che lo potevano toccare. E ancora oggi continua ad agire per contatto con coloro che si accostano i sacramenti, che sono definiti da San Tommaso come "le reliquie di Cristo”. 5. Con altri agiva a distanza come ha fatto nei confronti del servo del centurione. Quando il Signore fece per andare in casa sua, questi gli disse: “Non sono degno che tu entri sotto la mia casa” e come quando “il funzionario del re gli d
isse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia” (Gv 4,49-53). Nello stesso modo Gesù Cristo continua ad agire a distanza su moltitudini di persone che non lo conoscono, ma che egli visita segretamente con i raggi della grazia. Questa grazia di illuminazione e di amore li salva. Appena questa grazia viene accolta, si entra in comunione latente con Cristo e conseguentemente si entra in maniera latente in comunione con il corpo di Cristo, con la Chiesa. 6. I sacramenti sono le vie ordinarie della salvezza. Ma con quelli che non conoscono queste vie, Dio percorre altre vie a noi invisibili e che per questo vengono dette straordinarie. In teologia si è sempre insegnato che “gratia non alligatur sacramentis” (la grazia non è legata ai sacramenti). Dio ha anche altri mezzi, come ad esempio si è visto a proposito del battesimo perché oltre a quello di acqua c’è anche il battesimo di desiderio e il battesimo di sangue. Per questo San Tommaso scrive: “Dal fatto che tutti gli uomini sono tenuti a credere esplicitamente alcune verità per salvarsi, non c’è inconveniente alcuno che qualcuno viva nelle selve o tra gli animali bruti. Poiché appartiene alla Divina Provvidenza provvedere a ciascuno le cose necessarie per la salvezza, a meno che uno non lo impedisca da parte sua. Perciò, se uno educato secondo la ragione naturale si comporta in maniera da praticare il bene e fuggire il male, si deve tenere per cosa certissima (certissime tenendum est) che Dio gli rivelerà per interna ispirazione le cose che deve credere necessariamente o gli invierà qualche predicatore della fede come fece con San Pietro e Cornelio (At 10,1 55)” (De Veritate, 14, 11, ad 1). 7. Pertanto tutti quelli che pur non essendo battezzati accolgono segretamente la grazia vivendo in maniera retta e onesta appartengono a Cristo in maniera segreta. È un'appartenenza salvifica. Mentre appartengono a Cristo, allo stesso modo, come si è detto,  appartengono segretamente anche alla Chiesa. In essi circola la grazia e possono appropriarsi dei meriti di Cristo e dei meriti di tutti i santi. Questa appartenenza segreta non ha i vantaggi della grazia ricevuta per contatto. Tuttavia, quando è accolta, ipso facto mette in comunione con tutta la Chiesa in maniera latente e reale. 8. Alla luce di questi principi il Santo Ufficio in una lettera all'arcivescovo di Boston, 8 agosto 1949 scrive: “Il Salvatore poi non solo ha predisposto in un precetto che tutte le genti dovessero entrare nella Chiesa, ma ha pure stabilito che la Chiesa fosse il mezzo di salvezza senza del quale nessuno può entrare nel regno della gloria celeste. Nella sua infinita misericordia Dio ha voluto che, di quei mezzi per la salvezza che solo per divina istituzione, non invero per intrinseca necessità, sono disposti al fine ultimo, in certe circostanze possano essere ottenuti gli effetti necessari alla salvezza anche dove siano applicati soltanto con il voto o il desiderio. Questo lo vediamo enunciato con chiare parole nel sacrosanto concilio di Trento sia riguardo del sacramento della rigenerazione sia al sacramento della penitenza. A suo modo, la stessa cosa deve dirsi riguardo alla Chiesa, dato che essa è mezzo generale di salvezza. Poiché non si richiede sempre, affinché uno ottenga l'eterna salvezza, che sia realmente incorporato come un membro della Chiesa, ma questo almeno è richiesto, che egli aderisca alla stessa con il voto e il desiderio. Questo voto poi non è necessario che sia sempre esplicito, come accade per i catecumeni, ma dove l'uomo soffre di ignoranza invincibile, Dio accetta
