#non ne ho mai parlato perché ho poco da dire e quello che uscirebbe dalla mia bocca sarebbero cose davvero poco piacevoli
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awesomebitchyfenix · 5 months ago
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Ciao non so se ne hai già parlato ma cosa pensi della situazione di Federico?
Federico chi? Gatti?
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katrinelillianwarren · 14 years ago
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You can trust me
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24.06.2067
K : Non si accorge subito di Sebastian, se non dopo che ha parlato, ma anche lì rimanendo con gli occhi chiusi, non lo riconosce subito, altrimenti la sigaretta sarebbe finita infondo al lago e i capelli si sarebbero sciolti in pochi secondi. «Se dò fastidio posso andare via..» andrebbe a dire aprendo solo ora le iridi smeraldine che si vanno automaticamente a fermare sulla figura del grifondoro probabilmente già di spalle..«trovato..» sussurra poi con un mezzo sorriso, il grifo può anche non aver sentito, questo dipende certo da quanto velocemente sia sceso dalle scale «Davvero.. puoi restare.. non parlo» aggiungerebbe infine tornando a guardare quella sigaretta, e nuovamente il cielo...
S: La scruta attentamente, senza muovere le labbra e dire una parola. Deglutisce, riflettendoci su. « no, resta. » spiccica semplicemente, senza sorridere in alcun modo. Neanche al suo "trovato", in effetti. Non ne ha motivo. Eppure non smette mai di guardarla, cercando qualche particolare di troppo, ma in realtà riflettendo sul da farsi. « okay, va bene. » mormora, dirigendosi verso il balcone della torre, ma mettendosi il più lontano possibile dalla tassorosso, per i fatti suoi, insomma, come a non voler farla intromettere nei suoi fatti. Poggiato di schiena alla parete, la sigaretta viene voltata con dubbio tra le mani, indeciso se fumarla o no o qualcosa del genere. La sigaretta di Matt. La sua nuova inutile tentazione verso il male.
K:  Sbuffa piano, non sa bene cosa farsene, è talmente impegnata a stare china su quella sigaretta che non si accorge neanche di Seb,del fatto che sia alla sua sinistra, e sopratutto che lei non si sia slegata quei capelli, la mente le dice che deve fare qualcosa, ma non sa che cosa, in quel quadro non ci vede nulla di male. Però in quella posizione la cicatrice di cinque centimetri che si nasconde di solito dietro i capelli dietro l`orecchio sinistro rimane ben visibile ad un occhio ben allenato.Si volterebbe a guardare il ragazzo con un mezzo sorrisino, per poi tornare a fissare il pavimento «piove» andrebbe quasi a sussurrare.
S: Il capo resta quindi verso il basso, intrappolato in quella piccola illusione creata dal bisogno di distruggersi tramite quell`affare regalatogli dall`auror. Certo, quello stesso sguardo ceruleo, però, cade su molti dettagli e più volte sulla ragazza come a volersi distrarre dalla follia che vuole compiere. Ma questa volta non ci sarà nessuna vita altrui a farlo tornare allegro, no. Questa volta la sensazione è più forte; il muro è crollato. Quegli stessi occhi, dopo aver guardato ogni cosa, si voltano quindi ancora una volta in direzione della Warren, ma soltanto questa volta scorge un`enorme cicatrice a rovinarle il collo. « ma che ti sei fatta lì ? » con voce per niente pacata, portando l`indice in direzione della cicatrice, fissandola. Addio beata delicatezza.
