#oggi dietro
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PRIMA PAGINA Il T di Oggi martedì, 17 settembre 2024
#PrimaPagina#ilt quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi dietro#blitz#esposto#tiene#primiero#perde#dislessia#ranno#agent#fronte#comune#emarginazione#sette#testimone#coltello#nella#piano#edera#portico#della#chiesa
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Comunque io leggendo la notizia di hermoso che può piacere ma giustamente è quasi trentenne (lo facevo più vecchio comunque shhahahahs pensavo fosse 30+ alla fine ha due anni in più dell’eta di benji all’arrivo, che fanno ma non eccessivamente) anyway dicevo la notizia di hermoso un po’ mi inquieta: non perché voglio che arrivi (non mi interessa - sono neutrale tbh) ma perché ho paura che le proprietà americane ci trasformino nel chelsea di turno, cioè pieni di giovane scommesse con cui fare player tradings. ma con molti meno soldi, quindi pure peggio, quindi tipo il milan 😭 non è nello specifico legato a questo caso perché quello è un ruolo che va svecchiato, penso in generale
#cioè io lo so che per principio dobbiamo giustamente svecchiare#buongiorno se arrivasse sarebbe un giustissimo investimeno: giovane sì ma giovane forte#ho solo il timore che diventiamo una roba che ad oggi non siamo#perché alla fine noi giochiamo così anche con l’esperienza tattica palesemente#cioè ora lo so che il centrale è un discorso a sé perché abbiamo due con una certà età e va svecchiata ma in generale#non so se ha senso vabbè#cioè per dire anche quando gioca bisseck: lo adoro penso davvero sia il crack che si dice#ma penso anche che l’età e l’inesperienza impatta perché è più disordinato sia dietro che avanti#poi compensa perché ha grandi doti fisiche e migliorerà assolutamente con l’esperienza però capito#penso inevitabilente il gioco ne soffre in costruzione#e proprio perché non possiamo permetterci investimenti su giovani stelle facciamo un gioco molto strutturato#che funziona perché ci sono calciatori esperti#e idk vabbè era un pensiero generale
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💐💐BUONGIORNO SOLO ALLA 74ESIMA💐💐
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oggi giornata splendida mi sono dimenticata di mettere le lenti, sono scesa alla fermata del bus sbagliata e praticamente sotto scuola mi arriva il messaggio che non serviva più che andassi a fare la sostituzione
#io oggi faccio gli scongiuri perché temo cosa possa accedere di qui a stasera#perlomeno non sono andata a scuola completamente per nulla perché almeno ho parlato con la docente che devo sostituire domani e ho già#pronta la lezione. poi fortunatamente avevo un libro per l'esame dietro così sono andata nell'aula studio a due passi dalla scuola e mi sono#messa a studiare. però che cazzo
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Potevo avere 5 anni. A quel tempo eravamo soliti trascorrere le feste natalizie da alcuni zii, la cui casa in campagna diventava allora accogliente rifugio per parenti e amici. Portavo sempre con me un pupazzo a farmi compagnia, dato che i miei cugini, ormai adolescenti, avrebbero certo mal sopportato l'idea di giocare assieme. Ricordo ancora chiaramente quel pomeriggio: la sera saremmo stati dai miei zii come di consueto ed io mi sarei malannoiato fra i bigi discorsi degli adulti, urgeva perciò la Selezione.
L'ambita Selezione avveniva per eliminazione diretta in scontri 1 vs 1. Ogni pupazzo s'affrontava in una moderna rivisitazione delle giostre medievali, allo scopo di conquistarsi il mio cuore. Come sempre accade, anche quel torneo era palesemente truccato, sicché alla fine trionfavano sempre gli stessi. Fra i grandi campioni, la più avvezza alla vittoria era senza dubbio la Pantera Rosa, un vecchio pupazzo che mi portavo sempre dietro, ovunque andassi. Dopo averla portata in trionfo quel pomeriggio, le promisi che ci saremmo divertiti, sarebbe stata una grande serata. Non sapevo, ahimè, che per noi sarebbe stata purtroppo l'ultima. Il mio giocarci difatti, a quell'età, trovava massimo sfogo nel lanciar in aria il malcapitato pupazzo, raccoglierlo per poi reiterare il gesto ad libitum. Uno di quegli sciagurati lanci però mandò la pantera talmente in orbita da farla finire dietro un'enorme e inamovibile credenza. A nulla valse piangere e disperarsi, la povera pantera restò lì (con sadico compiacimento di tutti gli astanti). Ricordo ancora il malinconico struggimento di quei giorni densi di colpa e mortificazione, le penose richieste e la perenne risposta ("Quando faremo pulizia"), i piani perversi studiati in dormiveglia per infiltrarmi in casa loro e riprendermi la pantera e il languido desiderio che mi s'accendeva a ogni fiera di paese, quando scorgevo fra i premi del tiro a segno un pupazzo simile a quello tanto amato e perduto.