pure un voto implicito, chiamato con tale nome, perché è contenuto in quella buona disposizione dell’animo con la quale l'uomo vuole la sua volontà conforme alla volontà di Dio. Queste cose sono chiaramente insegnate nella lettera enciclica di Pio XII Mistici Corporis riguardo al corpo mistico di Gesù Cristo. In questa infatti il sommo pontefice distingue chiaramente fra quelli che sono realmente incorporati nella Chiesa come membro, e quelli che solo in voto aderiscono alla Chiesa… In realtà, tra i membri della Chiesa bisogna annoverare esclusivamente quelli che ricevettero il lavacro della rigenerazione e professando la vera fede, né da se stessi disgraziatamente si separarono dalla compagine di questo corpo, né per le gravissime colpe commesse ne furono separati dalla legittima autorità. Verso la fine poi della medesima lettera enciclica, invitando all'unità, con animo ricolmo d'amore, quelli che non appartengono alla struttura della Chiesa Cattolica, ricorda quelli che "da un certo inconsapevole desiderio e anelito sono ordinati al corpo mistico del Redentore"; non li esclude affatto dalla salvezza eterna, d'altra parte tuttavia asserisce che si trovano in uno stato tale in cui non possono sentirsi sicuri della propria salvezza… Dal momento che sono privi di quei tanti doni e aiuti celesti che solo nella Chiesa Cattolica è dato di godere. Con queste prudenti parole disapprova sia coloro che escludono dalla salvezza eterna tutti quelli che aderiscono alla Chiesa Cattolica soltanto con un voto implicito, sia coloro che falsamente sostengono che gli uomini possono ugualmente essere salvati in ogni religione” (DS 3868-3872). 9. D’altra parte è necessario ricordare che Cristo ha detto: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,16). Non ha detto che chi non sarà battezzato sarà condannato. L’affermazione di Nostro Signore sollecita la Chiesa e i teologi a portarne le motivazioni, come ho cercato di fare. Augurandoti ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera. Padre Angelo
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lorenzodiamantini · 2 years
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Pan caciato di S.Martino ...tra le rossastre nubi stormi d'uccelli neri, com'esuli pensieri, nel vespero migrar. Stasera sull'uscio, a guardare stormi di uccelli, che in contrasto con le nubi rosseggianti per l'imbrunire, appaiono neri come cupi pensieri che volano via nella quiete del tramonto. S.Martino... sono particolarmente affezionato a questa giornata dove in occasione della festa del santo, quì a Gubbio nel più bel quartiere medioevale della città: S.Martino (dove sono cresciuto), và in scena la tradizionale "festa dell'albero della cuccagna" gioco della tradizione popolare i cui partecipanti devono cercare di prendere dei premi, di norma generi alimentari, posti in cima ad un palo. Solitamente il palo viene ricoperto di grasso che rende difficile l'arrampicata da parte dei concorrenti. Ad oggi viene addirittura considerato uno sport, ed è ufficialmente riconosciuto dal Coni. Per rimanere in umbria quindi stasera ho preparato "Il Pan Caciato di San Martino", una ricetta tipica della regione che viene preparata in occasione dell'11 novembre. Il pan caciato ha origini molto antiche, radicate nella storia contadina della mia terra, questo pane dolce è nato dalla creatività delle massaie, che per festeggiare San Martino, hanno arricchito del semplice pane, con le poche cose che trovavano in casa in quei tempi bui, in cui la povertà la faceva da padrone aggiungendo le noci, che in questo periodo abbondano, essendo da poco finita la raccolta, l'uva passa, rubando qualche acino da quella messa ad appassire per fare il vin santo, ed infine hanno aggiunto una piccola quantità di cacio, per sopperire alla mancanza di sale, tipica del pane Umbro. Un piatto pieno di genuinità come lo è la bellissima leggenda di San Martino, che da giovane soldato della guardia imperiale, tornando a casa incontra un mendicante in mezzo alla neve e impietosito taglia in due il suo mantello e ne regala un pezzo al povero. San Martino se ne và sotto la pioggia e il vento per poi dopo poco, ritrovarsi in mezzo al sole e a un insolito clima mite. Ecco l’estate di San Martino, che si rinnova ogni anno per festeggiare un bell’atto di carità. Buona serata e...siate altruisti. https://www.instagram.com/p/CHdzE3ep0sN/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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scienza-magia · 2 years
