#nubi raccolte
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qualbuonvento · 2 years ago
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Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano -
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano -
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte -
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.
Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.
Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell'aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.
Cesare Pavese
Marzo/Aprile 1950. Poesie scelte: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (Torino Einaudi 1951).
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bru111271 · 6 months ago
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Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne di capelli
di sguardi anche tu.
Terra e piante, cielo di marzo,
luce, vibrano e ti somigliano.
Il tuo riso e il tuo passo come acque che sussultano...
La tua ruga fra gli occhi come
nubi raccolte, il tuo tenero corpo...
una zolla nel sole.
- Cesare Pavese -
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kiki-de-la-petite-flaque · 22 days ago
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Tacevi, e quel tacere era infinito. Poi lo rompesti con un riso e brevi, lievi parole. Poi tornò infinito. Dolce fanciullo! Chi t'ha posto al mio fianco, o t'ha mandato vivo a me vivo? Tu innocente baci il mio volto, che giovane, ora guarda il cielo, i campi... Ma vedi quelle nebbie all'orizzonte? Dolce fanciullo, oltre ad essere insieme con pochi passi noi saremo, immagini dimenticate. Il tuo bel corpo, i baci, e il favoloso amore che ci unisce attende appena quei pochi passi, ed è più dolce in questa disperazione. Acque incredule, meravigliose erbe disperazione ancora la sua mano tiepida trattengo nella mia, contro l'avversa luna andando. Così dal passato, come dall'ombra del boschetto, egli esce, e le sue gote s'illuminano, spoglie di colori, al candido cielo. Guardo la solitudine del lume che nevica tra le malcerte nubi sopra l'umana forma del fanciullo che m'è qui presso. Non sa che sulle labbra il rosso in viola arcano pare estinto, e che cammina col suo passo straniero per un campo ch'io vedo in sogno.
Pier Paolo Pasolini, Tacevi, e quel tacere era infinito, Raccolte minori e inedite, poesie disperse, Poesie scelte, Pag. 179.
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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Hai un sangue, un respiro. Sei fatta di carne di capelli di sguardi anche tu. Terra e piante, cielo di marzo, luce, vibrano e ti somigliano ‒ il tuo riso e il tuo passo come acque che sussultano ‒ la tua ruga fra gli occhi come nubi raccolte ‒ il tuo tenero corpo una zolla nel sole. Hai un sangue, un respiro. Vivi su questa terra. Ne conosci i sapori le stagioni i risvegli, hai giocato nel sole, hai parlato con noi. Acqua chiara, virgulto primaverile, terra, germogliante silenzio, tu hai giocato bambina sotto un cielo diverso, ne hai negli occhi il silenzio, una nube, che sgorga come polla dal fondo. Ora ridi e sussulti sopra questo silenzio. Dolce frutto che vivi sotto il cielo chiaro, che respiri e vivi questa nostra stagione, nel tuo chiuso silenzio è la tua forza. Come erba viva nell'aria rabbrividisci e ridi, ma tu, tu sei terra. Sei radice feroce. Sei la terra che aspetta...
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swingtoscano · 1 year ago
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Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano ?
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano ?
la tua ruga fra gli occhiamore, donna
come nubi raccolte ?
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.
Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.
Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell’aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.
Cesare Pavese
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poesiablog60 · 4 years ago
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Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli di sguardi anche tu. Terra e piante
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.
Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.
Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza.
Come erba viva nell'aria rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta
Cesare Pavese
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amespeciale · 4 years ago
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E’ tardi
E’ tardi. E’ molto tardi.
E’ bene che si vada.
Vieni, dammi la mano;
rifacciamo la strada.
La tua casa è lontano.
Perché taci e ti guardi
la punta delle dita?
Piccola tu, mia vita,
vieni, fa tardi.
Le nubi si sono raccolte
tutte su Monte Mario
chiudendo l'ali grige.
Tu piangi e non sai perché piangi.
S'accendono i lumi;
tu vorresti dirmi qualcosa
e mi accarezzi le mani
e i tuoi occhi luccicano
tra le lacrime.
Vieni, dammi la mano;
è bene che rincasiamo.
Non dirmi nulla: io so bene
perché tu piangi.
Andiamo, mia piccola, vieni.
Tu piangi perché fa sera.
Nino Oxilia
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ma-pi-ma · 5 years ago
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Hai un sangue, un respiro. Sei fatta di carne di capelli di sguardi anche tu. Terra e piante, cielo di marzo, luce, vibrano e ti somigliano? il tuo riso e il tuo passo come acque che sussultano? la tua ruga fra gli occhi come nubi raccolte? il tuo tenero corpo una zolla nel sole. Hai un sangue, un respiro. Vivi su questa terra. Ne conosci i sapori le stagioni i risvegli, hai giocato nel sole, hai parlato con noi. Acqua chiara, virgulto primaverile, terra, germogliante silenzio, tu hai giocato bambina sotto un cielo diverso, ne hai negli occhi il silenzio, una nube, che sgorga come polla dal fondo. Ora ridi e sussulti sopra questo silenzio. Dolce frutto che vivi sotto il cielo chiaro, che respiri e vivi questa nostra stagione, nel tuo chiuso silenzio è la tua forza. Come erba viva nell'aria rabbrividisci e ridi, ma tu, tu sei terra. Sei radice feroce. Sei la terra che aspetta. 21 marzo 1950
Cesare Pavese
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paper---airplane · 4 years ago
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Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano –
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano –
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte –
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.
Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.
Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell’aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.
Cesare Pavese
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leggerezza-dell-essere · 5 years ago
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Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano ‒
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano ‒
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte ‒
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.
Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.
Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell'aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.