Sono passati trent'anni, dico d'aver dimenticato, ma una parte della mia infanzia è rimasta sepolta lì, dietro quella credenza, dove ho smesso definitivamente di credere agli adulti e ho imparato cosa vuol dire perdere qualcuno o qualcosa senza potergli dire addio. O almeno credevo, perché l'altro giorno chiama mia zia per dirci che finalmente, dopo trent'anni, hanno fatto pulizie e spostato la credenza, trovandovi "un giochino di quando Giuseppe era bambino, non so se se ne ricorda ancora..." Ah, zia ingenuotta! Non pensavo che questo giorno sarebbe mai arrivato, così sulle prime ho pensato, "chissà se mi riconoscerà dopo tutto questo tempo..." "del resto anche casa nostra è cambiata, spero non si senta a disagio". Siamo andati a prenderla la sera stessa, era tutta sporca, molto più piccola di quanto ricordassi, orba d'un occhio (non oso immaginare cosa deve aver subito in questi trent'anni di prigionia) e con un aspetto decisamente vintage, ma ora è di nuovo a casa. Mia madre era convinta che dopo anni d'oscurità e polvere, si sarebbe sbriciolata dopo pochi minuti al sole, invece sembra reggere ancora. Dopo averla lavata a fondo, oggi l'ho potuta finalmente riabbracciare come quell'ultima volta trent'anni fa e ho un po' pianto. È stato come riabbracciare quella parte di me che credevo perduta per sempre.
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La vera storia dietro "La canzone di Marinella"
Quella di Marinella è una storia vera, ambientata a Milano. Non tutti sanno che la celebre canzone di Fabrizio De André, scritta nel 1964, non è frutto della fantasia dell'autore, ma si ispira a un dramma reale: la vita di Maria Boccuzzi, una giovane ragazza arrivata dal sud Italia con il sogno di diventare ballerina.
Un sogno spezzato
Maria Boccuzzi nacque nel 1920 a Radicena, in provincia di Reggio Calabria. La sua famiglia si trasferì a Milano quando lei era ancora bambina, alla ricerca di un futuro migliore. A soli 14 anni, Maria si innamorò di uno studente universitario e, contro il volere della sua famiglia, scappò con lui per vivere in una soffitta. Tuttavia, la relazione durò appena un anno, lasciandola sola e disonorata.
Dopo aver lasciato il suo lavoro in una ditta di lavorazione del tabacco, Maria decise di inseguire il suo sogno: diventare ballerina. Iniziò così a esibirsi nei piccoli teatri d'avanspettacolo sotto il nome d'arte Mary Pirimpo, ma senza mai raggiungere il successo sperato.
In questo periodo conobbe Luigi Citti, un uomo affascinante e frequentatore di locali notturni, che le promise di aiutarla a sfondare nel mondo dello spettacolo. Fu lui a presentarla a Carlo Soresi, un impresario che, in realtà, era un protettore. Maria si ritrovò coinvolta in un mondo pericoloso e finì per strada a soli 20 anni, ma continuava a coltivare la speranza di una vita diversa, sognando di aprire un negozio e di ricucire i rapporti con la sua famiglia.
Purtroppo, questi sogni non si realizzarono mai. Maria fu uccisa con sei colpi di pistola e gettata nel fiume Olona, dove il suo corpo venne ritrovato il 28 gennaio 1953.
Un mistero senza risposta
I principali sospettati furono Luigi Citti e Carlo Soresi, ma entrambi riuscirono a dimostrare la loro estraneità ai fatti. Nonostante l'ampia copertura mediatica, le indagini si arenarono e l'omicidio di Maria rimane ancora oggi un mistero irrisolto.
La sua tragica storia è stata resa eterna da Fabrizio De André, che ha saputo trasformare il dolore di una vita spezzata in una delle sue ballate più celebri: "La canzone di Marinella".
