#oggi cava
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Ci sono state raccontate due grandi falsità su Cleopatra: innanzitutto, non era affatto una bellezza convenzionale; in secondo luogo, non era neanche egiziana. Gli storici hanno cercato di spiegare come una donna sia riuscita a sottomettere gli uomini più potenti del suo tempo, ma i documenti storici testimoniano che Cleopatra non era semplicemente una seduttrice, bensì una donna di intelligenza straordinaria.
Plutarco scrive di lei che era incredibilmente affascinante, anche se non bella nel senso classico del termine. Racconta che fosse impossibile dimenticarla. Cleopatra aveva una voce così melodiosa e magnetica da incantare chiunque le parlasse.
Era una donna dotata di un’intelligenza eccezionale.
Cleopatra era profondamente istruita e padroneggiava diverse discipline, tra cui matematica, astronomia, oratoria e filosofia. Fu la prima e unica sovrana della dinastia tolemaica ad abbracciare la religione e la cultura egiziane. Nessuno dei suoi predecessori aveva mai mostrato interesse per le tradizioni del popolo che governavano: tutti veneravano esclusivamente gli dèi greci.
Inoltre, Cleopatra era una poliglotta straordinaria: parlava almeno nove lingue. Fu la prima tra i Tolomei a imparare l’egiziano, una lingua che nessuno prima di lei si era mai preoccupato di studiare, nonostante governassero l’Egitto. Tra le altre lingue che conosceva c’erano l’ebraico, l’etiopico, l’arabo, il persiano e il latino.
Cleopatra ebbe quattro figli: il primogenito, Tolomeo XV Cesarione, probabilmente nato da Giulio Cesare, e tre avuti da Marco Antonio. I gemelli, figli di Antonio, portavano nomi che in traduzione significano "Sole" e "Luna".
Dopo la morte di Cleopatra, Cesarione fu giustiziato da Ottaviano, il figlio adottivo di Cesare. Gli altri figli furono portati a Roma per essere allevati. Si sa che la figlia si sposò con un re della Mauretania, ma il destino degli altri figli rimane avvolto nel mistero.
Cleopatra e Marco Antonio morirono insieme. Avevano deciso che, in caso di sconfitta, si sarebbero suicidati. Antonio si tolse la vita con la spada, mentre si crede che Cleopatra abbia usato il veleno di un serpente.
La regina, rinchiusa in una stanza con le sue ancelle, fu minacciata da Ottaviano: se si fosse suicidata, avrebbe colpito i suoi figli. Nonostante ciò, Cleopatra decise di togliersi la vita. Secondo i romani, un servo le avrebbe portato un serpente nascosto in un cesto di fichi, ma molti storici ritengono più probabile che Cleopatra avesse nascosto del veleno in una forcina cava tra i capelli.
Prima di morire, Cleopatra scrisse una lettera a Ottaviano chiedendo di essere sepolta accanto a Marco Antonio. La sua morte fece infuriare Ottaviano, poiché lo privò del trionfo di esibire la regina sconfitta.
Ad oggi, la posizione esatta della tomba di Marco Antonio e Cleopatra rimane sconosciuta. Esistono solo ipotesi e supposizioni.
Così si concluse la vita di Cleopatra, un’incredibile sovrana, ultima regina d’Egitto e ultima rappresentante della dinastia tolemaica. Con la sua morte, l’Egitto perse la propria indipendenza e divenne una provincia dell’Impero Romano. La caduta di Cleopatra segnò la fine della grande civiltà egizia.
Informatevi meglio, prima di scrivere cazzate, mondo di Tumblr.
Notte ✨✨✨
(Angela P.)
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Torre Annunziata, il candidato sindaco del cdx Carmine #Alfano (al ballottaggio) è al centro dell’inchiesta pubblicata oggi da L’Espresso. Da Direttore della Scuola di specializzazione in Chirurgia plastica dell’Università di Salerno, avrebbe costretto i medici specializzandi ad aiutarlo nella campagna elettorale. L’associazione Liberi Specializzandi riferisce di tossicità lavorativa e formazione inesistente: “puoi parlare col rettore o il Ministro, ma quello che comanda qui sono io. Puoi anche chiamare Mattarella, che mi viene a fare un bocchino”. Forniti anche decine di audio a sfondo sessista e omofobo, come raccontato da http://gay.it: “i ricchioni nel forno crematorio a Cava di Tirreni”.
@ultimora_pol
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La Maison Pommery. “Qualitè d’abord”, la qualità innanzitutto, fu il motto di Madame Pommery quando nel 1858, prese le redini della Maison. Creò con grande successo il primo champagne “brut”, secco, dalla leggendaria annata del 1874 sconvolgendo la Londra vittoriana di allora. Il mercato inglese era quello maggiormente di punta e la nostra vedova riuscì a portare il dosaggio zuccherino a 6/7 grammi litro. Lo champagne si produceva ancora dolce con tenori zuccherini che oggi classificheremmo extra- dry o addirittura dry.
Altra mossa vincente di Madame Pommery fu l’acquisizione di 120 cave sotterranee di gesso scavate in epoca romana (profonde oltre 60 metri), allora in periferia sud di Reims (oggi in centro città) che furono riempite fino alla profondità di 30 metri e collegate tra loro con cunicoli, passaggi, rese abitabili con diverse prese d’aria.
La visita inizia scendendo i 116 gradini che portano il visitatore direttamente alla massima profondità (30 metri con una umidità rilevata del 98%).
Da qui un percorso guidato che porta l’ospite, meglio definirmi turista, alla conoscenza di un mondo operativo “da miniera”, con luci tenue di candele o simili, carrucole con cesti che servivano a trasportare i grappoli da pressare con i torchi e procedere con le tecniche conosciute allora.
Interessante è la storia della cava di Notre Dame, chiamata così per la presenza di una statua della Vergine, “Notre-Dame des Crayères” , posta a vegliare su questo mondo sotterraneo.
Nella profondità della cave sono presenti tutte le condizioni per far raggiungere al vino la maturità necessaria con un perfetto regolatore termico. Temperatura costante di 10°.
E mentre si osservano le opere d’arte poste di sala in sala, meglio dire di cava in cava, il silenzio viene interrotto dal rumore dei carrelli elevatori trasportanti le bottiglie pronte per il remuage con i potenti gyropalette.
Interessanti i nomi dati alle singole cave.
Riportano nomi di città a significare i luoghi nel mondo raggiunti dal marchio Pommery. Impressionanti i numeri che provengono da questi cunicoli: 25 milioni di bottiglie giacenti sui lieviti.
fonte https://corrieredelvino.it/primopiano/visita-alla-pommery-un-luogo-straordinario/
#parloconlamusica#salvatoregrecodj#teatro#passion#amore#sicilia#anima#catania#fede#Pommery#Francia#Champagne
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Io lo so che voglio fare quella indipendente che sicpaga tutto da sola, e so anche che mamma mi siuta già tantissimo pagandomi la specialità e tutto...