Cesare Pavese
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perpassareiltempo · 7 years ago
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Hai un sangue, un respiro. Sei fatta di carne di capelli di sguardi anche tu. Terra e piante, cielo di marzo, luce, vibrano e ti somigliano ‒ il tuo riso e il tuo passo come acque che sussultano ‒ la tua ruga fra gli occhi come nubi raccolte ‒ il tuo tenero corpo una zolla nel sole.       Hai un sangue, un respiro. Vivi su questa terra. Ne conosci i sapori le stagioni i risvegli, hai giocato nel sole, hai parlato con noi. Acqua chiara, virgulto primaverile, terra, germogliante silenzio, tu hai giocato bambina sotto un cielo diverso, ne hai negli occhi il silenzio, una nube, che sgorga come polla dal fondo. Ora ridi e sussulti sopra questo silenzio.     Dolce frutto che vivi sotto il cielo chiaro, che respiri e vivi questa nostra stagione, nel tuo chiuso silenzio è la tua forza. Come erba viva nell'aria rabbrividisci e ridi, ma tu, tu sei terra. Sei radice feroce. Sei la terra che aspetta
Cesare Pavese
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klimt7 · 7 years ago
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Sei Tu
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Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli, di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano;
il tuo riso e il tuo passo
come acque
che sussultano
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte;
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.
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Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni, i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi
il silenzio, una nube,
che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.
Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell'aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
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Sei la terra che aspetta.
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... [ C. Pavese - 21 marzo 1950 ]
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d-a-r-e-d-a-r-e · 7 years ago
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Can you see into her eyes?
Gli occhi urlano questo, da una parte, ma dall`altra eterna gratitudine per essere rimasto nonostante lei non l`abbia ascoltato in quel dettaglio atipico che è la sua vita. « mi riporti in vita ogni volta » rispetto al suo perdersi costante in mondi che non sono questo qui, in vite altrui, in mariti scomparsi nel lontano medioevo.
Leading you down, into her core
« e smettila con l`insolenza ed il sarcasmo, perché io non sono » Zara. Una pausa notevole, sbiancando - per modo di dire - alla minaccia dei suoi stessi pensieri intrusivi « una stupida. »
Where she’s become so numb, without a soul
« Dimostramelo » in ultimo. Una richiesta di dimostrarle che Zara non è importante, probabilmente, racchiusa negli occhi convinti e decisi che osservano i suoi. Una sorta di pretesa ultimata, mentre gli si avvicinerebbe semplicemente per farsi spazio tra le sue braccia, con il corpo a scontrarsi contro il suo, ancora stringendogli la mano. Lo guarda negli occhi con coraggio e vanità, ma ha labbra troppo serrate per permettere alle sue, di labbra, di prevaricarle. E' semplicemente lì a sfidarlo silenziosamente e tentare di stringere il suo cuore tra le piccole mani bronzee che si ritrova, per sperimentare che batta, quanto batta, e se vale la pena essere importanti.  
Her spirit's sleeping somewhere cold 
Il discorso dei libri dell`altro fa parte di quelle ombre che preferisce mettere da parte, concentrandosi soltanto sulle briciole di aura che un po` tutti i maghi hanno lasciato al di sopra, con le loro storie e passioni. Magari due giovani sposi che urlano tra di loro e litigano per chissà cosa. Piccolezze che non le interessano assolutamente, ritrovandosi a non Vederlo e a non considerarlo, preferendo semplicemente camminare nel più strano dei silenzi. Scosta il capo distratta, cercando David, poiché non ha ascoltato una sola parola pronunciata dall`altro. 
Until you find it there, and lead it, back, home
Resta sospeso lui in quell`istante ch`è lo scattante flettersi del braccio, agile a ricondurla a sé invece che a sbattere contro la parete, fermo e troppo vicino a confrontarsi con quel suo disperdersi in se stessa. Cosa, cosa importa? Un ampio respiro gli gonfia il torace prima che, tra pause infinite e silenzi irreali, lui finisca per sollevare il braccio destro per cirgerle il capo e chiuderle la sua fronte contro di sé mentre il braccio sinistro permane semplicemente rigido lungo il fianco maschile a concederle comunque spazio di fuga e il mento sporge alla vista nuovamente il pomo d`adamo largo sul collo. Che non gli importi nulla è su questa facciata da schiaffi impregnata di tutto il disinteresse che può rivolgere al mondo mentre fissa le nubi sfumate di rosso dal tramonto calante. « Questo va bene? »
Wake her up inside Wake her up inside Call her  name and save her from the dark
« Jacquelyn »
Bid her blood to run
Un sospiro soffocato a quel movimento di lui, lasciandosi baciare il collo ed arricciando le labbra, portando leggermente il mento verso l`alto e serrando gli occhi con l`ennesimo progressivo movimento automatizzato. Labbra dischiuse e il piacere che si cela dietro il gesto altrui. Le gambe sono improvvisamente liquide, il corpo fluido come quando Vede cose, la testa in panne ed il mondo che le gira piacevolmente attorno, tanto da doversi poggiare al banco dietro di lei e a lui, con l`altra mano libera. 
Before she comes undone
Riapre gli occhi piano, scossa da un brivido di freddo che ha fatto rabbrividire la sua pelle a tradimento. Le palpebre pesano di atroce consapevolezza, mentre riapre gli occhi sul soffitto arzigogolato ed antico dell`infermeria. Il corpo totalmente indolenzito per la caduta dovuta allo svenimento. 
Save her from the nothing she's becoming.
Flette le sopracciglia, mentre corre e piega le braccia per favorirsi maggior movimento, tenendo d`occhio la palla, senza ricordare, ora, dove sia. O meglio: fissa IRIS che sta per lanciare la pluffa verso DAVID, tant`è che guarda lui. Si ritrova colpita in pieno, però, beccandosela in pieno petto e senza averla vista. Tant`è che, senza capire, rimane impalata, a labbra dischiuse e con troppi interrogativi nella testa. Ed il gioco di fuga da Azkaban continua attorno a lei.