Fonte Web Univers
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𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊 𝕵𝖚𝖉𝖊 𝕯𝖚𝖆𝖗𝖙𝖊 𝖝 𝖗𝖊𝖆𝖉𝖊𝖗 𝖝 𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊 𝕮𝖆𝖗𝖉𝖆𝖓 𝕲𝖗𝖊𝖊𝖓𝖇𝖗𝖎𝖆𝖗
𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Cruel Prince
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento Yandere, fem Reader, contenuto sessuale esplicito e implicito, rapporti sessuali impliciti, minaccia , manipolazione emotiva, squilibrio di potere a danni di Mc, contenuto Lgbt, Dom Jude, Soft dom Cardan, Sub Reader.
𝔓��𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 1461
⟢𝙿𝚛𝚎𝚌𝚎𝚍𝚎𝚗𝚝𝚎 / 𝚂𝚞𝚌𝚌𝚎𝚜𝚜𝚒𝚟𝚘 ⟣
Per l’Alta Corte girava voce che l’Alto Re e l’Alta Regina avessero un amante. Una persona che i due condividevano, tuttavia non si sapeva chi fosse.
Alcuni supponevano fosse un mortale, altri dicevano fosse uno del Popolo.
Poi si facevano supposizioni sul sesso di detto amante. Femmina o Maschi.
In tutto questo lady (nome), che assiste da lontano un qualche Fae del palazzo, era tutto fuor che impressionata o sorpresa.
Lei è la così detta ‘amante’ dell’Alto Re e dell’Alta Regina. Nessuno avrebbe mai potuto sospettare di qualcuno che non aveva neppure l'occasione di interagire con i due regnanti. Forse era quello il motivo per cui era stata scelta. Qualcuno - non poteva ricordare chi esattamente - glielo aveva detto: Lei era la persona meno probabile. Il fatto che ancora nessuno era riuscito a scoprire chi fosse aveva reso le supposizioni della Regina più che corrette, beh… almeno fino a qualche settimana dietro.
Sfogliò il foglio ingiallito. Non sapeva di cosa era fatto e non era sicura di volerlo sapere, ha smesso di cercare una ragione negli usi qui ad Elfhame, in ogni caso non sarebbe rimasta a lungo in questo posto, aveva intenzione di andarsene il prima possibile.
Non appena il suo debito sarebbe stato saldato.
Le parole scritte con la magia ritraevano l’esistenza di un compagno di letto dei due sovrani, tuttavia nessuno aveva capito chi fosse.
Quando ha letto per la prima volta quel foglietto, aveva riportato i suoi dubbi a Jude e Cardan che risero alla sua preoccupazione lanciandole scuse poco più che al limite della rassicurazione. Poi hanno mandato tutto al vento nel loro crescente piacere. Il discorso non fu più aperto e lei non continuò a esporlo e veniva ancora segretamente scortata ogni giorno nelle loro stanze per riempire il loro tempo.
Facendo un veloce calcolo, passava più tempo con i due di quanto qualsiasi altro membro della corte a parte Jude e Cardan stessi. Oggi era una di quelle infinite giornate.
❝ Per Mab, (nome) non hai freddo vestita così.❞ I passi di Jude erano vicini, troppo vicino. Precisamente dietro di lei, la conferma arrivò quando le posò qualcosa sulle spalle sottili. Il pezzo di stoffa era grande e lungo, questo le faceva supporre appartenesse a uno dei due, forse a Jude stessa. O forse era semplicemente una coperta.
A volte aveva l’impressione di fasciarsi troppo la testa, e forse veramente per loro lei era più di un animale da compagnia. Ma poi era facile confondersi quando la vostra distanza di età era di oltre 10 anni.
Lady (nome) ha dovuto imparare molto presto che tutto questo era nella norma qui se non anche meno del normale.
Esiste molto di peggio, le aveva assicurato una volta Cardan mentre le faceva cerchi sulla schiena. Era la prima notte che era stata scortata da loro.
Jude l’ha tirata verso sé, schiacciando il suo petto con la schiena della mortale, chiudendo intorno alla sua figura la coperta che le aveva poggiato poco prima. Questa era una delle situazioni ‘normali’ a cui non poteva ancora smettere di arrossire e a Jude sembrava piacere questa semplice innocenza. L’avevano messa in situazioni molto peggiori di queste e ancora cose così semplici l’avrebbero imbarazzata a tal punto.
