#oasi delle spezie
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Le migliori candele per l’autunno
Le candele profumate sono da sempre un’ottima idea da regalare o regalarsi. Molti di noi le utilizzano tutto l’anno, ma c’è chi preferisce utilizzarle soprattutto durante i mesi più freddi e bui, per creare l'atmosfera serale giusta, rendendo la casa calda, accogliente e invitante. Accendere una candela nel tardo pomeriggio, quando la luce inizia a calare, per molti è una sorta di rituale autunnale. Inoltre, è piacevole anche usare profumi diversi per definire l'atmosfera in base alle diverse attività svolte in casa durante la giornata. Con le temperature in discesa, è il momento di dare il benvenuto al cambio di stagione, portando nella propria casa profumi rilassanti e raffinati che creano una perfetta oasi domestica. Ecco una selezione delle migliori proposte per l'autunno 2023.
La nuova collezione di candele Yankee Candle
Scoprite le meraviglie dell'autunno con la nuova collezione Daydreaming of Autumn di Yankee Candle®. Una selezione di quattro nuove invitanti fragranze: Autumn Daydream, Pumpkin Maple Crème Caramel, Mulled Sangria e Evening Riverwalk. Concedetevi una passeggiata nel parco per ammirare gli alberi e le sfumature delle foglie, assaporate l’aria frizzante con questa collezione di fragranze legnose e ricche. La nuova collezione di candele profumate è disponibile in diversi formati Signature: Giara Grande e Media, Tumbler Grande e Tumbler a 5 stoppini, Candela Sampler Original e Cera da Fondere.
Autumn Daydream Trascorrete la perfetta giornata autunnale passeggiando per le strade alberate, con note che evocano i chiodi di garofano, la lavanda, l'abete e il legno di eucalipto. Pumpkin Maple Crème Caramel Provate il profumo che si ispira a una dolce e cremosa delizia, con accenti che ricordano lo zucchero alla cannella, il burro chiarificato, la zucca speziata e lo sciroppo d'acero. Mulled Sangria Riunite la famiglia e gli amici per brindare all’autunno con una fragranza ispirata alla sangria, profumata da note che ricordano speziate mele, fresche pere e spezie per sidro. Evening Riverwalk Assaporate la fresca brezza autunnale mentre passeggiate lungo il fiume al tramonto, con note al profumo di cardamomo, vaniglia nera e oud affumicato.
Le nuove fragranze autunnali di WoodWick
WoodWick® lancia tre fragranze autunnali: Hinoki Dahlia, Vanilla Musk e Evening Luxe. Le nuove profumazioni sono infuse con note ispirate a frutti dai colori scuri, fiori e ai legni terrosi che ricordano e celebrano la ricchezza dell'autunno. Ricche e sfumate, queste fragranze catturano l’armonia della natura della stagione autunnale e ne riflettono gli splendidi colori.
Le candele profumate di WoodWick® con il loro design moderno aggiungono un tocco di stile ad ogni home décor. Grazie alle tecnologie brevettate di stoppino Pluswick Innovation® e Hearthwick® Flame ricreano un delicato crepitio che ricorda il suono del fuoco scoppiettante e regala esperienze multisensoriali. Hinoki Dahlia Una fragranza sofisticata, in cui si intrecciano note che evocano il legno di cipresso, la vellutata prugna e la dalia. Hinoki Dahlia è una fragranza ricca e pregiata con note di testa che evocano la vellutata prugna, la mora, la bacca di sambuco e l’elemi. Note di cuore al profumo di gelsomino, dalia di mezzanotte e iris blu e note di fondo ispirate a cipresso giapponese, legno di sandalo, cashmere e ambra. Vanilla Musk Una fragranza leggera e delicata, dove accenti ispirati al sale rosa, ai fiori bianchi e al latte di cocco regalano un profumo unico alla vaniglia. Vanilla Musk è una sofisticata miscela di profumi dolci e fioriti, con note di testa ispirate al sale rosa, al bergamotto e al muschio arioso. Note di cuore al profumo di gelsomino, mughetto, vaniglia e tabacco e note di fondo che richiamano ambra, latte di cocco, sandalo, eliotropio e tonka. Evening Luxe Create un’esperienza olfattiva unica mentre i tre strati della candela si fondono insieme. Evening Luxe combina la ricca fragranza di Hinoki Dahlia con la rinfrescante Lavender Spa e l'aromatica White Teak. Il risultato è una fragranza calda che si evolve man mano che la candela brucia. Read the full article
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Un’oasi tutta da assaporare: l’Oasi delle Spezie è un laboratorio che adesso si presenta con il suo nuovo negozio online di spezie bio, alghe bio, erbe aromatiche bio e sali del mondo. Qui troverai tutte le possibili immaginabili spezie del mondo e nuove miscele di spezie bio. Tutti i prodotti sono unici e naturali al 100%, senza conservanti o additivi. L’Oasi delle Spezie è un laboratorio, non…
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Ho scoperto un posto FA VO LO SO 😍😍 ADOUAR MARRAKECH Situato a pochi chilometri dal centro della città, il luogo è un vero tesoro di storia che offre un totale cambiamento di scenario. Non appena arrivi, sei immediatamente catturato dalla vista mozzafiato sull'oasi di palme e sulle montagne dell'Atlante. La piscina a forma di mano di Fatma si trova al centro del parco. All'ingresso, sculture di cavalli in corsa, gnaoua, aquile gigante e murales si fondono perfettamente con l'ambiente. Terrazze ombreggiate, relax in piscina, ristoranti tradizionali .. il posto è ricco di spazi molto suggestivi. Adouar, che significa "villaggio" in berbero, offre tutta una serie di attività per il tempo libero. Tiro con l'arco, corsi sportivi, giochi divertenti, cacce al tesoro e un'ampia scelta di laboratori tra cui lezioni di cucina tradizionale, scultura in gesso, lavorazione dell'argilla, riciclaggio, arazzo, vimini o tadelakt... Ma il meglio è venire. Spingendo una piccola porta nascosta, Jaâfar Rokneddine ci fa entrare in un luogo magico. Marocco in miniatura. Murales così realistici da poter quasi attraversare il muro, oggetti da collezione di ogni genere, porte di quasi 500 anni, sculture originali e sorprendenti, selle di dromedari del secolo scorso... Questo museo molto speciale offre spazi straordinari che raccontano la storia del Marocco e ti immergono nel cuore delle sue tradizioni. Da Marrakech a Essaouira, passando per Ouarzazate i villaggi berbero e le città romane, tutto decorato e circondato da oggetti magnifici, spesso rari: dipinti, sculture, mobili degli anni '30, ritratti di grandi personaggi storici del regno... E non eravamo al Fine della nostra sorpresa perché oltre a tutto ciò, Adouar Marrakech ha anche un souk a grandezza naturale. Potrai fare la spesa, scegliere le tue verdure, la tua carne, le tue spezie e usarle durante la tua lezione di cucina tradizionale. Potrete Infornate poi il vostro pane nei forni scavati nel terreno e assaporate i piatti che avete preparato, davanti al superbo panorama offerto dal luogo. Dopo pranzo perché no .. un bel tour in cammello o in quod nella bellissima oasi circostante Una bella bellissima scoperta ! https://www.instagram.com/p/CRT6oUFLX4f/?utm_medium=tumblr
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di GIANCARLO LUPO ♦
Australia, Nella terra dei sogni, Dreamtime (terza parte)
Sveglia alle 5 e 30.
Greg si fa la barba in penombra, seduto sulla sua sedia a rotelle, rimirandosi in uno specchio portatile. Suo padre era nell’esercito, “you know”, dice, è una consuetudine. Dopo la morte del padre, per un po’ non ha voluto farsi la barba, ora ha ripreso la vecchia abitudine, ogni giorno.
Mi alzo a fatica, e mi preparo per l’uscita.