You can't just leave her
« CAZ- FAI » a Jacquelyn, aggressivo quanto nella forza impressa contro il bolide. Scatta rabbioso lui, adirato.  E' un ringhio tra denti stretti digrignati quello che accompagna il suo colpo e che non scompare ma anzi sembra alimentarsi, ferino, della visione di J che ancora pare distratta a mezz'aria, abbastanza quanto meno da farla restare ferma e quindi facile da evitare. Forse ha sbagliato un po` apposta la manovra del polso per mancarla, forse ha forzato troppo le braccia per diminuirne la forza di rilancio... ma lui ha voluto bersagliare lei.  
Breathe into her and make her real
Inevitabile che esistano altri modi per farla sentire viva con lui, tant`è che lo fissa a sua volta, arricciando le labbra e sospirando altrettanto piano. Flette le sopracciglia con calma alquanto inevitabile, così come si accorge di risultare retorica in una maniera quasi fastidiosa, mentre parla con lui. Socchiude gli occhi, perdendosi in paure tutte personali che non esterna, mentre lascia scivolare i capelli in avanti in onde voluminose e profumate d`Utopia che le coprono parte del viso che lui si riserva di guardarle, accanto a lei. « E poi quando tu non ci sei come faccio a sentirmi viva? » 
Bring her to life
Sbatte le palpebre, tradendo il suo essere sveglia con un sospiro più rumoroso degli altri precedenti. Il corpo totalmente indolenzito per la caduta dovuta allo svenimento. Veggente ma non abbastanza da aspettarsi David seduto accanto a lei, tanto da spostare il capo e probabilmente incrociare il suo sguardo in quei momenti in cui lui, amaramente, veglia su di lei. Allungherebbe un braccino unicamente per toccarlo e stringere il tessuto di qualsiasi lembo di maglia o pantalone toccato. Per sapere se sia reale o frutto della sua immaginazione, dato che sta cominciando a dubitare di ciò che vede.
Frozen inside, without your touch
« No » una pretesa, una convinzione, mentre le labbra vengono dischiuse altrettanto rapidamente unicamente per pronunciare quella sillaba tanto convinta e tanto infrangibile che lascia emergere un muro, tra di loro. Un passetto indietro dato da quelle ballerine in vernice. L'aria sfiora gli arti, accarezzandola nella stanchezza inevitabile che si porta addosso. « Non posso darti questo privilegio, così come non posso darlo a mia madre o a me stessa. » Perché lei si perde e non esiste pozione curativa che tenga. « Suppongo non avrò niente. » La verità è che sulle note delle ultime parole di lui che sta già andandosene via da quel vicolo, intenzionata a non voltarsi indietro. La sua fronte non avrà toccato la sua, poiché si sarà già incamminata via, desiderosa di gettarsi quei "brutti" sentimenti alle spalle. 
 Without your love 
.« L'ho già trovato, spazio per te. Ti ho dato tutto lo spazio di cui avevi bisogno, quando stavi con Zara. E non ti sto ignorando. Non ti ignoro mai, non so cosa tu voglia, da me. Ti do già troppo di quanto non dia ad ogni essere in questo castello.  Io non sono come le altre di cui ti circondi  »
« Ma chi? » E' improvvisamente duro a chiederle, con tanto di rotazione irritata del capo, teatrale abbastanza da reclinargli del tutto la testa all'indietro. « Ma di chi stai parlando e cosa vedi, perché se solo osi mettere parola su Evanna o Zara- » 
Only you 
Tutta la tensione è sul torace, a risalirgi sulla nuca e tenere serrata la mandibola scura. Si inoltra nello spazio della rete elastica che affonda sotto il suo notevole peso muscolare così da recuperare, una volta inginocchio, il corpo più sottile di Jacquelyn. Esala un respiro in quel momento, rivelandosi molto più cauto di quanto la scocciatura possa lasciar intendere, per la maniera in cui ha cura di accoglierla tra le braccia in una posizione che carichi il capino di lei sulla propria spalla ed eviti alle braccia di penzolare nel vuoto, raccolte piuttosto nel ventre femminile. « Ben ti sta. » le mormora sulla tempia, severo, con un altro profondo respiro, mentre si muove per allontanarsi dal centro del campo e quindi intraprendere il percorso verso l'infermeria, lei svenuta tra le braccia.
Among the dead
Cosa le dona? Se lo chiede, tra battiti di ciglia e sorrisi inevitabili. Nessuno che si ferma, in quel cataclisma d`emozioni, dove lei persiste ancorata al suo busto ed agita i piedini di tanto in tanto, per scosse d`adrenalina frequenti. Adrenalina che lui non permette di perdere, per la strada, dato che la sola sua presenza scatena sentimenti solitamente tenuti repressi. Quel sorriso inevitabile sul volto, occhi ben aperti e la ricerca, costante, dello sguardo o del sorriso altrui. « Anche a te. » Probabilmente il pronunciare il suo nome o semplicemente guardarla, non lo sapremo mai, probabilmente. Le labbra ancora curvate verso l`alto in un sorriso caldo, il mento sollevato verso di lui, per poterlo osservare al meglio. E se lo prende con tutta la prepotenza del caso, in movimenti che non le competono per davvero, avvinghiando al meglio le gambe contro il suo busto ed osservandolo con insistenza impalpabile. Le labbra sfiorano le sue, gli occhi ancora socchiusi e quelle dita, che, ancora prepotenti, s`appropriano dei suoi abiti per indirizzarlo in sua direzione.