Piccoli elogi le caddero dalla labbra aumentando l’imbarazzo, facendo sentire (nome) - per l’ennesima volta - più al pari di un animale domestico che un amante.
❝Cosa stai leggendo di così interessante da ignorarci? ❞ Le dita di Jude componevano cerchi concentrici sul suo fianco mentre si sporgeva per leggere il contenuto. Cardan era uscito dal bagno con quel comportamento arioso e placido che lo contraddistingue, accentuato dalla doccia calda e dal rossore provocato dalla bottiglia di vino che aveva scolato. (Nome) si riteneva fortunata che i Fae non avessero lo stesso modo di reagire mortale all'ubriachezza. Sei mai quella poteva essere definita ubriachezza.
Lady (nome) abbassò il foglio abbastanza da permettere una facile lettura, consapevole che non sarebbe servito a nulla nasconderlo, lo avrebbero scoperto ugualmente. ❝ Ancora con questa storia? ❞ Cardan si era avvicinato per leggere, e il suo brusco commento non ha fatto molto per allentare la tensione. L’imbarazzo svanì completamente lasciando spazio a dubbio e timore ❝ Non è normale che io abbia paura? ❞ I lati del foglio si sono stropicciati sotto la tua presa. ❝ Nessuno ci rimetterebbe più di me in tutta questa storia. ❞ Un sospiro lasciò le labbra della Regina, poi le stesse labbra posarono un bacio sul retro dell’orecchio mandando brividi lungo tutto il corpo della ragazza. ❝ Mi sembra di averti già spiegato che ho tutto sotto controllo. Alla fine era inevitabile avrebbero scoperto dell’esistenza di qualcun altro…❞ Cardan si è seduto sul letto, (nome) non l’ha visto ma lo ha sentito. Il peso al suo fianco era aumentato, le mani del Re spostarono le gambe della mortale sopra le proprie, accarezzando la pelle nuda.
Per la prima volta erano calde le mani di Cardan. Era una sensazione piacevole e disgustosa allo stesso tempo. Il suo corpo rispondeva ormai a comando ai loro tocchi e questo la ripugnava abbastanza da cercare di ritrarre la gambe inutilmente. Le mani del sovrano strinsero la presa in una silenziosa minaccia a rimanere dove era. Non c’era il solito conforto che di solito lui rappresentava.
Decise di abbandonarsi nuovamente a loro.
Un sorriso tirò le labbra del Re e poco si poteva intuire cosa gli passasse per la testa. ❝ C-cosa intendi…? ❞ Il dubbio si insinuò persistente in lei. Se fosse stati loro a far trapelare la notizia come avvertimento. Per darle la consapevolezza del loro potere, capacità e influenza. Del diritto che avevano su di lei ma soprattutto del fatto che ancora gli apparteneva.
Loro avrebbero potuto tranquillamente mettere la voce di un amante per farle capire quanto lei necessitasse di loro o che non era ancora uscita da quella situazione abbastanza da poter fare una qualsiasi acrobazia azzardata.
(Nome) avrebbe voluto ritirarsi su se stessa con le gambe abbastanza vicine da poterle abbracciare e farsi più piccola in confronto alle due potenze che la circondavano.
Non riusciva a vedere Jude ma dallo sguardo di Cardan si poteva dedurre che sicuramente qualcosa era leggibile nella sua espressione.
Non ebbe il coraggio di girarsi
❝ Oh cara sei così carina quando fingi di non capire. ❞ Cardan rise con ironia e leggerezza mentre accarezzava, in un vago intento di tranquillizzarla, la pelle nuda. Eppure (nome) non ci trovava niente di divertente in quella situazione, anzi il tutto era sempre più inquietante. Non stava nemmeno fingendo come lui supponeva. Non tutti nascondevano la propria intelligenza sotto un velo di ignoranza come avevano fatto loro.
Lei non era stata presente durante la loro storia, ma conosceva il finale. ❝ Pensi che nessuno abbia sentito le tue dolci urla. ❞ Non si era accorta di aver mai urlato così forte da essere sentita . Un rossore si diffuse sul viso della ragazza nella consapevolezza delle scorsi notti. I due risero inteneriti mentre Jude si alzava dal suo posto. Il foglio di cronaca che aveva prima tra le mani era caduto a terra, e Jude lo raccolse. Lo lesse velocemente e lo strappo in 4.