Fuori dal cancello, verso le 6:30, Josh, un frescone con un berretto di lana, camicia a mezze maniche sopra maglietta a maniche lunghe, bermuda e fare cool, ha un foglio in mano e fa l’appello per il giro, organizzato dal rock tour. Finite le pratiche dice: “Hit the road again,” e con un saltello si mette alla guida del furgone bianco.
Partiamo.
È un’alba bellissima e il paesaggio diventa cinematografico, a sedici noni. Si aprono di fronte a noi scenari di terra rossa, sconfinati, puntellati di bush verdi. Entriamo nell’outback australiano. Le automobili si fanno più rade, incontro a noi ci sono solo strade larghe, polverose e dritte. Alcuni road-trains sbucano di continuo dal tremolio del calore e invadono il centro della strada senza rallentare. I road-trains sono automezzi lunghissimi e giganteschi, a volte con tre rimorchi e più, per il trasporto merci.
Chiacchiero con Josh su ciò che ho letto sugli aborigeni. Una notizia curiosa mi aveva molto colpito: quando James Cook e i suoi marinai arrivarono nel 1770 non vennero degnati di uno sguardo dagli anangu, che pensarono di avere a che fare con personaggi di un sogno che non li riguardava. A giudicare dal numero degli ubriachi per le strade di Alice Springs, il sogno li riguardava, ma a quei tempi, non sembravano percepire il mondo nella maniera delle altre persone.
Cook e i gli esploratori successivi annotarono che alcune idee nel linguaggio aborigeno non erano espresse, per esempio, non avevano alcuna parola per dire “ieri” o “domani”. Non avevano capi o consigli di guerra, non indossavano vestiti o costruivano case con strutture permanenti, non coltivavano, né allevavano animali, non costruivano utensili o avevano ceramiche, nessuna idea del senso di povertà.
Sciorino a Josh altre conoscenze, apprese leggendo i libri di Bruce Chatwin: I Ciuringa oppure Churinga erano oggetti sacri degli aborigeni che rappresentavano gli antenati totemici.
Secondo gli aborigeni, il canto ha creato il mondo, infatti, gli Antenati totemici avrebbero cantato lungo il percorso dei canti, che di norma va da nord a sud del continente; gli Antenati, cantando, avrebbero dato origine a ogni cosa: queste “Piste del Sogno” sarebbero poi rimaste sulla terra come vie di comunicazione fra le tribù più lontane. Il canto quindi era una specie di mappa che serviva a un uomo in walkabout (un uomo che percorre le vie dei canti), a trovare la strada del ritorno, o meglio ad arrivare cantando al luogo di appartenenza, il luogo del concepimento, il posto dove erano custoditi i Ciuringa.
A patto di restare sulla pista, l’uomo trovava sempre persone con il suo stesso Sogno dai quali poteva aspettarsi ospitalità. Quando deviava dalla via, invece, sconfinava e la trasgressione poteva costargli un colpo di lancia. Probabilmente avveniva qualcosa di molto simile nell’antica Grecia: dèi e dee, caverne, sorgenti sacre, fiumi, sfingi, chimere, uomini e donne, trasformati a causa dell’ira divina in usignoli, corvi, ragni, insetti, echi, narcisi, pietre o stelle, potevano essere interpretati in termini di geografia totemica.
Josh è abbastanza annoiato dalla spiritualità degli aborigeni, dice di essere più interessato a cose pratiche. Dimostra una totale assenza di curiosità, dice che non può ritenere tutto nella sua mente, ha uno spazio ristretto che preferisce non sprecare per speculazioni su spiritualità aborigene.
Per cambiare discorso mi indica un gufo fischiettante in volo.
Il viaggio in auto dura diverse ore. Ci fermiamo solo una volta per raccogliere legna, legnetti e cippi secchi, come la terra rossa, per il fuoco della sera.
Arriviamo al Wataarka (che vuol dire cespuglio a ombrello nella lingua degli anangu) o King’s Canyon, scoperto da Ernest Giles alla fine dell’800, è un canyon che dista 314 km da Uluru e 471 km da Alice Springs.
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Il trekking in salita è molto duro all’inizio, da toglierti il fiato.
In una regione così arida le risorse, da un anno all’altro, non sono mai costanti. Vediamo precarie oasi di verde create da temporali di passaggio, e poi, solo qualche chilometro più in là, il terreno rimane nudo e riarso.
Josh spiega che, per sopravvivere nella siccità, qualunque specie animale deve adottare uno di questi due stratagemmi: prepararsi al peggio e tener duro, oppure aprirsi al mondo e muoversi.
Mostra la rock mint, un tipo di menta che cresce sulle rocce, velenosa, utilizzata dal nomade per la caccia. Solo in casi eccezionali l’aborigeno la sminuzza dentro le pozze d’acqua a cui gli animali vengono ad abbeverarsi. Il veleno paralizza le bestie per qualche ora, ma contamina anche le polle d’acqua, ciò per gli aborigeni, è un grave peccato. Infatti ogni famiglia di clan è responsabile non solo della gestione del proprio totem, ma anche dei siti sacri e della flora e della fauna della propria area.
Tale gestione non riguarda solo le risorse fisiche, assicurando che non siano saccheggiate o contaminate fino al punto di estinzione, ma anche la gestione spirituale di tutte le cerimonie necessarie a garantire un’adeguata pioggia e risorse alimentari al cambio di ogni stagione.
Josh mostra la brughiera del deserto, o pitjuri, un leggero narcotico che gli aborigeni masticano per placare la fame.
Mentre camminiamo ancora, oltre le rocce rosse e la rena, vediamo il ghost gum o Macdonnel Ranges, un tipo di eucalipto, albero a fusto grande, dai tanti usi, simile al red gum, che cresce invece vicino ai fiumi.
Il Macdonnell Ranges è un albero che si fa cadere da solo i rami non indispensabili, per risparmiare acqua e per riuscire a sopravvivere all’aridità. Gli aborigeni usano la corteccia dell’albero per cospargerla sulla pelle e proteggersi dai raggi solari; usano le foglie per farne caramelle al sapor eucalipto per i bimbi, sono utili anche contro il raffreddore; nel tronco dell’albero è presente anche una minima quantità d’acqua che può essere utilizzata grazie a dei buchi ben visibili.
La speare vine è invece un arbusto con cui gli aborigeni creano lance per catturare canguri, velenose, fanno sanguinare l’animale rendendo così tracciabile il suo cammino, il veleno entra in circolo immediatamente e rovinano la carne se le frecce non vengono estratte subito. Usato pure per innesti con alberi e come colla. Sempre lì vicino il caustic vine. I rami si spezzano e la linfa serve per cicatrizzare le ferite dell’aborigeno.
Fra una pioggia e l’altra arriviamo al garden of Eden, un anfratto con una bella polla di acqua piovana immerso nei meandri del canyon.
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Di nuovo in cima, altre viste mozzafiato.
Dopo un trekking di circa quattro ore, torniamo al punto di partenza.
Le strade sono sempre deserte, c’è una sola stazione di servizio.
Josh racconta un bel po’ di storie sui dispersi nell’outback australiano. Tra le dimensioni sterminate, il caldo e gli animali selvatici, i viaggiatori inesperti o sfortunati possono trovarsi facilmente in situazioni di pericolo. Un semplice guasto all’automobile, una perdita di benzina, può essere fatale. Adesso, con il gps, internet e la tecnologia moderna, questi incidenti capitano più di rado.
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Uno dei consigli che Josh dispensa, se dovesse capitare una cosa del genere, è non allontanarsi mai dal veicolo, semplicemente perché è più visibile a una ricognizione aerea. Inoltrarsi in migliaia di km nel deserto, molto spesso, equivale a un suicidio. Anche se ci sono storie romanzate di uomini sopravvissuti bevendo la propria urina e mangiando mosche, insetti, sanguisughe.
La nostra guida a un certo punto abbandona la strada principale, a due corsie, deserta e desolata, ed entra in una strada sterrata per arrivare al nostro accampamento. È un bambinone, ficca la testa fuori dal finestrino e grida “freedom” contro il vento.