She's been sleeping a thousand years it seems
Non può far altro che impugnare la mazza per Vedere strafalcioni di gioco in cielo che non stanno avvenendo per davvero. Perché lei, dopotutto, non riesce a capire che la vita di squadra si sta volgendo al di sotto. Ed è quando che quegli attimi finiscono e la vista torna quasi lucida, che il fatidico David sparisce dai suoi occhi, per scoprirlo spiacevolmente al di sotto, tra urla ed esclamazioni poco commestibili per la sua lingua perfettamente british ed educata. Dischiude le labbra infinitamente preoccupata, però, nel notare la netta differenza tra ciò che Vedeva nel cielo e ciò che avviene al di sotto. Distratta abbastanza, persino, da non vedere il bolide arrivarle addosso, per quanto concentrata a tentare di capire cosa sia appena successo, di nuovo. 
Got to open her eyes to everything
« Mi riferivo a questo » Lo sguardo s`abbassa a inquadrare di nuovo Jacquelyn e così seguire la direzione del bacio con cui è lui a chiederle di alzarle un po` il viso - trascinandosi in sua direzione con un passo al lato delle sue gambe e la destra alzatasi sul mento femminile a guidarla e insegnarle ancora. A baciare, a dischiuderle le labbra con le proprie e saggiare piano quel calore umido della bocca.  « Resta con me. » Mormorato più rocamente contro la sua tempia. « Devi restare con me. »
Don't let her die here
Ed è vuoto tutt'intorno. O forse soltanto buio, un irrefrenabile ed inarrestabile buio. Perché se per lui, lei è un Santuario, per lei, lui, è tutto ciò che possa avvicinarsi all'idea di una Casa. « Resto » la presa, salda, sul polso di lui. « Ma solo se anche tu resterai con me » dolci ricatti d'attenzione. « E se mi dovessi perdere ... ti lascerò pretendere le tue attenzioni. » Quelle manine, ancora selvagge, che cercherebbero il suo viso da sfiorare ed accarezzare. Occhi che vorrebbero intravedere nell'oscurità che sta cominciando a piombare attorno a loro, data la vittoria delle Tenebre. « Stai con me »
Bring her to life 
« Ripensa a questo, prima di dormire. »
#j
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our-verystudentgarden · 5 years ago
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VERRA' LA MORTE E AVRA' I TUOI OCCHI
Hai un sangue, un respiro. Sei fatta di carne di capelli di sguardi anche tu. Terra e piante, cielo di marzo, luce, vibrano e ti somigliano - il tuo riso e il tuo passo come acque che sussultano - la tua ruga fra gli occhi come nubi raccolte - il tuo tenero corpo una zolla nel sole.
Hai un sangue, un respiro. Vivi su questa terra. Ne conosci i sapori le stagioni i risvegli, hai giocato nel sole, hai parlato con noi. Acqua chiara, virgulto primaverile, terra, germogliante silenzio, tu hai giocato bambina sotto un cielo diverso, ne hai negli occhi il silenzio, una nube, che sgorga come polla dal fondo. Ora ridi e sussulti sopra questo silenzio.
Dolce frutto che vivi sotto il cielo chiaro, che respiri e vivi questa nostra stagione, nel tuo chiuso silenzio è la tua forza. Come erba viva nell'aria rabbrividisci e ridi, ma tu, tu sei terra. Sei radice feroce. Sei la terra che aspetta.
(Cesare Pavese)
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fondazioneterradotranto · 5 years ago
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Nuovo post su https://is.gd/DJfeV8
Gli Arcadi di Terra d'Otranto (9/x): Giulio Mattei di Lecce
di Armando Polito
Salenzio Itomeo il suo nome pastorale. Abate, entrò nell’Arcadia il 20 giugno 17081. Per Salenzio non è azzardato supporre un riferimento al Salento, quasi una forma aggettivale sostitutiva di Salentino, anche in funzione distintiva rispetto al milanese Pietro Antonio Crevenna, entrato in Arcadia il 2 maggio 17042, il cui nome pastorale era Salento Elafieio. Ma non credo sia estraneo neppure il Salentium di Leadro Alberti (XV-XVI secolo), per il quale rinvio a http://www.fondazioneterradotranto.it/2013/12/16/tuttal-piu-me-lo-bevo-ma-non-me-la-bevo/, in linea con gli stessi moderni  equivoci  rilevati per Tommaso Maria Ferrari.  Per Itomeo il riscontro è con il monte Itome in Messenia. Riporto due passi di Pausania (II secolo d. C.)3:
Καὶ γὰρ τοῦ Διὸς τὸ  ἐπὶ  τῇ  κορυφῇ  τῆς  Ἰθώμης τέμενος …
(E infatti il santuario di Giove sulla cima dell’Itome …)
Ἐς δὲ τὴν κορυφὴν ἐρχομένῳ τῆς  Ἰθώμης, ἣ δὴ Μεσσηνίοις ἐστὶν ἀκρόπολις, πηγὴ Κλεψύδρα γίνεται. Πάντας μὲν οὖν καταριθμήσασθαι καὶ προθυμηθέντι ἄπορον, ὁπόσοι θέλουσι γενέσθαι καὶ τραφῆναι παρὰ σφίσι Δία. Μέτεστι δ᾽ οὖν καὶ Μεσσηνίοις τοῦ λόγου. Φασὶ γὰρ καὶ οὗτοι τραφῆναι παρὰ σφίσι τὸν θεόν, Ἰθώμην δὲ εἶναι καὶ Νέδ��ν τὰς θρεψαμένας, κεκλῆσθαι δὲ ἀπὸ μὲν τῆς Νέδας τὸν ποταμόν, τὴν δὲ ἑτέραν τῷ ὄρει τὴν Ἰθώμην δεδωκέναι τὸ ὄνομα. Ταύτας δὲ τὰς νύμφας τὸν Δία, κλαπέντα ὑπὸ Κουρήτων διὰ τὸ ἐκ τοῦ πατρὸς δεῖμα, ἐνταῦθα λοῦσαι λέγουσι καὶ τὸ ὄνομα εἶναι τῷ ὕδατι ἀπὸ τῶν Κουρήτων τῆς κλοπῆς. Φέρουσί τε ἀνὰ πᾶσαν ἡμέραν ὕδωρ ἀπὸ τῆς πηγῆς ἐς τοῦ Διὸς τοῦ Ἰθωμάτα τὸ ἱερόν.