K:  Le gambine si allungano e con un cuscino e la brezza della pioggia la temperatura per un pisolino sarebbe perfetta, se non per un piccolo lieve dettaglio che manda tutto in fumo, Seb nota la cicatrice, certo perché furba com`è si è scordata di slegarsi i capelli.Ed è nel momento in cui lui lo domanda che le iridi si spalancano in preda all`ansia e giù le mani a tirare giù i boccoli biondi a coprire quello scempio che parte per metà da dietro l`orecchio giù per quei cinque centimetri d`orrore.Ci manca poco che dalla velocità non rischia di dare una sberla alla mano del ragazzo che avvicina l`indice,« sono i miei soliti capelli..» commenta convinta che lui se la possa bere, «mi sono tinta da un pò ormai..» commenta guardando inizialmente le scarpe per poi puntare gli occhioni su Sebastian, lei sa che lui non si riferisce a quello, e sa che probabilmente lui non mollerà, ma forse ha talmente tanti problemi che quella macchia di storia impressa nel collo della ragazza le passa per la mente . S: Flette le sopracciglia sul volto, spostandosi leggermente ed avvicinandosi di più a lei, come se dipendesse da lui il loro parlarsi o meno o finalmente lui avesse mollato la presa di forza e la barriera difensiva d`orgoglio e bugie. Proverebbe a toccare il segno della cicatrice visto prima sul collo della ragazza, senza chiederle neanche il permesso, scavando tra quei suoi capelli per accertarsi che questa sia vera. « ma no, non era il colore, era una cicatrice. » mormora, senza neanche pretendere di farsi i fatti suoi, con un certo interesse. « qual è la storia della tua cicatrice? » flette le sopracciglia, guardandola costantemente. Uccidetelo. K: Posa la sigaretta sul lato destro, per evitare di rovinarla, ora ha altro a cui pensare «hey,hey, hey» andrebbe a dire mentre il quintino "s`immerge" tra i suoi capelli.«Seb dai..» si tassolagnerebbe mentre con la sinistra cercherebbe inutilmente di fermarlo.Un respiro profondo, e la testa andrebbe a inclinarsi verso sinistra « non è niente dai.. » ma il sestino pare fin troppo curioso,per potersi fermare ad un "niente". Con la mano andrebbe a spostare una ciocca di capelli, cercando di coprire inutilmente, visto che questa torna al posto di prima lasciandola intravedere nuovamente «Non c`è nessuna cicatrice..» quasi a pregarlo di crederle, le iridi smeraldine si punterebbero su di lui, quegli occhioni da cucciolo, quella mani sinistra sospesa a mezz`aria pronta a cacciarlo via, o nel caso fosse riuscita a fermarlo terrebbe il polso di lui «ti prego» direbbe infine.
S: Forse capisce troppo tardi che la ragazza non vuole che lui frughi nel suo passato, o almeno le continui a domandare su quella cicatrice. Capisce troppo tardi quanto sia realmente stato poco delicato. « ah. » deglutisce, spostando lo sguardo verso il basso ed allontanandosi leggermente dalla ragazza, dopo aver scavato nei suoi capelli alla ricerca di quella cicatrice che aveva visto precedentemente, quasi pauroso nel non trovarla più lì. L`ha messa in imbarazzo, e lo nota dai suoi gesti, forse è per questo che lascia scivolare la sigaretta nella tasca e le si pone davanti. Il palmo destro viene levato in direzione dei suoi occhi, mostrando due grossi tagli che percorrono verticalmente tutto il palmo della mano, pseudo cicatrizzati. « queste sono le mie cicatrici » mormora, con un mezzo sorriso drammatico « pensavano mi volessi .. » gli risulta difficile dirlo, quasi « uccidere e volevano togliermele prepotentemente dalla mano, allora ho stretto il vetro ed eccole qui. Ho paura che non se ne vadano, che rimangano lì, ma ... me la sono cercata. » scrolla le spalle, sedendosi accanto a lei, con un tono diverso da quelli precedenti, più disponibile a lei, quasi. Non le chiede di raccontare di sé. Non più, ormai. Ha capito. K: Alla parola suicidio..senza dire niente andrebbe con l`indice a passare la destra in direzione della mano di lui, con un tocco delicato, quasi impercettibile,mentre la sinistra và a spostare i capelli piegando di poco la testa, giusto per fargli capire che non lo stava prendendo in giro, ma che l`aveva solo colta di sorpresa; la cicatrice si mostrerebbe dunque in tutto il suo orrore. «mia nonna..» andrebbe a sussurrare quasi «...e sulla caviglia» andrebbe a dire infine sempre a bassa voce, per poi lasciar andare i capelli, tornando a guardarlo. «mi..dispiace..» andrebbe infine a dire, cercando *s`egli glielo