Al campo vediamo un aborigeno male in arnese biascicare parole poco gentili verso un tizio della security. “You fucking stupid,” farfuglia, e quasi piange.
Josh ci mostra come aprire e chiudere lo swag.
Scarichiamo i legni dal rimorchio e alimentiamo un fuoco già pronto. I ceppi prendono fuoco immediatamente, e mi stupisco di come siano veloci a diventar braci.
Affettiamo verdure, carote patate cipolle, uno dei cuochi butta tutto dentro una capiente pentola, chili di sale, curry, spezie, aggiunge acqua. Josh e un’altra guida, di un altro gruppo, con una pala spostano le braci su altre buche create al momento. Josh ripone la pentola sopra una di queste buche, usando la pala, per non bruciarsi. Poi, sempre con la pala mette braci sopra il coperchio della pentola per creare un effetto forno. In un’altra padella, frigge olio e carne tritata a cui, appena divenuta di un colore marrone, aggiunge passata di pomodoro e fagioli, da cowboy.
Alla fine del pasto, laviamo i piatti in recipienti d’acqua saponata.
Non usano acqua per risciacquare. Asciugano i piatti e basta. Io lavo padelle e pentole in maniera approssimativa, ma per loro sono puntigliosissimo come la migliore delle Mary Poppins.
Disponiamo gli swag in cerchio, attorno al fuoco e mangiamo.
Dopo il pasto apriamo swag, i sacchi a pelo, e ci infiliamo dentro mentre il fuoco si va spegnendo.
Le stelle fanno paura.
2 luglio 2013
GIANCARLO LUPO
SULLE ORME DI SAM PECK – AUSTRALIA (PARTE – 3) di GIANCARLO LUPO ♦ Australia, Nella terra dei sogni, Dreamtime (terza parte) Sveglia alle 5 e 30.
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Quello che succede oggi è il risultato della somma di alcuni atti coraggiosi (o di una totale mancanza di senno). Il primo è quello dello scrittore, Roberto Radimir. Scrivere, se non lo si fa solo per il cassetto della propria scrivania, è sempre un atto di coraggio. Se si è al primo romanzo, lo è ancora di più. Se il primo romanzo racconta di se stessi e della propria famiglia, figuriamoci. Il secondo è quello dell’editore, Blonk. A parte che per un piccolo editore ogni libro pubblicato è un rischio, e non da poco, decidere di affidare una nuova collana a uno che di collane non ne sa niente è un bell’atto di coraggio. Il terzo è quello del sottoscritto, più esattamente di colui che di collane non ne sa niente. O almeno non ne sapeva, e proprio per questo c’è voluto del coraggio ad accettare. Non che sia diventato un esperto, ovviamente, ma visto quello che succede oggi direi che l’essenziale lo maneggio. Quello che succede oggi, ovvero la pubblicazione de Il naso della Sfinge, di Roberto Radimir, che inaugura una nuova collana Blonk intitolata Stravaganze, curata dal sottoscritto, è sul serio il risultato di una serie di atti di coraggio. Forse anche di una totale mancanza di senno. Poi però, s’inizia a sfogliarlo, Il naso della Sfinge. A leggere le prime righe, i primi paragrafi, che diventano in fretta pagine. Ci si immerge in un calore che non si sa bene se sia quello del clima egiziano o quello famigliare, dei propri cari, ma è un calore accogliente, invitante. S’iniziano a intravedere vicoli polverosi, banchi di ambulanti circondati dalle mosche, ragazzini che corrono e s’infilano in ogni stretto pertugio tra la folla, scomparendo dietro gli angoli, soldati inglesi armati e annoiati, europei spaesati in mezzo a una massa umana vociante formata da talmente tante etnie, culture e fedi da apparire coerente nell’insieme. L’odore inebriante delle spezie, ma anche quello nauseabondo della Molokhia che qualcuno sta preparando, chissà dove. Coppie che litigano, perché “vuoi mettere i greci rispetto agli armeni?” Qualcuno che nella hall di un albergo grida: “Zabakéria!”. Chissà cosa vuol dire. Cani dal pelo scuro che si aggirano come padroni delle vie. Orde di nazionalisti che vanno mettendo segni su certe case. Solo su alcune. Tram che frenano all’improvviso, senza motivo, coi passeggeri che scoppiano a ridere. Deserto. Oasi. Il futuro nei fondi del caffè. Minareti altissimi. Fotografi amanti dei giochi di parole, tristemente inascoltati. Passaporti. Partenze. E poi ritorni, alla ricerca delle proprie origini. Memorie frammentarie che si vanno incastrando. Nomi, foto, racconti, leggende, invenzioni e bugie. E sì, forse un po’ di senno è mancato. E di coraggio ce n’è voluto. Ma ne è valsa la pena dalla prima all’ultima parola.
Il naso della Sfinge
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L’azienda vitivinicola Oasi degli Angeli si trova a Cupra Marittima, in provincia di Ascoli Piceno nella bellissima regione Marche. Da oltre vent’anni appartiene ad una giovane coppia: Eleonora Rossi e Marco Casolanetti. Grandi sostenitori dell’agricoltura biologica e biodinamica successivamente, gestiscono i 16 ettari vitati di proprietà con grande attenzione ad ogni dettaglio sia nei vigneti che in cantina. Le rese per ettaro sono bassissime, e un alta densità d’impianto gli è valso il primato nazionale con 40mila ceppi per ettaro. La forma di allevamento è l’alberello a canocchia, si tratta di una capanna costruita tra due filari. Nei vigneti non vengono usati prodotti di sintesi, ma bensì preparati a base di propoli, di bicarbonato, di derivati del latte, di alghe e di potassio. In cantina il processo è il più naturale possibile, con l’esclusione di anidride solforosa ed enzimi e l’impiego di lieviti autoctoni. Ebbene si ho conosciuto i vini di questa prestigiosa azienda ad Assisi nell’ occasione di ViniVeri alla sua prima edizione, quindi a gennaio 2018, ne rimasi veramente colpito. L’azienda produce 2 grandi vini rossi, tuttavia quest’anno ho degustato per la prima volta anche un vino bianco che si chiama Bianko.Seguono note di degustazione delle due perle dell’ enologia italiana:
Kurni Marche Igt 2017, ottenuto da Montepulciano, si presenta nel calice con una bellissima tonalità rosso rubino intenso e impenetrabile, al naso sprigiona netti sentori di macchia mediterranea, di frutti di bosco ed erbe aromatiche, ma anche spezie dolci, tabacco e caffè, i quali seguono una scia mentolata. Il sorso è pieno ed appagante, dinamico nella sua setosa trama tannica e la sua spalla fresca , la sua persistenza è incredibilmente lunga.
Kupra Marche Igt 2016, ottenuto da Grenache, si presenta nel calice con una bellissima tonalità rosso rubino con netti riflessi granata, al naso è ineguagliabile, emergono sentori eleganti di frutti di bosco maturi, da macchia mediterranea, tabacco dolce,pepe nero e note balsamiche, al gusto è verticale con una nobile trama tannica e impreziosito da una piacevole freschezza, ed una interminabile persistenza. Ma che buon vino ragazzi.
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Oasi degli Angeli L'azienda vitivinicola Oasi degli Angeli si trova a Cupra Marittima, in provincia di Ascoli Piceno…
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Nel sud del Rajasthan dove le Aravalli Hills dividono il deserto del Thar dalla fertile e verde pianura meridionale, sorge, a Udaipur la città dei laghi, il Lake Palace, divenuto ora un hotel di lusso.
La Storia
Capitale del regno Rajput dal 1550, Udaipur “la citta bianca” venne costruita sulle rive del lago artificiale Pichola, dalla famosa dinastia Mewar. Tra il 1743 e il 1746 il giovane regnante Maharana Jagat Singh II, costruii su una delle isole donatagli dal padre un palazzo Incanto chiamato Jag Niwas.