(Per chi va sulla vetta dell’Itome, che per i Messeni è la rocca, c’è la sorgente Clessidra. Cosa difficile anche per chi prende a cuore la questione è contare tutti quelli che pretendono che Zeus sia nato e cresciuto presso di loro. Il discorso riguarda pure i Messeni.  Infatti anche questi dicono che il dio è cresciuto tra loro, che nutrici sono state Itome e Neda, che da Neda è chiamato il fiume e che l’altra abbia dato il nome Itome al monte. Dicono che queste ninfe lì abbiano lavato Zeus, che era stato nascosto dai Cureti per timore del padre, e che il nome alla fonte sia derivato dall’inganno dei Cureti. E ogni giorno portano l’acqua dalla fonte al tempio di Zeus Itomata)
Di lui non ho notizia di opere singole pubblicate, ma della sua attività di poeta rimangono numerose tracce in varie raccolte.
Due sonetti sono in Michele Federigo d’Althann vescovo di Vaccia, cardinale di Santa Chiesa, Viceré di Napoli, ecc. acclamato in Arcadia col nome di Teadalgo Miagriano Componimenti degli Arcadi della Colonia Sebezia, e d’altri non Coloni, Mosca, Napoli, 1724, pp. 63 e 102: 
Signor, da l’uno a l’altro estremo Polo
andran di nostra Arcadia i pregi alteri,
e riverranno in lei que’ dì primieri, in
cui sublime ergean suoi cigni il volo.a
Se l’antico splendor tutto in Te solo
oggi riveste, e gli onorati, e veri
sentier riprende, onde un dì fia b che speri
girnec  più chiaro il nostro eletto stuolo,
or qual darem ghirlanda al tuo valore?
Ch’a sommi Eroi non basta il crin fregiarsi
di lauro, o palma, o d’altro pari onore.
Dee sol di tue Virtudi ‘l serto farsi,
onde splender vedremo ogni Pastore
più che d’auro, e di gemme in fronte sparsi.
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a e ritorneranno in lei quei primi giorni in cui  i poeti dell’Arcadia dettero splendida prova di sé. Michele Federico d’Althann era entrato nell’Arcadia nel 1722.
b sarà
c procedere
  Spirti d’onor, che ‘n riva al Tebroa ancora
d’Arcadia amanti intorno a lei godete,
deh sul Sebetob a rimirar movete,
qual degno Eroe le nostre selve onora!
Quel, cha Virtude il Regno orna, e ristora,
il gran TEODALGOc, or non sdegnar vedrete
un serto umil, ch’in queste piagged liete
rozza man di Pastor tesse, ed infiora.
Vedrete ancor, come la fronda e ‘l fiore
pregio racquisti a la sua fronte intorno,
e prenda qualità dal suo valore.
Ma no, restate; e ‘l rivedrete un giorno
d’altro ben degno Ovil Sommo Pastore
sul Vatican di maggior serto adorno.e
________
a Tevere
b Antico fiume di Napoli.
c Come recita pure il titolo della raccolta, Teadalgo Miagriano era il nome pastorale di Michele Federico d’Althann.
d contrade
e Questi ultimi tre versi non furono profetici, perché Federico non fu papa.
  Quattro sonetti sono in Rime degli Arcadi, Antonio de’ Rossi, Roma, 1717, tomo VI, pp. 283-285
Quell’io, ch’un tempo nell’età ferventea
vissi morendo al folgorar d’un guardo b,
che balenando ognor lume bugiardo,
fè d’impuro desioc l’anima ardente,
or d’altra etaded altro pensiero in mente
tepido accoglioe, e più d’amor non ardo,
che di ragione il moto lento, e tardo
contra il caldo d’amor fu sol possente:
così del van desio l’anima sciolse
il tempo, e fu dal tempo il fuoco spento,
che né forza, né luogo allor ritolse;
e alfin del lungo suo vaneggiamento
l’effeminato mio pensier raccolse
frutto sol di vergogna, e pentimento.
__________
a l’età giovanile
b sguardo
c desiderio
d dell’età matura
e accolgo
  Il faggio è questo, in cui Serranoa incise
sotto il nome di Fillib i vari moti
del gran Pianetac, e i corsi a lui sol noti
delle stelle da noi tanto divised:
il sasso è questo, ove talor s’assise
cantando delle cose i semi ignotie,
come il tuon si formi, e come rotif
il fulmine sul monte in varie guiseg.
Or più nol veggioh, ch’a trovar sua stella
nel Ciel è gitoi, ove spess’io rimiro,
e chiamo Morte, che m’unisca a quella,
sovente al dolce luogo il passo giro,
e poiché non poss’io l’anima bella,
mi stringo al faggio, e al sasso, e poi sospiro.
___________
a Nome di pastorello inventato.
b Pastorella amata da Serrano.
c Giove
d lontane
e le origini sconosciute
f ruoti
g in vari modi
h non lo vedo
i andato
  Di quell’ardor, che sparso in ogni parte
del petto mio, sì dolcemente appresi,
canto; e del bel, di cui forte m’accesi,
in amoroso stil vergo le cartea.
Quanto possibil sia l’ingegno, e l’arte
alzar vogl’io, per far chiari, e palesi
i raib, che dal bel volto al cor discesi,
fiamme, e dolcezze anc nel mio cor cosparted.
Ardito mio pensier dispiega l’ale,
passa le nubi omaie libero, e sciolto,
né ti sgomenti il volo, alto, e mortale,
poiché, quando da morte i’ f sarò colto,
forse avverrà, che viva, ed immortale
la mia fiamma ne resti, e ‘l suo bel volto.