(Nome) guardò sconcertata l’azione seguendo ancora la regina con lo sguardo, mentre si spostava verso il caminetto. In un attimo, prima ancora che qualcuno potesse obiettare, i pezzi di carta sono stati gettati nel fuoco.
❝ Cosi va molto meglio, ora non avrai più motivo di pensarci. ❞ Lo sguardo della Regina di Elfhame era su di lei, mentre lei guardava il foglio diventare cenere davanti ai suoi occhi.
Si chiese se avessero ragione, se veramente era solo paranoica. Forse si poteva godere tutto questo senza che diventasse un pericolo. Ma non era stata Jude stessa a dirle di non credere a niente che era offerto dalla corte? Lei e suo marito erano la corte. Modellata e governata da loro per loro, lei era una pedina su cui giocare.
La mano di Cardan posava sulla sua guancia ora, guidandola a distogliere lo sguardo dal fuoco per averlo per se. Gli occhi color mezzanotte con l’anello dorato intorno alla pupilla erano quasi ipnotici. Si trovò quasi a chiedersi se qualcuno potesse mai sospettare che ci fosse qualcuno che lui avrebbe guardato con lo stesso ardore e desiderio con cui guardava sua moglie.
❝ Ora ricominciamo da dove ci siamo interrotti.❞ Niente li aveva interrotti in realtà e lui era ancora in bagno quando era arrivata. Tuttavia non disse niente. Non disse che era ancora dubbiosa. Non disse che nonostante il foglio fosse stato bruciato il problema persiste. Non disse nemmeno che in quel momento voleva rimanere da sola, come tutte le altre sere prima di queste. Ma giustamente nessuna di quelle cose trovò posto per essere dette o ascoltate.
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Innocente trascina con sé
Non se ne rende conto. Porta nel mondo classe e raffinatezza. Ha un gusto naturale per le cose belle, misto a una natura profondamente umana. Le sue debolezze sono radicate nella sua dolcissima tendenza alla compassione per gli altri e alla sua estrema disponibilità. Non sarà mai ricca di denaro tanto quanto la montagna d'amore purissimo che porta in sé. Adesso è lì, al tavolino di un rosso mattino presto, con un pigro caffè che le si raffredda davanti ed è pronta a iniziare la sua giornata. S'accarezza la caviglia e si vuole bene.
C'è un uomo nella sua testa e nel suo cuore. Lo sanno in via ufficiale solo le sue due amiche intime, ma lo capiscono tutti. Solo lui non ne è a conoscenza. C'è un vagone di possibilità dietro l'angolo, oggi: devono vedersi per un progetto non-profit a cui collaborano entrambi. Le batte forte il cuore. Dalle diciotto, l'armadio intero è tutto sul letto. Forse stasera butterà tutto dentro di nuovo, se vorrà riposare. Probabilmente più tardi, dopocena, potrebbe trovarsi in un letto che non è il suo. Se sarà così, stanotte neppure ci penserà, a dormire. Forse si: forse oggi accadrà.
RDA
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strano come da sempre il natale per me non è mai stato più di tanto un momento magico. forse per le litigate in casa, perché la nostra famiglia tra mille motivi non si è mai ritrovata a fare dei grandi pranzi o cenoni, i DCA che mi hanno rubato per alcuni anni qualsiasi voglia, i lutti, il non aver mai visto la mia città innevata. mi piaceva non andare a scuola in quei giorni, starmene di più sotto le coperte calde, sapere che avrei mangiato le tagliatelle al ragù o le orecchiette con il sugo di mamma e che avrei giocato un po' alla play con papà. però non mi piaceva e da più grande aspettavo la sera per andare a zonzo a fumare e bere. strano è staro anche passare questo Natale per la prima da solo. ieri un vecchiarello a lavoro mi ha messo cinque euro tra le mani dopo un iniziale mio rifiuto perché "sei stato tanto gentile con me, dio ti protegga", oggi dopo la stazione sono andato a prendermi qualche pasticcino, dormito qualche altra ora e adesso se ci penso vorrei un calice di rosso per buttare un po' giù l'amarezza. strano aver visto i miei più invecchiati solo dietro uno schermo. a voi e famiglia❤️
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PRIMA PAGINA Secolo Italia di Oggi mercoledì, 08 gennaio 2025
#PrimaPagina#secoloitalia quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi anno#secolo#gennaio#euro#stop#alla#censura#social#effetto#trump#meta#culpa#editoriale#agnese#dicono#addio#quel#pure#spesso#dietro#facciata