Il palazzo copre interamente ogni centimetro quadrato dell’isola di quattro ettari, dando così, l’impressione di galleggiare e da cui il nome inglese floating palace. L’ architettura è influenzata dalla purezza del Taj Mahal costruito un secolo prima, anche se gli affreschi sono in gran parte decorativi a differenza dei motivi floreali incastonati nel marmo, tipicamente islamici, del Taj Mahal.
Lo scopo era di soggiornarvi con la moglie quando fosse possibile svincolarsi dai doveri sovrani, allestendolo in anticipo di cibo, fiori, fiaccole e mantenendo al minimo indispensabile il personale di servizio e guardia.
Il palazzo si affaccia verso est per ricevere la protezione di Surya, il dio del sole, ed è naturalmente climatizzato dalle brezze che attraversano il lago. La freschezza è sottolineata dalle molte piscine e fontane che riempiono i cortili, i giardini interni colmi di fiori di gelsomino e arancio, il laghetto dove vi galleggiano fiori di loto, le cupole e i tipici archi indiani, ornati in marmo bianco, che dà al palazzo quel senso di oasi privata.
Nel 1947 dopo l’indipendenza dall’Inghilterra e la costituzione della repubblica Indiana, le famiglie feudatarie perdettero i loro poteri sovrani, così nel 1971 Raja Bhagwat Singh per evitare che la proprietà andasse in decadimento, cedette il Lake Palace alla Taj , diventando così l’hotel di lusso Taj Lake Palace.
Il Set di 007
Curioso fu che nel 1983 Il Lake Palace fu scelto come location di un film di James Bond 007 – Octopussy Operazione Piovra, e naturalmente non poteva essere che la residenza di Octopussy un’affascinante avventuriera che possiede un circo e vive su un’isola, circondata da uno stuolo di donne guerriere.
Da ricordare la scena dell’inseguimento per le viuzze di Udaipur, dove James Bond alias Roger Moore a bordo di un Tuk Tuk deve vedersela con il cattivo Gobinda interpretato dall’attore indiano Kabir Bedi famoso in Italia per aver vestito i panni del più glorioso Sandokan nell’omonima serie degli anni 70.
L’Hotel
Veniamo a giorni nostri, il palazzo divenuto un hotel può essere goduto come ai tempi del Maharana, vi si accede da un imbarcadero privato e dopo un breve tratto in barca un portiere in divisa e turbante via attenderà sul pontile con l’ombrello di velluto come foste il Rajah. Una pioggia di petali di rosa precederà il vostro ingresso nella Hall. Giunti all’interno una sala finemente affrescata vi svelerà l’eleganza del luogo, il check-in si tiene in un salottino sorseggiando una bibita fresca. Raggiungendo la camera il palazzo si manifesta in una serie di cortili, giardini, archi e cupole, che con il calar del sole verranno illuminati da torce e candele. Le torrette nei pressi della piscina, contengono ora due Jacuzzi anch’esse illuminate solo con lumini a cera. L’intimità della sera si assapora anche nel ristorante dove insieme al menù curato dallo chef, viene fornita una torcia elettrica per favorirne la lettura date le luci soffuse. Infine le camere e suite, tutte affrescate mantengono arredamenti classici senza però eccedere nell’austerità delle residenze nobiliari divenute hotel.
Il Ristorante
Personalmente la cena consumata nel rinomato ristorante del Taj Lake Palace è stata in assoluto la migliore cena indiana di tutti i numerosi viaggi che ho effettuato in India e probabilmente anche di tutta la mia vita. La cucina è a vista dietro un vetro che impedisce il diffondere degli odori nella sala, si possono ammirare i forni Tandoori e i vari fuochi a legna dove sopra a dei ripiani in terracotta viene cucinato il pane e le pietanze tipiche con le stesse procedure di cottura dei villaggi, ma riviste dalle sapienti mani dello Chef . Nonostante la sua fama mondiale mi ha sorpreso la sua disponibilità e cortesia di volermi incontrare quando il cameriere gli ha riferito i miei complimenti, portandomi un sacchettino con le spezie di cui era composto il piatto che mi aveva fatto sentire in paradiso.
Ma la cosa più incredibile e che resterà per sempre nel mio cuore è che a distanza di 8 anni ho avuto la fortuna di ritornare e di godermi un’altra favolosa cena nel mio ristorante preferito di sempre. Lo chef si è ricordato di me… mi ha abbracciata e mi ha regalato il libro con le sue ricette, impossibile trattenere le lacrime e descrivervi la grande emozione che ho provato. Un illuminare della cucina Indiana e forse del mondo di una cortesia e umanità squisita al pari dei suoi piatti, che da soli valgono il viaggio.
Anche una sola notte al Lake Palace potrà essere un’esperienza indimenticabile…
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Lake Palace - Il Palazzo "Galleggiante" uno degli hotel di lusso con l'atmosfera più romantica che si possa desiderare per una luna di miele e non solo.. #india #incredibleindia #travelindia #TajLakePalace #Taj #indiancusine #Udaipur #Rajasthan Nel sud del Rajasthan dove le Aravalli Hills dividono il deserto del Thar dalla fertile e verde pianura meridionale, sorge, a Udaipur la città dei laghi, il Lake Palace, divenuto ora un hotel di lusso.
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Cari lettori, recentemente sono tornata in una città molto particolare che mi ha affascinato molto. Sto parlando di Marrakech e oggi vorrei proporvi una guida per la visita della città, così che, nel caso dovesse mai decidere di farvi un giro, sapete dove andare!
WANDERING
Nella Medina troviamo MELLAH, un posto speciale e tradizionale dove vengono venduti ogni tipo di ingredienti, erbe, spezie ecc
MUSEE DES BOUCHAROUTIES, un museo di tappeti all’intero di un tipico Riad.
RIAD DENISE MASSON è la casa di Denise Masson, diventata famosa perchè tradusse per prima il Corano in francese e visse a Marrakech per molti anni. All’interno della sua casa vengono esposte esibizioni temporanee.
CAFE’ CLOCK, è un cafè che propone ogni giovedì degli “story telling” sulla cultura marocchina
LA MAISON DE LA PHOTOGRAPHIE è una mostra di fotografie risalenti al 19 e 20 secolo della città e delle persone di Marrakech esposta dentro un antico Riad, particolare perchè ogni stanza ha un pavimento diverso ed in cima c’è una terrazza panoramica e un bar che serve thé tradizionale marocchino.
JAMAA EL FNA, la piazza più grande della città dove al calare del sole prende vita un nuovo mondo, fatto di giochi, musicisti, scrittori, racconta storie, dentisti…. La piazza si riempie anche di bancarelle di cibo, che sconsiglio per un fattore pulizia (peccano un bel po’)
LE JARDIN SECRET è letteralmente un giardino segreto nella Medina. E’ diviso in due giardini, quello esotico e quello islamico tradizionale.
JARDIN MAJORELLE & BERBER MUSEUM. Il giardino fu creato da Luis Saint Laurent ed è un piccolo paradiso caratterizzato da poiante particolari, fontanelle, ponti e locali interni che mostrano altri aspetti del bellisismo edificio.
LE SOUK è il cuore della città, un intersecamento di strade caratterizzate da venditori in ogni angolo, colori e oggetti tipici della tradizione marocchini
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FOOD
LE JARDIN è un riad tradizionale vicino a Medersa Ben Youssef che viene considerato come una oasi nel cuore della Medina
LE FOUNDOUK è un ristorante dove la cena viene servita sulla terrazza sul tetto e dove i prezzi del cibo sono proporzionali alla sua qualità
LA SALAMA è a pochi passi da JAMAA EL FNA ed è un ristorante immerso nelle piante e nei colori, diviso su tre piani dove l’ultimo è una terrazza chiusa che affacciasulla città. E’ un ristorante allegro, colorato e particolare che serve piatti tipici marocchini
LE FAMILIE è un posto vegetariano che cambia il menù giornalmente. All’interno del ristorante si possono comprare anche le creazioni di gioielleria della proprietaria.