____________
a scrivo versi d’amore
b raggi
c Sic per han.
d cosparse
e ormai
f io
  Poiché di tristo umor gravida il ciglio,
la Real Donna, che in Liguria impera,
vide l’Italia in quella parte, ov’era
del proprio sangue il bel terren vermiglio,
– Qual fia – proruppe – quel più saggio figlio
di tanti, e tanti infra l’eletta schiera,
ch’or nel mio soglio asceso, a me l’intera
pace riserbi nel comun periglio! -.
Indi volgendo maestoso, e tardo
in quel, che la cingea, stuolo d’Eroi,
sovra di te, Signor, fermò lo sguardo,
e rimembrando i fatti egregi tuoi,
disse: – Le giuste brame, ond’io tutt’ardo,
tu solo, o Figlio, oggi  adempir  ben puoi.
La Real Donna potrebbe essere Genova e il Signor/Figlio Giovanni Antonio Giustiniani doge dal 1715 al 1717.
Della considerazione in cui il Mattei era tenuto da Giambattista Vico è prova nella raccolta da lui pubblicata nel 1721, della quale riproduco il frontespizio.
Alle pagine 109-146 si trova un lungo componimento del Vico nel quale (vv. 324-432) sono nominati i poeti4 il cui contributo fu inserito nella raccolta e ai vv. 401-402 si legge: il Mattei che valore/ha del nome maggiore. E, quasi a compensazione del valore senza notorietà, il Vico apre la raccolta proprio con un sonetto del nostro, che precede, addirittura, la dedica nuziale del grande napoletano. Non lascia adito a dubbi la nota che si legge in calce.
Ad un Ritratto dell’Eccellentissima Signora Marchesana di Sant’Eramo. 
L’altera fronte, il bel celeste aspetto,
e ‘l volto imitator dell’alta mente
sù questa tela a noi rendon presente
Donna, ch’eccelsi spirti accoglie in petto.
Ma il grave onor, l’Angelico intelletto,
l’almo valor del senno, e la possente
forza del brio chi mai sì degnamente
ritrar potria conforme al gran Subietto?
E pur qui l’Arte la Natura hà vinta,
s’ogni virtù di lei vive, e innamora,
e vera appar, non che adombrata o finta.
Tal forte Idea compone, orna e colora,
l’eroica Immago, che se ben dipinta,
maraviglia, e rispetto esige ancora.
  Questo nobil sonetto giunto, già data fuori la Raccolta, si è stimato ben fatto qui collocarlo.
  E alle pp. 59 e 104 due sonetti del leccese.
Il laccio, ondea furb presi i cori alteric
di questi Eroi, la su nel Ciel s’ordìo
per man d’Amor, sommo Signore, e Dio
di Giove istesso, e de gli Dei più ferid,
santa Onestà lo strinse, e i suoi severi
modi a’ vezzi d’Amor soavi unìoe,
e molcef intanto un nobile desìo
i degni affetti lor casti, e sinceri.
Vieni dunque Imeneog con lieti auspici,
e su l’almeh già strette in un raccolti
versa de’ tuoi favori il bel tesoro.
Quindi vedrem da nozze sì felici
nascere i figli, e rinnovare i volti,
e i fatti egregi de’ grand’Avi loro.
__________ 
a da cui
b furono
c fieri
d fieri
e unì
f delizia
g Nell’antichità classica era il dio delle nozze e, come nome comune, l’ epitalamio, il canto nuziale  che si cantava in coro mentre si accompagnava la sposa alla casa del marito. La voce è dal latino hymenaeu(m), che è trascrizione del greco ὑμέναιος (leggi iumènaios), a sua volta da ὑμήν (leggi iumèn), che significa membrana, imene.
h anime
Io veggioa in mezzo al bel talamob d’oro
sparger nembi di gioia, e far soggiorno
Amor, sua Madrec, delle Grazie il coro,
et Imeneod col vago cinto adorno,
et accese in festivo alto lavoro
mille facie cambiar la notte in giorno,
e Donne, e Cavalier con bel decoro
muover le danze, e cento applausi intorno.
Veggioa la pompaf in apparir fastosi
Eig vinto, et Ellah del trionfo alterai
i duo ben degni, e fortunati Sposi.
Odo al suon di più Lire, e in vaga schiera
cantar nobili Cignil: Eroi famosi
o qual Germem il Sebeton attende, e spera!
__________ 
a vedo
b stanza nuziale
c Venere
d Vedi la nota g del sonetto precedente.
e fiaccole
f sfarzo
g lo sposo
h la sposa
i fiera
l poeti
m discendenza
n Antico fiume di Napoli.
  (CONTINUA)
  Per la prima parte (premessa)
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/08/gli-arcadi-di-terra-dotranto-premessa-1-x/
Per la seconda parte (Francesco Maria dell’Antoglietta di Taranto):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/15/gli-arcadi-di-terra-dotranto-2-x-francesco-maria-dellantoglietta-di-taranto/ 
Per la terza parte (Tommaso Niccolò d’Aquino di Taranto)
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/23/gli-arcadi-di-terra-dotranto-3-x-tommaso-niccolo-daquino-di-taranto-1665-1721/ 
 Per la quarta parte (Gaetano Romano Maffei di Grottaglie)  
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/31/gli-arcadi-di-terra-dotranto-4-x-gaetano-romano-maffei-di-grottaglie/    
Per la quinta parte (Tommaso Maria Ferrari (1647-1716) di Casalnuovo): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/16/gli-arcadi-di-terra-dotranto-5-x-tommaso-maria-ferrari-1647-1716-di-casalnuovo/
Per la sesta parte (Oronzo Guglielmo Arnò di Manduria,  Giovanni Battista Gagliardo, Antonio Galeota e Francesco Carducci di Taranto): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/26/gli-arcadi-di-terra-dotranto-6-x-oronzo-guglielmo-arno-di-manduria-giovanni-battista-gagliardo-antonio-galeota-e-francesco-carducci-di-taranto/
Per la settima parte (Antonio Caraccio di Nardò): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/17/gli-arcadi-di-terra-dotranto-7-x-antonio-caraccio-di-nardo/
 Per l’ottava parte (Donato Capece Zurlo di Copertino): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/21/gli-arcadi-di-terra-dotranto-8-x-donato-maria-capece-zurlo-di-copertino/