Mi sento una merda però perché ho parlatp di intervento agli occhi, in passato mi ha sempre detto che me l'avrebbe pagato lei, oggi non ha proferito parola e mi ha fatto intendere che posso pensarci da sola
Poi però scopro che è disposta a pagare 5000 euro per aiutare mia sorella a fare un altro figlio e mi incazzo
Mi incazzo perché io ho sempre cercato di non essere un peso, ho sempre cercato di arrangiarmi tra ripetizioni e pattinaggio per pagarmi le mie spese extre, mentre mia sorella, per quanto la adori, ha sempre avuto bisogno di aiuto e anche economicamente si è sempre adagiata su questa sicurezza
Io ho sempre fatto da me per non pesare ulteriormente
E c'è una parte di me che ci è rimasta male a non ricevere sostegno per questo pezzetto
Perché sa quanto per me sia importante
Sa, perché l'ha vissuto in prima persona, come ti cambia la vita
Non lo so, mi sento una bambina capricciosa ma non posso fingere di esserci rimasta male onestamente
A volte questa cosa di provare a essere la figlia 'perfetra' che non ha bisogno di aiuto e se la cava da sola mi pesa mortalmente
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PENSIERI DI PRIMAVERA
L’AMORE
Ognuno lo legge in modo diverso, perché altra spiegazione non sa dare al suo ridere di spore, ai bruschi abbassamenti di temperatura, ai movimenti del fascino e dell’ignoto. Amare è come essere dentro una bolla d’aria, è come sopravvivere ad una immersione prolungata, riuscire a diventare bersaglio, come mordere una mela vistosamente colorata, in un estremo labirinto per liberarlo dal piacere, così da sussultare e agonizzare, accarezzandosi il corpo con la calma di una costellazione. L’amore è come uno stregone indiano,che ad un’ora imprecisata, in un giorno che non so, in un luogo che non conosco, certe volte o forse mai, ci chiamerà a raggiungerlo, approfittando del tempo di un mare tranquillo, o sotto la pioggia battente o dentro il vortice di un uragano. Spenderà il suo buon calore, disegnerà teli sgombri di presenze, forse seduto nella panca intiepidita dal sole autunnale, dove si stamperà il primo bacio, a succhiare sotterranee solitudini della vena cava. Sarà l’odore che si porta addosso, perché le piace appuntarsi fiori nei capelli e zuccherarsi le labbra di rossetto, nel rosso succo delle fragole, nel suo comodo nascondiglio, tra i capricci del vento dove si affollano i sogni e i desideri.
O se ne starà a bruciare accovacciato davanti al fuoco, aggrappato mani e piedi al cordame, ebbro d’aria e di vento, aspettando di ridisegnare i contorni del mondo, nell’arco di una piazza piena di fortezze dove mancano i tavolini all’aperto. Camminerà a passi brevi, nel disincanto della sera, come un musicante ubriaco, drogato dalla nafta degli scappamenti e dal luccichio delle auto in corsa, a disseppellire granchi nei deserti dove niente può turbare le nostre attese e circonderà ingorghi di nuvole, parole pronunciate senza convinzione, nel disordine inafferrabile delle gambe delle donne, con quel senso confuso di mancata intimità.
Lo si memorizzerà per assorbimento, come un impercettibile liquido, soffocato dal minimo rumore, dal prolungarsi della sua caduta o della sua vittoria e si guarderò intorno, consunto e leggero, quasi pietrificato dal sapore della melanconia, dal silenzio seppellito nell’abbandono, con il suo desiderio unico e inconsueto, a deporre i gioielli della felicità, in un groviglio di pensieri che si trasformano e strascicati illuminano le ultime voci remote di ogni attimo trascorso. Faccia a faccia con la tonda luna, mentre la poesia lo morde e lo sublima, il colore gli accarezza gli occhi e fiorisce in bocca, la musica le strugge l’anima e scoppia di desiderio e di passione sulla mia giubba scolorita. Cosa lo può distogliere dal nascere e dal morire, nella spossatezza del creato, tra la folla dai volti ignoti, nei delicati frammenti del cuore, nell’attorcigliarsi di nuovi e prossimi incontri, di anime candide che si stupiranno di esistere, negli assolati pomeriggi d’estate, nell’immobilità del mare, appassionandosi ancor di più, governando senza raggiungere nessun luogo, in attesa di quella brezza tiepida che tornerà a consumarlo-
Oggi lo ritrovo seduto in una stanza terremotata, nella nebbia bassa della terra, declinante di luce, dove cade l’antica abitudine serale, ancora un po’ smarrito, tra i soprabiti scambiati e subito ripresi, quasi che non si potesse più pronunciare il suo nome, smarrito nei vicoli che si ingolfano di memoria, nell’ingratitudine azzurra, nel sospiro e nel pianto, a non aver voglia di coricarsi con nessuno, perso nella tramontana che sgretola le siepi, nell’immobilità del mutamento. Quasi lo avessero bandito, con tutte quelle promesse che ora occupano il suo posto, nel dondolio degli steli umidi di pioggia. E’ stato tradito, più volte calpestato e ingannato, nella dimensione dei torrenti in piena, travolto dagli scandali, in questa ressa del cuore dove tutto è permesso, dove sfuma invisibile il cielo, tra quei caseggiati dove si chiude l’esistenza, decifrando il desolante possesso, a smascherare la cattiveria degli uomini, nel freddo dato dalla tristezza, nell’umile corruzione dell’orgasmo.
Ma l’amore, anche se risulta una mossa sfocata, nelle labbra che sono laghi, tra i flaconi vuoti, nello sguardo delicato tra i rifiuti, saprà risorgere, con tutta la forza dei suoi denti saprà mordere, ripetere i suoi schiocchi di frusta. Saprà rinnovarsi in quel qualcosa che spesso ci sfugge, nell’incrinatura dell’aria incerta e tra i segni indelebili che lo ammantano, impresso in uno zampillo di pellicola, come un guerriero pronto alla battaglia, scivolando leggero sulle molli flottiglie di passanti, con in mano il petalo di una rosa, così come lo abbiamo sempre sognato, unico e raro, a cercare un’anima dove riflettersi, nel senso perfetto che deterge il sudore, schermato l’obiettivo, se ne andrà a spasso in bicicletta, tra le nostre forme contorte, quasi ad indagare dove lo porterà l’umanità, con quella goccia sua che è fulgore del diamante.