permettesse* di accarezzargli la guancia con la destra e regalandogli un sorriso sincero e dolce. S: Rimane in piedi davanti a lei, ancora mostrando la mano, la stessa che andrebbe poi a dirigersi verso il basso, lungo il busto, mentre dalle labbra uscirebbe un delicato sospiro. « a volte penso che la gente starebbe meglio senza di me se morissi, ma pensare al suicidio .. no, mai. » la verità è che non avrebbe il coraggio, più che altro. Un argomento delicato per lui questo. Nota la difficoltà che questa dimostra nel riferirsi alla sua di cicatrice, e lentamente, senza alcuna paura di un eventuale contatto fisico, proverebbe a posare la sua mano ferita su quella della ragazza, la prima, provando a stringerla. E` lì, in ogni caso, anche se l`ultima volta le ha castato un incantesimo contro. « tua nonna? » domanda, quindi, flettendo le sopracciglia e guardandola dubbioso. « tua nonna ti ha fatto del male, Kat? » troppo vicino a lei, ora, forse. Troppo preso dalla storia. Poi si allontanerebbe, ed allontanerebbe anche la mano « ah, sì, scusami .. non sono fatti miei. » tutto impacciato. K: Un sussulto quando il sestino le stringe la mano, ma non la ritrae, non ne ha la forza, sa che lui c`è, ed è contenta, di sentirlo li, vicino, la storia della sua cicatrice e ben diversa da quella di Sebastian, annuisce, stringendo di risposta a quella di Seb  « si » sussurra piano, la domanda arriva come una ventata gelida, lui e lascia la mano, le chiede scusa, le apre la bocca, lo sguardo basso, sospira « no..tu me l`hai raccontato » lo dice sincera, le gambe vanno ad incrociarsi in modo da farla sedere con le spalle ben dritte, anche se la testa e le iridi rimangono basse « Sono stata con lei per quattro anni »  inizia a dire alzando le iridi e puntando gli occhioni sul ragazzo « non ama i mezzosangue.. », il mento si appoggia alle ginocchia, « e non era particolarmente gentile con me... » parole dette a metà. S: Abbassa il capo verso il basso, per qualche secondo, prima di tornare a fissarla. « non sei obbligata a dirmelo .. io te l`ho detto per non farti sentire da sola. » mormora, sincero, completamente diverso da com`era ieri. Masochista, sì, ma differente nei casi. Poi questa comincia a parlare e si mordicchia il labbro superiore con un certo nervosismo, avvicinandosi di nuovo a lei. La mano che proverebbe di nuovo a stringere la sua. «ah, figurati con i nati babbani, allora! » lui, in pratica. « c`è sempre questa gente. Io sono stato ... fortunato. » con una famiglia che ha un certo precedente, di sicuro. « Ehy, Katrine, è passato tutto, okay? Puoi raccontarmelo, puoi dirmi cosa ti è successo e puoi liberarti del tuo grande peso. Fa sempre bene parlarne ... e ti puoi fidare di me. » mormorerebbe con tono più dolce, provando a posarle un`altra mano sulla guancia come per accarezzargliela, con un sorriso curvato sulle labbra tenero.
K: La mano di Sebastian torna a stringere quella di Katrine che di risposta a stringe a sua volta «Io lo ero..con mamma e le zie ero felice...» un sorriso in ricordo del passato, la voglia di parlare, di raccontare, l`orgoglio che ricaccia dentro quelle lacrime le iridi si abbassano sulla mano fino al momento in cui il sestino con la sua non le accarezza la guancia, un sorriso tirato di risposta « quando..» inizierebbe a parlare senza lasciare la mano di Sebastian, quell`ancora di salvezza, quel muro che solo lei sa cosa può significare «quando la mamma se n`è andata, sono stata con le zie fino ai sette anni.» pausa, vuole essere sicura che lui la segua, per non ripetere, per non rivivere «la nonna materna l`ha scoperto, sapeva che sarei dovuta venire qui e voleva essere sicura che venissi realmente qui e non in una qualche scuola babbana..» un`altra pausa e un sospiro «pensavo mi insegnasse tutto, mi spiegasse come stavano le cose, pensavo di stare bene...invece..» le labbra le iniziano a tremare e la stretta sulla mano di Seb si fà più forte, sopportabilissima probabilmente per il ragazzo vista la poca forza fisica di Katrine 
«sono stata quattro anni in una soffitta nascosta dai suoi amici maghi e dalle sue amiche streghe perché ero la feccia della famiglia, l`errore, papà non stava quasi mai a casa, era sempre in ospedale, e le zie non avevano il permesso di vedermi..così sgattaiolavo fuori di casa e andavo da BonnieKate, non sapevo che lei fosse una strega e lei non sapeva di me, eravamo solo due bambine normali..»