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il nuovo drama in famiglia è la famiglia della fidanzata di mio cugino (italiana) che è assolutamente contraria alla frequentazione tra i due e le ha vietato di vederlo (26 anni di cristiana, non una minorenne fhhshhha) perché lui è un marocchinoooooooo. italia duemilaeventiquattroooooooooo
#la cosa più triste ma più triste veramente è che tutti in famiglia gli hanno detto: dovevi evitare#letteralmente tra i miei cugini in italia l'unico ad aver avuto una storia con qualcuno bianco.#veramente anche io ho avuto una frequentazione con un italiano due anni fa ma siccome ho condiviso la cosa solo con mia cugina non vale fdh#anche se penso che per le femmine sia un pelino più facile. sono i ragazzi che si portano dietro lo stigma#loro sono molto più razzializzati. e già io mi sento razzializzata quindi figurarsi#e niente oggi è l'argomento di discussione#non i miei zii che sono venuti a casa per sfogarsi con mio padre#dopo essere stati dagli altri miei zii. due coppie di zii ho qui in italia ma fanno per 2000#comunque dei testa di cazzo questi qua della famiglia di lei. già stalkerati su facebook. idee politiche mmmmmmmmh#che ti aspettiiiiii
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Quest'anno a scuola aspetto i pomeriggi con ansia per quei 10 minuti in cui mi siedo al riparo dietro alla cattedra a sorseggiare il caffè con Collega del Cuore mentre i bimbi si rilassano dopo il pranzo disegnando ai loro posti, con le luci abbassate e le testoline pigre sui banchi.
È l'unico momento in cui riusciamo davvero a scambiarci le consegne, aggiornarci sulle dinamiche di classe, sui bambini, sui genitori, su tutte le cose da attenzionare, sui progetti e su di noi.
Oggi, proprio in quel momento, Collega del Cuore mi ha affettuosamente sgridata perché non mi vendo abbastanza bene ai genitori del bambino autistico con cui lavoro 1 a 1 tutti i giorni. Le ho raccontato degli enormi progressi di questa settimana, di come stamattina il bambino si sia sentito all'altezza e in grado di scrivere tutte le lettere - anche quelle che non conosce - da solo, senza la traccia di puntini sotto, semplicemente guardandola su un modello; dell'uso che faccio della LIS per accompagnare i momenti orali per avere un aggancio visivo costante con lui; dell'agenda giornaliera; e delle storie sociali che introdurrò scattandogli fotografie per superare le giornate più frustranti o diverse; di come gestisco le crisi con esercizi di respirazione, con il sacchetto della rabbia, con una pausa per sciacquare il viso e avere il tempo per autoregolarsi.
Ho spiegato tutto questo anche all'educatore-che-non-capisco e, come sempre si è mostrato molto attento e disponibile, ma chissà se è solo una maschera oppure no. Ho cercato di entrare in relazione con lui, gli ho raccontato della mia esperienza in cooperativa per fargli capire che ho fatto anche il suo lavoro, conosco le sue fatiche, posso empatizzare in parte. Chissà se è servito davvero a qualcosa oppure domani dovrò scontrarmici di nuovo perché ha esasperato il bambino fino a farlo andare in crisi.
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EDWARD WESTON (B.1886-1958) Nude, 1918 Print in Colors 9.5” x 7.5” Printed second half of 20th Century
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S.D. da piccola aveva spesso l'espressione posturale della curiosità: quando si spingono in avanti gli occhi e la testa verso qualcosa che non si capisce. Ma io ho assistito al mutare dell'espressione e dell'interesse dietro i suoi occhi in direzione di una meno ingenua e generica curiosità...
Qualla presente in questa fotografia. Un mezzo busto, datato 1918, in cui la sensuale familiarità è determinata dalla posizione della testa associata allo sguardo degli occhi. La testa leggermente allungata in avanti e piegata verso il basso. Gli occhi sparati in avanti, con le pupille in alto a compensare la testa piegata. Uno sguardo di sottile sfida seduttiva sotto una folta capigliatura mossa.
Una sfida che io non ho accolto. Diventando per me un cruccio, dolce amaro. Così S.D. diventò una splendida ossessione da coltivare per la vita, dal 1997 ad oggi. (alias Little William) @aliaslittlewilliam
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Qualcuno ha pubblicato questa foto qualche giorno fa. Molti hanno voluto sapere la storia dietro la statua, quindi eccola qui...