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Funghi di un nuovo ramo dell'Albero della Vita
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Scoperto nuovo ramo di evoluzione dei funghi. Mai visti sulla Terra: questi organismi misteriosi stanno ossessionando gli scienziati. Sono ufficialmente alcuni dei funghi più strani della Terra e sembrano non adattarsi al nostro attuale albero della vita. Eppure stanno proliferando e ossessionano gli scienziati. Da tempi immemori gli scienziati cercano di classificare ogni forma di vita sul nostro pianeta. Si tratta di una prassi che mescola il desiderio di conoscenza alle curiosità evolutive e che diventa utile sotto moltissimi aspetti per capire cosa succede intorno a noi. Per "dipingere" ogni forma vivente sulla Terra, gli scienziati usano il cosiddetto Albero della Vita. E proprio usandolo si sono accorti che ci sono degli organismi misteriosi sul globo, che sembrano sfuggire a ogni logica. Ebbene sì: questi organismi, di piccoli dimensioni, sembravano non corrispondere al diagramma così dettagliato che l’Albero della Vita aveva ritratto. Come se fossero alieni, si "muovevano" e si evolvevano in una direzione apparentemente sconosciuta. Apparentemente, appunto. Perché oggi biologi e microbiologi sono in grado di capirci di più. Gli strani organismi misteriosi e l’Albero della Vita Ma andiamo per ordine: come abbiamo già spiegato l’Albero della Vita (o Albero Filogenetico) è un diagramma che raccoglie ogni forma vivente sulla Terra, ma non solo. Questo strumento è frutto di una sofisticata analisi genomica che punta a riassumere tutte le relazioni evolutive fra organismi. Ogni sua ramificazione, dunque, mostra come le varie specie biologiche/organismi/microrganismi/entità sono legate fra loro, in base a somiglianze e differenze fisiche o genetiche più o meno sottile.
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I tipi di alberi filogenetici sono diversi, ma in linea di massima tutti  puntano a spiegare come avviene la speciazione e come ogni nome presente nei rami abbia un’ascendente comune: nelle rappresentazioni più comuni le cime rappresentano gli organismi attualmente presenti sulla Terra, mentre i rami che li collegano al tronco esprimono le relazioni evolutive tra le varie creature. Ora, va da sé che un diagramma così dettagliato riporti tutto, proprio tutto, in maniera ordinata. Eppure, alcuni organismi misteriosi sembravano non trovare collocazione. Gli organismi misteriosi: i funghi più strani della Terra Nel caso ve lo steste chiedendo, gli organismi misteriosi sono funghi che sembravano non essere mai stati visti sulla Terra. Questi funghi hanno la capacità di vivere insieme ad alghe, piante, cianobatteri e insetti, creando degli organismi compositi molto particolari: in sostanza, fanno affidamento sul loro partner simbiotico per ricevere nutrimento, ma i rapporti che sviluppano sono estremamente peculiari. Mentre alcuni di questi organismi, infatti, sviluppano"relazioni" vantaggiose per entrambi i partner, godendo dei carboidrati dalla fotosintesi e "ricambiando il favore" fornendo umidità e sostanze nutritive, altri sono a tratti inquietanti: in particolare una famiglia di questi strani funghi, quella delle Geoglossaceae, vive una sorta di doppia vita, avendo da una parte un legame con dei cianobatteri ma dall’altra parte restando indipendenti e "rubando" l’aria a ciò che li circonda. Ancora, esistono delle specie che colonizzano gli insetti, li manovrano e li manipolano pur di svilupparsi. Tutti questi funghi non avevano mai trovato collocazione nell’Albero della Vita: sembravano dei veri e propri outsider, arrivati sul nostro pianeta quasi per caso, come provenienti da un altro mondo. La loro esistenza ha letteralmente ossessionato gli scienziati, almeno fino a oggi. I funghi misteriosi e il nuovo ramo dell’Albero della Vita Sì, perché pare che grazie a una nuova analisi genetica, si sia giunti a una nuova (e definitiva?) conclusione. Nonostante le differenze estreme tra questi strani tipi di funghi e in generale, tra loro e gli organismi presenti nell’Albero della Vita, esiste un modo per collocarli in maniera agevole nel nostro variegato e complesso sistema biologico e filogenetico. Un team di biologi, capitanati