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Oggi ho saputo che un amico è stato poco bene, causa di stress e ansia è stato ricoverato momentaneamente in PS e dopo poco è tornato a casa, per fortuna.
Ora a casa chiunque si preoccupa per lui, perché è visibilmente scosso e provato dal suo stato mentale sofferente.
Ho saputo che una mia conoscente è ricoverata in un centro DCA, ha cominciato che voleva perdere qualche kg ed è ricaduta nell'@n0r€ss!a; essendo estramamente sottopeso, chiunque si sta preoccupando per lei perché è visibilmente sofferente e il suo stato mentale dolorante si mostra nel suo DCA.
Hanno qualcuno che si preoccupa per loro, qualsiasi cosa dicano o facciano, hanno qualcuno che li abbraccia e gli dice "non ti preoccupare, ce la farai, ce la faremo" oppure "posso fare qualcosa per farti stare meglio?".
Hanno gli abbracci, hanno le carezze, hanno lo sguardo compassionevole di amici e famiglia, di chi si preoccupa per loro.
Perché è tutto visibile, un dolore visibile.
Poi ci sono quelli come me: un DCA che merita meno attenzione, perché il b!ng3 non si vede, ti fa soffrire di nascosto e ti costringe a sentire frasi tipo "il tuo problema è che non hai voglia", e mi maledico perché non riesco a farle uscire queste benedette ossa, perché io non posso digiunare ininterrottamente perché ho bisogno delle energie per lavorare e studiare.
E non avete idea di quanto invidio la ragazza ricoverata.
Guardo "Fame d'amore" e vorrei essere io, vorrei esserci riuscita io.
E invece niente perché io sono quella forte, quella che se la cava, quella che non può crollare perché è resiliente, quella che impossibile che soffra perché la vita non è stata poi così crudele con lei.
E quelli come me sapete come sono? Soli.
Noi serviamo solo per aiutare gli altri, ma a noi non ci aiuta nessuno, perché non ce lo meritiamo, perché "siamo forti"
Che schifo.
Che voglia di piangere.
Che voglia di dormire e non svegliarmi più.
#anorex14#depression era#alone with my thoughts#ana trigger#dca fandom#tw a4a#a4a diary#bing3 eating#dca#sadnees
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Però mangiare carne rossa e processata e bere vino non è la stessa cosa
Due comportamenti entrambi a rischio di cancro ma ben diversi fra di loro: accostarli potrebbe essere una falsa analogia.
26 Giugno 2023 • Mr Pac
Intro
Oggi, anche e soprattutto per chi in genere si occupa di droghe e dipendenze, è la giornata del 26 giugno. Non ne sono sicurissimo ma suppongo che oggi la sentirete chiamare in vari modi “Giornata contro la droga!”, “Giornata contro le droghe”, “Giornata contro il traffico/lo spaccio e l'uso di droga/droghe!!1!!!” e secondo me varie e altre simili interpretazioni. La giornata di oggi 26 giugno si chiama ufficialmente, e direttamente dal sito delle Nazioni Unite [UN], International Day against Drug Abuse and Illicit Trafficking che tradotto dovrebbe essere qualcosa tipo Giornata Internazionale contro l'Abuso di Droga e il Traffico Illecito. Che non è esattamente la stessa cosa. Prima di passare al protagonista di questa storia, il signor Soggy, credo di potervi dire che vi siate appena imbattuti nell'Argomento Fantoccio: è una logica fallace fra le più usate, l'interpretazione distorta di un fatto a vantaggio di una nostra posizione personale: e poi vai a capire se in buona o cattiva fede. Se continuate a leggere, vi avviso che ne incontrerete altre di logiche fallaci. E ora passiamo a Soggy.
Soggy
Il nome di Noah S. Sweat Jr., "Soggy" per gli amici, forse non dirà molto a qualcuno. Non diceva niente neanche a me prima in imbattermi in suo celebre discorso del 1952. Era un giudice e un professore di legge americano, nonché un rappresentante dello stato del Mississippi. E celebre lo deve essere davvero se, come si racconta, ci ha impiegato oltre 2 mesi per scriverlo.
E non è un discorso particolarmente lungo: stando alle fonti che ho rintracciato, non dura neanche 2 minuti e mezzo. Due mesi e mezzo per scriverlo e 2 minuti e mezzo per dirlo: così tanto tempo per scrivere quelle che a me non paiono più di 20 righe in croce. E forse a meravigliarmi sono solo io. Però se qualcuno concorda su questa osservazione, magari si chiederà com'è possibile una cosa del genere. Secondo me, è possibile se forse devo stare molto attento a quello che dico: se forse devo dire tutto senza dire niente, se devo affermare senza farlo, negare senza negare, suggerire ma al contempo non farlo. Un bell'esercizio di retorica, non c'è che dire. E non scordiamoci che il nostro amico Soggy era pure un giudice e soprattutto un professore di legge: con questo non voglio dire che fosse avvezzo a quelle presunte tattiche in cui in genere e che a me risulti gli avvocati son maestri (e, nel caso, non sarebbe né colpa né difetto e nemmeno errore: secondo me potrebbe essere parte integrante della loro professione e un bravo avvocato è bravo anche quando e come parla), anche vero e resta comunque il fatto che, se corrisponde a verità, 2 mesi e mezzo per 20 righe fa un quarto di riga al giorno. Deve esserselo riletto parecchie volte.
Il titolo di questo pezzo parla di carne rossa e processata e bere vino, più genericamente potremmo dire di carne e alcol, eppure mi sto dilungando sul discorso del nostro amico Soggy. E almeno per me una ragione c'è: se non vado errato, Soggy era pure un politico e quel discorso lo tenne in occasione d'una discussione sulla legalità del whisky nello stato del Mississippi. In quel discorso, Soggy ne disse peste e corna: le peggiori considerazioni su una bevanda alcolica che era, più o meno questo il tono delle sue parole, il liquido del diavolo, il flagello tossico, il sanguinoso mostro che contamina l'innocenza, la ragione dei perdenti, distrugge il focolare domestico, crea miseria e povertà e cava il pane dalla bocca dei bambini, bevanda malvagia che corrompe l'uomo e la donna cristiani in cima ai giusti, uomini di buona volontà che vivono nel baratro senza fondo del degrado, del dolore, della vergogna, dell'impotenza e della disperazione. E se stava parlando di questo allora Noah S. Sweat Jr. si diceva contrario.