Kópakonan: Una statua della Donna Foca si trova a Mikladagur, sull'isola di Kalsoy. È realizzata in bronzo e acciaio inossidabile, progettata per resistere a onde alte fino a 13 metri. All'inizio del 2015, un'onda di 11,5 metri si abbatté sulla statua, ma rimase ferma e non subì danni (vedi i commenti per le foto di questo evento).
La leggenda di Kópakonan (la Donna Foca) è una delle fiabe più conosciute nelle Isole Faroe. Si credeva che le foche fossero esseri umani che avevano scelto volontariamente di morire nell'oceano. Una volta all'anno, la tredicesima notte, erano autorizzate a tornare sulla terra, togliersi la pelle e divertirsi come esseri umani, ballando e godendosi la vita.
Un giovane contadino del villaggio di Mikladalur, sull'isola settentrionale di Kalsoy, curioso di sapere se questa storia fosse vera, si appostò sulla spiaggia una sera della tredicesima notte. Vide le foche arrivare in gran numero, nuotando verso la riva. Si arrampicarono sulla spiaggia, si tolsero la pelle e la posizionarono accuratamente sulle rocce. Senza la pelle, apparivano come normali esseri umani. Il giovane osservò una bella ragazza foca posare la sua pelle vicino al punto in cui era nascosto, e quando iniziò la danza, si avvicinò di nascosto e la rubò.
I balli e i giochi durarono tutta la notte, ma non appena il sole iniziò a spuntare all'orizzonte, tutte le foche si precipitarono a riprendere le loro pelli per tornare in mare. La ragazza foca era molto sconvolta quando non riuscì a trovare la sua pelle, anche se il suo odore era ancora nell'aria. Poi l'uomo di Mikladalur apparve tenendola in mano, ma non gliela restituì, nonostante le sue suppliche disperate, così fu costretta ad accompagnarlo alla sua fattoria.
L'uomo la tenne con sé per molti anni come sua moglie, e lei gli diede diversi figli; ma lui doveva sempre assicurarsi che lei non avesse accesso alla sua pelle. La teneva chiusa in un forziere di cui solo lui aveva la chiave, una chiave che portava sempre con sé, appesa a una catena alla cintura.
Un giorno, mentre era in mare a pescare con i suoi compagni, si rese conto di aver lasciato la chiave a casa. Annunciò ai compagni: "Oggi perderò mia moglie!" – e spiegò cosa era successo. Gli uomini ritirarono le reti e le lenze e remavano verso la riva il più velocemente possibile, ma quando arrivarono alla fattoria, trovarono i bambini tutti soli e la madre scomparsa. Il padre sapeva che non sarebbe tornata, poiché aveva spento il fuoco e messo via tutti i coltelli, in modo che i piccoli non si facessero male dopo la sua partenza.
Infatti, una volta raggiunta la riva, la donna aveva indossato la sua pelle di foca e si era tuffata in acqua, dove un grosso foca maschio, che l'aveva amata per tutti quegli anni e che la stava ancora aspettando, le si avvicinò. Quando i suoi figli, quelli avuti con l'uomo di Mikladalur, più tardi scesero in spiaggia, una foca emergeva dall'acqua e guardava verso la terra; la gente naturalmente credeva che fosse la loro madre. E così passarono gli anni.
Un giorno, gli uomini di Mikladalur pianificarono di andare a caccia di foche in una delle grotte lungo la costa. La notte prima della caccia, la moglie foca apparve in sogno al marito e gli disse che se fosse andato nella grotta a caccia di foche, avrebbe dovuto fare attenzione a non uccidere il grande foca maschio che avrebbe trovato all'ingresso, perché quello era suo marito. Non avrebbe dovuto neppure ferire i due piccoli cuccioli di foca nel fondo della grotta, perché erano i suoi due giovani figli, e gli descrisse le loro pelli in modo che li potesse riconoscere. Ma il contadino non prestò attenzione al messaggio del sogno. Si unì agli altri nella caccia e uccisero tutte le foche che trovarono. Quando tornarono a casa, il bottino fu diviso e il contadino ricevette come sua parte il grande foca maschio e le zampe anteriori e posteriori dei due cuccioli.