  _______________
  1 Giovanni Mario Crescimbeni, L’Arcadia, Roma, Antonio de’ Rossi, 1711, p. 371.
2 Giovanni Mario Crescimbeni, L’Arcadia, op. cit., p. 361; per completezza va detto che qualche decennio dopo  il pisano Carlo Lanfranchi Chiccoli assumerà il nome pastorale di  Salento Scopeo.
3 Ἑλλάδος περιήγησις, IV, 3, 9: Καὶ γὰρ τοῦ Διὸς τὸ  ἐπὶ  τῇ  κορυφῇ  τῆς  Ἰθώμης   τέμενος … (e infatti il santuario di Giove sulla cima dell’Itome …)
4 Oltre a Giulio Mattei sono (per quelli che fecero parte dell’Arcadia aggiungo il nome pastorale): Nicola Capasso, Nicola Cirillo, Nicola Galizia, Giacinto di Cristofaro, Gioacchino Poeta (Clealgo Argeateo), Matteo Egizio (Timaste Pisandeo), Francesco Manfredi, Casimiro Rossi (Vatilio Elettriano), Giuseppe di Palma, Francesco Buonocore, Gennaro Perotti (Filomato Nemesiano), Agnello Spagnuolo (Fidermo Falesio), Niccolò Sersale, Niccolò Salerno (Pirgeo Libadio), Andrea de Luna d’Aragona (Varisto Pareate), Andrea Nobilione, Vincenzo Tristano, Francesco Valletta, Giuseppe di Cesare, Silverio Giuseppe Cestari (Salvirio Tiboate), Giuseppe Aurelio di Gennaro, Vincenzo Viscini, Andrea  Corcioni, Basilio Forlosia, Giulio Mattei, Marcello Vanalesti (Spimelio), Francesco Salernitano, Giovanni Maria Puoti, Casimiro Rossi (Vatilio Elettriano), Pietro Metastasio (Artino Corasio), Casto Emilio Marmi, Anton Maria Salvini (Aristeo Cratio).
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goginame · 5 years ago
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Olga_K14  marzo 2019 
 ART HISTORY: J.POLLOCK, F.KLINE,  P.ROSTOVSKY, P.HUYGHE
Jackson Pollock Opere,  Appunti di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche 
JACKSON POLLOCK Il maggior esponente dell’action painting è senza dubbio lo statunitense Jackson Pollock , la cui vita sgretolata, stroncata prima duramente da un incidente d’auto, si riallaccia a quella degli artisti bohemienne e maledetti.Pollock , Uno dei pochi artisti dell’ultimo dopoguerra ebbe una formazione abbastanza irregolare, trascinata di malavoglia tra varie accademie e scuole di arti applicate americane. Fin dall’inizio risente molto del fascino della pittura popolare messicana. Nel 1937 Pollock e già gravemente affetto dall’alcolismo, grazie alle teorie scientifiche di Carl Gustav Jung, insieme a Freud uno dei padri della moderna psicoanalisi, il giovane artista conosce le ultime avanguardie culturali europee.Nel 1947 POLLOCK mette a punto la tecnica del drapping che significa sgocciolatura.Tale tecnica consiste nell’utilizzare pennelloil non più per dipingere ma per sgocciolare in modo più o meno regolare ,dei colori sintetici puri su tele o cartoni . FORESTA INCANTATA In Foresta incantata, un drapping su tela del 1947, il soggetto visionario e allusivo si amalgama con la nuova tecnica in un’unica ragnatela di colori che si sovrappongono gli UNI agli altri in un caotico intreccio di schizzi di gocce e colature. Nel 1950 l’amico e fotografo tedesco Hans Namuth realizza alcuni straordinari servizi fotografici che ritraggono Pollok a lavoro mentre eseguiva i suoi drippings con movenze quasi di danza spesso accompagnato da un sottofondo di musica jazz .Alcuni di questi momenti di creatività sono poi stati ricostruiti in un film di grande successo, interpretato nel 2000 dall’attore ed Harris.
ARGENTO SU NERO ,BIANCO,GIALLO E ROSSO Il titolo suggerisce un percorso di lettura relativa ai tempi di realizzazione. Il dripping della tinta argento è stato l’ultimo ad essere eseguito in quanto si sovrappone a tutti gli altri colori sia quando le colorature si addensano in Macchie ampie sia quando si sciolgono in 1000 filamenti che pervadono e riempiono l’intero spazio della tela.
PALI BLU Nel pali blu realizzato dall’artista nel 1953 si ha un’idea ancora più precisa di cosa sia veramente il dripping. Lavorando intorno alla tela disposta per terra, nel grande caotico studio newyorkese di Long Island, Pollock la prepara schizzandola con batuffoli di cotone, con pennelli da verniciatura e con pezzi di legno. Utilizzando , Colori sintetici a diversa diluizione li cola sulla tela creando sottili fili di colore rosso, argento, giallo che si addensano creando zone di maggiore o minore concentrazione. In Questo caotico labirinto È lecito che ciascuno immagini ciò che vuole: dalla mostruosa megalopoli americana, dove uomini e grattacieli si concentrano in modo dissennato, fino alle più profonde regioni del nostro inconscio , dove vi sono incubi e misteri che si aggrovigliano. I pali blu corrispondono agli otto segmenti inclinati che percorrono l’intero dipinto. Essi rappresentano gli ultimi elementi geometrici, intorno ai quali si addensa il convulso assedio delle gocciolature variopinte.