un sorriso impercettibile su quel visino di porcellana 
«ma lei lo veniva sempre a sapere e così preferiva provare le sue doti magiche su di me, piuttosto che mettermi in punizione, non ricordo quali incantesimi provasse, non li conoscevo, e più che altro cercavo di dimenticare tutto. Ha esagerato due volte, e mi sono rimaste due cicatrici... la maggior parte delle volte sparivano i segni dopo qualche settimana, ma queste...» 
non riesce a finire e una lacrima spunta fuori da quel viso, la mano libera prontamente l`asciuga andando a preservare quella maschera di forza «quella lettera è stata una benedizione, e da quando sono qui, a parte qualche incubo il primo anno, è andato tutto bene, al quarto ha smesso di usare la magia su di me, perché sapeva che io sarei stata più forte e sarei riuscita a dirlo a mio padre, e quest`anno ha deciso di smettere di combattermi» Finisce così e rimane a guardare il sestino con quegli occhi così grandi in quel visino così piccolo. S: Nell`ascoltare quel suo racconto non può far altro che venirgli un abisso al cuore. E si sente fortunato, terribilmente fortunato. La mano proverebbe a stringere quella della ragazza ed il capo ad appoggiarsi a quello di lei, aumentando il contatto fisico ma semplicemente per darle il suo massimo appoggio in tutti i modi possibili. Non sa cosa dire, in effetti. « hai tutte le maniere per minacciarla se dovesse farti del male » mormora semplicemente, con voce più bassa « e hai un gruppo di amici disposti a difenderti, basta soltanto trovare il modo di chiamarli per te » parla ancora. Si sta includendo nel gruppo. « mi dispiace, Katrine, non potevo immaginare. » abbassa lo sguardo verso il basso. Si sta sicuramente pentendo di averglielo chiesto. « anche io sono il dannato della famiglia, diciamo. Solo che a me è per il verso contrario. » parla, come a voler ricambiare il favore. « vivo tra i babbani, mi sento uno di loro, solo che ... che penso che sia per colpa mia se mio padre ha tagliato tutti i ponti con i miei zii e roba varia, quando ho cominciato ad essere "strano". Sono stato fortunato, già. » perché c`era quell`altro mago che non ha fatto di certo una bella fine, ovvio. Un piccolo sorriso compare sulle labbra, poi. Forzato ma dolce. « è passato. Non avere paura, Kat. » K: L`atmosfera è un misto di dolce e aspro, con un tocco di tristezza assoluta e li avvolge tutti e due, Katrine perché è il passato e Sebastian perché suo malgrado c'è finito dentro, in quel vortice di ferite interne ed esterne,che guariscono ma mai del tutto. E Kat inizia a sentirsi in colpa ha affibbiato quella tristezza anche a lui che non ne aveva di certo bisogno, lei voleva farlo stare bene non di certo deprimerlo ancora di più, eppure quel gesto, quell`avvicinare la testa alla sua, le fà scattare un sorriso, live e certo, ma pur sempre un sorriso. «aveva solo paura di quello che non conosceva» sussurra con le iridi basse su quelle mani e con la fronte appoggiata a quella del grifondoro  «non lo sa nessuno» un`altra confessione «solo tu..» le ultime due parole sono sussurrate, «non importa.. è passato.. mi dispiace averti trascinato in questa cosa.. con tutti i tuoi pensieri..» ancora sussurri, non occorre urlare, sono vicini, e si fanno forza, o meglio, lui fà forza a lei, stavolta. Ascolta le parole di lui «non sei strano, sei speciale» lo correggerebbe con un sorriso «non devi sentirti in colpa per ciò che sei.. tu non ne hai colpa...» altre parole, dette piano, con calma «Non hai nessuna colpa..» la mano libera andrebbe ad accarezzargli il viso e un sorriso stavolta un pò più potente di prima le illumina il viso dolce lei, alle parole di lui risponderebbe semplicemente «Non ho paura.Ora.non più» e già, ora che qualcuno lo sa, non è più sola. 
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