CAFE’ DE LA POSTE è un posto per tutti coloro che sono stufi del cibo marocchino e vogliono solo mettere i denti in un hamburger
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SHOPPING
RIAD YIMA è il negozio del “Moroccan pop” designer e fotografo, Hassan Hajjaj, nel cuore della medina
CHEZ SOUFIANE è il luogo perfetto per trovare tappeti e coperte vintage fatti a mano
THE OLIVE MARKET, il mercato delle olive fresche coltivate a pochi passi dalla città
ART DU BAIN è dove andare se siete alla ricerca di saponi e fragranze fatte con le erbe locali, fiori e spezie.
OMAR, il negozio dell’usato per eccellenza per trovare piatti, bicchieri, teiere, lanterne, vassoi, specchi…
CHEZ MIME ALAMI è una pasticceria tipica che fa dolci marocchini, gli stessi che vedrete in giro per le strade ma che non comprerete perche esposti su bancarelle mezze rotte, tra mosche e gatti e persone di tutti i tipi.
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La guida perfetta per visitare Marrakech Cari lettori, recentemente sono tornata in una città molto particolare che mi ha affascinato molto. Sto parlando di Marrakech e oggi vorrei proporvi una guida per la visita della città, così che, nel caso dovesse mai decidere di farvi un giro, sapete dove andare!
#cafe#denise masson#family#food#jamaa el fna#marrakech#mellah#musee#photographie#riad#salama#shopping#souk#trip#wandering
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Aveda Pure-Fume™: the ultimate hair mist
English
Pure-Fume™ Hair Mist: Aveda lancia i primi profumi per capelli che trattano e proteggono la chioma
Sdoganiamo il profumo per capelli: da oggi, grazie ad Aveda e ai suoi Pure-Fume™ Hair Mist, vaporizzare una fragranza sulle chiome non sarà più un gesto di sola vanità con un downside “seccante”, ma assumerà un vero e proprio connotato di “trattamento” per capelli più morbidi, più lucenti e (ovviamente) profumati.
Pure-Fume™: la purezza e l'aroma degli ingredienti naturali Aveda
I Pure-Fume™ Hair Mist di Aveda, come suggerisce il nome, sono formulati al 99% da ingredienti naturali derivati dalle piante che, prendendosi cura della salute delle chiome grazie all’inedita introduzione di due oli impalpabili dalle proprietà emollienti (l’olio di semi di girasole biologicamente certificato e l’olio di semi di kukuki ), si declinano anche in tre diverse costruzioni olfattive, una per ogni gusto, stato d’animo o occasione: Mihana, Marassona e Alanara.
Tre Pure-Fume™ per un nuovo concetto
Dai giardini in fiore del Giappone, al seducente e allegro Brasile, passando poi per gli incensi e le spezie del Medio Oriente, il Botanical Aroma Lab di Aveda è riuscito nella missione di trasformare il concetto di Hair Mist portandolo da essere un effimero gesto a un vero e proprio trattamento per i capelli e perché no, anche per lo spirito.
E basta uno spruzzo per capirlo.
Mihana™ Pure-Fume™ Hair Mist
Mandarino, gelsomino, chiodi di garofano.
Mihana™ Pure-Fume™ è una composizione olfattiva ricca, luminosa e floreale che si rifà all’immaginario sacro e sensuale dei giardini giapponesi, vere proprie oasi di pace dove la mente ritrova il suo equilibrio.
Marassona™ Pure-Fume™ Hair Mist
Neroli, Ylang-Ylang, Vetiver.
Marassona™ Pure-Fume™ è un aroma vibrante, fresco, seducente ed estremamente stimolante, proprio come la terra a cui si ispira, il dinamico Brasile, patria del Carnevale ma anche dell’acqua in tutte le sue forme terrestri. Un accordo che traspare, in tutta la sua fluidità.
Alanara™ Pure-Fume™ Hair Mist
Rosa, Sandalo, Oud, Olibano.
Alanara™ è di certo il Pure-Fume™ Hair Mist più intenso e, non per niente, trae le sue note dalla tradizione Medio Orientale, illuminandole però con un tocco di modernità che sempre di più va a connotare l’anima della Mezza Luna.
Come si applicano i Pure-Fumes™ Hair Mist di Aveda
Come e quando si vuole, preferibilmente a capello asciutto. Un unico accorgimento: vaporizzateli da una distanza ragionevole e senza esagerare, il profumo è potente e durevole e gli olii potrebbero alla lunga appesantire la chioma.
English Version
Aveda Pure-Fume ™ Hair Mist
Aveda launches first hair perfumes that treat and protect the hair
Say Yes to hair perfume: finally, thanks to Aveda Pure-Fume™ Hair Mists, vaporizing a fragrance on the hair will no longer be a gesture of vanity with “drying” downsides but it will take on a “treatment" connotation for softer, shiner and (of course) scented hair.
Pure-Fume™: the purity and aroma of Aveda natural ingredients
Aveda Pure-Fume™ Hair Mists, as the name suggests, are formulated by 99% natural plant-derived ingredients, that greatly take care of the lengths thanks to two impalpable oils with emollient properties (the biologically certified sunflower oil and kukuki seeds oil), and that are declined in three different olfactory constructions, one for every taste, mood or occasion: Mihana, Marassona and Alanara.
Three Pure-Fume™ for a whole new hair perfuming concept
From the blooming gardens of Japan, to the seductive and cheerful Brazil, going through the incense and the spices of Middle East, Aveda Botanical Aroma Lab succeeded in taking the concept of Hair Mist to a new level, form ephemeral gesture to a sensorial hair (and spirit) treatment.
And you need just a spray to understand it.
Mihana™ Pure-Fume™ Hair Mist
Mandarin, jasmine, cloves.
Mihana™ is a rich, luminous and floral olfactory composition that resembles the sacred and sensual imaginary of Japanese gardens, a true oasis of peace where the mind finds its equilibrium.
Marassona™ Pure-Fume™ Hair Mist
Neroli, Ylang-Ylang, Vetiver.
Marassona™ is a vibrant, fresh, seductive and extremely stimulating aroma, just like the land from which it drags its inspiration, the dynamic Brazil, home of the Carnival, but also of water in all its earthly forms. An agreement that is beautifully perceived in all its fluidity.
Alanara™ Pure-Fume™ Hair Mist
Rose, Sandalwood, Oud, Olibanum.
Alanara™ is certainly the most intense Pure-Fume™ Hair Mist and, taking its inspiration from the Middle East heritage it highlights in with a touch of that modernity that is increasingly marking the soul of that land.
How to apply Aveda's Pure-Fume™ Hair Mist
How and when you want, preferably on dry, styled hair. Just one tip: vaporize the Pure-Fume™ Hair Mist from a reasonable distance and without exaggerating, the perfume is powerful and lasts long and the oils could weight down the lengths.
#Aveda Pure-Fume™ Hair Mist#Mihana™ Pure-Fume™ Hair Mist#Marassona™ Pure-Fume™ Hair Mist#Alanara™ Pure-Fume™ Hair Mist#Profumo per capelli#hair mist#natural hair perfume
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A bordo di un fuoristrada andiamo a scoprire il Marocco con Gattinoni Travel Experience
Gattinoni Travel Experience ha disegnato due proposte di itinerario per scoprire il Marocco in modo non convenzionale a bordo di un fuoristrada o attraversando il paese da nord a sud, per lasciarsi incantare dai mille colori e contrasti che ci offre il territorio, avvalendosi di guide esperte capaci di far vivere emozioni indimenticabili.
Da Nord a Sud
Tour i Colori del Marocco
Deserti infuocati e oasi verdi e rigogliose, arcobaleni di spezie, il blu intenso del cielo, il Marocco, tra testimonianze di un glorioso passato e architetture moderne, è un caleidoscopio di colori da scoprire in compagnia di guide esperte del territorio, capaci di far vivere una vera e propria esperienza, seguendo i tracciati disegnati da Gattinoni Travel Experience.