 PASQUA E IL TOTEM Sempre al 1953 Risale anche Pasqua e il totem, una grande tela con la quale Pollock abbandona l’esperienza del dripping ritornando alla pittura ad olio. Qui il tormentato artista statunitense sembra rifarsi a Matisse, con l’utilizzo dei contorni neri,Assumono forti finalità espressive. Pollock Si riavvicina anche alla forma, anche se assolutamente non figurativa, rievocata dall’elemento verticale all’estremo margine sinistro del dipinto, che rimanda al totem del titolo e di conseguenza alla cultura dei nativi d’America. FRANZ KLINE Di stampo posto è l’espressionismo astratto di Franz Klein. Nato in Pennsylvania Il 23 maggio 1910, studia presso l’Università di Boston e frequenta a Londra la scuola d’arte di Heatherley. Si stabilisce poi a New York con la moglie Parsons. Negli anni 40 in tre in contatto con Pollock e con l’espressionismo astratto. Muore il 13 maggio 1962.All’inizio
degli anni 50 Klein annulla tutti colori e si dedica a opere di grande formato in bianco e nero. Klein traccia titaniche linee che si incrociano per raffigurare le tipiche città americane con grattacieli, isolati regolari, strutture, ponti ed edifici in costruzione.
NEW YORK Si tratta di un grande formato del 1953 dove tre verticali scure e tre direttrici oblique suggeriscono strutture architettoniche d’acciaio, pile di ponti, modernità. DIAMOND Si tratta di un olio del 1960 che si fonda sul bianco e sul blu dominante con lievi tocchi di azzurro e celeste. Pur non abbandonando la bicromia, lentamente riemerge l’intera gamma cromatica proprio Come la psiche e i più intimi pensieri e dell’artista tenuti a lungo imprigionati e Nascosti dal parlante schermo dell’apparire bianche nero non potessero essere più repressi. inizialmente Kline incorpora il colore sotto il bianco e il nero facendone intravedere un po’, per esplorare le possibilità della monocromia fino a giungere ai colori.
NEW MEDIA ART A partire dall’ultimo decennio del secolo scorso, numerose etichette sono state coniate per descrivere classificare una serie di pratiche artistiche generate dalla rivoluzione digitale:Arte Multimediale,Arte interattiva,Arte digitale,computer art. Oggi tutte queste diverse denominazioni tendono ad essere raccolte sotto la definizione di New media art, che abbraccia quindi l’intero ventaglio delle forme artistiche basate sull’utilizzo di nuovi mezzi di comunicazione. Esse sono estremamente differenziate, essendo legate alle diverse tecnologie impiegate, in costante mutamento a causa del continuo progresso tecnologico, che partendo dal computer con tutte le applicazioni software e il Web, passa per i videogiochi e arriva fino agli smartphone e tablet. Tutte le categorie non sono rigidamente definite, in quanto, in quanto possono combinarsi o sincronizzarsi fra loro a livello planetario, via rete o Wirefire, generando numerosi altri strumenti di comunicazione, diffusione e interazione quali portali multimediali, blog e social network. Pur servendosi della tecnologia più avanzata, la new media arte si iscrive nella tradizione nel mondo dell’arte nel modo più consapevole. Le nuove pratiche artistiche e si fondano, sul concetto di interazione con il pubblico, che può partecipare in vario modo all’opera proprio grazie all’interfaccia tecnologica. Inoltre rivoluzionari sono le modalità di distribuzione dell’opera, che al contrario di quella realizzata con mezzi tradizionali, è accessibile in qualsiasi momento da qualsiasi luogo.
PETER ROSTOVSKY Nacque presso Lieningrado nel 1970 ma si forma negli stati uniti frequentando varie scuole di design e arti applicate. Grande manipolatore di fotografie, tecniche digitali e computer Art il giovane si inserisce nella tendenza del supereal, una delle ultime neo avanguardia. Andando oltre all’iper realismo che si propone di esplorare il super reale, cioè una dimensione mentale, che prendendo le mosse da una rappresentazione fotografica la rielabora e la arricchisce secondo gli intendimenti e la sensibilità dell’artista. A Questa nuova dimensione di ricerca si avvicina con grande padronanza tecnica, prediligendo figurazioni magico fantastiche o realistico macabre. EPIFANIA 2 È un’istallazione statica del 2001 composta da una gran tela circolare sulla quale è dipinto un cielo infuocato di nubi al tramonto con un antistante statuetta di un personaggio che osserva estasiato. Questa piccola scultura e posta su un piedistallo bianco. Tale dipinto richiama il viandante sul mare di nebbia, di Caspar David Friedrich.la reinterpretazione di Rostovsky È ricca di fascino evocativo e tende restituire all’idea del sublime.
PIERRE HUYGHE Parigino nato nel 1962 si occupa di installazione di video Art, una forma di espressione artistica affermata nell’ultimo decennio del secolo scorso e basata sull’utilizzo del mezzo elettronico, sfruttando creativamente le infinite possibilità offerte dalla tecnologia digitale del suono sintetizzato, riproducibili per mezzo di video proiettori.
L’EXPEDITION SCINTILLANTE Du realizzato nel 2002, ed è una macchina capace di combinare tramite Computer, effetti di luce e suoni di straordinaria raffinatezza. Due grossi contenitori parallelepipedi sono disposti uno sopra all’altro in una stanza dalle pareti nere illuminata. L’inferiore produce vapore acqueo che lentamente sale verso l’alto. Nel superiore sono collocate delle fonti luminose alogeni e a LED. Ai contenitori sono collegate quattro batterie di diffusori acustici che trasmettono a ripetizione un brano musicale. Al variare delle note cambiano la densità del vapore e la direzione delle luci colore l’intensità.
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