Per poi aggiungere subito dopo che, e più o meno il tono era sempre questo, però se per whisky intendevi l'olio della conversazione, il filosofico nettare, il liquido che si consuma quando i bravi ragazzi si riuniscono, che suggerisce canzoni nei cuori e risate sulle labbra, il caldo bagliore della felicità, e, perché no, se intendi anche l'allegria natalizia, la bevanda stimolante che mette la primavera nel passo del vecchio gentiluomo in una mattina gelida e pungente; se intendi la bevanda che permette all'uomo di magnificare la sua gioia e la sua felicità e di dimenticare, anche se solo per un po', le grandi tragedie della vita, i dolori e le sofferenze dello spirito; se intendi anche quel prodotto la cui vendita riversa nelle nostre tesorerie incalcolabili milioni di dollari, dollari utilizzati per fornire dolci cure ai nostri piccoli bambini storpi, ai nostri ciechi, ai nostri sordi, ai nostri muti, ai nostri miserabili anziani e infermi, per costruire autostrade, ospedali e scuole, allora Noah S. Sweat Jr si diceva certamente favorevole.
Capite perché è diventato, come si dice, un discorso così celebre? [1] Nel caso di Soggy, prima distrugge un comportamento e poi subito dopo, e come a me pare, aggiunge un bel Però dove afferma esattamente l'opposto e, per quanto ne sappia, pure mettendolo come argomento secondo e ultimo (“È un dongiovanni ma è un bravo ragazzo!”), metterebbe in evidenza l'aspetto finale ora accettabile di quel comportamento a dispetto di tutti i suoi aspetti negativi. E se ricordo bene il nostro amico aveva pure premesso all'inizio che non voleva evitare controversie: pensate un po' se voleva farlo.
Però eravamo nel 1952, le conoscenze scientifiche riguardo l'alcol non erano quelle di oggi e oggi ne sappiamo un po' di più. Oggi sappiamo che è una sostanza tossica, cancerogena e teratogena a ogni dose e quindi non c'è una dose minima sicura. Quindi anche poco è rischioso. Oggi la carne rossa è classificata come probabile cancerogena e cancerogena se processata, bianca lo è solo se processata. Quindi la carne nel complesso e in linea generale è cancerogena. Come l'alcol. Al momento, quindi e per esempio, la dose sicura di carne processata e alcol è sempre 0. Questo accostamento con l'alcol, ch'io sappia permetterebbe a qualcuno, ultimamente e spesso, di dire che il controllo del rischio di cancro per noi umani potrebbe essere più o meno lo stesso per i due comportamenti. Il che potrebbe essere anche vero. E alcuni, per quanto ne sappia, si spingono oltre e arrivano anche a dire che son 2 comportamenti che forse potrebbero a loro volta essere assimilati, per esempio e in qualche modo, anche al respirare (ch'io sappia, può capitare di respirare aria inquinata e volendo cancerogena) e pure, ebbene sì, stare al sole: anche le radiazioni solari appartengono al Gruppo 1 della Classificazione IARC come cancerogene per gli esseri umani. Per poi, e sempre ch'io sappia e volendo, raggiungere vette altissime magari affermando anche che in effetti molte delle attività umane presentano rischi e sarebbe pure vero anche questo.
Solo che, e sempre e solo per esempio e per restar nel titolo, la carne bianca o rossa e pure quella processata qualche beneficio per l'organismo umano ce l'avrebbe pure: nutre, almeno quello. Serve a qualcosa. È utile. L'alcol invece no, non ha finalità funzionali o metaboliche specifiche e, checché se ne dica, non è manco un nutriente: le sue sono, che a me risulti, calorie cosiddette “vuote”, cioè non servono a nulla e fanno solo ingrassare. E l'aria che respiriamo? Di quella poi non se ne può fare a meno: respirare viene spontaneo, senz'aria per noi esseri umani probabilmente è dura. Per non parlare del sole. Senza di quello mi sa proprio che sia davvero dura. Dell'alcol, volendo, se ne potrebbe tranquillamente fare a meno: atto volontario e soprattutto rischio evitabile, non necessario agli atti quotidiani della vita, non ha mai nel complesso benefici per l'organismo umano e non è mai utile alla nostra salute: anzi. E qui di solito viene sempre la parte più difficile da buttar giù e che è la seguente: l'alcol è solo una droga ludica [2], assunta cioè senza nessuna necessità né prescrizione medica e infatti nessun medico in scienza e coscienza oggi consiglierebbe mai di assumerlo anche in piccole quantità, esattamente come assumere qualsiasi altra droga a scopo ludico, cioè solo per un molto presunto piacere. Sia chiaro: almeno per me, non c'è niente di male a farlo però, come si dice, basta sapere cosa si sta facendo.
Basta riconoscere che per esempio di farsi le canne se ne può fare tranquillamente a meno, di sniffare coca pure, di iniettarsi eroina anche e quindi si può fare a meno pure di bere alcol, birra, vino, aperitivi o superalcolici che siano. E in genere non c'è nessuna differenza scientifica, per esempio, fra chi beve un bicchier di vino e chi si fa una canna. E se avete mandato giù pure queste ultime righe, forse ora vi potrebbe esser più chiaro quello che può essere il richiamo alle parole del discorso di Noah S. Sweat Jr.: celebre anche perché, ch'io sappia, è conosciuto proprio come, ma tu guarda a volte il caso!, l'altrettanto celebre Fallacia del Whisky [3] e in quel caso probabilmente usata soprattutto per non prendere (apparentemente!) una posizione ben precisa, per evitare proprio controversie (ma va'?), per non esprimersi puntualmente nel merito. Volendo, siamo anche e forse di fronte ai famosi e sempre usatissimi “Sì, ma...” “Eh, però...”. E non è finita: la Fallacia del Whisky potrebbe secondo me e a sua volta ricordare in qualche modo un'altra fallacia non meno interessante, quella dell'Appello alla Moderazione e anche lì di solito infatti partirebbe la sequela dei “Sì, ma...” “Eh, però...”. Vero, fa male, cancerogeno, tossico e teratogeno a ogni dose, però in fondo, forse, su, probabilmente, non dico questo ma, ci sarebbe da rifletter su, però è come respirare, prendere il sole e mangiare la carne, però, dai, tutte le attività umane potrebbero essere a rischio... Ma almeno io scommetto che nessuno di noi a questa lista aggiungerebbe fumare sigarette o farsi le canne, sniffare coca e iniettarsi eroina. E un motivo ci sarebbe pure e secondo me anche condivisibile.
Almeno io non posso sapere se dietro le parole di Soggy ci fosse la buona o la cattiva fede. E neanche voglio sapere se quando qualcuno oggi, nel 2023, in linea generale accosta comportamenti e atti scientificamente utili e a volte pure necessari ad altri che non lo sono neanche un po', e che anzi si rivelano inutilmente rischiosi [4], sia in buona fede o no. Mi par invece di capire che non si possa e sempre scientificamente, e per chiuderla con il titolo di questo pezzo, accostare l'atto di drogarsi ludicamente (alcol, thc ludico, cocaina, eroina etc.) a quello di nutrirsi, attività necessaria e di cui non si può fare a meno. E se qualcuno riesce a farlo almeno per me è il benvenuto: amo il vino e lo bevo volentieri, soprattutto quello rosso.