Il tour “I Colori del Marocco”, conduce da Casablanca a Marrakech per vivere l’incanto dei colori caldi vivi del Marocco, attraversando da nord a sud, luoghi ricchi di storia e di testimonianze architettoniche perfettamente conservate, aridi deserti e valli rigogliose.
Casablanca, affacciata sul blu dell’atlantico, è il punto di partenza del viaggio. La città conserva tra edifici moderni e hotel di pregio, la medina, un districarsi di vicoli stretti circondati da mura e una delle moschee più grandi del paese, quella di Assan II.
Proseguendo lungo la costa si raggiungerà Rabat, una delle 4 città imperiali del Marocco, ricca di luoghi di interesse storico ma anche di mercati coloratissimi dove sarà facile perdersi tra profumi e sapori di spezie, cibi succulenti e preziosi oggetti d’artigianato locale.
Fez la più antica e più importante delle città imperiali, come Rabat riserva numerosi luoghi di fascino da scoprire, quale il Palazzo Reale, il reticolo di vicoli e piazze della medina, da percorrere solo a piedi, negozi e mercati dove sbizzarrirsi negli acquisti.
Attraversando le montagne del medio Atlante ci si addentrerà all’interno del paese, verso il confine con l’Algeria per raggiungerà Erfoud alle porte del Sahara per poi dirigersi lungo il medio Atlante e Ouarzazate per ammirare l’imponente kasbah in mattoni di fango rossi di Aït Benhaddou che vanta il patrocinio Unesco e set cinematografico di numerosissimi film di successo.
L’itinerario terminerà nella città rossa di Marrakech tra le più vivaci e romantiche del Marocco.
I Colori del Marocco Per le partenze fino a marzo 2018, ad eccezione delle festività di Natale e Capodanno, prezzi a persona da 950€ per 9 giorni/8 notti di tour di gruppo con partenze garantite con un minimo di 4 partecipanti.
La quota comprende: Volo di linea da Milano, Roma e Bologna – Viaggi di gruppo (partenze garantite min. 4 partecipanti) – Guide locali parlanti italiano – Camera doppia in hotel 4 stelle
Marrakech & il sud del Marocco in 4×4
Il sud del Marocco, tra dune infuocate, palmeti e montagne imbiancate, offre paesaggi desertici ancora incontaminati che cambiano colore con il passare delle ore, dove la sabbia è viva, disegnando costantemente nuovi percorsi
La proposta “Marrakech & il sud del Marocco in 4×4”, un tour di gruppo accompagnato da guide esperte, ha inizio dalla città delle palme, Marrakech, e raggiungerà Ouarzazate, un gioiello di architettura marocchina e set cinematografico di famosi colossal quali Lawrence d���Arabia, Il tè nel deserto e Il Gladiatore, per poi attraversare le dune di Zagora, la porta del deserto, dove sarà facile imbattersi in carovane guidate da Tuareg.
In seguito si approderà a Erfoud, la più grande oasi del mondo, avvolta da palme da datteri, per poi spostarsi verso Tinghir forse la più bella oasi del Marocco, dominata da montagne scolpite dal vento.
Percorrendo la strada delle mille kasbah, tra paesaggi aridi e desertici come quello della valle di Dades, emerge Boumalne Dades punto di partenza ideale per ammirare le omonime Gole e ultima tappa del tour.
Marrakech & il sud in 4x4 Per le partenze fino a marzo 2018, ad eccezione delle festività di Natale e Capodanno, prezzi a persona da 1.090€ per 8 giorni/7 notti di tour di gruppo con partenze garantite con un minimo di 4 partecipanti.
La quota comprende:
Volo di linea da Milano, Roma e Bologna – Viaggi di gruppo (partenze garantite min. 4 partecipanti) – Guide locali parlanti italiano – Camera doppia in hotel 4 stelle
Il programma dettagliato e la consulenza per itinerari su misura, in esclusiva solo nelle agenzie di viaggio Gattinoni Mondo di Vacanze www.gattinonimondodivacanze.it
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I colori del Marocco A bordo di un fuoristrada andiamo a scoprire il Marocco con Gattinoni Travel Experience Gattinoni Travel Experience ha disegnato due proposte di itinerario per scoprire il Marocco in modo non convenzionale a bordo di un fuoristrada o attraversando il paese da nord a sud, per lasciarsi incantare dai mille colori e contrasti che ci offre il territorio, avvalendosi di guide esperte capaci di far vivere emozioni indimenticabili.
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Spice Oasis Online Shop, discover spices from all over the world!
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An oasis to be savored: L’Oasi delle Spezie is a laboratory that now presents itself with its new online store of organic spices, organic seaweed, organic herbs and salts of the world. Here you’ll find every conceivable spice in the world and new organic spice blends. All products are unique and 100% natural, with no preservatives or additives. The Oasis of Spices is a laboratory, not a store…
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Chengdu, capitale della provincia di Sichuan, è nota anche come “Paese Celeste” ed è famosa per la presenza di panda giganti. Essa è situata nel sud-ovest della Cina e dal 2010 risulta essere il quarto centro più popoloso del Paese con i suoi 14 milioni di residenti e, indiscutibilmente, uno dei più importanti centri economici, in quanto fulcro delle comunicazioni e dei trasporti sull’intero territorio cinese. La città di Chengdu vanta una storia di oltre due millenni: essa fu fatta costruire dall’Imperatore Qin Shi Huang, il quale la nominò capitale del suo impero e, nel corso dei secoli, è diventata un centro di particolare rilievo in quanto ad affari politici, militari e commerciali. Durante le epoche han e Tang, il settore artigianale ha vissuto un periodo di grande splendore, soprattutto per quanto concerne la creazione di ricami e broccati. I ricami dell’area del Sichuan, infatti, ancora oggi godono di grande reputazione e sono tra i più famosi di tutta a Cina; i colori brillanti e la finezza della loro lavorazione non passano di certo inosservati. L’UNESCO, nel 2011, ha inoltre dichiarato Chengdu città della gastronomia grazie alla sua cucina sofisticata: esiste un’opzione diversa per ogni tipo di palato, dai vegetariani a coloro che amano la ristorazione occidentale. Ad Expo, Chengdu, ha presentato la propria tradizione culinaria in un incontro speciale al padiglione della cinese Vanke: dal dibattito è emerso che la cucina può costituire un ponte cultuale e gastronomico di straordinaria importanza fra Cina ed il resto del mondo, nonché una base di scambio commerciale di grande portata. Chengdu, il “Paese Celeste”: cosa vedere La città di Chengdu è famosa per molti motivi: ricordiamo che è la culla di quella che viene denominata “Età del bronzo”, fase fondamentale dello sviluppo della civiltà cinese, oltre ad essere il punto di partenza dell’antica Via della Seta e luogo in cui venne stampata la prima valuta in carta. Inoltre, questa città cinese, figura come una delle 24 città considerate dallo Stato “patrimonio storico e culturale”: è possibile ammirare ben 23 reperti culturali, provinciali e statali. Come in molti altri posti in Cina, i periodi migliori per intraprendere un viaggio è sicuramente la primavera e l’autunno. L’inverno, a Chengdu, è particolarmente freddo; mentre l’estate molto piovosa e calda. Chengdu è una gloriosa metropoli e proprio come in ogni grande polo, numerosissime sono le cose da fare e da vedere durante il viaggio. Moltissime sono le attrazioni da vedere a Chengdu: quest’area è infatti ricca di siti da visitare di grande rilevanza storica e culturale, quali la Casa con tetto di paglia di Du Fu, il Tempio Wuhou, il Monastero Wenshu, ma anche luoghi di grande interesse naturalistico come, ad esempio, la Valle Huanglong e la zona panoramica di Jiuzhaigou. Fra le altre cose da vedere a Chengdu, molto suggestiva è l’area che comprende Kuan Alley, Zhai Alley e Jing Alley: si tratta di antichi vicoli intersecati fra loro che regalano un’atmosfera unica ed indimenticabile. Si innalzano