dal professor David Díaz-Escandón dell’Università dell’Alberta, ha infatti sequenziato e analizzato i genomi di 30 diverse specie di funghi "alieni" e ha scoperto una cosa molto importante. Pare che tutti questi strani funghi, che in passato i biologi avevano cercato di collocare in classi e famiglie diverse, appartengano tutte allo stesso ramo evolutivo, chiamato Lichinomycetes che è ufficialmente diventato un nuovo ramo dell’Albero della Vita e che pare si sia separato dagli altri rami legati ai funghi ben 300 milioni di anni fa. Finora, questa ipotesi non era mai stata presa in considerazione, ma dato che il genoma di tutti i lichinomiceti è davvero piccolo e dato che (quasi) tutti fanno affidamento su relazioni simbiotiche con altre specie per sopravvivere, i punti in comune sono stati evidenti. E adesso? Adesso gli scienziati sono ancora più in fermento: se questi funghi appartengono infatti a un nuovo ramo evolutivo, nulla esclude che il nostro Albero della Vita ne "nasconda" (in piena vista) molti altri. E forse è proprio dai funghi che bisogna partire per scoprirli tutti. Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years
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Vicenza, sgombero e messa in sicurezza dell’immobile abbandonato frequentato illecitamente
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Vicenza, sgombero e messa in sicurezza dell’immobile abbandonato frequentato illecitamente.   Sono iniziate questa mattina le operazioni di sgombero e di messa in sicurezza dell’immobile abbandonato che si trova in Via Torino nella zona cittadina del Quadrilatero. Fin dalle prime luci dell’alba le Forze dell’Ordine, nel contesto operativo di un complesso ed articolato servizio di Polizia disposto con Ordinanza dal Questore della Provincia di Vicenza Paolo Sartori, in sinergia con l’Amministrazione Comunale e messo in atto con l’impiego di circa 40 uomini e donne appartenenti alla Questura di Vicenza, alla Guardia di Finanza, alla Polizia Locale di Vicenza, al Reparto Mobile di Padova della Polizia di Stato ed al Reparto Prevenzione del Crimine della Polizia di Stato, con il supporto del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco e del SUEM 118, hanno fatto irruzione nell’immobile, sorprendendo 9 individui – dei quali 8 stranieri irregolari ed una cittadina italiana, tutti con precedenti penali e/o di Polizia per reati di varia natura e gravità – che dormivano in giacigli di fortuna; inoltre, sono state rilevate ulteriori, evidenti tracce della presenza di soggetti soliti utilizzare luoghi come questo quale punto di riferimento per compiere attività illecite. Al termine delle operazioni di sgombero, l’intero immobile è stato ripulito e messo in sicurezza con lavori in muratura effettuati da una Azienda appositamente fatta giungere sul posto; quindi, tutti i soggetti sorpresi all’interno sono stati condotti negli Uffici della Caserma “Sasso” per le operazioni di identificazione e per l’adozione nei loro confronti delle Misure di Prevenzione Personali previste dalla legge. A carico della proprietà dell’immobile, inerte sino ad oggi benché formalmente richiamata dal Questore per ben 2 volte nel giro di pochi mesi circa l’obbligo di predisporre idonei sistemi di difesa passiva e tutte quelle accortezze necessarie ad evitare l’ingresso di intrusi, nonché riguardo alle possibili responsabilità di carattere civile e penale nelle quali può incorrere, da parte della Amministrazione Comunale verranno addebitati i costi dei lavori di messa in sicurezza. Il resto delle attività operative si sono concentrate prevalentemente nella zona di Campo Marzo e nei dintorni della Stazione Ferroviaria, nel Quadrilatero, nell’area del c.d. Park Verdi, in Piazzale Bologna, in Viale Verona ed in Via SS. Felice e Fortunato: anch’esse si inquadrano nelle iniziative predisposte allo scopo di prevenire e contrastare in maniera adeguata i reati che destano maggiore allarme sociale e di incrementare, nel contempo, la presenza e la visibilità delle Forze di Polizia sul territorio, rendendo più immediata, in questo delicato periodo che si sta affrontando, la percezione di sicurezza da parte dei cittadini. Nel contesto di queste attività operative l'Ufficio Immigrazione della