Outro
Il tutto, come dicevamo, e come sempre ch'io sappia capita in casi come questi, quindi sta a riconoscere e soprattutto ad accettare il fatto che l'alcol è solo una droga ludica come tutte le altre droghe ludiche e non esiste un'altra ragione per assumerlo che non sia quella di un molto presunto piacere, e fra l'altro nemmeno per tutti. E senza dimenticare purtroppo che l'Appello alla Moderazione di solito e in genere potrebbe di riflesso indurre fra l'altro ad affermare, e solo per esempio, curiose frasi sul tipo “Bevo solo 2 bicchieri di vino al giorno però il mio scopo non è lo sballo come invece fanno quelli che si drogano!!!” forse in una sorta di auto indulgenza illusoria basata su una fallacia perché ci piacerebbe tanto che fosse così. E, in finale, ricordiamoci per favore che il fatto che l'alcol sia in Italia fortunatamente legale, nonostante i suoi notevoli rischi [5], è comunque pure un bene per tutti noi, assuntori o meno, e su questo forse sarebbe d'accordo pure il nostro amico Soggy [6].
[UN] https://www.unodc.org/unodc/en/drugs/index-new.html
[1] https://mjc.olemiss.edu/about/ "Listen to Noah S. “Soggy” Sweat, Jr. speech."
[2] https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_5_1.jsp?id=104 "... non è possibile sulla base delle conoscenze attuali identificare quantità di consumo alcolico raccomandabili o “sicure” per la salute. Sarebbe peraltro improprio “raccomandare” l’assunzione di una sostanza tossica (...) o capace di indurre dipendenza, essendo una droga."
[3] https://rationalwiki.org/wiki/If-by-whiskey "It is named after a famous speech by Noah S. "Soggy" Sweat, Jr., a Mississippi lawmaker, who was arguing both for and against the legalization of alcohol."
[4] https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/i-blog-della-fondazione/il-blog-di-emanuele-scafato/vino-e-salute-un-binomio-impossibile-specie-per-i-piu-giovani “Il vino si beve per piacere. (…) Non esistono quantità sicure per la salute di qualunque tipo di bevanda alcolica. Sapere per non rischiare, fa la differenza.”
[5] https://dottoremaeveroche.it/il-vino-fa-buon-sangue/ “Chi opera nel settore sanitario non deve prestare il fianco alla strumentalizzazione da parte dei produttori di alcune nozioni scientifiche che, se tradotte nel linguaggio del marketing, rischiano di creare un incremento della morbilità e della mortalità. L’unico messaggio corretto e responsabile è quello che l’etanolo contenuto nel vino, nella birra o nei superalcolici è una sostanza tossica, cancerogena, teratogena, che può dare dipendenza e, inoltre, che non esiste dal punto di vista scientifico il concetto di ‘bere moderato’, in quanto non esiste una quantità sicura”
[6] https://twitter.com/scafato/status/1670818408932290567 "Prova a usare il termine: alcol e altre droghe. Se chiedi alle persone di nominare le droghe, molti dimenticheranno che anche l'alcol è una droga. Questo diminuisce il danno che può fare, quando provoca più danni della maggior parte delle altre droghe."
#international day against drug abuse and illicit trafficking#droghe#alcol#droga#fallacie#logical fallacies#critical thinking#bias cognitivi#cognitive biases#carne#vino#giornata contro l'abuso e il traffico illecito di droga
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YURI ANCARANI: "LASCIA STARE I SOGNI"
In una intervista, per altro non molto recente, Yuri Ancarani, videomaker italiano, afferma che tutte le immagini filmiche (o quasi tutte) e tutte le immagini televisive (in questo caso proprio tutte), portano con sé una visione del mondo, accompagnano cioè lo spettatore, in una “narrazione”, come si dice oggi. Ancarani adotta un punto di vista molto diverso: la macchina da presa è spesso fissa e lascia parlare le immagini. La sua mostra al Pac di Milano aperta fino al prossimo 11 giugno, fa il punto su oltre vent’anni di lavoro dell’artista ravennate. “Lascia stare i sogni”, è il significativo titolo di questa interessante rassegna di video che toccano temi molto diversi tra loro, ma che sono legati da questo sguardo, algido ma attento, neutro ma rivelatore, degli stridenti contrasti del nostro vivere. “Il Capo” proiettato su uno schermo gigantesco, accoglie il visitatore con la sua solenne imponenza. Si tratta di un video del 2010 girato in una cava di marmo delle Alpi Apuane, dove un uomo con una mimica più simile a quella di un direttore d’orchestra che di un cavatore di pietre, dirige con sapiente maestria il movimento di escavatori che tagliano e spostano giganteschi e candidi blocchi di marmo. Il sonoro del video è dato solo dai lontani rumori delle macchine che contribuiscono a determinare un doppio e contrapposto effetto di straniamento e nudo realismo proponendoli ad uno spettatore troppo abituato ad immagini commentate come accade nei documentari o nei servizi televisivi. “Piattaforma luna” è ambientato in una camera iperbolica, ambiente claustrofobico in questo caso accentuato da una colonna sonora di Ben Frost.