La sera, quando la testa del grande foca e le membra dei piccoli furono cucinate per cena, ci fu un grande boato nella stanza del fumo, e la donna foca apparve sotto forma di un terribile troll; annusò il cibo nelle ciotole e lanciò la maledizione: "Qui giace la testa di mio marito con le sue larghe narici, la mano di Hárek e il piede di Fredrik! Ora ci sarà vendetta, vendetta sugli uomini di Mikladalur, e alcuni moriranno in mare e altri cadranno dalle cime delle montagne, finché non ci saranno abbastanza morti da poter unire le mani tutto intorno all'isola di Kalsoy!"
Pronunciate queste parole, scomparve con un grande boato di tuono e non fu mai più vista. Ma ancora oggi, purtroppo, accade di tanto in tanto che gli uomini del villaggio di Mikladalur annegano in mare o cadono dalle scogliere; si teme quindi che il numero delle vittime non sia ancora sufficiente affinché tutti i morti possano unire le mani intorno all'intero perimetro dell'isola di Kalsoy.
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Quando andavo alle manifestazioni a Roma contro Berlusconi, con all'epoca PdS e poi DS, sfilando un giorno per non mi ricordo quale vialone romano vedemmo affacciarsi un signore, che urlava da una finestra ai piani alti
RAGAZZI, IL CAPO NON MI HA DATO IL PERMESSO, MA IO SONO CON VOI, LOTTIAMO INSIEME, SEMPRE!!!!
e tipo c'era uno dietro che voleva tirarlo via dalla finestra, e noi giù che applaudivamo e provavamo a dargli tutto il nostro supporto.
Ecco, qui in Germania oggi non è ovviamente festa, perché che devono festeggiare questi, il giorno che li hanno presi a calci in culo?, e mi sento come quel signore di tanti anni fa, che da lontano, affacciato ad una finestra, vi urla che sono al lavoro ma che sono testa e cuore con voi ❤️.
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Vieni qui
Stasera non scappi, bella: guardacaso stasera ho voglia di te e ho bisogno di trattarti da puttana. Andiamo in camera e fammi godere. Cammina, muoviti e non protestare. Ti inginocchierai e me lo prenderai in bocca. Zitta e docile. Perché sei il mio personale passatempo, fino a prova contraria. Sono tuo marito e ti posso usare quando voglio. Stasera ho voglia del tuo corpo, di scoparti senza troppe smancerie.
Ecco: con la tua bocca per ora ho finito, perché ti voglio venire dentro, rimarcare quello che è il mio esclusivo territorio e per questo ora desidero scoparti. Spero tu al solito abbia preso le dovute precauzioni da sola, perché non voglio plastica, ostacoli o interruzioni, mentre ti fotto. E ti fotterò in modo selvaggio, davanti e dietro. Sii preparata.
Tanto, le buone maniere, le gentilezze e soprattutto l'esserti stato sempre fedele, con te non sembrano essere serviti a nulla: ho scoperto purtroppo proprio oggi che te la fai con quel cazzo di istruttore di pilates che francamente mi sembra una checca. A lui penserò domani. Per ora voglio scopare la mia puttana. Ne ho bisogno.
E poi dimmi: da quando hai iniziato a scopare con lui? E già che ci siamo: ne hai presi molti altri, di cazzi in questi ventun'anni di matrimonio? Quanti hanno conosciuto la tua gola e ci hanno sborrato dentro? Che coglione: non mi sono mai accorto di nulla! Imbecille e pure innamorato! “No, sai mia moglie… No grazie: sono veramente lusingato, ma sono sposato…” Idiota puro, fatto e finito! Che cazzo di vero scemo, a non approfittarne! Mai. E allora adesso muoviti.
Stenditi: girati a pancia sotto e apri bene le chiappe, che ti devo trapanare per bene, stasera: di dritto e di rovescio. Inizierò dalla tua fregna completamente spanata e poi a seguire ti sborrerò nel culo. Me l'hai sempre fatto sudare, ‘sto cazzo di culo tuo, come fosse il Santo Graal: una volta l'anno, se m'andava bene.
Invece le foto dell'investigatore ti fissano mentre te lo stai facendo sfondare senza troppe esitazioni, dal merluzzetto giovane. Roba forte: collare e lacrime di dolore! Porca miseria! Per un'ora intera! Ti piace, fare la troia in giro, eh? Cose da pazzi: che numeri da bordello fa, la mia sposa puttana. Che cazzo piangi, adesso? Sei mica un coccodrillo…
RDA
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