Questura, su Ordine del Questore, ha scortato al Centro di Permanenza per i Rimpatri “Brunelleschi” di Torino uno dei soggetti identificati, di nazionalità marocchina, il quale si è reso ripetutamente responsabile di furti e rapine. L’uomo, noto alle Forze dell’Ordine vicentine da almeno dieci anni per essere stato più volte denunciato e arrestato dalla Polizia, verrà quanto prima imbarcato su un volo per il Paese d’origine. Costui, sin dall’inizio della sua permanenza a Vicenza aveva iniziato a delinquere rubando biciclette e capi di abbigliamento all’interno di svariati negozi cittadini. Arrestato per ricettazione e per possesso di armi ed oggetti atti ad offendere, era stato da poco liberato. Nel 2020 si era spostato a Gorizia dove era stato nuovamente arrestato per resistenza a Pubblico Ufficiale. Tornato nuovamente a Vicenza, aveva ricominciato a delinquere prendendo di mira le automobili parcheggiate all’esterno dell’Ospedale “San Bortolo”, mettendo a segno molti furti all’interno delle stesse; quindi, veniva indagato per rapina impropria a danno di altri suoi connazionali. Sempre nel corso dei controlli di ieri un cittadino bengalese di 40 anni è stato identificato e scortato dagli uomini della Questura presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo (Gorizia). Questo soggetto aveva appena terminato di scontare l’ultima condanna per produzione e traffico di sostanze stupefacenti, ma numerosi sono i reati da egli commessi che, recentemente, avevano determinato il Questore ad emettere nei suoi confronti una Misura di Prevenzione Personale prevista dal Codice delle Leggi Antimafia: spaccio di eroina, rapine, furti presso i supermercati cittadini “Aldi”, “Famila” e “Prix”, nonché furti in abitazione a Vicenza e Montecchio Maggiore. Anche costui verrà quanto prima imbarcato su un volo per il Paese d’origine Complessivamente – anche nel corso dei 3 Posti di Controllo effettuati lungo le arterie che conducono in Città – sono stati controllati 4 Esercizi Pubblici, 18 autoveicoli e 74 persone, di cui 34 straniere e 27 con precedenti penali e/o di Polizia; 7 Sanzioni amministrative sono state elevate per altrettante violazioni al Codice della Strada. Il Questore, quindi, al termine delle operazioni ha adottato i seguenti Provvedimenti: • 4 Fogli di Via Obbligatori – Misura di Prevenzione Personale prevista dal Codice delle Leggi Antimafia – a carico di altrettanti cittadini italiani gravati da precedenti penali e di Polizia, residenti in Comuni di altra Provincia e senza alcun titolo per permanere sul nostro territorio; • 2 Ordini di Allontanamento dal Territorio Nazionale nei confronti di altrettanti cittadini stranieri con a proprio carico precedenti penali e/o di Polizia di varia natura, non più in possesso dei requisiti richiesti per risiedere in Italia, il Questore ha emesso altrettanti Decreti di allontanamento dal Territorio Nazionale, con ordine di lasciare il nostro Paese entro 7 giorni. Qualora gli stranieri non ottemperassero, verranno denunciati alla Procura della Repubblica ed accompagnati coattivamente verso il Paese di origine. “Il controllo sistematico degli edifici abbandonati è di fondamentale importanza per monitorare eventuali presenze di soggetti dediti alla commissione di attività criminali – ha evidenziato il Questore Sartori al termine dell’operazione –. Vi sono, infatti, aree urbane che più di altre appaiono potenzialmente inclini a divenire luoghi di rifugio per sbandati e delinquenti, ove maggiore è il rischio che possano radicarsi sul nostro territorio soggetti pregiudicati, talvolta privi del necessario titolo per soggiornare nel nostro Paese. In tale contesto, lo stato di degrado ed abbandono in cui versano questi edifici verrà ulteriormente evidenziato a chi ne ha la responsabilità, e l’inerzia di questi ultimi doverosamente sanzionata, affinché si adottino tutte quelle misure di vigilanza e di difesa passiva necessarie ad evitare che tali situazioni possano generare problemi di ordine e sicurezza pubblica nonché di tipo sanitario, con conseguenti responsabilità di carattere penale e civile in capo a chi ha il dovere giuridico di impedirli”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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