Toni freddi e scostanti caratterizzano due video paralleli (nella sala 4 del Pac), si tratta di "San Siro" e "San Vittore" com un accostamenti che non è certo frutto del caso. Nel primo, il tempio del calcio, è rivelato attraverso le strutture architettoniche e le infrastrutture tecnologiche come cavi, tombini, porte di sicurezza, sotterranei, ripresi negli attimni che precedono l'inzio di una partita. Di contro, "San Vittore", propone una apparentemente asettica descrizione visiva di tutti i controlli a cui sono sottoposti i minori per poter visitare i propri genitori detenuti nella strutture carcerarie. Un video che nella sua scarna oggettività presenta, senza ombra di retorica o di didattico paternalismo, una realtà crudele e disumana. Il nome della psicanalista Marina Valcarenghi è abbastanza noto da non necessitare di ulteriori parole. Su di lei Yuri Ancarani propone il video di un magnifico monologo tenuto nel “Cortile della legnaia” dell’Università Statale di Milano dal titolo “Il popolo delle donne”. Letture di testimonianze di tribunali, discorsi astrattamente teorici e ferite legate alla sua esperienza sul campo con al centro la violenza uomo vs donna, ma anche sull’istinto della violenza tout court. Anche qui si tratta di una osservazione imparziale su tema di scottante attualità. Tra i notevolissimi video in proiezione, "The Challenge" è certamente il più intimamente misterioso e in un certo senso il più surreale. Ma Ancarani non lavora sulla suerraltà, bensi su realtà che tendono ad apparire come delle iperrealtà. Le immagini sono quelle del deserto del Qatar durante i preparativi di una competizione di falconeria (con citazione per la Land Art attraverso la celeberrima stele di Richard Serra). Le immagini della competizione sono inframezzate da sequenze che sembrano ruotare attorno al culto del motore e della velocità, nonché una stridente fascinazione nel rapporto natura/tecnologia. In particolare un raduno di motociclisti in un deserto texano, e una Lamborghini che trasporto un ghepardo. In entrambi i video è la rigorosa e simmetrica geomteria della stara a rendere iconicamente assai pregevoli le immagini e a dettarne il ritmo narrativo. Con "Wipping Zombie", titolo tratto dal nome di una danza tradizionale haitiana. Una espressività corporea di una lotta e che rimanda alla violenza coloniale subita dai nativi e che vorrebbe tendere a esorcizzare la violenza subita. Ma in "Wipping Zombie" c'è dell'altro, come la reiterizzazione di gesti quotidiani come battere una lamiera, per trasformare un barile in un materiale utile alla vita quotidiana, che denuncia silenziosamente la povertà e la vita pedestre delle popolazioni e locali. C'è un filone e una tradizione piuttosto consolidata su queste tematiche che coinvolge opere di celebrati videomakers come Ben Rivers o Neil Beloufa. Molte altri i video proiettati nelle sale in una delle mostre più interessanti presentate al Pac che negli ultimi sembra aver spostato, cime molte altre istituzioni museali ed espositive, il suo baricentro verso esperienze artistiche a carattere etnico e fortemente politiche nonché verso quelle che un tempo risultavano essere le periferie del mondo (e non solo in senso geografico).
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PRIMA PAGINA La Citta di Oggi domenica, 27 ottobre 2024
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Manuel Dallori: dinner show, The Beach, Cava e innovazione. Ogni sera
"Oggi molti sembrano puntare sui dinner show. Succede anche in Italia ma in realtà, purtroppo, non sono molti i locali che, come The Beach Luxury Club, propongono davvero spettacoli che prendono vita durante la cena. Per capirsi, un dj set o un artista che fa pianobar all'ora di cena o dopocena è difficile considerarli un vero show. Noi invece proponiamo vere performance collettive, con continuità, dal 2018".
Abbiamo incontrato Manuel Dallori, imprenditore e manager toscano che da sempre si occupa di intrattenimento, ristorazione e non solo. In realtà nel suo background c'è anche molto altro. "Nel mio percorso di crescita dovrei ringraziare molte persone. Un ruolo importante nel mio lavoro lo ha avuto la famiglia Versace, che mi ha aperto una visione completamente diversa del mondo", spiega Dallori, che oltre a gestire i suoi brand (The Beach Luxury Club, Cava Restaurants è Corporate Entertainment Director di Domina, una delle realtà italiane più affermate nel turismo nel mondo. "Non posso che sentirmi fortunato per continuare da tempo a lavorare con Domina, che offre un palcoscenico davvero internazionale, visto che i suoi resort sono frequentati da turisti di ben 32 nazionalità diverse. Se proponi un format in questo contesto, capisci subito se funziona oppure no... e soprattutto, che direzione devi prendere per andare incontro alle esigenze di persone di culture così diverse".
C'è una vera crescita del format dinner show?
"In diversi contesti, soprattutto quelli relativi al lusso come Lio ad Ibiza (e non solo) o l'Opera Saint Tropez il successo dei dinner show costante, anzi crescente. Purtroppo o per fortuna, però, organizzare veri spettacoli nei locali non è facile. C'è bisogno di un vero corpo di ballo, di coreografi, di scenografi, di costumi e costumisti, di lunghe prove, di artisti che si alternano tra loro, di show che cambiano col tempo. Ecco perché molti chiamano dinner show eventi con un un solo artista".
The Beach è un format di lusso?
"In un certo senso sì, ma il nostro è lusso accessibile. Proponiamo serate per tutti o quasi. Abbiamo ovviamente ogni tipo di Champagne e siamo contenti che alcuni dei nostri ospiti possano regalarsi una bottiglia speciale, ma non è necessario farlo per godersi i nostri dinner show. Cerchiamo poi di sorprendere tutti, proponendo, ad esempio, sempre pasta, pane e focacce fatti in casa, regalando ai nostri clienti qualcosa di semplice e allo stesso tempo speciale".
Come è possibile proporre spettacoli con continuità?
"E' dal 2018, quando abbiamo dovuto fermarci per un mese o due per via del Covid, che regaliamo emozioni con i nostri spettacoli. Riusciamo a farlo perché The Beach, a Sharm, è aperto tutto l'anno, mentre in Sicilia, proponiamo spettacoli dalla primavera alla fine dell'estate. Anche gli artisti hanno bisogno di continuità, per poter crescere. Dà soddisfazione vedere che artisti nati con noi poi lavorano in tutto il mondo, che so a Dubai, in tournée con il Cirque du Soleil. Mediamente, sul palco ogni sera mettiamo 12 artisti, tra ballerini, performer e coreografi. E non solo, ci vogliono anche i tecnici audio e luci, per confezionare spettacoli che emozionino davvero".
The Beach è spesso ospitato all'interno dei resort Domina, per cui il pubblico a volte è fatto da intere famiglie formate da persone di età molto diverse...
"I nostri spettacoli devono piacere a persone molto diverse tra loro, non solo per età. Anche per quel che riguarda la nazionalità. Russi, ucraini, italiani, svizzeri... hanno gusti musicali spesso molto diversi tra loro. Ad esempio, raramente proponiamo reggaeton e puntiamo più spesso su classici come quelli di Mina, o il repertorio anni '70, '80, '90"conosciuti in tutto il mondo.
Ti senti un innovatore?
"Non mi definirei un innovatore, ma un rinnovatore. Non amo ripetermi e voglio sempre che i miei locali come gli spettacoli cambino nel tempo. Senz'altro frequento altri spazi e sono sempre alla ricerca di idee da riproporre, cambiandole sempre, a modo nostro. Senz'altro oggi fare rivoluzioni è però impossibile, mentre cambiare sempre è necessario. Ad esempio, un tempo proponevamo un numero con il fuoco all'interno del dinner show ed oggi lo proponiamo all'ingresso, come anteprima della serata. Anche i ritmi cambiano. Fino a qualche tempo fa interrompevamo la cena per lo spettacolo, oggi abbiamo creato tre momenti diversi che si mescolano quindi con l'esperienza culinaria. In certi spettacoli, ad esempio in 'Welcome to my World', osiamo un po' di più, ma sempre in modo non volgare".