poi vecchi edifici, dall’architettura originale, dentro i quali sono stati autorizzati locali chic, ristoranti e negozi di ogni genere. Quest’area è dunque il connubio fra Cina tradizionale e moderna. Anche Chengdu, come quasi tutte le città cinesi, ha un parco pubblico dove potersi rilassare o osservare e prendere parte a diverse attività, tra cui canti e balli della tradizione locale. Si tratta proprio del People’s Park, ossia Parco del Popolo, ideale per concedersi una pausa in mezzo alla natura e per oziare un paio d’ore prima di riprendere il tragitto. Questo parco è stato costruito nel 1911 e copre una superficie di circa 112.639 metri quadrati nel cuore della città di Chengdu; caratteristici sono anche un piccolo lago artificiale ed una casetta da tè molto antica. Si dice che in America tutto sia costruito molto più in grande, ma per smentire questa affermazione bisognerebbe visitare la Cina oggi. Non passa mese che qualche record non venga battuto: ponte più lungo, quello più alto, torre più alta, rete ferroviaria ad alta velocità più lunga al mondo e molto altro. Il New Century Global Center è al momento l’edificio più grande al mondo ed è stato progettato per assomigliare ad una città in miniatura: esso conta con un albergo con più di 2.000 stanze, una spiaggia lunga più di 1 km, un complesso universitario, svariati cinema, negozi, ristoranti ed una pista da pattinaggio olimpica. Esso, dunque, rientra assolutamente nelle cose da vedere a Chengdu durante il vostro soggiorno! E’ possibile raggiungere il centro commerciale prendendo la linea 1 della metro presso la stazione di Jincheng Square. Se invece siete appassionati storia, il museo Jinsha di Chengdu sarà uno dei posti più interessanti da visitare. La storia di questo museo è molto curiosa, in quanto il sito archeologico su cui è stato costruito fu scoperto solo nel 2001 ed alcuni degli artefatti ritrovati risalgono, addirittura, l 1.000 a.c. I panda giganti di Chengdu Se vi trovate a Chengdu allora non potrete non andare a vedere i panda giganti della città. Nelle zone limitrofe della città stessa, vi sono diversi parchi in cui i panda vengono studiati e protetti. Il centro di Chengdu è uno dei più facili da raggiungere oltre che il più famoso di tutta la Cina. Esso è il famoso Centro di Ricerca dei Panda giganti a Bifengxia: si tratta di una vera e propria riserva naturale che nasconde panorami suggestivi e offre ai visitatori la possibilità di partecipare al programma di volontariato Panda keeper. Si tratta di un programma che permette di prendersi cura dei panda insieme ai ricercatori, un’esperienza davvero unica ed irripetibile. Questo centro è stato aperto alla fine del 2003 ed è diventato una vera e propria oasi per i panda giganti; lo scopo principale del centro è quello di allevare, far riprodurre e proteggere i panda. Esso si trova nella Riserva Naturale di Bifengxia, ad oggi conta più di 20 panda osservabili dai visitatori nel loro habitat naturale. A partire dal 2016, il panda, non è più una specie in via d’estinzione, grazie ad un importante progetto ideato per la protezione e conservazione degli animali stessi. Il periodo migliore per vedere i panda è prima o dopo l’estate, in quanto molti vengono spostati al chius, in grosse sale con l’aria condizionata durante il periodo estivo. Le tradizioni gastronomiche di Chengdu La Cina è un paradiso per chi ama provare nuovi tipi di cibo e la cucina di questa regione è sicuramente una delle più apprezzate. La cucina del Sichuan è forse la più popolare di tutto il Paese e la si può trovare in moltissime città di questa regione dove si pratica anche lo street-food. I piatti della cucina Chuan sono famosi per il loro sapore piccante, dovuto dall’utilizzo di ingredienti secchi come, ad esempio, i peperoncini essiccati ed il famoso huajiao, un pepe locale che nasce dal Zanthoxylum simulans. Uno dei piatti più famosi è l’hot-pot, una pietanza piccante, molto famosa in tutta la Cina e nata a Chongqing. Questa pietanza contiene diversi tipi di spezie, testa di pesce ed erbe medicinali. Altri piatti famosi della cucina di Chuan sono il pollo Kungpao, anch’esso piccante e contenente gli ingredienti tipici sopra menzionati, csì come il maiale al sapore di pesce. Questo stile, unico del Sichuan, fa uso di una serie di ingredienti che in passato venivano utilizzati per condire il pesce, quali carote, aglio e bambù. Moltissimi sono i ristoranti a Chengdu dove gustare piatti tipici della regione; potrete trovare molte opzioni, anche se la città è famosa per i suoi lussuosi e costosi ristoranti. Altre attrazioni a Chengdu Oltre all’hot-pot ed ai panda giganti, l’opera è una delle attrazioni principali di Chengdu. Il teatro Shu Feng Ya Yun è il luogo ideale dove trascorrere una serata all’insegna della cultura e del divertimento; numerosi sono gli spettacoli presentati presso questa storica struttura. Generalmente, uno spettacolo consiste in diverse esibizioni che spaziano dal canto al ballo, fino ad arrivare alle rappresentazioni con marionette cinesi; il tutto moderato da una presentatrice. Se avete un po’ di tempo, potete pianificare una gita di un giorno fuori dalla città di Chengdu. Due delle attrazioni da non perdersi assolutamente sono Dujiangyan e Qingcheng Mountain. Il primo è un antico sistema di irrigazione costruito nel 256 a.c., volto a regolare l’irrigazione e a tenere sotto controllo il pericolo di inondazione; il secondo è uno dei luoghi più importanti per la religione taoista in Cina. Per arrivare in cima alla montagna è necessario percorrere un sentiero formato da scalini di legno. Prima di decidere quando visitare Chengdu, è molto importante considerare il clima ed in genere l’autunno e la primavera sono i periodi migliori per intraprendere questo tipo di viaggio. Per entrare in Cina e, ovviamente, a Chengdu è obbligatorio munirsi di un visto: è importante tenere presente che per ottenerlo ci vuole molto tempo, è dunque bene muoversi in anticipo. Da quest’anno esiste comunque la possibilità di visitare Chengdu ed altre città per 144 ore senza bisogno del visto, escludendo però la possibilità di poter lasciare la città nella quale si è atterrati. https://ift.tt/2OpWrU9 Alla scoperta di Chengdu, in Cina: le principali attrazioni Chengdu, capitale della provincia di Sichuan, è nota anche come “Paese Celeste” ed è famosa per la presenza di panda giganti. Essa è situata nel sud-ovest della Cina e dal 2010 risulta essere il quarto centro più popoloso del Paese con i suoi 14 milioni di residenti e, indiscutibilmente, uno dei più importanti centri economici, in quanto fulcro delle comunicazioni e dei trasporti sull’intero territorio cinese. La città di Chengdu vanta una storia di oltre due millenni: essa fu fatta costruire dall’Imperatore Qin Shi Huang, il quale la nominò capitale del suo impero e, nel corso dei secoli, è diventata un centro di particolare rilievo in quanto ad affari politici, militari e commerciali. Durante le epoche han e Tang, il settore artigianale ha vissuto un periodo di grande splendore, soprattutto per quanto concerne la creazione di ricami e broccati. I ricami dell’area del Sichuan, infatti, ancora oggi godono di grande reputazione e sono tra i più famosi di tutta a Cina; i colori brillanti e la finezza della loro lavorazione non passano di certo inosservati. L’UNESCO, nel 2011, ha inoltre dichiarato Chengdu città della gastronomia grazie alla sua cucina sofisticata: esiste un’opzione diversa per ogni tipo di palato, dai vegetariani a coloro che amano la ristorazione occidentale. Ad Expo, Chengdu, ha presentato la propria tradizione culinaria in un incontro speciale al padiglione della cinese Vanke: dal dibattito è emerso che la cucina può costituire un ponte cultuale e gastronomico di straordinaria importanza fra Cina ed il resto del mondo, nonché una base di scambio commerciale di grande portata. Chengdu, il “Paese Celeste”: cosa vedere La città di Chengdu è famosa per molti motivi: ricordiamo che è la culla di quella che viene denominata “Età del bronzo”, fase fondamentale dello sviluppo della civiltà cinese, oltre ad essere il punto di partenza dell’antica Via della Seta e luogo in cui venne stampata la prima valuta in carta. Inoltre, questa città cinese, figura come una delle 24 città considerate dallo Stato “patrimonio storico e culturale”: è possibile ammirare ben 23 reperti culturali, provinciali e statali. Come in molti altri posti in Cina, i periodi migliori per intraprendere un viaggio è sicuramente la primavera e l’autunno. L’inverno, a Chengdu, è particolarmente freddo; mentre l’estate molto piovosa e calda. Chengdu è una gloriosa metropoli e proprio come in ogni grande polo, numerosissime sono le cose da fare e da vedere durante il viaggio. Moltissime sono le attrazioni da vedere a Chengdu: quest’area è infatti ricca di siti da visitare di grande rilevanza storica e culturale, quali la Casa con tetto di paglia di Du Fu, il Tempio Wuhou, il Monastero Wenshu, ma anche luoghi di grande interesse naturalistico come, ad esempio, la Valle Huanglong e la zona panoramica di Jiuzhaigou. Fra le altre cose da vedere a Chengdu, molto suggestiva è l’area che comprende Kuan Alley, Zhai Alley e Jing Alley: si tratta di antichi vicoli intersecati fra loro che regalano un’atmosfera unica ed indimenticabile. Si innalzano poi vecchi edifici, dall’architettura originale, dentro i quali sono stati autorizzati locali chic, ristoranti e negozi di ogni genere. Quest’area è dunque il connubio fra Cina tradizionale e moderna. Anche Chengdu, come quasi tutte le città cinesi, ha un parco pubblico dove potersi rilassare o osservare e prendere parte a diverse attività, tra cui canti e balli della tradizione locale. Si tratta proprio del People’s Park, ossia Parco del Popolo, ideale per concedersi una pausa in mezzo alla natura e per oziare un paio d’ore prima di riprendere il tragitto. Questo parco è stato costruito nel 1911 e copre una superficie di circa 112.639 metri quadrati nel cuore della città di Chengdu; caratteristici sono anche un piccolo lago artificiale ed una casetta da tè molto antica. Si dice che in America tutto sia costruito molto più in grande, ma per smentire questa affermazione bisognerebbe visitare la Cina oggi. Non passa mese che qualche record non venga battuto: ponte più lungo, quello più alto, torre più alta, rete ferroviaria ad alta velocità più lunga al mondo e molto altro. Il New Century Global Center è al momento l’edificio più grande al mondo ed è stato progettato per assomigliare ad una città in miniatura: esso conta con un albergo con più di 2.000 stanze, una spiaggia lunga più di 1 km, un complesso universitario, svariati cinema, negozi, ristoranti ed una pista da pattinaggio olimpica. Esso, dunque, rientra assolutamente nelle cose da vedere a Chengdu durante il vostro soggiorno! E’ possibile raggiungere il centro commerciale prendendo la linea 1 della metro presso la stazione di Jincheng Square. Se invece siete appassionati storia, il museo Jinsha di Chengdu sarà uno dei posti più interessanti da visitare. La storia di questo museo è molto curiosa, in quanto il sito archeologico su cui è stato costruito fu scoperto solo nel 2001 ed alcuni degli artefatti ritrovati risalgono, addirittura, l 1.000 a.c. I panda giganti di Chengdu Se vi trovate a Chengdu allora non potrete non andare a vedere i panda giganti della città. Nelle zone limitrofe della città stessa, vi sono diversi parchi in cui i panda vengono studiati e protetti. Il centro di Chengdu è uno dei più facili da raggiungere oltre che il più famoso di tutta la Cina. Esso è il famoso Centro di Ricerca dei Panda giganti a Bifengxia: si tratta di una vera e propria riserva naturale che nasconde panorami suggestivi e offre ai visitatori la possibilità di partecipare al programma di volontariato Panda keeper. Si tratta di un programma che permette di prendersi cura dei panda insieme ai ricercatori, un’esperienza davvero unica ed irripetibile. Questo centro è stato aperto alla fine del 2003 ed è diventato una vera e propria oasi per i panda giganti; lo scopo principale del centro è quello di allevare, far riprodurre e proteggere i panda. Esso si trova nella Riserva Naturale di Bifengxia, ad oggi conta più di 20 panda osservabili dai visitatori nel loro habitat naturale. A partire dal 2016, il panda, non è più una specie in via d’estinzione, grazie ad un importante progetto ideato per la protezione e conservazione degli animali stessi. Il periodo migliore per vedere i panda è prima o dopo l’estate, in quanto molti vengono spostati al chius, in grosse sale con l’aria condizionata durante il periodo estivo. Le tradizioni gastronomiche di Chengdu La Cina è un paradiso per chi ama provare nuovi tipi di cibo e la cucina di questa regione è sicuramente una delle più apprezzate. La cucina del Sichuan è forse la più popolare di tutto il Paese e la si può trovare in moltissime città di questa regione dove si pratica anche lo street-food. I piatti della cucina Chuan sono famosi per il loro sapore piccante, dovuto dall’utilizzo di ingredienti secchi come, ad esempio, i peperoncini essiccati ed il famoso huajiao, un pepe locale che nasce dal Zanthoxylum simulans. Uno dei piatti più famosi è l’hot-pot, una pietanza piccante, molto famosa in tutta la Cina e nata a Chongqing. Questa pietanza contiene diversi tipi di spezie, testa di pesce ed erbe medicinali. Altri piatti famosi della cucina di Chuan sono il pollo Kungpao, anch’esso piccante e contenente gli ingredienti tipici sopra menzionati, csì come il maiale al sapore di pesce. Questo stile, unico del Sichuan, fa uso di una serie di ingredienti che in passato venivano utilizzati per condire il pesce, quali carote, aglio e bambù. Moltissimi sono i ristoranti a Chengdu dove gustare piatti tipici della regione; potrete trovare molte opzioni, anche se la città è famosa per i suoi lussuosi e costosi ristoranti. Altre attrazioni a Chengdu Oltre all’hot-pot ed ai panda giganti, l’opera è una delle attrazioni principali di Chengdu. Il teatro Shu Feng Ya Yun è il luogo ideale dove trascorrere una serata all’insegna della cultura e del divertimento; numerosi sono gli spettacoli presentati presso questa storica struttura. Generalmente, uno spettacolo consiste in diverse esibizioni che spaziano dal canto al ballo, fino ad arrivare alle rappresentazioni con marionette cinesi; il tutto moderato da una presentatrice. Se avete un po’ di tempo, potete pianificare una gita di un giorno fuori dalla città di Chengdu. Due delle attrazioni da non perdersi assolutamente sono Dujiangyan e Qingcheng Mountain. Il primo è un antico sistema di irrigazione costruito nel 256 a.c., volto a regolare l’irrigazione e a tenere sotto controllo il pericolo di inondazione; il secondo è uno dei luoghi più importanti per la religione taoista in Cina. Per arrivare in cima alla montagna è necessario percorrere un sentiero formato da scalini di legno. Prima di decidere quando visitare Chengdu, è molto importante considerare il clima ed in genere l’autunno e la primavera sono i periodi migliori per intraprendere questo tipo di viaggio. Per entrare in Cina e, ovviamente, a Chengdu è obbligatorio munirsi di un visto: è importante tenere presente che per ottenerlo ci vuole molto tempo, è dunque bene muoversi in anticipo. Da quest’anno esiste comunque la possibilità di visitare Chengdu ed altre città per 144 ore senza bisogno del visto, escludendo però la possibilità di poter lasciare la città nella quale si è atterrati. Chengdu è una città della Cina ricca di attrazioni e opere architettoniche, conosciuta anche come “Paese Celeste” e famosa per i panda giganti.
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