The Beach Luxury Club
https://www.instagram.com/thebeachluxuryclub/
Cava Restaurants
https://www.instagram.com/cavarestaurants_/
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Manuel Dallori: dinner show, The Beach, Cava e innovazione. Ogni sera
"Oggi molti sembrano puntare sui dinner show. Succede anche in Italia ma in realtà, purtroppo, non sono molti i locali che, come The Beach Luxury Club, propongono davvero spettacoli che prendono vita durante la cena. Per capirsi, un dj set o un artista che fa pianobar all'ora di cena o dopocena è difficile considerarli un vero show. Noi invece proponiamo vere performance collettive, con continuità, dal 2018".
Abbiamo incontrato Manuel Dallori, imprenditore e manager toscano che da sempre si occupa di intrattenimento, ristorazione e non solo. In realtà nel suo background c'è anche molto altro. "Nel mio percorso di crescita dovrei ringraziare molte persone. Un ruolo importante nel mio lavoro lo ha avuto la famiglia Versace, che mi ha aperto una visione completamente diversa del mondo", spiega Dallori, che oltre a gestire i suoi brand (The Beach Luxury Club, Cava Restaurants è Corporate Entertainment Director di Domina, una delle realtà italiane più affermate nel turismo nel mondo. "Non posso che sentirmi fortunato per continuare da tempo a lavorare con Domina, che offre un palcoscenico davvero internazionale, visto che i suoi resort sono frequentati da turisti di ben 32 nazionalità diverse. Se proponi un format in questo contesto, capisci subito se funziona oppure no... e soprattutto, che direzione devi prendere per andare incontro alle esigenze di persone di culture così diverse".
C'è una vera crescita del format dinner show?
"In diversi contesti, soprattutto quelli relativi al lusso come Lio ad Ibiza (e non solo) o l'Opera Saint Tropez il successo dei dinner show costante, anzi crescente. Purtroppo o per fortuna, però, organizzare veri spettacoli nei locali non è facile. C'è bisogno di un vero corpo di ballo, di coreografi, di scenografi, di costumi e costumisti, di lunghe prove, di artisti che si alternano tra loro, di show che cambiano col tempo. Ecco perché molti chiamano dinner show eventi con un un solo artista".
The Beach è un format di lusso?
"In un certo senso sì, ma il nostro è lusso accessibile. Proponiamo serate per tutti o quasi. Abbiamo ovviamente ogni tipo di Champagne e siamo contenti che alcuni dei nostri ospiti possano regalarsi una bottiglia speciale, ma non è necessario farlo per godersi i nostri dinner show. Cerchiamo poi di sorprendere tutti, proponendo, ad esempio, sempre pasta, pane e focacce fatti in casa, regalando ai nostri clienti qualcosa di semplice e allo stesso tempo speciale".
Come è possibile proporre spettacoli con continuità?
"E' dal 2018, quando abbiamo dovuto fermarci per un mese o due per via del Covid, che regaliamo emozioni con i nostri spettacoli. Riusciamo a farlo perché The Beach, a Sharm, è aperto tutto l'anno, mentre in Sicilia, proponiamo spettacoli dalla primavera alla fine dell'estate. Anche gli artisti hanno bisogno di continuità, per poter crescere. Dà soddisfazione vedere che artisti nati con noi poi lavorano in tutto il mondo, che so a Dubai, in tournée con il Cirque du Soleil. Mediamente, sul palco ogni sera mettiamo 12 artisti, tra ballerini, performer e coreografi. E non solo, ci vogliono anche i tecnici audio e luci, per confezionare spettacoli che emozionino davvero".
The Beach è spesso ospitato all'interno dei resort Domina, per cui il pubblico a volte è fatto da intere famiglie formate da persone di età molto diverse...
"I nostri spettacoli devono piacere a persone molto diverse tra loro, non solo per età. Anche per quel che riguarda la nazionalità. Russi, ucraini, italiani, svizzeri... hanno gusti musicali spesso molto diversi tra loro. Ad esempio, raramente proponiamo reggaeton e puntiamo più spesso su classici come quelli di Mina, o il repertorio anni '70, '80, '90"conosciuti in tutto il mondo.
Ti senti un innovatore?
"Non mi definirei un innovatore, ma un rinnovatore. Non amo ripetermi e voglio sempre che i miei locali come gli spettacoli cambino nel tempo. Senz'altro frequento altri spazi e sono sempre alla ricerca di idee da riproporre, cambiandole sempre, a modo nostro. Senz'altro oggi fare rivoluzioni è però impossibile, mentre cambiare sempre è necessario. Ad esempio, un tempo proponevamo un numero con il fuoco all'interno del dinner show ed oggi lo proponiamo all'ingresso, come anteprima della serata. Anche i ritmi cambiano. Fino a qualche tempo fa interrompevamo la cena per lo spettacolo, oggi abbiamo creato tre momenti diversi che si mescolano quindi con l'esperienza culinaria. In certi spettacoli, ad esempio in 'Welcome to my World', osiamo un po' di più, ma sempre in modo non volgare".
The Beach Luxury Club
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La Cava Museo Fantiscritti e i giochi di una volta: intervista a Walter Danesi e Francesca Bianchi
Il marmo, conosciuto da tanti come materiale per le sculture, da rivestimento o per architetture, prima di essere trasformato ha bisogno di essere estratto e non tutti conoscono come il processo avvenga oggi né come avvenisse fino agli anni Sessanta del Novecento. E’ proprio la storia dell’estrazione marmifera a essere raccontata nel percorso espositivo a cielo aperto Cava Museo Fantiscritti…
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Cison, 53mila tonnellate di rifiuti conferiti illegalmente in una cava: due arresti da parte dei Carabinieri
Due arresti, quattro persone sottoposte a misure interdittive nel settore della gestione dei rifiuti e dei trasporti, il sequestro preventivo di una cava e di nove automezzi utilizzati per la commissione dei reati e altre dieci persone denunciate a piede libero.
E’ questo il risultato di una vasta ed articolata attività investigativa dei Carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Treviso, diretti e coordinati in oltre un anno di indagini dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Venezia, conclusasi nella mattinata di oggi con l’esecuzione delle ordinanze di misura cautelare emesse dal gip del capoluogo lagunare per i reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, falsità in registri e notificazioni, realizzazione e gestione di discarica non autorizzata, abuso edilizio, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale.
L’indagine tutta veneta – nei luoghi interessati dall’attività delittuosa e nelle persone coinvolte – avviata a gennaio del 2017 e sviluppatasi nel corso dei mesi con pedinamenti, intercettazioni telefoniche ed ambientali e, per la prima volta almeno nel Veneto, anche con l’utilizzo del sistema Sistri, il sistema di tracciabilita dei rifiuti di cui l’Arma dei Carabinieri gestisce i processi ed i flussi di informazioni in esso contenuti.
I Carabinieri del Noe sono partiti attenzionando i lavori di bonifica dell’ex fonderia Montini di Paese, dove dal giugno del 2016 ha operato in esecuzione di un contratto d’appalto la ditta “Ecostile Srl”, con sede legale a Pordenone ma plesso operativo a Gorgo al Monticano.
Emergeva quindi che il materiale in uscita da Paese (misto di terre e rocce da scavo e scorie/terre di fonderia, contenente fluoruri e quindi classificabile come rifiuto) invece di essere conferito in una discarica autorizzata di Vittorio Veneto, in località Forcal, gestita dalla ditta Centro recuperi Piave Srl, con sede in Conegliano, veniva illecitamente dirottato, smaltito ed intombato nel secondo sito protagonista dell’indagine, ubicato a pochi chilometri di distanza, l’ex cava di Cison di Valmarino (nella foto), sita in località Formesin, i cui lavori di sistemazione e reimpimento sono in corso da parte della ditta “Fal Srl”, con sede legale in Pieve di Soligo e dove, però, non possono essere conferiti rifiuti ma solo materiale inerte.
Ovviamente tale traffico illecito non si sarebbe mai potuto concretizzare senza altre complicità e, nella fattispecie, quella rappresentata dalle aziende trasportatrici – la “Dal Zilio Inerti Srl” con sede a Quinto di Treviso e la veneziana “Marchiori Group” – che redigevano false annotazioni sui registri di carico/scarico rifiuti e fornivano autisti compiacenti per i trasporti, nonchè quella fornita dal gestore della discarica di Vittorio Veneto che si adoperava per fornire falsa copertura documentale che attestasse l’arrivo dei rifiuti in discarica, in realtà mai avvenuto.
Va senz’altro evidenziato in primis l’ingiusto profitto, derivato per le due ditte maggiormente coinvolte. Per l’Ecostile senz’altro l’abbattimento dei costi di smaltimento. I Carabinieri infatti hanno monitorato direttamente 41 viaggi di trasporti illeciti, pari 1.640 tonnellate di rifiuti che invece di finire nella discarica di Forcal sono stati delittuosamente smaltiti nella cava di Cison, divenuta nei fatti una vera e propria discarica abusiva. Tali viaggi, confrontando i costi di smaltimento per i due siti, indicano un immediato guadagno di oltre 30 mila euro. A ciò va aggiunto il vantaggio derivante alla Fal (ma anche alla stessa Ecostile in virtù di un accordo societario tra le due ditte) dal riempimento indebito della cava di Cison.
I militari del Noe hanno infatti anche accertato, in sede di controllo, che sono stati conferiti illecitamente nella cava di Cison gestita dalla Fal oltre 53 mila tonnellate di materiali (pari a quasi 2.000 conferimenti) che per la loro natura di materiale edile di risulta e derivante da lavorazione non avrebbe potuto essere smaltito nel sito. Tale abnorme conferimento quantifica per Fal un profitto illecito di circa 215 mila euro. Nelle prime ore di stamane, con il blitz conclusivo che ha visto all’opera, oltre ai Carabinieri del Noe di Treviso, altri 30 militari dei comandi provinciali di Treviso, Venezia e Padova, del gruppo Carabinieri tutela ambientale di Milano, sono stati fermati e posti agli arresti domiciliari nelle proprie abitazioni:
�� l’amministratore delegato di Ecostile, un 47enne di Ponte di piave che ha anche materialmente gestito la bonifica dell’area ex fonderia di Paese;
•il responsabile dei lavori per le attività di riempimento della ex cava di Cison di Valmarino gestita dalla Fal, 41 anni di Follina. Nei confronti invece dei rappresentanti legali delle due ditte di trasporti (Dal Zilio inerti e Marchiori Group), nonchè a carico del gestore della discarica di Forcal, un 59enne di Torre di Mosto (Venezia) e di un altro socio dell’ecostile, 45enne di Gorgo al Monticano sono state notificate le misure cautelari di interdizione dall’esercizio di attività d’impresa per un periodo variabile dai sei mesi ad un anno. Dieci infine gli indagati a piede libero, autisti delle due ditte di trasporti e consapevoli pienamente, come hanno dimostrato i Carabinieri nel corso dell’indagine, dei viaggi di trasporto illecito che stavano eseguendo. Eseguito anche, sempre su disposizione del gip, il sequestro preventivo dell’intera cava di Cison, un’area di oltre 25 mila metri quadri e quello dei nove mezzi (motrice e rimorchio, per un valore complessivo di oltre 350 mila euro) utilizzati per i viaggi di trasporto illecito. Ancora, sono state eseguite una decina di perquisizioni ed il sequestro di copiosa documentazione cartacea e digitale, che sarà ora vagliata dagli inquirenti.
Nell’ambito dell’attività si è proceduto alla notifica del provvedimento della misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici per quattro mesi nei confronti di un appuntato dei Carabinieri in servizio nella provincia di Treviso, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale, in concorso e a vantaggio di uno dei due arrestati, per aver svelato che il numero di targa notato nel corso di un servizio di osservazione e controllo nei pressi della cava apparteneva ad una macchina dei Carabinieri del Noe.
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Giorgia: esce oggi il nuovo singolo “Niente di male”
a cura della redazione Giorgia torna con il suo nuovo singolo “Niente di Male”, disponibile da oggi venerdì 18 ottobre. Giorgia è pronta a tornare con il suo nuovo singolo “Niente di Male”, disponibile in radio e sulle piattaforme digitali a partire oggi, venerdì 18 ottobre. Prodotta da Cripo e scritta da Mara Sattei, Alessandro La Cava, Federica Abbate, Nicola Lazzarin e Jacopo Pio Porporino,…
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“NOTTI DI STELLE” A PALAZZO S. GIOVANNI : CHIUDE BIAGIO IZZO
“NOTTI DI STELLE” A PALAZZO S. GIOVANNI : CHIUDE BIAGIO IZZO
Sarà Biagio Izzo ,l’artista che chiuderà la prima edizione di “Notti si stelle” giovedì 26 settembre dalle ore 20.30, a Palazzo S. Giovanni di Cava de’ Tirreni, ,rassegna estiva che ha riscosso un grande successo. Biagio Izzo è oggi forse il comico più in vista della grande tradizione di comici napoletani.Inizia la sua carriera come cabarettista nel 1983, grazie al duo Bibì & Cocò approdando…
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